Legge di Stabilità: abolite IMU e Tasi

Un pacchetto fiscale da circa 7 miliardi di euro, è questa la dote che porta con sè la Legge di Stabilità per il 2016 che è stato varata dal Consiglio dei Ministri confermando il taglio delle tasse sulla casa a partire dal 2016. 

La novità che forse più di tutte interessa gli italiani, il taglio delle tasse sulla casa, ha ricevuto il via libera del CdM. Ma in cosa consiste di preciso questo taglio delle tasse sulla prima casa? Chi sono i destinatari? Quali sono le abitazioni interessate? 

Abolizione TASI e IMU.
Confermata l'abolizione della Tasi e dell'Imu sulla prima casa e sui terreni agricoli così come per i macchinari. Rimane per le seconde case e i capannoni.
Quindi tutti i proprietari di immobili che risultano essere l’abitazione principale, a partire dal 2016, non dovranno più pagare al comune la tassa per i servizi indivisibili. La stessa cosa, ovviamente, vale per gli inquilini affittuari. 
L’abolizione della TASI sulle prime case vale intorno ai 3,7 miliardi di euro.


Discorso leggermente diverso per l’IMU, l’imposta municipale unica nata sotto il nome di ICI e abolita dal governo Berlusconi. L’IMU attualmente è dovuta soltanto sulle prime case di lusso, cioè che rientrano nella categorie catastali A/1, A/9 e A/8.
In pratica quindi l’abolizione dell’IMU sulla prima casa interessa soltanto i proprietari di prima abitazione di lusso: abitazioni di tipo signorile, ville, castelli, palazzi di pregio artistico o storico. Per questo motivo l’abolizione dell’IMU sulle prime case ha un costo contenuto: meno di un miliardo di euro.


TASI e IMU sulle seconde case.
Riassumendo quindi: dal gennaio 2016 saranno abolite IMU e TASI sulle prime abitazioni, quelle in cui risiede solitamente il proprietario e la famiglia. Resta invece la tassazione sulle seconda case, sia IMU che TASI, ma il governo promette che non ci sarà un aumento della pressione fiscale e che l’intero gettito sarà restituito ai Comuni. 

Allo studio dell’esecutivo c’è anche la possibilità di unire IMU e TASI in un’unica tassa per faciliarne il pagamento da parte dei contribuenti.
Il Pres. dell'ANCE Comuni Italiani, Piero Fassino, in seguito ad un incontro con la Presidenza del Consiglio ha confermato “la compensazione integrale dei mancati gettiti TASI e IMU che deriveranno dall’abolizione della tassazione sulle prime case, così come ci è stato confermato che si va verso un superamento degli attuali vincoli imposti dal Patto di stabilità”.


IMU agricola.
La legge di stabilità 2016 porta alla definitiva cancellazione dell’IMU e dell’IRAP su tutti i terreni agricoli. L’abolizione dell’IMU agricola, annunciata anche ad un recente incontro con Coldiretti, sarà valida a prescindere dalla qualifica professionale (contribuenti generici, imprenditori agricoli o coltivatori diretti) e dal fatto che il terreno si trovi in comuni montani o parzialmente montani.


IMU su imbullonati.
Eliminata
l’IMU sui macchinari imbullonati, cioè sulle attrezzature ed impianti utilizzati dalle imprese e “imbullonati” al suolo.
La questione IMU su imbullonati è stata più volte segnalata dalle associazioni di categoria che ritengono la tassazione dei macchinari iniqua e molto gravosa per le imprese. 


Bonus ristrutturazioni casa e mobili. 
Confermata la proroga del bonus edilizia e mobili anche per il 2016. Via libera, dunque, anche l’anno prossimo alle detrazioni Irpef al 50% su un limite massimo di spesa di 96.000 euro per unità immobiliare e della detrazione del 50% per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+ (A per i forni), per l’arredo di immobili oggetto di ristrutturazione.
Previste, inoltre, detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, nella misura del 65%, ricomprendendo tra gli interventi agevolati anche l’acquisto e la posa in opera di schermature solari, nel limite di 60.000 euro, e gli impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili, nel limite di 30.000 euro.
Nel 2016, il bonus edilizia dovrebbe essere esteso anche al settore pubblico e agli alloggi popolari, e il bonus mobili per l’acquisto di mobili nuovi e grandi elettrodomestici anche alle giovani coppie in affitto.


Il testo dovrà ora passare al Parlamento e a Bruxelles; l'Europa avrà tempo fino alla fine di novembre per dare l'ok, ma se dovesse chiedere modifiche sostanziali (come avvenuto nei giorni scorsi per la Spagna) si farà sentire nel giro di un paio di settimane. Renzi ha comunque ricordato la scelta del governo di rispettare le regole europee rivendicando al suo esecutivo il merito di essere riusciti a recuperare uno spazio di flessibilità "che vale circa 13 miliardi".


Fonti articolo: http://it.ibtimes.com/legge-di-stabilita-2016-abolizione-imu-tasi-prima-e-seconda-casa-terreni-agricoli-e-macchinari-ecco?rel=most_read3

http://www.ilghirlandaio.com/top-news/133222/l-di-stabilit-renzi-una-manovra-per-l-italia-con-il-segno-pi/

http://www.businessonline.it/news/38548/legge-stabilita-novita-e-misure-ufficiali-e-non-tra-bonus-ristrutturazione-casa-pensioni-mobili-partita-iva-tasse.html

Tassa unica sulle seconde case: le possibili soluzioni




Si fa strada anche nel Governo l’idea di fondere Imu e Tasi su seconde case e altri immobili, chiudendo definitivamente la sfortunata esperienza del tributo sui «servizi indivisibili». A certificare che l’ipotesi è sul tavolo è il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, che intervenendo ieri alla bicamerale sul federalismo fiscale ha fatto il punto anche sull’andamento della voluntary disclosure.


Il matrimonio fra Imu e Tasi semplificherebbe la vita dei proprietari, che oggi sono costretti a pagare con doppi moduli e doppi calcoli quella che nei fatti è la stessa imposta con due nomi diversi. Sulla strada della fusione, però, c’è un ostacolo, più di “immagine” che di sostanza: oggi l’Imu ha un’aliquota massima del 10,6 per mille, a cui i Comuni, secondo il meccanismo cervellotico della doppia imposta, possono aggiungere uno 0,8 per mille di Tasi a patto di riservare qualche detrazione alle abitazioni principali. 

 

L’unione di Imu e Tasi sotto un cappello unico potrebbe allora portare l’aliquota massima all’11,4 per mille. Si tratta dello stesso livello effettivo raggiunto dall’accoppiata nei Comuni che hanno spinto al massimo le aliquote, e quindi non porterebbe aumenti generalizzati a carico dei contribuenti. Su un terreno minato come quello del Fisco sul mattone, però, ritoccare un parametro può dare argomenti a una polemica (infondata) sullo scambio fra tagli fiscali alla prima casa e aumenti sugli altri immobili, rischio che Renzi vuole ovviamente evitare soprattutto intorno a una delle mosse chiave per l’immagine della "manovra che taglia le tasse". Sarebbe da evitare, inoltre, la possibilità di arrivare all’11,4 per mille nei Comuni che non hanno introdotto la super-Tasi, e che quindi finora non hanno chiesto più del 10,6 per mille ai contribuenti.


L’alternativa passerebbe dalla ricerca di una copertura in più anche per l’addio alla Tasi fuori dall’abitazione principale, che però costa più di 1,2 miliardi. Si tratta di un obiettivo improbo, tanto più che fra abitazione principale, imbullonati e terreni l’operazione Imu-Tasi vale 5 miliardi. Una parte della copertura potrebbe arrivare dall’Imu (3,8 miliardi) pagata allo Stato da capannoni, alberghi e centri commerciali, con un meccanismo che superi i problemi di distribuzione fra Comuni ricchi di questi immobili e Comuni che invece non ne hanno.


Anche questa cifra è stata fornita ieri da Zanetti alla commissione, e comprende la quota destinata a superare il problema "imbullonati". Da questo punto di vista, spiega Zanetti, l’obiettivo è quello di scrivere nella manovra che nei capannoni la "stima diretta" con cui si calcola la rendita catastale deve escludere "macchinari, congegni, attrezzature e altri impianti funzionali allo specifico processo produttivo". Se tradotta in legge, questa definizione potrebbe avere un ventaglio di applicazione piuttosto ampio, che per evitare paradossi dovrà ovviamente essere riferito anche alle stime già effettuate che hanno creato il problema. 


Il terzo capitolo è quello dei terreni agricoli: Zanetti da per certa l’abolizione del pasticcio costruito l’anno scorso intorno ai Comuni "montani, parzialmente montani e non montani" (la scadenza per il pagamento è al 30 ottobre, ma tutta la partita è ancora sotto esame al Tar che deciderà il 4 novembre), ma conferma anche il lavoro del Governo (annunciato a Milano meno di un mese fa dallo stesso Renzi) su "interventi più radicali" che in pratica dovrebbero far uscire l’Imu da tutti i terreni.


I Sindaci, dal canto loro, dovrebbero ottenere dalla manovra un indennizzo integrale sul mancato gettito, ma anche un rinvio delle regole sul "pareggio di bilancio" che rischiano di bloccare ogni possibilità di investimento locale, Regioni comprese (come raccontato sul Sole 24 Ore del 28 settembre).
La mossa dovrebbe passare da un pronunciamento del Parlamento, che con il via libera al Def ha appena approvato lo slittamento del pareggio al 2018 per il bilancio statale, che permetterebbe di sostituire il Patto di stabilità con vincoli più semplici. L’idea corre su due binari: concentrare obiettivi e sanzioni sul saldo finale di competenza, e mettere in moto un meccanismo in grado di sbloccare parzialmente gli "avanzi", cioè i risparmi bloccati dal Patto attuale.


Questa misura rappresenterebbe un atto di attenzione verso i cosiddetti Comuni "virtuosi", e potrebbe non essere la sola: quest’anno il 20% del fondo di solidarietà comunale è stato assegnato sulla base di capacità fiscali e fabbisogni standard, ma la norma è pensata per essere progressiva e la manovra potrebbe far salire questa quota. Per arrivare a regime, però, occorre accelerare nella raccolta dei nuovi dati sugli «standard», che molti Comuni non hanno ancora inviato.


Resta da risolvere poi il problema dei tagli aggiuntivi da un miliardo che farebbero saltare Province e Città metropolitane. La sorte di questi enti rimane legata al complicato gioco delle coperture, e la prospettiva più probabile è quella di una riduzione dei tagli, che però difficilmente verranno azzerati.


Fonte articolo: Il Sole 24 Ore, vetrina, web

Via la Tasi per inquilini e proprietari

L'annuncio del Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan durante il question time alla Camera dei Deputati farà contenti milioni di affittuari. Già, perché a non dover pagare quella che il premier Matteo Renzi ha definito la "tassa più odiata dagli italiani", non sarà soltanto l'80% delle famiglie proprietarie di case ma anche gli affittuari che puntualmente si trovano nella seconda parte dell'anno il canone maggiorato dell'odiata Tasi che puntualmente il proprietario di casa gli gira. Dopo aver versato il tributo al Comune.


"Appare corretto che l'intervento sia finalizzato all'eliminazione della Tasi sia per i possessori sia per i detentori degli immobili, anche per evitare disparità trattamento tra i contribuenti", ha detto infatti Padoan rispondendo sulle misure per eliminare la Tasi sulla prima casa. L’anno scorso la Tasi ha bussato alla porta degli occupanti (cioè gli inquilini, ma anche i comodatari) in circa 4.200 Comuni, cioè quelli che non si sono limitati a colpire l’abitazione principale, ma il gettito complessivo si è fermato sotto ai 100 milioni di euro.

 

Problemi applicativi e scarsi risultati derivano dalla genesi del meccanismo, pensato per collegare in qualche modo ai servizi locali un tributo che funziona in realtà come una patrimoniale. I "servizi indivisibili" (illuminazione, verde pubblico, sicurezza e così via) sono utilizzati da chi abita in un territorio, proprietario o inquilino che sia, per cui deve pagarne una parte. Da questo presupposto è nata la regola che ha imposto ai Comuni di chiedere agli occupanti una quota compresa fra il 10 e il 30% del tributo complessivo sull’immobile.


Fuori dall’abitazione principale, però, lo spazio fiscale era già stato occupato quasi interamente dall’Imu, con il risultato che la Tasi si è di conseguenza concentrata sulla prima casa. Poco più di un Comune su due ha applicato il tributo anche sugli altri immobili, con un’aliquota media che si è aggirata intorno allo 0,7 per mille: questo significa che per un appartamento da 100mila euro di valore fiscale la Tasi media è di 70 euro (ma ci possono essere fino a 1.060 euro di Imu), e la quota a carico dell’inquilino oscilla fra i 7 e i 21 euro. In media, quindi, più degli importi hanno pesato i calcoli, che spesso hanno imposto agli inquilini di pagare un Caf per scoprire di dover versare poco o nulla (sotto i 12 euro, a meno di diverse scelte comunali, l’obbligo di pagamento cade). Il discorso cambia ovviamente per gli inquilini di case di lusso: in questo caso i valori in gioco crescono, e aumentano quindi le somme che rischiano di spostarsi sul proprietario con la cancellazione della quota a carico dell’occupante.


La misura annunciata da Padoan, logica conseguenza dell’abolizione delle tasse sull’abitazione principale, rompe però il tabù che considerava “intoccabile” tutto il resto del fisco immobiliare nel nome della semplicità dell’intervento.
In questa chiave, resta da vedere se sopravviveranno le altre regole, che nell’accoppiata con l’Imu per ogni immobile impongono ai proprietari doppi calcoli e doppi moduli per pagare quella che di fatto è un’unica imposta con due nomi diversi. La soluzione finale arriverà il 15 ottobre mentre domani il Consiglio dei ministri esaminerà la Nota di aggiornamento al Def che sarà poi trasmessa alle Camere. 


Fonti articolo: http://www.affaritaliani.it/economia/casa-meno-tasi-per-tutti-via-la-tassa-anche-per-chi-e-in-affitto-383703.html

Che fine ha fatto la Riforma del Catasto?

Il 12 marzo 2014 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge dello Stato numero 23: "Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita". Il governo aveva un anno di tempo per approvare i decreti attuativi della delega fiscale per la tanto attesa riforma del catasto. Invocata per anni, promessa dal governo e acclamata dalle folle la riforma del catasto sembrava davvero in dirittura d’arrivo.


Ma lo scorso giugno, la battuta d’arresto: la riforma del catasto comporta un’impennata della tassazione sulla casa tanto che il governo ha deciso di congelarla. Intanto i termini della delega fiscale sono scaduti e addio riforma del catasto. Ma mentre si discute di abolizione di IMU e TASI e di equità della tassazione sulla casa il tema torna, oggi più forte che mai, di attualità. E in tanti di chiedono: che fine ha fatto la riforma del catasto? Dopo essere uscita dalla porta, potrebbe rientrare dalla finestra della legge di stabilità?

 

Tutto è iniziato nel 2014 quando il governo Renzi, in nome dell’equità, ha rilanciato la riforma del catasto. Vecchio ormai di 70 anni, il sistema catastale non rispecchia più la realtà del mercato immobiliare italiano incidendo negativamente sul calcolo delle tasse sugli immobili che dipendono dalla loro rendita catastale. Così il Premier ha annunciato una rivoluzione del catasto e della tassazione sulla casa. L’obiettivo era di introdurre un sistema di calcolo della rendita catastale degli immobili più equo, più aderente alla realtà. Non più i vani, ma i metri quadrati delle abitazioni e le loro caratteristiche per determinare il valore degli immobili.


La Riforma del Catasto doveva servire per definire il valore patrimoniale degli immobili sulla base dei valori di mercato al metro quadrato, per tipologia immobiliare e tenendo conto delle sue caratteristiche edilizie: la presenza di scale, l’anno di costruzione, il piano, l’esposizione, la localizzazione. Il risultato doveva essere un algoritmo che, moltiplicato per i metri quadri dava il valore patrimoniale dell’immobile e di conseguenza determinava il valore delle tasse come IMU, TASI e TARI.


L’idea di riformare il Catasto è stata accolta positivamente anche dalla Commissione Europea che il 13 maggio 2015 lamentava la lentezza con cui il governo stava portando avanti la riforma. Nel documento con le raccomandazioni del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2015 dell'Italia si legge: “Quanto alla tassazione dei beni immobili, ci sono stati soltanto lenti progressi della riforma del catasto, nell'ambito della quale si rende particolarmente necessaria una revisione dei valori catastali obsoleti.”


Dai “lenti progressi” rilevati da Bruxelles, siamo arrivati nel giro di un mese allo stop completo. A fine giugno infatti, quando il Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto licenziare i decreti attuativi della delega fiscale il Governo invece ha annunciato il congelamento della riforma. Il rischio emerso nel corso delle prime simulazioni con il nuovo sistema catastale era di un forte rincaro delle tasse sulla casa. L’allarme stangata ha fatto saltare la riforma del catasto anche perchè il principio basilare della delega fiscale è l’invarianza di gettito.


Il CdM quindi ha disposto una proroga a data da destinarsi. In un primo momento si è pensato che la riforma del catasto potesse arrivare insieme all’introduzione della local tax in sede di legge di stabilità.Modificando insieme al sistema di calcolo della rendita catastale anche le aliquote delle tasse sulla casa, sarebbe stato più facile mantenere l’invarianza di gettito. La local tax è l’imposta unica che, dal 2016, avrebbe dovuto sostituire le tasse sulla casa IMU e TASI e forse anche TARI. Ma dall’agenda del Governo la local tax sembra essere scomparsa insieme alla riforma del catasto, sostituite entrambe da una soluzione molto più semplice e di forte impatto dal punto di vista elettorale:l’abolizione di IMU e TASI.


Sul cambio strada di Renzi, la Commissione europea ha già dimostrato di non essere entusiasta, spingendo il Governo verso il taglio del cuneo fiscale o della tassazione delle imprese piuttosto che l’abolizione di IMU e TASI su tutti gli immobili. Aliquote diverse, detrazioni e sconti infatti, hanno lo scopo di rendere la tassazione della casa il più equa possibile, alleggerendone il peso sulle famiglie con redditi bassi e figli minori. L’abolizione totale di IMU (che ricordiamo è valida sulle prime case soltanto per “castelli, palazzi di eminenti pregi artistici o storici” o “palazzi signorili”) e TASI è certamente una di quelle promesse che porta tanti voti al partito, ma non introduce maggior equità nel sistema fiscale.


Per cercare equità serve la Riforma del Catasto e magari un local tax ad essa collegata che faccia pagare di più a chi può permettersi più spese e meno (o anche niente) a chi ha problemi economici. Ma un’operazione del genere, complessa dal punto di vista tecnico, dispendiosa sul piano politico e meno interessante per la comunicazione non entusiasma affatto il premier intento a cercare gli applausi a scena aperta.


E così, meglio annunciare la rivoluzione copernicana delle tasse, con l’abolizione per tutti di IMU e TASI, poi se i comuni dovranno alzare altre tasse o tagliare altri servizi, sarà un problema dei sindaci. E dei cittadini.


Fonte articolo: http://it.ibtimes.com/imu-tasi-local-tax-lunica-riforma-che-conta-e-quella-del-catasto-ma-che-fine-ha-fatto-1416172

Confedilizia: all'Italia serve shock fiscale


Togliere le tasse col bilancino del farmacista (un po’ sì e un po’ no, un po’ qua e un po’ là) non serve a niente, come la storia del fiscalismo anche nostro, e dei nostri giorni, dimostra" inizia così il commento del Presidente del Centro studi di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani sulle manovre di revisione di carico fiscale annunciate e ribadite più volte dal Governo.   

 

"Sull’immobiliare nel suo complesso, e per gli affitti in particolare deve balzare evidente l’inversione di tendenza. L’Italia ha bisogno di uno shock fiscale e Renzi l’ha capito. L’immobiliare è fatto dalle sensazioni di milioni di uomini e donne che lavorano e risparmiano (in Italia, l’80 per cento della popolazione), che non hanno tempo o possibilità di studiare diagrammi, ma solo di cogliere messaggi chiari. La rinascita è, come nel secondo dopoguerra, una questione di fiducia, fiducia sì o fiducia no”.

 

 

Per il Presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti: "Insieme all'eliminazione dell'Imu sulla prima casa, bisognerebbe ridurre anche le tasse sugli immobili produttivi che hanno raggiunto un livello molto alto, 9,8 miliardi". Merletti ha inoltre aggiunto che un punto importante sarà anche la rivisitazione della local tax: "Eliminare Imu e Tasi è una cosa, ma servirebbe una riorganizzazione delle tasse locali che sono state la valvola di sfogo dei tagli agli enti locali negli ultimi anni". 


E' poi essenziale che i tagli alla spesa pubblica non ricadano sul sistema produttivo: "come l'intervento da 400 milioni sulle accise che non deve però ricadere sugli incentivi all'autotrasporto".


Fonti articolo: http://www.monitorimmobiliare.it/confedilizia-italia-ha-bisogno-di-choc-fiscale-e-renzi-l-ha-capito_201509081132

http://www.monitorimmobiliare.it/confartigianato-giu-tasse-anche-sugli-immobili-produttivi_201509071859

Sacconi sull'immobiliare: occorre responsabilizzare i Comuni



La crescita può essere solo il risultato di una diffusa mobilitazione di tutta la nazione, di tutte le sue attività produttive di beni come di servizi, di tutti i suoi lavori dipendenti o indipendenti. Ma la nazione appare ancora bloccata dall’eccessivo prelievo fiscale nella sua propensione a consumare, investire ed assumere. In particolare essa si è sviluppata più di altre, a torto o a ragione, intorno al mattone come testimonia il suo straordinario tasso mediano di patrimonializzazione attraverso la proprietà immobiliare. 


La propensione a radicare la famiglia, le richieste di garanzie reali del sistema creditizio, i ritardi del mercato mobiliare hanno concorso all’acquisto popolare di case, negozi, capannoni, terreni. Siamo una owners community! (ndr siamo una comunità di proprietari). Piaccia o non piaccia.

 

 

Possiamo ragionare a lungo se tutto ciò abbia limitato la nostra efficienza complessiva ma ora dobbiamo prendere atto che il repentino spostamento del pendolo da una tassazione di favore ad una di sfavore ha trasformato il bene-rifugio in un bene-prigione, la fonte di sicurezza in una ragione di insicurezza. E, soprattutto, la ricchezza della nazione si è in conseguenza rivelata congelata, illiquida, con tutte le conseguenze che conosciamo. Non si tratta quindi solo di detassare la prima casa, ma più in generale di ricondurre a responsabilità la propensione delle amministrazioni comunali a scaricare sulla proprietà immobiliare le loro incapacità ed inefficienze. 


Applichiamo quindi i fabbisogni standard già disponibili per tutte le funzioni di ciascun Comune nel senso di combinarli con una capacità fiscale idonea a finanziarli e di ricavarne l’algoritmo di equilibrio, superato il quale il comune viene immediatamente sottoposto a commissariamento - con tanto di fallimento politico e ineleggibilità degli amministratori - in funzione di un rigoroso piano di rientro. È ragionevole supporre che esso funzioni da deterrente per una gestione oculata, e magari associata, delle funzioni municipali prevenendo l’abuso della tassazione ed un dissesto dell’ente tale da richiedere ingenti risorse di risanamento come oggi accade. 


La Local Tax deve rappresentare l’occasione per una compiuta attuazione del federalismo municipale e non lo strumento di un circolo vizioso senza limite nel nome di una autonomia irresponsabile.
A ciò dovrebbe aggiungersi una diversa distribuzione del carico fiscale tra proprietari ed inquilini in modo che questi ultimi avvertano tutto il necessario sinallagma tra dimensione del prelievo e qualità del servizio pubblico locale. Un simile percorso determina insomma una tassazione ben più moderata senza bisogno di copertura perché l’amministrazione locale può garantire le funzioni che le competono razionalizzando i costi fissi di produzione anche attraverso la gestione associata con gli altri comuni corrispondenti ad un idoneo bacino di utenza. 


Evitiamo poi di contrapporre scioccamente la detassazione degli immobili a quella del lavoro nondimeno necessaria. Quest’ultima si rivela utile ad incoraggiare la propensione ad assumere se è strutturale e ragionevole. Temo che l’azzeramento dei contributi sui contratti permanenti si rivelerà essere stato fonte più di comportamenti distorsivi che di nuova occupazione e comunque non è ragionevole caricare a lungo sul bilancio dello Stato la sostenibilità del sistema previdenziale. Gli operatori potrebbero invece apprezzare una riduzione strutturale di quella parte dei contributi che oggi è sproporzionata rispetto alle prestazioni. Penso all’assicurazione contro gli infortuni, agli ammortizzatori sociali, all’indennità di malattia in alcuni settori come il commercio. 


Il costo indiretto del lavoro deve quindi essere ridotto ove ve ne sono le ragioni di equilibrio con i benefici e non sulla base di un inverosimile premio a carico della fiscalità generale.
Non dimentichiamo poi la esigenza di riportare ad una dimensione sensibile la tassazione “secca” e agevolata del salario variabile definito dalla contrattazione di prossimità in modo da sospingere contemporaneamente i redditi e la produttività. Si tratta di ampliare la platea dei beneficiari in modo da ricomprendere tutto il lavoro operaio ed impiegatizio e di innalzare la misura del salario detassato al livello degli accordi migliori come quello definito nel gruppo FCA.


In conclusione, la Legge di Stabilità può essere lo strumento idoneo per contenere contemporaneamente il prelievo fiscale sulla proprietà e sul lavoro rispettando i parametri dell’Unione.


Presidente commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi.


Fonte articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-09-04/ridurre-tasse-mattone-responsabilizzare-sindaci-063700.shtml?uuid=AC19ypr&refresh_ce=1

Tagli Tasi e Imu: quanto risparmierebbero gli italiani?

Secondo la Cgia, con l'addio alla Tasi, annunciato dal premier Renzi e inserito nella prossima legge di Stabilità, le famiglie italiane risparmieranno mediamente 204 euro. Per i ricchi, semprechè il Governo decida di abolire anche l'Imu su ville, castelli e abitazioni signorili, le cose andranno molto meglio: il risparmio si aggirerà attorno ai 2.000 euro.


Mentre l'Europa guarda con sospetto ai proclami in tema di taglio delle tasse (da 48 mld in tre anni) da parte del Premier Matteo Renzi, gli italiani pensano già al gruzzoletto che riusciranno a sottrarre dal Fisco nel 2016; che sommato al forte peso del cuneo fiscale per la maggior parte dei lavoratori (dipendenti) è una piccola boccata di ossigeno per la Tasi che, per quanto riguarda la prima rata, il contribuente deve sborsare prima di partire per le vacanze.

Secondo un calcolo della Cgia di Mestre, con l'addio alla tassa sui servizi indivisibili (come l'illuminazione pubblica), le famiglie italiane potrebbero mediamente risparmiare 204 euro e per i ricchi, semprechè il governo Renzi decida di abolire anche l'Imu su ville, castelli e abitazioni signorili, le cose andranno molto meglio: il risparmio si aggirerà attorno ai 2.000 euro. 


Ma quali sono i contribuenti che saranno interessati da questa sforbiciata che nel 2017, nelle intenzioni di Palazzo Chigi, si trasferirà alle aziende con un taglio del prelievo sui redditi d'impresa e nel 2018 di nuovo a tutti i contribuenti con una rimodulazione delle aliquote Irpef?
La Tasi grava sui proprietari di prime e di seconde case e l'idea di Palazzo Chigi è quella di eliminarle solo per le prime abitazioni. Per mettersi al riparo dai rischi di incostituzionalità, però, la Tasi sulla prima casapotrebbe portare a cancellare l'imposta anche per le seconde case.


Il Presidente del Consiglio dice di voler eliminare per tutti anche l’Imu, l’imposta sul possesso degli immobili, che adesso non si paga sulla prima casa ma (quasi) solo sulle seconde. L’Imu dovrebbe essere cancellata anche per altre due categorie: la prima è quella dei terreni agricoli, la seconda categoria è quella degli "imbullonati",  i macchinari industriali fissi: può sembrare strano, ma anche questi pagano l’Imu con un gettito intorno ai 500 milioni di euro.


Secondo la Cgia, le famiglie che potrebbero essere beneficiate dall'abolizione della tassazione sulla prima casa sono quasi 19 milioni. Per i possessori delle abitazioni di lusso, appartenenti alla categoria catastale A2 il "taglio" sarà di circa 227 euro all'anno, per quelle A3 di 120 euro, mentre i possessori di una abitazione di tipo signorile o di una villa beneficeranno di un "regalo" attorno ai 1.830 euro. I proprietari di castelli, infine, potranno godere di un risparmio che dovrebbe sfiorare i 2.280 euro.


Ma quanti soldi servono al Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan per far quadrare le strategie di Renzi? "In termini complessivi", segnala Paolo Zabeo della Cgia, "l'azzeramento della Tasi sulla prima casa ammonterà 3,4 miliardi di euro. Se a questo importo - prosegue l'esperto - aggiungiamo l'abolizione dell'Imu sulle abitazioni di lusso (91,2 milioni di euro), l'Imu sui fabbricati rurali (3,2 milioni di euro), quella sui terreni agricoli (897 milioni circa) e quella sugli imbullonati (250 milioni), verranno a mancare 4,6 miliardi di euro di gettito che, per il momento, non sappiamo ancora come saranno reperiti".


Fonte articolo: http://www.affaritaliani.it/economia/casa-via-la-tasi-risparmio-per-204-euro-senza-l-imu-in-tasca-ai-ricchi-altri-1-800-381392_pg_1.html

Detrazioni per ristrutturazione in piccolo condominio col Codice Fiscale

Anche i piccoli condomìni, per usufruire del bonus ristrutturazioni sulle parti comuni, hanno bisogno del codice fiscale.
Quindi se i pagamenti fatti dai singoli proprietari, per ristrutturazioni su parti comuni dell’edificio, vengono effettuati tramite bonifici bancari, con ritenuta d'acconto dell’8%, allora le detrazioni per le spese sostenute nel 2014 si possono “recuperare” se il piccolo condominio richiede il codice fiscale, versando una sanzione di 103,29 euro e inviando apposita comunicazione all'Agenzia.


Questo quanto stabilito dalla Risoluzione 74/E in cui l’Agenzia delle Entrate risponde ad un'istanza di interpello inviata da tre fratelli.

Detrazioni piccoli condomini: il caso.
In un edificio con tre appartamenti, ognuno di proprietà esclusiva di tre fratelli, vengono effettuati nel 2014 interventi di recupero su parti comuni, pagati dai proprietari pro-quota con bonifico bancario.

Secondo la Legge 449/1997 la fruizione dell’agevolazione è subordinata alla circostanza che sia il condominio l’intestatario delle fatture e l’esecutore, tramite l’amministratore o uno dei condòmini, degli adempimenti richiesti dalla normativa.


Nella Risoluzione 74/E però l’Agenzia osserva che, avendo i contribuenti in questione eseguito i pagamenti con la procedura giusta per la fruizione del bonus ristrutturazioni, cioè con apposito bonifico “parlante”, è stato regolarmente rispettato l’obbligo, in capo all’istituto bancario o a Poste, di operare la prescritta ritenuta dell’8% sulle somme accreditate (articolo 25 del Dl 78/2010).


Quindi si può usufruire delle detrazione per il 2014, a patto che si chieda l’attribuzione del codice fiscale. Infatti le Entrate, in una precedente circolare (11/2014) avevano ribadito che, per fruire della detrazione relativa a spese su parti comuni, anche i condomini minimi (quelli con non più di otto condòmini e che non hanno l’obbligo di nominare un amministratore), devono richiedere l’attribuzione del codice fiscale. 


Bonus ristrutturazioni parti comuni: quale procedura seguire.
L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che entro il termine della presentazione della dichiarazione dei redditi relativa all’anno 2014, in cui sono state sostenute le spese, è necessario:


- presentare a un ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate la domanda di attribuzione del codice fiscale al condominio, tramite modello AA5/6;
- versare mediante F24 (codice tributo 8912), a nome del condominio, con indicazione del cf attribuito, la sanzione minima di 103,29 euro, per omessa richiesta del codice fiscale;
- inviare una comunicazione in carta libera all’ufficio delle Entrate competente in relazione all’ubicazione del condominio.


Nella comunicazione, unica per tutti i condòmini, devono essere specificati, distintamente per ciascuno di essi, le generalità e il codice fiscale; i dati catastali delle rispettive unità immobiliari; i dati dei bonifici dei pagamenti effettuati per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio; la richiesta di considerare il condominio quale soggetto che ha effettuato gli interventi; le fatture emesse dalle ditte nei confronti dei singoli condòmini, da intendersi riferite al condominio.


Ogni condomino potrà inserire le spese sostenute nel periodo d’imposta 2014 nel modello Unico Pf 2015 da presentare entro il prossimo 30 settembre o, se ha utilizzato il 730, nel modello 730 integrativo da presentare entro il 26 ottobre 2015.
Infine la risoluzione ricorda che, non essendo necessario nel caso in esame nominare un amministratore, i contribuenti non sono tenuti a compilare l’apposito quadro AC del modello Unico Pf, in cui è prevista l’indicazione, tra l’altro, dei dati catastali degli immobili condominiali: andranno specificati nella comunicazione unica per tutti i condòmini.


Fonte articolo: http://www.edilportale.com/news/2015/08/normativa/ristrutturazioni-piccoli-condomini-sgravi-solo-con-codice-fiscale_47436_15.html

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