Quali sono le polizze a protezione del mutuo più convenienti?

Costano dal 2% fino a punte che superano il 10-12% dell’importo erogato e continuano ad assicurare alle banche lauti guadagni in provvigioni.


Ma i consumatori sono più informati e potrebbe presto aprirsi un mercato più competitivo, con conseguente discesa dei prezzi, grazie alle ultime novità contenute nella legge 4 agosto 2017 (Ddl Concorrenza). 

 

Parliamo delle polizze a protezione del mutuo, definite generalmente Cpi (Credit protection insurance), ossia contratti vita, danni, o molto spesso multirischi, volti a garantire la corretta restituzione del prestito in caso eventi come la morte del titolare del finanziamento, invalidità, perdita dell’impiego per i lavoratori dipendenti o infortuni che mettano a repentaglio il reddito degli autonomi.


Diffusione e provvigioni 

"La loro diffusione è rimasta stabile negli ultimi anni. Ma c’è più consapevolezza da parte dei clienti, alcuni dei quali addirittura considerano l’offerta assicurativa come criterio con cui scegliere la banca cui affidarsi", ragiona Ivano Cresto, responsabile dell’area mutui dei brand Mutui.it e Facile.it.
Per costi ed opacità nelle condizioni queste assicurazioni sono però più volte finite nel mirino dell’Ivass, che in passato ha anche condannato i premi eccessivi, spinti da provvigioni per la rete distributiva che potevano toccare l’80%. Provvigioni che oggi, comunque, restano sostanziose e si portano via tra il 25% e il 50% del premio.


Prezzo variabile 

Qual è il prezzo corretto di una polizza Cpi? Le offerte migliori partono da circa il 2% dell’importo erogato per una semplice protezione vita (la più diffusa, il 56,7% del totale secondo l’Ivass) salendo intorno al 6-7% per un pacchetto di protezione completo (benché sul mercato siano commercializzate offerte che costano quasi il doppio, con casi in cui a meno garanzie, almeno sulla carta, corrispondo prezzi più alti).


"Una forchetta compresa tra il 2,5% e il 6,5% dell'importo è ragionevole, considerando la formula più diffusa, cioè quella del premio unico anticipato" – conferma Luca Franzi, presidente nazionale di Aiba, associazione italiana broker assicurativi. "Oltre questa soglia, meglio cercare qualche preventivo in più".


Ma il premio non è il solo indicatore di cui tenere conto, anche perché le polizze non sono identiche ed è fuorviante raffrontarle guardando solo alla spesa. Intanto, occorre valutare le reali esigenze del soggetto. 
"Sembra scontato, ma una polizza sulla vita o contro l’inabilità interesserà di più chi ha eredi da tutelare. Un giovane single, invece, potrebbe privilegiare solo quella contro la perdita di impiego, facendo attenzione che il contratto includa i nuovi rapporti di lavoro introdotti con il Jobs act e che abbia la maggior durata possibile, per quanto difficilmente si trovano garanzie che coprono l’intero arco del finanziamento, specialmente nelle durate lunghe come 30 anni", dice Cresto di Facile.it.


Polizze collettive e individuali 

Poi occorre conoscere alcune definizioni. Oltre il 90% del mercato è fatto da polizze "collettive", opposte alle "individuali". Sono polizze standard, basate su ampi accordi fra istituto di credito e partner assicurativo, uguali per tutti i clienti. "Nel contratto, il contraente non è il mutuatario ma quasi sempre è il broker assicurativo cui si appoggia la banca. Il vantaggio è che in questo modo gli istituti spalmano il rischio su migliaia di beneficiari e riescono a offrire prodotti più vantaggiosi e accessibili. Nel caso morte, per esempio, la polizza collettiva ha lo stesso costo a prescindere dall’età dell’intestatario, mentre in un accordo individuale il premio sale sensibilmente con l’aumentare dell’età", spiega ancora Cresto.

 

Attenzione, poi, a esclusioni e casi specifici. Sempre nel “caso morte”, verificare che sia incluso non solo il decesso per infortunio, ma anche quello conseguente a malattia, benché questa protezione costerà un po’ di più. Per la perdita di impiego, cercare un prodotto che conceda la durata massima di sostegno, che di solito si ferma a 12 mensilità ma in alcuni casi può arrivare a 24 o 36 mesi. In generale, sia come costo sia come ottica assicurativa, è meglio mettere in conto ogni eventualità e optare per un pacchetto completo di garanzie.


Eccezioni da valutare 

Ma ci sono eccezioni in cui è meglio ragionare su singole garanzie. "Prendiamo un capofamiglia che abbia già una propria polizza vita in corso quando accende un mutuo. Può chiedere di inserire la banca fra i beneficiari invece che sottoscrivere un prodotto fotocopia", dice Franzi di Aiba. E non è raro il caso di due coniugi entrambi intestatari del mutuo. "Se questi hanno condizioni lavorative diverse, ad esempio il primo è dipendente privato, il secondo pubblico, si potrebbe “giocare” associando la perdita di impiego solo al primo e l’invalidità al secondo, valutando anche se assicurare per un importo maggiore colui che ha un reddito più consistente", aggiunge Cresto.


Modalità di pagamento 

Il premio unico anticipato è il più utilizzato: si paga tutto subito, inserendo il costo della polizza all’interno dell’importo finanziato. La banca ci guadagna perché calcola gli interessi su una somma più alta, il cliente diluisce il costo nelle rate lungo il piano di ammortamento. L’alternativa è il premio ricorrente, dove il cliente paga ogni anno. È sempre una soluzione più costosa (se prevista), ma potrebbe essere una scelta obbligata. "Spesso, infatti, quando il loan to value è già ai limiti, intorno all’80%, non c'è ulteriore spazio per inserire il costo della polizza. Allora si sceglie questo tipo di premio o il cliente decide di stipulare l'assicurazione vita più avanti con l'età", conclude Cresto di Facile.it.


La legge sulla concorrenza 

Il Ddl concorrenza approvato dal Parlamento prima delle vacanze estive (legge 4 agosto 2017, n. 124, comma 135 ) ha fissato alcuni punti che vanno nella direzione di rendere più trasparente il mercato delle polizze abbinate ai mutui. Ma restano alcune zone d’ombra. In primo luogo, viene sancito il principio che il consumatore sia libero di scegliersi sul mercato l’assicurazione, sia vita sia danni, e questa deve essere accettata dall’istituto di credito. Una condizione che dovrebbe aprire il mercato a prodotti meno cari e facilmente confrontabili tra loro. Infatti la legge obbliga la banca ad accettare la polizza del cliente, purché il contratto rispetti una serie di contenuti minimi.


Nei prossimi mesi, Abi, Ania e Ivass dovrebbero essere chiamate a definire un elenco di caratteristiche standard dei contratti. Naturalmente, però, può essere anche la banca a proporre una polizza, dietro sollecitazione propria o del consumatore. E in questo caso, il legislatore e l’autorità di vigilanza dovranno chiarire se resti ancora valida l'indicazione del Decreto Salva Italia del 2012, che si limitava peraltro alle polizze vita, e che imponeva alle banche di fornire due preventivi extra gruppo, insieme alla polizza "di casa".


Diritto di recesso 

In secondo luogo, il Ddl conferma quanto già indicato al mercato dall’Ivass e cioè che su queste polizze vale un diritto di recesso a favore del cliente di 60 giorni dal momento della stipula. Il testo aggiunge che la banca dovrà illustrare questa opzione al cliente con una comunicazione ad hoc, separata dal resto della documentazione contrattuale.
In terzo luogo, per rendere chiaro il costo dell’assicurazione, l’istituto è tenuto a "informare il richiedente della provvigione percepita e dell’ammontare della provvigione pagata dalla compagnia assicurativa all’intermediario, in termini sia assoluti che percentuali sull’ammontare complessivo".


Fonte articolo: IlSole24ore.com

Fondo Garanzia mutui prima casa: come funziona

Il mercato del lavoro è cambiato e molte giovani coppie, con contratti atipici, potrebbero non avere accesso alle richieste di mutuo per acquistare la prima casa.


Per questo dal 2014 il Governo ha istituito un Fondo di Garanzia rivolto soprattutto a questi soggetti.

 

Con il Fondo garanzia Mutuo Prima Casa (precedentemente noto come Fondo giovani coppie) è lo Stato a fare da garante, con le banche che hanno aderito al progetto, per l’accensione del mutuo sull’acquisto della prima casa. La garanzia statale è pari al 50% della quota capitale (non sono inclusi gli interessi) del mutuo, purché il valore dell’immobile non superi i 250mila euro e non rientri nelle categorie delle abitazioni di lusso.

Il fondo di garanzia prevede, inoltre, un tasso calmierato del finanziamento per alcune categorie:

  • - giovani coppie (dove almeno uno dei due componenti non abbia superato i 35 anni). Non è necessario essere sposati: basta che si conviva da almeno due anni;
  • - nuclei familiari monogenitoriali con figli minori;
  • - giovani di età inferiore ai 35 anni titolari di un rapporto di lavoro atipico;
  • - conduttori di alloggi di proprietà degli Istituti autonomi per le case popolari.

 

Quali sono i requisiti per accedere al fondo?
  • - Non essere proprietari, al momento della presentazione della richiesta di mutuo, di altri immobili destinati all’uso abitativo (ad eccezione di quelli ereditati e che siano in uso a titolo gratuito a genitori e fratelli);
  • - l’immobile deve trovarsi nel territorio nazionale;
  • - l’importo del mutuo non deve superare i 250 mila euro e l’immobile, che dovrà essere indicato come abitazione principale del mutuatario, non deve rientrare nelle categorie catastali A1, A8 e A9 né avere le caratteristiche di lusso indicate nel decreto del Ministero dei lavori pubblici del 2 agosto 1969, n. 1072.

Per l’accesso alla garanzia del Fondo non sono previsti limiti di reddito dei mutuatari.

 

Come fare domanda?

La richiesta di accesso al Fondo va presentata direttamente alla Banca o intermediario finanziario a cui si richiede il mutuo, purché aderisca all’iniziativa, utilizzando la modulistica presente sul sito del Tesoro.

Le richieste potranno essere presentate solo dopo che la banca abbia assicurato l’operatività a favore della propria clientela (termine previsto in 30 giorni lavorativi dall’adesione della banca al Fondo).
L’elenco delle banche ad oggi aderenti, in continuo aggiornamento, è disponibile sul sito di Abi e su quello di Consap.


Fonte articolo: Immobiliare.it

Mutui prima e seconda casa: differenze ed agevolazioni

L’acquisto di un’abitazione è spesso legato al’accensione di un mutuo: è difficile che un cliente abbia a disposizione l’intera cifra per coprire il valore dell’immobile.


Questo discorso è valido sia per le prime, sia per le seconde case, il cui acquisto, oggigiorno, è spesso legato a finanziamenti, seppur solitamente di entità minore rispetto ai mutui prima casa. 

 

Il segmento immobiliare delle seconde case vive in questi mesi un ritorno in auge, complice la crisi del settore che negli ultimi anni ha inciso notevolmente sui prezzi. Inoltre, il valore delle seconde case si sta stabilizzando, mentre si velocizzano i tempi di vendita.


Al momento di acquistare una seconda casa, è bene informarsi su una serie di caratteristiche legate al mutuo, che si differenzia dai prodotti per l’abitazione principale, in modo particolare per le agevolazioni a cui esso è collegato e per i tassi di interesse, superiori a quelli per un finanziamento sulla prima casa.


caratteristiche del mutuo prima e seconda casa

Il mutuo prima casa deve essere acceso su un immobile sito nel Comune dove il beneficiario risiede o lavora. La prima agevolazione prevista (e anche la più consistente) è la possibilità di portare a detrazione gli interessi passivi del mutuo e gli oneri accessori, nella misura del 19%, con la dichiarazione dei redditi, fino a un tetto massimo di 4.000 euro.


Ciò non è possibile con il mutuo seconda casa,
per cui le spese accessorie e legate al mutuo restano interamente coperte dal contraente del contratto.
Sempre a livello fiscale, una delle differenze più consistenti tra mutui prima e seconda casa è data dalle imposte, come chiarito dall’Agenzia delle Entrate nell’apposito vademecum.


Quando l’acquisto viene effettuato in presenza dei requisiti “prima casa”, se il venditore è un privato o un’impresa che vende in regime di esenzione Iva, abbiamo le seguenti agevolazioni:

- imposta di registro proporzionale nella misura del 2%;
- imposta ipotecaria fissa di 50 euro;
- imposta catastale fissa di 50 euro.


Sempre per quanto concerne le prime case, se si acquista da un’impresa, con vendita soggetta a Iva, abbiamo:

- Iva ridotta al 4%;
- imposta di registro fissa di 200 euro;
- imposta ipotecaria fissa di 200 euro;
- imposta catastale fissa di 200 euro.


Diverso è invece il discorso per le seconde case,
che vedono lievitare i costi, sia se il venditore è un privato, sia per le imprese. In questo caso abbiamo:

- l’imposta di registro proporzionale del 9%;
- l’imposta ipotecaria fissa di 50 euro;
- l’imposta catastale fissa di 50 euro.


Cambiano anche i regimi di tassazione per quanto concerne l’Imu e la Tasi: le prime case sono esenti dall’Imposta Municipale Unica e dal tributo comunale sugli immobili per i servizi indivisibili. Per le seconde case le due imposte restano valide anche quest’anno, con scadenza 16 giugno per l’acconto e 16 dicembre per il saldo.


Un capitolo a parte meritano le detrazioni fiscali legate al risparmio energetico e alle ristrutturazioni: gli Ecobonus del 65% e del 50% sono applicabili indistintamente alle prime e alle seconde case. Ecco dunque che può essere interessante, specialmente se non si ha la necessità di richiedere un mutuo per acquisto seconda casa, valutare i mutui ristrutturazione: essi permettono di effettuare con un finanziamento ad hoc i principali interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sugli immobili, dando accesso alle detrazioni.


Fonte articolo: Mutuionline.it

 

 

Mutui: crescono le nuove stipule, bassi tassi e meno sofferenze

Frenano le surroghe, ma continuano a crescere, seppur a ritmi meno sostenuti del passato, i mutui destinati all’acquisto.


E soprattutto si riduce ancora il tasso di sofferenza legato alle rate non saldate.

 

Secondo la 42esima edizione dell’osservatorio Assofin - Crif - Prometia, infatti, nel 2016 i mutui "hanno beneficiato di condizioni di offerta favorevoli, di un miglioramento delle prospettive del mercato degli immobili residenziali, dell'aumento della fiducia dei consumatori e, soprattutto, dei bassi tassi di interesse applicati".


Trend ancora in crescita, surroghe in calo 

Più nel detteglio i finanziamenti destinati all’acquisto hanno chiuso lo scorso anno a +31,7%, per poi proseguire nel trend di crescita nel primo trimestre 2017, sebbene in leggero rallentamento (+25,8%). Per le surroghe, invece, dopo tre anni di grande vivacità, a fine 2016 si registra una frenata (-0,1%), che si accentua in modo netto nel primo trimestre 2017 (-27,5%), "a causa della riduzione del numero dei mutui in corso per i quali l’operazione potrebbe essere ancora conveniente".


Questo nonostante i tassi dei mutui siano ancora in diminuzione: secondo il rapporto mensile Abi pubblicato oggi 20 giugno, a maggio il tasso medio è del 2,79%, contro il 2,81% di aprile e il 6,18% prima della crisi, a fine 2007. Con i due terzi dei mutuatari che scelgono il tasso fisso.


Nel credito al consumo tiene l’arredo 

Nel 2016 le erogazioni di credito al consumo "si sono riportate su valori molto vicini a quelli raggiunti prima della crisi economica, con i flussi finanziati che hanno fatto segnare un +16,3% rispetto al 2015.
Nel primo trimestre del 2017, la crescita si mantiene su ritmi ancora elevati, sebbene ad un ritmo leggermente inferiore (+15,4%)".


Positivi soprattutto i dati provenienti dai finanziamenti di auto e moto preso i concessionari (+26% nel primo trimestre) e i prestiti personali (+22,8%). Frenata invece per i finanziamenti finalizzati all'acquisto di altri beni e servizi (-7,3% nel trimestre), soprattutto a causa della contrazione nel campo elettrodomestici ed elettronica. Tiene però l’arredamento, "grazie alla coda delle detrazioni fiscali per l'acquisto di mobili e impianti per la casa (condizionatori, fotovoltaico) destinati a immobili oggetto di ristrutturazione edilizia".


Insolvenze vicine ai livelli pre-crisi 

Il tasso di default – cioè "l’indice di rischio di credito di tipo dinamico che misura le nuove sofferenze e i ritardi di 6 o più rate nell’ultimo anno di rilevazione" – del credito al dettaglio considerato nel suo complesso (quindi mutui immobiliari e credito al consumo) si è attestato a marzo 2017 all'1,7%, rispetto all’1,9% del marzo 2016.


"Si tratta – si legge nell’Osservatorio – del valore più contenuto rilevato negli ultimi anni". Se si prendono in considerazione i soli mutui, continua "il lento ma progressivo calo del tasso di default a 180 giorni, che a marzo 2017 si colloca all'1,3%, livello ormai vicinissimo ai livelli pre-crisi". "Il consolidamento della ripresa economica, i bassi tassi di interesse e la maggiore cautela di domanda e offerta _ spiega la nota – hanno contribuito al miglioramento della qualità del credito e ad erogazioni di nuovi finanziamenti via via meno rischiose sia per il credito al consumo sia per i mutui".


Importi e durata in aumento 

Con la ripresa dell’incidenza dei mutui di acquisto, nel 2016 si interrompe il trend di contenimento degli importi e delle durate contrattuali dei nuovi mutui, che aveva caratterizzato gli ultimi anni, a seguito del boom delle surroghe. La ripartizione delle erogazioni per fasce di importo finanziato mostra infatti un lieve incremento della quota di mutui di valore superiore a 200 mila euro e di durata superiore a 25 anni.


Prospettive di consolidamento 

Gi analisti di Assofin-Crif-Prometeia indicano "un consolidamento della crescita dei prestiti alle famiglie per il triennio 2017-2019, anche in considerazione degli ultimi dati congiunturali sul credito che certificano solide basi per una fase positiva del comparto anche per i prossimi anni". 


Permangono però dei rischi legati "all’incertezza politica per l’esito delle elezioni, che potrebbe rallentare i ritmi della ripresa". Le strategie degli operatori saranno, inoltre, "ancora condizionate dalle pressioni regolamentari - che detteranno ancora cautela nelle decisioni di impiego dei fondi - e dalla difficile gestione dello stock di Npl accumulato negli anni di crisi, uno dei temi più urgenti da affrontare".


Fonte articolo: IlSole24Ore.com

5 consigli per scegliere il mutuo più conveniente

Chi vuole accendere un prestito per l'acquisto di una casa deve considerare diversi fattori per assicurasi il finanziamento migliore e risparmiare sulla rata.


Vediamo cinque consigli del sito Facile.it per assicurarsi il mutuo più conveniente.

  1. Attenzione allo spread: più basso è lo spread, migliore sarà il tasso di interesse:  lo spread è il costo effettivo che ogni banca richiede ai clienti per la concessione di un mutuo. Più basso sarà lo spread applicato dalla banca, minori sarannno gli interessi. Il tasso di interesse è uguale al valore dello spread + indice di riferimento scelto, Euribor nel caso di tasso variabile e Eurirs (o Irs) per i tassi fissi.

  2. Il TAEG ti dice il costo reale del mutuo - Il costo finale del mutuo non è dato solo dal tasso di interesse, ma anche da tutte le spese accessorie. Per questo il parametro di riferimento è il TAEG: rappresenta il Tasso Annuo Effettivo Globale e indica il costo del finanziamento comprensivo di tutte le spese accessorie, di perizia e d'istruttoria. Bisogna inoltre accertarsi che il tasso proposto dalla banca non sia semplicemente un tasso di ingresso, ma che rimanga stabile per tutta la durata del finanziamento

  3. Le trappole del tasso misto - Se non si è convienti del tipo di tasso da scegliere, se fisso o variabile, a volte si preferisce optare per una soluzione intermedia, che pero' non è sempre la migliore. Le opzioni intermedie sono essenzialmente due: mutuo variabile con Cap (tasso variabile con un tetto massimo) o mutuo a tasso misto (che permette di cambiare dal fisso al variabile e viceversa).

  4. Risparmia con le agevolazioni prima casa - Chi acquista una prima casa con l'aiuto di un mutuo ha diritto a delle detrazioni. Tra questi una detrazione irpef del 19% sugli interessi passivi del mutuo e calcolata su un importo massimo di 4mila euro.

  5. Non richiedere altri finanziamenti prima del mutuo - Aver richiesto un finanziamento prima di accendere un mutuo puo' essere penalizzante. La banca infatti valuta la situazione reddituale di ogni richiedente per assicurarsi che il cliente sia in grado di sostenere l'impegno economico richiesto. In particolare l'istituto di credito verifica che gli impegni finanziari presi dal cliente non superino il 30-35% del suo reddito mensile; non prende in considerazione i redditi percepiti non ufficiali, come i canoni di locazione non registrati e i contratti di lavoro atipici.

 

Fonte articolo: Idealista.it

+27,3% i mutui nel 2016. Cresciuti anche gli importi

Gli acquisti di case con il mutuo ipotecario nel 2016 hanno superato le 245.000 transazioni, con una somma media richiesta di 120.000 € e una durata media di 22 anni.


Sono i dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate in collaborazione con Abi.

 

Segno positivo (+27,3%) rispetto al 2015, quando gli acquisti con mutuo erano arrivati a 193.350.
Sono i dati riportati dal Rapporto Immobiliare residenziale 2017, secondo cui la zona del Nord-Ovest è quella che incide maggiormente con il 36,7 % sul totale nazionale degli acquisti con mutuo ipotecario.


La quota richiesta alle banche per l’acquisto della casa si aggira in media attorno ai 120.000 €, mentre nei capoluoghi del Centro Italia la media sale a 153.000 €. La durata media nazionale rimane 22,5 anni (come nel 2015), mentre scende l’importo della rata mensile che passa dai 592,00 € del 2015 agli attuali 570,00 €.


Scende lievemente anche il tasso d’interesse medio nazionale che, nel 2016, si assesta su 2,31% (-0,44 % rispetto al 2015). Nelle regioni del Sud e Centro Italia i tassi medi sono però più elevati (2,56 % al Sud, e 2,46 % al Centro), mentre quelli più bassi si registrano nelle regioni del Nord (2,18 %).


Fonte articolo: Casa.it

Crescita dell'immobiliare su tutti i fronti: i numeri del 2016

Con un balzo del 18,9%, nel 2016 il mercato della casa in Italia cresce per il terzo anno consecutivo (dopo il +6,5% di compravendite nel 2015 e il +3,5% nel 2014), arrivando a circa 534mila abitazioni acquistate.


Questo il quadro del Rapporto Immobiliare residenziale 2017, realizzato dall'Agenzia delle Entrate in collaborazione con Abi.

 

Il valore complessivo delle compravendite, cresce da 76 a 89 miliardi, mentre restano stabili i nuovi contratti d'affitto delle abitazioni (+0,63% sul 2015). Aumentano anche le case acquistate tramite mutuo ipotecario (+27,3%).

AUMENTO DELLA MEDIA DELLE SUPERFICI ACQUISTATE

In leggero aumento è anche la superficie media delle abitazioni oggetto di compravendita, che secondo il Rapporto Immobiliare dell'Agenzia delle Entrate e dell'Abi nel 2016 passa da 105,2 a 106,6 metri quadri, mentre il valore di scambio delle abitazioni, stimato in 89 miliardi di euro, è cresciuto del 17,4%.


LE CAUSE DELLA CRESCITA

I dati del 2016 sulle compravendite delle abitazioni "consolidano e accelerano il trend positivo riscontrato a partire già dal 2014, segnando un inequivocabile segnale di ripresa"; oltretutto si tratta di un aumento "diffuso e generale lungo tutta la penisola, sia nei grandi che nei piccoli centri", si legge nel Rapporto, che fra le cause di questi risultati positivi annovera diversi fattori.


In primis, fra questi c'è il fatto che "la profondità del punto di ribasso del ciclo degli acquisti non poteva proseguire ulteriormente, dato che l'abitazione è un bene d'uso primario".
In secondo luogo, la congiuntura economica "è migliorata rispetto all'anno precedente" e il clima di fiducia "è anch'esso ulteriormente migliorato", rispetto agli ultimi mesi del 2015, nel corso del primo trimestre del 2016.
Infine, le condizioni dei prestiti mediante mutuo ipotecario sono state nel corso del 2016 "decisamente favorevoli in termini di costo del credito", continua il rapporto Agenzia Entrate-Abi.

Fonte articolo: IlSole24ore.com

Numeri in crescita per i mutui nel I trimestre del 2017

A marzo le richieste di mutuo pervenute alle varie banche hanno registrato un incremento dell’1,7% rispetto allo stesso mese del 2016, periodo che si era già contraddistinto per un sostanzioso +17,3% sui trenta giorni dell’anno precedente.


Il rafforzamento della domanda è stato rilevato dal Barometro del CRIF (Centrale Rischi Finanziari), che analizza i dati provenienti da vere e proprie istruttorie formali e non da semplici informazioni ottenute presso gli intermediari. 

I volumi raggiunti a marzo eguagliano l’ottima performance del 2010: l’aggregato dei primi tre mesi dell’anno fa segnare un +0.4%, un risultato che risente della battuta d’arresto registrata a febbraio.


"Il primo trimestre 2017", commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF, "si è chiuso con un trend sostanzialmente piatto del numero di interrogazioni relative alle richieste di nuovi mutui e surroghe, a cui si associa però la ripresa del valore dell’importo medio rispetto al corrispondente periodo del 2016. Parallelamente, prosegue anche la crescita della durata media dei mutui richiesti, probabilmente riconducibile a una minore incidenza delle surroghe sul totale delle richieste. Con uno scenario immobiliare in ripresa sul fronte dei prezzi e delle compravendite, il mercato del credito sta quindi ben supportando questa rinascita, indice anche di una rinnovata fiducia da parte delle famiglie italiane".


La risalita dell’importo medio porta la somma richiesta a 125.576 euro, una cifra che è superiore di quasi 2.700 euro sul corrispondente periodo dello scorso anno – quando si era fermata a 122.879 euro.
Guardando i dati del primo trimestre si nota che la fascia di importo preferita è sempre quella compresa tra i 100 e i 150 mila euro, con una quota pari al 29,5%. Rispetto ai dati rilevati tra gennaio e marzo del 2016, si registra una diminuzione dell’1,2% delle richieste di ammontare inferiore a 100.000 euro (il 47,5% del totale) a vantaggio di una crescita delle classi oltre i 150.000 euro, passate dal precedente 21,7% all’attuale 23,0%.


Sempre nel primo trimestre si conferma il successo dei piani di ammortamento con classe di durata compresa tra i 16 e i 20 anni, che raggiungono una quota pari al 24,2%. A questo risultato si affianca una variazione negativa dell’1,8% per il range 6-10 anni, mentre riprendono quota le classi 0-5 anni e 26-30 anni, entrambe con un +0,3%.
Osservando, infine, la distribuzione delle interrogazioni in relazione all’età del richiedente, l’ultimo aggiornamento del Barometro conferma la predominanza della fascia compresa fra i 35 e i 44 anni, che si attesta al 35,7% del totale.


Fonte articolo: Mutuionline.it

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