L'economia circolare per edifici smart e le proposte dell'Ance

Una casa circolare. Costruita (o recuperata) con strutture prefabbricate e riutilizzabili. Progettata con moduli a strati, intercambiabili, che permettono flessibilità nella disposizione delle pareti, dell’impiantistica degli arredi. Modificabile nel taglio degli spazi, nell’ottica di rendere possibile una nuova eventuale suddivisione delle stanze.


Efficiente e capace di riciclare e trattare le acque piovane. Domotica, smart e dotata di elettrodomestici intelligenti, che dialogano fra di loro. Abitata condividendo una parte degli spazi, in modo innovativo. In grado di produrre al suo interno il cibo, come una vertical farm.

È il risultato che potrebbe scaturire dall’applicazione dell’economia circolare all’edilizia. Un’opportunità che, tradotta in termini di mercato e dopo anni di pesante crisi del settore, potrebbe generare ricavi per 1.010 miliardi entro il 2030, secondo le stime di una ricerca sviluppata quest’anno da McKinsey, Ellen McArthur Foundation e Sun. Di questo valore, circa 90 miliardi potrebbero interessare il comparto immobiliare italiano: spalmato negli anni, significa circa 6 miliardi l’anno di risparmi traducibili in potenziali investimenti.


Che il recupero e la riqualificazione siano la strada maestra per il futuro del mattone è un dato ormai assodato. Che occorra spingere sull’efficienza è addirittura un diktat. Rispetto a questi orizzonti, però, l’economia circolare si spinge più in là. Applicata alla costruzione e riqualificazione degli immobili significa mettere a punto nuovi processi produttivi, che impiegano la tecnologia per garantire alti gradi di efficienza a costi sostenibili.


L'IDEA DELL'ECONOMIA CIRCOLARE APPLICATA ALL'EDILIZIA

"Oggi l’industria delle costruzioni spreca il 57% del proprio tempo produttivo mentre in media, in Europa, il 54% dei materiali che derivano dalla demolizione vengono conferiti in discarica", spiega Thomas Miorin, fondatore di REbuild, evento che si occupa di innovazione per la riqualificazione e gestione immobiliare e che nell’edizione in programma il 21 e 22 giugno prossimi a Riva del Garda metterà al centro della riflessione proprio il tema dell’economia circolare nell’edilizia e che avrà fra i suoi ospiti David Cheshire, autore della pubblicazione Building Revolutions.


"Riutilizzare i materiali già esistenti e progettare pensando all’edificio come fosse una banca di materiali e di componenti e immaginando già una flessibilità futura è uno dei grandi obiettivi da raggiungere – prosegue Miorin -. Così come pensare a nuovi modelli anche per la gestione degli spazi". Sempre secondo la ricerca realizzata da McKinsey, il 60% degli immobili utilizzati per ufficio e il 50% delle abitazioni sono ritenute, dalle persone che li occupano, spazi troppo grandi per l’uso effettivo che se ne fa.


Esistono già esempi concreti. La F87 (Efficiency house plus with electromobility), inaugurata un anno fa nel cuore di Berlino è il frutto di anni di ricerca di un team interdisciplinare di architetti, ingegneri e universitari, capeggiato dal professor Werner Sobek, direttore Ilek (Institut für Leichtbau Entwerfen und Konstruieren) ed è un esempio di immobile realizzato con un sistema costruttivo che ne permette lo smantellamento e il riciclaggio completo al termine del suo ciclo di vita.


LE PROPOSTE DELL'ANCE

Durante il convegno "Verso il futuro. Idee e strategie per governare il cambiamento", organizzato in occasione del Settantennale della fondazione dell'Ance, è emersa la necessità di una nuova politica urbana in Italia, per far recuperare competitività ai nostri territori e migliorare la qualità della vita dei cittadini. L'associazione ha colto l'occasione per illustrare una serie di proposte - da inviare al governo - per trasformare le città in motori di sviluppo.


L'Ance ha individuato alcune proposte per delineare strumenti utili all'avvio di una nuova politica urbana in Italia che punti alla riqualificazione del patrimonio esistente e alla trasformazione delle città.


Tre leve per la rigenerazione urbana

- Risorse: programmazione organica e efficace dei fondi pubblici disponibili;
- fisco: misure per garantire la convenienza economica degli interventi di riqualificazione;
- norme: semplificazione delle procedure urbanistiche e certezza dei tempi.


Un nuovo approccio per l’utilizzo dei fondi pubblici

- Cambiare approccio e ragionare in termini di veri fabbisogni e non di finanziamenti disponibili;
- evitare logiche di distribuzione a pioggia delle risorse;
- realizzare interventi in grado di migliorare la qualità della vita e far crescere l’attrattività delle città.


Fisco come motore della riqualificazione urbana

Si deve premiare la domanda di prodotti nuovi o riqualificati di elevata qualità energetica, strutturale e architettura:

- sostituzione edilizia. Occorre incentivare fiscalmente la sostituzione edilizia estendendo il bonus irpef per la riqualificazione agli interventi di demolizione e ricostruzione anche in presenza di aumenti volumetrici, purché comportino un miglioramento dell’efficienza energetica dell’edificio;

- rottamazione vecchi edifici. bisogna ridurre il carico fiscale (imposte di registro e ipo catastali fisse) nelle operazioni di permuta tra gli edifici vecchi e nuovi e nel trasferimento di immobili a imprese che si impegnino a realizzare o riqualificare edifici ad elevati standard energetici;

- case ad alta efficienza energetica. E’ necessario prorogare la detrazione irpef pari al 50% dell’iva sull’acquisto di abitazioni in classe a o b, per eliminare la disparità di trattamento fiscale tra abitazioni vecchie ed energivore e quelle nuove e più efficienti.Vanno stabilizzati e rimodulati gli incentivi sulla riqualificazione e gli ecobonus premiando gli interventi che consentono di ottenere i migliori risultati di risparmio energetico;

- capitali privati per la riqualificazione. Detassare i dividendi di chi investe nel capitale di rischio di imprese impegnate in operazioni di rigenerazione delle città.


Semplificazione delle procedure e certezza dei tempi

Per incentivare l’attività sulla città costruita è necessario rendere gli interventi di demolizione e ricostruzione agevoli, diffusi ed economicamente sostenibili e c​oncepire la sostituzione del patrimonio edilizio come strumento ordinario di intervento sul territorio, essenziale nella prospettiva di contenere il consumo di nuovo suolo attraverso:

​- demolizione e ricostruzione per rendere semplici e convenienti gli interventi di sostituzione edilizia bisogna superare la rigidità delle disposizioni in tema di altezze, distanze, densità edilizia e prevedere una riduzione degli oneri concessori da versare al comune;

- ristrutturazione edilizia: consentire che la modifica dei prospetti sia classificata come «ristrutturazione leggera» e determinare i costi di costruzione da versare al comune in proporzione al miglioramento dell’efficienza energetica degli immobili;

- cambi di destinazione d’uso: ripensare l’utilizzo degli immobili in linea con le nuove esigenze dei cittadini, rendendo più flessibili i cambi di destinazione d’uso o eliminando quelle prescrizioni che di fatto li rendono impossibili;

- frazionamenti/accorpamenti: superare le possibili esclusioni previste dalle regolamentazioni locali per l’esecuzione di interventi di frazionamento/accorpamento delle unità immobiliari.


Fonti articolo: Idealista.it, Casa24.ilsole24ore.com



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