Super User

L’ipotesi di una tassa unica sulla casa

Entro l’anno dovrebbe essere sciolto il nodo intricato di tutte le imposte che i cittadini versano ai propri Comuni, comprese quelle che gravano sugli immobili, e dovrebbe essere creata un’unica local tax. Questo è l’impegno che Matteo Renzi ha preso con l’Anci, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani guidata da Piero Fassino. Sembrerebbe semplice, ma forse non lo sarà e su alcuni punti non si è ancora giunti a un accordo.

Per quanto riguarda il tema casa e le imposte che gravano sugli immobili, si è certi, come lo stesso premier ha promesso, che Imu e Tasi saranno accorpate in modo da avere un’unica tassa, considerando che entrambe si fondano su una stessa base imponibile. In questo modo si è certi che le scadenze saranno certamente più semplici e implicherebbero per i cittadini un calendario di date da ricordare molto più snello.

Quello che ancora non è chiaro è se anche la Tari, la tassa sui rifiuti, verrà inclusa nell’unica imposta sulla casa, visto che si tratta più che altro di una tariffa i cui margini sono stabiliti anche a livello europeo.

Ma le modifiche e l’accorpamento di tutte le imposte attuali in un’unica tassa sugli immobili dovrà pur sempre mantenere una differenziazione tra prime e seconde case, nonché tutta una serie di eccezioni e norme sulle detrazioni possibili.

Secondo i calcoli della Cgia di Mestre il gettito delle local tax vorrebbe dire un’entrata unica di 31,2 miliardi di euro, di cui ben 18,8 miliardi provenienti dalle imposte sulla casa. Quello che non torna all’Anci, o meglio, non coincide con ciò che afferma il Governo è l’ammontare del taglio che la riunificazione delle tasse comporterebbe per i Comuni. Su questo bisogna ancora parlare, quanto meno per capire se si tratta di entrate a cui, come afferma il Governo Renzi, i Comuni sono in grado di rinunciare.

Fonte articolo: http://news.immobiliare.it/lipotesi-di-una-tassa-unica-sulla-casa-20329

Case popolari occupate: facciamo il punto

Tra inchieste giornalistiche della stampa e interventi delle televisioni nazionali, la questione sulle case popolari occupate abusivamente è tornata a essere un’emergenza e mette il Governo di fronte alla necessità di reagire per dare risposta a chi chiede spiegazioni e per dare un segnale di reazione a quella che ormai è diventata una questione nazionale.

Sì perché gli alloggi popolari non vengono occupati abusivamente solo a Milano, benchè la maggior parte delle inchieste e delle immagini che ci vengono fornite dai media riguardino esclusivamente il capoluogo lombardo: il fenomeno ha proporzioni nazionali, come ha affermato la stessa Unione Inquilini presieduta da Massimo Pasquini.

In un’intervista televisiva ha parlato il Ministro degli Interni, Angelino Alfano, chiamato a rendere conto su quanto progetta di fare per risolvere il problema. La soluzione che dal Viminale è stata proposta direttamente in TV sembra drastica e definitiva: togliere a chi occupa abusivamente la possibilità di prendere la residenza (perché finora evidentemente è stato fatto in maniera regolare) in un appartamento in cui non si ha diritto di vivere  e tagliare poi le utenze, ovvero la fornitura di luce e gas per rendere l’alloggio invivibile.

Quello che fa riflettere, al di là degli interventi sopra citati che sono stati inseriti in un decreto legge appositamente approvato, è che in Italia ci sono circa 40 mila alloggi popolari sfitti e nella sola Milano, centro mediatico della questione, ci sono 23 mila famiglie in attesa di assegnazione, in una città che conta circa 8 mila appartamenti inutilizzati o degradati che appartengono al Comune o agli istituti di case popolari. Si parla tanto di emergenza cemento in Italia, di troppe case per il numero di abitanti, e poi siamo di fronte a fenomeni di questo tipo. Siamo ancora una volta al paradosso!

Fonte articolo: http://news.immobiliare.it/case-popolari-occupate-facciamo-il-punto-20361

Mutui: calano gli spread

Sono stati appena pubblicati i dati dell’osservatorio periodico che il Crif realizza sul mercato dei mutui e una delle notizie migliori è che, nel corso del terzo trimestre 2014, gli spread applicati dagli Istituti di credito alle concessioni di mutuo ai privati sono scesi ancora.

Per quello che riguarda, ad esempio, il finanziamento a tasso variabile, lo spread è ormai assestato al di sotto del 2%, con un importo medio pari all’1,95%, in calo di 0,65 punti percentuali da gennaio 2014. Scorrendo i dati del Crif appare evidente anche come abbia ripreso vigore la surroga che, oramai, è giunta ad avere dei differenziali di spread molto simili, se non assolutamente identici in molti casi, a quelli applicati alle concessioni di mutuo per l’acquisto casa.

 Nel corso del trimestre appena concluso, le surroghe hanno rappresentato addirittura un quarto dei nuovi mutui richiesti in Italia ed oltre un quinto (21%) di quelli effettivamente concessi. Tutto rose e fiori dunque? No, il mercato immobiliare ancora stenta a riprendersi e se si guarda ai dati legati alle compravendite, le case vendute nel terzo trimestre del 2014 sono state circa l’1% in meno rispetto a quelle che avevano cambiato proprietario fra luglio e settembre 2013, ma se i dati del terzo trimestre 2014 vengono messi a confronto con quelli del primo semestre dello stesso anno questa volta le vendite sono state più numerose, nella misura dell’1,4%. Paradossalmente, però, i prezzi degli immobili non sono scesi quando avrebbero dovuto o, almeno, quanto i consumatori avrebbero sperato ed  è proprio il costo del mattone, e non la possibilità di ottenere un mutuo, che sta frenando il settore.

Fonte articolo: http://news.immobiliare.it/mutui-calano-gli-spread-20356



Danni in casa, risponde l'impresa. L'appaltatore risarcisce in proprio solo se è stato davvero autonomo nell'esecuzione

Enrico Morello
Quando i lavori condominiali creano un danno al singolo appartamento, si crea una complessa catena di responsabilità. Ma con la sentenza 20557/2014 la Cassazione mette ordine in una vicenda che aveva visto coinvolti, da una parte, un condomino che richiedeva il risarcimento dei danni subiti nell'unità immobiliare di sua proprietà, a causa della cattiva esecuzione di opere di bonifica e di impermeabilizzazione del tetto del palazzo e, dall'altro, quali soggetti ai quali era stata indirizzata tale richiesta di risarcimento danni, il condominio stesso, l'amministratore dello stabile, nonché l'impresa che aveva svolto i lavori.

Nel corso dei primi due gradi di giudizio, a evidenziare la difficoltà di giungere a una soluzione uniforme, il Tribunale aveva ritenuto responsabile (e condannato quindi al risarcimento dei danni) la sola impresa, rigettando quindi la domanda svolta sia nei confronti del condominio che in proprio dell'amministratore, mentre la Corte d'appello aveva ribaltato la decisione estendendo la condanna, in solido tra loro, a impresa costruttrice, condominio e amministratore in proprio.


 

La Cassazione chiariva anzitutto come normalmente sia l'appaltatore che risponde dei danni provocati a terzi: questo a causa della autonomia con cui egli svolge la sua attività nell'esecuzione dell'opera o del servizio appaltato.
A tale responsabilità dell'appaltatore si può poi affiancare (con possibilità di condanna in solido), sia la responsabilità del condominio quale committente, o per aver dato un ordine all'appaltatore tale da privare quest'ultimo di ogni possibile autonomia nell'esecuzione dello stesso, o per la cosiddetta «culpa in eligendo», e cioè per aver demandato l'esecuzione dei lavori (in questo caso su parti condominiali) a un soggetto palesemente non idoneo ad adempiervi con efficacia.
È poi possibile, come argomenta la Suprema Corte nella sentenza esaminata, che alla responsabilità dell'impresa esecutrice dei lavori, o del condominio, si aggiunga quella in proprio dell'amministratore del condominio (che si chiama «culpa in vigilando»), qualora questi sia venuto meno al suo dovere, quale delegato dello stabile, di controllare la regolare e corretta esecuzione dei lavori.
A tale condanna dell'amministratore, ed è questo il punto centrale e decisivo della sentenza della Cassazione, si può solo arrivare, tuttavia, qualora l'amministratore sia effettivamente venuto meno al suo dovere di vigilanza sulla corretta esecuzione dei lavori, ma non certo quando il danno sia stato causato, come nel caso di specie, da una libera iniziativa presa dall'impresa che aveva coperto (con dei teloni di plastica evidentemente rivelatisi inadatti) il tetto durante i lavori di scopertura e successiva ricostruzione.
In sostanza, non esiste una responsabilità oggettiva dell'amministratore per i danni causati ai condòmini dall'impresa costruttrice che intervenga sulle parti comuni: essendo viceversa necessario, perché l'amministratore possa essere ritenuto responsabile in proprio nei confronti del condominio, che tali danni si siano verificati per un comportamento dell'impresa che l'amministratore, se avesse correttamente vigilato, avrebbe potuto evitare.
Particolarmente rilevante, nella decisione in oggetto, è il richiamo della Cassazione a una sua precedente decisione (sentenza 25251/2008) che aveva introdotto un indirizzo «tendenzialmente più rigoroso» valutando le eventuali responsabilità dell'amministratore condominiale nel vigilare sulla corretta esecuzione di opere sulle parti comuni.
A tale indirizzo, che secondo la Corte è espressione «dell'evoluzione della figura dell'amministratore di condominio, i cui compiti vanno viepiù incrementandosi sia da far ritenere che gli stessi possano venire assolti in modo più efficace dalle società di servizi all'interno delle quali operano specialisti in settori diversi, in grado di assolvere alle numerose e gravi responsabilità ascritte allo stesso amministratore dalle leggi speciali», la più recente decisione pone in qualche modo un limite, precisando che l'amministratore (che pure rimane custode delle parti comuni nonostante la presenza di un appaltatore che debba eseguirvi degli interventi) risponderà dei danni derivati dalla cattiva esecuzione dei lavori da parte di un'impresa terza,solo qualora effettivamente egli vigilando con attenzione potesse accorgersene ed evitarli.


Fonte articolo: http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&edizione=SOLE&issue=20141104&startpage=1&displaypages=2

Subscribe to this RSS feed

La invitiamo a lasciare il suo numero di telefono per essere ricontattato.

Cliccando invia dichiari di aver letto ed accettato l'informativa sulla privacy