Tassi mutui sempre più convenienti, aumenta la domanda

La media dei migliori spread per il tasso fisso scende all’1,3% (-47% su base annua). E cala all’1,7% (-30%) anche il differenziale applicato al variabile. Nel primo trimestre i valori erano pari rispettivamente a 1,9% e 1,8%. Migliorano ancora, quindi, le condizioni per chi deve accendere un mutuo o “cambiare” un finanziamento esistente (surroga). Il dato emerge dalla Bussola di Crif e MutuiSupermarket relativa al secondo trimestre del 2015, secondo cui si consolida la volontà del sistema bancario di rilanciare gli impieghi in ambito residenziale.


"Va considerato – silegge nella Bussola – come l’iniezione della Bce nel sistema bancario europeo di ingenti masse liquide assieme a ridotti rendimenti su investimenti alternativi agli impieghi in finanziamenti per la casa continuino a spingere gli istituti di credito verso il rilancio commerciale del prodotto mutuo, proponendo spread e condizioni economiche sempre più ridotte e attraenti per i nuovi potenziali clienti".

Anche se le nuove compravendite immobiliari non sembrano ancora beneficiare in maniera così diretta del “taglio prezzi” registrato in ambito mutui. Come noto, infatti, i dati dell'Agenzia delle Entrate relativi al primo trimestre 2015 registrano infatti una ulteriore flessione del numero delle compravendite residenziali pari al -3%, dopo due trimestri, il terzo e il quarto del 2014, che avevano segnato una ripresa delle nuove transazioni, pari rispettivamente al +4,2% e +7,1%. Stesso discorso per l’andamento dei prezzi degli immobili residenziali nel secondo trimestre 2015 che "segna una nuova sensibile riduzione, pari al -2,5% dopo aver registrato un -1,9% nel primo trimestre 2015. In particolare, il prezzo/mq degli immobili usati registra una contrazione del -0,8%, mentre il prezzo/mq dei nuovi immobili subisce una riduzione del -5,7%". Un trend evidenziato anche dall'andamento del valore medio degli immobili forniti in garanzia, che passa dagli oltre 200mila euro del 2010 ai circa 175mila euro attuali.


A fronte di una domanda di nuovi mutui che segna un +59% sul primo semestre 2015, i consumatori sembrano muoversi con cautela: da un lato gli importi medi richiesti sono appena sotto i 122.300 euro a fronte dei 140mila del 2010, dall’altra i piani di rimborso si allungano ancora e il tasso fisso raccoglie addirittura il 71% delle preferenze. Dati influenzati anche dall’impennata delle surroghe, pari a circa il 50% delle richieste raccolte online.


"Il mercato dei mutui sembra essersi avviato su un sentiero di solido recupero dei volumi pre-crisi – commenta Stefano Rossini, amministratore e fondatore di MutuiSupermarket.it –. A conferma del +35% dei nuovi flussi di mutui residenziali registrato da Banca d'Italia sui primi 3 mesi del 2015. Il clima finanziario rimane positivo, con istituti di credito che hanno ridotto in maniera significativa i propri spread di offerta sui nuovi mutui nel corso della prima metà dell'anno e che iniziano già a ipotizzare nuovi round di taglio spread sul prossimo autunno 2015. Sarà dunque fondamentale osservare sui prossimi trimestri l'andamento del mercato immobiliare, da sempre vero motore di crescita sostenibile del mercato dei finanziamenti per la casa".


"La ripresa del mercato immobiliare è ormai prossima, anche se osservando la perdurante caduta dei prezzi e la nuova lieve decrescita delle compravendite residenziali, emergono segnali di faticoso riavvio – commenta Stefano Magnolfi, direttore real estate services di Crif –. Per il prossimo futuro ci si attende comunque una seppur lieve espansione delle compravendite e una conseguente ripresa del mercato immobiliare. Rilevante anche il fenomeno per cui la caduta dei prezzi riguarda in maniera minoritaria gli immobili usati, confermando invece l'inversione di tendenza che si era già manifestata nello scorso trimestre, per cui è ora l'immobile nuovo a risentire maggiormente delle dinamiche negative del mercato, a causa della difficoltà in cui versa il comparto dell'edilizia e della presenza di una certa porzione di nuovi immobili invenduti".


Fonte articolo: http://www.casa24.ilsole24ore.com/art/mutuo-casa/2015-07-28/si-riducono-ancora-spread-mutuidimezzato-fisso-30percento-il-variabile--195200.php?uuid=ACuSOxY

Mutui: massima sostenibilità per le famiglie

Si chiama "indice di affordability", letteralmente "sostenibilità" ed esprime in maniera sintetica l’insieme dei fattori che definiscono l’accessibilità delle famiglie all’acquisto di una casa attraverso un finanziamento.


Elaborato dall’ABI, dal Ministero del Lavoro e dall'Agenzia del Territorio, tiene conto del costo finanziario di un mutuo di durata pari a 20 anni e loan-to-value dell'80%, con una rata del prestito pari al 30% del reddito familiare disponibile. In sostanza, è il risultato di più fattori: il reddito disponibile, i tassi di interesse praticati dalle banche in un determinato periodo, il costo dei mutui, i prezzi di mercato delle case.

 

Ne dà misura il Rapporto Immobiliare Residenziale realizzato dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate in collaborazione con l’ABI: la misura dell’indice rilevato nel 2014 è del 9%, in aumento di 2,3 punti rispetto all’anno precedente. Il miglioramento sembra sia dovuto in buona percentuale, circa per il 50%, alla riduzione del costo dei mutui, ma importante è anche il calo del prezzo delle case. Tra i fattori deterrenti che non hanno aiutato la crescita dell’indice, il reddito medio delle famiglie italiane, sceso dal 2008 dell’8% e in continua riduzione dall’anno in cui il mercato immobiliare non lasciava presagire alcuna crisi.


Nonostante tutto, l’analisi rileva che la situazione sembra essere migliorata, con il 60% delle famiglie in grado di coprire il 30% del costo annuo del mutuo: più 7% rispetto al 2013, con una distribuzione omogenea della capacità di acquisto in tutte le regioni d’Italia e soprattutto con ben otto regioni che hanno registrato il massimo storico dell’indice di affordability: un dato di grande rilievo se si considera che dal 2004 si era solo ridotto, prima ancora della crisi dell’intero sistema economico italiano. 


Ma quello di affordability non è l’unico valore che si è rivelato positivo per i cittadini. Un’altra performance senza precedenti la sta garantendo ormai dall’inizio dell’anno l’Euribor, il tasso praticato tra le banche: un calo continuo e senza precedenti nonostante gli eventi importanti dell’economia che non hanno spostato l’indice - soprattutto quello a tre mesi - dall’essere sotto lo zero.
Nel calcolo del tasso di interesse nominale (il Tan), l’Euribor viene poi sommato allo spread su cui si determina la rata, ma se negativo, il tasso nominale del mutuo diviene paradossalmente inferiore allo spread stesso. 


L’andamento dell’Euribor non sarebbe dunque correlato alle vicende politiche dell’Europa, ma all’economia stagnante o recessiva e all’inflazione molto bassa: conseguenza dunque di molte variabili quali la liquidità in circolazione, le aspettative di inflazione, la politica monetaria. 
Ci si chiede quanto sia giusto da parte delle banche mettere un limite alla discesa dell’Euribor nel calcolo delle rate, fissando il famoso tetto massimo al di sotto del quale non è possibile scendere, non tenendo conto invece del contesto macroeconomico favorevole di cui i titolari di un mutuo potrebbero usufruire. Nessuna revisione è ancora in atto, mentre un rialzo è già previsto per la fine di questo anno, che porterà lentamente e in maniera graduale al consolidarsi di valori positivi del tasso interbancario entro il 2020.


Fonte articolo: http://www.mutuionline.it/news/mutuionline-informa/00014227-piu-famiglie-in-grado-di-coprire-il-costo-del-mutuo.asp

Immobiliare italiano: il ruolo delle banche e del governo

Verso i primi deboli segnali positivi del mercato immobiliare italiano sta incidendo, certamente, il diverso atteggiamento delle banche che, nel 2014, sembrano aver ridotto la diffidenza verso il settore immobiliare residenziale. La correlazione tra allentamento della restrizione del credito verso le famiglie e aumento delle compravendite sembra robusta e diffusa a livello geografico: sulle otto province delle maggiori città analizzate, sei città (Milano, Roma, Torino, Firenze, Napoli, Genova) presentano un significativo aumento delle compravendite associato ad un deciso aumento dei mutui erogati. Uniche eccezioni: Napoli, interessata da un vasto programma di dismissione del patrimonio pubblico, e Palermo, in cui si assiste ad una diminuzione delle compravendite associata, però, ad un aumento dei mutui.

La possibilità che questi segnali possano consolidarsi dipende, quindi, dal proseguimento della rinnovata attenzione del sistema bancario verso il comparto immobiliare, dopo il fortissimo razionamento avvenuto a partire dal 2007. I mutui per l’acquisto delle abitazioni da parte delle famiglie sono diminuiti, tra il 2007 e il 2013, di oltre il 65%, tornando a crescere solo nel 2014 (+13,4% rispetto al 2013). Anche nel primo trimestre del 2015 si è registrato un dato positivo nelle erogazioni di mutui per l’acquisto di case, +35% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.


Nonostante questi primi segnali di “disgelo” da parte delle banche, il mercato immobiliare sembra essersi segmentato. La quota di famiglie che acquistano l’abitazione in contanti oscilla tra il 40%, secondo le stime di Banca d’Italia-Tecnoborsa, e il 60%, secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate. Un’altra parte degli acquirenti, quelli più vulnerabili, dallo scorso mese di marzo 2015, può usufruire del Fondo di Garanzia per la prima Casa, il nuovo strumento gestito dal MEF attraverso la Consap, la cui dotazione di 600 milioni di euro potrebbe attivare mutui per 20 miliardi di euro, secondo le stime del MEF.
I primi dati relativi alle erogazioni effettuate evidenziano l’efficacia del Fondo: in tre mesi di attività (da marzo a maggio 2015) sono state garantite 273 operazioni per un importo finanziato di oltre 30,2 milioni di euro. La restante parte di popolazione più agiata si sta rivolgendo alle banche con minore difficoltà rispetto al passato e contrarre finanziamenti a condizioni decisamente favorevoli: grazie anche al Quantitative Easing introdotto dalla BCE, un livello così basso dei tassi d’interesse, in Italia, non si è mai raggiunto.


Sulla crisi del mercato immobiliare residenziale un ruolo non secondario è stato giocato dalla tassazione sugli immobili, che ha determinato un fortissimo inasprimento del prelievo fiscale legato all’abitazione e un’estrema incertezza derivante da un regime fiscale non chiaro e soggetto a continue modifiche. Secondo gli ultimi dati del Dipartimento delle Finanze e dell’Agenzia delle Entrate, il gettito fiscale sugli immobili (per uso abitativo e produttivo) derivante dalle principali imposte sul possesso, sulla locazione e sulle compravendite è stimato, nel 2014, in circa 42,1 miliardi di euro in aumento del 9,8% rispetto al 2013, ovvero 3,8 miliardi di euro in più. Tale incremento è da attribuirsi principalmente al maggior gettito derivante dall’introduzione della nuova imposta sui servizi “TASI” che va ad aggiungersi all’IMU già prevista nel biennio precedente 2012- 2013. In particolare, si passa da 20,4 miliardi di euro del 2013 (IMU) ai 23,9 miliardi del 2014 (IMU +TASI), pari ad un incremento del 17,1%. Il confronto con il 2011, ultimo anno dell’ICI, vede un aumento della tassazione sul possesso degli immobili che passa da 9,8 miliardi di euro del 2011 (ICI) a 23,89 miliardi di euro del 2014 (IMU+TASI), determinando un incremento della pressione fiscale sul possesso del 143,5% in soli tre anni. In questa situazione, l’“emergenza fisco” non è quindi più trascurabile. 

 

Da una politica fiscale impostata unicamente sull’obiettivo del massimo prelievo, occorre pervenire ad una vera e propria strategia fiscale che incentivi il mercato, indirizzando la domanda verso l’acquisto di abitazioni ad elevato standard energetico, anche in un’ottica di riqualificazione di ampie parti di città. In quest’ottica, le priorità d’intervento riguardano:

 

  • - l’introduzione di incentivi al mercato residenziale che consentano la ripresa delle attività ed il ritorno degli investitori nel comparto, attraverso forme di parziale detassazione degli acquisti di nuove abitazioni ad elevato standard energetico ed un sistema di misure che agevolino, sia le imprese che i privati, nella permuta tra abitazioni vecchie e abitazioni riqualificate dal punto di vista energetico e strutturale,
  • - la razionalizzazione degli incentivi BONUS fiscali per recupero e riqualificazione energetica degli immobili), da portare a termine entro il 2015, che non può tradursi in un taglio lineare delle agevolazioni oggi esistenti, ma deve fondarsi su una selezione accurata dei regimi agevolativi, tutelando quelli connessi a “beni a valenza sociale”, quali indiscutibilmente la casa. In questo senso, basterebbe stabilizzare il potenziamento delle agevolazioni per il recupero delle abitazioni e confermare a regime quelle per la riqualificazione energetica degli edifici, eventualmente “rimodulandone” gli effetti, così da premiare soprattutto quelle forme d’intervento incisivo,
  • - la futura “local tax” che, a parere dell’Ance, dovrebbe essere strutturata come un’imposta unica sugli immobili, stabile per almeno 3 anni ed integralmente destinata ai Comuni per il FINANZIAMENTO dei servizi, con l’ovvia esclusione dell’ “invenduto” delle imprese edili (aree e fabbricati costruiti, o ristrutturati, per la successiva vendita).

  • Fonte articolo: http://www.infobuild.it/2015/07/il-diverso-atteggiamento-delle-banche-verso-limmobiliare/

Dichiarazione dei redditi e mutui: cosa detrarre

 

Anche quest’anno coloro che stanno pagando un mutuo possono detrarre nella dichiarazione dei redditi (Modello 730 oppure Unico 2015) alcune spese legate alla casa.


Per quanto riguarda i mutui per l’acquisto dell’abitazione principale, cioè l’abitazione nella quale il contribuente vive abitualmente e dove ha fissato la sua residenza entro 12 mesi dall’acquisto, la percentuale scaricabile sugli interessi passivi pagati (tetto massimo 4mila euro) è confermata al 19%. Fatti due conti, significa che la riduzione d’imposta può essere al massimo di 760 euro.

 

Agli interessi passivi possono essere aggiunti altri oneri accessori come, ad esempio, le spese di perizia, quelle notarili o le imposte pagate per l’iscrizione e la cancellazione dell’ipoteca. La detrazione spetta esclusivamente a chi ha sottoscritto il finanziamento ipotecario ed è il proprietario dell’immobile. Il beneficio fiscale non si perde se l’immobile è adibito ad abitazione principale di un familiare entro il terzo grado (o un affine entro il secondo) e in caso di trasferimento per motivi di lavoro.


Se l’immobile oggetto del mutuo è una seconda casa, cioè un’abitazione diversa da quella dove si risiede abitualmente, si ha diritto alla detrazione solo se il finanziamento è stato stipulato prima del 1993. In tal caso, si può scaricare il 19% sugli interessi passivi, oneri accessori e quote di rivalutazione dipendenti da clausole di indicizzazione per mutui ipotecari (cioè l’aggiornamento del valore del capitale con il coefficiente del parametro scelto a riferimento). Non sono invece previste detrazioni per mutui sottoscritti dopo il 1° gennaio 1993.


A partire dal 1998 si possono portare in detrazione anche gli interessi passivi, gli oneri accessori e le quote di rivalutazione dipendenti da clausole di indicizzazione relativi ai mutui contratti per la costruzione o la ristrutturazione dell’abitazione principale. L’importo massimo sul quale calcolare il 19% è in questo caso pari a 2.582,28 euro. Si ha diritto al beneficio fiscale a patto che il mutuo venga stipulato nei sei mesi precedenti o entro i 18 mesi successivi all’inizio dei lavori, mentre l’immobile deve essere adibito ad abitazione principale entro sei mesi dal termine dei lavori di costruzione.

Fonte articolo: http://www.facile.it/mutui/news/mutui-e-dichiarazione-dei-redditi-2015.html

Il Rapporto di Bankitalia su mercato immobiliare e mutui

 

Pubblicato da Bankitalia il Rapporto Annuale 2014: sul mercato immobiliare sono emersi i primi segnali di ripresa delle transazioni che si sono riflessi in un aumento dei nuovi mutui, dopo un triennio di marcata diminuzione. Ecco una sintesi.


Il mercato immobiliare e l'indebitamento.
Nel 2014 il mercato delle abitazioni è stato ancora caratterizzato da una debole domanda, pur con alcuni segni di miglioramento. Le compravendite sono aumentate del 3,6 per cento, in parte beneficiando della riduzione delle imposte di registro avvenuta all’inizio dell’anno; restano comunque inferiori di circa il 40 per cento rispetto ai livelli del 2008.
Come in altre fasi recessive la ripresa delle transazioni non si è rapidamente riflessa sulle quotazioni immobiliari, scese per il terzo anno consecutivo (-4,2 per cento).

 

Nel secondo semestre del 2014 si è attenuata la flessione dei prezzi, che alla fine dell’anno risultavano ancora inferiori del 14,8 per cento al picco raggiunto nell’estate del 2008. La dinamica dei fattori che normalmente più incidono sui prezzi delle case, quali il reddito disponibile e la disponibilità di mutui, è migliorata nel 2014, ma non al punto da impedirne il calo.
I prezzi risentono ancora dell’elevato stock di abitazioni invendute di nuova costruzione, pur se in lento riassorbimento. Nella rilevazione condotta dalle Filiali della Banca d’Italia nei primi mesi del 2015 su un campione di 566 imprese edili, la quota di aziende che segnalano giacenze di immobili residenziali superiori ai livelli ritenuti normali l’anno scorso è scesa al 74,3 per cento.

Lo squilibrio tra domanda e offerta ha smesso di crescere, ma rimane significativo. Secondo il sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia, lo sconto medio sui prezzi di vendita nel primo trimestre di quest’anno si è lievemente ridotto, dopo essere rimasto sostanzialmente stazionario su livelli elevati nel 2014.
Dalla fine dello scorso anno sono inoltre aumentate le famiglie che hanno visitato abitazioni con l’intenzione di acquistare. È proseguita invece la tendenza al rialzo dei tempi di vendita.

I prestiti per l'acquisto di abitazioni.
La flessione dei prestiti per l’acquisto di abitazioni, la componente più rilevante del debito delle famiglie, si è fortemente attenuata (-0,3 per cento a marzo 2015); nel complesso i prestiti alle famiglie consumatrici hanno smesso di scendere. Le erogazioni dei nuovi mutui, dopo tre anni di calo sostenuto, hanno registrato un aumento su base annua di oltre il 10 per cento, rimanendo tuttavia ancora inferiori ai rimborsi; la tendenza è proseguita nei primi mesi del 2015 (15 per cento in marzo).

Sebbene con minore intensità, anche i nuovi mutui alle persone con meno di 35 anni, che più hanno risentito della precedente fase di restrizione dell’offerta, hanno ricominciato a crescere. La ripresa delle erogazioni è stata sostenuta dalla domanda, sospinta a sua volta dalle prospettive meno sfavorevoli del mercato immobiliare, e dalle migliori condizioni di finanziamento, soprattutto di costo.

Dalla fine del 2013 i tassi sui nuovi contratti di mutuo (TAEG) si sono ridotti di quasi un punto percentuale (scendendo al 2,9 per cento nel marzo del 2015); ne hanno tratto beneficio anche le famiglie già in possesso di un mutuo, che nel 2014 hanno rinegoziato le condizioni applicate ai prestiti in un numero maggiore di casi rispetto all’anno precedente.

La riduzione dei tassi di interesse è stata più forte per i mutui a tasso fisso, diminuiti di oltre un punto, al 3,4 per cento in marzo; la riduzione del tasso variabile è stata di 0,8 punti, al 2,4 percento. Conseguentemente l’incidenza dei mutui a tasso fisso sulle erogazioni è aumentata, in modo marcato a partire dalla seconda metà del 2014, raggiungendo circa il 30 per cento lo scorso marzo.

I mutui a tasso variabile sono rimasti tuttavia prevalenti tra i nuovi contratti di prestito, anche per le aspettative di stabilità del tasso Euribor, cui questi contratti sono indicizzati. Secondo l’Indagine regionale sul credito bancario condotta dalle Filiali della Banca d’Italia, il rapporto tra prestito e valore dell’immobile (loan to value) ha smesso di diminuire; alla fine del 2014 era in media pari a circa il 59 per cento. La quota di mutui che permettono di estendere la durata o di sospendere temporaneamente i pagamenti senza costi addizionali è aumentata di circa un punto percentuale, a poco meno del 21 per cento (14,5 del valore complessivo dei mutui in essere).

In linea con le evidenze provenienti dagli intermediari, i risultati del sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni mostrano una maggiore facilità a ottenere
un mutuo da parte delle famiglie: la quota di agenti immobiliari che individua nella difficoltà a reperire un mutuo una delle cause prevalenti di mancata realizzazione della compravendita è diminuita in marzo al 30,9 per cento, il valore minimo dall’inizio della rilevazione nel 2008. Nello stesso mese la quota di compravendite finanziata con un mutuo è aumentata al 65,2 per cento, dal 60,9 del 2013.


Fonte articolo: http://news.attico.it/2015/05/26/bankitalia-ecco-i-segnali-di-ripresa-del-mercato-immobiliare/

Mutui: la ripresa continua nel primo trimestre 2015

 

+32,5% su base annua. E la crescita prosegue quest'anno con +49,4% a marzo. I dati 2014 riferiti da ABI, l’associazione delle banche italiane, e le stime 2015 del Crif evidenziano la ripresa del mercato legato all’acquisto di abitazioni.

I dati relativi all’intero 2014 riferiti da ABI, l’associazione delle banche, evidenziano la ripresa del mercato dei finanziamenti alle famiglie per l’acquisto delle abitazioni. Dal campione selezionato da ABI, composto da 84 banche, che rappresenta circa l’80% della totalità del mercato bancario italiano, emerge che tra gennaio e dicembre 2014 l’ammontare delle erogazioni di nuovi mutui è stato pari a 25,283 miliardi di euro rispetto ai 19,085 miliardi del 2013.

L’incremento su base annua è, quindi, del 32,5%. L’ammontare dei nuovi mutui che derivano da rinegoziazioni di mutui preesistenti è stimabile in circa il 18% delle erogazioni (4,6 miliardi di euro). 
L’ammontare delle nuove erogazioni di mutui nel 2014 è anche superiore al dato dell’intero 2012 quando si attestarono sui 20,712 miliardi di euro. Sono in aumento soprattutto i mutui a tasso variabile che rappresentano nel 2014 il 77,5% delle nuove erogazioni complessive; tale valore era del 77,1% nel 2013 e del 70,7% nel 2012. Il mercato dei mutui sembra reagire positivamente alle recenti riforme del settore creditizio.

Secondo le rilevazioni della Crif, che si occupa di consulenza finanziaria e soluzioni creditizie, la ripresa del mercato è partita dall'ultimo trimestre del 2014 ed è proseguita nel primo trimestre del 2015. 
Grazie al continuo monitoraggio del settore, iniziato nel 2008, la ricerca ricostruisce la continua evoluzione del mercato, mese dopo mese.
Mettendo a confronto il numero delle domande e l'ammontare degli importi richiesti, è stato individuata nel periodo compreso tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012 la fase più critica per il mercato. 

Infatti superata quella fase, la domanda dei mutui è tornata a risalire toccando solo nel primo trimestre del 2015 dei valori davvero significativi. Infatti, il mese di febbraio avrebbe registrato una crescita delle domande del 37.5% rispetto allo stesso periodo del 2014, una crescita proseguita nel mese di marzo.
A febbraio c’è stato un aumento del 49.4% rispetto ai dati raccolti lo scorso anno. Con riferimento agli ultimi sei mesi, lo studio mette in luce anche un netto calo degli importi richiesti. Nel 30.1% dei casi si tratta di valori compresi tra i 100 e i 150 mila euro, seguono con il 26.3% delle preferenze le richieste di mutui per somme pari o inferiori ai 75.000 euro.

Fonte articolo: http://www.guidafinestra.it/news/economia/2015/04/29/news/immobiliare_abi_crescono_i_mutui_per_le_abitazioni-74885/

Situazione mutui casa primi mesi 2015

Mutui casa +35% a novembre-gennaio, prestiti -1,4% a febbraio
Da quanto si legge nel Rapporto mensile stilato dall’Abi (Associazione Bancaria Italiana), in termini di nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di immobili nel trimestre novembre 2014–gennaio 2015 (anno su anno) si è registrato un incremento annuo di oltre il 35%, mentre, nello stesso periodo, il flusso delle nuove operazioni di credito al consumo ha segnato un incremento su base annua dell’8,1%.

A febbraio 2015 il totale dei finanziamenti a famiglie e imprese ha presentato una variazione annua di -1,4%, -1,5% il mese precedente e migliore rispetto al -4,5% di novembre 2013, quando aveva raggiunto il picco negativo. Questo di febbraio 2015 per i prestiti bancari a famiglie e imprese è il miglior risultato da luglio 2012. Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, a oggi i prestiti all’economia sono passati da 1.673 a 1.821 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese da 1.279 a 1.405 miliardi di euro.

Tasso mutui scende al 2,78%, raccolta obbligazioni a -13,5%
A febbraio 2015, i tassi di interesse sui prestiti si sono posizionati in Italia su livelli ancora bassi. Il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 3,57%, minimo storico (3,63% il mese precedente; 6,18% a fine 2007). Il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni si è attestato al 2,78% (2,82% il mese precedente e segnando il valore più basso da ottobre 2010; 5,72% a fine 2007). Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese si è collocato al 2,54% (il valore più basso da ottobre 2010) dal 2,45% di gennaio 2015 (5,48% a fine 2007).

In Italia diminuisce, su base annua, la raccolta a medio e lungo termine cioè tramite obbligazioni, (a febbraio 2015: -13,5%, segnando una diminuzione su base annua in valore assoluto di 68,5 miliardi di euro) il che penalizza l’erogazione dei prestiti a medio e lungo termine. Mentre i depositi aumentano – sempre a fine febbraio 2015 – di quasi 52,3 miliardi di euro rispetto all’anno precedente (su base annua, +4,3%, +5,1% a gennaio 2015). L’andamento della raccolta complessiva (depositi da clientela residente + obbligazioni) registra a febbraio 2015 una diminuzione di circa 16,2 miliardi di euro rispetto ad un anno prima, manifestando una variazione su base annua di -1% (-0,6% a gennaio 2015), risentendo della dinamica negativa della raccolta a medio e lungo termine. Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi la raccolta da clientela è passata da 1.513 a 1.701,2 miliardi di euro, segnando un aumento – in valore assoluto – di quasi 190 miliardi.

 

Fonte articolo: http://news.attico.it/2015/03/16/abi-mutui-casa-35-a-novembre-gennaio/

L'Euribor negativo non incide sui mutui

Con l’Euribor a 3 mesi negativo si infrange un altro tabù nell’epoca del quantitative easing della Banca Centrale Europea. Non ci vuol molto infatti a capire che la discesa sotto zero del tasso interbancario più utilizzato in Italia per calcolare le rate dei mutui è l’ennesimo paradosso creato da quel mare di liquidità iniettato attraverso la siringa del piano Draghi. Lo stesso effetto che ha permesso ieri alla Spagna di essere «pagata» dagli investitori per emettere debito a tre mesi, cosa che in un futuro non troppo lontano potrebbe avvenire anche al Tesoro italiano.
L’impatto sui tassi delle manovre Bce è insomma talmente dirompente che una banca è addirittura disposta a pagare un millesimo per prestare denaro a un altro istituto europeo, perché è sempre più vantaggioso che lasciare lo stesso denaro presso i forzieri Bce versando ben 20 centesimi per il parcheggio oppure acquistare un titolo tedesco a 3 mesi rimettendoci lo 0,35 per cento.

 

Di questo genere di paradossi i mutuatari vedono soltanto una parte, perché a chi ha scelto un prestito immobiliare variabile resta in fondo lo spread da versare e in molti casi non è roba da poco: non si corre quindi il «pericolo» di essere pagati per prendere un mutuo come è accaduto di recente in Danimarca. Quel millesimo sotto lo zero è in più davvero difficile da avvertire sulla rata, visto che gli arrotondamenti del tasso avvengono al centesimo se non al decimo di punto percentuale. Sarà addirittura impossibile da percepire per quanti si apprestano a stipulare un mutuo adesso, dato che le stesse banche, colte di sorpresa, sono corse a inserire sui nuovi prodotti apposite clausole attraverso le quali si impedisce di sottrarre dal tasso finale il valore dell’Euribor quando questo è negativo.

Ciò che conta per le famiglie italiane, al di là dell’aspetto puramente simbolico del centesimo in più o in meno, è la piega che la vicenda potrebbe prendere nei prossimi mesi. In fondo gli acquisti Bce sono soltanto all’inizio e con questi anche l’inondazione di liquidità sul mercato interbancario: Giuseppe Maraffino di Barclays Research sostiene che l’Euribor 3 mesi potrebbe scendere fino a -0,05% entro settembre o addirittura spingersi potenzialmente fino a -0,15%, a patto che la politica monetaria di Draghi resti estremamente accomodante e la crisi greca non metta i bastoni fra le ruote. Atene rappresenta infatti l’insidia maggiore per la discesa degli Euribor, dato che le eventuali tensioni farebbero presumibilmente riaffiorare il premio al rischio che le banche considerano quando si prestano il denaro e che al momento è quasi inesistente.

Ma è guardando oltre il 2015 che la vicenda si fa ancora più interessante, perché l’eccesso di liquidità per oltre mille miliardi di euro che verrà creato dalla Bce con il suo «qe» è destinato ad assorbirsi con molta gradualità. Ancora secondo Barclays gli Euribor rimarranno su questi livelli o più in basso per tutto il 2017. E anche di questo dovranno tenere conto quei mutuatari che proprio in queste settimane sono tempestati dalle telefonate delle filiali bancarie con proposte allettanti per passare dal tasso variabile al fisso.

Fonte articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-04-22/il-tasso-va-sotto-zero-ma-mutui-l-effetto-e-nullo-085727.shtml?uuid=ABZdMQTD

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