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Seminterrati: l'altezza minima per l'abitabilità è 2,70 metri

In Basilicata, Calabria, Molise e Puglia i locali per i negozi di frutta e verdura, le mercerie o gli spazi per ospitare uffici possono essere ottenuti anche recuperando i volumi interrati o seminterrati degli immobili. Calabria e Puglia ne permettono il recupero anche per destinarli a residenza.

Alcune condizioni del recupero sono comuni alle quattro Regioni. L'altezza interna dei locali non può essere inferiore ai 2,70 metri. È una regola che vale in tutte le Regioni, con qualche deroga. In Calabria si può scendere a 2,60 se lo permettono le condizioni igienico-sanitarie oppure se vengono adottate soluzioni tecniche alternative che possano garantire la sicurezza dei posti di lavoro.

In Basilicata, se i locali sono situati a piano terra e sono alti almeno 5 metri, la loro superficie può essere ampliata del 75% con la realizzazione di soppalchi, con altezza minima di 2,70 metri. Anche in Calabria è consentito la suddivisione orizzontale di interrati e seminterrati esistente, purché il soppalco non riduca l’altezza dell’ambiente sottostante a meno di 2,70 metri.


L’apertura per la ventilazione naturale dei locali deve essere pari almeno a 1/8 della superficie del pavimento, ma in Calabria questo rapporto quasi si dimezza e diventa 1/15. Quello delle aperture non è però un ostacolo insuperabile: in alternativa il locale recuperato può essere dotato di un impianto di areazione meccanica.

I locali adibiti a negozi o uffici devono anche essere accessibili alle persone con difficoltà di movimento e rispettare le norme in fatto di energia, sicurezza del lavoro e sugli impianti antincendio (condizioni non previste dalla legge calabra).

Il Molise consente il recupero dei locali interrati e seminterrati a condizione che il volume da trasformare non ecceda il 20% del volume dell’intero edificio; finché si resta entro questo limite gli interventi di recupero possono avvenire anche in deroga ai parametri e agli indici previsti dagli strumenti urbanistici vigenti o adottati.

Anche la Basilicata applica una norma analoga, con la sola differenza che l’incremento di volume non deve superare il 15%, e la deroga si applica anche e quando il volume da recuperare rientra già nel volume massimo ammissibile dell’immobile previsto dal titolo abilitativo.

In Calabria gli interventi sono realizzabili in deroga agli strumenti urbanistici senza alcuna condizione; al contrario, Puglia e Basilicata li consentono solo se gli strumenti urbanistici comunali non vietano gli interventi di ristrutturazione.

Fonte articolo: http://www.casaeterritorio.ilsole24ore.com/art/edilizia-privata/2014-10-31/altezza-servono-sempre-metri-163019.php?uuid=Ab3DlbZK

Fibra ottica nelle case: mai più senza

L’Italia è rimasta molto indietro rispetto ad altri Paesi in termini di connessione alla rete e non regge il confronto con altri membri dell’Unione Europea in termini di accessi veloci a internet: ci sono ancora aree del nostro Paese in cui non esistono reti veloci e dove il web viaggia ancora sui canali più datati. Ma arriva, con il decreto Sblocca Italia approvato negli scorsi giorni, un’importantissima novità che, non in tempi brevi, potrebbe far guadagnare terreno all’Italia in termini di connessione e accessibilità. In un emendamento (approvato alla Camera) alla legge di conversione del decreto si stabilisce che dal prossimo 1 luglio tutti gli edifici nuovi o ristrutturati dovranno obbligatoriamente essere predisposti alla banda larga.

Nel dettaglio, sono interessati tutti gli stabili il cui permesso di costruzione sarà richiesto dopo la data stabilita (1 luglio 2015) o quelli che dovranno essere sottoposti a ristrutturazioni importanti che richiedano un’autorizzazione. All’interno di questi nuovi edifici dovranno essere predisposti gli spazi necessari e interni alla struttura per il passaggio dei cavi di fibra ottica per la banda larga. Inoltre ogni palazzo dovrà avere un punto di accesso a cui potranno lavorare i tecnici inviate dalle aziende che forniscono i servizi di navigazione.

Gli edifici così costruiti, o ristrutturati, si potranno avvalere, ma questo non è un obbligo, di una targa esterna che attesti la capacità di tutto lo stabile di navigare con fibra ottica. Queste etichette, che diventeranno certamente un vanto degli inquilini, saranno attribuite da tecnici specializzati. E non stentiamo a credere che diventeranno anche un plusvalore per immobili da vendere o dare in locazione.

Fonte articolo: http://news.immobiliare.it/fibra-ottica-nelle-case-mai-piu-senza-20181

Crescono gli annunci e i rogiti di case in vendita con la formula del rent to buy

«Possibilità di affitto con riscatto». «Proponiamo rent to buy». Gli annunci di vendita che aggiungono simili incisi sono aumentati negli ultimi anni in risposta alle difficoltà di ripresa del mercato immobiliare. Si propone sempre più la via di combinare un contratto di affitto a uno di vendita, aggiornando vecchie formule o inventandone di nuove: se non riesco a cedere l'immobile, consento a chi è interessato di goderne subito, con l'impegno (obbligo o facoltà) di acquisirne la proprietà entro qualche anno, imputando i canoni versati – o una loro quota – a pagamento di una parte di prezzo.

Il decreto Sblocca Italia prevede ora una «disciplina dei contratti di godimento in funzione della successiva alienazione di immobili», per eliminarne le incertezze normative. Certo si potrà continuare, come prima, a combinare più contratti, ma la codificazione della formula punta anche a rilanciare gli accordi, che al momento rimangono difficilmente misurabili. Confedilizia ha al proposito già stilato un contratto-tipo di rent to buy, elaborato dall'ufficio legale sulla base del decreto e richiedibile presso le sue associazioni territoriali.

Quanto alla “generica” disponibilità al rent to buy, i numeri sono ancora in ascesa: il sito Kijiji segnala ad esempio che negli ultimi tre mesi questo tipo di annunci è aumentato del 23 per cento. Negli ultimi due-tre anni è stato comunque sempre un susseguirsi di “boom” di offerte. Ma quante si traducano in accordi è un altro discorso. «Il fenomeno è in ascesa, ma ancora circoscritto – osserva Vincenzo de Tommaso, responsabile dell'ufficio studi Idealista.it –. È vero che secondo i nostri dati l'offerta di case in rent to buy è più che triplicata negli ultimi due anni. Ma si tratta di numeri piccoli, a oggi circa 1.800 annunci, che rappresentano meno dell'1% dell'offerta del portale. La formula viene proposta soprattutto per le case di nuova costruzione, in genere abitazioni di 2-3 locali». Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna sono le regioni pilota; anche se crescono Toscana e Lazio. In media si tratta di appartamenti di 90 mq, con un prezzo richiesto di 170mila euro.

Nel residenziale, secondo l'ufficio studi di Immobiliare.it, il 64% degli annunci di rent to buy si riferisce ad abitazioni nuove o in pronta consegna; il 28% a quelle appena ristrutturate e quindi comparabili al nuovo. Il 65% degli immobili si trova nelle regioni del nord, il 30% al centro e solo il 5% al sud. La formula – sottolineano – è proposta soprattutto da costruttori interessati a piazzare più immobili nello stesso complesso, perché implica una conoscenza approfondita dell'impianto normativo e una solidità economica che consenta di fatto di prolungare l'iter della compravendita.

La presunta diffidenza dei privati è superabile con servizi di consulenza e supporto specializzati. In Italia, la rete Rent to Buy Consulting dichiara di aver concluso oltre un centinaio di contratti (diversi già a rogito), con una progressione che dimostra il crescente interesse per lo strumento (50% delle firme nel 2014). E anzi il fondatore, Andrea Russo, che rivendica «l'assenza di fallimenti delle operazioni», afferma di lavorare più con i privati che con i costruttori, «che chiedono di solito un acconto e un canone di locazione più elevati proprio perché offrono immobili nuovi». In teoria il rent to buy aiuta in primis i costruttori, che devono smaltire l'invenduto: ma non si può nascondere – denunciano gli operatori – che spesso sia usato come pura leva di marketing, per attirare clientela e proporre poi altre soluzioni. La Ducale, società di sviluppo immobiliare del gruppo Tecnocasa, ha avviato i primi contratti di rent to buy nel 2011 e da allora ne ha sottoscritti 62, di cui 12 già andati a rogito. «Il bilancio è positivo – dice il responsabile commerciale Alberto Girino – ma abbiamo deciso di riposizionarci con prezzi più convenienti e quindi abbandonare le offerte di rent to buy: perché se abbasso il costo non posso “rimanere fuori” per tre anni. Il rent to buy ha senso solo in un approccio strategico di costanza di prezzo».

Fonte articolo: http://www.casaeterritorio.ilsole24ore.com/art/mercato-immobiliare/2014-10-29/crescono-annunci-rogiti-case-175436.php?uuid=AbDF44YK

In aumento nel terzo trimestre gli investimenti italiani sul real estate nazionale

  Tornano gli investitori italiani sul mercato. Dopo una lunga fase dominata da investitori esteri, soprattutto di natura opportunistica come i fondi Usa Balckstone, Cerberus, Tristan e così via, si riaffacciano al real estate gli investitori del Paese. Secondo un report CBRE, l’aumento di investimenti domestici nel terzo trimestre ha ridotto leggermente la quota totale di capitale straniero investito nei primi nove mesi che si attesta sul 71%.

Nel terzo trimestre del 2014 gli investimenti immobiliari in Italia hanno superato il miliardo di euro, secondo il report appena pubblicato. I volumi sono in aumento del 5,5% rispetto ai tre mesi precedenti, e di oltre il 16% su base annua. Rispetto allo scorso trimestre, questo è stato caratterizzato dal perfezionamento di due transazioni per asset singoli e core come la vendita del centro commerciale Le Terrazze (SP) e dell'HQ di Credit Suisse a Milano per oltre 100 milioni di euro ciascuno.

Rimangono ancora nella pipeline, perché perfezionati all'inizio del quarto trimestre o in via di perfezionamento, la cessione del 50% delle quote di CBRE Global Investors nel centro commerciale Roma Est e l'acquisizione di Olinda Fondo Shop. Altri grandi del sono attesi nei prossimi mesi, come la vendita dell'ex sede Unicredit a Milano da definirsi entro l'anno. “I volumi d'investimento aumentano per il terzo trimestre consecutivo e l'interesse da parte degli investitori non sembra diminuito dopo l'estate, nonostante le avvisaglie di una nuova recessione economica per il Paese ed il posticipo dell'inizio della ripresa al 2016” spiegano dal team di Cbre. In particolare il volume investito è tornato sopra la media trimestrale degli ultimi tre anni, e le transazioni di portafogli hanno proseguito a rappresentare la quota principale del volume totale degli investimenti, pari a poco più della metà. Un segnale che rende concreti i primi risultati delle novità contenute nel Decreto Sblocca in tema di immobiliare.

Il volume degli investimenti nei primi nove mesi del 2014 si è attestato a circa 2,7 miliardi, il 7% in meno sullo stesso periodo dello scorso anno. La lentezza nel perfezionare gli investimenti insieme ad una carenza di prodotto che riduce la possibilità di acquisire asset di grandi dimensioni ha contribuito al risultato.

Nel trimestre gli uffici tornano a superare il settore retail, rappresentando il 45% del volume di investimenti trimestrale, quasi interamente concentrati a Milano, che si conferma il mercato italiano più importante.

Per quanto riguarda la distribuzione settoriale degli investimenti nei primi nove mesi dell'anno, il settore retail con quasi il 50% del totale si conferma il più attraente pur perdendo qualche posizione rispetto al settore uffici che segue con il 30% del totale investito. A far crescere gli investimenti nel settore uffici nel trimestre è stato il perfezionamento di due acquisizioni di portafogli, entrambi acquisiti da Cordea Savills sgr per conto di Cerberus. Migliora il settore della logistica con i volumi in aumento grazie all'interesse per portafogli Pan-europei da parte di investitori internazionali ed il ritorno di operatori specialistici come Prologis che ha espresso l'interesse per una futura fase di espansione in Italia attraverso ulteriori acquisizioni.

Fonte articolo: http://www.casaeterritorio.ilsole24ore.com/art/real-estate/2014-10-28/investimenti-mattone-aumento-italia-123706.php?uuid=AbX2xmYK

 

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