Cresce il numero dei ruderi in Italia: colpa dell'Imu?

Il quadro che emerge è quello di uno stock immobiliare italiano in aumento: nel 2015 cresce dello 0,6% il numero di immobili censiti, 371mila in più del 2014. Quasi l’88% è di proprietà delle persone fisiche e il 12% delle persone non fisiche.


Crescono, in particolare, il numero di abitazioni (80 mila unità in più rispetto al 2014), il numero di unità immobiliari appartenenti alla categoria catastale F (2,4%), che rappresentano unità non idonee a produrre reddito, quelle a destinazione speciale (1,6%) e ad uso collettivo (1%).

Il numero di immobili o loro porzioni censito negli archivi catastali italiani al 31 dicembre 2015 è pari a 73,9 milioni, lo 0,6% in più rispetto al 2014. Di questi, circa 64,2 milioni sono classificate nelle categorie catastali ordinarie (gruppi A, B e C) e speciali (gruppo D), con attribuzione di rendita, oltre 3 milioni sono censite nelle categorie catastali del gruppo F, che rappresentano unità non idonee a produrre reddito, e oltre 6 milioni sono beni comuni non censibili (unità di proprietà comune e che non producono reddito).


LE UNITÀ IMMOBILIARI ABITATIVE

Nel 2015 il numero delle abitazioni aumenta di 80mila unità rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 34,8 milioni. In dettaglio, vi è stato un incremento delle abitazioni civili (0,7%), di tipo economico (0,4%) e di ville e villini (0,9%). Sono diminuite, invece, di circa l’1% le abitazioni signorili e le abitazioni popolari e di circa il 4% le abitazioni di tipo ultrapopolare e rurale. Quasi il 92% del totale delle abitazioni è di proprietà delle persone fisiche e la superficie media risulta pari a 117 metri quadri.


I DATI DELLA RENDITA CATASTALE

La rendita catastale complessiva attribuita allo stock immobiliare italiano nel 2015 ammonta a 37,5 miliardi di euro, lo 0,1% in più rispetto al 2014. Circa il 60% è relativa a immobili di proprietà delle persone fisiche (22,6 miliardi di euro) e il restante 40% (14,9 miliardi di euro) detenuto dalle persone non fisiche. In particolare, la rendita complessiva delle abitazioni è di 16,8 miliardi di euro: la media della rendita catastale di un’abitazione è circa 480 euro, con punte di oltre 4 mila euro per le case di maggior pregio.


colpa dell'imu? LE CRITICHE DI CONFEDILIZIA

"Sono in continuo aumento le cosiddette "unità collabenti", vale a dire gli immobili ridotti in ruderi a causa del loro accentuato livello di degrado". Lo segnala Confedilizia, che ha elaborato i dati forniti dall'Agenzia delle entrate sullo stato del patrimonio immobiliare italiano. 
Nel 2015, il numero di questi immobili - inquadrati nella categoria catastale F2 - è cresciuto del 3,9% rispetto al 2014, ma il dato più significativo è quello che mette a confronto il periodo pre e post IMU: rispetto al 2011, gli immobili ridotti alla condizione di ruderi sono aumentati del 65%, essendo passati da 278.121 a 458.644 (+180.523).


"Questi numeri parlano chiaro - ha dichiarato il Presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa - e confermano quanto noi vediamo ogni giorno. Una parte di questi immobili vengono ridotti allo stato di ruderi per decisione dei singoli proprietari, che - non essendo più in grado di far fronte alle spese per il loro mantenimento e alla abnorme tassazione patrimoniale introdotta dal 2012 - li privano delle caratteristiche che li rendono tali. Per la restante parte, si tratta di immobili che a queste condizioni di fatiscenza giungono da soli per la mancanza di risorse economiche da parte dei proprietari. Occorre ridurre la tassazione sugli immobili. Diversamente, la situazione continuerà a peggiorare".


Fonti articolo: Casaeclima.com, Italpress.com



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