Oltre 4 miliardi spesi dalle famiglie per efficientare casa; gli interventi più richiesti

Oltre 360mila richieste per l’Ecobonus – la detrazione fiscale del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare – nel solo 2016, per un totale di oltre 3,3 miliardi di euro di investimenti attivati e un risparmio stimato di poco più di 95 ktep/anno. E se si guarda agli ultimi tre anni si arriva a circa un milione di interventi per 9,5 miliardi di investimenti.


Sono i dati relativi resi noti a luglio dal sesto Rapporto annuale dell’Enea.

 

Nel periodo 2014-2016, la quota principale pari a 4,36 miliardi di euro ha riguardato "la sostituzione di 1,9 milioni di serramenti", mentre 1,7 miliardi di euro "sono stati destinati ad oltre 52mila interventi sulle pareti orizzontali ed inclinate".


"I risparmi nel triennio– spiega una nota – sono stati di circa 3.300 GWh/anno, poco più di 0,28 Mtep/anno. Nel 2016 in particolare, i risparmi hanno superato i 1.100 GWh/anno, soprattutto per la sostituzione di serramenti (oltre il 41%) e la coibentazione di solai e pareti (oltre il 26%), tipologie di interventi che, insieme alla riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento dell'intero edificio, hanno il miglior rapporto costo/efficacia".


Risultati che confermano quelli riscontrabili fin dall’attivazione degli incentivi, che rischiano a fine anno di essere pesantemente ridimensionati: "Grazie agli incentivi fiscali per la riqualificazione energetica (detrazione fiscale del 65%) e per il recupero edilizio (detrazione fiscale attualmente del 50%, ma con aliquote diverse dalla prima introduzione nel 1998), sono stati realizzati oltre 14,2 milioni di interventi, che hanno riguardato il 55% delle famiglie italiane in poco meno di 20 anni. Gli investimenti corrispondenti ammontano a 237 miliardi di euro, di cui 205 miliardi hanno riguardato il recupero edilizio e circa 32 miliardi la riqualificazione energetica".


Tra i risultati elencati dal Rapporto, da segnalare anche il risparmio di 3,5 miliardi di euro di importazioni di petrolio e gas grazie ai minori consumi dal 2005 ad oggi; le oltre 15mila diagnosi energetiche eseguite da oltre 7mila aziende, "un successo raggiunto anche grazie all'aumentata consapevolezza nelle imprese sul fatto che investire in efficienza porta benefici economici rilevanti"; i 5,5 milioni di Titoli di Efficienza Energetica riconosciuti dal Gse, "con un incremento del 10% rispetto al 2015, a cui corrispondono risparmi di energia primaria pari a 1,9 Mtep/anno" (erano circa 1,7 nel 2015); un incremento del 300% delle richieste sul meccanismo del Conto Termico da parte della Pa locale, "soprattutto per interventi integrati e in grado di sfruttare la sinergia con altre possibilità di finanziamento, offerte dai fondi strutturali a livello regionale".


"Il nostro Paese, nel suo complesso, presenta un buon livello di efficienza energetica, soprattutto nel settore industriale, mentre per la PA è necessario un vero salto di qualità", ha dichiarato il presidente dell’Enea Federico Testa che, nell’occasione, ha annunciato la creazione di un’apposita task force operativa “PA-Obiettivo efficienza energetica” con il Gse,proprio per supportare la pubblica amministrazione nella realizzazione di interventi di riqualificazione energetica.
"I consumi degli immobili della Pa risultano più elevati della media nazionale e ciò rende critico il rispetto della Direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici nel caso di nuove costruzioni o di riqualificazioni importanti (deep renovation), in vigore dal 2019 per gli edifici pubblici", ha spiegato Testa.


Fonte articolo: IlSole24ore.com

 

Delrio: obbligatorio il certificato di stabilità degli edifici



Il crollo della palazzina di Torre Annunziata è stata una tragedia di fronte alla quale non si è potuti rimanere in silenzio.


Il Ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ha annunciato che per gli edifici sarà obbligatorio il certificato di stabilità

 

La novità dovrebbe essere introdotta nella prossima legge di Stabilità, che sarà in vigore dal 2018. In particolare, il Ministro delle Infrastrutture ha spiegato: "In Italia manca una classificazione ufficiale degli edifici. Abbiamo tuttavia introdotto l’obbligo della certificazione energetica e ora pensiamo di proseguire su questa strada anche per la sicurezza statica. L’idea è quella di inserire nei contratti d’affitto e di compravendita la clausola della certificazione statica obbligatoria, al pari della certificazione energetica".  


Parole che hanno incontrato il favore di architetti e ingegneri. Con una nota è stato fatto sapere che il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, Armando Zambrano, plaude all’annuncio del ministro Delrio, ma torna a chiedere con forza l’istituzione del fascicolo del fabbricato.
In un comunicato diffuso dal Consiglio nazionale degli ingegneri si legge: "A seguito del drammatico crollo della palazzina di Torre Annunziata avvenuto nei giorni scorsi, il Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha annunciato che per gli edifici sarà obbligatorio il certificato di stabilità, un po’ come avviane attualmente con la certificazione energetica degli immobili. Sul tema dei costi della certificazione Delrio ha sottolineato come tramite il Sisma Bonus essi saranno detraibili all’85%".


Armando Zambrano, presidente del Cni, ha così replicato alle dichiarazioni del Ministro: "L’annuncio dell’introduzione del certificato di stabilità è una cosa opportuna da parte del Governo. Il Sisma Bonus, in questo senso, è un bel passo in avanti, anche se sono necessarie delle modifiche normative per renderlo meglio attuabile. Va detto, però, che non possiamo aspettare che siano i condomini e i proprietari di immobili ad avviare determinate procedure. Bisogna far sì che si abbia una conoscenza più ampia dello stato degli immobili, in modo da poter stabilire se e come è necessario intervenire per garantirne la sicurezza".


"Da anni – prosegue Zambrano – come Consiglio Nazionale degli Ingegneri e come Rete Professioni Tecniche chiediamo l’istituzione del fascicolo del fabbricato. Riteniamo, infatti, che sia uno strumento determinante per conoscere le criticità di un edificio. Cominciano a rendersene conto anche gli organi di informazione che da un po’ di tempo lo indicano come una determinante fonte di conoscenza dello stato delle nostre case. Purtroppo, però, in questi anni determinate lobby, soprattutto quelle dei proprietari immobiliari, avanzando motivazioni a volte piuttosto fantasiose hanno lavorato per evitarne l’introduzione, facilitati dall’indifferenza colpevole della politica".
"In Italia – conclude Zambrano – abbiamo circa 20 milioni di edifici costruiti prima che venisse introdotta la normativa sul rischio sismico che ha imposto regole più stringenti nel settore delle costruzioni. In questo senso, dopo l’iniziativa di Delrio, ci aspettiamo un ulteriore sforzo dal mondo della politica, anche nella direzione dell’introduzione del fascicolo del fabbricato".


Favorevoli all’istituzione del certificato di stabilità per gli edifici anche gli architetti. Per il Consiglio nazionale degli architetti "si tratterebbe di una documentazione ‘minimale’ che consentirebbe di conoscere le condizioni di vulnerabilità degli edifici per avere un quadro realistico dello stato del patrimonio edilizio del nostro Paese, anticipando l’istituzione dell’auspicato fascicolo del fabbricato – una sorta di ‘cartella clinica’ – contro il quale, anche in queste ore, si levano interessate voci di dissenso”. E ancora: "Non c’è dubbio che lo sterminato patrimonio edilizio italiano vada messo in sicurezza considerando che fortunatamente si è arrestato il processo di espansione. Può essere l’occasione non solo per raggiungere dei necessari standard di stabilità per ogni immobile, ma anche per rimettere in moto in maniera virtuosa l’edilizia, colpita, più di tutte, dalla crisi economica".


Fonte articolo: Idealista.it

Al via oggi la nuova modulistica standardizzata per i lavori di edilizia

Scade oggi il termine per la pubblicazione, sui siti istituzionali di tutti i Comuni, della modulistica unificata per l'edilizia e le attività produttive, in linea con quanto prescritto nell’accordo del 4 maggio 2017, sancito in Conferenza Unificata tra Governo, Regioni ed Enti Locali.


Le Regioni avevano tempo fino allo scorso 20 giugno per adeguare i contenuti informativi dei moduli unificati e standardizzati alle specifiche normative regionali mentre entro oggi i Comuni devono aver completato l’adeguamento, pubblicando la modulistica unificata sui siti istituzionali. 

 

Da domani, anche se non pubblicata sul sito del Comune, la modulistica standardizzata potrà essere presentata utilizzando i modelli unificati licenziati dalla Conferenza unificata.
 
Ecco l’elenco completo delle Regioni con i relativi link per scaricare la modulistica relativa a:
- Comunicazione Inizio Lavori Asseverata - CILA;
- Segnalazione Certificata di Inizio Attività - SCIA;
- Segnalazione Certificata di Inizio Attività Alternativa al permesso di costruire;
- Comunicazione Inizio Lavori - CIL;
- Soggetti coinvolti;
- Comunicazione di fine lavori;
- Segnalazione Certificata per l’Agibilità.


Abruzzo
Il 26 giugno 2017 sono state approvate dalla Giunta Regionale le Delibere concernenti la Modulistica SUAP in materia di Edilizia e Commercio e Artigianato.


Basilicata
La Giunta regionale, con la deliberazione n.594 del 21 giugno 2017, ha recepito la modulistica edilizia e quella per il commercio e le attività assimilate di cui all'accordo in Conferenza unificata del 4 maggio 2017.


Calabria
La Giunta regionale, con delibera n. 239 del 13 giugno 2017, ha preso atto dell’accordo sancito in Conferenza unificata il 4 maggio 2017. Con decreto dirigenziale del 16 giugno 2017 è stato adottato il provvedimento di adeguamento alla normativa regionale dei contenuti dei moduli unificati e standardizzati per l’edilizia e per le attività commerciali e assimilate.


Campania
Con il decreto n. 19 del 22 giugno 2017 della Direzione Generale Governo del territorio, lavori pubblici e protezione civile della Regione Campania, è stata approvata la modulistica unificata e standardizzata in materia di edilizia.


Emilia-Romagna
La modulistica per l’attività edilizia e per le attività commerciali e assimilate è stata predisposta ed è stata formalmente adottata dalla Giunta regionale del 28 giugno.


Friuli Venezia Giulia
La Regione ha adeguato la modulistica per le attività commercialima, essendo a statuto speciale con competenza esclusiva in materia edilizia, non adeguerà i moduli unici per l’edilizia a quanto deciso con l’accordo del 4 maggio 2017.


Lazio
La Regione, con determinazione n. G08525 del 19 giugno 2017, ha approvato la modulistica edilizia e quella per il commercio e le attività assimilate.


Liguria
Il 16 giugno la Giunta regionale ha adottato i moduli unificati e standardizzati in materia di commercio e attività assimilate e in precedenza quelli per l’edilizia.


Lombardia
La Regione sta predisponendo l’adeguamento alla legislazione regionale dei moduli unificati e standardizzati in materia di attività edilizia, commerciali ed assimilate.


Marche
La Giunta regionale ha approvato la modulistica unificata, in materia di edilizia e di attività commerciali e assimilate, con Deliberazione del 20 giugno 2017.


Molise
La Regione, con Deliberazione della Giunta 230 del 23 giugno 2017, ha preso atto dell'accordo tra il governo, le regioni e gli enti locali e ha adottato sul territorio regionale i moduli unificati e standardizzatiper l’edilizia e le attività commerciali.


Piemonte
La Giunta regionale ha approvato con Deliberazioni del 19 giugno 2017 l’adozione della modulistica edilizia e di quella per le attività commerciali e assimilate. 


Puglia
La Regione Puglia, con Determina n.32 del 20 giugno 2017, ha approvato i moduli unificati e standardizzati per l’edilizia.


Sardegna
La modulistica unificata per le attività commerciali e assimilate è stata già inserita sul sito regionale. Per la modulistica edilizia è stato effettuato un primo adeguamento, sulla base delle specificità regionali, che sarà completato con un disegno di legge regionale specifico visto che la Sardegna è una Regione a Statuto speciale con competenza esclusiva in materia di edilizia.


Sicilia
La Giunta regionale, con Delibera n. 237 del 14 giugno 2017, ha adottato la modulistica standardizzata in materia di edilizia e di attività commerciali e assimilate.


Toscana
La Giunta regionale, con Deliberazione n. 646 del 19 giugno 2017, ha adottato la modulistica standardizzata in materia di edilizia e di attività commerciali e assimilate.


Umbria
La Giunta regionale, con deliberazione 20 giugno 2017 n. 700, ha disposto il recepimento della modulistica unificata e standardizzata in materia di edilizia ed attività commerciali e assimilate. 


Valle d'Aosta
La Regione Valle D’Aosta ha adottato la nuova modulistica e ha provveduto un vademecum per la compilazione della modulistica.

           
Veneto
Con DGR n.971 del 23 giungo 2017 la modulistica approvata dalla Conferenza unificata del 4 maggio 2017 concernente l'esercizio delle attività commerciali, di acconciatore e di estetista, è stata adeguata alla specifica normativa regionale.


Provincia autonoma di Trento
E' in corso l'adeguamento della normativa: il disegno di legge è stato adottato in Giunta ed è all'esame delle commissioni. Al termine dell'iter di approvazione sarà modificata la modulistica attualmente in uso.


Fonte articolo: Edilportale.com

Cambio di destinazione d'uso più facile con la "Manovrina"

Cambi di destinazione d’uso più liberi nei centri storici.


Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Manovrina 2017 (Legge 96/2017) si ammorbidisce la normativa che sembrava vietare il mutamento della destinazione d’uso in molte città. 

 

L’allarme era scattato dopo una pronuncia con cui la Cassazione aveva di fatto paralizzato l’attività degli Uffici tecnici. Adesso le regole sembrano più chiare, anche se bisogna valutare il carico urbanistico degli interventi e ad avere l’ultima parola sono comunque le Regioni. Vediamo perché.

Cambio di destinazione d’uso e carico urbanistico

Il testo unico dell’edilizia (Dpr 380/2001) individua cinque categorie funzionali degli immobili (residenziale, turistico-ricettiva, produttiva e direzionale, commerciale e rurale) e stabilisce che, salvo diversa previsione da parte delle leggi regionali, è "urbanisticamente rilevante" il passaggio da una categoria all’altra. Questo significa che ogni Regione può decidere se il passaggio da una determinata categoria comporta un carico urbanistico o no.


Il Decreto “Scia” (D.lgs. 222/2016), nell’attività di riordino e schematizzazione dei titoli abilitativi, ha classificato come "Restauro e risanamento conservativo leggero", realizzabile previa presentazione della CILA, gli interventi che consentono destinazioni d’uso compatibili con quella iniziale e come "Restauro e risanamento conservativo pesante" i lavori sulle parti strutturali, ma che consentono sempre destinazioni d’uso compatibili. In questo caso è richiesta la SCIA.

 
Il decreto, al punto 8 della tabella di sintesi, classifica come "Ristrutturazione pesante" gli interventi che, all’interno delle zone A, comportano mutamenti urbanisticamente rilevanti della destinazione d’uso. La norma prevede in questo caso il permesso di costruire, che può anche formarsi per silenzio-assenso ai sensi dell’articolo 20 del testo unico dell’edilizia.
 

Cassazione: il cambio d’uso è una ristrutturazione pesante

A maggio la Corte di Cassazione ha affermato che il cambio di destinazione d’uso si qualifica sempre come un intervento di ristrutturazione edilizia pesante per cui è necessario il permesso di costruire.


La pronuncia ha avuto un impatto molto forte dal momento che, in molti centri storici le ristrutturazioni sono vietate, ma sono consentiti solo gli interventi di restauro e risanamento conservativo. Nella vicenda si sono schierati anche gli Architetti di Firenze paventando il rischio di abbandono dei centri storici che invece, grazie alla trasformazione degli edifici storici in alberghi o residenze di lusso, possono rinascere a nuova vita.
 

Manovrina 2017, ok ai restauri con cambi d’uso

A cercare di mettere ordine è intervenuta la Manovrina 2017, che ha modificato la definizione di "restauro e risanamento conservativo" ammettendo in questa tipologia di interventi anche quelli implicanti il mutamento della destinazione d’uso "purché compatibile con gli elementi tipologici, formali e strutturali dell'organismo edilizio e con le previsioni dello strumento urbanistico generale e dei relativi piani attuativi".


Questa nuova definizione apre al cambio di destinazione d’uso all’interno dei centri storici. Per chiudere definitivamente il cerchio bisognerebbe tenere conto di questa nuova chance anche nella tabella di sintesi del Decreto Scia.


Fonte articolo: Edilportale.com

Ristrutturare aumenta fino al 19% il valore della casa

Il patrimonio immobiliare italiano è piuttosto datato e puntare alla sua riqualificazione è l’unica via percorribile per migliorarne l’efficienza e la qualità.


Per chi poi è intenzionato a vendere o affittare un immobile, ristrutturarlo prima di metterlo in vendita sul mercato consente di aumentarne il valore fino al 19% e di andare a segno con la trattativa in tempi più brevi.

 

Questa è la maggiore evidenza di uno studio svolto da ProntoPro.it in collaborazione con Immobiliare.it.
Secondo l’analisi, nel caso di un immobile da affittare il valore cresce ancora di più dopo una ristrutturazione, che consente di richiedere un canone di locazione fino al 22% più alto della media.


La ricerca ha tenuto conto di due pacchetti di interventi di ristrutturazione per un bilocale da 52 metri quadrati - taglio che si vende e affitta maggiormente in Italia: quelli volti a migliorare in generale le condizioni della casa e quelli destinati a migliorarne il comfort. Per ognuno di questi interventi l’Osservatorio di ProntoPro.it ha calcolato la media di spesa da sostenere e l’Ufficio Studi di Immobiliare.it ne ha indicato la crescita del valore, sia in termini di vendita sia di affitto nei maggiori centri urbani italiani.

CON UNA RISTRUTTURAZIONE BASE IL VALORE DELL’IMMOBILE AUMENTA FINO AL 14%

Il primo pacchetto di interventi considerato è quello che comprende la ristrutturazione del bagno (completa di impianto idrico e sanitari), spazio a cui - secondo i dati della ricerca di Immobiliare.it - le persone fra i 24 e i 38 anni, alla ricerca di una casa, guardano ancor prima che alla camera da letto: per ristrutturarlo servono mediamente 2.500 euro. A questo segue la tinteggiatura delle pareti per un costo stimato di 550 euro. Indispensabile in alcuni casi anche l’impianto elettrico certificato, comprensivo di 40 punti luce, per una spesa media di 2.000 euro. Infine si è tenuto conto dell’installazione di infissi nuovi: servono in media 345 euro per ogni finestra e 280 euro per l’installazione di ciascuna porta. Il costo totale di questo primo pacchetto di interventi ammonta mediamente a 5.700 euro.


Il mercato delle compravendite nelle grandi città risponde a questo tipo di ristrutturazione in maniera molto positiva dato che un bilocale ristrutturato vale il 12% in più e i tempi di vendita diminuiscono di 5 mesi.
Per quanto riguarda il mercato degli affitti la situazione migliora sia in termini economici sia temporali: la media di crescita del prezzo è pari al 14% e i tempi stimati per trovare un affittuario diminuiscono di 6 mesi. 

UNA CASA PIÙ CONFORTEVOLE VALE ANCORA FINO ALL’8% IN PIÙ DELLA MEDIA

A questi primi interventi si possono aggiungere quelli che migliorano il comfort di un immobile. L’Osservatorio di ProntoPro.it ha inserito nel computo tre diversi tipi di lavori: l’installazione delle zanzariere, con un costo stimato di 250 euro per singola apertura; l’installazione di un impianto di antifurto che, per un bilocale di 52 metri quadrati, costa mediamente 1.300 euro; un impianto di climatizzazione con un solo condizionatore, per un costo di 450 euro. La spesa totale per questi lavori corrisponde a 2.000 euro.


Anche a seguito di queste migliorie il mercato delle compravendite nelle grandi città risponde in maniera molto positiva, simile a quella del mercato degli affitti: rispetto ad una casa ristrutturata con i soli interventi base, il valore di un bilocale in vendita, in cui si sono effettuati questi ulteriori lavori, cresce ancora del 7%, con tempi di permanenza sul mercato che si accorciano di 7 mesi.
Se si volesse dare in locazione il bilocale, a seguito del secondo pacchetto di interventi, si può richiedere un canone d’affitto più alto dell’8% e i tempi per le trattative si riducono di 5 mesi.


Segue tabella con indicazione dei costi di ristrutturazione, la conseguente crescita del valore di un bilocale (52mq) e la riduzione dei tempi di permanenza sul mercato sia nel caso di una vendita sia di nel caso di una locazione. I valori sono riferiti al mercato delle grandi città italiane.


 

Fonte articolo: Casaeclima.com

Possibile cedere il credito alle imprese per riqualificare il condominio

Ristrutturazioni antisimiche e interventi di risparmio energetico meno costosi da quest'anno per i condomini che avranno la possibilità di cedere l'Ecobonus alle imprese che effettuano i lavori riducendo, così l'importo da pagare.


La novità, prevista dalla legge di Bilancio, entra nella fase operativa grazie alle istruzioni emanate dall'Agenzia delle entrate. 

Per queste operazioni la burocrazia è ridotta al minimo e il credito può essere ceduto non solo alle imprese ma anche ad altri soggetti, banche escluse.

 
GLI INTERVENTI INTERESSATI

Il meccanismo di cessione del credito riguarda gli interventi di miglioramento energetico e l'adeguamento sismico (Sismabonus). Nel primo caso si tratta degli interventi che interessano l'involucro dell'edificio con un'incidenza superiore al 25% della superficie disperdente lorda (realizzazione del cosiddetto "cappotto"), e quelli destinati a migliorare la prestazione energetica complessiva certificata dall'Attestato di prestazione energetica. Per la prima tipologia di lavori la detrazione è pari al 70%, per gli altri interventi raggiunge il 75%. In entrambi i casi la detrazione si applica su un ammontare di spesa fino a 40.000 euro per ciascuna unità immobiliare presente nell'edificio e va ripartita in dieci quote annuali di pari importo. Interessati all'agevolazione anche gli immobili per uso non abitativo.


Per quanto riguarda invece il Sismabonus, per gli interventi antisimici che interessano l'intero condominio è prevista una detrazione del 75% se i lavori consentono di passare a una classe di rischio inferiore inferiore, e dell'85%, se si migliora di due classi. La detrazione si applica su un ammontare di spesa fino a 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare e deve essere ripartita in cinque quote annuali di pari importo.

CHI PUO' CEDERE IL CREDITO

La possibilità di cedere il credito è riconosciuta a tutti i condòmini, compresi i contribuenti incapienti, ossia chi non ha sufficiente Irpef da pagare per poter usufruire della detrazione in questione.
Il credito cedibile è quello che corrisponde alla detrazione attribuita in riferimento alle spese prevista per gli interventi agevolabili. Così, ad esempio, nel caso di interventi per il risparmio energetico per 40.000 euro con aliquota al 75%, il credito d'imposta che si può ottenere è di 30.000 euro da utilizzare in 10 rate da 3.000 euro. Nel caso invece del sismabonus con aliquota sempre al 75% e importo di spesa di 96.000 euro, il credito è pari a 72.000 euro da ripartire in cinque quote annuali di 14.400 euro.


La convenienza dell'operazione

Il credito può essere ceduto alle ditte che realizzano i lavori ma anche ad altri soggetti privati, persone fisiche, professionisti o lavoratori autonomi, imprese, società ed enti. E' invece esclusa la cessione a favore di istituti di credito, intermediari finanziari e anche delle amministrazioni pubbliche. Il cessionario, ossia chi accetta il credito ceduto, può a sua volta cederlo ad altri.


Nelle intenzioni del Governo questa operazione dovrebbe consentire di mettere in sicurezza e migliorare l'efficienza energetica degli immobili costruiti negli anni 50 e 60 e soprattutto in periferia. In questi casi, infatti, è prevedibile che i proprietari non dispongano di redditi tali da poter effettuare interventi di rilevante importo e godere della relativa detrazione. Potendo invece cedere il credito alle imprese che li realizzano di fatto, rientreranno subito della somma spesa, senza attendere i cinque o 10 anni previsti per ottenere il rimborso sotto forma di credito d'imposta. Una volta pagata la rata e effettuata la cessione del credito, infatti, il cessionario dovrà rimborsare una somma corrispondente al credito che gli è stato ceduto. Quindi si anticipano semplicemente dei soldi destinati a tornare in cassa a stretto giro.

 
Le comunicazioni al condominio

Non occorre comunque nessuna delibera condominiale ad hoc e non è necessario che i condomini siano tutti d'accordo ad effettuare l'operazione. Il credito, infatti, può anche essere ceduto, ad esempio, dai genitori ai figli, che a fronte del pagamento dei lavori non potrebbero invece usufruire dell'agevolazione se non sono proprietari dell'appartamento o conviventi con i genitori. Ci si può insomma accordare in vari modi. Poi si dovrà solo comunicare all'amministratore di condominio, entro il 31 dicembre, l'avvenuta cessione e la relativa accettazione da parte del cessionario, indicando la denominazione e il codice fiscale di quest'ultimo. L'amministratore, entro il successivo 28 febbraio, comunica questi dati all'Agenzia delle entrate che da parte sua mette a disposizione nel "Cassetto fiscale" il credito d'imposta attribuito e utilizzabile.


Fonte articolo: Repubblica.it

 

Perchè conviene riqualificare

Da una nuova edilizia legata alla qualità, al recupero, all’efficienza energetica e alla sicurezza antisismica può venire una spinta al rilancio dell’economia interna insieme a una riduzione dei consumi energetici e dell’inquinamento delle nostre città.


Lo dicono i numeri: lo scorso anno il credito di imposta per le ristrutturazioni e l’Ecobonus hanno generato 28,2 miliardi di euro di investimenti, con un incremento del 12,3% sul 2015, e attivato 419 mila posti di lavoro tra diretti e indotto. 

 

Tra 2007 al 2016, gli anni della crisi, i lavori di manutenzione straordinaria incentivati con il credito di imposta sono stati pari a 190 miliardi di euro. Tanto che oggi il 79% del valore della produzione del settore edilizia si deve alla riqualificazione del patrimonio esistente. Sono i dati del rapporto ‘Una nuova edilizia contro la crisi’ di Cresme e Fondazione Symbola.


Gli incentivi fiscali sono stati l’unico motore positivo per l’edilizia, che ha pagato la crisi più di altri settori perdendo 600 mila posti di lavoro dal 2008. Oggi, suggeriscono Symbola e Cresme, possono giocare un forte ruolo di rilancio e orientamento del settore anche grazie al nuovo "Sismabonus" che consente detrazioni sino all'85% dei costi sostenuti.


“Occorre – prosegue Realacci - una manutenzione intelligente di questi strumenti, garantendo una maggiore efficacia delle misure per il risparmio energetico e un pieno utilizzo, con adeguati strumenti finanziari per gli incapienti, del nuovo potente sismabonus per la messa in sicurezza antisismica. Incrociando “Casa Italia” e la ricostruzione nelle aree colpite dal terremoto, l’attività di riqualificazione può entrare in una nuova fase, che necessita di nuove politiche a livello locale e di una nuova progettualità per le città”.

LE RISTRUTTURAZIONI INCIDONO POSITIVAMENTE SUL VALORE DELL’IMMOBILE

Ai vantaggi per la filiera, si aggiungono i vantaggi per i cittadini e per il patrimonio immobiliare. Il rapporto dimostra come le ristrutturazioni incidano positivamente sul valore dell’immobile: a fronte di un intervento medio di 14.500 euro, un’abitazione ristrutturata aumenta il suo valore di 65.750 euro. Mediamente le case ristrutturate immesse sul mercato nel 2016 hanno avuto un valore del 29% superiore a quelle non ristrutturate. E hanno un prezzo medio superiore anche rispetto alle case nuove.


A titolo puramente indicativo si può ipotizzare che se tutte le abitazioni messe sul mercato immobiliare nel 2016 fossero riqualificate, il valore del patrimonio edilizio residenziale in offerta sarebbe rivalutato di 20 miliardi di euro. La riqualificazione è, quindi, una operazione di valorizzazione economica del patrimonio esistente che incide sulla ricchezza delle famiglia e del Paese.


Per sfruttare gli strumenti di di questo “fisco buono” gli italiani devono esserne a conoscenza. Da un sondaggio Ipsos realizzato per Symbola emerge che il 76% degli italiani conosce l’Ecobonus, il 15% dei quali afferma di averlo utilizzato.


Il Sismabonus è invece meno noto: a oggi il 46% degli italiani non ne conosce l’esistenza. E questo nonostante che sette italiani su dieci si dicano propensi a spendere di più per avere case più sicure dal punto di vista sismico e con maggiore efficienza energetica.


“La crisi - scrivono Realacci e Bellicini nella premessa del rapporto - ha posto all’ordine del giorno nuovi bisogni cui far fronte con risposte nuove. Per accettare le sfide che il presente e il futuro ci pongono, l’Italia deve fare quello che meglio di ogni altro Paese sa fare, l’Italia deve fare l’Italia e tenendo insieme bellezza e tecnologia, innovazione e tradizioni, coesione sociale e competitività potrà dare a queste domande risposte adeguate. L’edilizia di cui parliamo in questo report può essere una di quelle risposte”.


Fonte articolo: Casaeclima.com

La "Manovrina" per il settore immobiliare non convince

Forte "preoccupazione" per il mantenimento, seppur in misura parziale, delle clausole di salvaguardia, ma "soddisfazione" per l'abbandono della riforma del catasto.


È il giudizio espresso sulla manovrina dall'Ance, l'associazione dei costruttori edili, che nel corso di un'audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, fa notare che l'aumento dell'Iva "produce solo effetti negativi sul mercato, con una forte contrazione dei consumi".

 

 

Confedilizia: "Ignorato settore immobiliare" 

La manovra-bis dimostra "la mancanza assoluta di volontà di intervenire sul settore immobiliare" ancora profondamente in crisi, e che necessiterebbe invece di una "cura shock" da punto di vista fiscale. Lo ha detto il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, nel corso dell'audizione sul decreto davanti alle Commissioni Bilancio. 


In particolare, Spaziani Testa è intervenuto sulla questione dei nuovi obblighi per gli intermediari previsti nel Dl 50/2017 per la ritenuta sui canoni delle locazioni brevi, la cosiddetta "tassa Airbnb", il presidente ha spiegato: "Non ci spaventa la ritenuta, ma non posso non rilevare come turbi molto, e in questo caso effettivamente spaventi, il fatto che si parta da un pregiudizio per giustificare la normativa".


Parlando dell'evasione fiscale nel settore, la relazione tecnica al decreto, ha precisato Spaziani Testa, cita infatti "i dati di un'indagine della Guardia di Finanza di Venezia, presumibilmente quindi riferita alla stessa città, che avrebbe dimostrato che solo un affitto su quattro è dichiarato. Ci preoccupa la dimensione territoriale del presupposto" per fare una legge nazionale.


Inoltre, ha aggiunto il presidente di Confedilizia "Siamo preoccupati che possano esserci eccessivi adempimenti, e dunque eventuali sanzioni, in capo agli Agenti immobiliari, oltre ai portali attraverso i quali qualche volta viene reperito l'immobile".
Gli agenti, infatti, se incassano il canone di locazione, diventano sostituto d'imposta. "La Fiaip ha già espresso le proprie preoccupazioni per un ruolo particolarmente significativo e pesante che viene attribuito agli Agenti immobiliari", ha aggiunto. Serve dunque una "modifica per evitare eccessive incombenze per il settore" ha proseguito Spaziani Testa.


Secondo Raffaele Dedemo, Vicepresidente Fiaip con delega al Turismo - questo provvedimento rappresenta un'ulteriore incombenza sull'attività degli Agenti immobiliari, che inciderà notevolmente su chi lavora nel settore delle locazioni turistiche, a fronte di guadagni, a volte, molto limitati".


E continua: "Non crediamo che il problema del mondo delle locazioni turistiche sia il sommerso o l'evasione ipoteticamente generata per gli affitti brevi, in quanto oggi la percentuale di pagamenti in contanti è bassissima e quindi altamente tracciabile. Il problema, semmai, sono le differenti normative locali -conseguenza della mancata riforma del Titolo V della Costituzione - differenti tra Regione e Regione che creano confusione agli stessi proprietari che decidono di acquistare un immobile e di gestirlo in proprio per la locazione turistica.


Fonte articolo: 1. IlSole24Ore, 2. IlSole24Ore, 3. Condominioweb.com

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