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Cresce l'interesse per la nuda proprietà

Secondo Casa.it a livello nazionale resta molto alto l’interesse per l’acquisto di abitazioni con la formula della nuda proprietà, con la domanda cresciuta negli ultimi tre anni in media del +35%, con il Veneto (+45%), la Liguria (+44%) e la Toscana (+38%) ai primi posti per tasso di crescita.


Stabile il numero di proprietari che decidono di mettere in vendita l’abitazione con la nuda proprietà: le Regioni con la crescita maggiore dell’offerta sono la Liguria (+8% negli ultimi tre anni), il Piemonte (+7%), l’Emilia Romagna (+6,4%) e il Veneto (+5,2%).

Nel 2015, secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate-OMI, le compravendite di abitazioni in nuda proprietà sono state quasi 21.600 (+1,9% rispetto al 2014). 
Alessandro Ghisolfi, Responsabile del Centro Studi di Casa.it: "le motivazioni che spingono ad utilizzare questa formula sono diverse e toccano sia la sfera socio-economica che quella personale. Chi decide di mettere in vendita la sua casa con la formula della nuda proprietà, nel 70% dei casi lo fa perché, trovandosi in difficoltà economica, ha la possibilità di avere liquidità immediata per mantenere un certo tenore di vita, nel 22% dei casi per far fronte ad esigenze legate all’avanzare dell’età o per sostenere i figli nell’acquisto della casa, e l’8% dei casi, non avendo eredi, decide di regalarsi una sorta di “pensione integrativa” per migliorare la qualità della propria vita".


Chi mette in vendita il proprio immobile con questa modalità è prevalentemente uomo (60%), ha in media un’età vicina ai 70 anni, vive nelle grandi città, è nel 60% dei casi solo (celibe/nubile - separato/divorziato- vedovo) e offre un’abitazione fra gli 80 e i 100 mq, soprattutto localizzata nelle aree centrali e semicentrali.


Il valore di un immobile in nuda proprietà cambia in rapporto all’età del venditore. Se il venditore appartiene alla prima fascia di età (45-50 anni), lo sconto percentuale rispetto al valore di mercato sarà circa del 75%, mentre se il venditore appartiene alle ultime fasce di età lo sconto per il compratore si riduce tra il 25% e il 10% se il proprietario ha oltre 80 anni. 


Fonti articolo: Monitorimmobiliare.it

Rimborsi IMU: come ottenerli

Arrivano finalmente buone notizie per chi stava aspettando il rimborso degli importi IMU erroneamente versati non nelle casse dei comuni in cui si trovano gli immobili, bensì direttamente in quelle dello Stato.


Con un decreto ufficiale che ha visto la luce lo scorso 26 ottobre, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha definito in maniera definitiva, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, quelle che saranno le modalità di restituzione possibili.

 

Al contribuente che deve rientrare in possesso di quanto accreditato per errore nelle casse statali si aprono due possibilità a seconda che abbia indicato o meno i propri dati bancari all’atto del pagamento della tassa.


Per chi ha indicato le coordinate di un conto corrente bancario sarà oggettivamente tutto molto più semplice; il contribuente che rientra in questa casistica in automatico si vedrà accreditare sul proprio conto corrente quanto dovuto; se invece non si è stati così accorti da dare anche il proprio IBAN, si dovranno seguire canali diversi a seconda dell’importo del rimborso da ottenere.


Come prima cosa lo Stato provvederà ad emettere mandati di pagamento individuale intestati al contribuente e se la cifra di cui si deve tornare in possesso è inferiore ai 1.000 euro, saranno gli uffici postali a restituirla in denaro contante al legittimo titolare, ma comunque entro e non oltre i 60 giorni dall’inizio del periodo di esigibilità; se invece si devono avere indietro somme superiori ai 1.000 euro, si riceverà un vaglia, non trasferibile, emesso dalla Banca d’Italia e si dovrà poi procedere all’incasso.


Se qualcuno dovesse dimenticarsi di riscuotere quanto dovuto i fondi non andranno comunque persi, torneranno alla Tesoreria dello Stato che li ridistribuirà fra i contribuenti.


Fonte articolo: Immobiliare.it

Mercato affitti in Italia: le ultime tendenze

Buone notizie sul fronte degli affitti. Il mercato ha registrato una lieve ripresa. Nel primo semestre del 2016 sono aumentati i canoni di locazione delle grandi città.


A rilevarlo l’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa. Dall’indagine è emerso che l’incremento è stato dello 0,7% per i monolocali e i bilocali e dello 0,8% per i trilocali.

 

L’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa ha fatto sapere che su tutte le tipologie, per la prima volta, si vede un segnale positivo, attribuibile prevalentemente a una diminuzione dell’offerta immobiliare e a una migliore qualità della stessa.

Chi sceglie l’affitto

Secondo l’indagine, anche nel primo semestre del 2016 molte sono le persone che non riescono ad accedere al mercato del credito, primi fra tutti i giovani, i monoreddito e gli immigrati; a questi si aggiungono gli studenti e i lavoratori fuori sede.

L’analisi demografica di coloro che cercano casa in affitto ha evidenziato che il 38,6% ha un’età compresa tra 18 e 34 anni, il 30,9% ha un’età compresa tra 35 e 44 anni. Il 61,3% è invece rappresentato da single.

Perché si sceglie l’affitto

Secondo quanto emerso dallo studio, il 61,1% di chi opta per l’affitto lo fa per trovare l’abitazione principale, il 35% lo fa in seguito a un trasferimento legato a motivi di lavoro e il 3,9% lo fa in seguito a un trasferimento legato a motivi di studio. Rispetto all’anno precedente, è scesa la percentuale di quest’ultima motivazione, probabilmente in seguito alla minor mobilità dovuta al fatto che gli studenti scelgano università più vicine al luogo di residenza.

Gli immobili più richiesti

La domanda di abitazioni in affitto si concentra soprattutto sui bilocali (40,5%) e sui trilocale (35,6%).

I contratti più utilizzati

Sul fronte dei contratti più utilizzati, l’indagine ha rilevato che ad essere cambiato sensibilmente con il tempo è l’utilizzo del canone concordato, che si è attestato intorno al 22,9%, trovando sempre più consensi tra proprietari e inquilini. In un anno è passato dal 18% al 22,9%.

Le tendenze

Lo studio ha evidenziato che i potenziali locatari sono sempre più esigenti nella ricerca dell’immobile e ha registrato una maggiore facilità di affitto per le soluzioni di “qualità”, non solo relativa allo stato dell’immobile, ma anche all’arredamento, alla presenza di ambienti luminosi e di servizi in zona.

E’ in aumento l’interesse per gli immobili arredati o parzialmente arredati ed è apprezzata la presenza del riscaldamento autonomo, perché consente una riduzione dei costi condominiali. Sul fronte dei proprietari, l’indagine ha rilevato una maggiore attenzione che si traduce in un miglioramento della qualità dell’offerta abitativa in locazione.


Fonte articolo: Idealista.it

16 novembre click day bonifica amianto; credito d'imposta del 50%


Da domani 16 novembre sarà possibile presentare domanda per ottenere il credito di imposta del 50% sugli interventi di bonifica dei capannoni industriali dall’amianto realizzati nel 2016.


Le domande potranno essere presentate entro il 31 marzo 2017 utilizzando la piattaforma web messa a disposizione dal Ministero dell'Ambiente. Saranno esaminate, in base all’ordine di arrivo, fino a esaurimento dei 17 milioni di euro stanziati.



credito di imposta del 50% PER LA BONIFICA DELL'AMIANTO

Alle imprese che nel 2016 hanno effettuato o intendono completare interventi di bonifica dall’amianto sui loro beni e strutture produttive è riconosciuto un credito di imposta pari al 50% delle spese sostenute. La spesa complessiva per il progetto di bonifica deve essere compresa tra 20mila e 400mila euro. Interventi con un costo inferiore o superiore non sono ammessi all’agevolazione.


Il credito d’Imposta è concesso solo per interventi di rimozione e smaltimento dell’amianto, non per il semplice incapsulamento o confinamento. 
Il bonus non è cumulabile con altre agevolazioni previste dalla normativa nazionale, regionale o comunitaria.

 
COME FARE LA DOMANDA

Nella domanda bisogna indicare il costo complessivo degli interventi, l’ammontare delle singole spese e del credito d'imposta richiesto. Vanno allegati anche il piano di lavoro del  progetto  di  bonifica, la comunicazione di ultimazione dei lavori inviata alla Asl competente, l’attestazione delle spese sostenute.

Entro 90 giorni dall’invio delle domande, il Ministero dell’Ambiente comunica il riconoscimento o il diniego della domanda.
In caso di riconoscimento, il credito di imposta viene ripartito e utilizzato in tre quote annuali di pari importo. Deve essere indicato nella dichiarazione dei redditi e non concorre alla formazione del redito imponibile.


Fonte articolo: Edilportale.com

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