Scenari Immobiliari: la ripresa italiana è mediocre

Secondo Scenari Immobiliari prezzi in lieve calo e compravendite in aumento nel residenziale in attesa della sospirata ripresa. Continua l'interesse dei grandi investitori esteri per il segmento commerciale. È una view positiva quella che emerge dall'outlook 2016 di Scenari Immobiliari. A livello europeo più che italiano.


"La crescita media del real estate nei cinque principali Paesi europei nel 2015 è stata del 3,1 per cento, dall'1,7 per cento della Francia al 5,9 per cento dell'Inghilterra. L'Italia si colloca al di sotto della media, ma comunque in miglioramento rispetto agli ultimi anni" recita il report.

Il mercato residenziale italiano 

Sul fronte residenziale italiano il peso fiscale rimane alto, secondo Mario Breglia, Presiedente di Scenari Immobiliari, anche se la cancellazione dell'Imu e della Tasi sulla prima casa a fine anno hanno migliorato le aspettative delle famiglie.
Le banche hanno ripreso a erogare mutui, creando le premesse per un potenziamento dei mercati nel 2016. Positiva anche l'introduzione del Jobs Act, le imprese hanno ripreso ad assumere, con effetti positivi sul mercato sia residenziale che terziario/uffici. "La leggera ripresa dell'occupazione, soprattutto giovanile, contribuisce a rilanciare il mercato della casa anche in questa fascia di età", recita l'Osservatorio.
Il crollo dei prezzi reali delle abitazioni nella fase recessiva, pari secondo Scenari Immobiliari a un -20% con punte del 25 % (escluse le top location) – ma secondo altre voci il calo ha raggiunto e superato in provincia anche un -30-40% – ha reso il mercato accessibile a settori sempre più ampi di popolazione perché i redditi sono rimasti stabili.


La ripresa del 2015 si è concentrata soprattutto nelle grandi città̀, ma è destinata ad ampliarsi al resto del Paese nel 2016. Secondo Scenari le quotazioni medie hanno mostrato ancora una lieve flessione, intorno allo 0,6 per cento, nel corso dell’anno. Tuttavia, nelle zone più richieste come i centri storici o le aree residenziali di pregio, ci sono stati incrementi lievi rispetto all'anno precedente. Il 2016 dovrebbe rappresentare una fase di stabilizzazione delle quotazioni medie, con tendenza alla riduzione degli sconti in sede di trattativa. Premieranno la qualità e la location.


Il fronte degli investimenti “commercial” in Italia. 
L'Italia ha chiuso il 2015 con volumi di investimenti arrivati verso gli 8 miliardi di euro, se si mettono insieme i settori non residenziali. Il nostro Paese ormai da un biennio è tornato ad attirare l’interesse degli investitori immobiliari mondiali, prima fondi speculativi principalmente di private equity e prima ancora fondi sovrani mediorientali, interesse che poi si è esteso anche a fondi di investitori e grandi investitori privati.
L’interesse oggi è polarizzato sugli immobili di qualità elevata e trophy asset, con forte concentrazione a Milano e Roma, con conseguente riduzione dell’offerta disponibile. Come dimostra il forte interesse per esempio per le ultime gare per trophy asset come La Rinascente di Firenze e il palazzo Ipi in Montenapoleone a Milano (quest'ultimo venduto a una cifra pari a 75mila euro al mq). La scarsa offerta e la compressione dei rendimenti portano oggi il mirino degli investitori da un lato verso le location secondarie, dall'altro verso operazioni di riqualificazione e value add.


Quale la sfida per il mercato italiano? Fornire oggetti di alta qualità, che oggi mancano, e rispondere alle nuove richieste nei comparti a maggiore potenziale di sviluppo, quali coworking, housing sociale, residenze universitarie, Rsa.
Rimane il fatto che il nostro mercato rimane di piccole dimensioni e ancora non è riuscito a fare un balzo in avanti. Come hanno dimostrato le difficolta delle nuove Siiq per approdare a Piazza Affari.


IL QUADRO EUROPEO 

In rapida crescita la Spagna, grazie al forte afflusso di investimenti esteri ma anche alla graduale ripresa delle quotazioni. E non dimentichiamolo alle riforme incisive attuate dal governo, riforme che invece in Italia si muovono ancora al rallentatore, come si torna ad accusare a livello internazionale.
Le previsioni al 2020 sono di un consistente aumento dei fatturati in tutti i principali Paesi europei, grazie alla probabile allocazione di una parte dei capitali in fuga dall'Asia.
Il settore immobiliare residenziale è in crescita nella maggior parte dei mercati. Le previsioni per il 2016 sono di un aumento graduale e costante delle compravendite – come certificato dall'Agenzia delle Entrate anche in Italia – guidate dall'andamento positivo dell'usato, che rappresenta oltre due terzi degli scambi.


In costante crescita il volume di mutui, mentre i prezzi medi dovrebbero registrare una fase di stabilità̀ in alcune zone, come Francia e Italia, e crescita negli altri Paesi. E qui bisogna sottolineare che altri enti di ricerca ritengono che, invece, ancora nel 2016 le quotazioni in Italia viaggeranno in lieve discesa. Non solo. Le stime appena uscite dall'Unione Europea vedono le variazioni dei prezzi in Italia quest'anno e nel 2017 praticamente intorno allo zero. Ci avviamo cosi a una fase di calma piatta in attesa di vedere la sospirata ripresa? Nessuno osa più dirlo. Per troppo tempo è stata spostata in avanti la lancetta che avrebbe dovuto segnare una ripresa consistente del mercato immobiliare italiano. Ora si viaggia a vista.
Gli aumenti più̀ consistenti sono attesi anche nel 2016 nel Regno Unito, con particolare riferimento a Londra e Dublino. Per la prima volta dopo diversi anni è in lieve ripresa l'attività edilizia, con una media europea di circa tre alloggi ogni mille abitanti, rispetto a 1,2 del biennio precedente.


Nel comparto uffici l'attività è in crescita non solo nelle principali città̀ globali, come Londra e Parigi, ma anche nelle metropoli più importanti dell’Europa del Sud. I volumi assorbiti sono in aumento, ma sono rari gli scambi relativi a grandi superfici, superiori a diecimila mq. La vacancy rate europea si aggira intorno al 10,5 per cento, con previsione di ulteriori flessioni nel prossimo biennio, anche se permangono forti differenze tra fasce di mercato. Il problema comune, ma più sentito in Paesi come il nostro, è rappresentato dalla carenza di offerta di prodotti di qualità. Bisognerà attendere il 2017 per vedere l'arrivo sul mercato di prodotti di alta qualità.


A livello europeo le quotazioni saliranno 2,5% nei prossimi cinque anni. Gli aumenti più̀ consistenti sono attesi nei mercati più importanti dell'Europa del sud, dove però̀ il gap rispetto alle punte del 2007 è ancora elevato. Guardando a Milano, per esempio, che ha attirato oltre 4 miliardi di euro di investimenti nel 2015 secondo i dati di Cbre, iniziano a scarseggiare le operazioni forse perché la forte concorrenza fa pressioni sui prezzi. E i rendimenti iniziano a comprimersi.


Fonte articolo: Casa24.IlSole24ore.com

Riqualificare per valorizzare il real estate italiano

La filiera integrata del real estate oggi rappresenta il 20% del Pil italiano e circa due milioni di posti di lavoro, ma ha un enorme potenziale di crescita.


Il lavoro da fare è tanto. Pensiamo, a esempio, al consumo di suolo, passato dal 2,9% degli anni 50 al 7,3% del 2012, che oggi richiede razionalità e salvaguardia ambientale; pensiamo al degrado fisico e sociale delle aree urbane storiche e periferiche: 2,6 milioni di edifici in mediocre o pessimo stato di conservazione (ricerca Cresme); per finire consideriamo il patrimonio costruito prima del 1971 – cioè 7,2 milioni di edifici – che non risponde a criteri antisismici. 


Per comprendere il valore di tali azioni da compiere, si consideri che nel 2014 gli investimenti nelle costruzioni sono arrivati a 170 miliardi e che lo sviluppo nel campo dei servizi in genere coinvolge il maggior numero di occupati, pari al 64% degli occupati totali, di cui oltre 12 milioni nel solo settore privato. 
In altre parole, riqualificazione urbana e gestione dei servizi rappresentano un giro d’affari colossale che, se ben indirizzato e coordinato, può largamente superare ogni aspettativa economica e proiezione di crescita.


Parliamo anche di un settore tra i più penalizzati dalla crisi economica, e che non ha margini di recupero se non interviene una strategia politica di lungo respiro che ridia vigore al mercato reale. Il comparto immobiliare oggi è a una sorta di anno zero, ancora alle prese con una crisi lunga e grave (da cui solo alcune aree del Paese cominciano a emergere), in un contesto in cui la carenza di risorse pubbliche si aggiunge alla paralisi amministrativa e all’ostinazione del popolo dei "No".


"Insomma, l’economia italiana ha una grande risorsa inutilizzata, o mal interpretata, e che invece può essere, con nuove regole e nuovi modelli gestionali, il più straordinario volano di sviluppo per tutto il Paese", dice Alfredo Romeo, Presidente di Osservatorio Risorsa Patrimonio-Italia (promosso da Romeo gestioni, Nomisma e Cresme consulting). Questa risorsa, precisa Romeo, è "il territorio nel suo complesso che, con poche iniziative destinate alla valorizzazione, può essere il motore di una ripresa generale sopratutto se si ferma quella distorsione del mercato provocata dai fondi immobiliari che fanno gli amministratori di condominio invece di valorizzare i beni gestiti". 


Con quali risorse intervenire in tempi di drastici tagli alla spesa? Ci sono modelli tecnici e amministrativi che possono esse adottati. E in più ci sono norme attuative che prefigurano in modo concreto le opportunità di intervento coinvolgendo, oltre alle Amministrazioni, anche cittadini e imprese. Una formula che offre promettenti orizzonti di investimento e di ritorno economico è l’articolo 24 del Decreto “Sblocca Italia” (Dl 133/2014) che promuove un modello bottom-up. "Questa norma – insiste Romeo – può rappresentare il detonatore capace di far esplodere il vero cambiamento sul tema delle valorizzazioni, perchè concilia tre elementi cruciali: la responsabilità sull’attuazione del progetto della pubblica amministrazione, la condivisione e la partecipazione dei cittadini e sopratutto l’interesse dei privati a investire". 


Conclusioni, sintesi e riflessioni, su tutto questo corpus di studio sono al centro del seminario in corso di organizzazione dal titolo "Gestire le città – La risorsa Territorio per un New Deal italiano". L’incontro, che si tiene oggi a Roma (Auditorium Ara Pacis) e che viene moderato dal direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, presenta un programma articolato.
All’introduzione di Alfredo Romeo, il quale si intrattiene sul tema "Cultura e qualità dei servizi: il New Deal necessario", segue la relazione di base, curata da Roberto Mostacci, del Comitato Scientifico Orp-Italia.


In una seconda fase del seminario si succedono altri autorevoli interventi: Luigi Nicolais, Presidente del Cnr si occupa di "Territori della ricerca"; Roberto Reggi, dg dell’Agenzia del Demanio interviene su "La ricchezza delle valorizzazioni – I modelli innovativi"; Paolo Crisafi, dg di Assoimmobiliare parla di "Oltre l’immobiliare: nuove proposte contro la crisi del mercato"; Veronica Nicotra, segretario generale dell’Anci parla della "Sfida del cambiamento nella Pa e negli Enti Locali". A Dario Nardella, sindaco di Firenze, va il compito di raccontare un’esperienza diretta di "Partecipazione dei cittadini nella gestione della città". Infine, Raffaele Cantone, Presidente di Anac (Autorità nazionale anticorruzione) si occupa di "Rispetto delle regole o regole da cambiare? Il diritto come motore o freno dell’Economia" ed Ermete Realacci, "residente della Commissione Ambiente e Territorio della Camera, chiude su "Qualità delle città, qualità della vita". 


Fonte articolo: Il Sole24Ore, vetrina web.

Cosa comporta la mancata Riforma del Catasto?

Il Direttore dell'Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, definisce senza mezzi termini la mancata Riforma del Catasto "un'occasione persa. Si tratta di un'operazione importante, non è detto sia accantonata. Abbiamo lavorato e il lavoro non è perduto, perché c'è stato un riallineamento delle banche dati".


Di certo c'è stato un rallentamento nonostante le pressioni arrivate da Bruxelles e così la Riforma del Catasto, inserita nella legge delega di riforma fiscale, è stata rimandanta a data da destinarsi. "Abbiamo fatto due anni di lavori preparatori che comunque saranno utili - ha sottolineato Orlandi - perché ci hanno permesso la bonifica e il riallineamento di tutti i dati. Noi eravamo pronti, avevamo presentato dei progetti. Avevamo preparato tutti gli elementi perché il legislatore potesse prendere le sue decisioni" ha aggiunto "ma per il momento c'è stato questo accantonamento, la delega è scaduta e non sappiamo se il Parlamento o il governo presenteranno una iniziativa legislativa che ne permetta la ripresa". 

 

L'attività di controllo sui fabbricati sconosciuti al Catasto ha fatto emergere, su più di 2,2 milioni di particelle del Catasto Terreni, oltre 1,2 milioni di unità immobiliari urbane non censite nella base-dati catastale. Di queste unità immobiliari, alla data del 30 novembre 2012, quasi 769mila hanno trovato una rendita catastale definitiva, mentre è stata attribuita una rendita presunta a circa 492mila fabbricati.
“L’Agenzia, per riattivare il processo di identificazione e regolarizzazione dei fabbricati non dichiarati al Catasto, ha previsto un nuovo ciclo di indagini periodiche sull’intero territorio nazionale, da sviluppare a partire dal prossimo triennio”, ha spiegato Orlandi.


Cosa dice l'Ass dei Geometri Fiscalisti sulla mancata Riforma.
Nel giugno scorso il Presidente dell’Associazione dei Geometri Fiscalisti, Mirco Mion, aveva stigmatizzato la sospensione della riforma del catasto – decisa dal Governo in vista dell'intervento organico di revisione della tassazione immobiliare – come “una sconfitta ai danni dei cittadini appartenenti a fasce medio-basse, ovvero dei possessori di immobili di basso valore con rendite alte rispetto a possessori di immobili di pregio con rendite molto basse”. Infatti la Riforma del Catasto “ha l'obiettivo di rendere più equa la tassazione immobiliare, facendo pagare quanto dovuto a coloro che possiedono immobili di pregio, ponendo rimedio a una situazione di privilegio e disuguaglianza che non è più accettabile”, aveva sottolineato il presidente di Agefis. 


Cosa dice l'ANCE sulla mancata Riforma.
L’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili entra a gamba tesa sulla discussione che va avanti ormai da anni circa la revisione dei valori catastali italiani. Secondo l’Ance una revisione che si traduca in una rivalutazione verso l’alto delle rendite si tradurrebbe in un vero e proprio sfacelo per il mercato. Aumentare i valori catastali in modo incontrollato, sostiene l’associazione, non potrebbe che equivalere ad un altrettanto incontrollato aumento della pressione fiscale e tutto ciò avrebbe degli effetti devastanti.


È assolutamente indispensabile che venga applicato il principio dell’invarianza di gettito
o il mercato immobiliare sprofonderebbe nuovamente nella crisi da cui, faticosamente, sta provando a rialzarsi dopo anni che verranno a lungo ricordati come i più difficili mai vissuti in epoche recenti. Per fate questo si dovrà necessariamente procedere ad un abbassamento delle aliquote di imposta che dovranno essere allineate ai reali valori di mercato degli immobili.
La tassazione sul possesso degli immobili è passata dai 9,8 miliardi di euro del 2011, quando era in vigore l'Ici, ai 23,9 miliardi della combinazione Imu-Tasi del 2014, "determinando un incremento della pressione fiscale sul possesso del 143,5% in soli tre anni".


"È un incremento pazzesco",
ha sottolineato il vicepresidente dell'associazione dei costruttori edili, Giuliano Campana, nel corso di un'audizione ieri presso la Commissione Finanze della alla Camera. La raccomandazione dell'Europa ad abbassare il costo del lavoro spostandolo sull'imposizione immobiliare, "evidentemente non è rivolta all'Italia, visto che oggi siamo al terzo posto in Europa per imposizione sulla proprietà immobiliare dopo Francia e Gran Bretagna. Con la differenza che in Francia e Inghilterra i proprietari di abitazioni sono molto inferiori al tasso di proprietari di case dell'80% che c'è in Italia. Quindi possiamo anche dire che abbiamo una medaglia d'oro su questo". 


Quanto alle misure per incentivare il mercato, i costruttori dell'Ance propongono di orientare gli incentivi verso l'acquisto di abitazioni ad alte prestazioni energetiche. "Proponiamo uno sgravio del 50% dell'Iva sull'acquisto di case in classe A e B, per tre anni, con la possibilità di recuperarlo nel corso di cinque anni - ha detto Campana - cui aggiungere l'esenzione triennale di Imu e Tasi".
L'altra proposta è quella di una vera e propria rottamazione. "Chiediamo di poter prendere in carico le vecchie case di chi acquista una nuova casa ad alta efficienza energetica. - spiega Campana - Sulla vecchia abitazione chiediamo di pagare una tassa di registro fissa. Noi ci impegniamo a riqualificarla rendendola più efficiente. Questo sistema porterebbe uno stimolo al mercato ma anche un miglioramento della qualità edilizia". 


Fonti articolo: LaRepubblica http://www.repubblica.it/economia/2015/10/07/news/orlandi_catasto_voluntary-124525343/

Casa&Clima http://www.casaeclima.com/ar_24451__riforma-catasto-slittata-orlandi-agenzia-entrate-banche-dati-riallineate.html

Edilizia&Territorio http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/art/casa-fisco-immobiliare/2015-10-07/tasse-casa-incremento-pazzesco-143percento-tre-anni-italia-terzo-posto-europa-152503.php?uuid=ACimyjBB&refresh_ce=1

Immobiliare.it http://news.immobiliare.it/ance-un-disastro-aumentare-i-valori-catastali-24276

Qual è l'entità della ripresa immobiliare?

Dopo 7 anni di crisi economica il mercato immobiliare ha iniziato a far registrare i primi valori a segno più. Le compravendite incrementano. Il fatturato del settore cresce. Mentre i prezzi restano stabili. Cosa accadrà da qui alla fine dell’anno? E, soprattutto, cosa aspettarsi dal 2016? Of-Osservatorio finanziario lo ha chiesto a 4 esperti del settore, i numeri uno di due società di agenzie immobiliari in franchising e di due uffici di studi e ricerche indipendenti.


Che il peggio sia ormai alle spalle ne sono convinti tutti. Addetti ai lavori, esperti del settore, responsabili degli uffici di studi e ricerche condividono lo stesso pensiero: il mercato immobiliare si sta riprendendo. Soprattutto rispetto agli anni più cupi della crisi. Lo confermano i dati. I numeri in crescita delle compravendite concluse. E il fatturato dell’intero settore che sembra finalmente orientato a chiudere l’anno con segno positivo. 

Quello che resta da capire, semmai, è quale sia l’entità di questa ripresa. Sempre che di ripartenza in effetti si tratti. Perché se c’è una cosa che la crisi ha insegnato è che ormai il mercato, così come tutto il settore, è cambiato. Ed è stata una trasformazione talmente radicale che gli interrogativi circa il futuro andamento del comparto sorgono più che spontanei. Cosa accadrà dunque da qui alla fine dell’anno? E cosa aspettarsi per il 2016? Il mercato immobiliare tornerà a crescere? E, ancora, come cambieranno i prezzi delle case? E che influenze avranno tutte queste trasformazioni più in generale sul settore dell’edilizia? 


Of-Osservatorio finanziario ha fatto il punto della situazione. E ha intervistato in esclusiva i numeri uno delle due principali agenzie immobiliariin franchising in Italia, Gabetti e Tecnocasa, e i vertici delle due più note società indipendenti italiane di ricerca nel settore immobiliare, Scenari Immobiliari e Nomisma. Ecco le loro previsioni a medio termine per i prossimi 18 mesi. 


È soprattutto tra gli addetti ai lavori che si respira un clima di maggiore ottimismo. Secondo Marco Speretta, AD di Tree Real Estate e COO di Gabetti Property Solutions (leggi qui l’intervista) , il 2015 rappresenta un anno di miglioramento. E anche se il primo semestre ha fatto registrare valori positivi, seppur contenuti, relativi all’incremento del numero delle compravendite portate a termine, la previsione è quella di un miglioramento molto più significativo da qui alla fine dell’anno. Il 2015, fanno sapere da Gabetti, si chiuderà con un aumento delle transazioni d’acquisto di circa il 5%. Mentre per il 2016 si prevedono incrementi nell’ordine del 7, 8%. 


Ipotizza, invece, un aumento più sostanzioso nell’ordine dell’8-10% annuo Mario Breglia, fondatore e presidente di Scenari Immobiliari (leggi qui l’intervista), istituto indipendente di studi e ricerche con sede a Milano e Roma. Che prevede, per fine 2016, il raggiungimento della soglia di circa 500.000 compravendite, contro le 417.000 del 2014. 


Anche per Luigi Sada, Amministratore Delegato Tecnocasa Franchising Spa (leggi qui l’intervista) il secondo semestre del 2015 sarà caratterizzato da un trend rialzista che si dovrebbe protrarre fino al 2017. Mentre i prezzi, dal canto loro, hanno già iniziato a rallentare la loro corsa al ribasso, e per il medio periodo si prevede che resteranno sostanzialmente stabili. Con buona pace di chi ha una casa da vendere. 


Eppure, è decisamente troppo presto per parlare di ripartenza. Il boom del 2007 appare ancora molto lontano. E anche se presumibilmente il mercato continuerà ad irrobustirsi, tuttavia si tratterà di un processo lento e graduale. Lo conferma anche Luca Dondi, Consigliere Delegato di Nomisma (leggi qui l’intervista). Che chiarisce: il mercato ormai è cambiato dalle fondamenta, e con esso anche tutto il comparto edilizio in generale.
In altre parole serve una trasformazione radicale: non bisogna più costruire, ma ristrutturare l’esistente. 


Fonte articolo: http://www.osservatoriofinanziario.com/of/newslarge.asp?id=2241

 

 

"Mercato più sano": l'obiettivo ora è valorizzare gli immobili

"È inutile aspettarsi la ripresa, non si può dire quando arriverà. Questo è il mercato dell'immobiliare a cui dobbiamo fare riferimento": parola di Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari. L'istituto di studi e ricerche ha presentato a Milano il suo Outlook per il 2016 valutando un settore che per il prossimo anno dovrebbe presentare circa 500mila compravendite di case nel nostro Paese e che non si può confrontare con quanto succedeva nei primi anni 2000 al cui cospetto "tutti i Paesi vanno maluccio. Mentre in realtà tutti i mercati si muovono in modo omogeneo e non è che l'Italia va peggio". 


La crisi è finita? La crisi immobiliare pare definitivamente terminata e il mercato immobiliare italiano dovrebbe aver smesso di contrarsi ancora. "Si apre adesso – ha spiegato Breglia – un mercato con quotazioni stabili, una forte domanda di innovazione, una richiesta di qualità dei prodotti". 

La variazione dei prezzi tra questo anno e il prossimo dovrebbe essere sotto un punto percentuale mostrando una sostanzialmente stabilità secondo Scenari dopo che tra il 2010 e il 2015 ha perso il 9% quasi. In generale i prezzi delle abitazioni sono più o meno stagnanti, con l'eccezione di Londra, per tutta l'Europa. In Italia come nel resto del continente si assiste ad un mercato differenziato tra grandi città che fanno corsa a sé e le top location che dettano il prezzo. Il fatturato italiano del settore è in fase di ripresa, con una crescita prevista intorno al 3,7% nel 2015, mentre il 2016 dovrebbe segnare un altro incremento sino al 5,4%, non lontano dalla media (6,2%) dei paesi europei più importanti. Più faticosa la ripresa dei prezzi e dell'attività edilizia, per i quali non ci sarà un'inversione di tendenza prima del secondo semestre 2016. 


Un mercato più sano "Al netto delle turbolenze che sono arrivate prima dalla Grecia e ora dalla Cina – commenta il presidente di Scenari – il mercato immobiliare cresce nel numero di scambi, è un mercato attivo e i mercati vanno meglio dove si costruisce di più. Soprattutto ci sono indicatori più sani rispetto al passato perché si cresce dove ci sono più scambi e calcoliamo che ci sarà un miglioramento dal 2016. C'è poca finanza e siamo tornati ai fondamentali perché si costruisce non come investimento ma per l'uso diretto". 


Inoltre il settore si sta evolvendo con servizi sempre più ampi: l'obiettivo oramai è diventato la valorizzazione degli immobili, tanto che Scenari riporta un dato che mostra l'evoluzione del settore. Mentre il comparto ha fatto registrare il crollo degli impieghi nelle costruzioni, invece negli ultimi dieci anni sono aumentati del 50% in Europa e del 70% in Italia gli addetti ai servizi. Segno che si lavora in maniera più professionale. Soprattutto è tornata l'attrattività del settore immobiliare, in aumento anche perché in un'ottica di lungo periodo i rendimenti immobiliari, nonostante la tendenza verso il basso registrata negli ultimi anni, sono competitivi rispetto ai mercati finanziari. 


Una recente analisi realizzata da Oxford Economics per il periodo 2000-2015, indica che lo spread dei rendimenti immobiliari nelle zone di pregio delle principali città europee rispetto ai titoli di Stato è di circa duecento punti base a Londra, mentre oscilla da trecento a quattrocento punti base nelle altre città. "Gli investitori internazionali – spiega Breglia – stanno guardando all'Italia visto che il quadro internazionale è più complicato. E penso che continueranno a farlo per i prossimi anni. Ci sono segmenti di questo settore che stanno migliorando più del Pil ma certo dobbiamo guardare a un mercato ridimensionato, dove gli scambi sono per circa 450mila abitazioni".
Nel dettaglio il comparto residenziale ha mostrato segnali di ripresa nella maggior parte dei mercati europei. Le previsioni per il 2015-2016 sono di una crescita graduale e costante delle compravendite. In Italia il mercato residenziale sta avendo un leggero miglioramento in termini di compravendite. Per la fine del 2015 si potrebbe arrivare a circa 448mila e l'obiettivo di mezzo milione nel 2016 è considerato realistico, dato il progressivo incremento dei mutui concessi dalle banche. 


"Il mercato europeo si è ridimensionato, i prezzi non salgono e non saliranno – conclude Breglia – in realtà in Italia abbiamo bisogno di ristrutturare più che costruire. E la fiscalità di cui si parla tanto non è un vero problema perché anche negli altri Paesi europei è molto alta, ma dove si costruisce bene si vende bene. Le previsioni sono di un cambiamento disegno verso il positivo con la fine di questo anno, ma non possiamo aspettarci un intervento a sostegno della politica visto che si è concentrati su altri fronti e per le costruzioni sono più urgenti le infrastrutture o le scuole".


Dal turismo al commerciale il mercato si evolve. Per quando riguarda gli altri settori oltre al residenziale, il commerciale ha in corso una profonda rivoluzione con i negozi che stanno trovando nuove e rinnovate soluzioni. Mentre la grande distribuzione, dopo un paio di anni di grande crescita e molte nuove aperture, si sta riposizionando nelle grandi città. Sul fronte degli uffici il mercato è sempre più polarizzato nelle due principali città, Roma e Milano, dove si concentrano anche gli investimenti esteri.
Uno sguardo invece del settore turistico arriva dalla presentazione sempre a Milano del Tourism Investment di Bergamo (25 settembre) l'evento dedicato agli investimenti immobiliari nel comparto. Dove non mancheranno le buone notizie tanto che il periodo 2014-2016 può essere definito l'anno degli alberghi visto che si stima verranno realizzati nel complesso 2500 nuove stanze. Una situazione ampiamente sostenuta dagli istituti di credito. Paola Garibotti Head of Country Development Plans di UniCredit spiega "Ci siamo concentrati nel turismo. Abbiamo deciso di focalizzarci su quello di qualità cercando di finanziare operatori con un modello di business sostenibile e di qualità stanziando da qui al 2018 due miliardi di euro per il settore".


Fonte articolo: ilSole24Ore Edilizia e Territorio, vetrina web.

Il mattone europeo cresce più del Pil




Un mattone che surclassa la crescita economica.
È quanto emerge dal consueto Outlook sul mercato immobiliare europeo di Scenari Immobiliari, presentato oggi. 


I mercati immobiliari stanno crescendo, infatti, a un ritmo superiore al Pil, in tutta Europa: mentre la crescita economica nei 28 Paesi dell’Unione dovrebbe essere dell'1,6% nel 2015, il fatturato immobiliare sta crescendo del 4,5 per cento. E le previsioni per il 2016 sono di ulteriore aumento.


E anche in Italia il fatturato è in fase di ripresa, con una crescita prevista intorno al 3,7% nel 2015 (la previsione è di un fatturato di 112 miliardi di euro a fine anno), mentre il 2016 dovrebbe segnare un altro incremento sino al 5,4% (con un fatturato a quota 118 miliardi), non lontano dalla media dei cinque maggiori Paesi europei (6,2 per cento). Il fatturato immobiliare di Francia, Spagna, Germania, Italia e Inghilterra (Scozia e Galles sono esclusi) sarà a fine 2015 pari a 659 miliardi di euro.


Secondo l'Outlook 2016 di Scenari Immobiliari, “la crisi immobiliare pare definitivamente terminata. Si apre un mercato con quotazioni stabili e una forte domanda di innovazione e qualità di prodotti”. Un punto, questo, dolente per l’Italia, dove la massa di liquidità in arrivo dall’estero fatica proprio a trovare prodotto nuovo di qualità a causa della crisi immobiliare che negli ultimi anni ha fermato i cantieri. 

Intanto il mercato residenziale italiano ha smesso di ridursi e per il prossimo anno si prevedono circa 500mila case scambiate, grazie alla maggiore facilità di accesso ai mutui e all'attesa ripresa dell’economia e dell’occupazione.


“Nello scorso decennio – ha detto Mario Breglia, presidente dell'Istituto di studi e ricerche – i lavoratori stranieri hanno comprato oltre un milione di case in Italia. Una corretta politica dell’accoglienza e del lavoro può aiutare l’inserimento sociale e questo rimette in moto anche il sistema immobiliare”. 


La ripresa economica globale è comunque discontinua. Il Fondo monetario e la Bce hanno abbassato le previsioni di crescita per il 2015 e 2016 a causa delle condizioni critiche di Brasile e Russia e per le turbolenze create dalla Cina. Lo scoppio della bolla finanziaria cinese sta comportando una brusca frenata della crescita economica globale. 


L’incertezza dello scenario economico globale dovrebbe avere comunque un impatto limitato sui mercati immobiliari, la cui ripresa ha preso forza nella maggior parte delle aree geografiche. “Il forte aumento della liquidità, accompagnato dai bassi tassi di interesse e dalla presenza di un ampio numero di opportunità di investimento a prezzi ribassati rispetto al passato, hanno garantito un'inversione di tendenza in molti mercati, con un'evoluzione positiva dei principali parametri. I segnali di ripresa dovrebbero rafforzarsi negli ultimi mesi del 2015 e, in misura ancora più decisa, nel 2016.


Anche se permane sempre "un'alea di incertezza data dal contesto politico-economico” recita il report. Nell'area euro il fatturato immobiliare ha chiuso il 2014 con un incremento inferiore all'1%, in linea con lo sviluppo economico, ma il ritmo di crescita è in aumento nel 2015, sostenuto dall'incremento degli scambi e delle quotazioni.


Fonti articolo: http://www.casa24.ilsole24ore.com/art/mondo-immobiliare/2015-09-09/il-mattone-europeo-surclassa-debole-crescita-pil-113402.php?uuid=ACUDkgu&refresh_ce=1

Gli investitori stranieri puntano sull'immobiliare italiano

Dopo la maxi-operazione del Qatar nel quartiere di Porta Nuova a Milano, con un investimento di circa 900 milioni per acquisire una quota dei nuovi grattacieli, i deal internazionali sul mattone italiano si sono succeduti arrivando a toccare quota 2,7 miliardi nei primi sei mesi del 2015. Tanto quanto, circa, investito in tutto il 2008, prima della crisi. 


I fondi di private equity americani, come Blackstone e Cerberus, hanno fatto incetta di immobili "in chiave opportunistica", sottolinea Daniela Percoco, research & development manager di Reag. Hanno rilevato asset vuoti, da riposizionare o valorizzare con un certo profilo di rischio, ma con la promessa di rendimenti elevati. 

Subito dopo sono arrivati anche gli investitori istituzionali e i REITs (come NorthStar Reality) in cerca di soluzioni più centrali e, magari, che offrono profitti sicuri. È il caso dei tedeschi Ivg e Ubs che puntano su uffici in classe A e immobili retail con tenant di lungo periodo. Infine c’è chi si è portato a casa interi pacchetti, ad esempio Prologis o Tristan Capital Partners, dimostrando interesse per la logistica. 


"Un numero crescente di investitori, che aveva abbandonato l’Italia dopo la crisi del 2009, sta tornando perché scommette sulla ripresa economica", afferma Raffaella Pinto, head of research and marketing di Cbre. Dietro questo risultato c’è un cocktail di ingredienti che hanno reso “appetibile” il mattone italiano: prezzi più competitivi, rendimenti maggiori, la svalutazione dell’euro, tassi d’interesse ai minimi storici e una maggiore liquidità, in circolazione grazie alle politiche espansive delle banche. Secondo Cbre, a parità di rendimento immobiliare sugli uffici tra il 2006 e il secondo trimestre 2015 (circa 4,75%), lo spread con il Btp decennale è passato da 103 punti a 245. "Oggi l’immobiliare - aggiunge Raffaella Pinto di Cbre - paga un premio maggiore".


A contribuire alla svolta sono state pure le scelte del legislatore per rendere il mercato più flessibile e competitivo: la “liberalizzazione” dei contratti di locazione per immobili commerciali con canoni superiori ai 250mila euro; la riforma delle SIIQ (in Spagna le Socimi nel 2014 hanno investito circa 3 miliardi); la riduzione a un anno del periodo per la deducibilità dei crediti svalutati dalle banche; e così via.
A fare la differenza, poi, oggi sono i numeri: a fronte di una scarsa attività degli investimenti domestici (scesa dal 70 al 30% rispetto al 2006), negli ultimi due anni sono cresciuti i capitali asiatici immessi sul mercato globale, spinti a diversificare i portafogli per evitare l’incertezza e il “rischio di bolle” nei loro Paesi. Ad esempio, in Italia si sono affacciati i cinesi con il loro primo investimento, completato a luglio da parte di Fosun, su un immobile iconico come Palazzo Broggi a Milano.


Il contesto europeo, infine, oggi favorisce il mattone italiano: rispetto alla Spagna, la ripresa è iniziata più tardi e il settore quindi è meno surriscaldato in termini di prezzi, meno “affollato” (c’è meno competizione); rispetto alla Francia, che continua a essere un target per gli investitori core, l’Italia offre rendimenti più appetibili. Restano lontani, invece, Regno Unito e Gran Bretagna i cui mercati immobiliari sono molto più maturi, sia da un punto di vista di regole e trasparenza sia in relazione all’offerta. "I prodotti appetibili per gli investitori internazionali sono scarsi - aggiunge Daniela Percoco di Reag - e concentrati su tipologie tradizionali, su Roma e Milano. Manca un’offerta alternativa e sono assenti i mercati secondari o regionali".  


Fonte articolo: quotidiano ilSole24Ore, vetrina web

Real estate: il Sentiment è positivo

Si consolida l’atteggiamento positivo degli operatori del settore immobiliare nei confronti dell’economia e del mercato degli immobili in particolare. Secondo l’indagine sul “Sentiment del mercato immobiliare” del primo quadrimestre 2015, elaborato dall’Università di Parma, in collaborazione con Sorgente Group e Federimmobiliare, le aspettative degli operatori sono in progressivo miglioramento e le tendenze negative del passato sembrano completamente superate.


La ricerca si basa su interviste rivolte a una platea di circa duecento operatori del mercato immobiliare, appartenenti ai settori del trading, development, property, facility, progettazione, valutazione, consulenza, finanza immobiliare.

 

Aumentano innanzitutto coloro che ritengono l’economia in fase di stabilizzazione o miglioramento nel corso dei prossimi 12 mesi (rispettivamente il 46,25% e il 32,5% degli intervistati), tendenza convalidata per il settore immobiliare.
Una quota predominante del 76,7% di operatori ritiene che deciderà di apportare innovazioni nella propria azienda, soprattutto relativamente a nuove linee di business (43,48% degli intervistati) e nuovi profili nell’organizzazione (41,%). Sembra che le tendenze negative del passato siano ritenute per lo più da archiviare.


Cresce la quota di chi si attende prezzi in risalita, soprattutto nei comparti alberghiero e commerciale, insieme a una riduzione dei tempi di vendita. Diverso il discorso per gli immobili industriali che rimangono comunque problematici, essendo ancora il settore sottostante in affanno.
Cosa aspettarsi dagli investitori? Il capitale degli istituzionali converge ancora sul mattone, cresce l’interesse a investire da parte dei fondi pensione e delle compagnie di assicurazione, forse per via del basso costo del denaro che rende poco redditizi in questa fase i titoli di Stato. La tendenza è di diversificare nel settore degli uffici e del residenziale. Sembra incidere, in questo senso, la maggiore facilità di accesso al credito indicata sia per gli istituzionali sia soprattutto per i singoli investitori. Secondo il 60,38% degli intervistati si riscontra un miglioramento delle condizioni di accesso alla leva finanziaria.


Per una ripresa definitiva del settore residenziale, il 47% ritiene utile l’affitto con riscatto, cioè il rent to buy introdotto dal decreto Sblocca Italia a fine 2014, sebbene circa il 44% lo ritenga un beneficio solo parziale. Il 74% invece giudica positivamente le misure espansive della Banca Centrale Europea, conosciute come “quantitative easing”, mentre la possibile costituzione di una bad bank per “ripulire” il sistema bancario da crediti inesigibili viene considerata dal 53% circa una decisione propedeutica a riavviare la stagione dei finanziamenti. Una quota interessante di intervistati è propensa a ritenere positiva la possibilità che le filiali bancarie avviino l’attività di vendita di immobili.


Fonte articolo: http://www.affaritaliani.it/fattieconti/sentiment-immobiliare-torna-la-stabilita-ok-a-misure-bce-378432.html?refresh_ce

 

 

Subscribe to this RSS feed

La invitiamo a lasciare il suo numero di telefono per essere ricontattato.

Cliccando invia dichiari di aver letto ed accettato l'informativa sulla privacy