Osservatorio immobiliare 2017: stimata crescita compravendite dell'8,6%

La ripresa del mercato immobiliare, iniziata alla fine del 2014, è una tendenza che sta caratterizzando anche il 2017, pur se con un aumento dei volumi ridimensionato rispetto al 2016.


Il settore ha infatti registrato durante gli scorsi 12 mesi un incremento record del 18,4%, un rialzo a doppia cifra che ha permesso alle vendite di superare ampiamente quota 500 mila. 

 

Il trend non si replica nei numeri stimati per quest’anno dall’Osservatorio di Nomisma, che prevede un tasso di crescita delle transazioni dell’8,6% e che secondo l’Istituto, non è segno di un rilancio definitivo del comparto.
A favorire la ripresa del mercato ci sarebbe il ridimensionamento dei prezzi; tuttavia solo questa variabile non è stata sufficiente a impartire al comparto la spinta necessaria.


Dunque l’immobiliare deve fare i conti con una fase di stagnazione dei prezzi causata anche dalla bassa capacità di acquisto delle famiglie. Uno dei fattori che frena ancora la domanda è proprio il basso reddito di buona parte degli italiani, con quasi il 40% di chi sottoscrive un mutuo che guadagna meno di 1800 euro al mese.
Il prestito per la casa è una variabile fondamentale dell'acquistointeressa circa l'80% delle compravendite, con una rata media mensile di quasi 570 euro.


Guardando il mercato delle 13 maggiori province analizzate, si riscontra che i mercati residenziali più attivi – a consuntivo del 2016 e del successivo primo trimestre dell’anno in corso – sono Genova e Milano, mentre Torino e Bologna fanno segnare un leggero rallentamento.


Per quanto riguarda i tempi di vendita delle abitazioni, il dato è in continuo miglioramento rispetto al 2014 e si consolida in misura più marcata a Bologna, Milano e Venezia. Si riduce anche lo sconto praticato in fase di trattativa.


Infine un accenno sul versante delle locazioni, con il totale dei contratti che hanno interessato 1,7 milioni di immobili. Di questi, 1,3 milioni hanno riguardato l’affitto di abitazioni, con Bologna che si conferma la città con la maggiore vivacità locativa – a seguire Firenze, Milano e Torino.


Ricordiamo che le compravendite a uso investimento sono cresciute del 2% rispetto al 2013. Rispetto al passato, quando i proprietari preferivano locare il bene a studenti fuori sede, si è sviluppato anche l’acquisto immobiliare legato all’interesse turistico della città. 


Fonte articolo: Mutuionline.it

Compravendita di case vacanza a due cifre anche nel 2017

Il mercato immobiliare turistico ha il vento in poppa. Nel 2016 le compravendite di case per vacanze è aumentato del 20,2%. 


Lo rivela uno studio realizzato dall'Osservatorio di Fimaa (la Federazione italiana mediatori agenti d'affari aderente a Confcommercio) in collaborazione con Nomisma, secondo cui le transazioni sono cresciute in particolare nelle località montane (+23,5%), seguite da quelle marine (+19,9%) e lacuali (+15,2%).

L'accelerazione, hanno spiegato l'Ad di Nomisma Luca Dondi dall'Orologio, e il Presidente di Fimaa Santino Taverna nel corso di una conferenza stampa, è proseguita nel primo semestre dell'anno in corso (+8,6%) e per il 2017 le previsioni sono di una ulteriore crescita a due cifre, su livelli simili al 2016.


A favorire la risalita del mercato, ha affermato l'esperto di turismo immobiliare della Fimaa, Fabrizio Savorani, contribuiscono una serie di fattori, che vanno dalla timida ripresa economica alla diminuzione dei prezzi; ma hanno inciso anche le crisi bancarie, che hanno spinto i risparmiatori verso il settore immobiliare considerato bene rifugio.


Infine, i timori di attentati terroristici hanno portato i turisti italiani e stranieri a riscoprire la penisola. "Nel 2017", ha spiegato Taverna, "l'81% degli italiani sceglierà l'Italia come meta di vacanze, con un aumento del 2%, pari a 600 mila presenze in più, rispetto al 2016. In aumento del 2,5% gli stranieri: la clientela tedesca, svizzera, inglese e olandese mostra un forte interesse ad acquistare case in località italiane di lago o di montagna".

I PREZZI DELLE CASE VACANZA 

Nel 2017, il prezzo medio per l’acquisto di un’abitazione turistica si attesta a 2.229 euro al metro quadrato, in flessione annuale del 2,5%, "a conferma della difficoltà dei mercati di raggiungere un nuovo equilibrio". La ricerca ha analizzato compravendite e locazioni di 203 località di mare e 112 di montagna e lago. 


Alcune località sono però in controtendenza: Amalfi (Sa) nell’ultimo anno ha fatto infatti registrare un aumento delle quotazioni del 3,6%, Diano Marina (Im) del 2,4%, Milazzo (Me) del 2,3%, Arma di Taggia (Im) dell’1,5%, Anacapri (Na) dell’1,2%, Positano (Sa) dell’1% e Riva Ligure (Im) dello 0,5%. 
Santa Margherita Ligure si conferma ancora una volta la più cara con prezzi massimi di 13.600 euro/mq. Seguono Forte dei Marmi con 13.100 euro/mq e Capri con 13mila. Quotazioni appena inferiori in montagna a Madonna di Campiglio, Courmayeur e Cortina d'Ampezzo. Più abbordabili Corvara e Sirmione (8.300-8.400 euro al mq), ma anche Porto Rotondo (8.700 euro).


Sul fronte affitti, i prezzi sono più stabili ed omogenei: il dato medio, sintesi dei canoni richiesti in giugno, luglio e agosto nelle singole località turistiche monitorate, segna un +0,4% su base annua, con un campo di oscillazione compreso tra -0,6% e +1,5%.

Fonti articolo: 1. Milanofinanza.it, 2. IlSole24ore.com

Reddito delle famiglie e crediti deteriorati pesano sul rilancio dell'immobiliare

I prezzi del mattone vanno verso la stabilità ma nel 2017 la crescita delle compravendite è più contenuta.


A pesare sono le limitate disponibilità delle famiglie italiane e l’arrivo sul mercato di nuovi immobili legati agli Npl (crediti deteriorati): è quanto emerge dall’ultimo Osservatorio sul mercato immobiliare di Nomisma.  

 

Gli eccessi del passato sono – per Nomisma – il principale ostacolo all’innesco di spinte inflattive. Tra i fattori contenitivi c’è una domanda che tradisce "una diffusa debolezza reddituale": quasi il 40% delle famiglie che intende chiedere un mutuo presenta un reddito familiare netto inferiore a 1.800 euro al mese. Ne viene, per Nomisma, "l’impossibilità di concretizzazione di una quota significativa del mercato potenziale". 


Nomisma ricorda inoltre come i crediti deteriorati rappresentino un elemento di criticità nella tenuta complessiva del Paese. Il processo di dismissione degli Npl non sarà privo di conseguenze rispetto alla percezione di ricchezza dei proprietari. Infatti l’arrivo sul mercato al dettaglio di un’ingente mole di cespiti rivenenti da contenzioso deprimerebbe le prospettive di risalita dei valori immobiliari.

Sul fronte del mercato della proprietà, nel 2016 si è registrata un’impennata delle transazioni del 18,8%, che va così a rafforzare la crescita dei due anni precedenti (+5,9% nel 2015 e +3,5% nel 2014); nel 2016 le compravendite sono state 516.294 per le abitazioni (escluse le pertinenze) e 51.919 per gli immobili destinati alle attività terziarie, commerciali e produttive.
Se si osservano le performance delle sole compravendite residenziali, i mercati urbani più dinamici, a consuntivo del 2016 e del successivo primo trimestre dell’anno in corso, sono Genova e Milano. Sul fronte commerciale si conferma la vivacità di Genova e Milano mentre Bologna manifesta una "lenta ripresa". 


A seguito di un’indagine condotta da Nomisma su un campione rappresentativo di famiglie italiane, si evidenzia un sostanziale livellamento delle intenzioni d’acquisto di abitazioni ai numeri dello scorso anno. L’Istituto bolognese stima per il 2017 un tasso di crescita delle compravendite del +6,2%.


Fonte articolo: LaStampa.it

Tutto quello che c'è da sapere sull'Ape, anche nelle compravendite

L’Ape, l’attestato di prestazione energetica, è la carta di identità energetica di un immobile. A cosa serve? Cosa contiete?


Ecco tutte le risposte nella guida di seguito.

 

Ape: cos’è

L’Ape è il documento energetico di un edificio che deve contenere specifici elementi quali:

- la prestazione energetica globale sia in termini di energia primaria totale che di energia primaria non rinnovabile, attraverso i rispettivi indici;

- la classe energetica determinata attraverso l’indice di prestazione energetica globale, espresso in energia primaria non rinnovabile;

- la qualità energetica del fabbricato ai fini del contenimento dei consumi energetici per il riscaldamento e il raffrescamento, attraverso gli indici di prestazione termica utile per la climatizzazione invernale ed estiva dell’edificio;

- i valori di riferimento, quali i requisiti minimi di efficienza energetica vigenti a norma di legge;

- le emissioni di anidride carbonica;

- l’energia esportata;

- le raccomandazioni per il miglioramento dell’efficienza energetica con le proposte degli interventi più significativi ed economicamente convenienti, distinguendo gli interventi di ristrutturazione importanti da quelli di riqualificazione energetica.


Chi deve redigerlo

A redigere l’attestato di prestazione energetica deve essere un tecnico abilitato che deve misurare le caratteristiche energetiche dell’immobile, i consumi, la produzione di acqua calda, il raffrescamento e riscaldamento degli ambienti, il tipo di impianto. Eventuali sistemi di produzione di energia rinnovabile.


La validità

L’Ape ha una validità temporale massima di dieci anni a partire dal suo rilascio ed è aggiornato a ogni intervento di ristrutturazione o riqualificazione che riguardi elementi edilizi o impianti tecnici in maniera tale da modificare la classe energetica dell’edificio o dell’unità immobiliare.


L’Ape negli annunci immobiliari

Quando si deve vendere l’immobile o concederlo in locazione occorre riportare nei relativi annunci immobiliari, l’indice di prestazione energetica dell’involucro edilizio e globale dell’edificio o dell’unità immobiliare e la classe energetica corrispondente. Tutte queste informazioni sono contenute proprio nell’Ape. Se mancano tali informazioni il responsabile dell’annuncio è punito con una sanzione da 500 a 3mila euro.


L’Ape nella compravendita e locazione

E’ necessario allegare al contratto di compravendita o a quello di locazione l’Ape altrimenti si rischia la nullità del contratto stesso. Tale obbligo vale anche in caso di trasferimento a titolo oneroso (permuta, rendita, ecc) o a titolo gratuito (donazione) degli immobili.


Per quanto riguarda la compravendita, prima del trasferimento dell’immobile e comunque sin dal momento della trattativa, il proprietario deve, a sue spese, far redigere l’Attestato e mostrarlo all’acquirente. Al momento del passaggio di proprietà, l’APE andrà consegnato al nuovo proprietario. Nell’atto di vendita inoltre va apposta una specifica clausola con la quale l’acquirente dichiara di aver ricevuto le  informazioni  e  la documentazione,   comprensiva   dell’attestato,   in   ordine    alla prestazione  energetica  dell’immobile. Infine l’Ape va allegato al contratto di vendita, altrimenti il proprietario inadempiente rischia una sanzione tra i 3000 ed i 18000 euro.


Per quanto riguarda il nuovo contratto di locazione, in esso va apposta una specifica clausola con la quale il conduttore dichiara di aver ricevuto informazioni riguarda l’attestato di prestazione energetica. In caso di affitto di singole unità immobiliari l’APE può non essere allegato al contratto ma va comunque obbligatoriamente redatto. Come in caso di compravendita, il proprietario (locatario) deve mostrare l’attestato di prestazione energetica durante le fasi di contrattazione e consegnarlo all’affittuario al momento della registrazione del contratto. In merito alle locazioni inoltre è previsto l’obbligo di allegare l’Ape anche ai contratti di affitti brevi, come quelli turistici.


Chi paga il certificato energetico? 

In caso di compravendita immobiliare, il pagamento dell’APE spetta normalmente al venditore salvo diversi accordi tra le parti. In caso di affitto il costo del certificato APE è sostenuto dal proprietario e non dall’affittuario.


Quando è escluso l’Ape

Per legge sono esclusi dall’obbligo dell’Ape in caso di compravendita o locazione i seguenti immobili:

- fabbricati isolati con superficie utile totale inferiore a 50 metri quadrati;

- edifici adibiti a luoghi di culto;

- manufatti come ruderi;

- edifici il cui utilizzo non prevede l’installazione e l’impiego di sistemi tecnici come box, cantine, autorimesse, parcheggi multipiano, ecc.;

- edifici per cui non è necessario assicurare un comfort abitativo perché no destinati alla permanenza di persone quali garage, depositi, cantine, ecc.;

- edifici venduti al rustico.


Fonte articolo: Cosedicasa.com

 

 

+8,6% le compravendite ad inizio 2017; bene anche il commerciale

Il mercato immobiliare italiano sale nei primi tre mesi del 2017: le compravendite immobiliari crescono dell’8,6% nel settore delle abitazioni, del 10,8% nel settore terziario-commerciale e del 12,2% in quello produttivo.


Questi alcuni dati relativi alle compravendite immobiliari del periodo gennaio-marzo 2017, elaborate dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate.
 

Compravendite: in crescita nel residenziale

Nel primo trimestre di quest’anno le abitazioni compravendute sono state 122 mila, quasi 10 mila in più rispetto allo stesso periodo del 2016, con una crescita dell’8,6%.
A mostrare un tasso di variazione più elevato, seppur riferito ad un più basso numero di scambi, sono state le isole, con un +11,9%. Nelle aree del nord, i rialzi sono stati vicini al 10%, prossimi all’8% al centro, mentre al sud gli scambi sono saliti del 5,1%.


Nelle otto maggiori città italiane, la crescita delle compravendite di abitazioni ha sfiorato il 10%, con 22.170 transazioni. Il risultato migliore è stato raggiunto da Firenze (+16,5%), seguita da Genova (+15%), Milano (+13,8%) e Roma (+10,2%).


Risulta in aumento del 9,8% la superficie complessiva delle abitazioni compravendute, segno di uno spostamento degli acquisti su abitazioni di maggiore dimensione. Infatti, la superficie media dell’abitazione compravenduta, che è pari a circa 105 mq, aumenta di un metro quadro. In assoluto, le abitazioni più scambiate sono state quelle con superficie superiore a 85 mq (circa il 60%).


Gli scambi di cantine e soffitte (depositi pertinenziali) sono stati circa 13.700, in crescita, rispetto al primo trimestre 2016, del 17%, con una superficie media di 14,5 mq.
 

Compravendite nel terziario-commerciale

Il settore terziario-commerciale, che comprende per la maggior parte uffici, istituti di credito, negozi, edifici commerciali, depositi commerciali e autorimesse, mostra nel periodo gennaio-marzo 2017 un incremento del 10,8%, superando 20 mila unità immobiliari compravendute.


A livello geografico, i tassi di crescita risultano piuttosto simili nelle diverse aree del Paese, con l’eccezione delle isole, dove il rialzo sfiora il 15%. In particolare, gli uffici scambiati sono stati 2.363, in aumento del 19,2%, i negozi e i laboratori 6.216 (in crescita del 3,2%), i depositi commerciali e le autorimesse 10.867, con un incremento dell’11,5%.


Aumenta del 12,2% il settore produttivo (capannoni e industrie), anche se la crescita è ridimensionata rispetto ai tre trimestri precedenti.
 
Infine, le unità immobiliari produttive connesse alle attività agricole oggetto di transazione sono state 582, in rialzo di circa il 35% rispetto all’analogo periodo del 2016.


Fonte articolo: Edilportale.com

 

Compravendite immobiliari IV trimestre 2016: +10,5% la media nazionale



Un'ulteriore conferma del buono stato di salute del mercato immobiliare arriva dai dati Istat su compravendite e mutui di fonte notarile, entrambi cresciuti del 17% nel 2016.


Un dato di poco al di sotto di quello registrato dall’Agenzia delle Entrate.

 

Secondo l’Istituto di statistica i trasferimenti immobiliari sono stati 728.817, 105.742 in più sul 2015.
"L'aumento dei trasferimenti di proprietà si registra in tutti i settori: +16,8% nell’abitativo (con 680.836 unità); +19,9% nell'economico (con 44.079 unità); +8,4% nel settore ad uso speciale e multiproprietà (con 3.902 unità esclusi i posti barca)".


"Il 93,7% delle transazioni – precisa la nota – riguarda trasferimenti di proprietà di immobili ad uso abitativo ed accessori (189.899), il 5,7% quelli ad uso economico (11.607) e lo 0,6% quelli ad uso speciale e multiproprietà (1.146)".
"La crescita tendenziale interessa tutte le ripartizioni geografiche, con variazioni superiori alla media nazionale nel Nord-ovest (+10,5%)".


Il settore dell’abitativo segue lo stesso andamento di quello generale con valori sopra la media nazionale nel Nord-est (+14,7%) e nel Nord-ovest (+12,5%) e con aumenti più modesti nel Centro (+7,9%) e nel Sud e Isole (+7,3% per entrambe). Il comparto economico si attesta su valori sopra la media nazionale al Sud (+7,6%) e nel Nordovest (+5,7%); incrementi più lievi caratterizzano il Centro (+3,2%), le Isole (+2,8) e il Nord-est (+1,4).


"Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare stipulati con banche o soggetti diversi dalle banche (108.584) registrano un incremento dell’8,1% rispetto al IV trimestre del 2015". Mentre la crescita a livello annuale è del 17%.


Come già notato dalle Entrate, anche l’Istat certifica un rallentamento della crescita nell’ultimo trimestre dello scorso anno. Ma, in attesa dei dati sul primo trimestre 2017 che saranno diffusi dalle Entrate martedì prossimo 6 giugno, gli operatori prevedono aumenti degli scambi anche per quest’anno. Si stimano per il 2017 circa 600 mila transazioni, accompagnate da un lieve risveglio dei prezzi (1-2%), ma solo nelle grandi città.


Fonti articolo: 1. IlSole24ore.com, 2. Idealista.it

Compravendite attraverso il prezzo di valore: come si calcola

Introdotto da una legge del 2005, il sistema del prezzo valore è un meccanismo per il quale la base imponibile delle imposte sulle compravendite immobiliari è costituita non dal prezzo, ma dal valore catastale.


La sua applicazione non solo consente benefici fiscali per il compratore, ma evita il nascere di contenziosi con il Fisco

Per queste ragioni, il Consiglio Nazionale del Notariato auspica la sua estensione anche alle transazioni di immobili non abitativi.

Compravendita tra privati con il sistema del prezzo valore

"Il prezzo valore è un sistema che si applica ai trasferimenti di abitazioni e relative pertinenze tra persone fisiche che non agiscono nell’ambito di attività commerciali, spiega Enrico Sironi, Consigliere Nazionale del Notariato. "La tassazione non viene fatta in riferimento al prezzo, ma al valore catastale, che è normalmente inferiore al primo".

"Prima del 2005 alcuni acquirenti occultavano il reale prezzo d'acquisto di un immobile per pagare meno imposte. Con questo meccanismo, invece, emergono i reali valori degli immobili e si evitano accertamenti ed eventuali contenziosi con l'Agenzia delle Entrate".  

Come si calcola il prezzo valore

Il valore catastale, base imponibile nel sistema del prezzo-valore, si determina moltiplicando la rendita catastale (rivaluta del 5%) per il coefficiente 120 (in assenza di agevolazioni prima casa). Nel caso in cui, ad esempio, venga compravenduta una casa con una rendita catastale di 800 euro, ad un prezzo di 150.000 euro, la base imponibile su cui applicare l'imposta di registro sarebbe pari a 100.800 (800 x1,05 x120). Pertanto l'imposta sarebbe pari a 9.072 euro.
Senza l'applicazione del sistema del prezzo-valore, l'imposta dovrebbe essere calcolata sul prezzo della casa (150.000 euro) e sarebbe quindi di 13.500


"Nella compravendita di abitazioni ormai tutti usano il sistema del prezzo valore. Anche nei casi ridottissimi in cui il prezzo sia inferiore al valore catastale - come nel caso di case situate in zone a forte rischio sismico -  gli acquirenti lo scelgono perché preferiscono pagare delle imposte lievemente superiori, ma essere sicuri che non ci saranno futuri accertamenti e contenziosi da parte del Fisco". 


Proprio per questa ragione, nel corso di una recente audizione nella Commissione bicamerale per la semplificazione, il Notariato ha chiesto l'estensione ai fabbricati non abitativi, perché "comporterebbe un'evidente semplificazione fiscale, con conseguente risparmio di costi, tempo e denaro, tanto per il cittadino che per l'Amministrazione pubblica. E’ un sistema di predeterminazione dell’imposta da pagare che fa contenti tutti".


Ma perché questo sistema non è stato applicato fin da subito a qualsiasi tipologia immobiliare?

Spiega Sironi che il sistema è stato approvato perché "il nostro ordinamento costituzionale favorisce la casa familiare, ma spesso è stato trasmesso un messaggio erroneo: quello di uno sconto sulle imposte e di una perdita di gettito per l'Erario". "In realtà con questo meccanismo i valori dichiarati negli atti sono saliti, la gente non ha più nessun motivo per fare del nero. È un’operazione che garantisce fin dall’inizio un rapporto chiaro tra il cittadino e il Fisco".


Fonte articolo: Idealista.it

Come acquista casa chi è in pensione?

Il mercato immobiliare attira negli ultimi anni l’interesse di diverse tipologie di compratori.


Tra questi c’è anche la categoria dei pensionati che secondo un’indagine hanno rappresentato nel secondo semestre 2016 il 9% degli acquirenti immobiliari.

 

La percentuale è però più bassa di quanto riscontrato nello stesso periodo del 2015, quando il dato era superiore dello 0,3%.

quali immobili preferiscE CHI E' iN pensionE

L’analisi sottolinea che nel 60,3% dei casi gli ex lavoratori hanno comprato un’abitazione principale, mentre per il 26,9% e il 12,8% si è trattato rispettivamente di finalità investimento (+1,4% sull’anno precedente) e casa vacanza. Le richieste di questa classe di acquirenti si sono concentrate maggiormente sui trilocali, saliti al 35,4%, un tipo di alloggio preferito anche dai clienti di altre fasce di età.

Nelle scelte dei pensionati che acquistano un immobile ci sono quindi i bilocali con il 29,0% e i quadrilocali con il 13,6%. Per quanto riguarda le soluzioni diverse, come ad esempio ville, villette e rustici, la percentuale di acquisti si attesta sull’11,3%. Il 65,8% è coniugato, il 17,1% è celibe/nubile, il 12,5% è vedovo e il 4,6% è separato o divorziato.


Dal lato dei venditori, i pensionati hanno rappresentato il 29,6% degli offerenti. Di questi, il 65,8% ha ceduto casa per ottenere liquidità, il 20,8% per spostarsi in un’abitazione più confortevole ed il 13,4% per trasferirsi in un’altra città.


L'indagne nazionale ha rilevato che il 9,3% degli acquisti è stato effettuato con l’ausilio di un finanziamento, mentre il 90,7% delle compravendite è avvenuto senza l’intervento di un istituto di credito. La percentuale è chiaramente esigua rispetto ad altre tipologie di acquirenti, proprio a causa del fattore anagrafico. Tuttavia c’è una certa flessibilità da parte delle varie banche, che delineano un massimo tra i 75 e gli 80 anni come età da avere al momento della conclusione del piano di ammortamento. Alcuni intermediari, in virtù della stipula di polizze fideiussorie, spingono il limite di età fino agli 85 anni.

Fonte articolo: Mutuionline.it

 

 

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