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Imu e Tasi: come reperire le aliquote

Guida al reperimento delle aliquote Imu e Tasi 2015 e delle detrazioni su prima casa, figli ed eventualmente altro: per ogni comune le delibere ufficiali contengono tutti i dati necessari a effettuare il calcolo per Imu e Tasi 2015, relativamente alla prima rata. Sapendo come muoversi reperire le informazioni necessarie diventa facilissimo, ma prima di illustrare i passaggi da compiere riportiamo una precisazione importante: se le delibere del comune su Imu e Tasi 2015 non sono presenti, si dovrà tener conto delle delibere del 2014 sulle due imposte.

 

Per conoscere l'aliquota Imu e Tasi del comune di residenza occorre innanzitutto collegarsi al sito del Ministero delle Finanze, Finanze.gov.it, quindi cliccare sulla dicitura "Fiscalità regionale e locale", presente sulla destra dello schermo appena sotto la scritta "Per conoscere il fisco". A questo punto si clicca, nel menu apparso sulla sinistra dello schermo, sulla scritta "IUC - Imposta Unica Comunale (Imu-Tari-Tasi)", e subito dopo su "Regolamenti e delibere aliquote/tariffe adottati dai singoli comuni". Infine si clicca su "Regolamenti e aliquote adottate dai singoli comuni".


Per conoscere le aliquote Imu e Tasi 2015 del proprio comune a questo punto basta ricercare il nome del comune nella casella in alto, selezionarlo dalla lista che apparirà e quindi scegliere l'anno delle delibere. A questo punto conviene sceglierel'anno 2015: se non esistono delibere del 2015 su Imu e Tasi si torna indietro e si sceglie l'anno 2014, perché in questo caso saranno quelle le delibere da considerare. Per conoscere non solo le aliquote di Imu e Tasi ma anche le detrazioni Tasi per prima casa, figli a carico, fasce di reddito o rendita catastale eventualmente decise dal proprio comune, non resta che leggere le delibere in questione, che conterranno tutti i dati utili per pagare le tasse per le varie tipologie di immobili che sono soggetti al versamento dei due tributi.


Aggiungiamo alcune news su Tasi e Imu: nel 2015 come abbiamo visto si terrà conto per la prima rata delle aliquote 2014 dove non deliberate di nuove. Esiste pertanto la possibilità che con le nuove delibere, che giungeranno dopo la scadenza per il primo pagamento, le variazioni negli importi da pagare determino la necessità di rimborsi e/o conguagli di cui si dovrà tenere conto per il pagamento della seconda rata delle tasse (la cui scadenza è peraltro fissata al prossimo 16 di dicembre). Il tutto in attesa della famosa Local Tax del Governo presieduto da Matteo Renzi, che dovrebbe semplificare il caotico sistema delle tasse sugli immobili rendendo il pagamento più semplice a partire dal 2016.


Fonte articolo: http://it.blastingnews.com/tasse/2015/05/aliquote-imu-e-tasi-2015-e-detrazioni-prima-casa-e-figli-per-ogni-comune-come-trovarle-00404903.html

Dichiarazione dei redditi: cosa detrarre per la casa

 

Ormai ci siamo; è tempo di presentare la dichiarazione dei redditi, ma questa volta alcune regole cambiano. Un interessante articolo apparso su Mutui.it chiarisce quali siano le detrazioni e deduzioni confermate e quali quelle non più applicabili per il 730 o il modello unico relativo ai redditi del 2014. Vediamoli assieme chiarendo fin da subito che è importante verificare che anche il trasferimento dei dati dalla vecchia alla nuova dichiarazione precompilata sia stata fatta in modo corretto e, se così non fosse, si proceda a compilarla in modo esatto.

Se continuano ad essere detraibili gli interessi passivi legati al mutuo acceso per l’acquisto di un immobile, sempre comunque nella misura del 19% fino ad un massimo di 4.000 euro e purché sia abitazione principale, non sono invece più detraibili né deducibili gli interessi legati ai mutui accesi dopo il 1997 se connessi ad un finanziamento acceso per comprare una seconda casa che però, se acquistata con un mutuo precedente a quella data, gode ancora nelle detrazioni fino ad una cifra massima pari a 2.065 euro. 


Un altro tipo di detrazione non possibile è quella legata alla cessione del quinto dello stipendo o all’apertura di altri generi di finanziamenti che siano legati ad un immobile non registrato come prima casa.
Anche le spese legate alle ristrutturazioni cambiano: non sono più detraibili gli interessi passivi legati a mutui per costruzione o ristrutturazione se accesi dopo il 1998, ma si può comunque beneficiare di altre agevolazioni fiscali stabilite dal Governo. 

Buone notizie invece per chi è in affitto o ha un figlio che studia fuori sede. I canoni di locazione sono scaricabili, così come, nella misura ormai nota del 19%, le spese di affitto per gli studenti che frequentano un istituto in una città diversa da quella in cui risiedono.

Fonte articolo: http://news.immobiliare.it/mutui-e-detrazioni-cosa-non-si-puo-piu-detrarre-22408

Condominio: vige la Privacy sul rogito

Il garante si pronuncia sulla legittimità della richiesta al condòmino di copia del titolo di proprietà ai fini della compilazione dei registri previsti dall’dell'articolo 1130 n. 6 del Codice civile, ritenendo che l’amministratore non abbia il potere di pretendere tale documento e che pertanto la richiesta sia non fondata e il relativo trattamento di dati eccessivo rispetto alle finalità perseguite.

La pronuncia appare condivisibile, poiché la norma richiede che l’amministratore conosca i dati relativi al titolare di diritti reali e non autorizza affatto a richiedere più di tali elementi, rispetto ai quali la copia dell’atto di acquisto è sicuramente qualcosa di più, che contiene dati estranei alle finalità di compilazione dei registri. Anche ove il condòmino non adempia alla richiesta di comunicazione di tali dati, l’amministratore potrà ricavarli dai pubblici registri con una semplice visura e addebitandone i relativi costi, ma non potrà procurarsi copia del titolo se non eccedendo i limiti del Codice della privacy e, plausibilmente, anche quelli previsti dallo stesso codice civile.

L’indicazione di ragionevolezza e adeguatezza, con invito all’amministratore di attenersi a quanto strettamente indicato dalla legge, può essere spunto di riflessione interessante anche per ciò che attiene alla questione dei dati relativi alle condizioni di sicurezza.

Diversa è l’ipotesi prevista dall’articolo 63 delle Disposizioni di attuazione del Codice civile che, all’ultimo comma, pone in capo al soggetto che vende l’unità immobiliare l’obbligo di trasmettere copia autentica dell’atto ove voglia liberarsi dal vincolo di solidarietà con l’acquirente. In tal caso l’obbligo è espressamente previsto dalla legge ed ha tutt’altra ragione, prima fra tutte quella di dare data certa al venir meno della responsabilità patrimoniale del cedente nei confronti del condominio.

Fonte articolo: quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web

Delrio favorevole a nuovi bonus di ristrutturazione e risparmio energetico

I bonus per ristrutturazioni edilizie e risparmio energetico "hanno funzionato, e bene". "Ora dobbiamo lavorare non per ridurre queste misure, ma per estenderle, per esempio all'edilizia residenziale pubblica e ad altri settori in cui abbiamo un grande bisogno di manutenzione straordinaria". A dirlo è il Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, che intervistato dal Sole 24 Ore sottolinea: "si può ragionare di modulazioni e spostamenti". "Puoi decidere che in un certo periodo dai più incentivi a un settore che a un altro. Per esempio, il bonus mobili puoi darlo non solo a chi acquista una casa, ma anche a chi l'affitta".
 

Delrio poi torna sul Fondo sviluppo-coesione: "Abbiamo deciso di superare l'eccessivo frazionamento dei progetti". Il "vecchio sistema ha permesso di finanziare con il Fas spesa corrente come il debito sanitario e 20-22mila progetti delle regioni per ogni ciclo di programmazione". "Noi invece vogliamo 100-150 progetti-Paese da decidere anche con le Regioni in una cabina di regia che e' coordinata con i fondi europei". "Siamo d'accordo - continua Delrio - che nella cabina di regia io avro' il coordinamento sulle decisioni dei 100-150 progetti-Paese di tipo infrastrutturale mentre il coordinamento complessivo fra questi fondi e quelli europei va fatto a Palazzo Chigi". 
 
E riguardo l'ipotesi di portare a Porta Pia le unità di missione su edilizia scolastica e dissesto idrogeologico, il ministro afferma: "Le coordineremo da qua". Delrio riflette anche sulla riforma appalti: "siamo in contatto stretto con il relatore. Il testo rappresenta un grande salto di qualita'". E sul rafforzamento dei poteri dell'Anac? "Bisogna dare a Cantone i poteri che gli consentano di svolgere al meglio il lavoro che già è previsto faccia per legge".

Fonte articolo: http://www.ilghirlandaio.com/infrastrutture-immobiliare/129776/edilizia-delrio-i-bonus-funzionano-estendiamoli-sole-24-ore/

Compravendite in rialzo anche secondo l'Agenzia delle Entrate

 

Dopo una crisi dalle dimensioni drammatiche durata sette anni, il mercato immobiliare italiano ha mostrato spunti di ripresa, beneficiando di un miglioramento dell’economia. L’Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle Entrate ha infatti messo in evidenza che il 2014 si è chiuso con 418 mila compravendite (+3,6% rispetto all'anno precedente), con una crescita  che si è concentrata soprattutto nell'ultimo trimestre del 2014, grazie al boom di transazioni (+5,5% rispetto allo stesso trimestre del 2013). I tassi d'interesse bassi, il clima di fiducia, l'iniezione di liquidità da parte della Bce potrebbero garantire un 2015 ulteriormente positivo, almeno in questo settore anche perché i prezzi di vendita delle abitazioni dovrebbero rimanere bassi, se non abbassarsi ulteriormente, e quindi appetibili.

 

La liquidità immessa sul sistema finanziario con il Quantitative Easing ha dunque avuto ripercussioni concrete sul credito al consumo e sull’economia reale. L’abbassamento dei rendimenti dei titoli di Stato a lunga scadenza, inoltre, ha contribuito alla riduzione dei tassi d’interesse rendendo più accessibili le offerte di credito per privati ed imprese. Gli istituti bancari iniziano a considerare meno vantaggioso l’acquisto di titoli di Stato e sono portati a erogare più agevolmente credito a famiglie e Pmi. Uno degli obiettivi del QE è proprio quello di concedere alle banche la disponibilità necessaria ad erogare credito per sostenere la ripresa nell’Eurozona. Concretamente gli effetti del QE riguardano una riduzione del costo del denaro sui prestiti alle imprese ed i mutui immobiliari, contrastando il crollo del mercato dei mutui che dal 2007 al 2013 è diminuito di oltre il 72%. Chi ha intenzione di acquistare casa o ha già un finanziamento all’attivo potrebbe infatti approfittare delle offerte di credito o scegliere la surroga del mutuo così da accedere a condizioni maggiormente vantaggiose.

 

Nel 2014 sono cresciuti gli acquisti di abitazioni con ricorso ad un mutuo ipotecario (+12,7% rispetto al 2013), consolidando il trend positivo evidenziato dal mese di luglio 2013 (dati Crif). Per il 40,6% del totale degli acquisti di abitazioni l’acquirente si è rivolto alla banca, ottenendo, come capitale medio erogato, circa 119mila euro, 3mila in meno rispetto al 2013. In calo del 7% rispetto al 2013 la rata media mensile iniziale, pari a 631 euro. Nel 2014 sono diminuiti di circa mezzo punto percentuale anche i tassi di interesse, assestandosi intorno al 3,4%, mentre è rimasta stabile la durata media del mutuo (22 anni). 

Le compravendite di immobili hanno quindi registrato dopo sette anni un segno positivo: il settore commerciale è quello che ha riportato il migliore risultato nel corso del 2014, con un rialzo del 5,7%, seguito dai settori residenziale e produttivo (+3,6%), mentre resta negativo il terziario (-4,6%). Tra le grandi città, crescita a doppia cifra per il mercato residenziale a Bologna (+18,5%), Genova (15%), Roma (+13,9%) e Firenze (+13,3%). Seguono Milano e Torino, che registrano rispettivamente +5% e +5,4%, e Palermo (+4%).

Sono aumentate, infine, le compravendite di nuda proprietà: dal 2010 fino alla fine del 2013, infatti, i proprietari che hanno messo sul mercato la nuda proprietà della propria abitazione sono cresciuti del 20,3% a Roma, del 18,7% a Milano, del 17,4% a Firenze, del 15,5% a Genova e dell'11,1% a Napoli, secondo i dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate. Alla fine del 2014 le vendite di nuda proprietà sono cresciute dell’1,5%, con un aumento più accentuato nei Comuni capoluogo rispetto ai Comuni minori. Attraverso la vendita della nuda proprietà il venditore trasferisce la proprietà dell’immobile, ma non il diritto reale di godimento del bene (usufrutto); quel diritto, cioè, che consente al titolare di mantenerne il possesso e il pieno utilizzo per tutta la vita o per un determinato periodo.

Con la ripresa generale dell’economia, e conseguentemente del mercato immobiliare, i proprietari potrebbero non essere più costretti, per affrontare le difficoltà quotidiane, a vendere la nuda proprietà della loro abitazione: è probabile dunque che questo tipo di transazione possa subire una contrazione dei volumi, lasciando spazio alla compravendita tradizionale.

Fonte articolo: http://www.borsaitaliana.it/notizie/sotto-la-lente/mercato-immobiliare-216.htm

Accesso gratuito alle planimetrie per i Comuni

L'Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione dei Comuni l'accesso gratuito alle planimetrie catastali degli immobili, per i controlli urbanistici e la gestione della fiscalità immobiliare locale.

Le conseguenze operative
L'apertura dell'Agenzia è quindi molto importante perché oggi i Comuni hanno la possibilità di acquisire con estrema velocità la planimetria catastale del fabbricato, accedendo al Portale Sister, già utilizzato dai Comuni per le visure catastali e per quanto attiene al mondo catastale, compreso l'invio di dati all'Agenzia stessa, come quelli relativi al mancato accatastamento degli immobili (procedura 336 di cui alla legge 311/2004), al controllo dei Docfa (articolo 34 quinquies del Dl 4/2006) o alla verifica delle domande di ruralità di cui al Dl 70/2011. 

L'utilizzo delle planimetrie catastali è importante soprattutto per la gestione della Tari la quale si applica in base «alla superficie calpestabile», visto che si è per ora abbandonato il criterio della tassazione sulla base dell'80% della superficie catastale, utilizzabile solo in sede di accertamento. Oltre alla Tari le planimetrie rappresentano un utile strumento per il controllo della conformità edilizia, ovvero tra quanto concessionato dal Comune e quanto dichiarato all'Agenzia e ciò ovviamente assume anche rilevanza fiscale, perché un ampliamento di un fabbricato non dichiarato in catasto porta a un aumento della rendita catastale e quindi dell'Imu. E non occorre dimenticarsi che l'articolo 2, comma 12 del Dlgs 23/2011 prevede che il 75% delle sanzioni irrogate dall'Agenzia per l'inadempimento degli obblighi di dichiarazione degli immobili, e delle variazioni degli stessi, è devoluto al Comune ove sono ubicati gli immobili.
Al di là però di quanto può essere utile per il Comune avere gratuitamente a disposizione le planimetrie, al pari di quanto avviene già con le visure catastali, quello che rileva è che si riconosce sempre di più l'importanza dei Comuni nei processi di controllo del territorio.

La battaglia
Su questo tema si era registrato in passato uno scontro tra i Comuni e l'Agenzia delle Entrate, la quale per la fornitura delle planimetrie pretendeva il pagamento di una somma, nonostante diverse previsioni normative già imponevano la fornitura gratuita (si veda la delibera della Corte dei conti dell'Emilia-Romagna 37/2013). In particolare, si ricorda che l'articolo 50 del Dlgs 82/2005 prevede che qualunque dato trattato da una Pa, nel rispetto della normativa sulla protezione dei dati personali, deve essere reso accessibile e fruibile alle altre amministrazioni quando l'utilizzazione del dato sia necessaria per lo svolgimento dei compiti istituzionali dell'amministrazione richiedente, senza oneri a carico di quest'ultima, salvo che per la prestazione di elaborazioni aggiuntive; il successivo articolo 59 precisa, poi, che nell'ambito dei dati territoriali di interesse nazionale rientra la banca dati catastale gestita dall'agenzia delle Entrate. Il problema dell'accesso alle planimetrie si poneva soprattutto per gli immobili accatasti prima del 2006, perché a decorrere da quell'anno l'Agenzia invia ai Comuni i «Docfa» e con questi anche le planimetrie degli immobili.

Fonte articolo: http://www.quotidianoentilocali.ilsole24ore.com/art/fisco-e-contabilita/2015-05-11/dalle-entrate-planimetrie-catastali-gratis-gli-accertamenti-201909.php?uuid=ABkDhpd

L'agevolazione "prima casa" resta anche in caso di donazione

Non si perde l’agevolazione "prima casa" se, in caso di vendita di un’abitazione acquistata con il beneficio fiscale, si effettua, entro un anno, un acquisto a titolo gratuito. È questo l’innovativo orientamento che l’agenzia delle Entrate propone nella risoluzione 49/E dell’11 maggio 2015, in riforma a diversi precedenti orientamenti di segno contrario (ad esempio, la circolare 6 del 26 gennaio 2001, la risoluzione 125/E del 3 aprile 2008 e la circolare 18 del 29 maggio 2013). A sospingere alla svolta alcune recenti sentenze della Cassazione: la sentenza 26 giugno 2013, n.16077 e la sentenza 12 marzo 2014, n. 5689.

 

La legge sull’agevolazione "prima casa" sancisce che dall’ottenuta agevolazione il contribuente non decade se, pur alienando entro un quinquennio dall’acquisto agevolato, egli effettui un nuovo "acquisto" "entro un anno dall’alienazione dell’immobile acquistato con i benefici" (Nota II-bis, comma 4, all’articolo 1 della Tariffa, Parte Prima, allegata al Dpr 131/1986, il testo unico dell’imposta di registro).

Ebbene, la legge non qualifica ulteriormente il termine "acquisto", e quindi (anche se appare indubbiamente rilevante l’argomento secondo il quale, dovendo il "riacquisto" avere un "sapore" di "reinvestimento", si dovrebbe effettuare un acquisto a titolo oneroso per beneficiare del suo effetto esimente rispetto alla perdita dell’agevolazione a causa di alienazione infraquinquennale) si può in effetti trattare, stante il silenzio della legge sul punto, sia di un acquisto a titolo oneroso, sia di un acquisto a titolo gratuito (e, ad esempio, di una donazione). 

Peraltro, pur ammettendosi la rilevanza dell’acquisto a titolo gratuito ai fini di impedire la revoca dell’agevolazione, pare inevitabile limitare l’ambito degli acquisti a titolo gratuito (con effetto esimente rispetto alla perdita dell’agevolazione) a quelli di natura "volontaria" (quali, appunto, la donazione), escludendo cioè gli acquisti "incidentali" (quale l’acquisto che si abbia a seguito dell’apertura di una successione a causa di morte) per il motivo che la legge palesemente si riferisce alla sequenza di una alienazione seguita dal compimento di un atto d’acquisto, e non all’acquisto che derivi da un fatto (quale il decesso di un soggetto oppure, come nel caso dell’usucapione, il possesso e il decorso di un certo periodo di tempo).

Quanto alle pronunce della Cassazione che hanno motivato le Entrate al revirement di cui si è detto, i giudici di legittimità hanno testualmente sancito che "anche l’acquisto a titolo gratuito di un immobile idoneo a essere adibito ad abitazione principale, entro un anno dall’alienazione infraquinquennale dell’immobile agevolato è idoneo a evitare la decadenza dal beneficio" e ciò in quanto "il termine “acquisto”, utilizzato dal legislatore ... nel definire le condizioni di evitabilità della decadenza, fa riferimento sia ad acquisti gratuiti che onerosi" (sentenza 16077/2013). Identicamente, nella sentenza 5689/2014 è stato deciso che "non è suscettibile di revoca l’agevolazione per l’acquisto della prima casa laddove, in caso di cessione infraquinquennale dell’abitazione principale, l’acquisto entro un anno dalla predetta alienazione avvenga a titolo gratuito e non oneroso".

Fonte articolo: quotidiano.ilsole24ore.com/

Mutui: la ripresa continua nel primo trimestre 2015

 

+32,5% su base annua. E la crescita prosegue quest'anno con +49,4% a marzo. I dati 2014 riferiti da ABI, l’associazione delle banche italiane, e le stime 2015 del Crif evidenziano la ripresa del mercato legato all’acquisto di abitazioni.

I dati relativi all’intero 2014 riferiti da ABI, l’associazione delle banche, evidenziano la ripresa del mercato dei finanziamenti alle famiglie per l’acquisto delle abitazioni. Dal campione selezionato da ABI, composto da 84 banche, che rappresenta circa l’80% della totalità del mercato bancario italiano, emerge che tra gennaio e dicembre 2014 l’ammontare delle erogazioni di nuovi mutui è stato pari a 25,283 miliardi di euro rispetto ai 19,085 miliardi del 2013.

L’incremento su base annua è, quindi, del 32,5%. L’ammontare dei nuovi mutui che derivano da rinegoziazioni di mutui preesistenti è stimabile in circa il 18% delle erogazioni (4,6 miliardi di euro). 
L’ammontare delle nuove erogazioni di mutui nel 2014 è anche superiore al dato dell’intero 2012 quando si attestarono sui 20,712 miliardi di euro. Sono in aumento soprattutto i mutui a tasso variabile che rappresentano nel 2014 il 77,5% delle nuove erogazioni complessive; tale valore era del 77,1% nel 2013 e del 70,7% nel 2012. Il mercato dei mutui sembra reagire positivamente alle recenti riforme del settore creditizio.

Secondo le rilevazioni della Crif, che si occupa di consulenza finanziaria e soluzioni creditizie, la ripresa del mercato è partita dall'ultimo trimestre del 2014 ed è proseguita nel primo trimestre del 2015. 
Grazie al continuo monitoraggio del settore, iniziato nel 2008, la ricerca ricostruisce la continua evoluzione del mercato, mese dopo mese.
Mettendo a confronto il numero delle domande e l'ammontare degli importi richiesti, è stato individuata nel periodo compreso tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012 la fase più critica per il mercato. 

Infatti superata quella fase, la domanda dei mutui è tornata a risalire toccando solo nel primo trimestre del 2015 dei valori davvero significativi. Infatti, il mese di febbraio avrebbe registrato una crescita delle domande del 37.5% rispetto allo stesso periodo del 2014, una crescita proseguita nel mese di marzo.
A febbraio c’è stato un aumento del 49.4% rispetto ai dati raccolti lo scorso anno. Con riferimento agli ultimi sei mesi, lo studio mette in luce anche un netto calo degli importi richiesti. Nel 30.1% dei casi si tratta di valori compresi tra i 100 e i 150 mila euro, seguono con il 26.3% delle preferenze le richieste di mutui per somme pari o inferiori ai 75.000 euro.

Fonte articolo: http://www.guidafinestra.it/news/economia/2015/04/29/news/immobiliare_abi_crescono_i_mutui_per_le_abitazioni-74885/

Social Housing: casa efficiente e a basso costo

Case belle, efficienti, “vivibili” e a basso costo? Grazie alla collaborazione tra pubblico e privato non sono più una chimera. Sul territorio diversi progetti stanno diventando realtà, come dimostrano gli esempi illustrati in questa pagina. Le diverse formule proposte di affitti low cost rappresentano la via italiana al social housing, un tipo di edilizia che sembra finalmente decollare, dopo anni di incertezze, anche nel nostro Paese.

L'idea di fondo è semplice: grazie a concessioni e finanziamenti pubblici, i privati sviluppano complessi residenziali da dedicare, almeno in parte, alle fasce più deboli della popolazione. 

Il mix nell’offerta prevede quasi sempre diverse formule: affitto calmierato, vendite a prezzi convenzionati, riscatto della proprietà nel lungo periodo. Il risultato sono abitazioni “sociali” (quindi più accessibili) di cui gli italiani hanno sempre più bisogno, in tempi di crisi: più calano i redditi, più crescono le disuguaglianze, e maggiore è il fabbisogno di abitazioni da assegnare a canone “sociale”.

La soglia di sostenibilità di una locazione si aggira intorno al 25% del reddito dichiarato da una famiglia. A dirlo è una ricerca realizzata da Caire, cooperativa architetti e ingegneri, insieme alla Camera di Commercio, al Comune e all’Acer (azienda per il diritto alla casa) di Reggio Emilia. L'indagine fotografa il progressivo impoverimento del territorio (nel Modenese metà delle famiglie ha registrato redditi in calo oltre il 10%) e definisce, per le diverse fasce di reddito, il tetto di sostenibilità dei canoni d’affitto: rispetto all’offerta attuale le maggiori criticità emergono sotto gli 11mila euro. Queste famiglie spesso sul mercato non trovano una risposta adeguata. Ecco perché le politiche di social housing devono rivolgersi soprattutto a questo target, promuovendo la costruzione di alloggi a basso costo sul territorio.

In questa direzione si muovono le scelte di Cdp Investimenti Sgr, impegnata ormai da diversi anni con il «fondo dei fondi» Fia (Fondi investimenti per l'abitare, attivo a livello nazionale dal 2010). Finora sono stati approvati progetti che impegnano tre quarti dei 2 miliardi messi a disposizione del fondo ed entro il 2015 verrà completata l’approvazione degli accordi. Tra gli ultimi, ad esempio, lo scorso febbraio Cdp ha siglato con il Comune di Reggio Emilia e Acer un impegno da 10 milioni di euro per realizzare 100 alloggi sociali da locare a canoni calmierati e vendere a prezzi convenzionati alle famiglie in difficoltà. Finora Cdp Investimenti Sgr ha deliberato investimenti per 1.515 milioni di euro, attraverso 27 fondi immobiliari locali gestiti sul territorio da 11 Sgr. In tutto sono previsti oltre 220 progetti. L’obiettivo è realizzare 14.081 alloggi sociali e 6.783 posti letto in residenze temporanee.

In questa fase diventa sempre più importante accompagnare le operazioni, dopo la prima iniezione di liquidità, e definire un mix nell’offerta finale capace di rispondere davvero al fabbisogno del territorio. L’analisi di posizionamento dell’operazione rispetto alla domanda locale, insieme alla qualità abitativa, sono le principali chiavi di successo del social housing. Rispetto alle prime operazioni, infatti, oggi il Fia preferisce focalizzarsi sull’affitto a lungo termine o con riscatto, riducendo al minimo la quota di appartamenti messi in vendita, incrementando il sostegno ai progetti esistenti e ai fondi immobiliari locali più virtuosi, senza disperdere le risorse.

Ci vorranno anni, però, per iniziare a vedere i primi risultati. Basta pensare, ad esempio, che ce ne sono voluti circa otto per arrivare a inaugurare Cascina Merlata (nel 2007 l'acquisto delle aree da parte di EuroMilano): il villaggio da 397 alloggi, che oggi ospita 1.334 delegati da tutto il mondo per Expo 2015, al termine della manifestazione (a ottobre) sarà convertito in residenze “sociali”. 

Fonte articolo: quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web

Quanti stipendi occorrono per comprare casa?

 

Il mercato immobiliare è sempre più sovente oggetto di studi e osservatori che ne parlano in maniera approfondita con la consapevolezza che il mattone, in linea generale, è lo specchio della situazione economica di un Paese e del suo momento storico. Le valutazioni a cui siamo abituati, i report di cui leggiamo quasi giornalmente, misurano questo settore in base al rapporto del prezzo di vendita al metro quadro; l’ultima analisi di Tecnocasa, però, misura tutto in base a un nuovo parametro: il numero di stipendi che servono agli italiani per comprare casa.


L’analisi non ha calcolato il numero di anni che servono a un italiano per comprare la casa dei suoi sogni, ma quelli che servono per comprarne una piuttosto “normale”, ovvero un immobile usato di 65 metri quadri.

Ebbene i calcoli riferiti all’appena chiuso 2014 rivelano che per l’agognata residenza servono ben 5,8 anni di lavoro e di stipendi interamente versati sul conto casa.
La notizia ha diverse possibilità di interpretazione: se da una parte il bicchiere mezzo vuoto rivela come bisognerebbe lavorare (e basta) quasi sei anni per pagarsi una casa; chi ama vedere il lato positivo delle cose, apprezzerà sapere che il numero di annualità rispetto al 2013 è sceso di ben due mensilità, visto che due anni fa servivano esattamente sei anni di lavoro a tempo pieno per lo stesso tipo di immobile. Servono ancora meno stipendi se si confrontano i dati relativi al 2006/2007, anni pre-crisi in cui erano necessari ben 8,6 anni di stipendio.


Ovviamente il calo va di pari passo con quello dei prezzi che dall’inizio della crisi è stata, come sappiamo, una costante del mattone insieme a quello delle compravendite. Ma nel 2014 si è profilata una mini ripresa dal punto di vista del numero delle transazioni immobiliari e gli esperti del gruppo Tecnocasa si sbottonano anche per ciò che sarà questo 2015 che, a detta loro, vedrà continuare questo trend di risalita. Se le transazioni aumenteranno, i prezzi continueranno a scendere, come si legge nello studio, in un range stabilito da -1 a -3%. 


Le città. Se si vuole puntare la lente sulle singole città italiane, Roma è quella in cui c’è un maggiore dislivello tra i prezzi e il numero di stipendi che servono a comprare un immobile: nella Capitale si supera la media nazionale e bisogna lavorare per ben 9,5 anni. Anche Milano va oltre e qui servono 7,9 anni di lavoro per un immobile da 65 metri quadri. Le città in cui, di contro, servono meno anni di lavoro sono Palermo Verona: qui i cittadini si possono dire fortunati e a loro bastano rispettivamente 3,6 e 3,9 anni di duro impegno per pagarsi una casa.


Differenze col periodo pre-crisi. 
Nonostante serva uno dei più alti numeri di buste paga, il capoluogo meneghino è quello che ha visto più di tutti abbassarsi il numero di annualità necessarie a coprire il costo di una casa tipo: nel 2004, infatti, ne servivano 11,1. Se a Milano la variazione dall’inizio della crisi è stata la più evidente, anche a Bologna Firenze si è ridotto il numero dei mesi di stipendio da destinare per l’acquisto di un immobile: nel capoluogo dell’Emilia Romagna il calo è stato di 3 annualità, mentre a Firenze si parla di 3,1. L’unica a tenere, stando allo studio, è proprio Roma.


Fonte articolo: http://news.immobiliare.it/quanto-si-lavora-per-comprare-casa-21206

Aumento tassazione per i terreni incolti

Per tutti i terreni non coltivati (agricoli o edificabili), dal 2014 non è più possibile beneficiare della detassazione del reddito agrario, in quanto il decreto competitività 2014 (Dl 91/2014), ha abrogato questa agevolazione. Non è più possibile neanche ridurre il reddito dominicale del 70%, nel caso in cui il terreno non locato sia esente da Imu e, quindi, sia assoggettato ad Irpef e alle relative addizionali.

Questo aumento di tassazione è confermato dall’eliminazione del codice 1, relativo alla “mancata coltivazione”, nella colonna 7 del quadro RA del modello Unico e del 730. Questo codice è sparito anche nel modello precompilato da parte dell’agenzia delle Entrate, in corrispondenza dei terreni non coltivati, che lo scorso anno lo utilizzavano, per beneficiare dei due incentivi per il calcolo del reddito del 2013.

In generale, il reddito fondiario dei terreni è la somma di quello dominicale e di quello agrario e queste due componenti vanno dichiarate, indipendentemente dalla loro percezione, da chi possiede il fondo a titolo di proprietà, di enfiteusi, usufrutto o altro diritto reale.

Principio di sostituzione 
Solo per i redditi dominicali dei terreni non affittati (come per quelli dei fabbricati non locati), l’Irpef e le relative addizionali non sono dovute, perché sono sostituite dall’Imu, mentre continua ad essere tassato il reddito agrario. Quindi, sul reddito dominicale dei terreni non affittati non va pagata l’Irpef in tutte le ipotesi in cui è dovuta l’Imu, anche quando l’imposta è solo giuridicamente dovuta, ma non è stata versata, ad esempio per effetto del riconoscimento delle detrazioni o perché l’importo è inferiore al minimo da versare.
L’Irpef è dovuta sul reddito dominicale, però, se il terreno non affittato è esente dall’Imu (casella 9, “Imu non dovuta”, del quadro RA di Unico o del 730), come ad esempio nel caso dei terreni agricoli ubicati nei Comuni montani in base al decreto 28 novembre 2014 e al decreto legge 24 gennaio 2015, n. 4 (e descritti nel paragrafo “Terreni esenti Imu” delle istruzioni di Unico pf 2015).

Mancata coltivazione 
Fino allo scorso anno, per beneficiare della riduzione del 70% del reddito dominicale dei terreni (agricoli o edificabili) contemporaneamente non coltivati, non affittati ed esenti da Imu (quindi, tassati ad Irpef), di quelli locati, ma non coltivati ovvero per non tassare ad Irpef e alle relative addizionali il reddito agrario dei terreni non coltivati, i contribuenti potevano dichiarare nel 730 o nel modello Unico, che il terreno non era stato «coltivato, neppure in parte, per un’intera annata agraria e per cause non dipendenti dalla tecnica agraria», indicando nella colonna 7 (“casi particolari”) del quadro A il codice 1 (o il codice 5 per i terreni dati in affitto per usi agricoli a giovani sotto i 40 anni). L’articolo 7, comma 3, decreto legge 24 giugno 2014, n. 91, però, ha abrogato dal 2014 queste due agevolazioni previste dagli articoli 31, comma 1 e 35 del Tuir. 

La novità riguarda tutti i contribuenti, quindi, dal 2014 (Unico 2015 o 730 2015), per questi terreni incolti, i redditi dominicali devono essere aumentati (per quelli non locati, solo se vige l’esenzione da Imu) e quelli agrari devono essere tassati ex novo, ad esempio, da parte di tutte le persone fisiche, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno una partita Iva “agricola”.
Sono interessati da questo aumento di tassazione anche gli imprenditori e le società che hanno terreni “patrimonio” incolti (quelli locati a terzi o non utilizzati per l’attività) ovvero gli agricoltori che hanno terreni incolti (di proprietà o ricevuti in affitto), indipendentemente dal regime adottato e dal loro volume d’affari, superiore o meno ai 7mila euro.
Anche le società semplici e le Snc, Sas e Srl agricole devono aumentare il loro reddito imponibile per gli eventuali terreni incolti. 

Fonte articolo: http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&edizione=SOLE&issue=20150505&startpage=1&displaypages=2

Il Real Estate riparte da Milano

Un fermento nuovo permea Milano. La sfilata di star giovedì scorso all’inaugurazione dello spazio Silos di Giorgio Armani o la coda chilometrica di chi si mette in fila per un biglietto dell’Expo 2015 ne sono un esempio. Energia che si respira anche sul fronte immobiliare. Perché è questa la meta italiana dove i capitali internazionali cercano “casa”.
Metropoli del mondo messa quasi sullo stesso asse delle capitali europee, Milano ha ritrovato la vitalità e la creatività della città “da bere” degli anni Ottanta, ripulita da eccessi e sbavature. 
Buona parte di quel 70% di investitori esteri che nell’ultimo anno hanno dominato il real estate italiano ha scelto le strade all’ombra della Madonnina come meta principale, ripiegando su altri centri soltanto per la mancanza di offerta. E la città si offre con una skyline di grattacieli ultramoderni, alcuni incoronati tra i più belli del mondo come è avvenuto per il Bosco Verticale di Stefano Boeri.

 

Dagli investitori meno conosciuti alle operazioni con protagonisti noti, come l’acquisto da parte del fondo sovrano del Qatar del 100% del complesso Porta Nuova sviluppato da Hines Italia (in due tranche, l’ultima del 60% siglata a fine febbraio e per la quale l’emiro avrebbe speso tra i 500 e i 700 milioni di euro di equity, il resto è debito), il real estate raccoglie dopo quasi sette anni di crisi la forte liquidità che viaggia nel mondo in cerca di rendimenti appetibili e da qualche mese anche il ritorno di interesse dei compratori con una moneta “forte” rispetto all’euro. Ed è sempre qui che ha fatto il suo primo acquisto italiano poco più di una decina di giorni fa la conglomerata cinese Fosun, sbaragliando la concorrenza con un’offerta di 345 milioni di euro per lo storico Palazzo Broggi, ex sede di Unicredit in piazza Cordusio. 

Sul fronte residenziale il capoluogo lombardo conta sei trimestri consecutivi – da giugno 2013 fino a fine 2014 - di rialzi nelle compravendite (15.899 le transazioni registrate nel 2014, in aumento del 9,4% su un anno prima). Negli ultimi tempi, e i numeri si vedranno nelle prossime rilevazioni dell’Osservatorio dell’agenzia delle Entrate, anche la debolezza dell’euro e la risonanza dell’Expo hanno riportato potenziali acquirenti privati da Stati Uniti, Inghilterra, Asia e Medio Oriente a considerare di investire qui. Ma anche di molti svizzeri che contano sugli sconti dovuti alla rivalutazione del franco. 
I compratori internazionali cercano alloggio nelle molte riqualificazioni di lusso, quasi tutte in centro, che recuperano palazzi storici e li mettono sul mercato oggi, lontano dai tempi d’oro ma ancora con prezzi elevati, spesso oltre 10mila euro al metro quadrato. Dalle residenze di via Illica disegnate da Michele De Lucchi (da 12mila al metro quadrato) all’indirizzo Ponte Vetero 16-18 dove un edificio nuovo si compone di appartamenti i cui prezzi variano tra 11mila e 13mila euro al metro quadro. 

Nella partita degli immobili non residenziali il fondo americano Blackstone è stato unico player per qualche mese, il primo a scommettere sul nostro Paese, senza aspettare crolli delle quotazioni del mattone come avvenuto in Spagna e Irlanda, Paesi con i quali siamo stati a lungo gemellati dai più. E il fondo Usa ha scelto di concentrare il proprio patrimonio a Milano, dove ha rilevato diversi complessi per uffici in zone centrali, l’ex Palazzo delle Poste in piazza Cordusio e prima ancora la storica sede del Corriere della Sera in via Solferino. 

"Se nel 2014 c’erano dieci investitori internazionali che compravano immobili in Italia, oggi sono 50 – dice Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari -. L’offerta è scarsa, ma sul mercato arriveranno alcuni miliardi di euro di edifici dai fondi immobiliari che devono dismettere il patrimonio perché arrivati a scadenza". 
Le operazioni di sviluppo in città non mancano, ma molte sono state bloccate per anni. Si spera che l’ondata di liquidità e i tassi di interesse al lumicino le facciano ripartire. La più attesa, e discussa, è quella del Portello, dove potrebbe arrivare lo stadio del Milan o un centro per i cittadini tra arte e musica (il Magnete di Prelios sembra l’altro dei quattro progetti in pole position). Ci sono ampie aree con potenzialità di recupero all’interno della città. E un segmento che viaggia proprio sul filo della trasformazione è quello degli hotel, che sta beneficiando dell’effetto Expo. Oltre al Gallia appena aperto e al Mandarin, non sono pochi gli investitori internazionali che cercano palazzi in centro da riconvertire in alberghi extra lusso “all suite”. Per i quali si potrebbero recuperare, con regole più elastiche per il cambio di destinazione d’uso, parte di quel milione e più di metri quadrati di uffici sfitti in città e che solo in parte saranno riassorbiti dal mercato direzionale. 
L’ultima sfida sarà la riconversione delle aree dove oggi sorgono i padiglioni dell’Esposizione Universale. Ma i valori in gioco sono alti e non è facile prevedere a breve sviluppi positivi.

Fonte articolo: http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&edizione=SOLE&issue=20150505&startpage=1&displaypages=2

 

 

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