Guida alla contabilizzazione del calore: costi e tempi d'installazione

Per inserire i sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore negli edifici con riscaldamento centralizzato è il momento di chiedere preventivi, valutare i costi e approvare le delibere di adozione.


La nuova scadenza del 30 giugno 2017 fissata dal decreto legge Milleproroghe (Dl 244/2016) dà infatti qualche mese di tempo per mettersi in regola. 

 

Il decreto Milleproroghe (ora in fase di conversione da parte del Parlamento) ha spostato di sei mesi il precedente termine del 31 dicembre 2016.


L’obbligo discende dalla direttiva europea sull’efficienza energetica 2012/27/CE (recepita, nel nostro Paese, dai decreti legislativi 102/2014 e 141/2016). Per chi non lo rispetta, sono previste sanzioni dai 500 ai 2.500 euro per unità immobiliare. E, secondo le proiezioni delle associazioni di categorie sono ancora molti i condomini in Italia che non si sono adeguati.

Il timing dell’installazione

L’installazione delle termovalvole può avvenire solo se l’impianto è scarico di acqua. Tra marzo e aprile (in base al territorio di appartenenza) si spegneranno nelle diverse Regioni i riscaldamenti e, da quel momento fino al 30 giugno, scatterà la finestra utile per effettuare le opere.
Chi ha già deliberato i lavori e scelto la ditta che deve eseguirli, deve quindi aspettare qualche settimana.


Per chi, invece, non ha ancora deliberato in assemblea l’intervento o deve scegliere l’impresa cui affidare l’installazione, è bene accelerare e cominciare a raccogliere preventivi, comparare i costi e indire le assemblee di condominio necessarie per il via libera all’installazione. Anche per evitare la corsa all’adeguamento degli impianti prima dell’accensione stagionale che, lo scorso settembre, ha comportato un sovraccarico di richieste e la difficoltà, in alcuni casi, per le ditte specializzate di soddisfare la domanda.


L’approvazione

Ai fini della normativa di condominio, l’adozione dei sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore in condominio si approva con la maggioranza semplice (un terzo dei condomini che rappresentino almeno un terzo del valore dell’edificio). Il quadro cambia nel caso in cui si decida di applicare la ripartizione introdotta dal decreto 141/2016, derogando alla norma Uni 10200: in questo caso, è necessaria la maggioranza dei presenti che rappresentino almeno i 500 millesimi.


Installare valvole e contabilizzatori può essere, inoltre, l’occasione per analizzare l’efficienza dell’intero edificio e approvare altri lavori, come la sostituzione di una caldaia vecchia o la risoluzione di problemi di dispersioni di calore dal tetto, dalle facciate o dalle finestre.


I costi

Per ciò che riguarda l’ammontare delle spese da sostenere, dipende da che cosa si sceglie di installare. Sul mercato esistono diversi modelli di valvole termostatiche e cronotermostatiche che permettono di regolare le temperature a seconda delle ore del giorno.


In media, ipotizzando una spesa di 100/120 euro a calorifero in un appartamento di 80/90 mq con 5 caloriferi, il costo a unità immobiliare resta comunque entro i mille euro. Senza considerare, poi, le detrazioni fiscali. Per coprire i costi, è possibile fruire anche della detrazione fiscale al 65% nel caso in cui l’intervento sia contestuale al cambio di caldaia e del 50% se riguarda il solo inserimento dei nuovi dispositivi.


I controlli

Per ciò che riguarda i controlli, occorre comunque considerate che il sistema di verifica è lo stesso che regola le ispezioni di efficienza energetica delle caldaie.
Ogni anno - nel caso degli apparecchi condominiali, che superano una certa potenza - il manutentore sottopone a un check l’impianto e stila il cosiddetto “rapporto di controllo”, che viene trasmesso alle Regioni.
Le ispezioni scattano a campione e sono disposte dalle Province e dai Comuni sopra i 40mila abitanti (e dagli organismi da questi incaricati): le ammende toccano all’ente regionale.


Laddove sono attivi i catasti che mappano lo stato dell’arte, ovviamente è più facile individuare i palazzi non a norma. Questo significa che, per come è impostata la verifica sugli impianti termici, è facile che le situazioni di non conformità inizino a venire al pettine dopo i mesi di settembre e ottobre. Quando i manutentori incaricati delle ispezioni verificheranno le caldaie e segnaleranno la cosa nei rapporti di controllo. Quindi, nella pratica, ancora un po’ di tempo per correre ai ripari (a riscaldamenti spenti) c’è.


Quando i costi superano i benefici

L’introduzione della termoregolazione e della contabilizzazione del calore equipara, in qualche misura, l’impianto centralizzato a un impianto di gestione autonoma o semi-autonoma.
Le due “azioni” sono sinergiche fra loro. I due sistemi servono, rispettivamente, a regolare i prelievi di acqua calda dalla caldaia per ogni singolo appartamento e a conteggiare, di conseguenza, i maggiori o minori consumi di ogni unità immobiliare.


La termoregolazione consiste nell’inserimento di una valvola, nel punto in cui i tubi che corrono dal sistema centralizzato si connettono con ogni radiatore. Questo dispositivo serve a regolare il flusso di acqua calda e, di conseguenza, a determinarne un maggiore o minore prelievo.


Nel caso di edifici con distribuzione orizzontale, dove una sola tubazione ripartisce l’acqua al sistema (sia esso a caloriferi o radiante), viene introdotto un dispositivo di regolazione del flusso nel punto di ingresso dell’acqua calda nell’appartamento e lo stesso viene collegato o a singole termovalvole - poste sui radiatori - o a un termostato o cronotermostato unico (proprio come quello delle caldaie autonome), capace di regolare l’accensione o spegnimento del flusso in funzione della temperatura impostata.


La contabilizzazione serve, invece, in modo complementare, a quantificare il consumo di ogni unità immobiliare (sulla base, proprio, di come ogni abitante avrà gestito durante hanno di riscaldamento l’impostazione delle valvole).


Anche in questo caso, a seconda che l’edificio sia a colonne montanti (cioè diversi tubi salgono verticalmente fra gli alloggi e servono ciascuno uno o più caloriferi per piano) o a distribuzione orizzontale, vengono inseriti sui singoli caloriferi piccoli apparecchi, che si chiamano ripartitori, oppure viene inserito un sottocontatore o contabilizzatore alla tubazione di ingresso in casa.


Due i motivi che permettono di non ottemperare all’obbligo di termoregolazione e contabilizzazione: l’impossibilità tecnica di eseguire i lavori di adeguamento e la sproporzione fra i costi necessari a installare il sistema e l’effettiva utilità.


Il primo caso riguarda ad esempio alcuni impianti con radianti vetusti, dove non c’è di fatto un tubo di ingresso nell’appartamento cui collegare una valvola per regolare i prelievi.
Il secondo caso, invece, è quello dei palazzi ubicati in zone climatiche miti. Il Dlgs 102/2014 non indica esattamente le aree di esclusione ma rimette la valutazione sulla convenienza dell’installazione delle termovalvole ai tecnici.


Spetta al professionista dimostrare
con una relazione asseverata che il montaggio di valvole e ripartitori in un luogo in cui il riscaldamento viene acceso solo per brevi periodi all’anno non genererebbe risparmi ma una diseconomia contraria ai principi indicati dalla direttiva.
Anche nel caso di impianti vetusti per disattendere l’obbligo di legge è necessaria una perizia e la relativa dichiarazione del professionista che si assume la responsabilità di quanto certificato.


Fonte articolo: IlSole24Ore.com

 

 

È il momento giusto per ristrutturare casa

All'85% di detrazione fiscale non eravamo mai arrivati. Eppure, con la legge di Bilancio 2017, e sino a tutto il 2021, per gli interventi di prevenzione antisismica sulle parti comuni condominiali si può arrivare, a certe condizioni, a scontare dall'Irpef (in dieci anni) questa quota veramente incentivante della spesa sostenuta.


Allargato anche il vantaggio fiscale per la riqualificazione energetica, che può arrivare al 75%, sempre in condominio.

Confermate, poi, le detrazioni del 50% e del 65% (ma solo per le spese effettuate nel 2017) per il recupero edilizio, il risparmio energetico effettuati sulle singole unità immobiliari e il “bonus mobili”.


Insomma, sconti fiscali elevati, distribuiti dalla muratura agli impianti passando per la riqualificazione energetica e l'arredamento, pur di convincere gli italiani a ristrutturare casa. È il momento giusto per mettere in pista i lavori di recupero: ristrutturare, sostituire gli impianti, mettere in sicurezza la casa, realizzare gli interventi antisismici, spostare pareti e abbatterne altre.
O riqualificare l'appartamento o anche l'intero edificio condominiale in chiave ambientale, di risparmio energetico e di sicurezza sismica, migliorando la qualità della vita a costi ragionevoli.


Se poi aggiungiamo la possibilità offerta da alcune imprese e banche di finanziare le operazioni (soprattutto quelle per il risparmio energetico) a tasso zero e rateizzazione in linea con la scansione decennale dei pagamenti, ci si rende conto che le possibilità sono davvero tante. Senza dimenticare gli incentivi per gli acquisti previsti per case ristrutturate dall'impresa che ha effettuato i lavori, abitazioni in classe energetica A o B, compravendite con leasing immobiliare da parte di giovani e box pertinenziali di nuova costruzione.


Il tema della casa resta centrale in un Paese in cui la proprietà immobiliare, secondo i dati di Eurostat e agenzia delle entrate, poco meno dell'80% degli italiani vive in una casa di proprietà, contro una media Ue ferma intorno al 70 per cento. E la domanda immobiliare resta alta nonostante la crisi; e, anzi, dopo lo stop dovuto al necessario livellamento dei prezzi, ora le compravendite sono ripartite favorite proprio dalla “correzione” delle quotazioni.


Ma il mercato immobiliare è sostenuto anche dalle agevolazioni fiscali che continuano ad assistere chi compra casa e che sono oggetto di approfondimento nelle pagine che seguono dedicate proprio al complesso meccanismo dei bonus che assistono sia le opere edili straordinarie sia quelle legate all'antisismica così come l'acquisto di mobili e arredi.


Fonte articolo: IlSole24Ore

Riqualificare il condominio abbatte le spese del 30-50%

Immaginiamo un palazzo degli anni '60 o '70 (ma anche più vecchio) , come ne esistono tanti nelle nostre città, suddiviso in una trentina di appartamenti.


Ipotizziamo che ci sia la necessità di rifare la facciata e che l’amministratore o il professionista che segue i lavori proponga al condominio, a seguito di una diagnosi energetica, di realizzare in contemporanea un cappotto termico, di rifare parte del tetto e sostituire la caldaia. Costo dell’intervento: 500mila euro, cioè 16.500 euro per famiglia. 

 

Questi lavori, grazie ai nuovi ecobonus, possono essere portati in detrazione dalle tasse fino al 75% (in cinque anni) e, con l’apertura di un finanziamento bancario (esistono formule fino da 120 fino a 180 mesi), possono essere suddivisi in rate da poco meno di 140 euro l’una. Per ottenere, in cambio, una riduzione della bolletta anche del 30 o 50%, su un ammontare stimato in 1.600 euro l’anno. 


A stilare la proiezione è Manuel Castoldi, presidente di Rete Irene, uno dei principali network di imprese che, in Italia, opera per promuovere la riqualificazione del patrimonio edilizio. Un tema che non è solo al centro dell’agenda politica (come dimostra la decisione dell’ultima legge di stabilità di innalzare il bonus Irpef per chi investe sull’efficientamento delle parti comuni), ma è anche di massima attualità tra gli operatori. Sarà infatti uno dei temi forti al centro degli Enertour di Klimahouse 2017, il programma di visite guidate che, insieme alla fiera, prende il via oggi per condurre cittadini e professionisti alla scoperta di costruzioni e cantieri virtuosi.


In media, secondo stime Confappi-Fna (associazione che riunisce piccola proprietari e amministratori), ogni condominio consuma circa 28mila metri cubi di gas all’anno ed emette 56mila chilogrammi di anidride carbonica in atmosfera. Un risparmio del 30%, moltiplicato per i condomini sul territorio nazionale, che sono circa un milione e per un totale di 27 milioni di unità immobiliari, potrebbe fare una significativa differenza in termini di minor inquinamento.


"Un mercato a portata di mano e che, tuttavia, fatica a decollare, perché il salto da compiere non è tecnico, ma culturale – commenta Stefano Prosseda, coordinatore del cluster edilizia per Idm Alto Adige, agenzia di promozione del territorio, che organizza il programma degli Enertour in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio –. Le tecnologie per fare efficienza ci sono e anche gli incentivi. Il compito di promuovere le azioni spetta, però, agli amministratori, alle aziende e ai progettisti. Gli Enertour vogliono essere un momento per permettere a tutti coloro che lo desiderano di toccare con mano i risultati che si possono ottenere".

"Riqualificare sotto l’aspetto energetico l’esistente non significa stravolgerne la forma – spiega Castoldi –. Molti pensano, ad esempio, che le facciate di un edificio d’epoca non possano essere isolate con un cappotto. Tuttavia, esistono esempi di strutture di inizio Novecento, così come è accaduto a Milano in via Volturno su un fabbricato del 1929, dove è stato inserito un cappotto esterno, ma la facciata dal punto di vista architettonico non ha mutato il proprio aspetto".


Per chi decide di mettere mano a un risanamento, ci sono inoltre alcune regole da seguire. "La parola d’ordine – continua Castoldi – è integrazione. Non si può e non si deve procedere per singoli interventi. Non è infrequente il caso di condomini che, dopo aver sostenuto interventi di isolamento termico, si ritrovano con caldaie cambiate da pochi anni e sovradimensionate".


Fonte articolo: IlSole24Ore, vetrina web

Il distacco dall’impianto termico esonera dai contabilizzatori?


Il decreto milleproroghe (244/2016) ha prorogato al 30 giugno 2017 l’installazione nel condominio di sistemi di contabilizzazione del calore in ossequio alla normativa europea, la direttiva 2012/27/Ue, alla norma tecnica Uni 10200 ed alle leggi regionali.


Tuttavia il quesito che spesso ricorre nelle assemblee è se un condòmino possa non aderire a tale obbligo mediante il distacco dall’impianto termico comune, a prescindere dalle sanzioni amministrative previste in caso di mancata adozione dei sistemi. 

In tale materia è intervenuta la Corte di Cassazione con la sentenza 23756/2016,. La Cassazione ha affermato che per costante sua giurisprudenza il condòmino è sempre obbligato a pagare le spese di conservazione dell’impianto di riscaldamento anche quando sia stato autorizzato a rinunziare all’uso del riscaldamento centralizzato e a distaccare le diramazioni della sua unità immobiliare dall’impianto comune.


Allo stesso modo il condòmino è tenuto a concorrere alla spesa anche quando abbia offerto la prova che dal distacco non derivino né un aggravio di gestione o un suo squilibrio termico: in tali casi è esonerato soltanto dall’obbligo delle spese occorrenti per il suo uso , se il contrario non risulta dal regolamento condominiale.


È quindi lecita la delibera condominiale che ponga a carico anche dei condòmini che sia siano distaccati dall’impianto di riscaldamento le spese occorrenti per la sostituzione della caldaia in quanto "l’impianto centralizzato costituisce un accessorio di proprietà comune, al quale i predetti potranno comunque allacciare la propria unità immobiliare".


La Corte afferma che al fine di consentire il distacco "occorre verificare se, con gli stessi periodi di accensione tutti gli altri restanti appartamenti fruissero della stessa quantità di calore goduta prima del distacco, e dei medesimi tempi di erogazione del servizio di acqua calda". Quindi la Corte sostiene che il diritto all’esonero dalle spese di gestione per il condòmino che si è munito di impianto termico autonomo non può basarsi unicamente su un’attestazione rilasciata da un tecnico specializzato, priva di adeguata prova dell’inesistenza dello squilibrio termico con i restanti appartamenti.


Pertanto i condòmini “dissenzienti ed autonomi” devono provare l’assenza di squilibrio termico conseguente al distacco dei loro impianti, e comunque non sono esonerati dal concorso alle spese per consentire l’adeguamento dell’impianto centrale condominiale, entro il 30 giugno 2017, al sistema di contabilizzazione del calore secondo la direttiva 2012/27/Ue e norma tecnica Uni 10200.


Fonte articolo: IlSole24Ore, vetrina web

Contabilizzatori di calore obbligatori entro fine mese


A seguito della direttiva 2012/27/UE recepita in Italia dal D. Lgs. 102/2014 (in seguito modificato e integrato con il decreto legislativo del Luglio 2016), scatta l’obbligo per tutti i condomini che abbiano un impianto di riscaldamento o climatizzazione centralizzato di installare dei contabilizzatori di calore per ogni unità immobiliare.


Cosa fare per adeguarsi alla norma per la contabilizzazione del calore?



Per adeguarsi alla norma per la contabilizzazione del calore nei condomini bisogna installare uno due seguenti dispositivi:

  • - un contatore per unità immobiliare;
  • - una valvola termostatica per ogni corpo scaldante (in caso di impianti di riscaldamento a colonne verticali).

La scadenza per adempiere a tale obbligo è il 31 Dicembre 2016.

 
OBIETTIVI E BENEFICI DELLA CONTABILIZZAZIONE 

Fino ad ora le spese di riscaldamento per i condomini con impianto centralizzato sono state ripartite in millesimi indipendentemente dagli effettivi consumi di ciascuno. Un sistema di riscaldamento che non aiuta a monitorare e ridurre i propri consumi.


La norma che obbliga alla contabilizzazione del calore ha lo scopo di regolare i consumi condominiali. Contabilizzare il calore infatti, rende ogni utente più consapevole dei consumi della propria unità immobiliare. La consapevolezza dei propri consumi energetici spinge a ridurli, modificando le proprie abitudini ed eventualmente effettuando dei lavori per migliorare l'efficienza energetica del proprio appartamento.

LE CRITICITA' DELLA NORMA

In molti dei condomini più vecchi l’impianto di riscaldamento centralizzato è a colonne verticali e quindi non è possibile installare un contatore all’ingresso della singola unità immobiliare, ma è necessaria l’installazione di una valvola termostatica per ogni corpo scaldante all'interno dell’abitazione. In casi del genere il costo previsto per l'adeguamento alla norma è superiore poiché ci si trova a dover installare un numero di valvole pari al numero di corpi scaldanti dell'appartamento. 


Che si tratti di un contatore o di valvole termostatiche, l'importante è che siano funzionanti dal 1 Gennaio 2017, pena l'applicazione di una sanzione da 500 a 2.500 euro per ogni condomino.
Nei casi in cui sia tecnicamente impossibile installare un sistema di contabilizzazione del calore, un tecnico abilitato dovrà stilare una relazione esplicitando le impossibilità tecniche. 


Fonte articolo: Architetturaecosostenibile.it

Cambio casa: a cosa stare attenti prima di comprare o affittare

Basta, questa casa mi sta stretta! Comincia così di solito la ricerca di una nuova abitazione, in acquisto ma anche in affitto.


Immaginate di aver trovato l’immobile giusto, ma il canone che vi viene richiesto è più alto di quello che pagate nella casa in cui vivete ora; come fare a capire se la scelta economica che state per fare sia giusta o meno?

Se quell’affitto più alto si tradurrà per voi in una situazione di maggior benessere? La giornalista Italo americana ed esperta immobiliare Laura Agadoni ha scritto un divertente articolo a riguardo in cui, molto semplicemente, mette nero su bianco alcuni principi di buon senso che possono farci capire se la nuova casa sarà il rifugio dei nostri sogni o, invece, un nuovo incubo ancora peggiore dato che ci costerà più di quello attuale. Vediamone assieme qualcuno.

IL CONTESTO

La prima cosa da fare, scrive la Agadoni, è analizzare con attenzione il quartiere ed il contesto generale in cui si trova la casa che ha fatto breccia nel nostro cuore; non limitiamoci alle visite fatte con il proprietario o con l’Agenzia, andiamo a scoprire cosa succede in quella zona anche in ore diverse; la notte, ad esempio, è un luogo tranquillo? Si dorme serenamente? Oggi la tecnologia e i social media ci possono aiutare moltissimo a saperlo; non solo si può fare una ricerca in Rete per sapere se la zona sia nota per fatti particolarmente piacevoli o spiacevoli, ma sempre più spesso le zone urbane delle città, soprattutto quelle più grandi in cui prima era difficile conoscersi fra vicini di quartiere, hanno dei gruppi Facebook solitamente chiamate “social street”. Monitorando la loro attività si scoprono con facilità luci ed ombre del quartiere, e questo è un grande aiuto.

COSTI DI TRASPORTO

Se anche questo esame è stato superato passate a guardare la vostra automobile. No, non stiamo scherzando, anche la vostra amica a quattro ruote può diventare utile a capire se la casa in cui pensate di trasferirvi sia quella giusta. Come prima cosa, cercate di capire se la userete di più o di meno; nel secondo caso il risparmio sul costo del carburante sarà denaro che, ogni mese, vi rimarrà in tasca e potrebbe aumentare le vostre capacità di spesa, consentendovi di pagare un affitto più alto, ma anche di permettervi qualche cena in più al ristorante. Non fermatevi però solo a considerare il costo del carburante e fate anche un preventivo per l’assicurazione auto su un portale di confronto rc auto.


Pochi lo sanno (o lo considerano), ma molte compagnie calcolano il prezzo della polizza anche in base al codice di avviamento postale del luogo di residenza dell’assicurato; per questo motivo trasferirsi in un altro quartiere potrebbe tradursi in una riduzione del costo della vostra assicurazione auto, ma anche, al contrario in un premio più pesante. Lo stesso discorso funziona, se le avete, anche per alcune coperture assicurative aggiuntive come quella che tutela contro il furto o quella che ci copre dagli atti vandalici ai danni del veicolo.

LE CONDIZIONI GENERALI DI IMMOBILE ED EDIFICIO

Una casa antica può essere bella, ma attenzione nel valutare le spese legate all’immobile in cui volete trasferirvi. Senza dubbio dovete pensare alle condizioni generali del condominio o dell’edificio in cui si trova, ma non solo. Se è vero che le spese di rifacimento delle facciate, dei tetti o simili non sarebbero a carico vostro, ma del proprietario, è altrettanto vero che sareste voi a vivere gli eventuali disagi dei ponteggi e dei lavori. 


Ancora più importante dell’esterno è l’interno.
Verificate che quelle splendide finestre d’epoca che vi hanno trafitto il cuore nella prima visita all’appartamento, ad esempio, oltre che belle siano anche funzionali e trattengano rumori e freddo all’esterno. Ricordate che, anche per l’affitto, l’indicazione della classe energetica dell’immobile è obbligatoria da parte del proponente; finestre che lasciano passare spifferi e corrente si traducono in una casa più fredda e con bollette del gas maggiori, su base annua, anche di diverse centinaia di euro.

Pensateci e se tutto vi dice che la scelta che state facendo è quella giusta, allora…buon trasloco!


Fonte articolo: Immobiliare.it

Lavori in condominio: nessuna ritenuta del 4% fino ai 12.500 euro

La ritenuta di acconto del 4% per gli appalti dei condomini dovrà essere effettuata solo quando vale almeno 500 euro.


È una delle prime modifiche di interesse per le costruzioni in arrivo dalla commissione Bilancio della Camera, che domenica ha iniziato a votare gli emendamenti alla manovra, saltando per la verità (almeno per ora) alcuni passaggi particolarmente delicati, come l'articolo 2, che contiene tutto il pacchetto sulle detrazioni fiscali. 

Arriva così, con un emendamento del Partito democratico, una novità che semplifica gli adempimenti dei condomini e restituisce un po' di liquidità alle imprese. In pratica, dal prossimo anno tutti i lavori di piccolo importo, fino a una soglia di 12.500 euro, non ricadranno più sotto l'ombrello degli obblighi di ritenuta, scattati nel 2007.


La norma interviene, per l'appunto, sulle regole stabilite dalla Finanziaria del 2007, nel passaggio che regolava le ritenute sui corrispettivi dovuti dal condominio all'appaltatore. Quella legge dava al condominio il ruolo di sostituto di imposta. In fase di pagamento dei lavori, da quel momento, l'amministratore deve trattenere dal saldo una ritenuta pari al 4% del totale, "a titolo di acconto – spiega la legge - dell'imposta sul reddito dovuta dal percipiente, con obbligo di rivalsa, sui corrispettivi dovuti per prestazioni relative a contratti di appalto di opere o servizi, anche se rese a terzi o nell'interesse di terzi, effettuate nell'esercizio di impresa". Quindi, si tratta della classica ritenuta d'acconto che, di fatto, drenava liquidità delle imprese, facendogli accumulare crediti di imposta.


Adesso, a quella norma viene introdotta un'importante eccezione, sulla base di un emendamento del democratico Mino Taricco. Il versamento della ritenuta, dal momento di entrata in vigore della legge di Bilancio (primo gennaio 2017), non dovrà essere effettuato sempre. Il condominio, che in questa situazione resta comunque qualificato come sostituto di imposta, dovrà trattenere il 4% soltanto "al raggiungimento della soglia minima di 500 euro dell'ammontare della ritenuta medesima". A conti fatti, quindi, la ritenuta del 4% scatta soltanto per pagamenti di importo superiore a 12.500 euro. Sotto questo limite le imprese potranno incassare tutto. Anche se resta fermo, a carico del condominio, l'obbligo di versamento entro il 30 giugno ed entro il 20 dicembre di ogni anno.


Fonti articolo: Quotidiano dell'Edilizia IlSole24Ore, vetrina web

Il nuovo condominio è collaborativo

I vicini di casa possono essere acerrimi nemici ma anche un fidato supporto per la nostra vita quotidiana.


Se l’abitudine all’aiuto reciproco tra dirimpettai era una condizione tipica del passato – ma sembrava sparita soprattutto nei cosiddetti “supercondomini”, in cui a fatica ci si saluta – quello a cui stiamo assistendo oggi è un ritorno all’era del baratto, dello scambio di risorse, competenze e… tempo tra vicini di casa. L’ultima analisi di Immobiliare.it svela alcune interessanti informazioni.

IL 22% DEI CONDOMINI E' COLLABORATIVO

La sharing economy non ha fatto solo breccia nel mondo del lavoro, con lo sviluppo di startup e progetti d’impresa basati sulla condivisione, ma torna ad applicarsi alla vita quotidiana: Immobiliare.it ha chiesto ad un campione di mille individui, distribuiti sul territorio nazionale, residenti in un condominio, se avessero sviluppato almeno un’attività di aiuto reciproco con i vicini: ebbene, ha risposto affermativamente il 22% del campione.


I condomini tornano a farsi collaborativi, con l’obiettivo di risparmiare e, al contempo, migliorare la qualità della vita in casa. Ma in quali contesti si applica questo principio di supporto collettivo? Innanzitutto nelle attività pratiche: il 44% di chi dichiara di vivere in un condominio collaborativo vede messe a disposizione nel suo palazzo competenze professionali, gratuitamente o a prezzo scontato. Dai piccoli lavori di idraulica alle riparazioni del pc, dal cucito ai servizi di estetica. A seguire, con il 36,9%, troviamo lo scambio di oggetti inutilizzati: dai vestiti ai libri, dagli elettrodomestici ai pezzi d’arredamento che non si usano o semplicemente non piacciono più.


Non si parla, però, solo di oggetti: emerge la tendenza al supporto in caso di bisogno, per curare gli animali (indicato dal 23,7% del campione), gestire i bambini (il 16% degli intervistati si alterna con i vicini per accompagnarli a scuola e il 5% condivide la babysitter o bada ai figli del dirimpettaio se questi non può) e aiutare gli anziani (ai quali si fa compagnia o la spesa).


TECNOLOGIA E CONTROLLO CONDIVISI

Anche la tecnologia, nei condomini collaborativi, può essere condivisa: stando alle risposte del sondaggio il 16% dichiara di condividere la password (e la bolletta) dell’ADSL con i vicini e il 5,7% afferma di ridurre i costi per l’accesso ai servizi di TV on demand (come Netflix o Infinity) facendo a metà con chi abita nel palazzo.


Interessante scoprire che molte attività connesse al verde e alla pulizia degli spazi comuni vedono la collaborazione dei condomini: il 6,8% dichiara di curare a turno il giardino condominiale o di annaffiare le piante del vicino quando questo è in vacanza, mentre il 5,7% dichiara di pulire o gestire a turno la spazzatura condominiale. Addirittura, ci sono condomini con un orto collettivo! C’è anche chi ha organizzato un sistema di controllo notturno delle case durante le vacanze, chi ha creato gruppi di acquisto, alimentare e non, e chi organizza attività ludico-ricreative per adulti e bambini.

LA COMUNICAZIONE FRA IL TRADIZIONALE ED IL TECNOLOGICO

Queste iniziative, stando alle risposte al sondaggio, vengono comunicate e divulgate attraverso il passaparola: vi ricorre il 57% di chi è inserito in una rete di supporto condominiale. Ma non solo: il 21,9% ha un gruppo WhatsAppper raggiungere tutti velocemente e il 19,3% utilizza la bacheca nel portone di casa. Solo il 7% usa il portinaio come tramite per queste comunicazioni mentre il 5% ha optato per un gruppo Facebook.

Ecco il dettaglio delle risposte:

Fonte articolo: Immobiliare.it

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