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Nel 2016 vendite a quota 500mila. Quest’anno il fatturato residenziale in Italia salirà del 3,7% e l’anno prossimo dell’8,3%

Come una pellicola che svela piano piano le immagini che vi sono impresse, anche l’aspetto della situazione immobiliare italiana sembra assumere contorni più definiti. Sempre con zone d’ombra dovute alla lentezza della ripresa economica e ai punti di domanda sugli effetti delle riforme varate dal Governo.
Nonostante le questioni ancora aperte, molti operatori del mercato immobiliare iniziano a ostentare un certo ottimismo sulle possibilità del real estate italiano di ritrovare la strada della crescita. Anche grazie all’arrivo sempre più massiccio di quei capitali esteri protagonisti nel 2014 di oltre il 70% dei deal. Dai fondi Usa come Blackstone, Apollo e Cerberus ai fondi sovrani mediorientali passando per investitori istituzionali europei e non, saranno questi i nomi ancora protagonisti del 2015 per quanto riguarda il real estate commerciale.Complici i bassi tassi di interesse, la liquidità in circolazione, un euro debole, il Quantitative easing della Bce e il prezzo del petrolio in discesa è facile pensare che situazione più favorevole non ci possa essere per vedere l’economia in ripresa, anche in Italia. Tanto che la Commissione europea nei giorni scorsi ha rivisto al rialzo le stime sul Pil per il biennio 2015-2016.

Continuano però a pesare i rischi geopolitici, non solo nel braccio di ferro tra Russia e Ucraina, ma anche nell’Africa del Nord fino all’Iraq, e l’elevata disoccupazione, sebbene il mercato del lavoro abbia registrato qualche segnale positivo.
Nel report pubblicato ieri da Scenari Immobiliari e intitolato non a caso “Cinquanta sfumature di ripresa” si evidenziano le differenze tra i Paesi europei (si veda articolo a lato) e si sottolinea come la ripresa dell’Italia risulti più lenta e faticosa a causa di fondamentali ancora molto deboli e delle incertezze sugli esiti delle riforme del Governo Renzi. Il prodotto interno lordo dovrebbe aumentare lievemente nel 2015, dopo la contrazione del triennio precedente. Ma adesso bisogna capire se la crisi «abbia trasformato a tal punto gli equilibri interni, che le attuali condizioni favorevoli potrebbero risultare insufficienti per una crescita solida e duratura» recita il report.
Sul fronte residenziale il mercato immobiliare italiano è tornato a crescere dopo sette anni di crisi. La rinnova fiducia nel sistema Paese e l’interesse dimostrato da parte degli investitori internazionali, orientati principalmente verso gli immobili di qualità, hanno migliorato il sentimento anche sul mercato residenziale, la fetta più importante del real estate nel nostro Paese che rappresenta nell’industria immobiliare italiana oltre l’80% del fatturato complessivo. Fatturato che peraltro è salito a quota 81 miliardi di euro grazie all’aumento di oltre l’1% delle compravendite (415mila abitazioni a fine anno). Secondo gli ultimi dati dell’agenzia delle Entrate particolare forza ha dimostrato il quarto trimestre 2014 con transazioni salite del 7,1% rispetto a un anno prima.
Scenari Immobiliari prevede per il 2015 un incremento delle compravendite fino a quota 450mila unità, grazie anche alla maggiore facilità di accesso al credito che consente alle famiglie di tornare a pensare all’acquisto. Solo uno scenario ottimistico permette di puntare a quota 500mila compravendite nel 2016.
Non seguono il trend i prezzi che continuano invece a scendere, seppur in maniera modesta nell’ultimo periodo (circa il 4% nel 2014). Il bilancio parla di valori nominali scesi in media del 15% nelle zone centrali e il 27% nelle aree zone periferiche. Certo è che la provincia soffre ancora e anche sul fronte delle compravendite è emerso il ruolo trainante dei capoluoghi.

Fonte articolo: http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&issue=20150319&edizione=SOLE&startpage=1&displaypages=2

Spiragli di ripresa per l’edilizia

Squinzi: quest’anno mi auguro una crescita significativa, non dello 0,2% ma almeno del 2%.

Se le fiere sono il “termometro” della salute di un settore, nella filiera dell’edilizia è ancora presto per dire se i piccoli segnali sapranno trasformarsi in una vera ripresa. Tra spiragli di nuovi ordinativi e lo spaccato desolante del sistema dei grandi appalti pubblici si è aperta ieri, nei padiglioni di Rho-Pero, alle porte di Milano, Made Expo, la fiera dell’edilizia, dell’architettura e delle finiture d’interni.
In tutto 1.400 imprese di cui 140 straniere e 400 incontri B2B al giorno, per un settore che, negli ultimi 5 anni, ha perso un quarto degli occupati. Mentre a gennaio – dato Istat sempre di ieri – la produzione nelle costruzioni è aumentata dell’1% rispetto al mese precedente, confermando la tendenza al recupero registrata a dicembre 2014 (quando era cresciuta del 2,6%).

Presente al virtuale “taglio del nastro” anche il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi, pesantemente contestato da diversi imprenditori: «È un appuntamento che avevamo fissato da tempo e con gli imprenditori con cui ho parlato emerge che cominciano a esserci elementi di ripresa: la sfida che avevamo lanciato tutti insieme comincia a dare i primi risultati» .
«Si vede qualche segnale di ripresa positivo – ha dichiarato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, a margine dell’inaugurazione – ma è ancora presto per dire che c’è una ripresa. Mi auguro che nel corso di quest’anno si possa constatare una ripresa che non è lo 0,2% ma penso sempre a una soglia minima del 2 per cento».
Secondo Squinzi – che a una domanda sull’inchiesta degli appalti pilotati ha sottolineato come «la corruzione taglia la competitività» – è possibile farcela soprattutto «cogliendo i segnali positivi che ci arrivano dalla congiuntura economica internazionale, dal cambio euro-dollaro, dal prezzo del petrolio e dal Qe della Bce. Ma possiamo ritrovare una vera ripresa solo se metteremo mano alle riforme portando fino alla fine il programma di Governo al quale è stato dato solo il calcio d’inizio». In ogni caso, ha aggiunto il leader degli industriali «da parte nostra occorrono investimenti in ricerca e innovazione». E poi c’è il capitolo sicurezza e dissesto idrogeologico (si veda il pezzo a fianco): «Bisogna investire – ha concluso Squinzi – per mettere il Paese in sicurezza. Ci sarebbero possibilità per interventi straordinari, tali da creare centinaia di migliaia di posti di lavoro».
Intanto, ha sottolineato il presidente di Ance, Paolo Buzzetti, «le compravendite di immobili stanno aumentando: +7,1% nell’ultimo trimestre dello scorso anno, +3,6% nel 2014 sul 2013. Negli anni della crisi abbiamo perso 800mila posti di lavoro, il 60% dei finanziamenti privati e il 50% degli investimenti in opere pubbliche. Ma la gente ricomincia a comprare casa».
«C’è una grande crescita dell’erogazione dei mutui – ha ribadito Giovanni De Ponti, ad di Made Expo – le ristrutturazioni crescono del 30%: questi sono fattori molto positivi».
Aiuta il settore la detraibilità delle spese per ristrutturazione e risparmio energetico. «Ma siamo in dirittura di arrivo – ha dichiarato Giorgio Palmucci, presidente di Confindustria Alberghi – anche con i decreti attuativi che renderanno operativo il “tax credit” previsto nel Dl Cultura, grazie al quale le strutture alberghiere potranno beneficiare di un sostegno concreto per le ristrutturazioni».
Tra gli stand gli umori sono contrastanti. «Vediamo prospettive di sviluppo stabili – ha spiegato Antonio Lacedelli, ad di Rubner  Objektbau (363 milioni di fatturato e oltre 1500 addetti) -. Abbiamo contribuito ad alcuni padiglioni di Expo. Restiamo molto presenti in Germania, Francia, Svizzera. Il calo dell’euro e del petrolio beneficia il Gruppo in termini di fornitura materiali per grandi commesse in Paesi extra Ue».
«Resta un periodo difficile – ha sottolineato Dario Vaccari, presidente di Alias Porte Blindate (1,5 milioni di fatturato e 100 dipendenti) –. Abbiamo perso il 10% del fatturato con la crisi russa. Per noi resta un mercato molto importante. Mentre in Italia rimane il problema dei ritardi nei pagamenti, anche con clienti con cui i rapporti sono consolidati da anni. Non mi sento proprio di parlare già di ripresa».

Fonte articolo: http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&issue=20150319&edizione=SOLE&startpage=1&displaypages=2

Rent to buy, le critiche del notariato alla disciplina fiscale prevista dall'agenzia delle entrate

Il consiglio nazionale del notariato ha fatto il punto sul trattamento fiscale da applicare ai "contratti di godimento in funzione della successiva alienazione di immobili", stabilito da una circolare dell'agenzia delle entrate. La nota è critica soprattutto sulla doppia imposizione fiscale scaturita dal considerare il rent to buy come un duplice contratto.

Rent to buy: due contratti, due diverse tassazioni
Oggetto delle critiche del notariato è soprattutto la scelta del fisco di considerare il rent to buy come un duplice contratto - uno di affitto e l'altra di compravendita - dando vita in questo modo a una duplice tassazione, considerata eccessiva. Sarebbe stato preferibile, trattare il rent to buy come un tipo contrattuale a sé stante.

Lo sdoppiamento della fattispecie ha, infatti, come conseguenza l'applicazione di una doppia imposta fissa di registro nel caso in cui sia il godimento che la cessione del bene siano soggetti ad iva. Il considerare il rent to buy come una fattispecie contrattuale unica avrebbe invece comportato l'applicazione di una sola imposta fissa di registro.

Tassazione dei canoni pagati in conto vendita
Un altro punto critico riguarda la sorte della tassazione applicata ai canoni pagati in conto vendita, nel caso in cui l'inquilino decida di non esercitare il diritto d'acquisto. mentre per il fisco questi canoni diventano a fondo perduto, per il notariato queste somme dovrebbero essere state soggette a restituzione.

Un altro appunto interessante riguarda, ad esempio, la determinazione dell'imposta di registro da applicare in sede di trasferimento dell'immobile. Secondo il notariato, infatti, oltre a contemplare l'ipotesi di un eventuale rimborso dell'eccedenza, l'agenzia avrebbe dovuto riconoscere che l'imposta applicata agli acconti sia commisurata a quella principale dovuta per il trasferimento, rimborsando in ogni caso l'eccedenza.

Fonte articolo: http://www.idealista.it/news/finanza-personale/fisco/2015/03/18/114765-rent-to-buy-le-critiche-del-notariato-alla-disciplina-fiscale-prevista-dallagenzia

Preliminare del preliminare, la cassazione lo dichiara legittimo

Con la sentenza n. 4628 del 6 marzo la cassazione ha dichiarato legittimo il "preliminare del preliminare", quel contratto con cui i contraenti si obbligano alla stipula di un successivo e ulteriore contratto preliminare. Un cambio di rotta che supera la posizione precedente, in base alla quale non c'era validità.

L’iter della contrattazione immobiliare - Si tratta di una sentenza importante, tanto più considerando il fatto che il "preliminare del preliminare" è una fattispecie assai frequente nella contrattazione immobiliare. Nella maggior parte dei casi, infatti, accade che nella contrattazione immobiliare venga inviata una proposta e si assista alla sua conseguente accettazione, che comporta la conclusione di un primo contratto (contratto preliminare); successivamente le parti si incontrano per la stipula di un contratto preliminare "vero e proprio" e poi avviene la stipula del contratto definitivo (rogito notarile).

Prima della sentenza n. 4628 - Fino a qualche giorno fa, il riferimento normativo era la sentenza n. 8038/2009 della cassazione in base alla quale, nel corso di una trattativa per la compravendita di un immobile, qualora "la proposta irrevocabile di acquisto, seguita dall'accettazione del venditore, preveda che le parti debbano poi concludere un contratto preliminare, prima della conclusione di tale atto, hanno dato vita ad un contratto qualificabile come preliminare del preliminare, del quale deve essere dichiarata la nullità non essendo ravvisabile una causa meritevole di tutela".

Dopo la sentenza n. 4628 - Adesso la cassazione riconosce che il "preliminare del preliminare" può avere una sua propria dignità. secondo la suprema corte deve essere ritenuto "produttivo di effetti l'accordo denominato come preliminare con il quale i contraenti si obblighino alla successiva stipula di un altro contratto preliminare, soltanto qualora emerga la configurabilità dell'interesse delle parti a una formazione progressiva del contratto basata sulla differenziazione dei contenuti negoziali e sia identificabile la più ristretta area del regolamento di interessi coperta dal vincolo negoziale originato dal primo preliminare".

Fonte articolo: http://www.idealista.it/news/immobiliare/residenziale/2015/03/16/114693-preliminare-del-prelimanare-la-cassazione-lo-dichiara-leggittimo

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