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Mutui: il 70% sono nuove stipule; traina il Nord

Volumi in crescita per le nuove richieste di mutuo, importi medi leggermente più consistenti e una decisa flessione delle surroghe.


I primi nove mesi del 2016 sono stati caratterizzati da questi tre elementi: le domande delle famiglie hanno visto una crescita dell’11,6% rispetto allo stesso periodo del 2015 (ma settembre registra un segnale di rallentamento delle domande: +6% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso), mentre il valore medio dell’importo indicato nell’istruttoria ha messo a segno un +2%, non poco considerando il ciclo deflattivo. 

 

E le operazioni di surroga, a detta di alcuni operatori interpellati dal Sole 24 Ore, segnano invece un calo di almeno 10-15 punti percentuali. A livello geografico, è il Nord che si rivela particolarmente dinamico sia per quanto riguarda gli importi che il trend rispetto all’anno precedente. Nel dettaglio provinciale spiccano tre capoluoghi: Bolzano, Roma e Milano.


È quanto emerge dall’ultima edizione del "Barometro Crif della domanda dei mutui", che fotografa il trend delle richieste di nuovi mutui e surroghe da parte delle famiglie. "L’incremento medio dell’11,6% si può considerare decisamente positivo, ma resta molto distante dal quasi +59% rilevato nel 2015 rispetto al 2014 - ricorda Simone Capecchi, executive director di Crif -. È da sottolineare come, già lo scorso anno, dopo anni di debolezza del comparto immobiliare si è vista una marcata inversione di tendenza".


In molte province del Nord si registra un deciso balzo degli importi con incrementi a due cifre. Se a Bolzano si sfiorano in media i 168mila euro (+28%) contro i quasi 123mila del dato nazionale, Asti è il capoluogo che con un +48% mette a segno la maggiore variazione nel periodo. Crescita sprint anche per Cuneo, Aosta e Ferrara, a cui si aggiungono città del Sud come Enna, Sassari, Trapani e Siracusa. Si contano invece sulle dita di una mano le città in territorio negativo: la classifica è chiusa da Rieti (-6,7%), che fa peggio di Lecco, Taranto, Pesaro e Avellino.


"Notiamo una crescita generalizzata in tutto il Paese, più marcata al Nord, macroarea con un ruolo di anticipatore del mercato - afferma Andrea Lecce, responsabile Direzione marketing di Intesa Sanpaolo -. La domanda si sta muovendo, mentre il valore degli immobili è stabile".


"In questi ultimi anni si è consolidata la propensione a richiedere mutui di importo più basso rispetto al passato soprattutto per contenere, nel limite del possibile, il peso delle rate sul reddito familiare - aggiunge Capecchi -. Va sottolineato come, rispetto alla fase immediatamente precedente alla crisi, in questi ultimi anni sia cresciuta l’importanza dei mutui di sostituzione che, per loro natura, hanno un importo medio più contenuto".


Anche secondo Crif nel prossimo futuro difficilmente si tornerà ai livelli pre-crisi, quando la cifra richiesta oscillava intorno ai 136mila euro. Ora la maggior parte delle domande (il 29,3%) si concentra su un importo medio tra i 100 e i 150mila euro, un altro 27,6% è al di sotto dei 75mila euro, mentre quella tra i 75 e i 100mila e tra i 150 e i 300mila euro valgono un ulteriore 40 per cento.


Se buona parte dei dossier aperti nel periodo è legata ai nuovi mutui, il numero delle surroghe sta calando. "Le analisi di mercato mostrano come tra la fine 2015 e l’inizio del 2016 il passaggio da una banca all’altra rappresentasse più della metà delle operazioni, ora siamo al di sotto" segnala Massimo Macchitella, responsabile dei prodotti di finanziamento retail di UniCredit.
Un cambio di passo fisiologico, in cui l’industria del credito cerca di abbassare la quota delle surroghe. "Ora sono al 30% contro il 40% di fine 2015 - aggiunge Lecce -, mentre la crescita dei nuovi mutui sfiora il 70%".


"Questa operazione sembra perdere appeal ed è passata a rappresentare, nei primi nove mesi del 2016, il 41% dei mutui, mentre nello stesso periodo del 2015 la percentuale era superiore al 56% - conferma Mauro Giacobbe, ad del portale Facile.it, che compara le varie offerte -. A settembre, secondo le nostre rilevazioni, è calata al 39%". Il rallentamento viene spiegato da Giacobbe con la strategia attuata dalle banche, che cercano di trattenere in tutti i modi i “buoni” clienti offrendo migliori condizioni con la rinegoziazione del mutuo.


Nelle richieste dei mutui l’orizzonte temporale preferito, evidenziano i dati di Crif, è tra i 16 e i 20 anni, scelto da quasi il 24% delle famiglie, mentre un altro 45% si spinge oltre questa soglia. "Nel complesso i due terzi delle richieste promosse in questi primi nove mesi prevedono una durata oltre i 15 anni" sottolinea Capecchi.


Ad avanzare le richieste nella maggior parte dei casi sono gli under 44, il cui peso è intorno al 66 per cento. In questo segmento spicca il 36% di richiedenti tra i 35 e i 44 anni. Allo sportello si affaccia anche una piccola quota, intorno al 2%, di giovanissimi: è la Generazione Z, i post millennials dei contratti a termine e del Jobs act. All’estremo opposto, i baby boomer: il 3,1% dei richiedenti sono over 65.


Fonte articolo: Ilsole24ore.com, vetrina web

Grande attesa per bonus edilizia e famiglia nella prossima Stabilità

Bonus casa al rialzo se i lavori porteranno consistenti miglioramenti per risparmio energetico e prevenzione antisismica. Se poi questi miglioramenti riguarderanno interi edifici condominiali, il credito d’imposta Irpef potrà raggiungere il 75-80 per cento.


È l’ultima ipotesi allo studio dei tecnici del Mef e di quelli della Ragioneria in termini di fattibilità economica per prorogare e rilanciare il bonus ristrutturazioni e l’Ecobonus. Un rilancio in grande stile che dovrebbe toccare anche la durata degli incentivi estesi per la prima volta oltre l’orizzonte annuale, per 2-3 anni. 

Questo darebbe modo di dare certezza del beneficio anche per lavori più complessi anche se non passa la proposta di associazione di categoria e imprese di stabilizzare definitivamente l’agevolazione.


Per i bonus casa del 2017 più che di proroga si può dunque parlare di un vero e proprio restyling con novità di rilievo soprattutto per l’Ecobonus e il sismabonus. Mentre per il credito del 50% per le ristrutturazioni semplici si pensa solo a una proroga secca di un anno, per questi due strumenti le novità sono molto più articolate. In primo luogo è prevista l’estensione dell’attuale incentivo ai lavori di prevenzione antisismica anche alle zone 3 (oggi è limitato alle zone 1 e 2 più esposte al rischio sismico). In secondo luogo, è prevista l’introduzione di un meccanismo “premiale” a crescere ispirato al nuovo credito d’imposta per gli interventi di ristrutturazione legati al sisma dell’agosto scorso. Il cosiddetto “sisma bonus” nelle intenzioni dell’Esecutivo dovrebbe riconoscere ai contribuenti un credito d’imposta Irpef “base” del 50% che potrà salire al 70% nel caso in cui i lavori di ristrutturazione facciano salire l’immobile di almeno un livello nella classificazione antisismica. Se poi i livelli “scalati” fossero due, il bonus Irpef salirebbe al 75% e potrebbe toccare l’80% nei casi in cui l’adeguamento antisismico riguardasse tutto l’edificio.


Con questa stessa progressione potrebbe essere riscritto il bonus per la riqualificazione energetica.
Il condizionale sulle percentuali al momento resta d’obbligo in quanto legato alle risorse disponibili che potranno essere recuperate con la legge di bilancio, ma il potenziamento e il sistema progressivo sono basi solide su cui Mit e Mef stanno lavorando. Se fosse tutto confermato, l’attuale agevolazione del 65% scenderebbe al 50% per i lavori con basso impatto e crescerebbe fino all’80%, invece, se i lavori di riqualificazione energetica fossero ad alto impatto e coinvolgessero l’intero condominio.


L’altra novità di rilievo e particolarmente attesa soprattutto per stimolare e far crescere ulteriormente l’appeal dei crediti d’imposta per la casa riguarda la durata di recupero dell’agevolazione da parte del contribuente. Gli attuali 10 anni in cui va spalmato il credito d’imposta e il suo recupero nella dichiarazione dei redditi verrebbe dimezzato e portato dunque a soli 5 anni. La tenuta economica della proposta in questo caso è certamente più a rischio visto l’ampio utilizzo di queste agevolazioni. Dagli ultimi dati contenuti nel Rapporto dedicato all’impatto degli incentivi fiscali da Servizio studi della Camera e Cresme emerge che i due sconti Irpef per chi effettua lavori in casa, quello del 50% per le ristrutturazioni e quello del 65% per il risparmio energetico, continuano a correre senza perdere appeal. Nei primi sette mesi dell’anno il Fisco ha effettuato ritenute per 1,060 miliardi che corrispondono a un investimento agevolato di oltre 16 miliardi che in termini percentuali rappresentano un più 23,8% del ricorso ai bonus casa nel 2015.

IN MANOVRA BONUS FAMIGLIA, RISORSE PER 400 MILIONI 

Un bonus per i nuclei familiari con almeno due figli che vivono in condizioni economiche difficili. Sarebbe questa l’ultima ipotesi allo studio del Governo per sostenere le famiglie. La misura sarebbe legata all’Isee, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, che già consente ai contribuenti a basso reddito di accedere a prestazioni sociali e servizi di pubblica utilità a condizioni agevolate, come per esempio il già sperimentato bonus bebè o la gratuità della mensa scolastica.


Per il primo anno, le risorse a disposizione ammonterebbero ad almeno 400 milioni e proprio in base all’ammontare delle coperture si deciderà la soglia di reddito, ancora in via di definizione, entro cui garantire il bonus. Al momento, l’idea è quella di distribuire un assegno per le famiglie non proprio sotto la soglia della povertà (per le quali esistono già specifici interventi di welfare) ma in condizioni di precarietà economica. Ad essere fautori di un intervento pro-famiglia è in particolare l’ala del governo di Area Popolare, capitanata da Beatrice Lorenzin e Enrico Costa. Non a caso anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi è tornato oggi a parlare a grandi linee di un “segnale” sul quoziente familiare. Un intervento più sistematico è rimandato al 2018, quando si affronterà il tema Irpef, ma già dall’anno prossimo il premier non ha escluso un primo assaggio che si potrebbe appunto concretizzare in una sorta di bonus.

Fonti articolo: 1. IlSole24Ore, 2. IlSole24Ore

Confedilizia: troppe tasse incidono sul calo prezzi case

Secondo Confedilizia il calo dei prezzi degli immobili è dovuto all’eccessiva tassazione.


Il Presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa ha dichiarato: "L’Istat segnala un ennesimo calo dei prezzi delle abitazioni. Un calo che la stessa Istat ci dice essere iniziato alla fine del 2011, proprio quando il Governo Monti decise di triplicare la tassazione sugli immobili".

"La realtà, peraltro, è ancora più grave di quella evidenziata dall’Istituto di statistica" ha continuato il Presidente Testa. "In molte aree del Paese le diminuzioni dei prezzi sono ben superiori rispetto a quelle rilevate e in tanti altri casi i valori si sono addirittura azzerati, come avviene quando gli immobili sono del tutto privi di mercato, non riuscendo ad essere né venduti né dati in affitto".


"Per cambiare questo stato di cose, la leva fiscale è l’unica strada. Confedilizia sta portando all’attenzione del Governo, in vista del varo del disegno di legge di bilancio, una serie di proposte di intervento sul settore. Proposte in grado, ad un tempo, di ridurre le iniquità per i risparmiatori dell’immobiliare e di rilanciare la crescita, il lavoro e i consumi. Non intervenire vorrebbe dire rassegnarsi alla crisi" ha concluso.

Mercato immobiliare: calo dei prezzi

Il prezzo delle abitazioni è in diminuzione dell'1,4% nei confronti dello stesso periodo del 2015, con un ribasso consistente per le abitazioni nuove (-1,7%). A segnalarlo l’Istat nelle stime preliminari sui prezzi delle abitazioni (IPAB) acquistate dalle famiglie, sia per fini abitativi sia per investimento.


La lieve accentuazione del calo tendenziale dei prezzi delle abitazioni si manifesta contestualmente a una marcata crescita del numero di immobili residenziali compravenduti (+22,9% rispetto al secondo trimestre del 2015).


Fonti articolo: Edilportale.com

Agenzie immobiliari perno delle compravendite: il 60% si rivolge ai professionisti

Secondo l’outlook di Scenari Immobiliari, che è stato presentato a settembre a Santa Margherita Ligure, il mercato italiano chiuderà l’anno sopra il 3,6%, con un fatturato di 121 miliardi di euro, raggiungendo così i numeri del 2010 e le previsioni per il 2017 parlano di una crescita costante, anche se lenta.


A fine anno, le compravendite dovrebbero chiudere a +14,6%, mentre un aumento intorno all’8% è atteso per l’anno nuovo quando i prezzi torneranno lievemente a salire, seppur lievemente. 

 

Questi input di ottimismo nel mercato residenziale affondano le radici nella riduzione dell’imposizione fiscale, nell’aumento dell’erogazione di mutui e nel calo dei prezzi degli ultimi anni. In Italia il fatturato del mercato residenziale a fine 2016 dovrebbe arrivare a 86 miliardi di euro, per raggiungere i 91,2 miliardi nel 2017 (+6%).
I dati negativi sembrano ormai alle spalle. Sono i mesi migliori per fare un investimento immobiliare, perché c'è una buona offerta sul mercato. Sicuramente le chiavi di svolta sono la serenità economica, la serenità politica, serenità nelle famiglie.


Compravendite immobiliari: il 60% passa dall’agenzia immobiliare

Dall’Indagine Tecnoborsa 2016 emerge una crescita decisamente significativa dell’utilizzo dell’Agenzia immobiliare da parte di chi ha effettuato una transazione nel biennio 2014-2015; infatti, più del 60% di coloro che hanno acquistato e/o venduto vi hanno fatto ricorso e, in entrambi i casi, si è raggiunto il massimo storico da quando Tecnoborsa ha iniziato a monitorare il fenomeno, dall’Indagine 2004. Il ricorso è sempre maggiore da parte di chi ha venduto anche se il gap si è notevolmente ridotto, fino ad arrivare a uno scarto di soli 2,3 punti percentuali. 


Tra chi non vi ha fatto ricorso, indipendentemente dal tipo di transazione effettuata, è sempre predominante la motivazione del costo troppo elevato ma c’è da notare che le quote di chi le indica sono nettamente in calo rispetto al passato.


Esaminando i diversi canali attraverso i quali le famiglie sono venute a conoscenza del bene acquistato continua a prevalere il passaparola, anche se in calo di quasi 10 punti percentuali rispetto al biennio precedente; seguono coloro che si sono rivolti in modo diretto a un’Agenzia. Tuttavia, in realtà, il canale informativo predominante è proprio l’Agenzia, in quanto il più delle volte gli annunci attraverso i quali sono stati individuati gli immobili acquistati sono stati pubblicati da Agenzie. Inoltre, è bene ribadire che pure una quota decisamente rilevante di chi è venuto a conoscenza del bene successivamente acquistato tramite il passaparola ha dovuto comunque relazionarsi con un’Agenzia immobiliare, in quanto il bene le era stato affidato precedentemente dal venditore. 


Quanto ai canali informativi utilizzati da coloro che hanno venduto un bene senza il supporto di un operatore del settore il passaparola rimane al primo posto, anche se registra un notevole calo rispetto al passato e al secondo posto resistono i cartelli seguiti da annunci pubblicati su Internet e riviste specializzate/quotidiani.


Nel biennio considerato è stato molto alto il ricorso all’Agenzia immobiliare anche per la valutazione dei beni compravenduti, però la quota di chi vi ha fatto ricorso come semplici intermediari rimane la più alta. Come per l’intermediazione, ne ha usufruito maggiormente chi ha venduto rispetto a chi ha acquistato, tuttavia il gap si è notevolmente ridotto rispetto all’Indagine precedente, questo perché la quota di chi ha fatto valutare il bene prima di acquistarlo è cresciuta di quasi 20 punti percentuali – raggiungendo il suo massimo storico – mentre la quota di chi lo ha fatto prima di vendere è rimasta sostanzialmente immutata. 
Viceversa, tra chi ha acquistato è scesa la quota di chi è ricorso al parere di un libero professionista e, anche in questo caso, tra chi ha venduto non si sono registrate variazioni. 


CHI NON SI RIVOLGE ALL'AGENZIA IMMOBILIARE 
Invece, da un focus su coloro che hanno deciso di non usufruire dell’Agenzia immobiliare è emerso che il 37,7% di questi per concludere la transazione è ricorso, oltre ovviamente al notaio, all’aiuto di un tecnico o un professionista quale geometra, perito, commercialista e/o avvocato.
Andando ad analizzare i principali motivi del mancato ricorso all’Agenzia da parte di chi ha acquistato un immobile risulta, come già in passato, che il più determinante è il fattore prezzo; infatti, in ordine decrescente vi sono: il costo troppo elevato (51,5%), la scarsità dei servizi di assistenza/consulenza offerti (30,8%), infine, la scarsità di offerte immobiliari (17,7%). Tuttavia, dal confronto con l’Indagine svolta nel 2014 si evidenzia un forte calo della quota di coloro che hanno indicato come causa principale del non utilizzo degli operatori del settore il costo eccessivo; viceversa è salita la quota di coloro che hanno segnalato la scarsità dei servizi offerti e questo denota che le persone sono disposte a pagare purchè siano seguiti in tutto il processo in modo adeguato e professionale.

A quanti hanno acquistato un’abitazione nel biennio 2014-2015 è stato chiesto anche tramite quali canali informativi sono venuti a conoscenza dell’immobile ed è risultato che per ben il 33,3% dei casi ciò è avvenuto attraverso il passaparola con amici e conoscenti o portieri e custodi degli immobili – che da sempre rappresentano un punto di riferimento del mercato informale; per il 28,3% tramite un’Agenzia immobiliare; per il 19,9% dalla lettura  di cartelli; per il 14,9%  attraverso siti e offerte presenti su Internet – di cui il 12,8% consultando siti di offerte immobiliari e il 2,1% social network; infine, per il 3,6% tramite la consultazione di riviste specializzate o quotidiani. Rispetto all’Indagine 2014 c’è stato un calo di chi è ricorso al passaparola e un incremento abbastanza significativo dell’utilizzo di Internet e della lettura dei cartelli, mentre gli altri due canali sono rimasti sostanzialmente stazionari. 

Il 69,8% di coloro che hanno dichiarato di essere venuti a conoscenza dell’immobile acquistato attraverso cartelli vendesi, Internet, riviste specializzate e/o quotidiani hanno affermato che gli annunci su questi canali erano stati pubblicati da Agenzie immobiliari. Quindi il 55,1% delle famiglie che ha acquistato un’abitazione nel biennio 2014-2015 ne è venuta a conoscenza, in modo diretto o indiretto, attraverso un’Agenzia immobiliare.
 
"Spostando l’analisi dal lato della vendita si riscontra che il 63,6% delle famiglie italiane che hanno ceduto un’abitazione si è avvalso del servizio di un’Agenzia immobiliare, valore che raggiunge il suo massimo dall’inizio delle rilevazioni" - Valter Giammaria, Presidente Tecnoborsa.
 
 
A chi non si è rivolto ad alcun professionista per vendere l’immobile è stato chiesto quali canali informativi avesse utilizzato per promuovere il bene oggetto della transazione ed è emerso che il 58,1% è ricorso al passaparola, il 30,2% ha utilizzato i cartelli, il 10,5% Internet (di cui 5,8% siti specializzati e 4,7% social network) e il 10,5% ha messo annunci su riviste specializzate e/o quotidiani. Rispetto alle rilevazioni precedenti si è registrato, come per gli acquisti, un forte calo di chi ha utilizzato il canale informale del passaparola.

Mettendo a confronto la domanda con l’offerta nel periodo analizzato si conferma che il ricorso all’aiuto dell’Agenzia è più alto da parte di chi ha venduto rispetto a chi ha acquistato anche se il gap si è ridotto; inoltre, in entrambi i casi c’è stata una crescita della quota di famiglie che si è servita di questi operatori del settore per effettuare la compravendita.
 
"Si sono serviti di uno specialista per la valutazione di un bene immobiliare il 55,6% di coloro che hanno acquistato: in particolare, il 42,3% si è rivolto a un’agenzia immobiliare e il 14,9% a un libero professionista. Invece, il 3,9% ha affermato di aver valutato il bene sulla base di dati pubblicati da fonti varie e l’1,8% tramite programmi presenti su Internet. Infine, il 41,4% ha dichiarato di avere acquistato senza valutare o far valutare in alcun modo l’abitazione" - Valter Giammaria, Presidente Tecnoborsa.
 
 
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