Decreto post-terremoto: risarcimento al 100% di prime e seconde case



È stato approvato dal Consiglio dei Ministri di stamattina il Decreto per la ricostruzione post-terremoto.


Confermato l’impegno, assunto dal Governo all’indomani del sisma, di sovvenzionare la ricostruzione sia delle prime che delle seconde case, ma anche di sostenere le attività produttive e fare presto agendo secondo le regole, senza troppe deroghe.



contributi alla ricostruzione di prime e seconde case

Nei 60 Comuni del cratere del sisma, indicati dal decreto, sia le prime sia le seconde case avranno un contributo pari al 100% del valore dell'intervento. Per determinare il contributo sarà calcolato il valore dell’intervento di ricostruzione. Il calcolo terrà conto della superficie dell’immobile danneggiato o distrutto, del suo valore al metro quadro e dei costi per la progettazione dell’intervento di ripristino. 
Al di fuori del cratere, per ottenere il risarcimento dei danni bisognerà dimostrare il nesso con il terrremoto del 24 agosto. Qui le seconde case potranno avere un contributo pari al 50% del valore dell'intervento.


CONTRIBUTI ALLE IMPRESE

Le piccole e medie imprese (PMI) potranno richiedere prestiti agevolati per riprendere la loro attività fino a 30mila euro da rimborsare in dieci anni.
Chi invece intende far nascere una nuova impresa potrà chiedere fino a 600mila euro da rimborsare in otto anni con tre anni di preammortamento.


L’Inail metterà inoltre a disposizione 30 milioni di euro per la messa in sicurezza degli immobili prioduttivi.
Tra le misure di sostegno ci sono anche la cassa integrazione in deroga per i lavoratori di imprese coinvolte nel sisma e il rinvio di imposte e tasse per quanti documenteranno che l’impossibilità del pagamento è strettamente connessa al terremoto.


"ANNI PER ricostruire, metteremo quel che serve"

"Ci vorranno anni per ricostruire" le aree distrutte dal terremoto, "sarà una impresa difficile ma ci metteremo tutto quel che serve, come abbiamo promesso" ha detto il Presidente del Consiglio a Casette d’Ete, nel Fermano, in visita allo stabilimento della Tod's di Diego Della Valle. Renzi ha invitato gli imprenditori del Lazio a fare altrettanto ad Accumoli e Amatrice.


"Dobbiamo ricostruire a regola d’arte e senza sprechi. L'autorità anticorruzione e il Commissario straordinario vigiliranno affinché questo avvenga" ha aggiunto il Presidente del Consiglio al termine dell'incontro con i Sindaci dell'Ascolano al Centro di coordinamento regionale e Pescara del Tronto. "Volevamo illustrare il decreto sul terremoto per primo agli amministratori del territorio coinvolti dal sisma per poi spiegarlo questo pomeriggio nei dettagli a Roma". 

 
PROFESSIONISTI E IMPRESE NELLE WISH LIST

La parola d’ordine sarà trasparenza, non solo nei lavori pubblici, ma anche negli interventi dei privati, che dovranno preventivamente consultare almeno tre operatori. 
Sarà costituito un elenco dei progettisti disponibili ad assumere incarichi inerenti alla ricostruzione. Dovrà trattarsi di professionisti iscritti negli Ordini e Collegi di competenza, in regola con il Durc e in possesso di adeguati livelli di affidabilità e professionalità. Chi assumerà l’incarico didirettore dei lavori, negli ultimi tre anni non dovrà avere avuto rapporti diretti con l’impresa affidataria dei lavori di riparazione. 


Stesse condizioni per le imprese, che dovranno essere inserite in una anagrafe unica antimafia. Dato che l’obiettivo è fare presto, la struttura di missione in via di istituzione presso Palazzo Chigi si occuperà di effettuare i controlli e le verifiche sull’affidabilità delle imprese senza rallentare le procedure di affidamento e effettuazione dei lavori.

APPALTI E GESTIONE MATERIALI, POCHE DEROGHE

L’intenzione del Governo è quella di procedere secondo le regole. Non ci saranno deroghe alle norme sul subappalto, ma bisognerà rispettare il limite del 30% previsto dal Codice Appalti (D.lgs. 50/2016). L’unica deroga riguarderà la gestione delle terre e rocce da scavo. 


I materiali prodotti dai crolli o dalla demolizione degli edifici pericolantisaranno trattati come rifiuti urbani e inviati nei competenti centri di raccolta. Particolari accorgimenti dovranno però essere utilizzati in presenza di amianto. In questi casi bisognerà segnalare e bonificare le aree interessate. Iresti di interesse storico, artistico e architettonico, come coppi, ceramiche e pietre rappresentative della cultura locale saranno selezionati e separati. Il Mibact dovrà poi regolarne il recupero e il riutilizzo.


Per assicurare la legalità e la trasparenza, le gare oltre ad avere la supervisione dell’Anac saranno gestite da una centrale unica di committenza.
Il Commissario straordinario sarà affiancato dai Presidenti delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria come Vice Commissari e da quattro Uffici speciali per la ricostruzione, uno per ogni Regione.

Fonti articolo: Edilportale.comIlsole24ore.com

A 1 mese dal terremoto cosa è stato fatto? Ecobonus prorogato



Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, incontra i giornalisti a Palazzo Chigi per fare il punto, un mese dopo l’evento sismico, sull’andamento della gestione post terremoto. "Il nostro obiettivo - ha detto il Premier - è quello di rifare tutto come prima, in piena vicinanza con le realtà del territorio".


E ha ricordato che "dal terremoto si esce solo se c'è uno spirito forte di comunità, la ricostruzione è sempre problematica, ma occorre valorizzare le comunità".

 

La ricostruzione interesserà prime e seconde case 

Dopo un mese, ha detto, "fisiologicamente le luci dei riflettori si abbassano, ma questo non toglie niente al dolore delle famiglie delle vittime e dei sopravvissuti e al nostro dovere di farci carico delle sofferenze dei nostri connazionali". La ricostruzione interesserà le prime e le seconde case. Alla conferenza stampa hanno partecipato il Commissario straordinario di Governo per la ricostruzione nelle aree colpite dal terremoto del 24 agosto, Vasco Errani, il capo del dipartimento Protezione civile Fabrizio Curcio, i presidenti delle quattro Regioni coinvolte dall’evento sismico Nicola Zingaretti (Lazio), Luca Ceriscioli (Marche), Catiuscia Marini (Umbria), Luciano D'Alfonso (Abruzzo).


Proroga ecobonus anche per il 2017 

Renzi ha anche annunciato la proroga dell’Ecobonus per il 2017. "La misura fiscale che consente di intervenire nelle case per l’adeguamento sismico oltre che per l’efficientamento energetico sarà prorogata, chi potrà avrà l'Ecobonus del 65% anche nel 2017", ha detto il Presidente del Consiglio.
"Talvolta basta poco", ha detto, sottolineando che anche nell'ultimo sisma si è visto che "dove si era intervenuti la situazione era diversa".

Le donazioni via sms hanno raggiunto i 15 milioni 

Nel decreto per le zone terremotate che il Cdm varerà entro il 2-3 ottobre prossimo si "proporrà un meccanismo chiaro di riconoscimento pieno dei danni del terremoto e non si discuterà ogni anno delle quote da risarcire", ha detto il Commissario alla ricostruzione, Vasco Errani. L’intendimento del governo, ha detto, è quello di "riattivare subito l’economia e il lavoro". Ha promesso che la ricostruzione sarà fatta "nel miglioramento e nell'adeguamento sismico che assicuri che con un 6.0 non ci siano crolli e in quei Comuni non si rischierà più la vita". Le donazioni tramite sms hanno raggiunto i 15 milioni di euro, superando il terremoto dell'Emilia, ha reso noto Errani.


Errani: stazione unica di committenza e liste di merito per le imprese 

Sarà utilizzato il modello Expo per garantire "legalità e trasparenza" nella ricostruzione post terremoto, ha detto Errani. Ci sarà una "collaborazione rafforzata con l'Anac, liste di merito per le imprese: tutte le imprese che lavoreranno con fondi pubblici per edifici pubblici o privati dovranno essere iscritte alle liste di merito". Inoltre "ci sarà un controllo capace di effettuare il contrasto delle infiltrazioni e verificare la legalità e la trasparenza". Le stazioni appaltanti, ha spiegato Errani, "saranno solo le 4 Regioni e ci sarà un'unica stazione di committenza. Appena in grado costruiremo un open data a disposizione di tutti".


Riconosceremo tutti i danni 

"Noi riconosceremo tutti i danni che saranno verificati ovunque si siano verificati: questo è un terremoto che ha avuto un prolungamento nelle Marche, è andato lontato e tutti i danni saranno riconosciuti puntualmente con le verifiche", ha detto ancora il Commissario per la ricostruzione Errani.


Curcio: dal Fondo di solidarietà europeo almeno 3-4 miliardi 

Stiamo lavorantdo all'attivazione del Fondo di solidarietà europeo: è un lavoro importante che ci consentirà di accedere a delle risorse che saranno non meno di 3-4 miliardi, ma è una cifra assolutamente orientativa", ha sottolineato il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio. "I danni che vediamo sono cospicui, ma paragonati con gli altri sismi non andremo lontano da queste cifre, anzi sono in difetto. Ma questo lo vedremo", ha sottolineato. La priorità ora è chiudere le tendopoli per avviare per avviare la costruzione delle “casette” (tempo massimo di sette mesi per costruzione, acquisizione aree e parte amministrativa). Renzi ha sottolineato che sui danni del sisma "Curcio è stato molto prudente perché come minimo stiamo sui 4 miliardi, ma è un'analisi che va verificata punto punto, il terremoto ha colpito non solo luoghi dove ci sono state vittime ma ha creato lesioni importanti in altre zone".


3.027 LE persone assistite dalla Protezione civile 

È un appuntamento pieno di aspettative per le aree colpite dal sisma dove 3.027 persone sono ancora assistite dalla Protezione civile nei campi e nelle strutture allestite ad hoc o presso gli alberghi. La popolazione è molto provata dalla sequenza di scosse telluriche che ancora si susseguono giorno dopo giorno.


Fonti articolo: IlSole24Ore

3 milioni di famiglie vivono in case danneggiate e non sicure


Rendere progressivamente obbligatoria la redazione del fascicolo del fabbricato partendo dagli edifici pubblici e da quelli di nuova costruzione.


Questo l'impegno richiesto al Governo dall’On Samuele Segoni (Gruppo Misto) e altri Onorevoli in una risoluzione del 20 settembre 2016. 

Fascicolo del fabbricato: obbligatorio con gradualità
 

La risoluzione mira a promuovere l’obbligatorietà dello strumento secondo step successivi; nell'immediato si chiede di dare avvio ad un programma attuativo che garantistica a tutti gli edifici pubblici (scuole, ospedali, caserme, municipi e altri) l'adozione del fascicolo del fabbricato.
Si chiede, inoltre, di avviare contestualmente una politica di incentivazione e defiscalizzazione in modo che i privati, già proprietari di un immobile, non siano penalizzati economicamente nell'adozione del fascicolo del fabbricato, ma ne vengano incentivati.


Per permettere un avvio graduale si suggerisce di introdurre l’obbligo prima per le nuove costruzioni ( facendo in modo che sia una condizione necessaria per ottenere il certificato di agibilità), in un secondo momento agli atti di compravendita e in un terzo momento anche agli immobili esistenti.
Una volta messo a sistema il suo utilizzo si chiede di rendere obbligatoria la predisposizione del fascicolo del fabbricato in tutti gli atti di compravendita e di affitto di immobili, prevedendo l'obbligo di allegarlo tra la documentazione notarile e aggiornandolo ogni dieci anni.


Infine la risoluzione sottolinea l’importanza di dotarsi di un sistema standardizzato per determinare l'attribuzione di indici di efficienza (con metodi oggettivi e comparati, capaci di fornire un quadro immediato della situazione di ciascun immobile con particolare riferimento agli aspetti di sicurezza) e prevedere che il fascicolo del fabbricato venga redatto da tecnici abilitati.

LO STATO DEGLI EDIFICI IN ITALIA

Sull’importanza di rendere obbligatorio il fascicolo del fabbricato si sono espressi anche i Periti industriali nel convegno "Italia Casa Sicura’" tenutosi ieri al Politecnico di Milano, in cui hanno commentato i dati sulla sicurezza delle abitazioni italiane presenti in un dossier del Centro studi Opificium del Consiglio nazionale dei periti industriali (CNPI).
Secondo il rapporto del Centro studi Opificium circa 3 milioni di famiglie vivono in case danneggiate e non sicure, sia dal punto di vista strutturale che impiantistico. Infatti secondo quanto registrato non sono solo i danni strutturali (dovuti ad eventi sismici) la causa di vittime e infortuni, ma una molteplicità di fattori (fughe di gas, esplosioni elettriche, impianti non a norma, ecc), spesso poco considerati dall’opinioni pubblica. Un numero elevato, pari al 13,2% del totale delle famiglie.


Nel documento viene evidenziato che la vetustà degli immobili costituisce un elemento importante che, pur non implicando automaticamente un cattivo stato di conservazione delle strutture, ne denota una maggiore esposizione ad alcune tipologie di rischio – quelle sismiche su tutte – derivanti in primis dalla specificità delle tecniche costruttive adottate.
L’elevata anzianità si ripercuote anche sullo stato di conservazione complessivo del sistema edilizio. Stando ai risultati del censimento 2011, più di 2 milioni di edifici residenziali, vale a dire il 16,9% del totale, si trovano in uno stato di mediocre (15,2%) o pessima (1,7%) conservazione. Una condizione questa che caratterizza soprattutto le abitazioni più antiche, dove peraltro gli interventi manutentivi risultano più invasivi ed onerosi.
I problemi strutturali del nostro patrimonio abitativo emergono in tutta evidenza in presenza di gravi eventi ambientali – dai terremoti alle alluvioni –, ma ancora si trascura l’entità dei danni provocati quotidianamente dalle cattive condizioni degli immobili e dei loro impianti, sia di natura residenziale che pubblica.


Stando all’ultimo rapporto del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, nel corso del 2015 sono stati realizzati più di 150mila interventi di soccorso negli edifici, per problemi di statica (dissesto di elementi costruttivi, come crolli o cedimenti, per un totale di 48mila interventi circa), da fughe di gas (23mila) e da incendi ed esplosioni prodotti da cattive condizioni degli impianti o dei macchinari presenti nelle abitazioni (quasi 84 mila).
Rispetto al 2010, quando gli interventi di soccorso erano stati 129mila, si è registrato un incremento del 20% che ha riguardato soprattutto i problemi di statica (+26,8% tra 2010 e 2015) e, a seguire, incendi ed esplosioni (18,2%) e fughe di gas (13,2%).

SICUREZZA E FASCICOLO DEL FABBRICATO: LO STUDIO DEL CNPI

Il Politecnico di Milano, per valutare la situazione di sicurezza degli edifici, ha elaborato un indice di efficienza composto da due parametri, indice documentale e indice tecnico, che potrebbe essere integrato all'interno del fascicolo; l'indice di efficienza dell'edificio nel suo complesso, è la media dei due indici documentale e tecnico. Da questo coefficiente sarà possibile ricavare in tempi rapidi la presenza di situazioni critiche, con un risultato che sarà a disposizione del proprietario o dell'affittuario. 


Per il CNPI è possibile mettere in sicurezza il patrimonio immobiliare ed ottenere una mappatura ragionata dell’intero complesso edilizio grazie all’introduzione del Fascicolo del fabbricato che riporterebbe tutte le informazioni principali relative alla progettazione, alla struttura, alle componenti statiche, funzionali e impiantistiche di un immobile.  
Il Cnpi propone quindi, in armonia con quanto richiesto nella risoluzione, di:

- allegare il fascicolo obbligatoriamente in ogni atto di trasferimento della proprietà, di tipo oneroso o gratuito comprese le successioni;
- allegarlo agli atti di locazione al pari dell’attestato di prestazione energetica; 
- allegarlo alle attestazioni di agibilità o abitabilità alla conclusione dei lavori di costruzione, ristrutturazione, intervento conservativo ed altro intervento che richiede la produzione di questa attestazione finale; 
- depositare il Fascicolo in comune a corredo della dichiarazione di ultimazione dei lavori di manutenzione straordinaria e di edilizia libera. 

Il presidente del Cnpi Giampiero Giovannetti ha dichiarato: “Siamo in un paese dove ci sono troppe emergenze e poca prevenzione per questo il Fascicolo deve diventare la pietra miliare della sicurezza e della qualità del patrimonio edilizio. Certo, non si può negare si tratti di un’operazione complessa ma con effetti, che al massimo in un trentennio, porteranno indubbi vantaggi anche economici. Con il Fascicolo, infatti, si potrà avere la piena consapevolezza dei livelli di rischio e di conseguenza programmare nel tempo le necessarie attività di adeguamento e di messa in sicurezza”. 


Fonti articolo: Edilportale.com, Idealista.it, Il Sole24Ore vetrina web

Il 55% delle famiglie ha usufruito degli incentivi edilizi 50%-65%


La detrazione 50% sulle ristrutturazioni e l’Ecobonus 65% per la riqualificazione energetica degli edifici trainano l’edilizia e a fine 2016 porteranno ad una spesa pari a 29 miliardi di euro. A farla da padrone sono le ristrutturazioni, con investimenti sempre in crescita, ma tengono bene anche gli interventi di riqualificazione energetica. 


È quanto emerge dall’ultimo rapporto sul recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, elaborato dal Servizio Studi della Camera in collaborazione con il Cresme - Centro ricerche economiche sociali di mercato per l'edilizia e il territorio.

 

Ecobonus 65% e Detrazione 50%, tutti gli effetti

In base al rapporto, dal 1998 al 2016 i bonus fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno incentivato oltre 14,2 milioni di interventi, ossia il 55% del numero di famiglie italiane. In tutto sono stati investiti 237 miliardi di euro, di cui 205 miliardi per il recupero edilizio e poco meno di 32 miliardi per la riqualificazione energetica.


Nel 2015 gli investimenti generati dagli incentivi hanno superato i 25 miliardi euro. Di questi 3 miliardi sono stati assorbiti dalla riqualificazione energetica (286mila domande) e 22 miliardi dal recupero edilizio (1,2 milioni di domande).
Secondo le proiezioni del Cresme e del Centro Studi, nel 2016, è stato registrato un incremento che dovrebbe far chiudere l’anno con un totale di investimenti pari a 29 miliardi di euro.
Prendendo come riferimento il periodo dal 2011 al 2016, lo studio mostra che la spesa per il recupero edilizio è cresciuta progressivamente, passando da 13,4 miliardi nel 2011 a 25,7 miliardi stimati nel 2016. Gli investimenti in riqualificazione energetica sono rimasti stabili, passando da 3 a 3,6 miliardi. 


Si tratta di un dato significativo per il settore delle costruzioni e per lo stock immobiliare in Italia se si osserva l’andamento negli anni del peso degli interventi agevolati sul totale della spesa in rinnovo residenziale (la destinazione d’uso prevalentemente consentita): dal 13% nei primi anni di attivazione al 60% nel 2013, nel 2014 e nel 2016.


Significativo anche l’impatto sull’occupazione. Lo studio stima che nel periodo 2011-2016 gli incentivi hanno generato un assorbimento di1.460.223 occupati diretti, corrispondenti a una media annua nel periodo di oltre 243.000 occupati. In particolare, nel 2015 ci sono stati 375.399 occupati, comprensivi anche dell’indotto, mentre nel 2016 l’occupazione legata a questi investimenti sarà di circa 436mila unità, di cui 291mila impiegati direttamente in edilizia e 145mila nell’indotto industriale e di servizio.


Lo studio non trascura neanche l’impatto delle misure incentivanti sulla finanza pubblica. Nel periodo 1998-2016 a fronte dei minori introiti conseguenti la defiscalizzazione, stimati in 108,7 miliardi di euro, bisogna considerare che lo Stato incassa i proventi spettanti nell’anno di esecuzione dei lavori e distribuisce la maturazione dell’incentivo nell’arco di tempo di dieci anni. Questo porta a una plusvalenza di 0,3 miliardi di euro.
Analogamente, insieme ai minori introiti legati agli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica, che implicano minori imposte sui consumi di energia, bisogna calcolare la quota di gettito derivante dai consumi e dagli investimenti mobilitati dai redditi aggiuntivi dei nuovi occupati. Si arriva così ad un saldo positivo per lo Stato di quasi 9 miliardi di euro.


Gli esperti sottolineano che diversi altri benefici dell’Ecobonus sono difficili da quantificare ma non meno importanti:

Si tratta in particolare degli effetti in termini di emersione dei redditi e dell’occupazione “irregolare”; della riduzione dei consumi energetici e conseguentemente delle emissioni di CO2; della valorizzazione del patrimonio immobiliare, in termini di decoro, prestazioni funzionali e prevenzione dei rischi sismici.

Dal rapporto emerge che nel periodo 2007-2014 gli interventi più diffusi sono stati la coibentazione delle superfici opache e la sostituzione degli infissi, la sostituzione degli impianti di riscaldamento, la sostituzione degli scaldabagni elettrici.

 
Il rinnovo del patrimonio edilizio traina le costruzioni

Si capisce meglio la portata degli incentivi se si considera che buona parte dell’intera produzione del settore costruzioni è assorbita dalle ristrutturazioni. Nel 2015 su un valore della produzione dell’intero settore, che il Cresme ha stimato pari a 163,6 miliardi di euro, la spesa in interventi di manutenzione straordinaria e ordinaria si è attestata sui 117,9 miliardi di euro, pari a circa il 72%.
Del 117,9 miliardi, 35,9 miliardi di euro sono stati spesi per interventi dimanutenzione ordinaria e 82 miliardi per la manutenzione straordinaria, dei quali 47,9 miliardi riguardano interventi sul patrimonio residenziale.


Fonti articolo: Edilportale.comGreenstyle.it

Piano di prevenzione terremoti: dal fascicolo di fabbricato alla certificazione sismica obbligatoria

Fascicolo di fabbricato a contenuto variabile, certificazione sismica obbligatoria, inserimento dei dati sul livello di sicurezza degli edifici nelle banche dati del Catasto e tecnici protagonisti nella definizione delle priorità di intervento.


Sono i contenuti principali del Piano di prevenzione del rischio sismico presentato al Governo dalla Rete delle Professioni tecniche (RPT) durante il giro di consultazioni che si è svolto a Palazzo Chigi.

 

Il piano prevede una serie di obiettivi di breve e medio periodo. Innanzitutto una norma. RPT pensa ad un decreto legge e a successivi decreti legislativi, da adottare entro 180 giorni dall’entrata in vigore del DL, per regolare le attività di monitoraggio, il fascicolo di fabbricato e il percorso verso la certificazione sismica obbligatoria.

Monitoraggio della pericolosità sismica

RPT propone di utilizzare una scheda sintetica specializzata per tipologia edilizia (edifici in muratura, edifici in calcestruzzo armato, edifici industriali, ecc.) che si basi sullo sviluppo della conoscenza (conoscenza visiva, conoscenza documentale, lettura delle caratteristiche della costruzione, valutazione delle condizioni geologiche e degli aspetti strutturali e geotecnici). Per supportare questa attività RPT immagina dei quaderni che possano fornire una guida per i tecnici.


Il monitoraggio dovrebbe dare priorità agli edifici pubblici (uffici, scuole, ospedali, infrastrutture), ed ai beni vincolati e di interesse storico artistico, partendo dalle zone a maggiore rischio sismico. La definizione delle priorità dovrebbe essere curata dai tecnici, che secondo RPT agirebbero secondo unprincipio di sussidiarietà rispetto alla Pubblica Amministrazione.
Nelle attività di monitoraggio è inoltre previsto il completamento della carta geologica d’Italia e la microzonazione sismica dei territori, fondamentale per definire gli effetti di sito dei luoghi.

Fascicolo di fabbricato

L’attività di monitoraggio pensata da RPT deve portare all’elaborazione, per ciascun edificio pubblico e privato, di un Fascicolo del fabbricato entro 24 mesi dalla emanazione di uno specifico decreto legislativo attuativo. Partendo dal livello e dagli elementi di vulnerabilità rilevati, il fascicolo di fabbricato dovrebbe consentire di definire con esattezza le modalità di risanamento necessarie per mitigare il rischio. Il grado di vulnerabilità sismica e le informazioni provenienti dal fascicolo del fabbricato potranno essere poi essere riportate nei dati catastali dei fabbricati, presso l’Agenzia del Territorio.


Secondo RPT, il fascicolo di fabbricato non deve essere un modello predeterminato. Si darebbe così ai tecnici incaricati la possibilità di implementare il documento tenendo conto delle singole situazioni affrontate. A livello normativo, più che uno schema dovrebbero quindi essere redatte delle linee guida. Al di là dei possibili adattamenti, ci sono degli elementi considerati imprescindibili: caratteristiche del suolo e sottosuolo; pericolosità geologiche, strutturali e geotecniche; rispondenza degli impianti con particolare riferimento al rischio incendio ed esplosione; caratteristiche ambientali ed infrastrutturali presenti nell’area che possano comportare aggravio di rischio; tipologie delle strutture di fondazione; tipologie delle strutture di elevazione;  presenza di lesioni o di modifiche alle originarie forature, ampliamenti non opportunamente “legati” con la struttura originaria; giudizio del livello di degrado;  valutazione sui materiali impiegati nella costruzione.

Certificazione sismica obbligatoria

Nel percorso tracciato da RPT, la redazione del fascicolo di fabbricato è propedeutica alla certificazione sismica obbligatoria, che in un primo momento dovrebbe essere applicata alle nuove costruzioni, alle compravendite immobiliari e alle locazioni. Successivamente (RPT ritiene entro 48 mesi dall’emanazione di un altro decreto ad-hoc) la certificazione sismica obbligatoria dovrebbe essere estesa a tutti gli immobili pubblici e privati, partendo dalle zone con priorità sismica 1.


Incentivi e controlli

Queste attività, sostiene RPT, dovrebbero progressivamente diventare obbligatorie, prevedendo controlli a campione per verificare il rispetto delle misure. RPT ipotizza un periodo massimo di 10 anni entro i quali gli immobili localizzati nelle zone soggette a rischio più elevato dovranno essere messi in sicurezza, un periodo di 15 anni per le zone a medio rischio, un periodo di 20 anni per le zone a basso rischio e così via.


A fare da contrappeso agli obblighi dovrebbero esserci, si legge nel documento, degli incentivi dello Stato. Ad esempio contributi pari almeno al 60% della spesa complessiva sostenuta, incentivi e sgravi fiscali così come previsto nel settore energetico.
 

Prevenzione più economica della ricostruzione

Nel piano di RPT non mancano le stime economiche. Occorre tenere presente, si legge nel documento, che attualmente lo Stato spende annualmente circa 3 miliardi di euro per opere di ricostruzione post-sisma. Se il piano di prevenzione fosse elaborato e poi messo in atto, gli esborsi attuali e futuri per le diverse ricostruzioni sarebbero destinate a ridursi progressivamente.


L’intero percorso di messa in sicurezza degli edifici potrebbe avere un orizzonte temporale di circa 20 o 30 anni, per un costo stimato non inferiore a 100 miliardi di euro.

Fonti articolo: Edilportale.com

Presto la classificazione antisismica per mappare gli edifici

In arrivo sei classi, dalla A alla F, per mappare gli edifici esistenti. Con uno schema che ricorda molto quello che attualmente viene utilizzato per la certificazione energetica. Per fotografare in maniera immediata il livello di sicurezza di un edificio.


Questo, in estrema sintesi, il contenuto delle linee guida per la classificazione sismica che il Ministero delle Infrastrutture utilizzerà come base per due partite strategiche del prossimo futuro: la mappatura degli edifici esistenti e la nuova versione potenziata dei bonus fiscali per la messa in sicurezza dei fabbricati, da rifinire con la prossima legge di Stabilità.

L'ITER PARLAMENTARE

Il documento che contiene questa nuova classificazione, per la verità, è già in larga parte pronto da qualche mese. Alla sua definizione aveva lavorato, su mandato del Ministro, una commissione di esperti, guidata dal Provveditore alle Opere pubbliche di Lombardia ed Emilia-Romagna, Pietro Baratono. Dopo un periodo di rallentamento, adesso il dossier è stato messo su una corsia preferenziale, con l’obiettivo di completare il lavoro in vista della Stabilità. Per questo, la Commissione sta aggiornando il documento mentre, in contemporanea, il testo è stato inviato all’organo consultivo del Mit, il Consiglio superiore dei lavori pubblici, che avrà il compito di dare un suo parere. 


COME FUNZIONA LA CLASSIFICAZIONE ANTISISMICA

La classificazione è un prontuario tecnico che consentirà di operare una valutazione degli investimenti da fare. Quindi è uno strumento di pianificazione. Tutto ruota attorno a sei classi, dalla A alla F, che diranno quando un edificio ha un rischio sismico più elevato, in funzione della sua capacità di non danneggiarsi troppo nel corso di un terremoto. 
Il principio guida è il concetto di “expected annual loss”, il costo medio annuo da sostenere per riparare i danni e coprire le perdite causate da eventi sismici: in una struttura efficiente questo costo è trascurabile, nelle strutture più vecchie tende a salire, fino al momento in cui può essere più conveniente demolire e ricostruire. 


In attesa che il lavoro dei tecnici venga completato, resta da fare una valutazione politica. Le linee guida, infatti, si prestano a una mappatura del patrimonio esistente che possa dire su quali edifici è più urgente intervenire. E, allo stesso tempo, possono essere utilizzate da supporto ai nuovi bonus fiscali per la messa in sicurezza: ad esempio, sarebbe possibile concedere una premialità solo a chi riesce a guadagnare almeno una classe o fare uno sconto maggiore a chi ne guadagna due. Sul punto si concentrerà l’attenzione del Mit nei prossimi giorni. 


L'EMERGENZA NEI LUOGHI COLPITI DAL TERREMOTO

Sul fronte dell’emergenza, continua invece l’attività dei soccorsi nelle zone più colpite. La Protezione civile ha appena avviato il monitoraggio sulle scuole danneggiate e la prossima settimana partiranno le verifiche di agibilità per le case private. Ieri è stato individuato il luogo per la ricostruzione della scuola di Amatrice, affidata alla Provincia di Trento, che sarà composta di moduli prefabbricati e avrà una copertura in legno.
Il Ministero dell’Ambiente, intanto, sta lavorando al decreto per lo smaltimento delle macerie. "Mi sono dato quindici giorni di tempo ma potrebbe essere approvato anche prima. Prima rimuoviamo le macerie, meglio è", spiega Gian Luca Galletti. 


La Protezione Civile assicura che non ci sono ancora le condizioni per stilare un censimento della popolazione, un conteggio dei danni o una valutazione esatta del fabbisogno abitativo. Anche per questo non è stata ancora fatta alcuna gara per la fornitura di moduli abitativi. La conta dei danni è necessaria per attivare la richiesta a Bruxelles del fondo per le emergenze, il dossier deve essere inviato necessariamente entro 12 settimane dall’evento. 
Per l’approvvigionamento è già attiva l’apposita piattaforma Consip dedicata all’emergency procurement, con convenzioni tipo per container, bagni chimici, moduli abitativi e servizi di trasporto. 
Tra gli strumenti utili per le fasi post sisma c’è poi da ricordare anche il plafond "eventi calamitosi" per 1,5 miliardi istituito da Cdp a maggio (ma non ancora operativo) per prestiti agevolati a famiglie e imprese. 


IL MOTIVO DEI CROLLI ABITATIVI

Edoardo Cosenza, Professore Ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso l’Università di Napoli Federico II, e già Presidente del Consorzio ReLUIS, che sta seguendo da vicino le valutazioni dei danni del sisma, ha pubblicato su Facebook i primi risultati dei sopralluoghi:
 
Domanda: Perché ad Amatrice vi sono stati danni così estesi?
Risposta:  Perché vi sono state accelerazioni orizzontali e dunque azioni sismiche violentissime per strutture con periodo di vibrazione 0,2-0,3 secondi e quindi proprio per gli edifici bassi e in muratura di Amatrice. Certamente non progettati, tanti anni fa, con criteri sismici.

D: Perché l’edificio più alto di Amatrice è rimasto in piedi?
R: Perché era più alto e in cemento armato. Quindi più deformabile e con periodo proprio più alto. A cui sono corrisposte accelerazioni e forze sismiche molto più basse. Stessa identica cosa per il campanile di Amatrice. 
 
D: Perché a Norcia, anche essa vicina all’epicentro, non vi sono stati danni molto rilevanti?
R: È stato uno straordinario successo dell’ingegneria e delle tecniche di rinforzo usate dopo i danni del terremoto del 1997. Le accelerazioni le corrispondenti forze sono state sbalorditivamente alte per alcune strutture, forze orizzontali prossime a due volte il peso.


Fonti articolo: IlSole24Ore vetrina web, Edilportale.com

Cresce il numero dei ruderi in Italia: colpa dell'Imu?

Il quadro che emerge è quello di uno stock immobiliare italiano in aumento: nel 2015 cresce dello 0,6% il numero di immobili censiti, 371mila in più del 2014. Quasi l’88% è di proprietà delle persone fisiche e il 12% delle persone non fisiche.


Crescono, in particolare, il numero di abitazioni (80 mila unità in più rispetto al 2014), il numero di unità immobiliari appartenenti alla categoria catastale F (2,4%), che rappresentano unità non idonee a produrre reddito, quelle a destinazione speciale (1,6%) e ad uso collettivo (1%).

Il numero di immobili o loro porzioni censito negli archivi catastali italiani al 31 dicembre 2015 è pari a 73,9 milioni, lo 0,6% in più rispetto al 2014. Di questi, circa 64,2 milioni sono classificate nelle categorie catastali ordinarie (gruppi A, B e C) e speciali (gruppo D), con attribuzione di rendita, oltre 3 milioni sono censite nelle categorie catastali del gruppo F, che rappresentano unità non idonee a produrre reddito, e oltre 6 milioni sono beni comuni non censibili (unità di proprietà comune e che non producono reddito).


LE UNITÀ IMMOBILIARI ABITATIVE

Nel 2015 il numero delle abitazioni aumenta di 80mila unità rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 34,8 milioni. In dettaglio, vi è stato un incremento delle abitazioni civili (0,7%), di tipo economico (0,4%) e di ville e villini (0,9%). Sono diminuite, invece, di circa l’1% le abitazioni signorili e le abitazioni popolari e di circa il 4% le abitazioni di tipo ultrapopolare e rurale. Quasi il 92% del totale delle abitazioni è di proprietà delle persone fisiche e la superficie media risulta pari a 117 metri quadri.


I DATI DELLA RENDITA CATASTALE

La rendita catastale complessiva attribuita allo stock immobiliare italiano nel 2015 ammonta a 37,5 miliardi di euro, lo 0,1% in più rispetto al 2014. Circa il 60% è relativa a immobili di proprietà delle persone fisiche (22,6 miliardi di euro) e il restante 40% (14,9 miliardi di euro) detenuto dalle persone non fisiche. In particolare, la rendita complessiva delle abitazioni è di 16,8 miliardi di euro: la media della rendita catastale di un’abitazione è circa 480 euro, con punte di oltre 4 mila euro per le case di maggior pregio.


colpa dell'imu? LE CRITICHE DI CONFEDILIZIA

"Sono in continuo aumento le cosiddette "unità collabenti", vale a dire gli immobili ridotti in ruderi a causa del loro accentuato livello di degrado". Lo segnala Confedilizia, che ha elaborato i dati forniti dall'Agenzia delle entrate sullo stato del patrimonio immobiliare italiano. 
Nel 2015, il numero di questi immobili - inquadrati nella categoria catastale F2 - è cresciuto del 3,9% rispetto al 2014, ma il dato più significativo è quello che mette a confronto il periodo pre e post IMU: rispetto al 2011, gli immobili ridotti alla condizione di ruderi sono aumentati del 65%, essendo passati da 278.121 a 458.644 (+180.523).


"Questi numeri parlano chiaro - ha dichiarato il Presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa - e confermano quanto noi vediamo ogni giorno. Una parte di questi immobili vengono ridotti allo stato di ruderi per decisione dei singoli proprietari, che - non essendo più in grado di far fronte alle spese per il loro mantenimento e alla abnorme tassazione patrimoniale introdotta dal 2012 - li privano delle caratteristiche che li rendono tali. Per la restante parte, si tratta di immobili che a queste condizioni di fatiscenza giungono da soli per la mancanza di risorse economiche da parte dei proprietari. Occorre ridurre la tassazione sugli immobili. Diversamente, la situazione continuerà a peggiorare".


Fonti articolo: Casaeclima.com, Italpress.com

Perchè la ripresa nell'edilizia è inferiore alle aspettative?

Il 2016 è stato un’occasione mancata per la ripresa dell’edilizia. Sono questi i risultati dell’Osservatorio congiunturale Ance, presentati ieri a Roma.


L’indice di produzione, nei primi quattro mesi del 2016, è stato caratterizzato da un andamento altalenante.

Edilizia, ecco perché la ripresa non c’è stata

Le previsioni di un aumento degli investimenti nel settore, alla fine dello scorso anno, erano trainate da una stima di crescita dei lavori pubblici del 6%, grazie all’aumento delle risorse (+9,2%), alla cancellazione del Patto di stabilità interno e alla clausola europea per gli investimenti disposte dallaLegge di Stabilità 2016. Dato che non è stato facile utilizzare questi strumenti, si stima che gli investimenti in opere pubbliche cresceranno solo dello 0,4%.


MERCATO IMMOBILIARE E RIQUALIFICAZIONE EDILIZIA

Nel 2016, si legge nei dati diffusi dall’Ance, c’è stata una drastica riduzione dei permessi di costruire. Di conseguenza ci sarà una diminuzione degl iinvestimenti in nuove abitazioni del 3,4% rispetto al 2015.
Gli investimenti in riqualificazione degli immobili a fine anno dovrebbero aumentare di 1,3 miliardi, ossia l’1,9% in più rispetto al 2015. Merito degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni edilizie e per l’efficientamento energetico.
Nel mercato dell’usato le compravendite sono cresciute del 6,5% nel 2015 e nel primo trimestre 2016 il trend è stato confermato con una crescita del 20,6%. La ripresa è stata influenzata dalla diminuzione del prezzo delle case, dall’aumento delle famiglie e da un aumento dei mutui concessi del 70,6% nel 2015 e del 55% nel primo trimestre del 2016. 


Crisi edilizia e diminuzione dei bandi di gara

Nonostante gli aumenti di gennaio, nel primo trimestre del 2016 c’è stato un calo del 13,6% nel numero di bandi pubblicati e del 36,2% nell’importo posto in gara. Ad aprile c’è stata una momentanea inversione di tendenza. Prima dell’entrata in vigore del nuovo Codice Appalti (19 aprile 2016) c’è stata la corsa a pubblicare i bandi secondo il vecchio codice degli appalti. Con l’entrata in vigore delle nuove norme, si è assistito nel mese di maggio a una drastica flessione delle pubblicazioni: -26,7% in numero e del -75,1% in valore, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Giugnoconferma il trend negativo con un calo del 34,9% rispetto a giugno 2015.


A detta dell’Ance questi dati giustificano le preoccupazioni sul rallentamento della domanda pubblica per la mancanza di un periodo transitorio prima dell’applicazione del nuovo Codice Appalti. È considerato particolarmente allarmante il dato delle gare bandite dai comuni che segna a giugno un calo del 60,3%. 


Edilizia: accesso al credito e ritardo nei pagamenti

L’accesso al credito per le imprese continua ad essere problematico. Il primo trimestre 2016 ha visto una riduzione dei finanziamenti per investimenti dell’11,1%, che si va ad aggiungere al -10,6% del 2015. Complessivamente, si è passati dai 31,5 miliardi di euro erogati nel 2007 ad appena 8 miliardi erogati nel 2015, una diminuzione che supera il 70%.
Il 32% delle imprese aderenti all’indagine Ance ha registrato però una crescita del fabbisogno finanziario per sostenere gli investimenti.
La mancanza di liquidità colpisce soprattutto le imprese che lavorano con la Pubblica Amministrazione. Nei primi sei mesi del 2016, infatti, le imprese che realizzano lavori pubblici sono pagate mediamente dopo 168 giorni, contro i 60 giorni previsti dalla normativa. Si è interrotto un trend positivo iniziato nel 2014, quando le istituzioni si erano impegnate a ridurre i tempi per saldare le fatture.


Edilizia: proposte Ance per evitare il decimo anno di crisi

Basandosi su questa situazione l’Ance ritiene che nel 2017 ci sarà una nuova flessione dei livelli produttivi dell’1,2% in termini reali su base annua, con una riduzione del 3,6% delle opere pubbliche, del 3% della nuova edilizia residenziale e dello 0,2% nel comparto delle ristrutturazioni.
Per scongiurare questo rischio l’Ance propone un periodo transitorio per l’applicazione del nuovo Codice Appalti, la messa a regime e la rimodulazione degli incentivi per la ristrutturazione edilizia e per la riqualificazione energetica, l’adozione di norme per favorire gli interventi disostituzione edilizia e la proroga per altri tre anni della detrazione Irpef pari al 50% dell’IVA dovuta sull’acquisto di abitazioni in classe energetica A o B.


Con questi strumenti, conclude l’Ance, nel 2017 si registrerebbe una crescita dei livelli produttivi dell’1,1% in termini reali su base annua. Nel dettaglio dei singoli comparti si osserverebbe una crescita dello 0,5% rispetto al 2016 per gli investimenti in opere pubbliche, un ulteriore aumento dell’1,7% per gli investimenti in manutenzione straordinaria e un incremento per gli investimenti in nuove abitazioni dell’1,8%. 


Fonti articolo: Edilportale.com

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