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Segnali incoraggianti per le residenze di lusso

Il mercato immobiliare del lusso continua a tenere, nonostante gli scossoni che gli altri settori dell’immobiliare stanno subendo. A sancirlo il periodico Osservatorio che Tirelli e Nomisma realizzano sulle residenze esclusive italiane, con un focus particolare alle due città maggiori: Roma e Milano.

Se, per il mercato residenziale nel suo complesso, l’osservatorio condotto da Immobiliare.it aveva evidenziato nel primo semestre 2014 un calo dei prezzi pari all’ 1,8%, per quanto riguarda il settore del lusso l’indagine compiuta da Nomisma e Tirelli ha rilevato una sostanziale stabilità con, nel dettaglio, un incremento dello 0,1% per la fascia di valore inferiore, controbilanciato da un calo dello 0,2%  per la fascia più alta.

In quattro anni, però, il calo c’è stato. Ed è stato decisamente importante; stando a quanto ha dichiarato lo stesso Marco Tirelli, dal 2010 ad oggi i valori a cui si sono concluse le transazioni sono scesi del 17,7%, addirittura del 25% se si torna indietro nelle analisi fino al 2008. Il mercato del lusso italiano, sempre secondo quanto è emerso dall’ Osservatorio, ha pagato il prezzo di una forte sfiducia nei confronti del mattone tricolore e dello spostamento degli investimenti verso altre nazioni che, infatti, non solo non hanno subito diminuzione di prezzi, ma addirittura hanno visto crescere le quotazioni dei propri immobili di alta o altissima gamma.

Nel nostro Paese è in ripresa anche l’indice di assorbimento che è passato dal 4,13% registrato nel 2013 al 7,6% del primo semestre 2014. Male invece i valori dell’invenduto che ormai ha superato la media dei 24 mesi sul mercato, arrivando a 25,5 mesi (appena un anno fa era a 18,1 mesi).

Fonte articolo: http://news.immobiliare.it/segnali-incoraggianti-per-le-residenze-di-lusso-20248

Gli Italiani scelgono l’aiuto delle agenzie immobiliari

Tecnoborsa, società specializzata nello studio del mercato immobiliare del nostro Paese, ha condotto una ricerca sugli italiani che devono vendere casa e su quelli che la vogliono acquistare. Il risultato rivela un apprezzamento crescente da parte dei cittadini nei confronti delle attività di mediazione immobiliare delle agenzie.

Nei due anni 2012/2013, infatti, il 62,3% di chi ha messo in vendita una casa lo ha fatto rivolgendosi a dei professionisti del settore. La motivazione risiede chiaramente nel bisogno di affidarsi a chi lavora abitualmente e sa muoversi in un mercato oggi in forte difficoltà. Dal 2008, come ben sappiamo, il mattone ha subito un forte contraccolpo da parte della crisi economica, così trovare un acquirente per il proprio immobile diventa una missione quasi impossibile, qualora si decida di farlo da soli. Così rivela la società avendo intervistato un campione di cittadini coinvolti in delle compravendite negli ultimi due anni. E l’abitudine di rivolgersi alle agenzie immobiliari sta crescendo: rispetto al biennio 2010/2011 la percentuale è salita del 12,3%.

Tecnoborsa, poi, ha chiesto a chi non ha scelto di coinvolgere le agenzie nei proprio affari immobiliari (sia proprietari che acquirenti) il perché di questa decisione. Il 78% di queste persone ha imputato ai costi di commissione la motivazione principale per cui ha preferito fare tutto da solo. Per un 11% i servizi che venivano proposti e offerti dagli agenti non erano all’altezza delle proprie aspettative e quindi si è deciso di operare secondo le proprie preferenze in autonomia; per un altro 11%, dalle agenzie provenivano troppe poche offerte.

Fonte articolo: http://news.immobiliare.it/gli-italiani-scelgono-laiuto-delle-agenzie-immobiliari-20132

In montagna va il lusso francese Località come Megève, Morzine e Méribel a buoni prezzi rispetto alle «cugine» svizzere Gstaad e Verbier

Paola Dezza
 Sono le località più ambite dalla clientela internazionale di alto livello, ma non solo, per una vacanza sulla neve. E anche un interessante mercato immobiliare. Le Alpi, che coprono un territorio di 191mila chilometri quadrati a cavallo di sette Paesi, riescono ancora ad attirare compratori di una seconda casa da tutto il mondo. E richiamano ogni anno il 45% degli sciatori nel mondo (gli Stati Uniti si fermano al 21%).
Dove oggi conviene acquistare una casa per le vacanze? Secondo l'analisi "Alpine property market" del network immobiliare Savills le località di alto livello di Francia e Svizzera continueranno ad attrarre clientela internazionale, ma saranno condizionate dalle situazioni politiche dei rispettivi Paesi. Tuttavia è la Francia, secondo Savills, a offrire oggi le migliori occasioni di acquisto. Nella parte francese delle Alpi è tornata la stabilità e si possono concludere transazioni se si applicano sconti sul prezzo di richiesta. La Francia è tra l'altro il Paese con la maggiore vastità di comprensori sciistici.

La Svizzera, intanto, rafforza la sua posizione di meta per investimenti sicuri. Ed è stato il primo Paese ad attirare sciatori dall'Asia, un mercato di nicchia ma che viaggia sui binari di una crescita veloce. La popolazione "non giovane" ha fatto diminuire nel tempo il numero di sciatori tra i residenti, ma le location svizzere offrono molto più che un semplice soggiorno di sci e richiamano anche il jet set internazionale per sport invernali, estivi - come i corsi di vela sul lago di Sankt Moritz -, vita sociale. Qui si trovano però gli ski-pass settimanali (della durata di sei giorni) più cari: a Zermatt, Flims e Sankt Moritz si pagano oltre 300 euro.
L'Austria piace invece per la sua accessibilità, la doppia stagionalità e i prezzi ancora contenuti. La Nazione ha avuto un tasso di crescita annuo in termini di numero di sciatori del 2,25% dal 2000 a oggi. Qui la meta più cara è senz'altro Kitzbühel, mentre più a buon mercato sono Zell am See, Bad Gastein e Sallbach.
Le quotazioni al metro quadro per abitazioni "ultra-prime", quindi di superlusso, sempre secondo la ricerca di Savills, arrivano a 34.200 euro per Courchevel 1850 e rimangono sopra i 30mila euro per Gstaad, dove però ci sono anche abitazioni che arrivano a costare 60mila euro al metro quadrato se in posizione unica. Meno care le francesi Verbier e Méribel, dove il mattone costa rispettivamente 22.400 e 19mila euro al metro quadrato. Ultima per le abitazioni superlusso è Kitzbühel in Austria con i suoi 15.900 euro al metro. Nello studio si vede che non poche sono le località a sconto rispetto alla media dei prezzi nelle zone menzionate da Savills.
Ci sono però mete dove per le case esistenti si possono pagare meno di 4mila euro al metro quadrato ed essere comunque vicini a località rinomate. È il caso di La Plagne in Francia, non lontano da Courchevel, o ancora di Ischgl, non lontano da Lech, e di St Gervais, tra Megève e Chamonix. Si spendono invece tra 4mila e 8mila euro a Saas-Fee, Wengen, Morzine e nella stessa Chamonix. I prezzi salgono invece nella fascia tra 8mila e 12mila euro al metro quadrato a Flims, Andermatt, Crans-Montana, Villars, Val d'Isère, Megève e Méribel.
E i costi per acquistare? Per la transazione le spese sono sostenute dal venditore nei tre Paesi e vanno dal 3% che si paga in Austria al 6% che si deve mettere in conto in Francia. In Svizzera i costi della transazione sono più bassi: ammonta all'1,5% la transfer tax e all'1,2% i costi del notaio sul valore della proprietà. Ma qui per entrare nel mercato ci sono diverse restrizioni. Sono solo 1.500 i permessi all'anno per gli stranieri che vogliono acquistare una proprietà nel Paese.
Fonte articolo: http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&edizione=SOLE&issue=20141023&startpage=1&displaypages=2

Caos Imu, l'85% dei Comuni cambia regole L'incrocio con la Tasi e i continui ritocchi normativi moltiplicano gli interventi dei sindaci

A Venezia l'Imu sulle seconde case scende dal 10,6 all'8,1 per mille, ma solo per lasciar spazio alla Tasi che porta il conto totale all'11 per mille, quindi più in alto dell'anno scorso; lo stesso accade alle abitazioni principali «di lusso», che vedono ridursi l'Imu dal 4 per mille del 2013 al 3,5 per mille di ora, ma vengono caricate anche di un 2,9 per mille di Tasi. A Napoli invece sono «le notorie difficoltà finanziarie del Comune», come avverte la delibera, a spingere al massimo l'imposta municipale sulle abitazioni principali di lusso, ma arrivano sconti per i canoni concordati. Saliscendi anche a Bologna, dove sale la richiesta Imu per abitazioni principali di lusso e case di anziani lungodegenti, ma scende quella negozi e capannoni utilizzati dal proprietario; a Milano una nuova agevolazione abbassa al 7,6 per mille l'imposta sulle case occupate abusivamente, a patto che il proprietario denunci entro 30 giorni la cosa alla Polizia, mentre a Roma nuovi sconti sono riservati alle edicole e ai negozi storici. Tanti Comuni turistici, infine, hanno azzerato la Tasi, ma sono stati qualche volta costretti a pareggiare i conti agendo sull'Imu delle seconde case, come accaduto per esempio a Stresa (dal 7,6 al 9 per mille).
 

Le ragioni per cambiare le regole Imu, insomma, sono le più diverse, e i Comuni si sono affollati a inviare le nuove delibere al dipartimento delle Finanze: il termine è scaduto ieri, e l'ultimo censimento ministeriale contava 6.828 delibere, ma il ministero ha tempo fino al 28 ottobre per pubblicare le decisioni locali rendendole effettive per il saldo in programma il 16 dicembre. In quasi nove Comuni su dieci, quindi, si replicherà a partire dalle prossime settimane lo stesso film appena vissuto con la Tasi: i contribuenti e i professionisti che li aiutano dovranno rimettersi a spulciare le delibere comunali, e le case di software dovranno riaggiornare i loro programmi.
Il problema non riguarda i proprietari di abitazioni principali, e per questo è uscito nei mesi scorsi dal dibattito politico. Ciò non significa, però, che la questione sia secondaria: a pagare l'imposta su seconde case, negozi, uffici, capannoni e così via sono milioni di soggetti: persone e imprese che, quest'anno, si trovano spesso a dover fare un doppio conteggio, perché in metà dei Comuni italiani la Tasi colpisce anche gli immobili soggetti all'Imu.
Mentre tutti si occupavano del tributo sui servizi indivisibili, però, la vecchia imposta municipale ha continuato a trasformarsi in silenzio. Il problema finora non è emerso anche perché gli acconti di giugno sono basati sui parametri dell'anno prima, mentre le novità modificano i calcoli del saldo di fine anno.
Per confermare le decisioni 2013 i Comuni non avrebbero dovuto fare nulla, perché le vecchie decisioni "sopravvivono" fino a nuovo ordine, ma come mostrano gli elenchi sterminati di delibere pubblicati dal dipartimento Finanze questa fissità riguarderà circa mille Comuni su 8mila. Alcuni enti potrebbero aver inviato delibere fotocopia rispetto all'anno scorso, ma anche in questi casi la nuova delibera impone a professionisti e contribuenti di ricontrollare tutto, anche se alla fine si scopre che non è cambiato nulla.
Nella maggioranza dei casi le novità piccole o grandi non mancano, e sono alimentate dal continuo lavorio sul fisco del mattone. Spesso è l'incrocio con la Tasi a far cambiare le aliquote Imu, qualche volta anche per venire incontro ai contribuente: accade così, per esempio, quando il Comune ha deciso di abbassare l'Imu sugli immobili strumentali all'attività d'impresa, in cambio di una Tasi più alta, perché per imprenditori e commercianti la Tasi è interamente deducibile dal reddito, mentre l'Imu lo è solo per un quinto. Le stesse regole nazionali, poi, sono cambiate più volte, dalle assimilazioni ai terreni agricoli. I continui ritocchi alle norme, insieme all'incertezza costante che ha caratterizzato i conti comunali, hanno moltiplicato i ripensamenti sulle aliquote: e ora a professionisti e contribuenti tocca un nuovo tuffo nelle delibere.

Fonte articolo: http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&edizione=SOLE&issue=20141022&startpage=1&displaypages=2



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