Riforma del Catasto: è la volta buona?

Era prevista dalla delega fiscale approvata nel 2012, ma tra i numerosi decreti attuativi varati dal Governo Renzi quello sulla riforma del catasto non si è visto. Perché basare le valutazioni degli immobili non più sui vani ma sui metri quadri rischiava di tradursi, stando alle simulazioni, in una stangata fiscale che avrebbe scontentato gli elettori.


Così l’ex Premier accantonò "due anni di lavori preparatori", come afferma la direttrice dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi. Ora però il tema torna sul tavolo.

 

Il presidente dem della commissione Finanze del Senato Mauro Maria Marino ha infatti firmato con il collega Salvatore Sciascia di Forza Italia un disegno di legge che riprende l’articolo 2 della delega fiscale, quello che riguardava appunto il catasto. E la riforma di un sistema datato 1939, sollecitata in più occasioni anche dalla Commissione Ue, sarà inserita nel Piano nazionale delle riforme allegato al Documento di economia e finanza che l’esecutivo Gentiloni approverà entro il 10 aprile per poi inviarlo a Bruxelles.
Oggi 3 aprile il testo del ddl sarà sottoposto agli altri gruppi e, se ci sarà la volontà politica, potrà essere discusso in sede deliberante dalle due commissioni competenti (senza la necessità di passare anche per il voto dell’Aula) ed essere approvato entro la fine della legislatura.


Marino ha assicurato che sarà garantita ”l’invarianza di gettito”, vale a dire che gli introiti per lo Stato non aumenteranno. Ciò non toglie però che ci sarà “un riequilibrio del prelievo, ottenuto allineando i valori catastali a quelli di mercato”. Vale a dire che, tra i contribuenti proprietari di case, ci sarà chi ci guadagna e chi ci perde.


COME SARA' IL NUOVO CATASTO

Le abitazioni nelle zone centrali delle grandi città, spesso ancora classificate come “popolari“, vedranno salire la rendita catastale su cui si basa il calcolo dell’imponibile Imu (oggi solo sulle seconde case) ma anche delle imposte su compravendite, donazioni e successioni. Mentre quelle in periferia, anche se nuove, saranno meno colpite dal fisco.
Inoltre la revisione avrà un impatto sul reddito Isee, nel cui calcolo entrano come è noto anche le proprietà immobiliari.


I decreti attuativi, accantonati dall’esecutivo Renzi per motivi politici, di fatto sono già pronti. La principale novità è che il valore patrimoniale dei circa 63 milioni di immobili italiani sarà stimato appunto non più in base ai vani ma ai metri quadri, partendo dai valori di mercato rilevati dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate e tenendo conto di posizione e caratteristiche dell’immobile. Per calcolare la rendita sarà poi applicato un algoritmo partendo dai canoni di locazione medi. Oggi, invece, si utilizza un moltiplicatore standard.


La novità comporterà che, oltre alla metratura, abbiano un peso anche lo stato di conservazione della casa e i servizi pubblici disponibili nella zona. Le nuove commissioni censuarie locali, istituite nel 2015 ma mai rese operative, dovranno validare i criteri stabiliti dalle Entrate e completare l’elaborazione dell’algoritmo. Tutta l’operazione, ammesso che passi, avrà naturalmente bisogno di tempo per essere attuata. L’orizzonte indicato nel 2015 era di cinque anni.


Fonte articolo: IlFattoQuotidiano.it

Compravendita di un immobile oggetto di detrazioni edilizie: i passi da compiere

L’anno scorso 8,2 milioni di contribuenti hanno usato la detrazione sul recupero edilizio nella dichiarazione dei redditi.


Basta questa cifra, ricavata dalle statistiche delle Finanze, a spiegare perché è importante sapere cosa succede quando si acquista una casa ristrutturata.

 

La possibilità di imbattersi in un venditore che sta sfruttando i bonus sui lavori è tutt’altro che remota. E il destino della detrazione andrebbe affrontato in anticipo per evitare brutte sorprese o discussioni.
La regola è dettata dall’articolo 16-bis del Tuir, norma-base della detrazione del 36% (maggiorata al 50% fino a fine 2017). Al comma 8 si dice che in caso di vendita dell’unità immobiliare "la detrazione non utilizzata in tutto o in parte è trasferita per i rimanenti periodi di imposta, salvo diverso accordo delle parti, all’acquirente persona fisica dell’unità immobiliare". 


In generale, il fatto che il bonus segua la casa pone il venditore in una posizione di debolezza negoziale, perché deve esplicitare la presenza di un rimborso fiscale che la legge – in assenza di accordi diversi – attribuisce al compratore. E questo potrebbe dare agli acquirenti più attenti una leva da azionare nella trattativa, reclamando ad esempio una riduzione del prezzo. Il venditore, comunque, non è tenuto a specificare gli importi in ballo, né il numero di rate rimaste. 

I LAVORI E LE DETRAZIONI TRASFERIBILI

Le detrazioni trasferibili riguardano gli interventi agevolati dal 36-50% che il proprietario può eseguire nelle singole unità abitative (il comma 8 richiama le opere indicate al comma 1 dello stesso articolo 16-bis del Tuir): dalla manutenzione straordinaria, (come lo spostamento di una parete), fino alle opere per la prevenzione di atti illeciti (come l’installazione di inferriate), la costruzione di box auto pertinenziali e la bonifica dell’amianto.


La legge cita la vendita dell’unità "sulla quale sono stati realizzati gli interventi", ma nella lista dei lavori ammessi sono compresi gli interventi sulle parti comuni (alla lettera a) del comma 1). Si deve ritenere, quindi, che chi compra un appartamento – salvo diverso accordo con il venditore – acquisisca anche le rate residue della detrazione per lavori condominiali. In questo caso, sarà l’amministratore di condominio a dover dare al compratore una copia della certificazione per i lavori che aveva rilasciato a suo tempo al venditore.


In virtù del rimando generale al 36%, tutte le regole viste fin qui si applicano anche alla detrazione sulla riqualificazione energetica del 55%, ora al 65%, aumentabile fino al 75% per lavori ad alta efficienza (circolare 19/E, par. 1.7). Non si trasferisce, invece, il bonus del 50% per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici abbinato ai lavori.
Le Entrate l’hanno detto rispondendo a un quesito che riguardava il decesso del beneficiario e il trasferimento dell’immobile mortis causa (circolare 17/E/2015, par. 4.6) . Secondo l’Ance, però, la motivazione vale anche per la cessione per atto tra vivi: il motivo per cui il bonus mobili non si trasferisce, infatti, è che l’articolo 16-bis riguarda solo le agevolazioni per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica degli edifici.

LE CESSIONI

L’espressione "vendita" non va presa alla lettera. Il trasferimento dei bonus si applica a tutte le ipotesi di cessione, comprese quindi le permute e le donazioni (circolare 57/1998 delle Finanze).
Se invece viene venduta solo una quota della proprietà, o la nuda proprietà, la detrazione resta al venditore (circolare 24/E/2004), a meno che la quota ceduta non ricomponga la piena proprietà in capo all’acquirente: in quest’ultimo caso l’operazione è assimilata alla cessione vera e propria.

I DOCUMENTI CHE VANNO CONSEGNATI A CHI COMPRA

Anche se la legge parla di "accordo", il fisco vuole che l’intesa sulle rate residue di detrazione sia scritta nel rogito. Lo si comprende dalla circolare 19/E/2012 (par. 1.8) e dalla guida "Ristrutturazioni edilizie" dell’Agenzia, che richiede "specifiche indicazioni nell’atto di compravendita". Così, ad esempio, se ci fosse un accordo nel compromesso che per una svista non viene “ripetuto” nel rogito, la detrazione passerebbe al compratore.


Né la normativa, né l’Agenzia richiedono formule particolari, sarà quindi il notaio a valutare la dicitura più appropriata.
L’eventuale intesa tra le parti ha anche delle ricadute a livello documentale. Infatti, quando il bonus transita all’acquirente, il venditore è tenuto a consegnargli le ricevute dei bonifici, le fatture, gli eventuali titoli abilitativi e gli altri documenti che dovranno essere mostrati alle Entrate in caso di controllo, come ad esempio gli allegati tramessi all’Enea per gli interventi agevolati dall’ecobonus.


Si tratta di un punto molto delicato: è evidente che il venditore potrebbe non aver voglia di collaborare, se non conosce la legge e dopo il rogito si accorge di aver perso la detrazione. E a quel punto l’acquirente dovrebbe iniziare una discussione e forse un contenzioso in sede civile. Ragion per cui è bene pattuire la consegna dei documenti al rogito.
Un altro punto delicato è la possibilità di rettificare in seguito l’atto d’acquisto con l’intervento del notaio: operazione teoricamente fattibile con l’ok dell’acquirente, perché dopotutto cambia solo la spettanza del bonus e non vengono violati i princìpi fissati dallo Statuto del contribuente, ma sull’ammissibilità della quale non ci sono prese di posizione dell’Agenzia.

Il DOVERE DELL'AGENTE IMMOBILIARE E' DI AVVISARE CHI VENDE

Il passaggio del bonus edilizio da venditore ad acquirente può facilitare la trattativa di compravendita immobiliare, rendendo l’immobile più interessante agli occhi di chi cerca casa. Eppure chi vende spesso è disinformato e, se in ballo ci sono detrazioni importanti, difficilmente è disposto a cederle dopo aver investito.
Il più delle volte la normativa non è conosciuta dalle parti, tanto che in alcuni casi il venditore rischia di perdere l’agevolazione senza saperlo.


"Quando ci affidano un incarico – afferma Marco Anzini, team manager per il Nord Est di Tecnocasa – noi avvisiamo sempre il venditore, anche se poi in pochi di fatto chiedono di esplicitarlo nel rogito". Veniamo da periodi di mercato molto difficili, tanto che pur di vendere ora “si è disposti a tutto”. "Gli incentivi – aggiunge Anzini - possono essere usati per fare gola e invogliare gli acquirenti che, non solo oggi comprano a un prezzo migliore, ma con i bonus inoltre si portano a casa un immobile più interessante".


Durante le trattative per la vendita di unità su cui è “attivo” un bonus edilizio (o più di uno) a fare la differenza è l’importo della detrazione ancora da incassare. Nonostante, infatti, l’immobile acquisti valore se corredato di bonus, non tutti i proprietari sono disponibili a cedere i benefici dopo aver sostenuto investimenti ingenti. In particolare se l’intervento è stato fatto da poco e, quindi, sono ancora tante le quote da portare in dichiarazione dei redditi. "Di solito, anche per un fattore psicologico, il proprietario tende a tenere per sè l’agevolazione", afferma Fabrizio Segalerba, agente immobiliare Fiaip di Genova. "In questi casi – aggiunge – è bene chiarire le cose fin dalla proposta di acquisto, per evitare fraintendimenti poi".


La chiarezza è ancor più fondamentale quando all’unità immobiliare sono legati bonus edilizi per lavori condominiali sostenuti (o deliberati) dal venditore: il solo saldo delle spese condominiali è sempre stato un elemento cruciale delle trattative e ora il nodo dell’eredità fiscale delle detrazioni rende ancora più urgente la collaborazione tra agenti immobiliari e amministratori di condominio. Sono questi ultimi, infatti, a dover fornire prontamente tutta la documentazione alle parti, per valutare al meglio l’accordo. 


"Per non scendere troppo con i ribassi sul prezzo – spiega Segalerba della Fiaip di Genova – alcuni venditori sono disposti a lasciare la detrazione legata ai lavori condominiali. Ad esempio, l’installazione delle termovavole. Un po’ meno quando sono stati rifatti il tetto o le facciate, e quindi gli importi sono più elevati". 


Dall’altra parte, accade sempre più spesso che gli acquirenti interessati alle nuove costruzioni chiedano informazioni sulle agevolazioni fiscali: sul mercato non mancano i costruttori che usano come leva pubblicitaria la vendita con il bonus a favore dell’acquirente.


Come in tutte le trattative di natura negoziale, avere più opzioni di scelta aiuta a trovare un accordo e, quindi, a favorire il mercato immobiliare. 


Fonte articolo: IlSole24Ore, vetrina web

Danni all'edificio dopo ristrutturazione: impresa responsabile per 10 anni

L’appaltatore è sempre responsabile per dieci anni dei difetti dell’opera, non solo in caso di nuova costruzione, ma anche nelle ristrutturazioni.


È arrivata a questa conclusione la Corte di Cassazione, che con la sentenza 7756/2016 ha spiegato che l’articolo 1669 del Codice Civile si applica a tutti gli interventi che influiscono sul normale godimento dei beni.

 

Nel caso preso in esame dalla Corte di Cassazione, tutti i condòmini avevano fatto causa alla società venditrice e all’impresa che, su incarico della società, aveva effettuato gli interventi di ristrutturazione. Secondo i ricorrenti, dopo i lavori erano emersi dei danni, come la presenza di un quadro fessurativo sulle pareti interne ed esterne del fabbricato, che testimoniavano una condizione di degrado, e lo scollamento di quasi tutte le mattonelle del pavimento.
 

Impresa responsabile per dieci anni

In primo grado, i giudici avevano dato ragione ai condòmini sulla base dell’articolo 1669 del Codice Civile. L’articolo del Codice prevede che se l’opera, realizzata su edifici o altri immobili destinati alla lunga durata, rovina o causa difetti all’immobile, l’appaltatore, cioè l’impresa che ha realizzato i lavori, è responsabile nei confronti dei committenti. L’impresa risponde dei danni se questi si verificano entro dieci anni dalla fine dei lavori e se i committenti hanno denunciato i danni entro un anno dalla loro scoperta.

In appello, però, il giudice aveva affermato che l’articolo 1669 potesse essere applicato solo alle nuove costruzioni e non alle ristrutturazioni.
 

Responsabilità per dieci anni anche nelle ristrutturazioni

La situazione è stata ribaltata dalla Cassazione. I giudici hanno ribadito che l’impresa è responsabile non solo in caso di lavori ex novo, ma anche per le opere di ristrutturazione.
Come si legge nella sentenza, anche le opere più limitate, come le riparazioni, le ristrutturazioni e i restauri, possono rovinare o mettere in pericolo l’immobile.


I giudici hanno spiegato che per gravi difetti devono intendersi quelli riguardanti le parti essenziali degli immobili che garantiscono la stabilità e la conservazione. Tra questi rientrano i vizi della pavimentazione, delle scale, delle recinzioni, degli impianti e l’umidità.
L’impresa che aveva realizzato i lavori è stata quindi condannata al risarcimento e alla riparazione dei danni causati.


Fonte articolo: Edilportale.com

La riqualificazione immobiliare è oggi il futuro

In Italia non si edificano più nuove case, mentre lo stock residenziale italiano è vetusto perché costruito, per la maggior parte, prima del 1990.


Cambiano la domanda e la richiesta da parte di affitta o compra casa, mentre rimangono vuoti o inutilizzati milioni di metri quadri in tutta Italia

 

Ma se a prima vista queste possono sembrare difficoltà critiche, dall'altra parte rappresentano un'enorme opportunità.
Secondo il “Primo Rapporto sul recupero edilizio in Italia”, realizzato da Scenari Immobiliari in collaborazione con Paspartu Italy e presentato a Milano, in Italia il 62,2% degli immobili è stato costruito prima del 1990 (il 30,1 per cento addirittura prima del 1970). Un patrimonio superato, energivoro, spesso inadeguato a rispondere alla domanda che si è venuta a creare in questi anni. D'altro canto esistono sul mercato almeno 147 milioni di metri quadrati di immobili vuoti e pronti ad essere venduti, in contrasto con quei 123 milioni di metri quadrati inadatti e tutti da ristrutturare.


Con questo quadro risulta evidente come il recupero del patrimonio immobiliare possa rappresentare oggi una delle migliori opportunità per tutto il settore: un mercato potenziale di 50 miliardi di euro. “Dobbiamo creare un nuovo mercato”, spiega Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari. “E questo ruolo può essere ricoperto dalla ristrutturazione del patrimonio esistente. Interventi che possono realizzare case più comode, più fruibili, più belle. Non possiamo più consumare territorio, per questo dobbiamo intervenire sui palazzi, non solo sui singoli appartamenti”.


Il mattone pare non essere più il bene rifugio, soprattutto per le nuove generazioni. L'acquisto della casa non è più una priorità, sia per le mutate condizioni economiche dei cosiddetti Millenials (generazioni che vanno circa dai 25 ai 40 anni), più povere rispetto alle generazioni precedenti, sia a causa di un cambiamento negli stili di vita. Sharing economy, sostenibilità ambientale, precarietà lavorativa hanno cambiato profondamente la domanda: ora la casa deve essere tecnologicamente avanzata, sicura, pensata per il risparmio energetico e l'utilizzo di materiali naturali, o comunque salubri. “È necessario cominciare a progettare considerando la corretta localizzazione ed orientamento, l'ermeticità della costruzione ma anche il controllo della ventilazione, con apparecchi e sistemi di energia rinnovabile”, si legge nel rapporto.


“Oggi si chiede una casa online, efficiente, salubre”, spiega Gaetano Coraggio, chief executive officer di Paspartu. “Le nostre case dovranno assomigliare sempre più a delle automobili, customizzabili e da revisionare negli anni, per mantenerle efficienti. L'imperativo è quello di puntare verso la rigenerazione urbana”.
In uno scenario dove il 19% delle compravendite, con punte del 25 per cento a Napoli, riguarda case da ristrutturare, il recupero edilizio è oggi il futuro dell'edilizia italiana e del mercato. 


Fonte articolo: Idealista.it

Ristrutturare casa ne aumenta il valore medio del 10,7%

A gennaio 2017 il 13,4% dei cittadini ha dichiarato di essere intenzionato ad effettuare lavori di manutenzione straordinaria dell’abitazione nei successivi dodici mesi.


Il 3,3% lo ritiene certo ed il 10,1% lo ritiene probabile: correggendo quest’ultima quota del campione con una probabilità del 50%, si stima che l’8,4% dei consumatori è orientata ad effettuare manutenzione straordinaria dell’abitazione.

 

Nei primi undici mesi del 2016 la spesa sostenuta da incentivi per le ristrutturazioni è cresciuta del 13,9%, dopo la flessione osservata nello stesso periodo del 2015 (-14,0%). Sulla base di questo trend, si stima per il 2016 una spesa incentivata pari a 28.207 milioni di euro con un aumento di 3.439 milioni rispetto al 2015.


Sulla domanda nelle costruzioni stanno agendo positivamente le politiche di incentivazione degli interventi per le ristrutturazioni e per il risparmio energetico che - anche grazie all’azione di Confartigianato - sono state recentemente confermate e prorogate dalla Legge di Bilancio 2017.
I dati arrivano da ANAEPA-Confartigianato Edilizia, che ha analizzato l’andamento del settore delle costruzioni nel 2016, anno di entrata in vigore del nuovo Codice degli Appalti pubblici.

I trend del settore delle costruzioni

Prosegue la risalita della fiducia delle imprese di costruzione: a febbraio 2017 l’indice di fiducia è invariato rispetto al mese precedente e superiore del 3,9% rispetto allo stesso mese del 2016. Tuttavia, la produzione registra ancora una flessione, seppur limitata: -0,3% al netto degli effetti di calendario, pur segnando il migliore risultato dal 2007.


Già oggi il 19% delle compravendite (con punte del 25% a Napoli) riguarda case da ristrutturare. Il numero aumenta esponenzialmente se si considerano anche le unità immobiliari abitate dello stock che avrebbero ugualmente bisogno di manutenzione straordinaria, per un investimento stimato in 50 miliardi di euro.
 
È quanto emerge dal primo "Rapporto sul recupero edilizio in Italia", presentato ieri a Milano da Scenari Immobiliari e realizzato in collaborazione con Paspartu Italy. “Il recupero del patrimonio residenziale è il futuro dell’edilizia italiana e del mercato immobiliare”, ha dichiarato Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, in apertura del convegno.

I vantaggi della ristrutturazione edilizia

Recuperare il patrimonio immobiliare comporta un miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti, risparmi energetici e anche bellezza della casa. Ma è anche un investimento. Una casa più bella e più funzionale vale di più, e per una società di proprietari come quella italiana, aumentare il valore di un immobile è una mossa strategica significativa.


Ciò che non può mancare è l’efficientamento della parte impiantistica, che deve essere a norma e tecnologicamente evoluta al massimo delle possibilità. Di uguale importanza è la sicurezza dell’immobile, munito di allarme, specie nelle grandi città, la predisposizione per l’installazione di climatizzatori d’aria e una connessione wi-fi, così che anche il confort non venga da meno.


Il rapporto presenta un capitolo dedicato proprio al plusvalore ottenibile dalla ristrutturazione. Si parte dai quartieri semicentrali delle principali città italiane dove il mercato risulta più dinamico, prendendo come standard un appartamento di 60 mq secondo i prezzi rilevati a febbraio 2017. Sono contrapposte due tipologie di immobili: quello da ristrutturare e quello ristrutturato di qualità assimilabile al nuovo.


Gli interventi stimati riguardano operazioni di demolizione, rimozione e costruzione dei tramezzi, intonaci e rasature, pavimenti e rivestimenti, opere da imbianchino, opere da idraulico, impianto di riscaldamento, impianto elettrico, assistenze murarie, condizionamento dell’aria, infissi e fornitura materiali. 
Si calcola che il plusvalore (cioè l’incremento percentuale del valore di un’abitazione compresi i costi di ristrutturazione) può raggiungere anche il 35% del prezzo dell’immobile in determinate zone.
 

Il plusvalore generato da una ristrutturazione

La media dei 104 capoluoghi di provincia italiani, considerati nella loro fascia semicentrale, registra un plusvalore del 10,7% e un guadagno netto di 14mila euro, considerando un costo di ristrutturazione medio di 31mila euro e uno sconto del 31%. In questo modo il prezzo medio di un’abitazione da ristrutturare si attesta su 100mila euro, mentre quello di una ristrutturata registra un valore di 145mila euro.


Nella top ten dei capoluoghi italiani per il plusvalore ottenuto al termine del processo di ristrutturazione di un immobile si collocano Roma, Venezia, Firenze, Napoli, Bari, Milano, Bologna, Brescia, Catania e Genova, con valori che vanno dal 20% di Roma al 12% circa di Genova.


Il guadagno medio in euro a Roma si attesta a 71mila euro. A Venezia il guadagno è di 50mila euro e il plusvalore del 18%: qui un appartamento da ristrutturare vale 220mila euro, mentre uno ristrutturato ne costa oltre 304mila. Napoli registra 144mila euro come prezzo medio per un immobile da ristrutturare, con una spesa per i lavori di 30mila euro, generando un plusvalore del 17,8% rispetto al prezzo finale, con un guadagno di 31mila euro sul prezzo di un appartamento già ristrutturato.
A Milano si guadagnano 44mila euro dall’acquisto di una casa da ristrutturare con le successive spese di riammodernamento, cioè circa il 17% di 257mila euro di spesa totali per un investimento del genere. Rispetto al ristrutturato, che costa in media 300mila euro, infatti, si ottiene uno sconto del 27% circa, se si preferisce un immobile da riqualificare e, anche se vanno aggiunti i costi dei lavori, il grado di personalizzazione finale apporta un valore aggiunto. A Firenze, come a Venezia, il costo medio di ristrutturazione è pari a 34mila euro, ma qui un appartamento da ristrutturare è scontato del 28%, un punto in più rispetto al capoluogo veneto.
 

Chi ha ristrutturato nel 2016 con i bonus fiscali

Le domande presentate nel 2016 per lo sfruttamento delle agevolazioni per la ristrutturazione edilizia si attestano a circa 1,4 milioni, mentre quelle per la riqualificazione energetica risultano essere oltre 300mila.
 A scegliere la soluzione della ristrutturazione edilizia sono soprattutto gli under35, per oltre il 30% del totale d’interventi, mentre l’età media sale in maniera inversamente proporzionale al numero di ristrutturazioni richieste.
Tra i principali capoluoghi in Italia, Napoli è la città con il maggior numero di immobili in vendita che necessitano interventi di ristrutturazione, seguita da Roma, Milano e Torino.
 

Il nuovo Codice Appalti ha rallentato la produzione edilizia

Con elevata probabilità il trend della produzione dell’edilizia si sarebbe collocato in territorio positivo se non si fossero registrate le incertezze e rallentamenti nelle procedure derivanti dalla adozione dal 19 aprile del 2016 del nuovo Codice degli appalti.
L’analisi dei report dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) evidenzia che tra il 19 aprile ed il 30 giugno 2016 gli appalti di lavori pubblici hanno registrato, rispetto allo stesso periodo del 2015, un calo del 52,5% in termini di numerosità e del 61,8% in termini di importo.


Nel periodo antecedente l’introduzione del nuovo Codice degli Appalti (1 gennaio 2016-18 aprile 2016) il calo era del 33% e questo intensificarsi della flessione, in gran parte riconducibile a problemi applicativi della normativa, vale 1.128 milioni di euro di minori lavori pubblici in appalto in soli 72 giorni.
 

Il decreto correttivo al Codice Appalti

Sono in cantiere modifiche al Codice: recentemente l’ANAC ha segnalato a Governo e Parlamento modifiche condivise e promosse anche da ANAEPA-Confartigianato Edilizia in merito agli organismi di attestazione, al rating di impresa ed al rating di legalità come criterio premiale per la valutazione delle offerte.
 
Le complessità della nuova normativa si inserisce in un contesto in cui è evidente che “….la struttura della domanda non sia particolarmente favorevole alla partecipazione delle piccole e medie imprese (PMI) al mercato degli appalti pubblici” (Relazione annuale ANAC, pag. 171).


Fonte articolo: 1. Edilportale.com, 2. Edilportale.com

Milleproroghe è legge: tutti gli incentivi su casa ed edilizia

Aula della Camera dei deputati ha stamane approvato in via definitiva il disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del Milleproroghe 2017 (decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244, recante “Proroga e definizione di termini. Proroga del termine per l'esercizio di deleghe legislative”).


Il testo che ora è legge non è stato ulteriormente modificato rispetto alla versione licenziata nei giorni scorsi dal Senato.

 

Riepiloghiamo i principali rinvii su casa ed edilizia contenuti nella legge (fonte: dossier dei servizi studi di Camera e Senato).


RINNOVABILI TERMICHE NEI NUOVI EDIFICI, SLITTA AL 2018 L'AUMENTO DAL 35% AL 50% DELL'OBIETTIVO

Per quanto riguarda gli edifici di nuova costruzione e le grandi ristrutturazioni, viene spostato in avanti il termine entro il quale le fonti rinnovabili, possono limitarsi a coprire il 35 per cento del fabbisogno energetico legato al riscaldamento, al raffrescamento e alla produzione di acqua calda sanitaria. L’aumento dal 35% al 50% dell’obbligo di rinnovabili termiche slitta dal 31 dicembre 2016, come stabilito dal Dlgs 28 del 2011, al 31 dicembre 2017.


CONTABILIZZAZIONE DEL CALORE NEI CONDOMINI, OBBLIGO PROROGATO DI 6 MESI

Il Milleproroghe 2017 dispone il rinvio al 30 giugno 2017 del termine - precedentemente fissato al 31 dicembre 2016 - entro il quale nei condominii occorre installare sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore, previa verifica che tale installazione determini efficienza di costi e risparmio energetico.


REINTRODOTTO PER IL 2017 IL TAGLIO IVA AL 50% PER CASE AD ALTA EFFICIENZA ENERGETICA

Prorogata a tutto il 2017 la riduzione al 50% dell’Iva per l’acquisto di case ad alta efficienza energetica. L’incentivo era scaduto lo scorso 31 dicembre.


INCENTIVI A PROGETTI DI EFFICIENZA ENERGETICA

È introdotto un comma aggiuntivo di proroga annuale in tema di incentivi ai progetti di efficienza energetica di grandi dimensioni, non inferiori a 35.000 TEP/anno, il cui periodo di riconoscimento dei certificati bianchi terminava entro il 2014. La loro proroga, fissata sino al 31 dicembre 2016, avviene a fronte di progetti definiti dallo stesso proponente e concretamente avviati entro il 31 dicembre 2016: tale termine è ora spostato al 31 dicembre 2017.


CONTRIBUTO FONDO INDENNIZZO PER ACQUIRENTI DI IMMOBILI

Viene esteso da 15 a 25 anni (a decorrere dal 2005) il periodo massimo per il quale è dovuto il contributo obbligatorio in favore del Fondo per il soddisfacimento delle richieste di indennizzo presentate dagli acquirenti di immobili da costruire danneggiati nei loro diritti patrimoniali. Tale contributo è posto a carico dei costruttori tenuti all'obbligo di procurare il rilascio e di provvedere alla consegna della fideiussione prevista dalla legge.


EDILIZIA SCOLASTICA, SLITTA AL 2018 IL TERMINE DEL PAGAMENTO DELLE RISTRUTTURAZIONI

Relativamente all’edilizia scolastica, viene consentito ai Comuni di utilizzare le risorse stanziate per interventi di ristrutturazione e di spostare il pagamento dei lavori fino al 31 dicembre 2017. La proroga si rende necessaria, in quanto gli enti locali hanno potuto aggiudicare le gare per l’esecuzione dei lavori solo entro il 29 febbraio 2016 con conseguente ritardo sugli interventi di risanamento degli edifici.


UTILIZZO DEI PROVENTI DELLE CONCESSIONI EDILIZIE

Una modifica al comma 737 dell'art. 1 della legge di stabilità 2016 (L. 208/2015) proroga fino al 2019 la possibilità di utilizzare integralmente i proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni previste dal testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, per spese di manutenzione ordinaria del verde, delle strade e del patrimonio comunale, nonché per spese di progettazione delle opere pubbliche.


Fonte articolo: Casaeclima.com

Le migliori soluzioni per avere una casa antisismica

Mettere in sicurezza le case dal rischio sismico è possibile.


Salvando non solo le vite umane, ma anche evitando gravi danneggiamenti alle strutture. 

 

Con interventi relativamente poco invasivi, soprattutto se si ha già intenzione di eseguire una ristrutturazione: dall’inserimento di catene per migliorare il collegamento fra pareti, tetti e coperture al rinforzo delle fondamenta, anche con pali di consolidamento, che aiutino l’appoggio del fabbricato; dalla stabilizzazione della muratura con iniezioni di miscele specifiche all’applicazione di fibre innovative per consolidare le volte.


O  con opere molto profonde, eseguite a fronte di ristrutturazioni complete e – in particolare nel caso di edifici in cemento armato – che prevedono ad esempio l’inserimento di molle o di gomme a livello delle fondamenta,così da creare un cuscinetto che attenua l’impatto dell’onda d’urto del sisma.

Storia dell’edificio e diagnosi 

Il primo passo per valutare quando occorre intervenire è ricostruire la storia dell’edificio: mettendo a confronto l’anno di costruzione con il territorio in cui è ubicato, è possibile capire se vigevano norme vincolanti in materia antisismica. Allo stesso modo, la presenza di tetti cosiddetti “spingenti” (cioè che scaricano il peso sui muri portanti) o di forme architettoniche irregolari – caratterizzate magari da restringimenti nelle parti superiori dell’edificio o con aperture interne o esterne eseguite in epoche successive alla realizzazione o in modo disordinato – può essere sintomo di fragilità da verificare.


"Quando in un muro appare un’apertura, dopo un terremoto o dove non era mai esistita prima, è bene non sottovalutarla – spiega Adalgisa Donatelli, ricercatore in restauro dell’architettura presso l’Università Sapienza di Roma –. Tanto più se si tratta di un fabbricato storico, che alle spalle ha una storia complessa e che, nel corso della sua esistenza, ha subito rimaneggiamenti e modifiche, ritenute necessarie per ragioni funzionali, ma che magari si sono rivelate incongrue alle sue caratteristiche strutturali e possono aver finito per svincolare elementi in origine agganciati".


Scegliere bene a chi affidarsi è fondamentale: la figura di riferimento è, in genere, un ingegnere strutturista, con esperienza nella progettazione antisismica affiancato da un esperto in restauro architettonico, se la casa è d’epoca. "Il paragone più immediato è quello medico – nota Paolo Morandi, ingegnere membro del gruppo di ricerca del professor Guido Magenes, ordinario di tecnica delle costruzioni all’Università di Pavia –. Nessuno si rivolgerebbe a un ortopedico se teme di avere un problema di cuore".
A seconda dell’età della casa così come del materiale con cui è realizzata può cambiare il tipo di opere da eseguire. Se le case in legno richiedono attenzione soprattutto nel dimensionamento e nelle fondamenta, per il cemento la verifica della qualità del calcestruzzo è imprescindibile.


Gli interventi strutturali 

Individuato il problema, le soluzioni ci sono. A seconda dei casi, gli interventi possono essere più o meno invasivi (e costosi): un conto è un miglioramento sismico, altro un adeguamento profondo, che porta le performance di un fabbricato esistente al pari di quello di una struttura nuova e che può incidere anche fra il 35 o 50% sui costi dell’intervento. Consultando i capitolati predisposti per la ricostruzione dell’Aquila, per il miglioramento invece si va da poche centinaia di euro al mq per l’inserimento di vincoli e collegamenti a cifre che superano il migliaio di euro nel caso di rinforzi e rifacimenti di muri e pareti. Per un condominio, si tratta di lavori che impattano così come cambiare un tetto o rifare una facciata.


"Uno degli interventi più diffusi ed efficaci – prosegue Donatelli – è inserire connessioni per vincolare bene tutti gli elementi costruttivi, in corrispondenza di solai e coperture, di muri portanti e tramezzi. La casa, a fronte di una scossa, deve comportarsi il più possibile come una scatola ben assemblata". I collegamenti ovviamente funzionano se i muri si presentano in buono stato di coesione e se solai e coperture sono ben realizzate, con un peso adeguato ai carichi.


Alcune scelte possono poi incidere in modo positivo, come applicare coperture di legno, materiale leggero e utilizzato nella tradizione. "Si possono poi migliorare le proprietà meccaniche della muratura - prosegue Morandi –. I sistemi sono tanti, come l’inserimento di intonaci armati (non necessariamente armature metalliche, ma anche in fibra di materiale composito) o la stilatura dei giunti di malta, riempiti con altre malte cementizie o a base di calce, per aumentarne la resistenza".
Altre volte, per collegare gli strati di cui può essere composta una parete in muratura, è possibile introdurre barre in acciaio o in fibra. Fondamentale è la compatibilità, cioè che il materiale scelto si sposi bene con quello d’origine.


Tecnologie all’avanguardia 

A far scuola, nel mondo, è il Giappone. Un Paese dove il rischio sismico ha imposto, da tempo, lo sviluppo di tecnologie all’avanguardia. "Al punto – spiega Lorena Alessio, ricercatrice del Politecnico di Torino e docente alla Hosei University – che non è infrequente vedere costruzioni in legno, in genere di alto valore architettonico, che vengono spostate per permettere il consolidamento delle fondamenta, anche con l’inserimento di molle o di supporti di gomma, e poi ricollocate nella posizione originaria".


Anche in Italia, la ricerca comunque avanza. Con proposte innovative. L’ultima è quella che arriva dal da un gruppo di ricerca del dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e dei materiali dell’Università di Bologna, in collaborazione con ricercatori del California Institute of Technology e del Politecnico di Zurigo. Il team ha studiato una “metabarriera” sotterranea, costituita da materiali in grado di assorbire le vibrazioni. La struttura, posizionata nel terreno antistante a un’abitazione o un’infrastruttura, in caso di terremoto riesce ad attrarre, ridirezionare e assorbire l’energia delle onde sismiche di superficie: frequenze che possono, al contrario, distruggere un fabbricato.


Un team di ricerca dell’Università di Pavia, insieme all’Andil e all’impresa Ruredil, ha invece ottenuto da poco il brevetto europeo per una soluzione che si inserisce nel più ampio progetto europeo Insysme e che punta alla messa in sicurezza delle murature non strutturali della casa, come le tamponature o i tramezzi. In pratica, vengono inseriti fra i pannelli del muro giunti di scorrimento in materiale polimerico: inserzioni che servono a smorzare l’azione sismica della tamponatura. Inoltre, è previsto l’inserimento di una speciale malta deformabile fra i telai di cemento armato portanti e i pannelli della muratura che aumenta in caso di scossa la dissipazione dell’energia.


Fonte articolo: Ilsole24ore.com

Rinnovo degli incentivi per chi acquista in classe A e B

Lo scorso 31 dicembre era scaduto lo sconto Iva del 50% per l’acquisto di case in classe A e B, adesso il Milleproroghe reintroduce l’incentivo per tutto il 2017. Il provvedimento è stato approvato dell’Aula del Senato dopo essere stato licenziato con modifiche dalla commissione competente di Palazzo Madama.


Tra gli emendamenti del Milleproroghe (decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244, in scadenza il 28 febbraio prossimo) approvati dalla commissione Affari costituzionali del Senato c’è infatti quello che proroga a tutto il 2017 la riduzione al 50% dell’Iva per l’acquisto di case ad alta efficienza energetica.

Nell’emendamento si legge: “La detrazione è pari al 50% dell’imposta dovuta sul corrispettivo d’acquisto ed è ripartita in dieci quote costanti nell’anno in cui sono state sostenute le spese e nei nove periodi d’imposta successivi”.


La notizia è stata accolta con favore dall’Ance. In una nota il presidente dell’Ance, Gabriele Buia, ha fatto sapere: “La proroga a tutto il 2017 della riduzione al 50% dell’Iva per l’acquisto di case ad alta efficienza energetica è un importante segnale di attenzione che va nella direzione di promuovere una politica delle costruzioni orientata al rinnovo urbano con edifici di qualità”.


Per l’Ance si tratta di “uno degli strumenti più efficaci pensati per stimolare il mercato residenziale e coniugare risparmio e rilancio economico”. Con un minimo costo per l’erario il provvedimento consente, infatti, il raggiungimento di un duplice obiettivo: superare la “disparità di trattamento” tra chi compra case energivore da privati rispetto a chi si rivolge al nuovo e riqualificato in chiave green e indirizzare la domanda verso un mercato immobiliare di qualità, che favorisca il risparmio sulla bolletta energetica nazionale. Buia ha parlato di un primo passo che va nella direzione della rigenerazione urbana.

Milleproroghe: Confedilizia, bene misure settore immobiliare

Il decreto Milleproroghe, approvato oggi in prima lettura dal Senato, contiene "alcune disposizioni di particolare interesse" per il comparto immobiliare. E' quanto sottolinea Confedilizia, indicando in particolare la proroga (contenuta già nel testo originale del decreto) al 30 giugno 2017 del termine per installare, nei condomini con impianti centralizzati, sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore; la proroga al 31 dicembre 2017 della detrazione Iva al 50% per l'acquisto di case in classe energetica A e B dalle imprese costruttrici; lo stop all'obbligo di indicare nel 730 la registrazione del contratto di affitto per usufruire della cedolare secca al 30% sulle locazioni a canone concordato e la sospensione dell'Imu sui fabbricati inagibili e dei mutui sulle abitazioni danneggiate dal terremoto del 2012.


Fonti articolo: 1. Idealista.it, 2. Ansa.it

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