Il mercato dell'arredamento in ripresa grazie al bonus mobili

Quando il premier Paolo Gentiloni visiterà il Salone del Mobile di Milano, il bonus mobili sarà in cima alla lista degli argomenti da affrontare durante l’incontro con il presidente di FederlegnoArredo Emanuele Orsini.


È una misura fiscale che permette di detrarre dall’Irpef il 50% del prezzo d’acquisto degli arredi abbinati ai lavori di ristrutturazione, e ha giocato un ruolo determinante nella ripartenza del mercato interno dell’arredamento.

 

Mercato che, dopo un crollo di quasi il 40% tra il 2007 e il 2014, ha invertito la rotta nel 2015 e registrato un importante consolidamento l’anno scorso, con una crescita del 3,1% a quota 9,8 miliardi di euro.


Secondo i dati delle dichiarazioni dei redditi 2016 (anno d’imposta 2015), nei due anni e mezzo della sua applicazione il bonus è stato utilizzato da 573mila contribuenti italiani, che hanno generato acquisti di mobili e grandi elettrodomestici per un totale di 3,14 miliardi di euro, con una spesa media di 5.472 euro.
Un ottimo risultato, secondo il presidente di FederlegnoArredo, che evidenzia come questi numeri si siano tradotti in aziende salvate dal fallimento, soprattutto quelle più piccole e piccole, che nel mercato italiano hanno ancora il loro bacino di consumi principale. Senza contare i posti di lavoro messi in sicurezza: 10mila solo nel primo anno e mezzo.


L’analisi del Sole 24 Ore sui dati ufficiali evidenzia tuttavia un leggero calo (o, meglio, un assestamento) dei nuovi beneficiari della detrazione: nel 2014 se ne erano aggiunti 202mila, nel 2015 sono stati 197mila (-2,8%). Nello stesso anno, però, la spesa portata in detrazione è comunque aumentata (+4,1%), così come l’importo medio dello sconto fiscale, pari a 297 euro, per una spesa media di 5.940 euro.


L’impressione, insomma, è che il bonus mobili abbinato alle ristrutturazioni abbia trovato una propria dimensione naturale e che le regole, così come sono definite, non consentano una grande crescita ulteriore. Del resto, tra il 2013 e il 2015 l’utilizzo del bonus mobili è cresciuto meno della detrazione sui lavori edilizi, cui deve essere per forza abbinato (+13,7% contro +17,5%): un altro elemento su cui meditare.


Va detto anche che l’uso dell’agevolazione è rimasto praticamente invariato nel 2015 in alcune zone strategiche come la Lombardia, da dove arriva un quinto dei beneficiari, mentre – a livello reddituale – è addirittura cresciuto del 6,8% nella fascia tra i 29mila e i 55mila euro, quella intermedia.


Il presidente di FederlegnoArredo mette però l’accento sull’aspetto positivo di questi dati: un bonus costantemente intorno ai 200mila nuovi beneficiari l’anno sarebbe un traino importante per il settore. "Ma per sfruttarne pienamente le potenzialità, strumenti di questo genere devono avere una certa durata nel tempo – osserva Orsini –. Il bonus si è rivelato un sostegno formidabile per l’economia e per l’occupazione, a costo zero per lo Stato".


Per questo FederlegnoArredo chiederà al Governo una sua stabilizzazione, ma anche un suo rafforzamento. A partire dal recupero della detrazione destinata alle giovani coppie, che – introdotta nel 2016 e già eliminata a fine anno – ha avuto troppo poco tempo per mettere in moto concreti benefici per l’economia. Così come l’estensione dell’incentivo a porte e pavimenti in legno (finora esclusi da qualsiasi detrazione) e l’eliminazione del vincolo – introdotto con la proroga a fine 2017 – secondo cui i lavori cui viene abbinato l’acquisto degli arredi devono essere iniziati dal 2016 in poi.


Fonte articolo: IlSole24Ore.com

Illegittimo il riclassamento basato solo sui dati Omi: stop all’imposta di registro

Tutte le volte in cui l’Agenzia delle Entrate avvia un accertamento fiscale conseguente a una vendita immobiliare, giustificato sulla scorta di un presunto scostamento tra il valore dell’immobile dichiarato dalle parti e quello invece reale, non può basarsi sulle semplici quotazioni Omi (Osservatorio del mercato immobiliare), ma deve effettuare delle verifiche concrete sulle condizioni dell’immobile e della zona in cui esso si trova. 


Niente valori presuntivi insomma, specie se gli agenti del fisco non si sono recati sul posto, ma si sono limitati a fare la rettifica "a tavolino".

 

 

Diversamente l’accertamento di rettifica dell’immobile è nullo e può essere impugnato davanti al giudice. È quanto chiarito dalla Commissione tributaria Regionale di Roma con una recente sentenza.
Non è nuovo l’orientamento secondo cui il riclassamento del valore dell’immobile non può essere eseguito sulla base di criteri astratti, anche se in gioco ci sono le quotazioni Omi. Queste, infatti sono dei semplici valori statistici che, a tutto voler concedere, possono costituire la base per avviare il confronto con il contribuente, ma non possono ridursi ad essere l’unica motivazione dell’accertamento.


Sempre la Ctr di Roma ha, in passato, spiegato che l’Agenzia delle Entrate non può rideterminare il valore di un immobile solo sulla base di elementi presuntivi come, ad esempio, il confronto con altre abitazioni dello stesso quartiere, senza accertare le concrete e specifiche condizioni dell’edificio (condizioni come lo stato di manutenzione, l’aspetto estetico, le varie ristrutturazioni avvenute negli anni, ecc.).


Parimenti è illegittimo il riclassamento che si basa solo sul confronto con abitazioni omogenee dal punto di vista architettonico, ma collocate in altri quartieri dove però il flusso del traffico è diverso, circostanza che, come noto, incide notevolmente sul valore di un immobile.
Anche la Cassazione è della stessa opinione e ha più volte annullato gli accertamenti in rettifica del valore degli immobili basati su stime fatte "a tavolino", specie se poi il sopralluogo dimostra che l’abitazione è in condizioni di degrado o di abbandono.


Stop quindi agli avvisi di recupero dell’imposta di registro sugli atti di compravendita immobiliare se l’ufficio ritiene il valore dell’immobile superiore a quello che, invece, risulta dal sopralluogo: quest’ultimo dato è quello che, in definitiva, conta di più.


In verità, ad essere consapevole dell’illegittimità di tale operato è la stessa Agenzia delle Entrate che, più volte, ha sollecitato i propri uffici territoriali a non limitarsi ai soli dati delle quotazioni Omi, né alle fotografie scattate dal satellite (v. Google Maps o Google Earth), ma di avviare sempre delle previe verifiche sul luogo (da ultimo, con una circolare del mese di aprile del 2016).


Secondo la sentenza in commento, le quotazioni Omi sono solo un elemento indiziario e non possono fondare il riclassamento del valore dell’immobile se non confermate da altre circostanze suscettibili di incidere sul prezzo, quali ad esempio, la forza contrattuale delle parti, la necessità di vendere in capo al cedente e la crisi che investe il mercato immobiliare. Il valore "normale" dell’immobile, desumibile dai dati Omi, possono essere contestati se non supportati da altri elementi (presunzione relativa). Diversamente possono giustificare l’accertamento (presunzione assoluta).


Non solo. Non deve essere il contribuente a difendersi. Piuttosto ricade sull’Agenzia delle Entrate l’onere della prova di un’eventuale discordanza tra il corrispettivo dichiarato e quello accertato. "Lo scollamento che può esserci tra il corrispettivo enunciato nell’operazione e il valore di mercato del bene – si legge in sentenza – è solo un mero indizio della possibile discordanza tra detti valori".


In buona sostanza, la rettifica non si può fondare "sull’acritica trasposizione del valore Omi di altra categoria catastale nell’accertamento". Pertanto, la rettifica dell’ufficio è illegittima perché priva di riscontro probatorio.


Fonte articolo: Laleggepertutti.it

Crescono ancora le compravendite, +19,9% terzo trimestre 2016

Anche l’Istat conferma la fase di ripresa delle compravendite immobiliari anche nel terzo trimestre del 2016, già certificata dai dati dell’Agenzia delle Entrate a dicembre.


L’istituto di statistica, sulla base dei dati di fonte notarile, ha infatti registrato complessivamente una crescita del 19,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (per un totale di 172.301 scambi).

 

 

Più nel dettaglio, "la crescita delle transazioni immobiliari – nota l’Istat – è pari al 17,7% per le unità ad uso abitativo e al 57,9% per i trasferimenti di immobili ad uso economico".
L’aumento delle compravendite immobiliari coinvolge tutte le aree del Paese, ma gli incrementi più marcati si registrano nel Nord-Est (+29,3%) e nel Nord-Ovest (+21,3%). Più contenuta la crescita nel Centro (+17,7%), nelle Isole (+12,8%) e al Sud (+12,0%).


Per quel che riguarda i mutui "con costituzione di ipoteca immobiliare stipulati con banche o soggetti diversi dalle banche (93.997)" si registra un + 9,8% rispetto allo stesso trimestre del 2015. In questo caso la crescita superiore alla media si ha anche e soprattutto nelle Isole (+12,9%). nei primi 9 mesi del 2016 i contrattis sono stati 291.589 con un aumento del 20,7%.


Fonte articolo: Ilsole24ore.com

Appello Fiaip pro emendamento restrittivo nel "salva banche"

La Fiaip, Federazione italiana agenti immobiliari professionali, ha rivolto un appello al presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, a fare proprio l’emendamento 7.0.1 al Decreto salva-banche, depositato e firmato da 56 senatori.

Tra i 56 aderenti compaiono i nomi del Sen. Paolo Romani (FI), del Sen. Stefano Candiani (LEGA NORD), della  Sen. Erika Stefani (LEGA NORD), della Sen. Maria Spillabotte (PD), del Sen. Stefano Esposito (PD), della Sen. Camilla Fabbri (PD), del Sen. Piero Aiello (NCD – Cpi), del Sen. Gaetano Quagliariello (GAL), del Sen. Luigi Compagna (CoR), del Sen. Luis Alberto Orellana (AUT), Antonio Milo (ALA), della Sen. Serenella Fucksia (Gruppo Misto), del Sen. Gabriele Albertini (AP), e del Vice presidente del Senato Sen. Maurizio Gasparri (FI).

 

IL TESTO DELL'APPELLO FIAIP

Ill.mi  Senatori della Repubblica Italiana,

Nei prossimi giorni sarete chiamati a votare il ”Decreto Salva-Banche”, mettendo così a disposizione del sistema bancario 20 miliardi di euro. Somma che sarà pagata da noi cittadini e imprenditori.
Oramai da qualche anno alcune banche hanno inteso allargare il loro giro di affari, proponendo ai loro clienti l’acquisto di generi di largo consumo quali telefoni, prodotti per la casa e aprendo agenzie immobiliari, facendo così concorrenza e tentando di sostituirsi a quelle imprese e a quei professionisti che invece dovrebbero finanziare.


Nel 2009 per cercare di frenare gli effetti della più grande crisi economica mai registratasi a livello mondiale, causata dalla eccessiva finanziarizzazione del mercato immobiliare da parte degli istituti di credito, il Congresso Americano ha emanato una legge firmata dal Presidente Barack Obama, che tra i tanti provvedimenti, vietò alle banche, la possibilità di aprire agenzie immobiliari.


Per tentare di salvare le banche in difficoltà, questo Governo e quello precedente, hanno emanato leggi a ripetizione in loro favore,  pensiamo tra le tante all’approvazione del bail-in e all’introduzione del patto marciano con cui le banche diventano direttamente proprietarie della case di chi non ha pagato alcune rate del mutuo, fatto questo,  da sempre vietato dall’ articolo 2744 del Codice Civile.


Cinquantasei Senatori della Repubblica, trasversalmente a quasi tutti i partiti, hanno sottoscritto un emendamento a firma Gibiino-D’Alì, che vieta alle banche di essere proprietarie di agenzie immobiliari, mutuandolo proprio dall’atto del Congresso Americano e proprio per evitare che la commistione Immobiliare-Finanza, possa causare in futuro quanto già accaduto nel 2008. Commistione peraltro già vietata dal D.Lgs. 141/2010, ma che a mio parere viene puntualmente disapplicata proprio dai comportamenti di alcune banche italiane.


Si aggiunga a questo che noi imprenditori e professionisti italiani siamo sottoposti ad una pressione fiscale complessiva ormai vicina al 65% e che svolgiamo le nostre attività combattendo ogni giorno senza che nessuno pensi di fare un decreto “Salva-Imprenditori”.
Pur rispettosi delle fondamenta dell’economia, che vedono nella libera concorrenza il vero volano della crescita, non riusciamo a comprendere come le banche che ricevono aiuti di Stato possano svolgere la nostra stessa professione, senza appunto, violare i più elementari canoni della libera concorrenza.


La proprietà immobiliare e la trasparenza delle transazioni immobiliari sono alla base della pace sociale e del benessere delle famiglie, per cui, illustrissimo Presidente del Consiglio, illustrissimi Senatori, non consegnate questi valori fondamentali per la nostra economia alla cattiva finanza, con l’ennesimo favore concesso ad alcune banche.

Vi sono nel nostro Paese grandi e piccole banche che ogni giorno fanno il loro lavoro con un occhio sempre attento alle esigenze dei cittadini e delle imprese, questi istituti svolgono la loro attività meritoria pensando esclusivamente a fare bene il loro lavoro, senza minimamente pensare di sostituirsi a coloro i quali dovrebbero finanziare.


Per i motivi sopra esposti chiedo al Presidente del Consiglio dei Ministri di fare proprio l’emendamento 7.0.1 depositato e firmato da 56 Senatori della Repubblica e altresì mi appello a tutti i Senatori della Repubblica Italiana affinché possano votare unitariamente per la tutela del mercato immobiliare e per far rispettare le più basilari regole concorrenziali.


Fonti articolo: Monitorimmobiliare.itSimplybiz.eu

 

Prospettive 2017: residenziale oltre 550.000 compravendite, prezzi in rialzo nelle grandi città

Per l’immobiliare il 2016 si è chiuso con un bilancio positivo. I dati evidenziano che nei primi nove mesi c’è stato un incremento medio delle transazioni del 20,3%.


Nomisma stima che l’anno passato si sia chiuso con 517.164 transazioni. Se lo scenario resterà positivo il 2017 registrerà 552.602 compravendite, in rialzo del 6.9% sul 2016.

Milano resta la città con le maggiori prospettive di recupero; qui i prezzi starebbero già registrando alcuni lievi incrementi. Insieme al capoluogo lombardo anche Roma guida il mercato con trend concreti. Altre città come Torino, Bologna, Genova e Firenze vivono tendenze positive per le vendite ma registrano prezzi fermi.


La domanda dinamica e l’offerta che inizia a diminuire, soprattutto sugli immobili di qualità, potrà determinare un’ulteriore contrazione delle tempistiche di vendita e un minore margine di trattativa soprattutto su queste tipologie immobiliari. "Sia il segmento della prima casa sia quello a uso investimento e casa vacanza saranno vivaci - dice Megliola -. Ma se l’immobile è da ristrutturare o presenta degli elementi negativi si venderà solo dopo ulteriori ribassi di prezzo" - dice Fabiana Megliola, responsabile ufficio studi Tecnocasa.


Sempre più marginale è l’acquisto della seconda casa per la prima volta. "È un bisogno scomparso rispetto a dieci anni fa - dice ancora Giordano -. Ed è qui che la crisi di prezzo è molto più sentita. Per i giovani anche l’acquisto della prima casa non è un bisogno pressante, vista la mobilità che ormai li contraddistingue". Anche nel caso delle separazioni la domanda diventa locativa. La domanda abitativa diventa principalmente urbana.
Il mercato della locazione sta migliorando perché i proprietari hanno trovato metodi più sicuri. Formule nuove come la locazione per tempi brevi o per studenti cambiano il panorama.

Uffici: chiuso l’anno con scambi a 3,5 miliardi 

Il comparto non residenziale (commercial) dovrebbe chiudere il 2016, secondo i dati preliminari di Cbre, con volumi pari a 8,9 miliardi di euro, superiori del 9% al totale 2015. Il volume del quarto trimestre è invece superiore del 107% rispetto al trimestre precedente e superiore del 18% rispetto agli ultimi tre mesi dello scorso anno.


Nel 2017, secondo i maggiori esperti, si potrebbe replicare il risultato del 2016, inaspettato perché non influenzato dalle attese e dall’esito del Referendum. Buone le prospettive per gli uffici che nel 2016 ha totalizzato scambi per 3,52 miliardi di euro (1,527 miliardi nell’ultimo trimestre dell’anno).
Gli esperti sono concordi nel dire che per il settore office si conferma l’importanza degli aspetti qualitativi. 


"Per gli immobili “prime” in centro i prezzi sono aumentati molto, anche del 30% - dice Gabriele Bonfiglioli managing director di Coima Sgr -. Il mercato resta asimmetrico, con altre tipologie di immobili da valorizzare, per i quali gli yield sono più elevati. Ma valorizzarli diventa una strategia interessante".


"A consuntivo del 2016 i due mercati di Milano e Roma chiuderanno in positivo in termini di assorbimento - dicono da Gabetti -. Porta Nuova si conferma uno dei quartieri emergenti nella realtà milanese. A Roma la zona più attiva rimane l’Eur".
È sempre nel segmento office che si è conclusa la maggiore vendita del 2016: il portafoglio da 500 milioni di euro che Intesa Sanpaolo ha ceduto a Poste Vita, Generali e Banca Imi.


Retail: prevista una crescita del 20% 

Il segmento retail, nonostante la crisi economica e la situazione critica dei consumi, si è rivelato nel 2016 una asset class di riferimento. I grandi investitori internazionali sono tornati a investire in centri commerciali e nelle High street italiane, una nicchia quest’ultima di successo perché ritenuta non correlata a variabili che potrebbero mettere in pericolo la tenuta del real estate.


Nelle città come Milano, Firenze e Venezia, i flussi turistici garantiscono lo shopping.
"Il retail nel 2016 pesa intorno ai 2,2 miliardi di euro - dice Davide Dalmiglio, head of Capital Markets di JLL in Italia -. Nell’ultimo trimestre c’è stata una buona accelerazione, che pensiamo continui anche nel 2017, con velocità differenti. Il segmento High street continuerà a dominare la scena, i centri commerciali saranno sempre un’asset class interessante ma riteniamo che non avranno una crescita di valori come le vie dello shopping. I volumi potrebbero crescere l’anno prossimo del 20%".


Quali i trend? "L’interesse verso asset di qualità nel Sud - dice Dalmiglio -, ma anche verso retail park e l’attenzione per centri commerciali dominanti e di grandi dimensioni".
Secondo il Cncc, consiglio nazionale dei centri commerciali, la sfida adesso è riportare lo shopping center in città, come avviene in alcune capitali europee. Un progetto al quale Cncc sta lavorando con il Demanio per fare incontrare investitori e Stato, il quale potrebbe mettere a disposizione immobili dimessi ma in posizioni appetibili.


Fonti articolo: 1. Ilsole24ore.com, 2. Ilsole24ore.com

 

 

Perchè l'immobiliare è in ripresa nelle grandi città?

Parte da Prato la ripresa delle compravendite di abitazioni. 


Seguono Livorno, Venezia e Firenze, dove si concentrano gli aumenti più consistenti rispetto al 2013, anno in cui il mercato residenziale ha toccato il fondo. 

 

È quanto emerge dalle statistiche provinciali dell’Agenzia delle Entrate sulle transazioni immobiliari dell’ultimo triennio.
Secondo l’ufficio studi Nomisma il 2016 dovrebbe chiudersi toccando le 517mila compravendite, in risalita del 28% rispetto al massimo ribasso del 2013, anno in cui si realizzarono solo 403mila transazioni (la metà rispetto al 2008). Ma la ripresa del mattone non viaggia alla stessa velocità sul territorio nazionale. Si torna a comprare casa soprattutto in Toscana e in Veneto. Sia a Padova che a Treviso, ad esempio, gli incrementi sono tutti superiori al 40 per cento. A Vibo Valentia, Isernia, Cosenza e Reggio Calabria, invece, il trend registra ancora il segno negativo.


Le città della ripresa 

"La ripresa - afferma Luca Dondi di Nomisma - si è concentrata in corrispondenza di grandi aree urbane, come Firenze e Bologna (rispettivamente +46,3 e +40,6%, ndr)". Le performance di alcune città, come Prato o Livorno, risultano sorprendenti, probabilmente "da legare all’entità del ridimensionamento subito in precedenza", sottolinea Dondi. Prima della ripresa c’è stato un forte calo dei prezzi e un tracollo delle compravendite: questi “aggiustamenti” hanno permesso al territorio di presentarsi meglio al momento della ripresa. "Dove il mercato è stato meno rigido - spiega il responsabile di Nomisma - si sono create le condizioni migliori per la ripartenza".


Può influire, inoltre, il fatto che nelle province più dinamiche la crisi bancaria sia stata molto forte: da Mps alla Banca popolare di Vicenza, per finire con Banca Etruria, le vicende legate ad alcuni istituti storici presenti sul territorio hanno accentuato la crisi. "È venuto meno un rapporto significativo, che dava fiducia ai potenziali acquirenti, e ciò ha innescato - gioco forza - una maggiore reattività del mercato", aggiunge Dondi.


Il ritardo dei prezzi

Nel frattempo, però, i prezzi delle case continuano a calare quasi ovunque, anche nelle città in cui le compravendite sono tornate a galoppare. L’esigenza di assorbire gradualmente gli eccessi passati e il meccanismo di resistenza e di difesa di prezzi, a volte insostenibili, ha generato un ritardo sul fronte delle quotazioni che, per la prima volta, non sono allineate alla ripresa della domanda.


Il risveglio dei mutui

Dietro al risveglio c’è naturalmente anche l’allentamento della stretta creditizia. Un elemento che accomuna, seppure con diversa intensità, tutta Italia. Non solo a livello nazionale il numero dei nuovi mutui concessi per l’acquisto di abitazioni è raddoppiato negli ultimi tre anni, ma quel che conta è che in tutte le province - comprese quelle dove ancora il mercato delle compravendite è in sofferenza, i mutui (escluse le surroghe) compaiono con un deciso segno «più».


Il boom delle stipule, ad esempio, supera il 100% a Grosseto e persino nella più tranquilla Ragusa, dove si registra un aumento “solo” del 23% dei passaggi di proprietà. Nella ripresa degli ultimi due anni è notevolmente cresciuta la quota di abitazioni acquistate tramite mutuo (dal 40% a oltre il 50%): "Gli investitori tradizionali sono più attendisti, sperano in prospettive reddituali più certe e in una fiscalità più mite", conclude Dondi.


Il fisco per la casa

E in effetti una spintarella al mattone arriva anche dal fisco. I provvedimenti per dare fiato al mercato immobiliare negli ultimi anni si sono susseguiti in modo un po’ disordinato. Alcuni sono stati sfruttati davvero, altri meno. L’abolizione di Imu e Tasi sulla prima casa non di lusso, ad esempio, può avere inciso poco nelle scelte di acquisto (guidate più da parametri di necessità che di convenienza), ma sicuramente ha dato sollievo a numerose famiglie. Molte delle quali hanno potuto giovarsi - per l’acquisto dell’usato - anche del super sconto sui lavori di ristrutturazione, confermato per il 2017 e ampliato (nella portata e nella durata) per gli interventi antisismici.


Non è un caso, infine, che l’inversione di rotta delle compravendite, dopo il picco negativo del 2013, risalga al primo trimestre 2014: a gennaio di quell’anno entrava in vigore il nuovo regime per la tassazione sulle prime case (imposta di registro dal 3 al 2%, ipotecaria e catastale da 168 a 50 euro).
La legge di Stabilità per il 2016, inoltre, ha ampliato l’agevolazione “prima casa”, consentendo al contribuente che ne ha già beneficiato di non dover più dismettere prima l’immobile agevolato, dandogli un anno di tempo per farlo a partire dalla data del nuovo acquisto.


Fonte articolo: IlSole24Ore.com

 

Anno record immobiliare 2016: cosa aspettarsi dal 2017?

Il 2016 del mercato immobiliare potrebbe essere ricordato da esperti e analisti come l’anno di svolta per la ripresa delle compravendite.


Al momento i dati certi sono più che positivi, con la performance dei primi nove mesi che parla di un incremento medio delle transazioni del 20,4%. I risultati, resi pubblici dall’Agenzia delle Entrate, evidenziano un trend al rialzo trainato sia dalla diminuzione dei prezzi degli immobili, che dal 2007 hanno perso il 39,7% del loro valore, che dalla maggiore accessibilità degli acquirenti al mercato dei mutui.

Crescono gli acquisti per qualsiasi tipo di finalità – prima casa, seconda casa o investimento – con aumenti a doppia cifra che hanno riguardato soprattutto le grandi città, quali Torino (+26,9%), Genova (+26,8%) e Milano (+26,7%)
"Questi dati", spiega Fabiana Megliola, Responsabile Ufficio Studi Tecnocasa, “sembrano confortare la previsione che, per tutto il 2016, le transazioni chiuderanno intorno a 500 mila. I prezzi invece continuano nel loro trend al ribasso, anche se meno rispetto al passato. Per la fine dell’anno prevediamo un ribasso dei prezzi compreso tra -2% e 0%”. Voltare pagina, lasciarsi alle spalle oltre otto lunghi anni di crisi immobiliare, nella media di un classico ciclo del settore, e guardare avanti.


Se nel 2017 si confermerà la tendenza positiva delle compravendite residenziali, che costituiscono la parte preponderante del mercato real estate, sarà il quarto anno consecutivo (da inizio 2014) di trend in crescita. 
La tendenza generale rimane positiva - spiega Luca Dondi, direttore generale di Nomisma - e nel residenziale, all’aumento del 2016, si sommerà un ulteriore aumento nel 2017 con un volume di oltre 550mila compravendite, in crescita del 7% sull'anno precedente. Le nostre stime di chiusura per il 2016 si sono attestate, riviste al rialzo, a quota 57mila transazioni (+16,3% sul 2015)".


Ma in un panorama più sereno rimane il neo dei prezzi, sostanzialmente stabili ma ancora con il segno negativo su base annua. Su questo scenario incombono una serie di fattori geopolitici ed economici che potrebbero avere un forte impatto negativo qualora si inasprissero conflitti e tensioni oppure la crisi economica.


È vero però che in questi oltre otto anni di crisi immobiliare gli italiani hanno perso buona parte del valore delle proprie proprietà immobiliari. Nell'arco degli ultimi due anni si è registrato un ritorno di interesse verso l'acquisto immobiliare, che si è tradotto nell'aumento delle compravendite e della domanda di mutui. "Oggi siamo in una nuova fase, ma la crescita resta fragile per una serie di fattori esogeni" dice ancora Dondi. Anche se l'attesa delle ricadute negative post referendum è stata disillusa. Il referendum ha rallentato in minima parte solo le transazioni immobiliari dei grandi investitori internazionali.
I prossimi mesi a livello europeo saranno segnati dalle elezioni in Germania e Francia e forse in Italia. Eventi in grado di influenzare la tenuta della stabilità.


Molti gli investitori che rimangono comunque positivi sul nostro Paese. Dopo che oltre tre anni fa il colosso americano Blackstone ha fatto da apripista per un ritorno al nostro real estate dei grandi capitali internazionali abbiamo assistito a numerosi deal con controparte estera.


"Abbiamo un fondo che investe in Italia, che resta un Paese potenzialmente attraente per la nostra strategia, ma dipende dagli asset singoli - commenta Tony Smedley, head of Continental European investment di Schroders -. Investiamo in città, con prospettive di crescita. Per questo guardiamo con attenzione a cambiamenti demografici e a novità nelle infrastrutture. E ci concentriamo al momento su Milano e Roma". Schroders, che ha asset under management per sei miliardi nell'Europa continentale, guarda a tutti i settori, dal retail agli uffici e alla logistica, dipende dalle opportunità. "Riteniamo il retail più difensivo nel medio termine» dice Smedley. E molti investitori puntano anche agli hotel.


"Il 2016 è stato un anno record - dice Roberto Galano, vicepresident di Jll Italy e massimo esperto nel segmento alberghiero di lusso - che si è chiuso con 1,1 miliardi di euro di investimenti". Il settore però chiede più attenzione da parte del governo. "Bisogna ridurre la burocrazia e aumentare la trasparenza" conclude Smedley. Gli fa eco Mario Breglia, Presidente di Scenari Immobiliari: "In Italia la crisi immobiliare si sta esaurendo senza aiuti - dice -. Nell'agenda del nuovo Governo per l'immobiliare ci dovrebbero essere quindi la “visione” di un settore immobiliare/edilizio che rappresenta il 20% dell'economia nazionale e che non ha un interlocutore politico".


Fonti articolo: IlSole24Ore.comMutuionline.it

Compravendite +17,4% e mutui + 12,7%; continua la crescita anche nel III trimestre

E' ancora una crescita a due cifre, sia per le compravendite immobiliari nel complesso sia per quelle residenziali, che viene registrata dall'Osservatorio sul mercato immobiliare dell'agenzia delle Entrate reso noto questa mattina.


Il terzo trimestre del 2016 conferma quindi, con una crescita del 17,4% per le transazioni di case e del 17,8% delle compravendite di tutti i settori, la tendenza ad un deciso rialzo già evidenziata nei due trimestri precedenti, anche allora con tassi a doppia cifra. 

Ancora una volta tra i fattori che spingono il trend al rialzo ci sono i bassi tassi di interesse sui mutui e il contesto economico nel suo complesso, fattori che accrescono l'attrattività dell'investimento immobiliare. Guardando nel dettaglio settore per settore nel terziario i volumi sono saliti del 31,1% (oltre il doppio rispetto al tasso di crescita del trimestre precedente) e nel commerciale si è passati dal +12,9% dello scorso trimestre al +23,3 per cento.


Il residenziale
ha comunque subito una decelerazione della crescita, che passa dal +22,9% del semestre precedente ad un comunque significativo +17,4%, che consente al settore di raggiungere il volume di compravendite più alto dal 2012. La crescita è generalizzata in tutto il Paese, con il segno positivo in tutte le aree, anche se con un rallentamento generalizzato rispetto al trimestre precedente, in alcuni casi abbastanza vistoso.


Ancora una volta è il Nord a registrare la crescita più significativa (+22,3%) di poco inferiore a quella del secondo semestre; il dato è significativo visto che le regioni settentrionali rappresentano oltre la metà del mercato complessivo. "Al Centro il rallentamento è nell'ordine dei 5 punti percentuali (da +20,7% a +15,2%), in linea con la dinamica nazionale; è il Sud, invece, a ridurre in modo più evidente la spinta propulsiva, con un tasso più che dimezzato rispetto alla rilevazione precedente (da +20,8% a +10,0%)" recita il report dell'Osservatorio. 


I comuni minori vanno al sorpasso dei capoluoghi 

A differenza delle rilevazioni precedenti, il tasso di crescita più alto si registra nei comuni non capoluogo, sia alla scala nazionale (+17,9% a fronte di un +16,4%), sia nelle due macroaree centrale (oltre 5 punti di differenza) e meridionale (oltre 3 punti di differenza), mentre al Nord resiste, pur assottigliandosi, una leggera prevalenza dei capoluoghi (un punto percentuale). Il trimestre dell'anno in corso è l'unico in cui la crescita dei comuni non capoluogo è superiore a quella dei capoluoghi di provincia.


Le compravendite nelle metropoli 

Il rallentamento della crescita si conferma in tutte le otto maggiori città italiane per popolazione. Genova e Milano guidano i rialzi rispettivamente con il 25% e con il 23,7% di compravendite in più rispetto allo stesso trimestre di un anno prima. Entrambe rallentano la corsa ma riescono a mantenere un corposo tasso di aumento. Anche se il trimestre scorso Milano aveva messo a segno un aumento delle transazioni vicino al 30 per cento. Spicca il dato di Napoli, che dopo due trimestri con una crescita superiore al 20% presenta, nel terzo trimestre, un volume di compravendite di poco superiore a quello dello stesso periodo 2015 (solo +2,4%); anche Palermo e Roma non riescono a confermare tassi a doppia cifra. In deciso calo (pari o superiore a 10 punti) il tasso di crescita di Bologna e Firenze, mentre l'arretramento è assai meno significativo negli altri casi, a partire appunto dalla già citata Genova.


ANCHE MUTUI IN RIALZO: + 12,7%

"Il mese di novembre ha fatto registrare un nuovo incremento, pari a +13,2% rispetto allo stesso mese del 2015, del numero di interrogazioni sul Sistema di informazioni creditizie di Crif relative a richieste di nuovi mutui e surroghe (vere e proprie istruttorie formali, non semplici richieste di informazioni o preventivi online) da parte delle famiglie italiane». Il risultato di novembre – secondo l’Osservatorio Crif – porta a una crescita nell’aggregato dei primi 11 mesi del 2016 pari a +12,7% rispetto al pari periodo del 2015, «consolidando il progressivo recupero verso i volumi pre-crisi".


Un segnale positivo emerge anche dall’analisi dell’importo medio richiesto, che nel mese di novembre ha fatto segnare "il valore più elevato dall'inizio del 2016 con 125.517 euro, superiore ai 121.051 euro rilevati nel corrispondente mese del 2015». Più nello specifico, si tratta dell’ottavo mese consecutivo di incremento (mese anno corrente su stesso mese anno precedente), che porta il valore medio nell’aggregato dei primi 11 mesi dell’anno a 123.164 euro.
La classe prevalente degli importi nei primi 11 mesi si conferma tra 100.001 e 150mila euro, con una quota pari al 29,5% del totale. Nel complesso quasi 4 domande su 5 presentano un importo inferiore ai 150mila euro.
La durata più richiesta è quella tra i 16 e i 20 anni, con una maggior concentrazione dei richiedenti nella fascia di età compresa tra i 35 e i 44 anni, con una quota pari al 36,0% del totale.


Fonti articolo: 1. Ilsole24ore.com, 2. Ilsole24ore.com

 

 

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