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Abolizione tasse prima casa per tutti, sì o no?

Un’abolizione della Tasi sulla prima casa "per tutti". Il premier dal Meeting di Cl a Rimini sembra voler spazzare via dal campo delle ipotesi l’opzione della selettività per il taglio della tassa sugli immobili cara a minoranza Pd e Cgil. Ma la partita non è ancora chiusa. Con Scelta civica che rilancia su un taglio parziale per finanziare lo stop dell’Imu sui capannoni. E tutto da sciogliere è anche il nodo delle coperture.


L’operazione per cancellare la Tasi sull’abitazione principale costa 3,4 miliardi che, con lo stop a Imu agricola e tassa sui cosiddetti “imbullonati”, confermato sempre dal premier, sale a non meno di 4,3 miliardi. Con i Comuni già in pressing per recuperare il gettito che verrà a mancare con lo stop al prelievo sulla prima casa.


Pressing che continua anche sul versante della selettività. Tra le richieste arrivate a Palazzo Chigi da minoranza Pd e Cgil quelle di mantenere l’imposta sulle abitazioni principali di fascia più elevata e non solo su ville e castelli su cui agisce ancora l’Imu oppure nei confronti di chi è possessore di più immobili.

 

A rilanciare con forza l’ipotesi di un taglio selettivo è il sottosegretario all’Economia e leader di Scelta civica, Enrico Zanetti: "Sì al taglio della Tasi sulla prima casa. Ma non per tutti. Deve restare per gli immobili di valore maggiore per finanziare, con 1,2 miliardi, la deducibilità al 100% per le imprese dell’Imu sui capannoni". Ma il messaggio di Matteo Renzi sembra non lasciare spazio a compromessi: dal 2016 il prelievo sarà azzerato su tutte le abitazioni principali. Un intervento da inserire nella prossima manovra all’interno del capitolo sulla nuova local tax (da cui dovrebbero restare però fuori la Tari e le tasse sull’occupazione delle aree pubbliche e sulle affissioni) insieme allo stop all’Imu agricola e alla tassa sugli “imbullonati” sale a non meno di 4,3 miliardi.


Ma una copertura certa non è stata ancora trovata dai tecnici del Governo. E la partita si annuncia tutt’altro che semplice. Sul tavolo ci sono diverse opzioni: dall’attribuzione ai sindaci di tutto il gettito dell’Imu sui capannoni industriali all’irrobustimento della quota di quello legato all’Imu sulla seconda casa garantita ai Comuni (oggi il 50% va allo Stato). Secondo i dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate, nel 2014 sul versante delle imposte di natura patrimoniale la Tasi ha pesato per 4,6 miliardi (di cui circa 3,4 miliardi riconducibili direttamente all’abitazione principale) mentre l’Imu ha prodotto un gettito di 19,3 miliardi, 17,7 dei quali dalla voce “altri fabbricati” in cui sono ricompresi anche gli immobili non adibiti ad abitazione principale.


L'eventuale passaggio integrale ai Comuni delle entrate relative all’Imu sui capannoni industriali (di cui però Scelta civica chiede lo stop) non consentirebbe di compensare la perdita di gettito per i Comuni dovuta alla cancellazione della Tasi sulla prima casa. Ecco allora che, a meno di azionare la leva dei maggiori trasferimenti agli enti locali con un’operazione che non appare però compatibile con la coperta corta delle risorse disponibili, una delle strade percorribili potrebbe essere quella dell’Imu.


Non a caso tra le opzioni prettamente tecniche sul tavolo c’è anche quella che prevede la possibilità di alzare le aliquote del prelievo sulle seconde case. Ma Palazzo Chigi punta a dare un messaggio chiaro sulla volontà del Governo di ridurre le tasse con il piano da quasi 50 miliardi in tre anni. E il ricorso a un aumento dell’Imu sulla seconda casa per coprire la cancellazione della Tasi sulla prima abitazione rischierebbe di non risultare in linea con la strategia dell’esecutivo.


La scrematura delle varie ipotesi di copertura si farà a settembre quando sarà aggiornato il quadro macroeconomico e si conoscerà l’ulteriore spazio di flessibilità che sarà concesso da Bruxelles. Renzi ha parlato di una margine di 16 miliardi. Ma, come ha detto la scorsa settimana il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio al Sole-24 Ore, per il Governo sarebbe già un buon risultato incassare l’ok della Ue all’utilizzazione di altri 5-6 miliardi (tra mini-aggiornamento della clausole riforme e attivazione di quella per gli investimenti). Che, sommandosi ai 6,4 miliardi già contabilizzati nel Def (e tutti destinati alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia da oltre 16 miliardi insieme ai 10 miliardi attesi dalla spending review), farebbero salire la dote aggiuntiva a 11-12,5 miliardi.
Ma non è da escludere che la dote aggiuntiva complessiva si fermi a 9-10 miliardi. Con un restringimento del perimetro della manovra e conseguente rischio di riduzione delle risorse per alcuni interventi: pensioni, decontribuzione, pubblico impiego e bonus edilizi.


Fonte articolo: quotidiano ilsole24ore.com, vetrina edicola24web

Incentivi fiscali su ristrutturazione e mobili, si attende il sì del Governo

Per ora non sono arrivate dentro il governo obiezioni alla riconferma nel 2016 degli sgravi Irpef del 50% e del 65% per chi effettua lavori di ristrutturazione in casa o di efficientamento energetico e per chi acquista i mobili per la propria abitazione: nessuna obiezione dalla task force sulla spending review guidata da Yoram Gutgeld, che pure vuole recuperare 1,1-1,3 miliardi dalle tax expenditure ma non "punta" gli incentivi all'edilizia, nessuna obiezione neanche dal Ministero dell'Economia che dovrà tener conto degli effetti di cassa per alcune centinaia di milioni ma condivide una valutazione positiva sullo strumento. 


Certo è che chi si è intestato nel governo la battaglia sui bonus fiscali per l'edilizia è il Ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, che ha già posto la doppia questione della proroga degli strumenti nel 2016 e dell'allargamento della platea dei beneficiari.

"Se lo strumento ha funzionato e ha portato buoni risultati in termini di politica economica per la crescita e anche per le casse dello Stato, sarebbe sbagliato non utilizzarlo al meglio", ha detto il Ministro delle Infrastrutture nell'intervista al Sole 24 Ore del 20 agosto.


Due, in particolare, sono le ipotesi di rafforzamento dei bonus e di allargamento della platea dei beneficiari che Delrio è pronto a presentare formalmente quando si stringerà con gli incontri sulla legge di stabilità ai massimi livelli di governo: da una parte, l'estensione dei crediti di imposta (e in particolare di quello sul risparmio energetico) anche agli alloggi popolari pubblici finora esclusi dai benefici; dall'altra l'ammissione al bonus fiscale per l'acquisto di mobili anche a chi va in affitto.
"Se la vediamo dalla parte del cittadino e in particolare di una giovane coppia che vuole mettere su casa e famiglia - dice il Ministro - suona quasi come una beffa che possa utilizzare lo sconto solo chi è proprietario di un'abitazione perché nella gran parte dei casi un giovane che ha più bisogno di essere sostenuto comincerà il suo percorso andando in affitto". 


Si apre insomma una partita che riguarda il tema dell'utilizzo degli sgravi Irpef sempre più in termini di strumenti utili a rafforzare la crescita. Delrio è ottimista, convinto di essere in sintonia anche con il premier Matteo Renzi. 
Il Presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, che da tempo difende lo strumento ed è sulla stessa lunghezza d'onda del ministro delle Infrastrutture, va anche oltre e immagina che il 65% per il risparmio energetico possa essere la prima pietra di una politica nazionale di efficientamento energetico degli edifici pubblici, con effetti di spending review che sarebbero rilevanti anche sulla bolletta energetica.


La conferma e l'ampliamento dei bonus è una posizione sostenuta anche dalle imprese. Se i costruttori dell'Ance vedono con favore l'estensione degli strumenti fiscali dalla scala micro a quella macro (e in particolare alle operazioni di riqualificazione urbana), venerdì il presidente di FederlegnoArredo, Roberto Snaidero, ha chiesto di alzare il tetto di 10mila euro per la spesa agevolabile nell'acquisto di mobili.


Fonte articolo: http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/art/casa-fisco-immobiliare/2015-08-24/bonus-ristrutturazioni-ipotesi-ampliamento-studio-governo-105141.php?uuid=ACPBOsl&refresh_ce=1

 

Permesso di costruire: le nuove regole dal 28 Agosto


Prende il via venerdì 28 agosto il processo di semplificazione in materia di formazione del silenzio assenso, Segnalazione certificata di inizio attività (Scia) e conferenza di servizi. È stata pubblicata nei giorni scorsi in Gazzetta Ufficiale la riforma della Pubblica Amministrazione (Legge 124/2015) che, lo ricordiamo, dettando le linee guida per la riorganizzazione della PA, impatta anche sulle procedure autorizzative nel settore edile.


Silenzio assenso
Gli atti di assenso e i nulla osta delle Amministrazioni dovranno essere resi entro trenta giorni. Decorsi questi termini, si formerà il silenzio assenso. In caso di mancato accordo tra le amministrazioni statali coinvolte nei procedimenti di autorizzazione, sarà il Presidente del Consiglio dei ministri a decidere le modifiche.

Il silenzio assenso si applicherà anche amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, dei beni culturali e della salute dei cittadini, per l'adozione di provvedimenti normativi e amministrativi. In questi casi, però, il termine è stato elevato a novanta giorni.


Le nuove regole saranno operative a partire da venerdì 28 agosto e avranno un impatto positivo sulla velocizzazione dell'iter per ottenere il permesso di costruire. Dopo la presentazione della richiesta da parte del provato, infatti, l'iter può subire dei ritardi nell'attesa dei pareri delle Asl, dei Vigili del Fuoco o delle Soprintendenze, chiamate in causa nelle aree sottoposte a vincolo.


Scia
Entrano in vigore venerdì prossimo i limiti all’autotutela della Pubblica Amministrazione. Il testo pubblicato in Gazzetta prevede che un provvedimento illegittimo può essere annullato d’ufficio al massimo entro diciotto mesi, anche se l’autorizzazione si è formata con silenzio assenso. Viene così modificato l’articolo 21 nonies della Legge 241/1990, che parlava più genericamente di un termine ragionevole. Dopo un anno e mezzo, quindi, gli interventi realizzati con Scia potranno essere considerati "al sicuro" da eventuali contestazioni.


Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, il Governo adotterà uno o più decreti legislativi per individuare in modo preciso i procedimenti soggetti alla segnalazione certificata di inizio attività e al silenzio assenso, ma anche quelli per i quali è necessaria l'autorizzazione espressa o è sufficiente una comunicazione preventiva.
Dopo la presentazione di un’istanza, le Amministrazioni dovranno indicare obbligatoriamente i termini entro cui si pronunceranno  o dopo quanto tempo l’eventuale silenzio potrà essere interpretato come accoglimento della domanda.


Conferenza di servizi
Sempre entro dodici mesi dall’approvazione della legge, il Governo adotterà un decreto legislativo per la semplificazione della conferenza di servizi, in modo da avere tempi certi ed evitare il blocco delle opere. Saranno ridotti i casi in cui la conferenza di servizi è obbligatoria e verranno introdotti modelli di istruttoria in grado di garantire la partecipazione telematica dei soggetti interessati.
Scatterà il silenzio assenso se le amministrazioni (anche quelle preposte alla tutela della salute, del patrimonio storico-artistico e dell'ambiente) non si pronunceranno entro il termine dei lavori della conferenza.


Fonte articolo: http://www.edilportale.com/news/2015/08/normativa/semplificazioni-in-edilizia-pubblicata-la-riforma-della-pubblica-amministrazione_47353_15.html

Permessi di costruzione: quando basta la Scia?

Quali interventi edilizi, sulla propria abitazione o nell'edificio condominiale, possono essere realizzati con semplice autocertificazione? Ormai quasi tutti (salvo le nuove costruzioni), dopo le novità legislative introdotte tra il 2011 e la fine del 2014.


Infatti, per decenni tutte le attività edilizie sono state soggette a "provvedimento espresso” (bisognava cioè chiedere al Comune la concessione o l'autorizzazione edilizia e aspettare - a volte mesi - che arrivasse l’ok).


A partire dal 1996, con l’introduzione della Dia (Denuncia di inizio attività) e poi via via in modo sempre più ampio, le attività edilizie sono diventate possibili con "autocertificazione". Tra gli ultimi importanti interventi inseriti in questo regime "fai da te" le demolizioni e ricostruzioni anche con modifiche di sagoma (Dl 69/2013) e i frazionamenti o accorpamenti di unità immobiliari (Dl 133/2014, si veda il box).

Novità positive anche dalla legge sulla pubblica amministrazione approvata il 4 agosto: limiti ai poteri della Pa di intervenire una volta presentata la Scia o scattato il silenzio-assenso sul permesso edilizio, e silenzio-assenso in caso di mancato parere di Soprintendenze o altri enti di tutela.


Certo, l’autocertificazione in edilizia non è semplice come per i dati anagrafici: serve infatti - oltre al progetto nei casi più complessi - una "asseverazione" da parte di un tecnico abilitato, un documento cioè in cui l’architetto, l’ingegnere o il geometra, una volta verificate le normative statali, regionali e comunali e le previsioni urbanistiche comunali, dichiara che l’intervento previsto è ad esse conformi.
Serve naturalmente un po’ di tempo per preparare queste carte, e bisogna pagare l’attività del progettista, ma una volta presentate al Comune la Cila o la Scia i lavori possono cominciare subito, senza restare appesi alle lentezze degli uffici.


Cosa resta invece ancora soggetto al "permesso edilizio"? Innanzitutto le "nuove costruzioni", singoli edifici in zone dove il piano regolatore ammette l’intervento diretto (senza piano urbanistico), e anche gli "ampliamenti di volume" di edifici esistenti. Ma ci sono a questo secondo caso alcune importanti e positive eccezioni (si veda il box sui permessi).
Sono inoltre soggette all’ok del Comune le ristrutturazioni edilizie "pesanti", cioè le trasformazioni radicali degli edifici esistenti che comportino modifiche dei volumi e dei prospetti, e nel caso dei centri storici anche quando c’è modifica di destinazione d’uso.


In tutti gli altri casi basta la Scia, anche per le ristrutturazioni edilizie rilevanti con cambio d’uso (sempreché ammesso dai Prg) o le demolizioni e ricostruzioni senza aumento di volume e anche con modifiche alla sagoma.


GUIDA


Indice interventi liberi
Opere con comunicazione semplice (Cil) “asseverata” (Cila), interventi con Scia: ecco la mappa.
Interventi liberi. Si possono fare in totale libertà, senza comunicare nulla a nessuno, gli interventi di manutenzione ordinaria. Cioè le tinteggiature interne, le sostituzioni (senza innovazioni) di pavimenti, sanitari o impianti, le tinteggiature delle facciate (sempre senza modifiche, anche di colore) se le impalcature non servono o non occupano suolo pubblico. Liberi anche gli interventi di eliminazione di barriere architettoniche (purché non si alteri la sagoma dell’edificio).

Cil (comunicazione di inizio lavori). Serve invece una Cil, secondo moduli predefiniti dai Comuni e cioè una comunicazione senza assistenza del progettista abilitato, per opere destinate a soddisfare esigenze contingenti o temporanee, per la pavimentazione di spazi esterni (anche aree di sosta scoperte), per l’installazione di pannelli solari (termici e fotovoltaici), per la realizzazione di aree ludiche senza fini di lucro e per gli elementi di arredo delle aree pertinenziali.

Cila (comunicazione asseverata). Come nel caso precedente, una volta presentata la comunicazione al Comune si possono avviare i lavori. In questo caso serve però una asseverazione tecnica da parte di geometra, architetto, ingegnere. Serve la Cila per le manutenzioni straordinarie, cioè le trasformazioni di parti anche importanti degli edifici, purché però non cambi la volumetria complessiva degli edifici, non cambi la destinazione d’uso e non vengano interessate parti strutturali dell’edificio. Sono possibili anche frazionamenti o accorpamenti di immobili (si veda qui sotto). Il progettista, oltre a dover attestare la conformità delle opere previste alle prescrizioni edilizio-urbanistiche di leggi e norme comunali, deve appunto attestare che non vengono toccate parti strutturali.

Scia (Segnalazione certificata di inizio attività). Con poche modifiche nominalistiche e di moduli, la Scia equivale di fatto alla Cila: serve l’asseverazione del tecnico abilitato, non si paga nulla al Comune, si deve indicare il nome dell’impresa edilizia che realizza i lavori, si parte subito (salva la facoltà dell’amministrazione, entro 30 giorni, di bloccare i lavori per mancanza dei presupposti tecnico-giuridici). Con la Scia si possono fare le manutenzioni straordinarie con interessamento delle parti strutturali, i restauri e risanamenti conservativi, le ristrutturazioni edilizie “leggere”, comprese anche le demolizioni e ricostruzioni senza rispetto della precedente sagoma dell’edificio, purchè non si modifichino le volumetrie originarie o i prospetti.


Ampliamenti con Scia. Gli ampliamenti sono in pratica le sopraelevazioni di edifici, le coperture di terrazzi, gli allargamenti in orizzontale (ad esempio di villette) o comunque le ristrutturazioni che aumentano le cubature totali. La regola generale è che serve il “permesso”. Ma ci sono importanti (e positive) eccezioni.
Basta infatti la Scia per gli ampliamenti fino al 20% dei volumi pertinenziali (ad esempio edifici per gli attrezzi o simili) e soprattutto per i box auto pertinenziali, fuori terra o interrati. Inoltre, nel quadro delle misure speciali dei "Piani casi", gli aumenti premiali di volume degli edifici in deroga ai Prg introdotti dal 2009 e in vigore ancora in quasi tutte le Regioni (non però in Lombardia ed Emilia Romagna), la maggior parte delle leggi regionali hanno previsto che questi ampliamenti si possano fare con semplice Scia.

Varianti con Scia. Grazie al decreto Sblocca Italia (Dl 133/2014), in caso di modifiche al progetto “in corso d’opera” non serve più fermarsi e richiedere un permesso di costruire-bis, ma basta la Scia asseverata dal tecnico. Questo purché si tratti di varianti non “essenziali”, che cioè non modifano volumi, destinazioni d’uso e localizzazioni rispetto al progetto iniziale. 

Cosa si paga. Gli oneri di urbanizzazione e il contributo per il costo di costruzione si devono pagare al Comune solo per gli interventi soggetti a permesso. Il “quantum” dipende dal valore dell’intervento, ma anche da complesse regole regionali e comunali. Molti Comuni tendono a premiare, con sconti sugli oneri, gli interventi che migliorano le prestazioni energetiche degli edifici, e le ristrutturazioni (anche radicali) rispetto alle nuove costruzioni.

Tempi e silenzio-assenso. Lo Sblocca Italia ha ridotto da 150 a 90 giorni, anche per le città con oltre 100mila abitanti, il termine entro il quale il Comune deve rilasciare (o respingere con motivazione) il permesso edilizio. Se non lo fa scatta il silenzio-assenso. In alternativa l’interessato può chiedere la nomina di un commissario ad acta.


Fonte articolo: ilSole24Ore, vetrina web

Tassazione immobili: "urgente intervenire per cambiare"

Il gettito fiscale derivante dalle principali imposte sul possesso, sulla locazione e sulla compravendita di immobili in Italia è stato nel 2014 di 42,1 miliardi di euro, contro 42,3 miliardi di euro del 2012. 


Il leggero aumento del gettito nel 2014 rispetto al 2013 (38,4 miliardi di euro) è dovuto principalmente all'introduzione della Tasi che ha determinato un incremento delle entrate di 4,6 miliardi di euro. 
I dati sono contenuti nel Rapporto Immobili Italia 2015 dell'Agenzia delle entrate. 

Tra il 2013 e il 2014 si segnala un leggero aumento delle imposte sui trasferimenti di immobili, che passano da 8,7 miliardi a 8,9 miliardi circa di euro. Merito della leggera ripresa del mercato immobiliare nel III trimestre 2014 che ha fatto registrare un aumento tendenziale riferito al totale delle compravendite pari a +3,6%. Nel complesso, in Italia, una quota significativa del prelievo immobiliare è costituita dalle imposte ricorrenti sul patrimonio e dalle imposte sulle transazioni e sui capitali. 


“I dati sulla tassazione degli immobili sono ancora più gravi di quelli indicati nel rapporto dell’Agenzia delle Entrate”.  A farlo notare è il Presidente Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, partendo dai numeri: “Nel 2014 la somma di Imu e Tasi ha prodotto circa 25 miliardi di euro di gettito, come si evince dalla consultazione di tutti i numeri ufficiali: un miliardo in più rispetto all’Imu del 2012 e 16 miliardi in più rispetto all’Ici del 2011.  


Quel che emerge in modo chiaro è che in Italia vi è un livello di tassazione patrimoniale sugli immobili ormai spropositato, essendo pari ad oltre il 60% dei tributi su questi beni. Ai 25 miliardi di Imu e Tasi, infatti, deve aggiungersi un altro miliardo proveniente dalla imposizione sostanzialmente patrimoniale dell’Irpef applicata sulle case che i proprietari non riescono ad affittare situate nella città di residenza (case che sono solo fonte di spese e che sono soggette ad altre 5 imposte: Imu, Tasi, Tari, addizionale comunale Irpef e addizionale regionale Irpef)”. 


E’ urgente intervenire per cambiare direzione – conclude il Presidente dell' associazione dei proprietari di immobili - . La tassazione patrimoniale è, per definizione, sostanzialmente espropriativa dei beni colpiti. Quando essa raggiunge i livelli di quella attualmente esistente in Italia sugli immobili, l’effetto di impoverimento sui cittadini interessati è macroscopico”. 


Quanto al confronto internazionale, “l’Italia ha una tassazione più che doppia sia rispetto alla media dei Paesi europei sia rispetto alla media dei Paesi Ocse – aggiunge Spaziani Testa. Inoltre, in altri Paesi vengono computate fra i tributi immobiliari anche forme di imposizione molto diverse da quelle italiane, come le (vere) service taxes". 


Fonti articolo: http://www.monitorimmobiliare.it/agenzia-delle-entrate-tasse-sulla-casa-a-quota-421-mld-nel-2014_201508051836

http://www.monitorimmobiliare.it/confedilizia-su-dati-delle-entrate-troppo-alta-base-patrimoniale-delle-tasse-sugli-immobili_201508051854

Real estate: il Sentiment è positivo

Si consolida l’atteggiamento positivo degli operatori del settore immobiliare nei confronti dell’economia e del mercato degli immobili in particolare. Secondo l’indagine sul “Sentiment del mercato immobiliare” del primo quadrimestre 2015, elaborato dall’Università di Parma, in collaborazione con Sorgente Group e Federimmobiliare, le aspettative degli operatori sono in progressivo miglioramento e le tendenze negative del passato sembrano completamente superate.


La ricerca si basa su interviste rivolte a una platea di circa duecento operatori del mercato immobiliare, appartenenti ai settori del trading, development, property, facility, progettazione, valutazione, consulenza, finanza immobiliare.

 

Aumentano innanzitutto coloro che ritengono l’economia in fase di stabilizzazione o miglioramento nel corso dei prossimi 12 mesi (rispettivamente il 46,25% e il 32,5% degli intervistati), tendenza convalidata per il settore immobiliare.
Una quota predominante del 76,7% di operatori ritiene che deciderà di apportare innovazioni nella propria azienda, soprattutto relativamente a nuove linee di business (43,48% degli intervistati) e nuovi profili nell’organizzazione (41,%). Sembra che le tendenze negative del passato siano ritenute per lo più da archiviare.


Cresce la quota di chi si attende prezzi in risalita, soprattutto nei comparti alberghiero e commerciale, insieme a una riduzione dei tempi di vendita. Diverso il discorso per gli immobili industriali che rimangono comunque problematici, essendo ancora il settore sottostante in affanno.
Cosa aspettarsi dagli investitori? Il capitale degli istituzionali converge ancora sul mattone, cresce l’interesse a investire da parte dei fondi pensione e delle compagnie di assicurazione, forse per via del basso costo del denaro che rende poco redditizi in questa fase i titoli di Stato. La tendenza è di diversificare nel settore degli uffici e del residenziale. Sembra incidere, in questo senso, la maggiore facilità di accesso al credito indicata sia per gli istituzionali sia soprattutto per i singoli investitori. Secondo il 60,38% degli intervistati si riscontra un miglioramento delle condizioni di accesso alla leva finanziaria.


Per una ripresa definitiva del settore residenziale, il 47% ritiene utile l’affitto con riscatto, cioè il rent to buy introdotto dal decreto Sblocca Italia a fine 2014, sebbene circa il 44% lo ritenga un beneficio solo parziale. Il 74% invece giudica positivamente le misure espansive della Banca Centrale Europea, conosciute come “quantitative easing”, mentre la possibile costituzione di una bad bank per “ripulire” il sistema bancario da crediti inesigibili viene considerata dal 53% circa una decisione propedeutica a riavviare la stagione dei finanziamenti. Una quota interessante di intervistati è propensa a ritenere positiva la possibilità che le filiali bancarie avviino l’attività di vendita di immobili.


Fonte articolo: http://www.affaritaliani.it/fattieconti/sentiment-immobiliare-torna-la-stabilita-ok-a-misure-bce-378432.html?refresh_ce

 

 

Riforma del condominio: le nuove regole sulle delibere


La Riforma del condominio ha apportato modifiche anche allo svolgimento dell’assemblea. In prima convocazione il quorum costitutivo (ovvero il limite delle presenze al di sotto delle quali nemmeno è possibile iniziare a discutere) è stato ridotto. Occorrono sempre i due terzi dei millesimi, ma è sufficiente la maggioranza dei condomini.


Nulla è cambiato, invece, per quanto attiene al quorum deliberativo: sono valide le deliberazioni approvate con un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà dei millesimi.

Tuttavia, se in prima convocazione non vi è il numero legale, in un giorno successivo e, in ogni caso, non oltre dieci giorni dalla prima, si tiene la riunione in seconda convocazione. In merito a quest’ultima è stato introdotto il quorum costitutivo: l’assemblea è regolarmente costituita con l’intervento di tanti condomini che rappresentino almeno un terzo dei millesimi e un terzo dei condomini. La deliberazione è valida se approvata dalla maggioranza degli intervenuti con un numero di voti che rappresenti almeno un terzo dei millesimi.


Il codice non fa mai espresso riferimento ai 333 o ai 500 millesimi, in quanto esiste il cosiddetto “condominio parziale”, che si verifica tutte le volte in cui un edificio abbia più scale, cortili, lastrici solari, opere o impianti destinati a servire una parte dell’intero fabbricato. Solo il gruppo di condomini che ne trae utilità è proprietario di quei beni e, pertanto, solo questi possono deliberare. Così, per esempio, la pulizia o le spese per l’ascensore della scala A sono approvate e pagate solo dai condomini di questa scala.


Prima dell’assemblea ciascun interessato può, previo appuntamento, accedere all’ufficio dell’amministratore, prendere visione della documentazione e, se ritenuto, estrarne copia. Nessun compenso, a parte il costo delle copie, può essere chiesto dall’amministratore per questa attività. Il mancato esercizio di questo diritto può portare all’annullamento della delibera se impugnata entro i 30 giorni. Alla documentazione possono accedere non solo i condomini, ma chiunque nel condominio vi abbia interesse (per esempio, i conduttori).


Anche in seconda convocazione, ci sono materie che richiedono, per la validità della deliberazione, la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà dei millesimi:

a) nomina e revoca dell’amministratore;

b) liti attive e passive relative a materie che esorbitano dalle attribuzioni dell’amministratore;

c) ricostruzione dell’edificio o riparazioni straordinarie di notevole entità;

d) tutela delle destinazioni d’uso dei beni comuni;

e) innovazioni cosiddette “virtuose” di cui all’articolo 1120 comma 2 del Codice Civile;

f) impianti di videosorveglianza sulle parti comuni.


Fonte articolo: quotidiano del condominio ilSole24Ore, vetrinaweb

Rialzo prezzi case previsto per il 2016

I prezzi delle case torneranno a salire quest'anno nella maggior parte dei mercati europei sulla spinta del miglioramento delle condizioni economiche e dei bassi tassi dei mutui. Sono in estrema sintesi le previsioni di S&P, Standard and Poor's.


Il maggior rialzo è previsto in Irlanda (+9%), seguita dall’Inghilterra (+7%),dalla Germania (+5%) dal Portogallo (+4%) e dall'Olanda (3%). Anche i prezzi della Spagna torneranno a crescere (+2,5%).



Solo i mercati francese e belga continueranno a calare (-3% e -2% rispettivamente), a causa delle deboli condizioni economiche nel caso della Francia e dei tagli alle agevolazioni sui mutui in Belgio.

Notizie positive anche per l’Italia, dove le quotazioni quest’anno "porranno fine al loro ribasso". Per poi aumentare del 2,5% nel 2016 e del 3% nel 2017.
Tuttavia, pur rilevando "l'incipiente ripresa" del mercato residenziale, S&P segnala che la ripresa economica alquanto fiacca e il tasso di disoccupazione ancora elevato limiteranno comunque la domanda di alloggi. I mercato del real estate italiano, per altro, "non mostra significativi segnali di sopra-valutazione". Lo studio sottolinea che il rapporto “price-to-income” è calato vistosamente dai massimi segnati nel 2009 ed è ora vicino alla media di lungo termine.


Similmente, il “rapporto-prezzi-affitti” indica una sottovalutazione del mercato di circa il 4%. Tra il 2000 e il 2008, i prezzi delle case in Italia sono saliti del 50% in termini reali, ma tra il secondo semestre del 2008 e il 2014 sono calati del 25%, tornando ai livelli del 2002.


Fonte articolo: http://www.casa24.ilsole24ore.com/art/mercato-immobiliare/2015-07-30/sp-cresce-mattone-europa-italia-stop-calo-prezzi-quest-anno-e-25percento-2016-175924.php?uuid=ACalgJa

Ecobonus: mozione per estenderlo oltre il 31 Dicembre

Stabilizzare dal 2016 l’ecobonus del 65%; rimodularne i tempi di erogazione; estenderlo agli edifici nuovi costruiti con criteri di bioedilizia o a energia quasi zero.
Lo chiede al Governo una mozione firmata da 16 Senatori, primo firmatario Salvatore Tomaselli (PD).


I Senatori chiedono di dare stabilità dal 2016 all’agevolazione fiscale del 65% per la riqualificazione energetica degli edifici che, in assenza di proroghe, scadrà il 31 dicembre 2015, e di garantire un vantaggio agli interventi di riqualificazione energetica e di messa in sicurezza degli immobili, tenendo ferma, l’attuale differenza di 15 punti percentuali fra l’ecobonus del 65% e la detrazione del 50% per gli interventi di ristrutturazione edilizia.

 

La mozione chiede anche di rimodulare i tempi di erogazione dell’incentivo - ora pari a 10 anni per tutti gli interventi - rendendoli crescenti con l’ammontare della spesa, in modo che la detrazione fiscale sia conveniente anche per micro-interventi. 
Si propone, inoltre, di estendere il campo di applicazione dell’ecobonus del 65%, in via permanente, alla riqualificazione energetica del patrimonio di edilizia residenziale pubblica e di edifici di proprietà di onlus, alla riqualificazione energetica di edifici interi, al consolidamento antisismico degli edifici ricadenti in aree a rischio sismico, al consolidamento antisismico dei beni immobili strumentali, comprese le strutture alberghiere e ricettive.

 
Secondo i proponenti, l’agevolazione dovrebbe essere estesa anche alla costruzione di edifici nuovi, nel caso siano rigorosamente seguiti criteri di bio-edilizia o a energia zero o quasi-zero.
Infine, si chiede di promuovere in maniera diffusa ed ancora più incisiva su tutti i media la normativa in merito all’agevolazione per la riqualificazione energetica degli edifici.


“Dal momento dell’introduzione dell’agevolazione e fino al 31 dicembre 2014 - spiegano i Senatori - le domande per ottenere gli sgravi dell’ecobonus sono state 2.258.849 e le detrazioni riconosciute sono state pari a 26,099 miliardi di euro; gli incentivi dell’ecobonus, sommati agli incentivi per le ristrutturazioni edilizie, hanno generato nel solo anno 2014 investimenti per un ammontare complessivo di 28,4 miliardi di euro, pari a quasi 2 punti di PIL”.


Il risparmio energetico - rileva la mozione - è uno strumento per migliorare i conti delle famiglie italiane, che potrebbero risparmiare centinaia di euro l’anno di bollette, così come lo è per migliorare, anche esteticamente, le città e porre un argine alla crisi del settore edilizio, che ha perso più di 700.000 posti di lavoro”.
“Una politica di risparmio energetico sul patrimonio edilizio italiano, attivata su 12 milioni di edifici, è in grado di generare risorse economiche private, mettendo a reddito gli oltre 20 miliardi annui di energia che invece viene sprecata” concludono i Senatori.


Fonte articolo: http://www.edilportale.com/news/2015/07/risparmio-energetico/ecobonus-65-dal-senato-arriva-la-richiesta-di-stabilizzarlo_47285_27.html

Tassi mutui sempre più convenienti, aumenta la domanda

La media dei migliori spread per il tasso fisso scende all’1,3% (-47% su base annua). E cala all’1,7% (-30%) anche il differenziale applicato al variabile. Nel primo trimestre i valori erano pari rispettivamente a 1,9% e 1,8%. Migliorano ancora, quindi, le condizioni per chi deve accendere un mutuo o “cambiare” un finanziamento esistente (surroga). Il dato emerge dalla Bussola di Crif e MutuiSupermarket relativa al secondo trimestre del 2015, secondo cui si consolida la volontà del sistema bancario di rilanciare gli impieghi in ambito residenziale.


"Va considerato – silegge nella Bussola – come l’iniezione della Bce nel sistema bancario europeo di ingenti masse liquide assieme a ridotti rendimenti su investimenti alternativi agli impieghi in finanziamenti per la casa continuino a spingere gli istituti di credito verso il rilancio commerciale del prodotto mutuo, proponendo spread e condizioni economiche sempre più ridotte e attraenti per i nuovi potenziali clienti".

Anche se le nuove compravendite immobiliari non sembrano ancora beneficiare in maniera così diretta del “taglio prezzi” registrato in ambito mutui. Come noto, infatti, i dati dell'Agenzia delle Entrate relativi al primo trimestre 2015 registrano infatti una ulteriore flessione del numero delle compravendite residenziali pari al -3%, dopo due trimestri, il terzo e il quarto del 2014, che avevano segnato una ripresa delle nuove transazioni, pari rispettivamente al +4,2% e +7,1%. Stesso discorso per l’andamento dei prezzi degli immobili residenziali nel secondo trimestre 2015 che "segna una nuova sensibile riduzione, pari al -2,5% dopo aver registrato un -1,9% nel primo trimestre 2015. In particolare, il prezzo/mq degli immobili usati registra una contrazione del -0,8%, mentre il prezzo/mq dei nuovi immobili subisce una riduzione del -5,7%". Un trend evidenziato anche dall'andamento del valore medio degli immobili forniti in garanzia, che passa dagli oltre 200mila euro del 2010 ai circa 175mila euro attuali.


A fronte di una domanda di nuovi mutui che segna un +59% sul primo semestre 2015, i consumatori sembrano muoversi con cautela: da un lato gli importi medi richiesti sono appena sotto i 122.300 euro a fronte dei 140mila del 2010, dall’altra i piani di rimborso si allungano ancora e il tasso fisso raccoglie addirittura il 71% delle preferenze. Dati influenzati anche dall’impennata delle surroghe, pari a circa il 50% delle richieste raccolte online.


"Il mercato dei mutui sembra essersi avviato su un sentiero di solido recupero dei volumi pre-crisi – commenta Stefano Rossini, amministratore e fondatore di MutuiSupermarket.it –. A conferma del +35% dei nuovi flussi di mutui residenziali registrato da Banca d'Italia sui primi 3 mesi del 2015. Il clima finanziario rimane positivo, con istituti di credito che hanno ridotto in maniera significativa i propri spread di offerta sui nuovi mutui nel corso della prima metà dell'anno e che iniziano già a ipotizzare nuovi round di taglio spread sul prossimo autunno 2015. Sarà dunque fondamentale osservare sui prossimi trimestri l'andamento del mercato immobiliare, da sempre vero motore di crescita sostenibile del mercato dei finanziamenti per la casa".


"La ripresa del mercato immobiliare è ormai prossima, anche se osservando la perdurante caduta dei prezzi e la nuova lieve decrescita delle compravendite residenziali, emergono segnali di faticoso riavvio – commenta Stefano Magnolfi, direttore real estate services di Crif –. Per il prossimo futuro ci si attende comunque una seppur lieve espansione delle compravendite e una conseguente ripresa del mercato immobiliare. Rilevante anche il fenomeno per cui la caduta dei prezzi riguarda in maniera minoritaria gli immobili usati, confermando invece l'inversione di tendenza che si era già manifestata nello scorso trimestre, per cui è ora l'immobile nuovo a risentire maggiormente delle dinamiche negative del mercato, a causa della difficoltà in cui versa il comparto dell'edilizia e della presenza di una certa porzione di nuovi immobili invenduti".


Fonte articolo: http://www.casa24.ilsole24ore.com/art/mutuo-casa/2015-07-28/si-riducono-ancora-spread-mutuidimezzato-fisso-30percento-il-variabile--195200.php?uuid=ACuSOxY

Cresce la voglia di casa per le vacanze

I valori al metro quadro delle seconde case nelle località turistiche italiane (questo accade sia al mare che in montagna e sui laghi) sono ancora in ribasso: un trend che sta favorendo un certo ritorno della domanda di acquisto, rimasta negli ultimi anni alla finestra e ora un po' più motivata.


Rispetto al 2014 è infatti quasi raddoppiata la percentuale di famiglie - passata dal 6,6% al 12,2% nel giro di un anno - interessate al comprare casa sul residenziale "da vacanza". Non a caso nel 2014 sono aumentate le transazioni (+3,2% rispetto al 2013), trainate in particolar modo dalle località di mare, che hanno fatto segnare un aumento del 4,6%. 

Questi i primi dati che emergono dall’Osservatorio Nazionale Immobiliare Turistico 2015 di FIMAA-Confcommercio, in collaborazione con Nomisma, presentato questa mattina a Roma e che ha ha fotografato l’andamento del mercato 2015 delle case per vacanza in Italia, attraverso l’analisi dei dati delle locazioni e delle compravendite di 185 località di mare e 100 di montagna e lago. 
Quest'anno il prezzo medio per l’acquisto di un’abitazione turistica in Italia è stato di 2.360 euro al mq, con un trend dei prezzi di vendita che prosegue una parabola discendente partita da almeno un paio di anni: il dato medio segna un -5% annuo. 


Vista la maggior volatilità della componente d`investimento per quanto riguarda gli acquisti di case per vacanza, la Fimaa evidenzia come la possibilità di rilancio del settore dipenda molto dalla disponibilità del sistema bancario ad accettare la scommessa sulle capacità di rimborso dei richiedenti, o, in caso di default, di copertura del debito da parte delle garanzie immobiliari. A tal proposito la Fimaa ha rilevato come i segnali siano meno netti ed univoci di quanto sarebbe stato lecito attendersi sulla base delle condizioni praticate.


“Dopo anni di crisi si rilevano le prime note positive nel settore. Non si può certo parlare di ripresa conclamata - sottolinea Santino Taverna, Presidente Nazionale Fimaa Confcommercio - ma un certo ottimismo inizia ad emergere. La cautela rimane doverosa; saranno i risultati dei prossimi mesi a confermare o meno l'attuale tendenza positiva del mercato. Anche se il clima di fiducia delle famiglie sembra migliorare - aggiunge - rimane un`elevata pressione fiscale sugli immobili che frena e ritarda la vera svolta positiva del settore. Le difficoltà di accesso al credito dei giovani e degli stranieri costituiscono ancora una pesante zavorra per la vera ripresa del mercato”.
Per questo secondo Taverna "per alimentare nuovamente leconomia rimane indispensabile diminuire la pressione fiscale e ridurre gli sprechi della spesa pubblica improduttiva. Ben venga l'abolizione della tassa sulla prima casa ed il riordino in un'unica local tax come annunciato dal Premier Renzi, purchè non si tratti dei soliti annunci finalizzati al consenso, a cui siamo stati abituati nel passato".


Le Regioni dove si è registrato il calo maggiore sono l’Abruzzo (-9%) e la Calabria (-7,5%), seguite da Basilicata, Marche e Molise, che registrano un -6%. La maggioranza delle Regioni (9 su 20) ha fatto segnare una diminuzione dei prezzi in linea con quello medio nazionale (-5%). Solo l’Umbria presenta valori di compravendita pressoché analoghi a quelli del 2014 (-0,6%). 


Fonti articolo: http://www.globalpress.eu/1/0/19181/FIMAA-CONFCOMMERCIO--BENE-COMPRAVENDITA-CASA-PER-VACANZA-MA-PREZZO-NEGATIVO.html

http://www.monitorimmobiliare.it/prezzi-in-saldo-torna-la-voglia-di-casa-per-le-vacanze_201507291054

L'amministrazione del condominio non va in vacanza


Il periodo estivo comporta alcuni problemi per la vita condominiale, che si trova solitamente “svuotata” da molti dei suoi usuali protagonisti, dai condòmini (salvo pochi superstiti) allo stesso amministratore. Ci si può pertanto trovare ad affrontare emergenze o situazioni che normalmente non si presentano nella restante parte dell'anno.


Va detto, anzitutto, che l’amministratore professionale, prima di lasciare lo studio, avrà l'accortezza (soprattutto se il condominio non usufruisce dei servizi di un portinaio) di tutelare i suoi amministrati anche nel periodo nel quale non sarà presente (e magari neppure reperibile) stilando (e lasciando in bella evidenza in condominio) una comunicazione con la lista e i riferimenti delle aziende e dei professionisti ai quali, di norma, ci si deve rivolgere per le riparazioni e la manutenzione dei vari impianti condominiali: pensiamo per esempio all'ascensore rotto o a una chiave che si spezza nel portone o ancora alla piscina condominiale con problemi di depurazione.

 

All'amministratore, ovviamente, non potrà essere richiesto di essere presente tutto l'anno senza interruzioni, ma di fare in modo che dalla sua assenza non derivino possibili danni per lo stabile certamente sì: quindi l'amministratore che venisse meno a tale avvertenza potrebbe certamente essere ritenuto (in forza del rapporto di mandato che lo lega ai suoi amministrati) responsabile e quindi chiamato a risarcire i danni occorsi allo stabile a causa di un suo comportamento omissivo.


Anche il condòmino
, ovviamente, prima di abbandonare temporaneamente la propria abitazione dovrà preoccuparsi (al pari dell'amministratore) di chi resta, e mettere in atto quei necessari accorgimenti volti ad evitare un possibile danno per i pochi che si trovino a trascorrere agosto in città. Anche perché di tali danni, al pari dell'amministratore, lo stesso condomino potrebbe poi essere chiamato a rispondere sia civilmente che, ricorrendone i presupposti, penalmente in base alla responsabilità delle “cose in custodia” regolata dal codice civile all''articolo 2051.
Come prima cosa, anzitutto, anche il condomino (al pari dell'amministratore) dovrà lasciare la propria reperibilità (al portinaio se presente, all'amministratore o piuttosto ad un condomino che resti sulla località), in modo che sia possibile avvisarlo in caso di emergenza.


Il condòmino, inoltre, potrebbe lasciare a persone di fiducia (amministratore, portinaio, vicini che non vadano in vacanza nel suo stesso periodo) il numero dell'azienda che ha installato l'allarme antifurto, dato che tutti conosciamo lo sgradevolissimo fenomeno di allarmi che suonano sino ad esaurimento o al ritorno dei diretti interessati. In questo modo, fatti ovviamente gli opportuni controlli, la ditta potrebbe intervenire a disinnescare la fonte di molestie sonore.
A questo proposito, va ricordata una recente decisione della Cassazione che ha stabilito che per considerare o meno illecita (e quindi vietata) una immissione sonora, occorre anche tenere presente il rumore “di fondo” presente sul posto: più tale rumore (come d'estate a città semi deserte) sarà attenuato, e più una singola fonte sonora potrà risultare molesta.


Altra avvertenza da seguire, per il condòmino che voglia allontanarsi dal proprio alloggio per un certo periodo, è quello di chiudere l'interruttore dell'acqua, assicurandosi così dal rischio di perdite indesiderate. Qualora avvenissero, infatti, è ovvio che l'amministratore (o persino altri condòmini) potrebbero intervenire per evitare che dall'acqua che fuoriesce derivino danni alle parti comuni o private dello stabile. Attenzione: a meno che ci si trovi in una fase tale di emergenza e pericolo assoluti, i condòmini dovranno evitare di agire di propria iniziativa e chiedere invece l'intervento della autorità pubblica (ad esempio vigili del fuoco) per segnalare quanto sta accadendo. Nonostante l'esistenza di una perdita d'acqua, infatti, nessun privato ha il diritto di introdursi in un altro appartamento e deve necessariamente richiedere l'intervento della forza pubblica.


L’amministratore, inoltre, inviterà i condòmini a staccare nei propri alloggi la corrente elettrica o almeno, se non è possibile, almeno tutte le spine di televisione computer e telefono dato che le prese elettriche sono conduttori di fulmini (tipici del periodo estivo) e per evitare il fenomeno ricorrente (d'estate) del blocco dell'elettricità.
Nel periodo estivo non viene, dunque, meno il legame (e le conseguenze che necessariamente ne derivano) che lega o in forza di un contratto di mandato (l'amministratore) o in forza di un diritto reale (il condomino) il singolo al bene immobile: per entrambi varrà quindi il principio di evitare o almeno circoscrivere le insidie che ne possono derivare.


Fonte articolo: ilsole24ore.com, edicola24web

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