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Tassa unica sulle seconde case: le possibili soluzioni




Si fa strada anche nel Governo l’idea di fondere Imu e Tasi su seconde case e altri immobili, chiudendo definitivamente la sfortunata esperienza del tributo sui «servizi indivisibili». A certificare che l’ipotesi è sul tavolo è il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, che intervenendo ieri alla bicamerale sul federalismo fiscale ha fatto il punto anche sull’andamento della voluntary disclosure.


Il matrimonio fra Imu e Tasi semplificherebbe la vita dei proprietari, che oggi sono costretti a pagare con doppi moduli e doppi calcoli quella che nei fatti è la stessa imposta con due nomi diversi. Sulla strada della fusione, però, c’è un ostacolo, più di “immagine” che di sostanza: oggi l’Imu ha un’aliquota massima del 10,6 per mille, a cui i Comuni, secondo il meccanismo cervellotico della doppia imposta, possono aggiungere uno 0,8 per mille di Tasi a patto di riservare qualche detrazione alle abitazioni principali. 

 

L’unione di Imu e Tasi sotto un cappello unico potrebbe allora portare l’aliquota massima all’11,4 per mille. Si tratta dello stesso livello effettivo raggiunto dall’accoppiata nei Comuni che hanno spinto al massimo le aliquote, e quindi non porterebbe aumenti generalizzati a carico dei contribuenti. Su un terreno minato come quello del Fisco sul mattone, però, ritoccare un parametro può dare argomenti a una polemica (infondata) sullo scambio fra tagli fiscali alla prima casa e aumenti sugli altri immobili, rischio che Renzi vuole ovviamente evitare soprattutto intorno a una delle mosse chiave per l’immagine della "manovra che taglia le tasse". Sarebbe da evitare, inoltre, la possibilità di arrivare all’11,4 per mille nei Comuni che non hanno introdotto la super-Tasi, e che quindi finora non hanno chiesto più del 10,6 per mille ai contribuenti.


L’alternativa passerebbe dalla ricerca di una copertura in più anche per l’addio alla Tasi fuori dall’abitazione principale, che però costa più di 1,2 miliardi. Si tratta di un obiettivo improbo, tanto più che fra abitazione principale, imbullonati e terreni l’operazione Imu-Tasi vale 5 miliardi. Una parte della copertura potrebbe arrivare dall’Imu (3,8 miliardi) pagata allo Stato da capannoni, alberghi e centri commerciali, con un meccanismo che superi i problemi di distribuzione fra Comuni ricchi di questi immobili e Comuni che invece non ne hanno.


Anche questa cifra è stata fornita ieri da Zanetti alla commissione, e comprende la quota destinata a superare il problema "imbullonati". Da questo punto di vista, spiega Zanetti, l’obiettivo è quello di scrivere nella manovra che nei capannoni la "stima diretta" con cui si calcola la rendita catastale deve escludere "macchinari, congegni, attrezzature e altri impianti funzionali allo specifico processo produttivo". Se tradotta in legge, questa definizione potrebbe avere un ventaglio di applicazione piuttosto ampio, che per evitare paradossi dovrà ovviamente essere riferito anche alle stime già effettuate che hanno creato il problema. 


Il terzo capitolo è quello dei terreni agricoli: Zanetti da per certa l’abolizione del pasticcio costruito l’anno scorso intorno ai Comuni "montani, parzialmente montani e non montani" (la scadenza per il pagamento è al 30 ottobre, ma tutta la partita è ancora sotto esame al Tar che deciderà il 4 novembre), ma conferma anche il lavoro del Governo (annunciato a Milano meno di un mese fa dallo stesso Renzi) su "interventi più radicali" che in pratica dovrebbero far uscire l’Imu da tutti i terreni.


I Sindaci, dal canto loro, dovrebbero ottenere dalla manovra un indennizzo integrale sul mancato gettito, ma anche un rinvio delle regole sul "pareggio di bilancio" che rischiano di bloccare ogni possibilità di investimento locale, Regioni comprese (come raccontato sul Sole 24 Ore del 28 settembre).
La mossa dovrebbe passare da un pronunciamento del Parlamento, che con il via libera al Def ha appena approvato lo slittamento del pareggio al 2018 per il bilancio statale, che permetterebbe di sostituire il Patto di stabilità con vincoli più semplici. L’idea corre su due binari: concentrare obiettivi e sanzioni sul saldo finale di competenza, e mettere in moto un meccanismo in grado di sbloccare parzialmente gli "avanzi", cioè i risparmi bloccati dal Patto attuale.


Questa misura rappresenterebbe un atto di attenzione verso i cosiddetti Comuni "virtuosi", e potrebbe non essere la sola: quest’anno il 20% del fondo di solidarietà comunale è stato assegnato sulla base di capacità fiscali e fabbisogni standard, ma la norma è pensata per essere progressiva e la manovra potrebbe far salire questa quota. Per arrivare a regime, però, occorre accelerare nella raccolta dei nuovi dati sugli «standard», che molti Comuni non hanno ancora inviato.


Resta da risolvere poi il problema dei tagli aggiuntivi da un miliardo che farebbero saltare Province e Città metropolitane. La sorte di questi enti rimane legata al complicato gioco delle coperture, e la prospettiva più probabile è quella di una riduzione dei tagli, che però difficilmente verranno azzerati.


Fonte articolo: Il Sole 24 Ore, vetrina, web

Cosa comporta la mancata Riforma del Catasto?

Il Direttore dell'Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, definisce senza mezzi termini la mancata Riforma del Catasto "un'occasione persa. Si tratta di un'operazione importante, non è detto sia accantonata. Abbiamo lavorato e il lavoro non è perduto, perché c'è stato un riallineamento delle banche dati".


Di certo c'è stato un rallentamento nonostante le pressioni arrivate da Bruxelles e così la Riforma del Catasto, inserita nella legge delega di riforma fiscale, è stata rimandanta a data da destinarsi. "Abbiamo fatto due anni di lavori preparatori che comunque saranno utili - ha sottolineato Orlandi - perché ci hanno permesso la bonifica e il riallineamento di tutti i dati. Noi eravamo pronti, avevamo presentato dei progetti. Avevamo preparato tutti gli elementi perché il legislatore potesse prendere le sue decisioni" ha aggiunto "ma per il momento c'è stato questo accantonamento, la delega è scaduta e non sappiamo se il Parlamento o il governo presenteranno una iniziativa legislativa che ne permetta la ripresa". 

 

L'attività di controllo sui fabbricati sconosciuti al Catasto ha fatto emergere, su più di 2,2 milioni di particelle del Catasto Terreni, oltre 1,2 milioni di unità immobiliari urbane non censite nella base-dati catastale. Di queste unità immobiliari, alla data del 30 novembre 2012, quasi 769mila hanno trovato una rendita catastale definitiva, mentre è stata attribuita una rendita presunta a circa 492mila fabbricati.
“L’Agenzia, per riattivare il processo di identificazione e regolarizzazione dei fabbricati non dichiarati al Catasto, ha previsto un nuovo ciclo di indagini periodiche sull’intero territorio nazionale, da sviluppare a partire dal prossimo triennio”, ha spiegato Orlandi.


Cosa dice l'Ass dei Geometri Fiscalisti sulla mancata Riforma.
Nel giugno scorso il Presidente dell’Associazione dei Geometri Fiscalisti, Mirco Mion, aveva stigmatizzato la sospensione della riforma del catasto – decisa dal Governo in vista dell'intervento organico di revisione della tassazione immobiliare – come “una sconfitta ai danni dei cittadini appartenenti a fasce medio-basse, ovvero dei possessori di immobili di basso valore con rendite alte rispetto a possessori di immobili di pregio con rendite molto basse”. Infatti la Riforma del Catasto “ha l'obiettivo di rendere più equa la tassazione immobiliare, facendo pagare quanto dovuto a coloro che possiedono immobili di pregio, ponendo rimedio a una situazione di privilegio e disuguaglianza che non è più accettabile”, aveva sottolineato il presidente di Agefis. 


Cosa dice l'ANCE sulla mancata Riforma.
L’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili entra a gamba tesa sulla discussione che va avanti ormai da anni circa la revisione dei valori catastali italiani. Secondo l’Ance una revisione che si traduca in una rivalutazione verso l’alto delle rendite si tradurrebbe in un vero e proprio sfacelo per il mercato. Aumentare i valori catastali in modo incontrollato, sostiene l’associazione, non potrebbe che equivalere ad un altrettanto incontrollato aumento della pressione fiscale e tutto ciò avrebbe degli effetti devastanti.


È assolutamente indispensabile che venga applicato il principio dell’invarianza di gettito
o il mercato immobiliare sprofonderebbe nuovamente nella crisi da cui, faticosamente, sta provando a rialzarsi dopo anni che verranno a lungo ricordati come i più difficili mai vissuti in epoche recenti. Per fate questo si dovrà necessariamente procedere ad un abbassamento delle aliquote di imposta che dovranno essere allineate ai reali valori di mercato degli immobili.
La tassazione sul possesso degli immobili è passata dai 9,8 miliardi di euro del 2011, quando era in vigore l'Ici, ai 23,9 miliardi della combinazione Imu-Tasi del 2014, "determinando un incremento della pressione fiscale sul possesso del 143,5% in soli tre anni".


"È un incremento pazzesco",
ha sottolineato il vicepresidente dell'associazione dei costruttori edili, Giuliano Campana, nel corso di un'audizione ieri presso la Commissione Finanze della alla Camera. La raccomandazione dell'Europa ad abbassare il costo del lavoro spostandolo sull'imposizione immobiliare, "evidentemente non è rivolta all'Italia, visto che oggi siamo al terzo posto in Europa per imposizione sulla proprietà immobiliare dopo Francia e Gran Bretagna. Con la differenza che in Francia e Inghilterra i proprietari di abitazioni sono molto inferiori al tasso di proprietari di case dell'80% che c'è in Italia. Quindi possiamo anche dire che abbiamo una medaglia d'oro su questo". 


Quanto alle misure per incentivare il mercato, i costruttori dell'Ance propongono di orientare gli incentivi verso l'acquisto di abitazioni ad alte prestazioni energetiche. "Proponiamo uno sgravio del 50% dell'Iva sull'acquisto di case in classe A e B, per tre anni, con la possibilità di recuperarlo nel corso di cinque anni - ha detto Campana - cui aggiungere l'esenzione triennale di Imu e Tasi".
L'altra proposta è quella di una vera e propria rottamazione. "Chiediamo di poter prendere in carico le vecchie case di chi acquista una nuova casa ad alta efficienza energetica. - spiega Campana - Sulla vecchia abitazione chiediamo di pagare una tassa di registro fissa. Noi ci impegniamo a riqualificarla rendendola più efficiente. Questo sistema porterebbe uno stimolo al mercato ma anche un miglioramento della qualità edilizia". 


Fonti articolo: LaRepubblica http://www.repubblica.it/economia/2015/10/07/news/orlandi_catasto_voluntary-124525343/

Casa&Clima http://www.casaeclima.com/ar_24451__riforma-catasto-slittata-orlandi-agenzia-entrate-banche-dati-riallineate.html

Edilizia&Territorio http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/art/casa-fisco-immobiliare/2015-10-07/tasse-casa-incremento-pazzesco-143percento-tre-anni-italia-terzo-posto-europa-152503.php?uuid=ACimyjBB&refresh_ce=1

Immobiliare.it http://news.immobiliare.it/ance-un-disastro-aumentare-i-valori-catastali-24276

A cosa fare attenzione nella compravendita dell'immobile

Prima di procedere con l’acquisto di un immobile è bene verificare il suo “stato di salute”, così da evitare brutte sorprese a compravendita conclusa. 


Alcuni degli elementi oggetto d’indagine come intonaci, pavimento e serramenti, sono immediatamente visibili e quindi più facili da valutare. Eventuali tracce di umidità e muffe, ad esempio, in molti casi celano problemi più grossi, che comportano spese aggiuntive. Lo stesso vale per gli avvallamenti del pavimento, che potrebbero derivare da infiltrazioni d’acqua. 


Sono però gli elementi nascosti a richiedere maggiore attenzione e una serie di domande alle quali il venditore, sia esso proprietario o agenzia immobiliare, dovrà rispondere in modo esaustivo.

Innanzitutto, è bene controllare lo stato degli impianti (elettrico, gas, riscaldamento, idrico, ecc.) e verificare se sono stati realizzati rispettando le normative vigenti. La legge prevede che tutti quelli installati dopo il 27 marzo 2008 siano accompagnati da un documento di progetto e da una dichiarazione di conformità rilasciata dall’installatore. Quelli realizzati tra il 13 marzo 1990 e il 27 marzo 2008 devono essere sottoposti a verifica tecnica, a cui segue il rilascio della cosiddetta "dichiarazione di rispondenza", che sostituisce quella di conformità. Un impianto realizzato prima del 13 marzo 1990, invece, per essere considerato a norma è necessario sia dotato all’origine di sezionamento e protezione contro le sovraccorrenti, oltre a un interruttore differenziale, il cosiddetto "salvavita". Infine, è bene accertarsi che cavi e prese siano protetti contro eventuali contatti diretti. 


Altrettanto importante è verificare la certificazione energetica dell’immobile, che chi cede l’immobile è tenuto a manifestare già in fase di annuncio della vendita e consegnare per l’inserimento nell’atto notarile: una casa energivora, a lungo andare, può risultare dispendiosa.


Un ulteriore passaggio, fondamentale, è capire dall’amministratore di condominio se ci sono in programma eventuali lavori di manutenzione straordinaria o, qualora ne fosse sprovvisto, l’installazione di un ascensore. In entrambi i casi, le spese possono essere significative, e vanno oltre il prezzo della compravendita.


Esaurita questa prima parte di verifiche, l’acquirente deve concentrarsi su una serie di aspetti burocratici, che vanno approfonditi. A partire dalla provenienza dell’appartamento e la prova che il venditore sia davvero il legittimo proprietario. Per ottenere una risposta certa, non è sufficiente conoscere gli estremi catastali, ma occorre una visura ipotecaria alla Conservatoria dei registri immobiliari o una visura catastale al Servizio di pubblicità immobiliare dell’Agenzia delle entrate, quest’ultima disponibile anche attraverso una procedura online. 


Una volta accertato che non vi siano state donazioni negli ultimi vent’anni, ci sono altri due importanti accertamenti da compiere: il primo riguarda l’eventuale presenza di ipoteche sull’immobile. Quella della banca che ha concesso il mutuo è la più diffusa, ma non ostacola il processo di compravendita. L’acquirente può, infatti, presentare la proposta d’acquisto e firmare il contratto preliminare, ricordandosi però che entro il rogito l’ipoteca va estinta a spese del proprietario.
La situazione diviene più complessa se si tratta di un’ipoteca giudiziale o legale. In casi come questi è utile il parere di un notaio. Che deve essere contattato anche per verificare l’eventuale presenza di un pignoramento: all’acquirente non basta saldare i debiti del proprietario, perché in futuro i creditori di quest’ultimo, qualora ad esempio dovesse fallire, potrebbero ancora rivalersi sull’immobile.


Anche le spese condominiali arretrate, infatti, rappresentano uno spauracchio ricorrente per i neo proprietari, che in molti casi si ritrovano a pagare i debiti del predecessore. La legge sostiene che eventuali morosità nei confronti del condominio debbano essere pagate dal nuovo proprietario, a patto che queste si riferiscano all’anno (di esercizio condominiale) in corso e a quello precedente la data di acquisto.
I giudici della Cassazione hanno altresì precisato che in caso di vendita di un immobile condominiale nel quale siano stati deliberati lavori di manutenzione straordinaria o innovazioni sulle parti comuni, a sostenere le spese è colui che risulta proprietario al momento dell'approvazione della delibera assembleare. 
Il nuovo proprietario potrà comunque rivalersi sul vecchio e ottenere quanto gli spetta.
Proprio per evitare situazioni di questo tipo, la riforma del condominio ha obbligato l’amministratore a compilare periodicamente un documento che tiene conto dello stato dei pagamenti e delle pendenze dei condomini.


Fonti articolo: il Sole 24 Ore, vetrina web

Studenti e affitti: dove si paga di più

 


Posti letto leggermente più cari (+4%) rispetto al 2014 per gli studenti universitari, che quest’anno spenderanno una media di 243 euro al mese, con punte medie di 311 euro per le stanze singole, più costose del 25% e del 27% rispetto alle doppie (233 euro) e alle triple (226 euro).


A dirlo è una ricerca di Solo Affitti che ha incoronato Milano la città con i posti letto più cari d’Italia (397 euro al mese). 

 

 

Secondo la ricerca condotta nelle principali città universitarie, gli studenti sono disposti a sostenere questi maggiori costi pur di avere un appartamento arredato con mobili moderni. A questa richiesta, indicata come prioritaria nel 41% dei casi, si associa anche la preferenza per la stanza singola (37%).


Un requisito essenziale, indicato da quasi tutti gli studenti, è la vicinanza della casa ai mezzi pubblici (78%) o alla facoltà (67%) mentre non è un fattore importante che nell’appartamento vivano persone tutte dello stesso sesso: solo uno studente su cinque (19%) ha fatto questa richiesta.


Le città universitarie più care.
Milano è la città con i posti letto più cari d’Italia (397 euro al mese). Gli studenti degli atenei meneghini pagano tra i 400 euro e i 500 euro per una stanza singola e tra i 300 e i 400 euro per un poso letto in camera doppia. Più convenienti gli affitti per gli studenti universitari nella Capitale, con una media di 338 euro al mese e i prezzi delle stanze singole che variano dai 350 a 400 euro e quelli delle doppie da 225 a 300 euro. Il costo dei posti letto è più alto della media nazionale a Venezia (300 euro al mese), Firenze (283 euro), Napoli (275 euro) e Bologna (260 euro), mentre a Siena e Trento si pagano 7 euro in più della media.


E le più economiche.
Palermo è la città universitaria meno cara d’Italia (143 euro al mese a posto letto). Nel capoluogo siciliano il costo di una stanza singola si aggira attorno ai 200 euro mensili, mentre non supera i 150 euro l’esborso per una doppia. Prezzi competitivi sono stati rilevati anche in città del Centro-Nord come Genova (175 euro), Torino (176 euro) e Perugia (178 euro), mentre al Sud i prezzi sono più alti a Catanzaro (200 euro mensili), Bari (215 euro) e Pescara (230 euro).


Tipologia contrattuale più diffusa.
Nelle locazioni per studenti, è il contratto per studenti fuori sede a canone concordato (60%) il più diffuso, che grazie agli accordi territoriali tra le associazioni di inquilini e proprietari prevede canoni calmierati rispetto alle medie di mercato a favore dei locatari e vantaggi fiscali per i padroni di casa (per esempio l’aliquota della cedolare secca ridotta al 10%, contro il 21% previsto negli altri casi).


Questa tipologia di contratto è la più diffusa a Trieste (100%), Pescara (100%) e Genova (99%), così come sopra la media sono Firenze (80%), Roma (79%), Torino (76%) e Bologna (72%). Più bassa la diffusione del canone concordato a Bari (40%), Perugia (35%) e Palermo (10%), probabilmente perché gli accordi territoriali sono datati e i “canoni calmierati” troppo lontani dai prezzi di mercato.


Quasi nullo l’impiego del canone concordato a Milano e Napoli, anche perché in queste città gli accordi sono stati aggiornati, dopo quindici anni, soltanto lo scorso mese di luglio. Il contratto transitorio è applicato in un caso su cinque (21%), mentre in un caso su 10 si applica la formula tradizionale del “4+4”. Seppur residuale (9%) esiste anche la possibilità di utilizzare il contratto a posto letto, un contratto completamente libero che può essere stipulato per una porzione dell’immobile in cui il proprietario abita direttamente.


Fonte articolo: http://www.idealista.it/news/immobiliare/residenziale/2015/10/06/117858-vita-da-studenti-le-citta-dove-affittare-un-posto-letto-costa-caro-e-quelle-piu

Crescita mutui, +15% nel 2015

E' Lodi la provincia italiana dove si concentra il maggior numero di erogazioni di mutui ogni 100mila abitanti, seguita da altre città del Nord come Milano, Pavia, Pisa e Bologna.


Si contano con il contagocce, invece, le nuove pratiche di finanziamento per l'acquisto di un immobile residenziale concesse al Sud: Crotone, Enna e Vibo Valentia si posizionano sul fondo della classifica con meno di 100 mutui ottenuti ogni 100mila abitanti. 

Complessivamente, nei primi 9 mesi del 2015 il numero dei mutuatari in Italia è cresciuto del 15% circa, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. A dirlo sono i dati sulle nuove erogazioni estratti dalla mappa dei mutui presente sul sito internet di Casa24 Plus, realizzata in collaborazione esclusiva con CRIF Real Estate Services.


Il tool online è in grado di fornire ogni giorno una contabilità aggiornata dei nuovi titolari ai quali è stato concesso un credito ipotecario, con un dettaglio disponibile anche a livello regionale e provinciale. La rilevazione elabora i dati aggregati dell'Agenzia delle Entrate sulle Conservatorie italiane, con la sola eccezione del Trentino-Alto Adige e di alcune province che utilizzano il sistema Tavolare o che hanno conservatorie accorpate tra loro.


A segnare l'incremento-record di nuovi finanziamenti ipotecari concessi, rispetto ai primi nove mesi dell'anno scorso, è la provincia di Avellino (+36,4%), seguita da Siena (+35,6%) e da Enna (+34,9%). Solo 12 province, invece, hanno registrato una contrazione nel numero di mutuatari, con la flessione più marcata nella provincia di Asti (-21,4%), seguita a distanza daCaltanissetta e Crotone (rispettivamente -10,4% e -9,3%).


Esaminando il profilo dei nuovi mutuatari, inoltre, emergono altri dettagli interessanti. La classe di età maggiormente rappresentata è quella compresa tra i 25 e i 34 anni (dove si concentrano il 34,2% delle erogazioni), anche se in molte province del Sud i finanziamenti ipotecari sono più accentuati tra gli over. Ad esempio in Calabria gli over 74 rappresentano il 2,6% dei nuovi mutuatari (rispetto all'1,2% della media nazionale).
Tra le province con la maggiore incidenza di erogazioni concesse a cittadini stranieri, infine, emergono Pordenone e Piacenza (in entrambe oltre il 20% del totale).


I dati elaborati da Crif Res confermano la ripresa del credito immobiliare, sulla spinta delle politiche di stimolo varate dalla Bce e dei tassi applicati estremamente appetibili.
“Anche le ultime rilevazioni dell'Agenzia delle Entrate – illustra Stefano Magnolfi, direttore di Crif Real Estate Services - segnalano nel secondo trimestre 2015 un netto recupero delle compravendite residenziali (+8,2%), mentre i prezzi delle case sono scesi di un ulteriore 2,5%, dopo il calo dell'1,9% nel primo trimestre”.


La ripresa dei mutui è stata fotografata di recente anche dall'Abi, secondo cui nei primi otto mesi dell'anno anche l'ammontare complessivo dei crediti ipotecari erogati è salito dell'86% (fino a 28,920 miliardi di euro), incluse le surroghe (circa il 50%) e le stipule su immobili non residenziali.


Fonte articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-10-05/mutui-ecco-dove-sono-salite-piu-erogazioni--102909.shtml?uuid=ACc4NBAB&refresh_ce=1

Andamento prezzi case e compravendite 2015



L'ISTAT: II trim. 2015 prezzi case in leggero calo e compravendite in aumento.
Nel secondo trimestre 2015, sulla base delle stime preliminari dell’Istat, l'indice dei prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie sia per fini abitativi sia per investimento diminuisce dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e del 3% nei confronti dello stesso periodo del 2014. Nel primo trimestre 2015 l’Istat registrava un calo dello 0,7% sul trimestre precedente e del 3,6% a livello annuale.


L’agenzia delle Entrate la settimana scorsa ha registrato per lo stesso periodo 2015 compravendite di case in aumento dell’8,2%.

 

 

Le flessioni congiunturali e tendenziali - spiega l'Istat in una nota - sono dovute alle diminuzioni dei prezzi sia delle abitazioni nuove (-0,3% rispetto al primo trimestre 2015, -2% rispetto allo stesso trimestre del 2014) sia di quelle esistenti (-0,1% su base congiunturale, -3,5% su base annua).
“Pur persistendo un quadro di generale flessione dei prezzi delle abitazioni, continua la progressiva, seppur lenta, riduzione dell'ampiezza delle diminuzioni tendenziali, grazie soprattutto alla minore flessione dei prezzi delle abitazioni esistenti” scrive l’Istituto di statistica.


I Semestre 2015: compravendite residenziale positivo.
Nel primo semestre il settore degli immobili residenziali ha continuato in Italia il trend positivo iniziato lo scorso anno chiudendo con un totale di 211.968 transazioni (+2,9% a/a). 


L’analisi nelle grandi città del mercato immobiliare residenziale nei primi sei mesi del 2015
mette in luce un incremento generalizzato con le sole Genova e Roma caratterizzate dal segno meno (rispettivamente -7,3% e -2,9% rispetto al semestre 2014).
Dalla parte opposta spicca l’andamento di Bari, dove le compravendite sono aumentate del 23,2% e di Palermo,  che segnala un incremento del 13,9%.
Milano conferma
il suo buon andamento, come ormai avviene ormai da otto trimestri a questa parte e fa segnare +5,9%.


Un panorama generale che sembra più sereno, anche se saranno i prossimi sei mesi a decretare l’uscita dalla crisi.
“I valori si portano verso la parità - commenta Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari -. Nei prossimi trimestri potremmo vedere un ritorno in terreno positivo delle quotazioni”.
Secondo l’Istat : “la persistenza delle riduzioni di prezzo si manifesta in un quadro di significativa ripresa del mercato immobiliare residenziale in termini di numero di compravendite. Con le stime preliminari del secondo trimestre 2015 la diminuzione dei prezzi delle abitazioni rispetto al 2010 raggiunge il 14%. Alla riduzione concorrono sia le abitazioni esistenti sia le nuove, i cui prezzi sono scesi rispettivamente del 19% e dell'1,9%”.


Fonti articolo: http://www.casa24.ilsole24ore.com/art/mercato-immobiliare/2015-10-02/istat-prezzi-case-calo-01percento-aprile-giugno-104258.php?uuid=ACFc1r8&refresh_ce=1

http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Economia/Immobiliare-continua-ripresa-residenziale-sem-Gabetti/01-10-2015/1-A_020134964.shtml?refresh_ce-cp

http://www.geometri.cc/mercato-immobiliare-residenziale-primo-semestre-2015-con-il-segno-piu.html

 

Risparmio del 20% con la caldaia a condensazione

È arrivato di nuovo il momento di fare i conti con il riscaldamento invernale, i suoi costi e la sua efficienza. Tra un paio di settimane in buona parte d’Italia si accenderanno infatti le caldaie nei condomini con impianto centralizzato. Ma anche chi vive in case dotate di impianti autonomi si prepara a riscaldare gli ambienti e forse, ripensando alla bolletta del gas e ai risparmi che possono derivare in prospettiva dall’investimento, immagina di cambiare la caldaia tradizionale con una più efficiente.


Un intervento di sostituzione che può anche considerarsi “last minute”, e per il quale entro fine anno si può esser certi di usufruire dei bonus fiscali su ristrutturazioni o risparmio energetico alle percentuali odierne (rispettivamente del 50 e 65%). 


Passando ad una caldaia a condensazione, che consente di recuperare il calore dei gas di scarico e rimetterlo in circolazione, si può sfruttare al meglio il potenziale energetico del combustibile e ottenere rendimenti più elevati. Una soluzione efficiente sostenuta anche dalle norme europee: il 26 settembre in tutti i Paesi Ue è infatti entrato in vigore l’obbligo di non produrre caldaie che non siano a condensazione. Se i generatori convenzionali a tiraggio forzato ancora in magazzino continueranno ad essere commercializzati, la loro fine è dunque segnata.


Allo stesso tempo, sono operative le nuove regole sull’etichettatura energetica per i sistemi di riscaldamento e acqua calda sanitaria (Acs) di taglia “domestica”, che impongono la dichiarazione dei consumi della singola tecnologia (a cura del produttore) e dell'intero impianto (etichetta di sistema, a cura dell'installatore). I consumatori potranno così scegliere e confrontare gli apparecchi come già da tempo avviene per gli elettrodomestici (secondo una scala discendente che va da A++ a G per il riscaldamento, e da A a G per l’Acs).


"La caldaia a condensazione rappresenta una soluzione affidabile e poco invasiva dal punto di vista dei lavori necessari. E i risparmi medi conseguibili, in confronto al generatore tradizionale sostituito, viaggiano intorno al 20%" – spiega Marco Chiesa, dell’Energy strategy group del Politecnico di Milano - "Per una famiglia che vive in una casa di 100 metri quadri, in zona climatica non calda, e spende 1.500 euro di gas (per riscaldamento e acqua calda sanitaria, ndr), l’investimento che in condizioni normali è pari a circa 2.500 euro, tutto compreso, fruendo della detrazione al 50%, può rientrare in 4-5 anni". I calcoli possono naturalmente risentire di altre variabili, tra cui le condizioni dell’apparecchio sostituito, a fine vita o ancora funzionante. "Ma l’installazione di una caldaia a condensazione, che ha una durata di 15-20 anni come quella convenzionale, per l’abitazione e i consumi ipotizzati risulta in ogni caso vantaggioso, anche senza incentivi", aggiunge Chiesa . Invece, se pensiamo a un alloggio condominiale di 50-60 mq, con impianto autonomo ma una sola parete esterna, magari esposta a sud, e che consuma 700 euro di gas all’anno, conviene tenere la “vecchia” caldaia finché dura. 


Tornando all’esempio, il pay-back time è simile anche se al posto della detrazione al 50% consideriamo il maxi-sconto del 65% offerto dall’eco-bonus. La spesa di partenza è infatti più alta (almeno 3mila euro), perché il rendimento deve rientrare in determinati valori tabellati, garantiti dal produttore, e l’intervento include l’installazione delle valvole termostatiche e la verifica e messa a punto del sistema di distribuzione. Aumenta però di conseguenza anche il taglio alla bolletta (verso il 25% e più) e dunque il risparmio sul medio-lungo periodo. "A quel punto – sottolinea Tiziano Dones, del Consorzio Seyes – si può anche pensare di spendere qualche centinaia di euro in più per implementare un sistema di centralina climatica, che permette di variare la temperatura di mandata dell’acqua in funzione di quella esterna e migliorare i rendimenti. Uno step che può spingere i risparmi al 30% e oltre".


Ma in quanto tempo è possibile realizzare l’intervento di sostituzione completo? "In condizioni ottimali – continua Dones – sfruttando la canna fumaria esistente, se il lavoro è programmato come si deve, dopo il sopralluogo e la preparazione dei materiali, può completarsi in 1 giorno. Se c’è invece bisogno di rifare la canna e modificare la centrale termica con qualche opera di muratura, possono volerci 2-3 giorni". 


A proposito di convenienza e ritorni dell’investimento, resta poi da considerare il fatto che, sì, ci sono gli incentivi, ma la nostra “famiglia tipo” può non essere in grado di sostenere la spesa a monte. E allora possono far comodo le offerte di finanziamento proposte dagli operatori dell’efficienza energetica. Un campo in cui sono attive anche le utilities. In questo caso il maggior costo del servizio si accompagna però al fatto di pagare direttamente in bolletta, con i risparmi sui consumi che compensano il prezzo del finanziamento. Il pay-back time non è esaltante, ma la scelta si rivela comunque conveniente.


Le valvole termostatiche.
Una valida alternativa, per chi vuole gestire in autonomia il proprio riscaldamento, senza però affrontare le difficoltà che comporta il distacco dall'impianto centralizzato, è quella di fare ricorso alle valvole termostatiche e alla contabilizzazione del calore, cioè a quei dispositivi che consentono di determinare la temperatura degli ambienti (abbassando o alzando i radiatori grazie all'uso di “valvole”) e di misurare i consumi di energia appartamento per appartamento, consentendo a ciascuno di pagare in proporzione all'utilizzo.
Si tratta, ovviamente, di una decisione da affrontare in condominio, ma anche di una strada che – volente o nolente – tutti coloro che abitano in una casa con più unità abitative dovranno percorrere per legge. Il Dlgs 102/2014 fissa infatti al 1° gennaio 2017 il termine entro il quale tutti i condomini d’Italia dovranno dotare gli impianti di "valvole".
Come funziona. 
A seconda che l'edificio sia di vecchia o nuova realizzazione (con impianto di riscaldamento distribuito a colonne montanti, cioè con tubi che salgono di piano in piano senza tenere conto della suddivisione delle unità, o a distribuzione orizzontale, con un tubo che entra e si ramifica nella singola unità) installare un sistema di termoregolazione risulta più o meno semplice (e dispendioso). Nel primo caso, infatti, occorre procedere con l'installazione su tutti i caloriferi di una valvola che regola (in genere tarata su 5 posizioni) il prelievo di calore e di un ripartitore elettronico per misurare il consumo. Al contrario, nei fabbricati nuovi, basta un solo contacalorie a monte di tutti i caloriferi.


La ripartizione delle spese.
Il principio di base è pagare quanto si consuma, anche se nella pratica una quota di spesa (in genere fra 20 e 40%) continua a essere ripartita fra tutti in base ai cosiddetti millesimi di calore. Si tratta della cifra corrispondente al calore disperso dalla rete di distribuzione e a quello necessario per conservare in buono stato la caldaia. La metodologia di ripartizione è stabilità nella norma Uni 10200, appena aggiornata dal Comitato termotecnico italiano.
Le eccezioni. 
La termoregolazione può risultare “non obbligatoria” laddove si presentino “impedimenti” di natura tecnica. Cioè laddove il costo di strutturazione dell'impianto risulti di molto superiore ai benefici che si possono ottenere. Un esempio, a questo proposito, può essere l'applicazione di valvole e contabilizzatori a un riscaldamento a pannelli radianti, specie se datato nel tempo. Così anche rientrano fra gli esonerati gli alloggi riscaldati con ventilconvettori.
Gli incentivi. 
L'installazione della termoregolazione e contabilizzazione del calore, se associata alla sostituzione di una vecchia caldaia con un impianto a condensazione, beneficia della detrazione fiscale prevista al 65% fino al 31 dicembre 2015.


Fonte articolo: Il Sole 24 Ore, vetrina web.

Le nuove linee guida della valutazione immobiliare

L’andamento favorevole del mercato immobiliare nell’ultimo periodo e la necessità di una maggiore trasparenza del settore hanno reso sempre più importante il valore delle perizie immobiliari.


Èdisponibile in questi giorni sul sito dell’Associazione Bancaria Italiana la bozza di aggiornamento delle linee guida per la valutazione degli immobili in garanzia delle esposizioni creditizie.

L'iter
Redatte dall’ABI e dai Consigli Nazionali delle principali professioni tecniche e associazioni di categoria, le linee guida erano state condivise tra gli stessi ordini professionali dei periti, Tecnoborsa e le principali società di valutazione immobiliare, all’interno di un protocollo di intesa stabilito nel novembre del 2010.

L’obiettivo delle linee guida era quello di perseguire la trasparenza e l’efficienza del mercato tramite l’adozione di principi standard internazionali, rispondendo ai criteri introdotti dalle disposizioni di vigilanza prudenziale della Banca d’Italia con la Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006. Successivamente, il Regolamento Ue n. 575/2013 del 26 giugno 2013 relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi aveva abrogato le disposizioni della stessa Circolare, aggiornandole agli standard di valutazione internazionali e alle nuove Direttive Europee in materia di mutui ipotecari, con il fine di rendere il mercato più efficiente, dinamico e integrato al resto d’Europa.

Il Tavolo tecnico riunitosi in seguito alle revisioni normative e all’adeguamento agli standard internazionali ed europei intervenuti, ha condiviso l’aggiornamento delle Linee guida tenendo conto dell’importanza delle stesse per gli operatori del mercato nazionale delle valutazioni immobiliari: la pubblicazione della bozza sul sito dell’ABI ha reso disponibile il testo a tutti i soggetti interessati per osservazioni e commenti dal 9 al 27 settembre 2015.


Il contenuto
In virtù della massima trasparenza nella valutazione degli immobili dati in garanzia dei prestiti ipotecari, le nuove disposizioni definite all’interno delle linee guida stabiliscono che le perizie devono tenere conto di caratteristiche degli immobili quali le classi energetiche, i parametri di sicurezza sismica e idrologica degli edifici, le aree verdi di pertinenza e tutti quegli elementi che costituiscono presupposto indispensabile di una modernizzazione del settore.

Tra le disposizioni contenute della bozza, anche il riferimento al codice di condotta del perito che redige il rapporto di valutazione, che dovrà rispettare principi e concetti secondo gli standard internazionali stabiliti.

La diretta conseguenza della crescente trasparenza nell’esecuzione delle perizie, secondo quanto dichiarato dall’ABI, migliorerà in termini di efficienza anche l’erogazione dei finanziamenti da parte delle banche, già adesso in un periodo di grazia con il +82,2% registrato tra gennaio e luglio di questo anno rispetto allo stesso periodo del 2014.

Nel documento dell’ABI si legge che il lavoro non è da ritenersi esaustivo di tutte le svariate problematiche operative, ma è volto a rappresentare un quadro aggiornato e completo di norme basilari finalizzate alla redazione del rapporto di valutazione per i soggetti finanziatori.


Fonte articolo: http://www.mutuionline.it/news/mutuionline-informa/00014469-l-abi-aggiorna-le-linee-guida-per-la-valutazione-degli-immobili.asp

Iconacasa Franchising Immobiliare su Il Sole 24 Ore


"Il Sole 24 Ore"
da spazio alla "Mission" di Iconacasa Franchising Immobiliare sul quotidiano cartaceo di lunedì 28 Settembre (qui le immagini condivise sulla pagina Facebook di Iconacasa), “1000 Giovani… Sì!”, il progetto pensato per coinvolgere ed educare i giovani, insegnar loro il "know how" di Iconacasa, per raggiungere il sogno di diventare imprenditori nel mondo immobiliare.


Un settore dove la compravendita di immobili resta fondamentale, ma caratterizzato anche da servizi finanziari, assicurativi e tecnico-legali; l'obiettivo è quindi formare nella professione di Agente immobiliare a 360 gradi, al passo con le più moderne tecnologie, anche grazie alla formazione continua rivolta a tutti gli Affiliati. Senza dimenticare i valori che muovono la nostra Azienda sin dagli inizi: lealtà, fiducia, curiosità intellettuale, coraggio e soprattutto passione.




Il nostro obiettivo è quello di crescere e raggiungere il numero di 50 franchisee nei prossimi 5 anni,
 concentrandoci sulle città più importanti per la Holding, quali Milano, Roma, Napoli, Bari, la città in cui è nata, e Bologna che, dopo il capoluogo pugliese, è la città in cui Iconacasa è presente con più punti vendita.
Obiettivo che vogliamo raggiungere insieme a chi vuole "crescere e contribuire in Iconacasa”, ai giovani amibiziosi che con tenacia si inseriranno nei punti vendita per consolidarli, assieme al team dei coetanei che hanno già da tempo sposato il progetto.  


Di seguito invece l'annuncio pubblicato sul quotidiano online "Il Sole 24 Ore":


Iconacasa Franchising Immobiliare
Posizione aperte: 32 
(6 in Emilia Romagna, città di Bologna – 4 nel Lazio, tra Ostia e Torvaianica – 22 in Puglia, in tutti i capoluoghi)
Contratti: Tipologia contrattuale e inquadramento e retribuzione in base alla figura cercata (spese di gestione della posizione fiscale del candidato potrà essere a carico dell'azienda).
Figure cercate: Cercasi giovani ambosessi, diplomati, propensi alla libera professione, da inserire come sales agent, segretariato, responsabili commerciali, addetti al telemarketing, coordinamento ufficio.
Sedi: Puglia, Emilia Romagna, Lazio.
Come candidarsi: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Piani casa, cambi d'uso e bonus ampliamenti immobili

In 16 Regioni i piani casa vanno oltre gli immobili residenziali e permettono di sfruttare il bonus di cubature, con condizioni e percentuali diverse, anche per edifici a destinazione terziaria, produttiva e persino in alcuni casi per gli alberghi. 


Alcune Regioni, come il Veneto, la Basilicata, le Marche, la Puglia hanno ampliato i confini dei propri piani alla generalità degli immobili con destinazioni d’uso non residenziali. In altri casi, non tutti gli immobili per le attività economiche sono trattati allo stesso modo. Qui sono le leggi regionali, le circolari e i regolamenti emanati dal 2009 a stabilire criteri, modalità e limiti operativi e specifici ambiti settoriali nei quali per realizzare gli interventi di ampliamento o di demolizione e ricostruzione degli edifici ci si può avvalere degli aumenti di superficie o di volume. Infine, va ricordato che il piano casa è scaduto per tutti gli immobili in Lombardia ed Emilia Romagna.

Gli immobili commerciali 
Alcuni piani - per esempio quelli di Campania, Valle d’Aosta e Marche - elencano esplicitamente gli immobili destinati allo svolgimento delle attività commerciali tra quelli sui quali possono essere concessi i premi in diritti edificatori. Ma il fatto che nelle altre leggi regionali non siano citati, non significa necessariamente che non ne possono beneficiare.
In altri casi, però, le attività commerciali sono escluse dai benefici dei piani oppure possono usufruirne solo a particolari condizioni. In Veneto gli interventi sugli immobili con destinazione commerciale sono esclusi se con gli ampliamenti realizzati si aggirano o si deroga alle norme regionali in materia di programmazione delle attività commerciali; anche la regione Piemonte condiziona la concessione dei premi al rispetto della disciplina di settore.


La misura degli incrementi 
Quasi sempre le regioni hanno stabilito un limite del 20% per l’incremento di superficie o di volume concesso per favorire gli ampliamenti e del 30-35% nel caso di abbattimento e ricostruzione di un capannone o di una struttura ricettiva; queste percentuali sono sostanzialmente le stesse previste per gli immobili con destinazione residenziale. 
Un poco più prudente della media delle altre regioni è la Basilicata: la superficie non può aumentare più del 15% di quella esistente, che a sua volta non può essere superiore a 250 metri quadri. Molto generoso è, di contro, il Veneto. Gli imprenditori che vogliono demolire e ricostruire i loro immobili possono quasi raddoppiarne la superficie: fino al 70% se la ricostruzione porta la prestazione energetica del nuovo edificio alla classe A; percentuale che può arrivare all’80% quando la realizzazione dell’intervento avviene ricorrendo alle tecniche costruttive dell’edilizia sostenibile definite dalle norme regionali. Anche in Friuli Venezia Giulia il premio per le demolizioni e ricostruzioni è elevato: arriva al 50% della superficie per rilocalizzare gli edifici incongrui con l’ambiente circostante.


Soppalchi a sagoma identica 
Per aumentare la superficie utile di una fabbrica o di un ufficio non è sempre necessario costruire un nuovo piano o nuovi muri. 
In Piemonte gli edifici possono essere soppalcati per aumentare la superficie utile esistente fino al 30%; se non dovesse essere sufficiente allora si può anche ampliare l’immobile di un altro 20%, purché questo secondo incremento non superi i 2mila metri quadrati. Ai soppalchi si può ricorrere anche in Friuli Venezia Giulia. 
Un aumento delle superfici senza modificare la dimensione dell’immobile è possibile anche per gli edifici non residenziali della Campania: con la realizzazione di opere interne possono essere recuperati per l’attività economica volumi già esistenti, anche cambiandone la destinazione d’uso urbanistica.


Cambi d’uso anche a tempo 
Per beneficiare dei premi previsti dai piani casa non è necessario dimostrare che i nuovi spazi sono necessari per ampliare la produzione delle merci prodotte o per allargare l’officina. In Piemonte non è, però, consentito trasformare in abitazione un edificio non residenziale. In altri casi il cambiamento non è possibile per un certo numero di anni. Per 10 anni nel Lazio, per 20 in Liguria (dove, in caso di delocalizzazione, ciò è possibile destinando a edilizia sociale il 20% della superficie). Questa possibilità è prevista, invece, dalla regione Molise. 


Nel dettaglio, ciascuna Regione e scadenze del bonus ampliamenti (pdf): 
http://www.ilsole24ore.com/pdf2010/Editrice/ILSOLE24ORE/ILSOLE24ORE/Online/_Oggetti_Correlati/Documenti/Norme%20e%20Tributi/2015/09/Piano_casa2.pdf?nmll=2707

Fonte articolo: ilsole24ore, vetrina web.

Come sarà il nuovo APE in vigore dal 1 Ottobre

Il 1° ottobre entra in vigore il nuovo modello di attestato energetico APE, e sarà necessario farsi trovare preparati.
L’Attestato di Prestazione Energetica (APE) è la carta di identità riportante tutte le informazioni sulle prestazioni e sul consumo di energia di un edificio, di un’abitazione o di un appartamento, una certificazione che con la nuova norma sembra ritornare ad essere un prodotto decisamente professionale: prevede una maggiore responsabilizzazione del certificatore, un forte incremento delle informazioni da produrre e nuove metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche.


Lo scopo è quello di determinare meglio i consumi facendo capire al cittadino qual è il suo consumo totale di energia e la quota di energia rinnovabile utilizzata, la qualità dell'involucro e degli impianti.

Che cos'è l'APE e a chi occorre
L'APE è un certificato che attesta l'efficienza energetica di un immobile che viene rilasciato da un tecnico abilitato. Il documento prende in considerazione l'efficienza dei servizi presenti all'interno dell'edificio quali climatizzazione invernale, qualità dei serramenti, acqua calda, ecc. e dal 1° ottobre comprenderà anche climatizzazione estiva, ventilazione e illuminazione. Importante anche l'ubicazione dell'appartamento che a seconda del piano può avere una diversa dispersione di calore. Tutti questi dati vengono raccolti dal certificatore energetico che li inserisce in un programma e, con un apposito sistema di calcolo, ricava la classificazione dell'immobile assegnando una lettera che va da "A4" a "G".

La certificazione deve essere allegata a tutti gli atti di compravendita e di locazione e va rinnovata in caso di ristrutturazioni che modifichino le prestazioni energetiche. 


Stiamo cercando un nuovo affittuario o un potenziale acquirente del nostro appartamento? 

Prima di tutto ricordiamoci che è obbligatorio indicare nella pubblicità di vendita l'IPE indice di prestazione energetica (informazione contenuta nell'APE) poi, durante le trattative dovremo rendere disponibile agli interessati l'Attestato di Prestazione Energetica che in caso di perfezionamento del contratto andrà consegnato obbligatoriamente all'eventuale conduttore o acquirente.
Attenzione a questo passaggio perché, nonostante la sanzione di nullità del contratto sia stata cancellata c'è il rischio, in caso di mancata allegazione del documento, di essere puniti con sanzioni amministrative salatissime che possono arrivare fino a 18.000 euro.


APE unico nazionale
La principale novità è che l'APE, superando frammentazioni geografiche e locali, sarà un documento unico a livello nazionale, e rispetterà una metodologia di calcolo omogenea, anche in quelle regioni che hanno un proprio sistema di rilascio, ed in più sarà semplificata per edifici di dimensioni ridotte e prestazioni energetiche di entità modesta al fine di ridurre i costi a carico del cittadino.


Nuove classi di spreco energetico
Cambia la scala di classificazione della prestazione energetica degli immobili, formata da 10 classi, e non più da 7, che vanno da "A4" la migliore, a "G" la peggiore. Le classi energetiche, così come l'indice di prestazione energetica globale, dal 1° ottobre 2015 saranno determinate da tutti i servizi presenti nell'edificio.
Secondo la nuova legge l'attestato dovrà risultare uno strumento valido per valutare la convenienza economica dell'acquisto o della locazione di un'unità immobiliare in relazione ai consumi energetici, valido anche per consigliare degli efficaci interventi di riqualificazione energetica. Per questo nell'APE dovranno essere indicate anche delle proposte di miglioramento dell'efficienza energetica dell'edificio e dovranno essere fornite le informazioni sugli incentivi finanziari necessari per realizzarle.


Il catasto energetico: il SIAPE
Altra importante innovazione portata dal decreto è la realizzazione, da parte dell'ENEA, del SIAPE un sistema informativo comune per tutto il territorio nazionale, da istituire entro il 2015, che raccoglierà tutti i dati relativi agli attestati di prestazione energetica e che verrà aggiornato e incrementato ogni anno da Province e Regioni. Includerà i dati relativi agli APE, agli impianti termici e alle ispezioni e ai controlli, che potranno essere consultati telematicamente, sia dai cittadini, sia da Regioni, Province Autonome e Comuni in base alla loro area geografica di competenza.
Il SIAPE sarà raccordato ai catasti regionali degli impianti termici e successivamente verrà integrato anche con il catasto degli edifici.


Le sanzioni per chi non si atterrà al nuovo Ape
- Il certificatore dovrà pagare una multa da 700 euro a 4.200 euro per un Ape compilato nel modo sbagliato.
- Al costruttore o al proprietario spetta una sanzione da 3.000 euro a 18.000 euro se non presenta l’Ape per gli edifici nuovi, ristrutturati e se mette in vendita o in affitto l’immobile.
- Il direttore dei lavori dovrà pagare una multa da 1.000 euro a 6.000 euro se non presenterà l’Ape al Comune.


Fonti articolo: http://www.teleborsa.it/Speciali/2015/09/22/certificazione-energetica-cambiano-le-regole-1.html?p=3#.VgVaBNLtmko

http://www.idealista.it/news/finanza-personale/casa/2015/09/23/117740-certificazione-energetica-le-sanzioni-per-chi-non-si-atterra-al-nuovo-ape-in-vigore

Ripresa del mercato immobiliare: +6,8% nel secondo trimestre

Riparte il mercato immobiliare nel secondo trimestre dell'anno, che rispetto allo stesso periodo del 2014 guadagna un +6,8%. È quanto emerge dall'Osservatorio dell'Agenzia delle Entrate. Il settore commerciale segna un +10,3%, il residenziale un +8,2% e le pertinenze un +6,1%. Restano col segno meno il comparto produttivo (-8%) e il terziario (-3,8%).


In particolare, nel periodo aprile-giugno 2015 il settore residenziale ha registrato 116.514 transazioni, segnando un +8,2% rispetto alle 107.647 transazioni rilevate nello stesso trimestre dello scorso anno. La migliore performance si osserva al Nord (+10,3%), mentre al Centro e al Sud il rialzo si attesta intorno al 6%. 


Crescita al top a Torino e Palermo.
Le grandi città mostrano tutte significativi risultati di crescita: Torino e Palermo registrano rispettivamente un +16,3% e +16,1%, seguite da Firenze (+11,8%), Milano (+9,2%), Roma (+5%) e Genova (+4,4%); ripresa più modesta, invece, per Bologna (+3,2%) e Napoli (+0,5%).
Nel territorio provinciale, il primato del mercato residenziale spetta a Milano, con un rialzo di oltre il 16%, seguita da Bologna e Genova, che superano abbondantemente quota 13%, e Firenze (+10,3%). 


Ancora statico il mercato non residenziale.
Sul fronte del mercato non residenziale, rispetto allo stesso trimestre del 2014, risulta in positivo solo il settore commerciale, che con 6.719 transazioni registra un incremento del 10,3%.
Ancora in ribasso, invece, le compravendite di immobili nel settore produttivo (-8%) e in quello del terziario (- 3,8%). In particolare, il comparto produttivo risulta sostanzialmente stabile al centro, mentre registra valori negativi al nord (-8,2%) e soprattutto al sud (-16%); sul settore terziario invece pesa la performance negativa del Nord (-7,7%), che da solo muove oltre la metà del mercato, a differenza del Centro che, in controtendenza, fa segnare un deciso rialzo del 16,3%. 


Fonte articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-09-24/entrate-riparte-mercato-immobiliare-68percento-vendite-secondo-trimestre-110925.shtml?uuid=ACFoTm3&refresh_ce=1

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