News dal franchising

News dal franchising (890)

L'identikit di chi compra casa

 

 

Il 63,8% di chi compra un’abitazione ha tra 18 e 44 anni, lo rileva l’analisi delle compravendite dell’Agenzia del Gruppo Tecnocasa riferita al secondo semestre del 2014. Più nello specifico, il 30,4% di chi acquista la casa ha tra i 18 e i 34 anni, il 33,4% ha tra i 35 e i 44 anni, il 19,3% ha tra i 45 e i 54 anni, il 10,9% tra i 55 e i 64 anni e il 5,9% ha oltre 65 anni.

Dall’analisi emerge inoltre che nel periodo in esame oltre tre quarti degli acquirenti ha comprato l’abitazione principale, il 16,2% una casa come investimento e il 6,6% la casa per le vacanze; dati stabili rispetto allo stesso periodo del 2013. 
Si rileva inoltre che chi compra la casa principale diminuisce con il crescere dell’età, tranne che nella fascia oltre i 65 anni dove il dato torna a risalire leggermente.

 

 

 

Come nel 2013, ad avvalersi di un mutuo bancario per l’acquisto è stato il 54,4% del totale (era il 54,7% nello stesso periodo dell’anno precedente). Per quanto riguarda invece i dati relativi a chi ha scelto di vendere, la motivazione è stata nel 44,5% dei casi il miglioramento della qualità abitativa (55,1% nello stesso periodo del 2013), il 39,9% lo ha fatto per reperire liquidità (contro il 26,6% del secondo semestre dell’anno precedente) e il 15,6% per un trasferimento in altra zona o città. Aumenta con il crescere dell’età la percentuale di chi vende per reperire liquidità, mentre decresce con l’aumentare dell’età il numero di coloro che lo fanno per migliorare la qualità della vita. Passando infine ai contratti di locazione stipulati da Tecnocasa, il 58% utilizza l’affitto come scelta abitativa (in crescita del 3,1% sullo stesso periodo del 2013), il 35,5% per motivi di lavoro e il 6,5% per motivi di studio.

Fonte articolo: http://www.e-duesse.it/News/Cucine-Built-in/Mercato-immobiliare-il-63-8-di-chi-compra-ha-tra-18-e-44-anni-187664



L'Euribor negativo non incide sui mutui

Con l’Euribor a 3 mesi negativo si infrange un altro tabù nell’epoca del quantitative easing della Banca Centrale Europea. Non ci vuol molto infatti a capire che la discesa sotto zero del tasso interbancario più utilizzato in Italia per calcolare le rate dei mutui è l’ennesimo paradosso creato da quel mare di liquidità iniettato attraverso la siringa del piano Draghi. Lo stesso effetto che ha permesso ieri alla Spagna di essere «pagata» dagli investitori per emettere debito a tre mesi, cosa che in un futuro non troppo lontano potrebbe avvenire anche al Tesoro italiano.
L’impatto sui tassi delle manovre Bce è insomma talmente dirompente che una banca è addirittura disposta a pagare un millesimo per prestare denaro a un altro istituto europeo, perché è sempre più vantaggioso che lasciare lo stesso denaro presso i forzieri Bce versando ben 20 centesimi per il parcheggio oppure acquistare un titolo tedesco a 3 mesi rimettendoci lo 0,35 per cento.

 

Di questo genere di paradossi i mutuatari vedono soltanto una parte, perché a chi ha scelto un prestito immobiliare variabile resta in fondo lo spread da versare e in molti casi non è roba da poco: non si corre quindi il «pericolo» di essere pagati per prendere un mutuo come è accaduto di recente in Danimarca. Quel millesimo sotto lo zero è in più davvero difficile da avvertire sulla rata, visto che gli arrotondamenti del tasso avvengono al centesimo se non al decimo di punto percentuale. Sarà addirittura impossibile da percepire per quanti si apprestano a stipulare un mutuo adesso, dato che le stesse banche, colte di sorpresa, sono corse a inserire sui nuovi prodotti apposite clausole attraverso le quali si impedisce di sottrarre dal tasso finale il valore dell’Euribor quando questo è negativo.

Ciò che conta per le famiglie italiane, al di là dell’aspetto puramente simbolico del centesimo in più o in meno, è la piega che la vicenda potrebbe prendere nei prossimi mesi. In fondo gli acquisti Bce sono soltanto all’inizio e con questi anche l’inondazione di liquidità sul mercato interbancario: Giuseppe Maraffino di Barclays Research sostiene che l’Euribor 3 mesi potrebbe scendere fino a -0,05% entro settembre o addirittura spingersi potenzialmente fino a -0,15%, a patto che la politica monetaria di Draghi resti estremamente accomodante e la crisi greca non metta i bastoni fra le ruote. Atene rappresenta infatti l’insidia maggiore per la discesa degli Euribor, dato che le eventuali tensioni farebbero presumibilmente riaffiorare il premio al rischio che le banche considerano quando si prestano il denaro e che al momento è quasi inesistente.

Ma è guardando oltre il 2015 che la vicenda si fa ancora più interessante, perché l’eccesso di liquidità per oltre mille miliardi di euro che verrà creato dalla Bce con il suo «qe» è destinato ad assorbirsi con molta gradualità. Ancora secondo Barclays gli Euribor rimarranno su questi livelli o più in basso per tutto il 2017. E anche di questo dovranno tenere conto quei mutuatari che proprio in queste settimane sono tempestati dalle telefonate delle filiali bancarie con proposte allettanti per passare dal tasso variabile al fisso.

Fonte articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-04-22/il-tasso-va-sotto-zero-ma-mutui-l-effetto-e-nullo-085727.shtml?uuid=ABZdMQTD

Patrimonio immobiliare e prelievo fiscale: Italia ed Europa a confronto

Si parla spesso della pressione fiscale che grava sulle spalle degli italiani proprietari di immobili, ma molto meno di quello che accade al di fuori dei confini nazionali. Qual è la situazione negli altri Paesi europei? In Germania, in Spagna, in Grecia, per esempio.

Una risposta arriva dalla recente pubblicazione Gli immobili in Italia 2015 realizzata dagli esperti dell’Agenzia delle Entrate in collaborazione con Sogei, la società ITC del Ministero delle finanze.
Il primo dato che spicca emerge dal confronto tra l’andamento del prelievo sul patrimonio finanziario e immobiliare tra Germania, Italia, Spagna, Francia e Regno Unito negli anni 2000, 2010 e 2012.

 

Se è vero che l’Italia è stata quella che nel biennio 2010-2012 ha subito il maggiore incremento, passando dal 4,8% al 6,2%, occorre dire che, tranne in Germania, il prelievo fiscale era già molto alto nel 2010 in tutti i Paesi considerati: 6,4% in Spagna (ridotto a 6,2% nel 2012), 8,5% in Francia (praticamente immutato nel 2012 con l’8,6%) e nel Regno Unito 12% (ridotto all’11,8% nel 2012).
In tutti i Paesi esaminati l’abitazione principale è esente dall’imposta sui redditi delle persone fisiche e gode di un trattamento preferenziale per l’acquisto che include forme dirette di sussidio, deduzioni/detrazioni fiscali per gli interessi sui mutui e riduzioni di prelievo sui redditi della prima casa.
Questo trattamento fiscale di favore per la proprietà immobiliare (e per la abitazione principale in particolare) è spesso giustificato dalla natura specifica del bene «abitazione» e dalle esternalità positive che possono essere associate alla scelta di dimorare nella casa di residenza da parte del proprietario.

Discorso interessante anche per quanto riguarda la deducibilità fiscale dal valore imponibile degli interessi sui mutui ipotecari contratti per l’acquisto della casa.
Per esempio, Germania, Grecia, Francia e Regno Unito non prevedono, oggi, alcun sistema di agevolazione fiscale sui mutui contratti. In Belgio, interesse e spese possono essere dedotti fino a un tetto massimo di 2.770 euro per i primi 10 anni e di poco più di 2.000 euro in seguito. In Olanda gli interessi sui mutui ipotecari possono essere interamente deducibili in regime di tassazione personale del reddito, mentre l’Estonia, pur consentendo un limite generale per la deducibilità fissato a 1.920 euro, si è verificata una stretta considerando che fino al 2013 l’importo deducibile era molto superiore (circa 3.200 euro).


Fonte articolo: http://www.geometri.cc/il-prelievo-fiscale-sulla-casa-tra-italia-ed-europa-cosa-cambia.html



L’efficienza energetica dell’immobile per rivalutare il mattone

Quando abbiamo, negli scorsi giorni, tracciato l’identikit della casa ideale, abbiamo sottolineato l’attenzione che, per gli italiani, riveste l’efficienza energetica dell’immobile a cui puntare: il 67% delle domande relative al comparto residenziale punta all’acquisto di immobili almeno in classe C. Un elemento che ci spinge a credere come sia ormai passato il messaggio che una classe energetica migliore comporta anche un risparmio notevole, considerando il lungo periodo. Eppure, molto si deve fare per far sì che a una domanda così consapevole corrisponda un’offerta adeguata.

Secondo gli ultimi calcoli di Nomisma l’83,6% degli immobili presenti sul territorio italiano è contraddistinto da una classe energetica bassa, mentre solo poco più del 15% vanta una classe compresa tra C e A+. L’ennesima prova che il patrimonio immobiliare del nostro Paese, in cui risiede larga parte della nostra ricchezza, si sta giorno dopo giorno deteriorando, e che bisogna correre ai ripari prima che sia troppo tardi. Anche perché, e questo è bene ribadirlo, se prima della grande crisi del comparto immobiliare era l’offerta a guidare la domanda, ora il settore si reggerà sui bisogni, sulla domanda stessa, che arriva da soggetti non più disposti a spendere per immobili vecchi e poco efficienti.

Riqualificazione” sembra essere, evidentemente, la parola chiave: sia come volano per dare respiro al settore edile, sia per evitare di svalutare ancora il mattone italiano. Federcostruzioni, intervenuta a commento dell’analisi, ha ribadito il concetto: più che puntare su nuove costruzioni ed infrastrutture, è meglio riqualificare il patrimonio urbano, senza dimenticare di renderlo sicuro dal punto di vista sismico e idrogeologico.

Fonte articolo: http://news.immobiliare.it/nomisma-l%E2%80%9986-delle-case-italiane-non-e-in-classe-energetica-efficiente-21161

Panoramica degli affitti nei primi mesi del 2015

Sono ormai diversi mesi che tutto il settore del mattone tenta di trovare segnali, seppur piccoli, di quella tanto attesa ripresa e per farlo studia ed elabora i dati relativi alle compravendite. Ma nel mondo degli affitti, di contro, cosa sta cambiando? Ad analizzare le tre variabili in campo per le locazioni, ossia domanda, offerta e prezzi, ci ha pensato l’Ufficio Studi di Immobiliare.it che ha messo sotto la sua lente la situazione degli immobili residenziali in affitto riscontrabile a febbraio 2015 e ha rilevato che i prezzi dei canoni mensili sono lieve calo, la richiesta sta crescendo ma, a questa, non coincide un aumento dell’offerta, anzi è proprio questa che sta subendo la contrazione maggiore.

 

Agli italiani non piace affittare. È cosa nota che in Italia l’idea di offrire in affitto le proprie case non è mai andata a genio ai proprietari di casa, che temono morosità e inquilini problematici; sembra che ora la situazione non sia migliorata affatto, anzi è proprio l’offerta che nel mercato degli affitti ha subito il calo più evidente. In un anno, ossia rispetto a febbraio 2014, il numero di annunci di case in affitto ha subito una contrazione del 7%. Ci sono altre spiegazioni a questo dato, che vanno oltre la paura di inquilini morosi, e le ha commentate proprio Carlo Giordano, Amministratore Delegato di Immobiliare.it: nonostante affittare il proprio immobile sia una garanzia di rendita fissa, soprattutto se lo si fa nelle grandi città, quello di dare in locazione la propria casa per periodi lunghi non ha più il fascino di un tempo. I proprietari hanno preso a preferire affitti stagionali, come quelli delle case vacanza o dei bed and breakfast, oppure quelli brevi, come avverrà tra poco a Milano in occasione di Expo.

Cresce il numero di chi cerca casa in affitto. La domanda, come anticipato, non segue il trend dell’offerta e continua a crescere l’interesse di chi cerca casa verso gli annunci di locazione. In un anno, sempre in confronto a febbraio 2014, c’è stato un aumento di ricerche verso questo tipo di contratti del 9,9%. È il Centro l’area italiana dove la crescita è stata maggiore, arrivando all’11,9%; al Nord l’aumento è stato del 9,1%, al Sud dell’8%. Con il Centro, portano verso l’alto questo dato anche le città più piccole (quelle che contano meno di 250.000 abitanti) che registrano un aumento del 12,3% rispetto alle grandi che si fermano a un +8,5%.

I costi di un affitto. Anche a causa della congiuntura con la diminuzione degli immobili disponibili in affitto, i canoni di locazione, rispetto allo scorso febbraio 2014, sono scesi di poco, ossia del 2,1%. Ma, come sempre, le diverse zone d’Italia si comportano in maniera differente. Abruzzo, Molise e Friuli Venezia Giulia sono le tre regioni che hanno registrato i cali più vistosi, rispettivamente del 13,4%, 8,9% e 5,8%. Ci sono, di contro, regioni in cui i prezzi sono addirittura aumentati: è il caso della Sardegna che registra un +8,9%, della Calabria con +3% e del Piemonte dove si registra un lievissimo aumento dell’1%. 

Nel nostro Paese, per affittare una casa da 80 metri quadrati, servono in media 670 euro al mese. Lo studio di Immobiliare.it ha stilato anche la classifica delle dieci città più care d’Italia per i canoni di locazione. Al contrario di quello che succede per le vendite, stando all’Osservatorio sulle compravendite del portale, non è Roma la prima per i prezzi più alti, ma Milano. Nel capoluogo meneghino un monolocale in affitto arriva a costare circa 600 euro al mese, mentre un trilocale ne richiede 1.200. Invece a Roma bastano 550 euro per prendere un monolocale in locazione e 1.050 euro per un trilocale.

Fonte articolo: http://news.immobiliare.it/il-mercato-degli-affitti-in-italia-21679

Le critiche del Notariato alle imposte sul rent to buy

La scelta di tassare il rent to buy come se fosse un contratto “bifronte”, e cioè come una locazione nella fase in cui il conduttore ha il godimento dell'immobile e come una compravendita nel momento in cui il conduttore esercita il diritto di acquisto, è oggetto di alcuni rilievi critici nella nota del Consiglio nazionale del Notariato elaborata al fine di commentare la circolare dell'agenzia delle Entrate n. 4 del 19 febbraio 2015 la quale, a sua volta, ha illustrato l'opinione del fisco sulla tassazione del rent to buy.

Preferibile sarebbe stato, secondo il Notariato, trattare il rent to buy come un tipo contrattuale a sé stante, valorizzandone le peculiarità, e non come una mera sommatoria (così ha opinato l'agenzia delle Entrate) di una locazione e di una compravendita.

Il principale punto di crisi che deriva dalla considerazione del rent to buy come un contratto “bifronte”, è rappresentato dall'opinione del fisco sulla sorte delle somme tassate come acconto, qualora questa tassazione (che si detrae da quella da versare al momento del passaggio di proprietà) si renda eccedente rispetto all'ammontare di imposta di registro dovuto in sede di stipula del contratto definitivo (questo capita facilmente ad esempio se gli acconti sono tassati al 3% per l'intero loro valore, mentre la tassazione del contratto definitivo si effettua con l'aliquota 2% applicata alla rendita catastale). 
Ebbene, l'Agenzia in questo caso ritiene che si debba far luogo al rimborso della somma versata in eccedenza, mentre il Notariato sostiene che si sarebbe potuto compiere uno sforzo interpretativo maggiore, e cioè ponendo un tetto massimo alla tassazione applicabile agli acconti (tetto rappresentato appunto dalla tassazione che si applicherebbe se, anziché il prelievo sugli acconti, si operasse il prelievo proprio del contratto definitivo).

Altro tema su cui il Notariato controverte è quello della sorte della tassazione applicata ai canoni pagati “in conto vendita”, qualora il conduttore decida di non esercitare il diritto di acquisto: per le Entrate si tratta di versamenti che diventano “a fondo perduto”, e cioè che non sono suscettibili di restituzione, mentre il Consiglio nazionale del Notariato obietta che questa soluzione estremamente rigorosa avrebbe potuto essere stemperata ritenendo invece soggette a restituzione le somme tassate come acconti.
Infine, il Notariato rileva che la ritenuta “doppia anima” del rent to buy ha come conseguenza l'applicazione di una doppia imposta fissa di registro nel caso in cui sia il rapporto di godimento che la cessione siano soggetti a Iva; quando invece la considerazione del rent to buy come fattispecie contrattuale unitaria (e cioè così come essa è sotto il profilo civilistico) avrebbe comportato l'applicazione di una sola imposta fissa di registro.

Per il resto la nota del Notariato contiene alcune interessanti osservazioni. Anzitutto, per il caso in cui il soggetto concedente (che sia un soggetto Iva) intenda esercitare l'opzione per l'imponibilità sia per il rapporto di godimento che per la cessione dell'immobile, si afferma che nell'ambito del contratto di godimento potrebbero essere manifestate due opzioni per l'imponibilità a Iva, in presenza delle rispettive condizioni: una relativa alla quota del canone tassata secondo la disciplina della locazione, una relativa alla quota del canone tassata secondo la disciplina degli acconti prezzo. Inoltre, si sostiene che al canone versato “in conto prezzo” possa essere applicata l'aliquota Iva del 4% se il conduttore dichiari di voler beneficiare dell'agevolazione “prima casa” (i cui presupposti dovranno sussistere alla data del contratto di trasferimento e non debbono già esistere quando si è nella fase del godimento).
Se questi acconti sono invece versati a un soggetto “privato”, essi (per il loro intero ammontare) devono essere tassati con l'aliquota dell'imposta di registro propria degli acconti, e cioè l'aliquota del 3%.

Fonte articolo: http://www.casa24.ilsole24ore.com/art/mercato-immobiliare/2015-03-17/rent-patto-doppio-132258.php?uuid=AbX1hDTL

La situazione dei mutui nel primo trimestre del 2015

Nei primi tre mesi del 2015 è proseguito il boom dei mutui di surroga che arrivano al 58,8% delle erogazioni totali, seguiti con il 34,9% dei mutui per acquisto prima casa. La tendenza viene confermata dall'ultima edizione dell’Osservatorio di MutuiOnline.it.

Confermata al rialzo anche la quota del prezzo d’acquisto finanziato. Ammonta infatti al 26% la richiesta di mutui per le classi di loan-to-value tra il 71 e l'80% del valore dell'immobile, con il 19% dei mutui effettivamente erogati che conferma un tale Ltv.

Balzo del tasso fisso tra le forme di mutuo maggiormente erogate nel periodo con oltre il 50% delle sottoscrizioni, mentre il tasso fisso “semplice”, che negli anni scorsi rappresentava circa l’80% del mercato, si ferma al 43,9%.

Per quanto riguarda la durata, invece, la maggioranza dei mutui erogati in Italia (il 25,2%) ha una durata di 20 anni. L’importo medio dei mutui erogati è stato pari a 117.044 euro, in calo rispetto al secondo semestre del 2014 (121.363 euro).

A livello di localizzazione geografica i mutui erogati si sono distribuiti per il 42,1% nel Nord Italia, seguiti dal Centro con il 39,7%, dal Sud (12,9%) e dalle Isole (5,3%).

Fonte articolo: http://www.casa24.ilsole24ore.com/art/mutuo-casa/2015-04-07/2015-meta-mutui-concessi-160656.php?uuid=AbhsIEeL

Fiaip critico sul DEF del Governo

“Avremmo bisogno di una manovra di segno espansivo, che parta dall’immobiliare per rilanciare l’economia. Per il settore immobiliare, come per tutta l`economia, serve quanto prima un’azione decisa sul fronte della riduzione delle tasse”. Così il presidente della Fiaip, Paolo Righi, commentando il Def, nel quale è stato preannunciato il varo della local tax, che assorbirà in futuro tutti i tributi comunali sugli immobili.

"Nel documento appena presentato dall’esecutivo - aggiunge - manca purtroppo l’indicazione di un obiettivo chiaro per la ripresa economica. Aumentare il potenziale di crescita del sistema Paese partendo dall’immobiliare, che rappresenta il 20% del Pil, è indispensabile visto che il trend di crescita tornerà a fatica ai livelli di pre-crisi. Ma al momento non si parla di riduzione della pressione fiscale, anzi - sottolinea Righi - si  sostiene che su questo fronte è stato già fatto molto e bisognerà quindi attendere la Legge di stabilità del 2016. 

La stessa semplificazione sulla tassazione immobiliare: un’unica imposta sulla casa e la preannunciata riduzione della pressione fiscale sugli immobili vengono quindi rimandate a tempi migliori". Pur apprezzando i contenuti delle recenti dichiarazioni del premier e di altri esponenti della maggioranza sulla necessità di evitare l'attivazione delle clausole di salvaguardia, la Fiaip ricorda che una tassazione unica non può ridursi al mero accorpamento di Imu e Tasi. 

Per la Fiaip dopo il pasticcio del 2012 sarebbe auspicabile l’introduzione di un tributo unico che, semplificando il caos fiscale sulle imposte immobiliari, diminuisca sensibilmente la pressione fiscale sulla casa. "Ci auguriamo - incalza Righi - che il Governo non stia per confezionare l’ennesimo aumento di imposte a carico dei cittadini e delle imprese con una 'super tassa comunale' che si potrebbe configurare come l’ennesima aggressione fiscale sugli immobili. Sarebbe inaccettabile alzare ancora le imposte sulla casa, dopo che negli ultimi anni i governi Monti, Letta e ora Renzi hanno già triplicato gli stessi prelievi. Gli italiani, le famiglie e i cittadini non vogliono più veder la casa trattata come un Bancomat per far cassa per lo Stato e gli Enti locali".

Fonte articolo: http://www.italpress.com/fiaip/51470/def-ridurre-le-tasse-sulla-casa-e-prioritario

Accordo Governo - Comuni: anticipo da 1,2 miliardi del gettito Imu

Dopo tanto trattare, dovrebbe vedere la luce lunedì prossimo il decreto enti locali, che è nato ormai tre mesi fa per tradurre in pratica l’intesa di febbraio sulla riforma del Patto di stabilità ma nel suo cantiere infinito si sta trasformando in un provvedimento omnibus per la finanza locale: omnibus ma non abbastanza, almeno nella sua versione iniziale, per risolvere tutti i nodi, a partire dalla replica del Fondo Tasi che l’anno scorso ha finanziato le detrazioni per l’abitazione principale in 1.800 Comuni, e che resterà ancora per un po’ al centro di calcoli e discussioni. In sospeso rimane anche l’ormai mitico addio di Equitalia alla riscossione locale, perché una nuova proroga manterrà il limbo attuale fino a fine anno.

L’incontro di ieri fra Governo e sindaci, l’ennesimo della serie, ha comunque sbloccato la situazione, con soddisfazione per gli amministratori locali. "Sono state trovate soluzioni positive a molti problemi - ha detto all’uscita il presidente dell’Anci Piero Fassino - e ora la redazione dei bilanci potrà essere più serena". In effetti le buone notizie non mancano. Entro una settimana dalla sua entrata in vigore, quindi (se tutto va come previsto) prima della fine del mese, ai Comuni arriverà un’anticipo da 1,2 miliardi del gettito Imu, per aiutare le casse in sofferenza. Gli obiettivi del Patto di stabilità saranno individuati secondo il meccanismo scritto nell’intesa di febbraio, quindi togliendo dalla base di calcolo quadriennale (con esclusione dell’anno di picco di spesa) le uscite per rifiuti e trasporto locale, e soprattutto saranno “intercambiabili” con il fondo crediti che ogni ente deve determinare sulla base delle proprie difficoltà di riscossione.
In pratica il meccanismo di base, affinato da “premi” per chi ha ridotto la spesa corrente e si è mostrato più efficiente nella riscossione, servirà a calcolare l’obiettivo lordo, da cui sarà detratto l’importo del fondo crediti: un sistema che dà a ogni ente più margini di autonomia per decidere se sopportare un obiettivo di Patto più alto (che incide sugli investimenti) oppure un fondo crediti più ricco (che frena la spesa corrente).


Sempre in termini di Patto, si alleggeriscono le sanzioni per chi non l’ha rispettato nel 2014. In generale, il taglio di risorse sarà pari al 20% dello sforamento (e non al 100% come prevedono le norme attuali), ma per Province e Città metropolitane ci saranno tutele aggiuntive: se più conveniente per l’ente, potrebbe essere applicato un tetto “alternativo” (2% delle entrate), e soprattutto saranno stoppate le sanzioni che impediscono i rinnovi dei contratti a termine, rendendo applicabile la clausola prevista nel Milleproroghe anche nelle tante Province che l’anno scorso non hanno rispettato i vincoli di finanza pubblica.
Sempre in fatto di sanzioni, in cantiere c’è anche una revisione di quella prevista per le amministrazioni troppo lente nei pagamenti: chi l’anno scorso ha fatto aspettare in media i propri fornitori per più di 90 giorni, infatti, si vede bloccata ogni possibilità di assunzione, e dal calcolo dovrebbero uscire i pagamenti liberati dai vari decreti sblocca-debiti, che per loro natura sono arretrati e quindi alzano l’indicatore sul tempo medio. Anche in questo caso, dovrebbe spuntare inoltre qualche clausola di favore in più, da dedicare agli enti di area vasta e a quelli in dissesto.


Nel fitto lavorio per sbrogliare un po’ la matassa dei conti locali, si prevede poi la possibilità di aderire ai piani di rinegoziazione dei mutui anche per chi è in esercizio provvisorio, dal momento che il termine per i bilanci preventivi è stato spostato al 30 luglio. I risparmi ottenuti aderendo ai programmi appena lanciati da Cassa depositi e prestiti, poi, sarebbero utilizzabili anche per la spesa corrente quando la mossa serve a «sopperire a gravissime situazioni di mancanza di liquidità non altrimenti fronteggiabili». Qualche chance in più dovrebbe inoltre aggiungersi per l’utilizzo dei proventi da alienazioni.

Riassumendo:

1. PATTO DI STABILITA'
Il decreto attua la riforma che modifica la base di calcolo e premia gli enti che hanno tagliato la spesa e sono efficienti nella riscossione. Dall’obiettivo lordo andrà detratta la somma congelata nel fondo crediti dubbi, proporzionale al tasso di mancata riscossione.


2. SANZIONI
Per chi non ha rispettato il Patto nel 2014, la sanzione sarà pari al 20% dello sforamento. Tetto “alternativo” (2% delle entrate) per Province e Città metropolitane, esentate anche dalla sanzione che blocca i rinnovi dei contratti flessibili.


3. PAGAMENTI
Le norme impediscono le assunzioni a qualsiasi titolo agli enti che hanno registrato nel 2014 un tempo medio per i pagamenti superiore a 90 giorni. Dal calcolo dovrebbero uscire le poste oggetto delle operazioni sblocca-debiti. Salvaguardie aggiuntive sono previste per enti di area vasta e amministrazioni in dissesto.


4. MUTUI
Apertura della possibilità di aderire alla rinegoziazione dei mutui anche per gli enti che non hanno ancora approvato il preventivo. Possibilità di utilizzo dei risparmi anche per finanziare la spesa corrente.


5. RISCOSSIONE
Nuova proroga (al 31 dicembre) della presenza di Equitalia, in attesa del decreto attuativo della delega fiscale.

Fonte articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2015-05-13/comuni-arriva-l-anticipo-salva-casse-12-miliardi-gettito-imu-214551.shtml?uuid=ABGSLwfD

L'Europa investe nel settore immobiliare

Europa: nel 2015 previsti investimenti nel real estate per 210 mld. A dirlo è lo studio di Savills effettuato su 15 paesi europei, tra i quali rientra l’Italia.

Nei paesi analizzati i volumi totali di investimento alla fine del 2015 potrebbero toccare i 210 miliardi di euro, in crescita del 5-10% rispetto ai 199,3 miliardi transati nel 2014.

Nel primo trimestre del 2015 i volumi d’investimento raggiungeranno i 38 miliardi di euro, in linea con il medesimo periodo dello scorso anno. Marcus Lemli, responsabile per gli investimenti europei presso Savills, commenta: “Prevediamo che il 2015 sarà un altro anno forte per gli investimenti europei e continuerà lungo la traiettoria ascendente che abbiamo già visto nel 2014, con volumi complessivi in crescita del 36% anno-su-anno rispetto al 2013”.

Fonte articolo: http://news.attico.it/2015/03/12/europa-nel-2015-previsti-investimenti-nel-real-estate-per-210-mld/

Incremento compravendite immobiliari 5,5% ultimo trimestre 2014

Dopo 7 anni di calo le compravendite immobiliari nel 2014 tornano al segno più con una crescita dell’1,8% rispetto al 2013. Lo comunica l’Agenzia delle Entrate.

Il mercato immobiliare italiano risulta ancora in crescita nel IV trimestre 2014 consolidando il rialzo già osservato nel precedente trimestre. Il tasso tendenziale riferito al totale delle compravendite risulta, infatti, pari a +5,5%. Con un numero di compravendite immobiliari pari a 920.849 NTN, l’anno 2014 si chiude con una variazione complessiva rispetto al 2013 pari a +1,8% (con un aumento di circa 16mila NTN) ed era dal 2006 che non si osservava un segno positivo per le compravendite immobiliari.

Nel quarto trimestre l’aumento è stato del 5,5%. Crescono quindi nel 2014 gli acquisti di abitazioni con un ricorso a un mutuo ipotecario a +12,7% rispetto al 2013. Per il 40,6% del totale degli acquisti di abitazioni l’acquirente e si è rivolto alla banca ottenendo come capitale medio erogato circa 119mila euro, 3mila euro in meno rispetto al 2013. La rata media mensile iniziale risulta in calo del 7% rispetto all’anno precedente è pari a 631 euro.

Nel 2014 scendono anche i tassi di interesse, attestandosi intorno al 3,4%, mentre rimane stabile la durata media del mutuo (22 anni). I prezzi delle abitazioni sono scesi dello 0,8% nel 2° semestre 2014, mentre nel 1° trimestre la flessione è stata del 2,3%. “Nel 2015 non penso ci sarà una salita dei prezzi significativa”, ha riferito il direttore dell’Osservatorio, Gianni Guerrieri, anzi, è più probabile “una ulteriore discesa”.

Il rapporto dell'Agenzia Entrate.

Fonte articolo: http://news.attico.it/2015/03/05/casa-dopo-7-anni-di-calo-le-compravendite-immobiliari-tornano-al-segno-piu/

Mutui, continua il momento positivo: tassi più bassi e domanda «record»

Mentre continua la lenta discesa del tasso medio di interesse applicato ai mutui, non si ferma la corsa delle domande di finanziamento da parte delle famiglie.

Secondo il barometro Crif, il mese di marzo «ha fatto registrare un incremento impetuoso nel numero delle richieste di mutuo da parte delle famiglie italiane, con un eloquente +49,4% rispetto al corrispondente mese del 2014 (valore ponderato, a parità di giorni lavorativi) che per altro a sua volta si caratterizzava per un segno positivo». Si tratta del «record assoluto» da quando Crif ha iniziato a rilevare l'andamento delle richieste su base mensile.

La fotografia del mercato
Il dato di marzo porta la domanda aggregata a livello di I trimestre 2015 a segnare un incremento del +37,5% rispetto al pari periodo dello scorso anno. Nonostante il segno positivo accompagni l'andamento mensile della domanda di mutui dal luglio del 2013, a conferma di un percorso di progressivo recupero, occorre però sottolineare come la distanza rispetto agli anni pre-crisi risulti ancora significativa, con volumi ridotti di quasi un terzo. E rimane lontano anche il livello di prestito richiesto con una media di circa 123.300 euro, con oltre un terzo delle richieste comprese tra 100 e 150mila euro. La durata in oltre il 23% dei casi è tra i 15 e i 20 anni.

Surroghe sovrastimate?
Sul tema surroghe, nota Crif, «si è detto e scritto molto dopo che il significativo ridimensionamento degli spread applicati ha incentivato l'interesse alla portabilità dei mutui verso soluzioni più convenienti». Per dare una dimensione effettiva al fenomeno, l'analisi di Crif ha preso in considerazione tutte le pratiche di cambio mutuo avanzate formalmente dai consumatori alle aziende di credito, quindi «non semplici richieste di informazioni o simulazioni preliminari su internet, che per i consumatori tipicamente rappresentano il primo passo alla ricerca di soluzioni più vantaggiose». Secondo Crif, anche se le richieste sono «sensibilmente cresciute nel corso degli ultimi 3 anni», queste arrivano al 10,9% del totale nel corso del 2014, con un peso che «risulta comunque inferiore rispetto a quello del 2010 e 2011». Inoltre, nell'ultimo anno la dinamica si è via via rafforzata nel corso dei mesi, arrivando a pesare per il 14,6% sul totale delle richieste presentate nell'ultimo trimestre dell'anno, con una quota maggioritaria attribuibile alle surroghe rispetto alle sostituzioni.

Tasso medio Bankitalia
Secondo gli ultimi dati Bankitalia, intanto i tassi d'interesse sui mutui alle famiglie per l'acquisto di abitazioni a febbraio sono stati pari al 3,01% a fronte del 3,07% del mese precedente, quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo all'8,64% (8,71% a gennaio).

Fonte articolo: http://www.casaeterritorio.ilsole24ore.com/art/mercato-immobiliare/2015-04-09/mutui-continua-momento-positivo-131557.php?uuid=AbPeiWgL

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