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Estesa la detrazione fiscale per gli affitti ai fuori sede

A passare in rassegna le (spesso) incomprensibili formulazioni degli emendamenti, si possono anche trovare buone notizie.


È il caso del correttivo al decreto fiscale approvato dalla commissione Bilancio del Senato che riguarda gli affitti degli studenti universitari fuori sede.

Già perché lo sconto fiscale (una detrazione dall’Irpef del 19%) potrà riguardare molti più contribuenti rispetto ai 249mila dell’ultimo monitoraggio disponibile (numero molto esiguo). In realtà in questo caso si tratta di un vantaggio fiscale soprattutto per le famiglie, che potranno sfruttare il bonus in dichiarazione (modello 730 e modello Redditi) e quindi avranno maggiore convenienza a stipulare contratti di affitto registrati.


Un esempio di quello che, tecnicamente, si chiama contrasto di interessi. In pratica l’emendamento approvato estendono la detrazione anche all’ipotesi in cui l’università sia ubicata in un Comune distante da quello di residenza almeno 50 chilometri e gli studenti fuori sede siano residenti in zone montane o disagiate.

Che cosa cambia 

Le regole attualmente in vigore prevedono che la detrazione spetti solo agli studenti iscritti a un corso di laurea presso un’università ubicata in un Comune distante da quello di residenza almeno 100 chilometri e comunque in una provincia diversa, per unità immobiliari situate nello stesso Comune in cui ha sede l’università o in Comuni limitrofi, per un importo non superiore a 2.633 euro. A conti fatti, quindi se si indica questo importo massimo il tetto della detrazione utilizzabile è di 500 euro (arrotondati per difetto).


Di fatto, viene eliminato il riferimento alla provincia diversa. Quindi la detrazione potrà essere concessa se il contratto di locazione regolare (quindi non deve essere in nero) riguarda anche un fuori sede nella stessa provincia purché distante dalla famiglia almeno 100 chilometri oppure 50 chilometri se residenti in zone montane o disagiate.

Agevolazione a tempo? 

Attenzione però. L’emendamento, infatti, aggiunge anche un periodo alla norma attualmente in vigore (l’articolo 5, comma 1, lettera i-sexies, del Testo unico delle imposte sui redditi) in base al quale "la disposizione di cui al periodo precedente si applica limitatamente ai periodi d’imposta in corso al 31 dicembre 2017 ed al 31 dicembre 2018". Quindi da un lato si tratterebbe di una detrazione retroattiva (questa volta a favore del contribuente) ma sembrerebbe chiudere le porte a un utilizzo successivo dopo il 2018 (dichiarazione dei redditi da presentare nel 2019). E gli oneri stimati come costo della detrazione ampliata sono 13,7 milioni per il 2018 e 7,8 milioni per il 2019.


Ci sarà poi da chiarire il parametro in base al quale si definiranno le "zone montane o disagiate". E quindi molto probabilmente bisognerà aspettare l’interpretazione dell’agenzia delle Entrate in una circolare.


Detrazione per 249mila contribuenti 

Stando alle ultime statistiche fiscali delle dichiarazioni dei redditi disponibili (anno d’imposta 2015), i contribuenti che hanno sfruttato questa agevolazione non sono tantissimi: 249mila. Al top ci sono Sicilia (34.560) e Puglia (34.465) seguite dal Veneto (18.937), dalla Calabria (17.696) e dalla Campania (15.951). Subito dopo c’è la Lombardia (14.619). Forse questo è il dato più sorprendente, se si immagina che la migrazione universitaria sia un fenomeno che tradizionalmente segue un flusso da Sud verso Nord.


Probabilmente però bisogna anche considerare la migrazione all’interno della stessa regione e il fatto che la detrazione vale anche per i canoni di locazione degli studenti iscritti a un corso di laurea presso un’università in uno Stato dell’Unione europea o aderente all’accordo sullo Spazio economico europeo.
Anche la spesa complessiva indicata nelle dichiarazioni è di poco superiore a 409mila euro con un importo medio di 1.640 euro.


Fonte articolo: IlSole24ore.com

Più compravendite accorciano i tempi di vendita

Si rafforza la domanda di abitazioni e diminuisce la pressione verso il ribasso dei prezzi.


Questi, in sintesi, i risultati del consueto sondaggio congiunturale realizzato da Banca d’Italia, Tecnoborsa e dall’Agenzia delle entrate sul mercato delle abitazioni in Italia nel terzo trimestre 2017.

Secondo il sondaggio è diminuita la quota di operatori che segnala ulteriori tendenze al ribasso delle quotazioni. Inoltre, nel confronto con la precedente rilevazione gli indicatori segnalano che il numero di potenziali acquirenti è aumentato mentre i margini di sconto sul prezzo inizialmente richiesto dal venditore e i tempi di vendita hanno registrato un calo.


I mutui ipotecari, poi, hanno continuato a finanziare una quota assai ampia delle compravendite, intorno all'80%. Anche il rapporto fra prestito e valore dell'immobile è rimasto su valori ciclicamente elevati, superiori al 70%. Le attese degli operatori sulle prospettive del mercato immobiliare, infine, sono divenute significativamente più favorevoli.


Fonte articolo: IlSole24ore

 

 

Deposito prezzo: più tutele per chi compra e vende casa

Il Notariato dedica una guida (disponibile qui) al cosiddetto deposito prezzo, cioè in sostanza la possibilità di bloccare il pagamento di una compravendita immobiliare su un conto corrente dedicato gestito del notaio fino alla definitiva trascrizone dell’atto nei registri immobiliari.


La novità, introdotta dalla legge sulla concorrenza (legge 124/2017, articolo 1, commi 63 e seguenti) è entrata in vigore lo scorso 29 agosto.

"È ancora prematuro fare una stima precisa sulla diffusione del deposito del prezzo negli studi notarili, ma i primi dati evidenziano comunque che in alcune zone di Italia si inizia ad utilizzare questo strumento di tutela – commenta Giampaolo Marcoz, consigliere nazionale del Notariato con delega alla comunicazione –. Con questa campagna informativa il Consiglio Nazionale del Notariato intende fornire ai cittadini alcuni importanti chiarimenti per meglio comprendere le opportunità di tutela che tale nuovo istituto fornisce".


Chi compra è esposto al rischio che tra la data del rogito e la data della sua trascrizione venga pubblicato un gravame a carico del venditore: un’ipoteca, un sequestro, un pignoramento, una domanda giudiziale, eccetera. "Scenari di questo tipo – precisa il Notariato – si sono verificati assai raramente perché i notai adempiono all’obbligo della trascrizione in tempi molto brevi, quasi azzerando i rischi".

Cosa prevede la legge 

Importando in Italia una prassi già da tempo vigente in Francia, la nuova legge afferma che qualora sia "richiesto da almeno una delle parti", il notaio deve tenere in deposito il saldo del prezzo destinato al venditore fino a quando non sia eseguita la formalità pubblicitaria con la quale si acquisisce la certezza che l’acquisto si è perfezionato senza subire gravami. 


"Si tratta di una tutela facoltativa: in sede di rogito l'acquirente – spiega il Notariato – a seconda dei casi, può optare per avvalersene o rinunziarvi. Sarebbe opportuno che tale opzione venisse manifestata prima del rogito, ma nulla esclude, comunque, che di fronte a motivi gravi sopravvenuti e imprevedibili, si possa manifestare l'opzione anche direttamente alla stipula.


Le somme che il notaio si vede versare da parte dell'acquirente (e che dovranno necessariamente essere intestate non al venditore, bensì al notaio stesso) saranno da lui segregate su di un conto corrente dedicato che ha appositamente acceso in banca con la destinazione di conto dedicato ai sensi della Legge 147/2013".
Queste somme sono assolutamente al sicuro: sia perché sono separate dal patrimonio del notaio (non cadono nella sua successione, in caso di premorienza; non vanno nella comunione legale del coniuge; sono impignorabili da parte dei suoi creditori) sia perché sono impignorabili anche dai creditori del venditore. Non solo. Gli interessi attivi che produce il conto dedicato vanno a beneficio delle piccole e medie imprese.


Alcuni casi specifici 

La Guida specifica che il nuovo strumento possa tornare utile in alcune fattispecie particolari:

- Nel caso di presenza di un pignoramento o di una ipoteca esistente si può convenire in atto che «il prezzo venga pagato solo ad avvenuta cancellazione di dette formalità».
- Se la casa è soggetta a prelazione legale "si conviene che il prezzo venga pagato una volta che sia venuta meno la possibilità di esercitare la prelazione".
- Se la casa non è agibile, nell’atto si può prevedere "che il prezzo venga pagato solo ad avvenuta presentazione della segnalazione certificata di agibilità".
- Se non è libera da persone o cose il prezzo sarà pagato solo ad avvenuta consegna della casa libera all’acquirente.
- Nel caso di debiti del venditore, ad esempio se questo non ha ancora saldato tutte le spese condominiali a suo carico le spese condominiali a suo carico, "presso il notaio vengono depositate le somme necessarie a coprire tali spese con l'incarico per il notaio di effettuare i pagamenti richiesti dall'amministratore di condominio".


Anche chi vende è tutelato 

Le tutele, sostiene il Notariato, sono anche per il venditore: "Il deposito del prezzo garantisce il corretto e sicuro perfezionamento del trasferimento del denaro dall’acquirente al venditore, il quale incasserà le somme dopo qualche giorno ma non correrà alcun rischio in ordine all’effettivo incasso della somma pattuita".
L’operazione del Notariato rientra nella campagna informativa #casaconviene del Ministero dell'Economia e delle Finanze.


Fonte articolo: IlSole24ore.com

 

Affitti: in aumento canoni e "qualità"

Contrariamente ai prezzi di compravendita, i canoni d’affitto continuano ad aumentare, consolidando il trend in tutti i segmenti di mercato e in tutte le tipologie di alloggi, dopo la ripresa che avevano già fatto segnare nel corso del 2016.


Che a sua volta però seguiva alla perdita di circa 15 punti percentuali registrata a pa rtire dal 2008.

 

Nel primo semestre del 2017 i canoni di locazione delle grandi città registrano i seguenti aumenti: +2% per i monolocali, +1,2 per i bilocali e +1,1% per i trilocali rispetto alla seconda parte del 2016, variazioni che diventano rispettivamente +2,1%, +1,7% e +1,5% su base annua.
A crescere di più è Bologna (+5,3% per i monolocali e +4,6% per i trilocali) mentre Genova è in controtendenza (-2,9% per i monolocali, stabili bi e trilocali).

Canone concordato in crescita 

Una conferma arriva per quel che riguarda l’aumento al ricorso per il canone concordato, a cui si fa ricorso nel 28,1% dei casi (erano il 22,9% nella scorsa rilevazione). In sostanza si tratta di contratti che adottano corrispettivi massimi fissati da accordi territoriali tra associazioni di inquilini e proprietari e che godono di alcune agevolazioni fiscali, tra cui soprattutto la cedolare secca al 10%, che la legge di Bilancio attualmente in discussione in Parlamento dovrebbe confermare per i prossimi anni.

Restano pressoché costanti le motivazioni della ricerca della casa in affitto: il 60% cerca la casa principale, il 36,6% per motivi legati al lavoro e il 3,4% per motivi legati allo studio. 
Oltre il 41% di chi cerca casa in affitto ha un’età compresa tra 18 e 34 anni, il 25,4% ha un’età compresa tra 35 e 44 anni. Il 40,7% è rappresentato da single. Le tipologie più affittate sono i bilocali (39,6%), a seguire il trilocale (34,7%).


Aumenta la qualità 

I potenziali inquilini sono sempre più esigenti nella ricerca dell’immobile e si evidenzia una maggiore facilità di affitto per le soluzioni di "qualità", ovvero ben arredate, posizionate in zone servite e luminose. Cresce l'interesse per gli immobili arredati o parzialmente arredati. La presenza del riscaldamento autonomo è apprezzata, perché consente una riduzione dei costi condominiali. I proprietari stanno recependo questa esigenza e di conseguenza la qualità dell’offerta abitativa in locazione è in miglioramento.


Il peso sull’economia familiare 

In uno scenario di tassi bassi e occupazione precaria, l’affitto resta una soluzione obbligata per le categorie sociali più deboli; l’aumento dei canoni in un contesto di perdurante difficoltà economica e bassa inflazione rischia di diventare "un costo eccessivo per l’economia familiare", come sostiene Eurostat a proposito di una elaborazione su dati relativi al 2015 ripresa da idealista.it, secondo cui circa un terzo dei cittadini italiani che vivono in affitto investono nel canone oltre il 40% dei propri guadagni. In Spagna, Grecia e Romania si arriva a quasi la metà dei locatari.


Fonte articolo: IlSole24ore

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