Prezzi case stabili e aumento costruzioni a fine 2015


Nel quarto trimestre del 2015 è proseguito il graduale miglioramento del mercato immobiliare.


La quota di Agenti che segnala un calo dei prezzi di vendita delle abitazioni ha continuato a ridursi, risultando minoritaria per la prima volta dalla primavera del 2011, a fronte di una prevalenza dei giudizi di stabilità. 


La percentuale di operatori che hanno venduto almeno un’abitazione è cresciuta, in connessione con le favorevoli condizioni della domanda. 

 

GLI IMMOBILI PIU' VENDUTI E gli INCARICHI DELLE AGENZIE

Secondo l’indagine congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia condotta congiuntamente dalla Banca d’Italia, da Tecnoborsa e dall’Agenzia delle Entrate, nel trimestre di riferimento gli operatori hanno intermediato in prevalenza immobili di metratura fino a 140 mq abitabili o parzialmente da ristrutturare, con classe energetica bassa.


Si è rafforzato l’ottimismo degli Agenti sull’evoluzione a breve termine del proprio mercato di riferimento, grazie soprattutto alle attese più favorevoli sull’andamento dei prezzi e dei nuovi incarichi a vendere.
Anche nell’orizzonte di medio termine (due anni) emerge un maggiore ottimismo circa le prospettive del mercato nazionale.

 
PRODUZIONE DELLE COSTRUZIONI

A dicembre 2015 l'indice della produzione nelle costruzioni ha registrato, rispetto al mese precedente, un aumento dello 0,6% in termini tendenziali. 
Nella media del 2015 l'indice è diminuito dell'1,9% rispetto al 2014. È quanto si legge nell’ultimo comunicato dell’Istat sulla produzione nelle costruzioni, pubblicata ieri. 


Per quanto ancora negativo, il calo della produzione annuale dell’1,9% (2015 su 2014) non rappresenta un numero così negativo, se confrontata con gli analoghi indici degli anni precedenti. Infatti, se si guarda alla serie storica che parte dal 2010, le contrazioni (sempre riferite al dato tendenziale corretto per gli effetti del calendario) sono state sempre molto più consistenti dell’ultimo dato Istat: -3,6% nel 2010 rispetto al 2009; -4,2% nel 2011; -13,5% nel 2012, -10,6% nel 2013, -6,9% nel 2014 e, infine, -1,9% nel 2015. 
Questi numeri tracciano una parabola che lascia immaginare una possibile inversione di tendenza, nel prossimo anni. 


Questa impressione è confermata - anzi già effettivamente anticipata - su base mensile. E qui bisogna tornare all’iniziale dato di dicembre 2015 di un +0,6% (su dicembre 2014). Il dato positivo di dicembre segue quello positivo di novembre, molto marcato: +4,0 per cento. 
È la prima volta in tutti questi anni che l’Istat registra due variazioni positive consecutive (sempre relativamente al dato corretto per gli effetti del calendario). 
Se anche il prossimo mese di gennaio (la cui rilevazione sarà pubblicata dall’Istat il 17 marzo) sarà positiva, l’aspettativa di una ripresa poggerebbe su un intero trimestre “rosa”.


COSTI DI COSTRUZIONE

Costi di costruzione dei fabbricati in crescita.
Lo scorso dicembre l'indice del costo di costruzione di un fabbricato residenziale aumenta dello 0,1% rispetto al mese precedente e dello 0,5% nei confronti di dicembre 2014. In media annua, nel 2015 l'indice cresce dello 0,5% rispetto all'anno precedente.  
Nel mese di dicembre 2015, rispetto al mese precedente, con riferimento al fabbricato residenziale i costi dei materiali aumentano dello 0,3%.


Fonti articolo: Quifinanza.itEdiliziaeterritorio.com 1, Ediliziaeterritorio.com 2  

Le nuove costruzioni più vendute dell'usato

Crisi immobiliare, costruzioni bloccate, crollo delle concessioni e operatori falliti hanno ridotto ai minimi termini il numero di nuovi appartamenti sul mercato. 


I dati mostrano come nei mesi stia calando molto l’offerta di nuovo. "Le nuove abitazioni create nel corso dell’anno sono poche - continua Breglia -. I tempi di collocamento del nuovo erano meno di un anno qualche tempo fa e oggi sono di almeno due anni. Alla fine della crisi si sono messi insieme due fenomeni: si è costruito di meno e poi dall’anno scorso il nuovo si vende meglio dell’usato dappertutto, dalle grandi città alle piccole". 

Questo perché i prezzi del nuovo sono scesi più di quelli delle abitazioni esistenti - secondo Scenari Immobiliari nelle zone periferiche il nuovo ha perso durante la crisi il 25% del proprio valore mentre l’usato il 20% - e chi vuole comprare spesso propende per un appartamento già pronto, per il quale si evitano nel primo periodo le spese di manutenzione. 


L’aumento delle vendite di nuovo sta pertanto erodendo lo stock esistente. "È un dato positivo - spiega ancora Breglia -. Se il mercato dovesse ripartire, come è probabile che avvenga tra quest’anno e l’anno prossimo, la presenza di poche costruzioni recenti e di molta domanda di fatto potrebbe creare pressione sui prezzi. Per realizzare nuovi progetti ci vogliono almeno cinque anni, quindi è difficile che il mercato accolga a breve nuove abitazioni dopo uno stop così lungo delle costruzioni". Un trend che accomuna tutti e cinque i Paesi europei esaminati. 
"Il risultato è che il nuovo oggi in vendita è in gran parte stato costruito anni fa e ancora invenduto" - Mario Breglia, Presidente di Scenari Immobiliari.


Uno stock che si sta contraendo e che nel nostro Paese è arrivato a quota 90.500 unità (sono escluse le abitazioni ancora in costruzione e non sul mercato) contro le 118.400 unità nuove di fine 2014. Scorrendo all’indietro il calendario si vede che nel 2012 le nuove unità sul mercato erano circa 150mila. E prima ancora quando la crisi era lontana, tra il 2005 e il 2007, i numeri arrivavano fino a quasi 200mila. 


La “fame” di nuovo spiega il successo ottenuto dalle diverse riqualificazioni di lusso nelle zone centrali delle grandi città, riqualificazioni che in alcuni casi sono stati proprio interventi di demolizione e ricostruzione. Il nuovo vince contro l’usato soprattutto sotto il profilo della qualità. L’usato, infatti, è mediamente di qualità scadente e richiede elevate spese di ristrutturazione e di manutenzione. Non solo. Le case nuove hanno anche il vantaggio di avvalersi di un notevole risparmio energetico.


A Milano, dice Alessandro Ghisolfi, responsabile dell’ufficio studi di casa.it, "la domanda che punta sul nuovo ha un budget medio e riesce ad accedere al mutuo in maniera più facile". 
Il concetto vale anche in altri capoluoghi come Torino e Bologna, ma anche Roma. Ghisolfi non concorda con Breglia sull’andamento delle quotazioni, ravvisando cali maggiori per l’usato. "Nel semicentro (milanese ndr) i prezzi dell’offerta di nuovo sono scesi ma in maniera contenuta, tra il 5 e il 7%, nell’usato ci sono state riduzioni maggiori - dice -. Ma c’è chi preferisce abitare in zone più prestigiose e per questioni di budget si rivolge all’usato, piuttosto che comprare il nuovo in periferia". 
Secondo Alessandro Ghisolfi la tendenza di una ripresa si vede con evidenza sul nuovo, con grande attenzione alla qualità del costruito. "La location è un fattore importante". 


Analizzando i dati di Scenari Immobiliari relativamente a Milano e Roma si evince che nel capoluogo lombardo da gennaio 2015 a oggi le unità nuove in vendita sono calate del 37,1% da 3.500 a 2.200, nella capitale invece le abitazioni completate e immesse sul mercato sono circa 3.700 contro le 5mila che si contavano in vendita due anni fa (-26%). 


Subito dopo la Spagna è quindi l’Italia
il Paese che segna - tra le cinque maggiori Nazioni europee - il maggior calo delle abitazioni nuove in vendita e quindi delle costruzioni: -23% (la Spagna segna una riduzione del 29,2%). Germania e Regno Unito hanno registrato un calo nel biennio che si attesta intorno all’11%, la Francia si ferma al 5%. 


Fonti articolo: ilSole24Ore, vetrina web

Perchè è opportuno rendere permanenti i bonus edilizia

Secondo Confartigianato le cattive condizioni delle case, oltre a mettere a rischio la sicurezza dei cittadini, “contribuiscono a gonfiare la bolletta energetica delle case, infatti, il comparto residenziale determina il 28,8% dei consumi finali di energia. Più di quanto assorbono i trasporti su strada (27,7%) e l’industria (22,7%)”.


Circa 2 milioni di edifici residenziali italiani, pari al 16,8% del totale, è in mediocre o pessimo stato di conservazione. In questo panorama la stabilizzazione dei bonus per l’edilizia potrebbe contribuire a migliorare le condizioni del patrimonio edilizio esistente.

L’analisi condotta da Confartigianato sullo stato di conservazione degli edifici esistenti italiani ha registrato numerosi dati negativi, soprattutto nel Mezzogiorno e negli edifici costruiti prima del 1981.
Sono in cattive condizioni di conservazione in 2.051.808 edifici residenziali, 16,8% del totale; la percentuale sale al 21,1% per gli edifici costruiti prima del 1981, mentre la quota si riduce al 4,7% per gli edifici nati tra il 1981 e il 2011. 


Considerando la situazione del patrimonio esistente, Confartigianato auspica che i bonus fiscali per ristrutturazioni e risparmio energetico, previsti dalla Legge di Stabilità 2016, possano dare la spinta giusta per migliorare la condizione delle abitazioni esistenti in cattivo stato.
Per ottenere però questo risultato è necessario, secondo la Confederazione Nazionale degli Artigiani, rendere stabili e permanenti i bonus per l’edilizia.


Il Presidente di Confartigianato Edilizia, Arnaldo Redaelli, ha infatti dichiarato: “E’ indispensabile rendere stabili e permanenti, nella misura indicata nella Legge di Stabilità 2016, gli incentivi fiscali che consentono di raggiungere più obiettivi: riqualificazione del patrimonio immobiliare,risparmio ed efficientamento energetico e difesa dell’ambiente, rilancio delle imprese delle costruzioni, emersione di attività irregolari”.
La regolarizzazione dei bonus gioverebbe anche alla filiera delle costruzioni e all’indotto manifatturiero che conta complessivamente 680.354 imprese e 1.664.426 addetti. In maggioranza si tratta di piccole aziende: 594.828 micro e piccole imprese fino a 20 addetti dell’edilizia, installazione di impianti e fabbricazione dei mobili, che danno lavoro complessivamente a 1.343.467 addetti. 


Edifici residenziali: la situazione italiana.
In Italia si contano 12.187.698 edifici residenziali (l’84,3% degli edifici totali) con 31.208.161 abitazioni che comprendono case unifamiliari, ville, villette, case a schiera, palazzine in complessi residenziali e condomini o palazzine con negozi o sedi di attività economiche in genere a piano strada. I tre quarti (74,1%) degli edifici residenziali italiani sono stati costruiti prima del 1981 ed hanno quindi 35 anni ed oltre di vita, mentre le realizzazioni più recenti sono il rimanente 25,9%.


Il record negativo si registra in Sicilia con il 26,8% del totale degli edifici residenziali in mediocre - pessimo stato di conservazione. Seguono laCalabria, con una quota del 26,2%, e la Basilicata con il 22,3%.
La situazione va meglio in Umbria e in Trentino Aldo Adige, regioni in cui la quota di case in cattive condizioni è la più bassa d’Italia e si limita al 10,7% del totale, e in Toscana, dove la quota sale all’11,5%.
A livello provinciale il primato negativo va a Vibo Valentia dove è più diffuso il cattivo stato delle case (31,4% del totale), seguita da Reggio Calabria (31,3%) e Catanzaro (25,8%). Al capo opposto della classifica le provincie più ‘virtuose’ sono Prato (8,2%), Bolzano (8,5) e Siena (8,5%


Fonti articolo: Edilportale.com

Deduzione Irpef a chi acquista per affittare



ll regolamento di attuazione della norma che concede la deduzione Irpef del 20% sul prezzo di acquisto degli appartamenti destinati alla locazione è stato pubblicato nella "Gazzetta Ufficiale" n. 282 del 3 dicembre 2015 (si tratta del decreto del ministero delle Infrastrutture 8 settembre 2015).


La norma (l’articolo 21, Dl 133/2014, convertito con legge 164/2014) concede all’acquirente persona fisica (non esercente attività commerciale) una deduzione dal reddito complessivo pari al 20% del prezzo di acquisto (effettuato tra il 1° gennaio 2014 e il 31 dicembre 2017) di unità immobiliari a destinazione residenziale, di nuova costruzione o oggetto di interventi di restauro o di ristrutturazione che:

 

• fossero "invendute" alla data del 12 novembre 2014;

• abbiano conseguito il requisito dell’agibilità tra il 1° gennaio 2014 e il 31 dicembre 2017 mediante il rilascio dell’apposita certificazione da parte del Comune o per intervenuta formazione del silenzio assenso di cui all’articolo 25 del Dpr 380/2001.


La definizione.
Per unità immobiliari "invendute" si intende che deve trattarsi di abitazioni che fossero già interamente o parzialmente costruite ovvero quelle per le quali, sempre alla data del 12 novembre 2014, fosse stato rilasciato il titolo abilitativo edilizio comunque denominato; nonchè quelle per le quali era stato dato concreto avvio agli adempimenti propedeutici all’edificazione quali la stipula di una convenzione tra il Comune e il soggetto attuatore dell’intervento.


Deve inoltre trattarsi di unità immobiliari destinate, entro sei mesi dall’acquisto o dal termine dei lavori di costruzione, alla locazione (ma non tra genitori e figli) per un periodo continuativo di almeno otto anni (seguendo norme specifiche sull’entità massima del canone), non classificate nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, non ubicate in zone agricole e con prestazioni energetiche certificate in classe A o B.


La deduzione.
Il 20%di deduzione può essere calcolato:
- sulla parte del prezzo non eccedente i 300mila euro (Iva compresa); nonché:
- sugli interessi passivi dipendenti da mutui contratti per l’acquisto delle unità immobiliari in questione.

La deduzione è ripartita in otto quote annuali di pari importo, a partire dal periodo d’imposta nel quale avviene la stipula del contratto di locazione e non è cumulabile con altre agevolazioni fiscali previste da altre disposizioni di legge per le medesime spese.


I beneficiari.
Nel regolamento attuativo viene specificato che la deduzione spetta "ai soggetti titolari del diritto di proprietà dell’unità immobiliare in relazione alla quota di proprietà": in sostanza, in caso di acquisto per quota di comproprietà (ad esempio: l’acquisto di due fratelli, rispettivamente per il 70 e per il 30 per cento cadauno), a ciascun comproprietario spetta una detrazione commisurata alla rispettiva quota (e, quindi, nell’esempio, una detrazione rapportata a massimo 210mila euro per il primo fratello; e a massimo 90mila euro per il secondo fratello).


La medesima deduzione fin qui commentata spetta anche per le spese sostenute dal contribuente per contratti d’appalto stipulati al fine della costruzione di un’unità immobiliare a destinazione residenziale su aree edificabili già possedute dal contribuente stesso prima dell’inizio dei lavori (si deve trattare della costruzione di unità immobiliari che devono essere ultimate entro il 31 dicembre 2017, per le quali sia stato rilasciato il titolo abilitativo edilizio anteriormente alla data del 12 novembre 2014).
Sempre entro il limite massimo complessivo di 300mila euro, la deduzione spetta anche per l’acquisto o la realizzazione di ulteriori unità immobiliari da destinare alla locazione.


Fonte articolo: Il Quotidiano del Condominio, Il Sole24Ore, vetrina web.

Edifici in legno sicuri, efficienti, economici


"Ormai possiamo dirlo: non siamo più una nicchia, ma un segmento di mercato a tutti gli effetti". Per il Presidente di Assolegno, Emanuele Orsini, le ragioni della crescita delle costruzioni in legno in Italia non possono più essere circoscritte all’incremento fisiologico di un settore che muove i primi passi.


Certo, i numeri in Italia sono ancora minoritari se confrontati a quelli dell’edilizia tradizionale, ma di tutto rispetto in termini assoluti, come emerge dal Rapporto Case ed edifici in legno 2015 realizzato dal centro studi di FederlegnoArredo Eventi, che sarà diffuso oggi. 

 

 

Lo scorso anno sono state ultimate nel nostro Paese 3.025 costruzioni in questo materiale, per un fatturato complessivo di 658 milioni. Il dato più interessante è che – confermando una tendenza in atto ormai da alcuni anni – questo settore ha continuato a crescere proprio nel periodo in cui, viceversa, l’industria italiana delle costruzioni registrava perdite anche pesanti. 


Tra il 2010 e il 2014 il numero di abitazioni in nuovi fabbricati a uso residenziale (esclusi ampliamenti) è diminuito del 60%, mentre gli investimenti complessivi nel comparto edilizia sono crollati di quasi il 35% dal 2008 a oggi (stime Ance). Viceversa, la produzione di edifici prefabbricati in legno (anche a uso non residenziale) è cresciuta del 7,7% dal 2010 al 2014, passando da 559 milioni a 602,5 milioni di euro. Dei 54mila permessi di costruire rilasciati nel 2014 (stime Ance), le abitazioni in legno rappresentano il 6,4%. Una quota importante, se si considera che, fino a una decina di anni fa, tale percentuale si aggirava attorno al 2% del costruito.


Ma, al di là dei numeri, sono alcuni fattori qualitativi che decretano, secondo le parole di Orsini, "il successo del legno nell’edilizia". Il suo utilizzo, infatti, va ormai ben oltre il settore residenziale, a cui fino a pochi anni fa era limitato. Questo ampliamento delle sue applicazioni è insieme il risultato sia dell’impiego di nuove tecnologie (come i pannelli in legno massiccio a strati incrociati X-lam), sia di un cambio di mentalità nei consumatori, che hanno diffuso un po’ in tutta la Penisola questo genere di edifici. 
La maggior parte è concentrata al Nord (Trentino-Alto Adige, Lombardia e Veneto sul podio), ma sempre più progetti interessano anche le regioni del Centro e del Sud dove, secondo il vicepresidente del gruppo altoatesino Rubner Holzbau (tra le aziende leader del settore), si aprono importanti potenzialità per i prossimi anni.
L’Italia sta inoltre recuperando rapidamente il ritardo rispetto ai Paesi del Centro e Nord Europa e oggi è al quarto posto in Europa per produzione di edifici in legno, con una quota del mercato dell’8,4%, preceduta da Germania (25,4%), Regno Unito (19,2%) e Svezia (15,6%).


Nonostante il 90% delle nuove costruzioni in legno realizzate in Italia sia a uso residenziale, "sempre più spesso anche imprese, catene della grande distribuzione ed enti pubblici scelgono il legno per realizzare stabilimenti, centri commerciali, impianti sportivi ed edifici scolastici", spiega il presidente di Assolegno. Le ragioni sono le più diverse: la possibilità di ottenere in tempi rapidi strutture ad alto risparmio energetico (circa il 40%) di classe energetica A; ma anche la maggiore sicurezza sul fronte antisisimico e in caso di incendi. Tanto che, spiega Stefan Rubner, rispetto al passato sono molto cambiati anche i clienti: non più soltanto una nicchia di consumatori con alta disponibilità economica e alto grado di istruzione, ma un mix di consumatori di ogni fascia sociale e reddituale.


E la tendenza alla crescita non sembra fermarsi, osserva Emanuele Orsini, sebbene il fatturato si sia stabilizzato (anche in conseguenza della stagnazione generale del settore immobiliare): "il dinamismo del mercato delle costruzioni in legno che appare nella ricerca è confermato dall’ottimo andamento degli ordinativi: numerose aziende del settore hanno già ordini vicini al 60% della produzione programmata nel 2016.


Fonte articolo: http://www.casa24.ilsole24ore.com/art/mercato-immobiliare/2015-12-01/risparmio-e-sicurezza-spingono-case-legno--134844.php?uuid=ACHXVDkB

Riqualificare per valorizzare il real estate italiano

La filiera integrata del real estate oggi rappresenta il 20% del Pil italiano e circa due milioni di posti di lavoro, ma ha un enorme potenziale di crescita.


Il lavoro da fare è tanto. Pensiamo, a esempio, al consumo di suolo, passato dal 2,9% degli anni 50 al 7,3% del 2012, che oggi richiede razionalità e salvaguardia ambientale; pensiamo al degrado fisico e sociale delle aree urbane storiche e periferiche: 2,6 milioni di edifici in mediocre o pessimo stato di conservazione (ricerca Cresme); per finire consideriamo il patrimonio costruito prima del 1971 – cioè 7,2 milioni di edifici – che non risponde a criteri antisismici. 


Per comprendere il valore di tali azioni da compiere, si consideri che nel 2014 gli investimenti nelle costruzioni sono arrivati a 170 miliardi e che lo sviluppo nel campo dei servizi in genere coinvolge il maggior numero di occupati, pari al 64% degli occupati totali, di cui oltre 12 milioni nel solo settore privato. 
In altre parole, riqualificazione urbana e gestione dei servizi rappresentano un giro d’affari colossale che, se ben indirizzato e coordinato, può largamente superare ogni aspettativa economica e proiezione di crescita.


Parliamo anche di un settore tra i più penalizzati dalla crisi economica, e che non ha margini di recupero se non interviene una strategia politica di lungo respiro che ridia vigore al mercato reale. Il comparto immobiliare oggi è a una sorta di anno zero, ancora alle prese con una crisi lunga e grave (da cui solo alcune aree del Paese cominciano a emergere), in un contesto in cui la carenza di risorse pubbliche si aggiunge alla paralisi amministrativa e all’ostinazione del popolo dei "No".


"Insomma, l’economia italiana ha una grande risorsa inutilizzata, o mal interpretata, e che invece può essere, con nuove regole e nuovi modelli gestionali, il più straordinario volano di sviluppo per tutto il Paese", dice Alfredo Romeo, Presidente di Osservatorio Risorsa Patrimonio-Italia (promosso da Romeo gestioni, Nomisma e Cresme consulting). Questa risorsa, precisa Romeo, è "il territorio nel suo complesso che, con poche iniziative destinate alla valorizzazione, può essere il motore di una ripresa generale sopratutto se si ferma quella distorsione del mercato provocata dai fondi immobiliari che fanno gli amministratori di condominio invece di valorizzare i beni gestiti". 


Con quali risorse intervenire in tempi di drastici tagli alla spesa? Ci sono modelli tecnici e amministrativi che possono esse adottati. E in più ci sono norme attuative che prefigurano in modo concreto le opportunità di intervento coinvolgendo, oltre alle Amministrazioni, anche cittadini e imprese. Una formula che offre promettenti orizzonti di investimento e di ritorno economico è l’articolo 24 del Decreto “Sblocca Italia” (Dl 133/2014) che promuove un modello bottom-up. "Questa norma – insiste Romeo – può rappresentare il detonatore capace di far esplodere il vero cambiamento sul tema delle valorizzazioni, perchè concilia tre elementi cruciali: la responsabilità sull’attuazione del progetto della pubblica amministrazione, la condivisione e la partecipazione dei cittadini e sopratutto l’interesse dei privati a investire". 


Conclusioni, sintesi e riflessioni, su tutto questo corpus di studio sono al centro del seminario in corso di organizzazione dal titolo "Gestire le città – La risorsa Territorio per un New Deal italiano". L’incontro, che si tiene oggi a Roma (Auditorium Ara Pacis) e che viene moderato dal direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, presenta un programma articolato.
All’introduzione di Alfredo Romeo, il quale si intrattiene sul tema "Cultura e qualità dei servizi: il New Deal necessario", segue la relazione di base, curata da Roberto Mostacci, del Comitato Scientifico Orp-Italia.


In una seconda fase del seminario si succedono altri autorevoli interventi: Luigi Nicolais, Presidente del Cnr si occupa di "Territori della ricerca"; Roberto Reggi, dg dell’Agenzia del Demanio interviene su "La ricchezza delle valorizzazioni – I modelli innovativi"; Paolo Crisafi, dg di Assoimmobiliare parla di "Oltre l’immobiliare: nuove proposte contro la crisi del mercato"; Veronica Nicotra, segretario generale dell’Anci parla della "Sfida del cambiamento nella Pa e negli Enti Locali". A Dario Nardella, sindaco di Firenze, va il compito di raccontare un’esperienza diretta di "Partecipazione dei cittadini nella gestione della città". Infine, Raffaele Cantone, Presidente di Anac (Autorità nazionale anticorruzione) si occupa di "Rispetto delle regole o regole da cambiare? Il diritto come motore o freno dell’Economia" ed Ermete Realacci, "residente della Commissione Ambiente e Territorio della Camera, chiude su "Qualità delle città, qualità della vita". 


Fonte articolo: Il Sole24Ore, vetrina web.

Dopo oltre 4 anni l'edilizia torna a crescere


Dopo 54 mesi di crisi ininterrotta, il settore delle costruzioni registra un’inversione di tendenza: sono tornati i segni positivi per la produzione che, a settembre 2015, mostra una crescita dello 0,4%, e per l’occupazione che al secondo trimestre 2015 fa rilevare un aumento del 2,3%, pari a 34.000 occupati in più nell’ultimo anno.


I dati arrivano da una rilevazione di Confartigianato, che coglie i primi tenui segnali di "risveglio" del settore delle costruzioni.

 

 

L’occupazione torna a crescere.
La crescita dell’occupazione arriva dopo quasi 5 anni di gravi difficoltà - spiega Confartigianato - che hanno provocato la perdita di 378.000 addetti. Gli aumenti più marcati di occupati, pari al +3% nell’ultimo anno, si registrano nelle regioni del Nord e nel Mezzogiorno. 
Rimane critica, invece, la situazione del mercato del lavoro nel Centro, dove l’occupazione in edilizia fa segnare una contrazione di un ulteriore 0,3%.


Crescono i settori dei prodotti per l’edilizia.
Segnale positivo arriva anche dalla filiera manifatturiera di 20 settori che forniscono prodotti per l’edilizia dove la produzione a settembre cresce del 4,6%, anche se persiste un calo del 3,2% nel totale dei primi 9 mesi del 2015.


Diminuisce la spesa in opere pubbliche.
Ma insieme a queste indicazioni, Confartigianato mette in evidenza una forte diminuzione della spesa in opere pubbliche (fabbricati, strade e altre opere del genio civile, quali porti, condotte, opere per la difesa del suolo, linee ferroviarie, ecc): nella media del quinquennio 2010-2014 è stata pari a 24.762 milioni di euro, vale a dire 5.092 milioni in meno (-17,1%) rispetto alla media dei 29.854 milioni tra il 2005 e il 2009. Nel 2014 gli investimenti delle Amministrazioni pubbliche in costruzioni sono crollati a 20.864 milioni di euro.


La strada per il recupero è lunga e impervia: basti dire che i livelli di produzione delle costruzioni di settembre 2015 sono inferiori del 28,9%rispetto a quelli dello stesso mese del 2011 e addirittura inferiori del 41,8% rispetto ai massimi di settembre 2007.


Per uscire dal tunnel: i bonus per l’edilizia.
“La spinta per uscire dal tunnel della crisi - sottolinea Cesare Fumagalli, Segretario Generale di Confartigianato - può arrivare su due fronti. Da un lato con i bonus per le ristrutturazioni edili e la riqualificazione energetica degli edifici previsti dal Governo nella Legge di Stabilità che consentono di raggiungere più obiettivi: rilancio delle imprese delle costruzioni, riqualificazione del patrimonio immobiliare, risparmio ed efficientamento energetico e difesa dell’ambiente, emersione di attività irregolari”.


La Riforma degli appalti.
“Il secondo fattore di stimolo per il settore delle costruzioni - prosegue Fumagalli - è rappresentato dalla Riforma del Codice degli Appalti approvata dalla Camera il 17 novembre. La Riforma recepisce le sollecitazioni di Confartigianato per valorizzare il ruolo delle micro e piccole imprese, contribuire a risolvere il grave problema dei ritardi di pagamento, semplificare le norme sulla materia, garantire trasparenza nella filiera degli appalti. Confidiamo - conclude Fumagalli - nella rapida e definitiva approvazione della riforma da parte del Senato e ci auguriamo che i decreti di attuazione tengano nel debito conto tutti i criteri introdotti dal Parlamento”.


Fonte articolo: http://www.edilportale.com/news/2015/11/mercati/costruzioni-confartigianato-primi-segnali-positivi-dopo-5-anni-di-crisi_49042_13.html

Le garanzie da richiedere per un immobile in costruzione

20130522-IMU-e-ristrutturazioni



Da quando è entrato a regime il decreto legislativo 122/2005, che ha introdotto nel nostro ordinamento un sistema di tutele per i privati che intendono acquistare immobili da costruire (da imprese o cooperative edilizie), i casi di aziende edili fallite sono aumentati anno dopo anno, per un totale di 11.916 casi (vedi scheda a lato). Un dato che da solo dà la misura di quanto sia importante tutelarsi in questo genere di contratti.


Dalle verifiche documentali alla corretta “misurazione” di acconti e caparre, dalla scelta del mutuo alla stesura delle possibili clausole di tutela. Che avvenga da privato, costruttore o società non costruttrice, l’acquisto dell’abitazione presenta diversi elementi di complessità.

 

 

"Elementi da aver chiari fin dall’inizio e per la cui valutazione è bene farsi assistere da un professionista, che possa eseguire tutti i controlli necessari. Per non fare il passo più lungo della gamba e non trovarsi a dissipare tempo e risparmi", riassume il Presidente del Consiglio notarile di Milano, Arrigo Roveda. Al “Comprar casa senza rischi” i notai dedicano l’appuntamento di domenica prossima nel capoluogo lombardo, rivolto ai cittadini e organizzato in occasione del 50° Congresso nazionale del Notariato. Tra i temi trattati anche rent to buy, detrazioni, fiscalità, successioni e aste immobiliari.

 

La legge prevede un pacchetto di difese fondamentale per chi intende comprare “sulla carta” e corre il rischio di versare (e non recuperare) anticipi per un immobile che non potrà poi essergli ceduto. O che, anche ceduto, possa in seguito presentare gravi difetti costruttivi. La salvaguardia si applica a immobili per i quali "sia già stato richiesto il permesso di costruire – recita la norma – e che siano ancora da edificare o la cui costruzione non risulti essere stata ultimata versando in stadio tale da non consentire ancora il rilascio del certificato di agibilità".


Tra le tutele, c'è innanzitutto l’obbligo che, alla stipula del preliminare, il costruttore consegni all'acquirente una fideiussione (i cui estremi vanno citati nell'atto) a garanzia di tutti i corrispettivi incassati o da incassare fino al trasferimento della proprietà. La fideiussione non copre solo la cifra versata alla firma del “compromesso” (ad esempio, la caparra confirmatoria), ma può garantire - entro il limite massimo specificato nella stessa polizza - anche gli importi che si prevede vengano via via riscossi dal costruttore fino al rogito: è il caso degli acconti di prezzo da pagare in base allo stato di avanzamento lavori.


Se il costruttore fallisce (o viene sottoposto ad amministrazione straordinaria, concordato preventivo, liquidazione coatta amministrativa), l'acquirente può dunque rivolgersi alla banca o alla compagnia assicuratrice per riscuotere la fideiussione e così sciogliere il contratto. Nel caso in cui l'immobile sia già “venuto a esistenza” (realizzato cioè il rustico e completata la copertura, anche se mancano le finiture), deve muoversi prima che il curatore fallimentare comunichi la decisione di dare eventuale esecuzione al preliminare e trasferire comunque la proprietà.


"Inoltre, in caso di vendita all'asta dell'immobile, che l'acquirente abbia già adibito ad abitazione principale (per sé, per il coniuge o per un parente di primo grado), egli gode di un diritto di prelazione, anche se ha già ricavato dal fideiussore il rimborso delle somme - aggiunge Piercarlo Mattea, del Consiglio Notarile di Milano.
Un altro punto di favore è che gli atti, conclusi a “giusto prezzo” e nei quali l'acquirente si impegni a stabilire entro dodici mesi dalla data di acquisto o di fine lavori la residenza propria, del coniuge o di parenti e affini entro il terzo grado, non sono soggetti a revocatoria fallimentare". Restano cioè validi e non possono esser resi inefficaci dal curatore.


Il mancato rilascio della fideiussione comporta la nullità del contratto preliminare: una nullità “relativa”, che può quindi esser fatta valere - senza limite temporale - dal solo acquirente. Il quale non può rinunciare preventivamente alla garanzia: proprio per evitare eventuali aggiramenti contrattuali, il Dl 47/2014 ha previsto la nullità di ogni clausola che possa portare a eludere le tutele.
"Altro aspetto importante - osserva il notaio -, il preliminare deve essere adeguato al contenuto di legge. Significa che, oltre a indicare naturalmente soggetti e oggetto del contratto, prezzo e modalità di pagamento, deve descrivere con precisione l'immobile ancora da costruire, le sue caratteristiche tipologiche, tecniche e strutturali, il termine massimo di completamento dei lavori, allegando il capitolato e gli elaborati del progetto in base al quale è stato richiesto o rilasciato il permesso di costruire. Ma è opportuno indicare anche il termine per la stipula del definitivo". 


Dopo la firma del “compromesso”, è comunque consentito alle parti apportare delle varianti, arrivando anche a cambiare l'immobile da trasferire: a seconda delle modifiche, bisognerà quindi stipulare un atto integrativo o un nuovo preliminare sostitutivo, integrando e sostituendo anche la fideiussione. "Nel preliminare - dice Mattea - dev'essere anche specificato l'impegno dell'impresa di procedere al frazionamento del mutuo contratto per la costruzione e della relativa garanzia ipotecaria, o alla sua cancellazione; impegno che dovrà essere assolto prima della firma dell'atto definitivo di compravendita".
Al rogito, il costruttore deve poi fornire una polizza assicurativa indennitaria decennale, a beneficio dell'acquirente e con effetto dalla data di ultimazione dei lavori (che può essere successiva a quella del trasferimento della proprietà). La polizza copre i danni materiali e diretti all'immobile, compresi i danni ai terzi derivanti da rovina totale o parziale, oppure da gravi difetti costruttivi delle opere. Pur se la sua assenza non comporta alcuna sanzione, né incide sulla validità dell'atto, è bene pretendere che venga rilasciata.


Fonte articolo: http://www.casa24.ilsole24ore.com/art/mercato-immobiliare/2015-11-05/casa-costruzione-garanzia-obbligatoria-151157.php?uuid=ACBFkgSB

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