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Confedilizia: sugli immobili è necessaria una "operazione fiducia"

 

In Italia, rispetto all'anno 2011, le tasse locali sugli immobili sono quasi triplicate. Questo è quanto emerso, tra l'altro, da un Dossier della Confedilizia che ha messo in evidenza, Governo dopo Governo in questi ultimi anni, quello che è stato il pesante inasprimento della tassazione immobiliare. Nel 2011, e negli anni precedenti, c'era solo l'ICI che assicurava un gettito di 9,2 miliardi di euro. Poi, nel 2012 con il Governo del senatore a vita Mario Monti, chiamato a "salvare l'Italia" dalla speculazione internazionale sul debito, è arrivata l'Imu con un gettito pari a ben 23,8 miliardi di euro. Breve stop and go con il Governo Letta con un gettito annuo pari a 20,4 miliardi tra Imu e mini-Imu. Dopodiché, riporta altresì la Confedilizia, nel 2014 di nuovo l'ascesa con il Governo Renzi con Imu e Tasi per complessivi 25 miliardi di euro.

Ne consegue che la tassazione sulla casa con il Governo Renzi risulta essere più aspra rispetto al Governo Monti quando agli italiani veniva apertamente chiesto di fare dei sacrifici. Solo negli ultimi tre anni, quindi, la tassazione locale sulla casa è stata pari ad oltre 69 miliardi di euro e, comunque, rispetto all'ICI dal 2012 in poi i proprietari di immobili versano annualmente nelle casse dei Comuni dai 15 ai 16 miliardi di euro in più. Una cifra che, sottolinea altresì la Confedilizia, è superiore del 50% rispetto alle coperture per assicurare il bonus da 80 euro al mese riconosciuto ai lavoratori dipendenti.

Ecco perché, secondo la Confederazione Italiana Proprietà Edilizia, sugli immobili è necessaria una "operazione fiducia" che vada ad allentare la morsa della tassazione su un bene chiave come la casa. Questo anche in vista di scenari futuri di riordino della tassazione attraverso l'introduzione della cosiddetta "local tax". E questo anche perché nella maggioranza dei casi il contribuente nel pagare le tasse sugli immobili altro non deve fare, purtroppo, che attingere dai propri risparmi e, comunque, da altri redditi derivanti da lavoro oppure da pensione.

Fonte articolo: http://it.blastingnews.com/tasse/2015/04/mercato-immobiliare-italiano-le-tasse-locali-del-governo-da-monti-
a-renzi-00370891.html

Previsioni di crescita per tutto il real estate italiano

Il colore dominante nei prossimi mesi per il real estate nostrano sarà il grigio chiaro. Il rapporto 2015 di Scenari Immobiliari afferma che dopo un accenno di ripartenza lo scorso anno (+1,8%), ci sono le fondate premesse per un ulteriore miglioramento sia per l’abitativo sia per il non residenziale. Il giro d’affari complessivo del real estate italiano è previsto in crescita del 3,7% quest’anno, per arrivare a 112 miliardi. Altro aumento, del 7%, nel 2016, quando il mercato, con 120 miliardi, sarà comunque sotto ancora rispetto al 2010; bene quindi, ma il boom è destinato a rimanere un ricordo.

 

Per quanto riguarda la casa, il 2014 si è chiuso con un fatturato di 81 miliardi di euro, con un aumento dell’1,2% su base annua; la lieve discesa dei prezzi, attorno al 2%, è stata infatti compensata da un aumento delle transazioni di pari entità e riguardante acquisti di maggior valore unitario. Con la crisi i valori hanno comunque lasciato sul campo nei capoluoghi tra il 15% nelle zone centrali e il 27% delle periferie. Per il 2015 sono previste 450mila compravendite, destinate a salire a mezzo milione l’anno prossimo. Il fatturato è stimato in crescita a 84 miliardi quest’anno per balzare a 91, anche grazie alla moderata ripartenza dei prezzi, nel 2016.

Uffici, crisi alle spalle. Per quanto riguarda il non residenziale, la buona notizia, soprattutto per i fondi immobiliari che in Italia hanno un portafoglio molto sbilanciato sugli uffici, è che per il mercato del terziario la fase peggiore è alle spalle. Rimane alto lo sfitto, a Milano più che a Roma, ma nei business district la situazione è in miglioramento. Le previsioni per il comparto sono di un giro d’affari di 6,2 miliardi di euro, con un incremento del 3,3% rispetto allo scorso anno; un ulteriore aumento del 4,8% dovrebbe portare nel 2016 il fatturato complessivo a 6,5 miliardi.

Scenari immobiliari concorda con l’analisi di altri osservatori, già riportate daCorriere Economia, secondo le quali le migliori perfomance nel 2014 sono state registrate dal commerciale. Il mercato dei negozi nelle strade ad alto afflusso di pubblico e degli shopping center ha ripreso quota presso gli investitori istituzionali non solo perché i rendimenti offerti sono elevati (uno-due punti più degli uffici) ma anche perché la crisi ha dimostrato che i retailer di richiamo della moda (gli inquilini ideali per le proprietà) non corrono rischi quando cadono i consumi: negli ultimi anni nonostante la recessione in Italia i bilanci delle insegne più trendy sono sempre saliti. Il giro d’affari immobiliare del comparto nel 2014 ha registrato un incremento del 10,4 per cento, sfiorando gli otto miliardi. Le previsioni sono di una crescita quest’anno e il prossimo al medesimo ritmo.

Più logistica. Per quanto riguarda la logistica, Scenari computa il giro d’affari 2014 in poco meno di 4 miliardi, con prospettive di incremento limitato nel biennio. I rendimenti sono ottimi (fino al dieci per cento) ma è in corso un processo di accorpamento dei magazzini più piccoli in strutture più grandi, con il rischio che sul mercato vengano immessi immobili usati di scarso interesse per gli utilizzatori.

Infine, per l’alberghiero il rapporto vede ottime prospettive: il settore ha tenuto bene negli anni della crisi e per i prossimi mesi può contare su un’accoppiata eccezionale: Expo e Giubileo. Se il sistema turistico riuscirà a «fidelizzare» almeno una parte dei milioni di turisti in arrivo per i due eventi non ci guadagneranno solo i proprietari degli hotel e i gestori delle strutture, ma tutto il sistema Paese.

Fonte articolo: http://www.corriere.it/economia/confronta_e_risparmia/mutui/15_aprile_03/mercato-cinquanta-sfumature-ripresa-e1ab629e-d7a4-11e4-82ff-02a5d56630ca.shtml

 

Situazione mutui casa primi mesi 2015

Mutui casa +35% a novembre-gennaio, prestiti -1,4% a febbraio
Da quanto si legge nel Rapporto mensile stilato dall’Abi (Associazione Bancaria Italiana), in termini di nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di immobili nel trimestre novembre 2014–gennaio 2015 (anno su anno) si è registrato un incremento annuo di oltre il 35%, mentre, nello stesso periodo, il flusso delle nuove operazioni di credito al consumo ha segnato un incremento su base annua dell’8,1%.

A febbraio 2015 il totale dei finanziamenti a famiglie e imprese ha presentato una variazione annua di -1,4%, -1,5% il mese precedente e migliore rispetto al -4,5% di novembre 2013, quando aveva raggiunto il picco negativo. Questo di febbraio 2015 per i prestiti bancari a famiglie e imprese è il miglior risultato da luglio 2012. Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, a oggi i prestiti all’economia sono passati da 1.673 a 1.821 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese da 1.279 a 1.405 miliardi di euro.

Tasso mutui scende al 2,78%, raccolta obbligazioni a -13,5%
A febbraio 2015, i tassi di interesse sui prestiti si sono posizionati in Italia su livelli ancora bassi. Il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 3,57%, minimo storico (3,63% il mese precedente; 6,18% a fine 2007). Il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni si è attestato al 2,78% (2,82% il mese precedente e segnando il valore più basso da ottobre 2010; 5,72% a fine 2007). Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese si è collocato al 2,54% (il valore più basso da ottobre 2010) dal 2,45% di gennaio 2015 (5,48% a fine 2007).

In Italia diminuisce, su base annua, la raccolta a medio e lungo termine cioè tramite obbligazioni, (a febbraio 2015: -13,5%, segnando una diminuzione su base annua in valore assoluto di 68,5 miliardi di euro) il che penalizza l’erogazione dei prestiti a medio e lungo termine. Mentre i depositi aumentano – sempre a fine febbraio 2015 – di quasi 52,3 miliardi di euro rispetto all’anno precedente (su base annua, +4,3%, +5,1% a gennaio 2015). L’andamento della raccolta complessiva (depositi da clientela residente + obbligazioni) registra a febbraio 2015 una diminuzione di circa 16,2 miliardi di euro rispetto ad un anno prima, manifestando una variazione su base annua di -1% (-0,6% a gennaio 2015), risentendo della dinamica negativa della raccolta a medio e lungo termine. Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi la raccolta da clientela è passata da 1.513 a 1.701,2 miliardi di euro, segnando un aumento – in valore assoluto – di quasi 190 miliardi.

 

Fonte articolo: http://news.attico.it/2015/03/16/abi-mutui-casa-35-a-novembre-gennaio/

Il prestito vitalizio ipotecario in vigore da maggio

I proprietari di casa che hanno compiuto 60 anni e sono a corto di liquidità possono chiedere un finanziamento a una banca o a un altro intermediario finanziario autorizzato ipotecando i loro immobili, ma continuando ad abitarli. 
Lo strumento che rende cash la casa è il prestito vitalizio ipotecario, regolamentato con la legge n.44/2015 in vigore dal prossimo 6 maggio. Un’alternativa alla vendita della nuda proprietà.

Il prestito vitalizio è una forma di finanziamento già sperimentati in altri paesi (con il nome di mortgage reverselifetime mortgage) e già presente anche nel nostro ordinamento. Fu introdotto dall’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, con la legge finanziaria per il 2006 (legge 248/2005, articolo 11-quaterdecies comma 12). Da alllora non ha avuto molta fortuna, ma ora il Parlamento ci riprova, con una normativa più dettagliata e di maggior favore.

Diversamente da ciò che succede quando la banca concede un mutuo per acquistare una casa, con il prestito vitalizio l’istituto di credito mette un’ipoteca sulla casa per dare al beneficiario un finanziamento, che questi può usare come vuole. Il prestito non viene ammortizzato (come succede, invece, con il mutuo), ma il danaro che la banca ha sborsato lo rivuole indietro, naturalmente. Senza fretta, però. Il conto viene saldato, in un’unica soluzione, normalmente alla morte di chi ha ricevuto il prestito e la casa viene venduta dalla banca (o dagli eredi). A meno che il proprietario non cerchi di vendere, in tutto o in parte, l’immobile oppure su di esso conceda un usufrutto, un diritto di abitazione o di godimento oppure faccia qualsiasi altra cosa che possa ridurne parecchio il valore. In questo caso chi ha ricevuto il prestito deve saldare il suo debito entro 12 mesi dalla richiesta. Se non è in grado di farlo, la banca mette in vendita la casa a prezzo di mercato, stabilito da un perito di sua fiducia. 
La vendita scatta, appunto, anche alla morte del beneficiario. Se entro 12 mesi non si trova un compratore, l’immobile viene rimesso in vendita per un altro anno ad un prezzo ridotto del 15% e si va avanti così fino a che non si riesce a piazzarlo. 

Gli eredi
Chi succede deve sperare che la casa sia venduta al primo tentativo: quanto più il prezzo è superiore al debito, tanto maggiore è la somma che gli eredi possono incassare. Non devono però preoccuparsi se il prezzo non copre totalmente il debito, perché la legge ha introdotto a loro favore una clausola di salvaguardia: la banca deve accontentarsi della somma che si ricava dalla vendita dell’immobile. Possono stare tranquilli anche i compratori degli immobili: nei loro confronti non hanno effetto le domande giudiziali di contestazioni del contratto di acquisto o di qualche sua condizione trascritte dopo la registrazione del rogito nei registri immobiliari.

Vantaggi e svantaggi 
Con il contratto di concessione del prestito vitalizio, banca e beneficiario possono stabilire che gli interessi e le altre spese periodiche di gestione del finanziamento siano pagate al momento in cui maturano. È una decisione, questa, che va valutata bene, perché presenta vantaggi e rischi. Se si manca all’appuntamento del pagamento periodico per più di sette volte, la banca può chiedere la risoluzione del contratto di finanziamento e la immediata restituzione di tutto quanto le è dovuto. Chi avesse la certezza di non diventare moroso in questi pagamenti dovrebbe approfittare di questa opportunità offerta dalla legge. Bisogna ricordare, infatti, che per chi sceglie di (o, più realisticamente, è costretto a) pagare anche gli interessi e le spese alla fine, cioè quando viene estinto l’intero debito, il conto può diventare molto salato, anche nel caso la somma inizialmente ricevuta dalla banca sia relativamente modesta, ma viene restituita dopo molti anni. 
Le spese e gli interessi non pagati alla scadenza, sono, infatti, capitalizzati su base annua. In pratica sul prestito ipotecario le banche possono fare ciò che è ad esse vietato per gli altri tipi di finanziamento: praticare l’ anatocismo, cioè far pagare gli interessi sugli interessi.
Un decreto dello Sviluppo economico (da emanare entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge) regolamenterà gli aspetti pubblicistici della concessione del prestito vitalizio.

Fonte articolo: http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&edizione=LUNEDI&issue=20150427&startpage=1&displaypages=2

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