Gli italiani investono negli immobili commerciali

Aumenta a buon ritmo il numero delle compravendite del settore commerciale che, secondo quanto reso noto dall’Agenzia delle Entrate, ha registrato nel primo semestre di questo 2017 un bel +5,9% su base annua.


Segnali dunque decisamente positivi per un comparto che aveva risentito non poco degli effetti della dura crisi economica che ha colpito il nostro Paese ma che adesso sembra lasciare gradualmente il posto al ritrovato interesse per l’acquisto di attività sia da parte di investitori che degli stessi imprenditori.

 

Contratti di vendita, ma non solo

Se gli investitori preferiscono in linea di massima l’acquisto, gli utilizzatori si sentono invece più orientati verso l’affitto di immobili che registrano dal 2008 una riduzione del canone di locazione piuttosto accentuata, attorno al -42,6%.
In tutti i casi la metratura più gettonata per le attività commerciali sembra essere attorno ai 100 mq, quasi sempre con una predilezione maggiore nelle vie di passaggio.


A preferire zone meno battute sono più in generale negozi di vendita al dettaglio o comunque attività specifiche che non richiedono necessariamente una posizione di visibilità come anche, ad esempio, uffici o studi.
È il settore della ristorazione ad evidenziare una domanda sempre più vivace e dinamica, in particolar modo nelle grandi città ad alta vocazione turistica come Milano, Roma, Firenze, Verona e Torino che stanno polarizzando sempre di più l’attenzione dei retailer a caccia di affari immobiliari.


Fonte articolo: Immobiliare.it

Mettere a reddito una casa comprata dà un netto del 2%

Sempre meglio di un bond. Con un po’ di fortuna. Mettere a reddito una casa comprata ora è una scelta che non promette scenari lusinghieri, ma che a conti fatti, e se non si incappa in gravi problemi, consente di avere una redditività netta intorno al 2% (a meno, certo, di imprevisti di ogni sorta). 


Discorso ben diverso, invece, quando la casa è stata comprata all’epoca d’oro dei valori immobiliari: la redditività attuale è infatti molto più bassa.

 

  • E stiamo parlando di canoni di mercato: chi sceglie il contratto concordato, pur contando sulla cedolare del 10% anziché del 21%, può eguagliare la redditività dell’accordo “libero” solo se la differenza tra i canoni non supera il 20-22 per cento. Per questo Il Sole 24 Ore del Lunedì – nel calcolare sette esempi concreti di affitti di mercato (quattro in grandi città e tre in centri minori), con l’aiuto di Confedilizia e del Centro studi Fiaip – è andato a verificare anche questi dati, che si aggiungono all’Imu, alla Tasi e alla pur generosa cedolare secca. Ebbene, in base a questo "affittometro", il 2% netto risulta un obiettivo quasi sempre raggiungibile.


  • Ma ciò che incide in modo diverso non è tanto l’affitto lordo quanto le tasse, i periodi di sfittanza e la morosità potenziale (talmente frequente da dover essere sempre messa in conto). In casi di ottima redditività lorda, come per esempio alla periferia di Roma, dove sfiora il 5%, il netto si riduce al 2,4 per cento. E nella periferia di Milano lo scarto è anche peggiore: da 5,7% a 2,6%, morosità media compresa. Mentre a Bergamo il reddito lordo è del 4,4% e quello netto del 2,6 per cento.

Le differenze possono anche avere una loro ragione di mercato; e tuttavia la penalizzazione dell’Imu non appare giustificabile. Ancor meno comprensibile è il peso della morosità: se in alcune città è minore e in altre maggiore, ciò è dovuto a un problema sociale e all’oggettiva impossibilità di riavere il canone “scontato” dall’inquilino. 


Proprio qualche giorno fa, Confedilizia ha reso nota la sentenza del Tribunale di Roma 21347/2017, che afferma un importante principio: il Ministero dell’Interno è stato dichiarato responsabile del mancato sgombero per occupazione abusiva di un ampio immobile, e condannato a pagare svariati milioni per i mancati affitti. Il principio va a tutela dei proprietari e sarebbe estensibile alle situazioni di sfratto, che si protraggono per mesi e anni.


"Sulla tassazione – spiega Gian Battista Baccarini, presidente Fiaip – resta il peso eccessivo a livello territoriale rappresentato dall’Imu sulle seconde case. Quanto al nodo della morosità, vorremmo che il contratto di locazione stesso diventasse titolo esecutivo, per accelerare il ritorno al possesso dell’immobile". Dall’altro lato, il segretario generale del Sunia, Daniele Barbieri, punta il dito contro il sistema degli aiuti: "Il Fondo per la morosità incolpevole dovrebbe intervenire in casi straordinari, e la “normalità” dovrebbe essere la leva del Fondo a sostegno dell’affitto. Purtroppo il primo vede tempi di erogazione troppo lunghi, e il secondo manca delle risorse necessarie, perché non viene rifinanziato".


Tornando al discorso della redditività, tra l’altro, non tutti gli oneri a carico del proprietario sono stati considerati: chi non riesce a destreggiarsi con la registrazione del contratto e il pagamento della cedolare, per esempio, dovrà rivolgersi a un professionista.


C’è poi un altro fattore, imponderabile ma ben presente: il costo dell’immobile. I calcoli sono stati infatti svolti sulla base dei valori attuali, che però, rispetto a otto-nove anni fa, risultano crollati del 30 per cento. E chi affitta ora una casa comprata all’epoca del picco massimo dei prezzi si troverà, inevitabilmente, una redditività ribassata anche fino allo “zero virgola”. Restando agli esempi, la casa nel semicentro milanese nove anni fa valeva 450mila euro e ora renderebbe meno del 2 per cento.


A parere di Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, "la media di redditività del 2% deriva da calcoli in parte ottimistici (i periodi di sfitto sono spesso di molti mesi, quando non di anni) e comunque presuppone un investimento fatto ora, dopo che il risparmio immobiliare è stato distrutto da un’imposizione fiscale scellerata". Per far ripartire il mercato "è necessario ridurre la tassazione sul settore e fornire maggiori garanzie ai proprietari, per rientrare in possesso del bene al termine della locazione".


Fonte articolo: IlSole24ore

Affitto a studenti, un mercato che non conosce crisi

Canoni e rendimenti più alti rispetto alla locazione tradizionale, maggior facilità di liberare la casa in caso si decida di venderla o utilizzarla diversamente, possibilità di optare per contratti ad hoc a canone concordato (con i relativi benefici fiscali).


Ma anche una sempre maggiore diffusione dell’home sharing come stile di vita: sono infatti molti i giovani che decidono di condividere lo stesso spazio abitativo come scelta e non (solo) per necessità, allargando ai lavoratori la platea dei possibili inquilini. 

 

Sono diversi gli elementi che stanno spingendo il mercato degli affitti universitari (e transitori). 


Con molti piccoli proprietari che orientano la scelta del proprio investimento immobiliare nella prospettiva di massimizzare il ritorno attraverso la locazione delle singole stanze, come testimonia anche il sentiment degli agenti immobiliari raccolto ogni settimana dai Focus Città di Casa24 Plus. Affittare a più inquilini permette infatti di spuntare canoni maggiori e minimizzare il rischio morosità.


Il mercato degli affitti universitari è stato uno dei segmenti che meglio ha resistito alla crisi e che meglio sta affiancando un rialzo delle quotazioni alla ripresa delle compravendite (complice la mancanza di una sufficiente offerta di residenze universitarie e di social housing). Secondo i dati diffusi da Immobiliare.it – pur con significative variazioni a livello locale – i canoni richiesti per l’affitto di una stanza sono cresciuti del 4% nell’ultimo anno e del 9% negli ultimi tre. 
Gli affitti liberi tradizionali sono invece aumentati solo dell’1,2%. Le richieste maggiori sono a Milano con 528 euro per una stanza con punte oltre i 600. Gli aumenti maggiori però si registrano a Firenze che segna un +13% (400 euro). La città più economia è invece Catania, con canoni sotto i 200 euro (-2%) , tra i soli tre centri in calo con Bari e Pisa (vedi grafico a lato).


"Le famiglie sono disposte a fare sacrifici per permettere ai figli di studiare nelle piazze migliori – commenta Carlo Giordano, ad di Immobiliare.it – come ad esempio Milano. E con il tempo i proprietari hanno capito che affittare agli studenti espone meno al rischio di morosità rispetto all’affitto alle famiglie. Inoltre gli studenti sono inquilini meno esigenti su alcune caratteristiche dell’immobile e preferiscono vivere in condivisione in una zona di prestigio rispetto a un monolocale in periferia. Se si individua quindi il tipo di appartamento giusto, dove ad esempio ci sia la possibilità di abbinare camere singole a un numero sufficiente di servizi, si può arrivare a massimizzare il rendimento, che può arrivare anche al doppio rispetto a una locazione tradizionale". 


Ipotizzando una media di rendimento da locazione “classica” del 4% lordo si può arrivare quindi al 6-8%, margini che poi però si dimezzano al netto di tasse e spese. Ma che stanno portando a un aumento dell’offerta (+3%, sempre secondo Immobiliare.it) a fronte di una domanda pressoché costante. Occorre tenere presente, però, che se l’offerta continuerà ad aumentare i prezzi dovrebbero frenare la loro corsa e difficilmente quindi nei prossimi anni si potrà spuntare lo stesso rendimento.


Inoltre, se si entra ora sul mercato, ci saranno da ammortizzare le tasse e le spese di acquisto iniziali. Chi pensa a un investimento di questo tipo, tuttavia, scommette in genere anche su un aumento delle quotazioni del mattone nel medio periodo, soprattutto considerando, dopo anni di cali dei prezzi, che si possono trovare buone occasioni d’acquisto, soprattutto nelle "zone intermedie" che possono essere adatte proprio agli studenti.


I canoni che si possono spuntare sul mercato nelle grandi città spesso non si conciliano con la possibilità di stipulare un contratto concordato, anche considerando gli sconti fiscali concessi in cambio di introiti più bassi della media (vedi articolo sotto). In questo modo, però, si perdono i vantaggi che può offrire il contratto per studenti: da un lato la possibilità di minimizzare sia il rischio morosità sia quello di avere lunghi periodi senza inquilini, visti i canoni più bassi che in teoria garantiscono una maggior probabilità che l’appartamento non resti vuoto o che l’inquilino non sia spinto a cambiare in cerca di canoni più bassi; dall’altro poter stipulare accordi che non vincolino la casa per i classici "4+4 anni" del contratto libero, ma solo per periodi da 6 mesi a 3 anni.


Secondo idealista.it l’età media di chi cerca una stanza in affitto è di 29 anni: fuori corso a parte, un’età che indica chiaramente come la condivisione della casa non riguarda solo gli studenti. Una curiosità: in 3 casi su 4 i coinquilini non sono dello stesso sesso.


Fonte articolo: IlSole24ore, vetrina web

Crescono i rendimenti in tutto il comparto immobiliare

Secondo uno studio realizzato da Idealista, l’investimento immobiliare in Italia è sempre più redditizio, doppiando – nel peggiore dei casi – il rendimento dei Titoli di Stato a 10 anni.


A parte i box, il cui rendimento annuo lordo è rimasto invariato al 4,9% rispetto a un anno fa, tutti gli altri segmenti property hanno segnato incrementi negli ultimi 12 mesi.

 

L’analisi, che mette in relazione i prezzi di vendita e affitto delle diverse tipologie immobiliari per calcolare il loro rendimento lordo, evidenzia il balzo maggiore nel residenziale, che passa da una redditività del 5% al 5,7%, determinata dal calo tendenziale del prezzo delle abitazioni e dal positivo andamento del mercato degli affitti. Il commerciale (negozi) resta l’investimento immobiliare più redditizio. Acquistare un locale commerciale per affittarlo offre una redditività pari all’8,1%, contro il 7,8% dell’anno scorso. In crescita anche gli uffici, dal 6,9% al 7,4%.

 
Rendimenti nel residenziale

Con un tasso pari al 7,9%, Biella e Belluno sono al top dei rendimenti delle abitazioni, seguite da Brindisi e Siracusa, entrambe al 7,1%. All’opposto, Siena (3,3%) è il fanalino di coda, precedendo Caserta e Pesaro con il 3,6%.
Tra i grandi mercati, Milano (5,7%) primeggia davanti a Torino (5,6%) e Bologna (5,4%). Roma si ferma al 4,8%, mentre Napoli chiude la graduatoria con un 3,8%.

 
Rendimenti dei locali commerciali (no capannoni)

Milano (16,3%) sale al primo posto del ranking dei rendimenti nel settore retail, che resta il prodotto con i maggiori tassi di rendimento. Alle spalle del capoluogo meneghino troviamo Genova (15,7%) e Bologna (12,9%). A Roma la redditività ammonta al 9,9%, mentre a Napoli scende al 9,3%. 

Dal lato opposto, i rendimenti meno attrattivi per gli investitori si registrano a Padova (5,5%), Bergamo (5,2%) e Piacenza (4,8%).

Rendimenti degli uffici

Registra un incremento il settore degli uffici, che vede Modena (8,3%) e Reggio Emilia (7,6%) in testa ai rendimenti. Con ritorni superiori al sette per cento si segnalano anche Catania (7,4%), Bergamo (7,2%), Milano (7,1%) e Prato (7,1%).

Genova (4,1%), Brescia (5,1%) e Piacenza (5,3%) presentano i rendimenti più bassi tra i centri rilevati. Il mercato non è così uniforme come gli altri prodotti immobiliari, per cui è impossibile rilevare i dati statistici di oltre la metà dei capoluoghi italiani.

Rendimento dei box

I box auto sono il prodotto meno profittevole per gli investitori in quasi tutti i mercati monitorati, con rendimenti lordi comunque nettamente superiori ai buoni a 10 anni, anche nel “caso limite” di Genova (3%), la città dove i box rendono meno. Delle 12 città monitorate è Monza (5,1%) la più profittevole, seguita da Bari (4,7%) e Bologna (4,6%). Stabili i valori rispetto a un anno fa a Milano (4,4%) e a Roma (4,3%), alle loro spalle sale Napoli al 3,9%.


Fonte articolo: Idealista.it

Bando per Comuni coinvolgerà i giovani nella riqualificazione urbana

L’Anci pubblica il bando ‘Giovani RiGenerAzioni Creative’ per la presentazione di proposte progettuali di sviluppo della creatività giovanile per la rigenerazione urbana.


L’avviso pubblico, attua l’Accordo stipulato il 10 settembre 2015 fra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale e l’Anci per l’utilizzo del riparto destinato agli Enti Locali del “Fondo per le Politiche Giovanili”

Il bando, rivolto ai Comuni aderenti al “Tavolo Anci sulla rigenerazione creativa” e a quelli beneficiari degli interventi del programma "Giovani, legalità, cittadinanza e partecipazione" attivato nell’ambito del PON Sicurezza 2007-2013, destina circa 2,4 milioni di euro (precisamente € 2.393.680,00 da ripartire tra i diversi progetti beneficiari.


IN COSA CONSISTE IL BANDO ANCI E I BENEFICIARI

Al fine di stimolare la creazione di nuove soluzioni e paradigmi di intervento a livello locale, Anci intende selezionare proposte progettuali (presentate dai Comuni in qualità di capofila di partenariati pubblico-privati) che, puntando all’integrazione fra gli ambiti di intervento delle politiche giovanili, dell’innovazione sociale e della rigenerazione urbana, coinvolgano i giovani di uno specifico territorio quali beneficiari attivi di interventi.
L'obiettivo è quello di attivare iniziative territoriali di coinvolgimento dei giovani, nel co-design di percorsi e progetti di rigenerazione di edifici e/o aree pubbliche urbane, in dinamiche virtuose di integrazione e inclusione sociale, anche al fine di modellizzare interventi da replicare in futuro in altre realtà.


Pertanto verranno finanziate iniziative mirate a:
riqualificare, in una logica progettuale ed operativa pluriennale, edifici ed aree pubbliche dismesse dei vari Comuni attraverso la creatività giovanile, con la realizzazione di progetti, interventi, iniziative, con specifica declinazione rivolta alla fascia giovanile;
- assumere i principi della progettazione partecipata, con il coinvolgimento attivo delle comunità interessate e dei vari attori locali in ambito sociale, urbanistico, economico e culturale;
- costruire progetti che prevedano interventi di animazione e riutilizzo di spazi destinati a prolungarsi oltre i termini di scadenza dell’impiego dei fondi.


Le proposte progettuali, redatte utilizzando il format allegato all’avviso pubblico (allegato B), dovranno:
a) avere come beneficiari finali giovani di età compresa fra i 16 e 35 anni, sia considerati singolarmente che in forma associata;
b) prevedere un cofinanziamento del Comune capofila e/o dei propri partner in misura non inferiore al 20% (venti percento) del costo totale del progetto;
c) prevedere la conclusione delle attività entro il 28 febbraio 2018;
d) definire a attuare percorsi e progetti di rigenerazione urbana mediante l’attivazione di servizi, iniziative, interventi ed attività innovative rivolte ai giovani creativi e mirati ad una riqualificazione e ridefinizione dell’identità e della funzione di edifici e/o aree pubbliche che hanno visto esaurirsi in tempi recenti la loro originaria destinazione d’uso e funzione economica, sociale e culturale;
e) prevedere un piano di utilizzo dell’edificio e/o area pubblica oggetto dell’intervento, almeno triennale a partire dalla conclusione della attività. Il piano dovrà essere congruente e conseguente rispetto alla proposta progettuale presentata;
d) prevedere percorsi di progettazione partecipata con il coinvolgimento di giovani under 35 e delle comunità interessate e dei vari attori locali in ambito sociale, urbanistico, economico e culturale.


Le tipologie d’intervento che possono essere ammesse a finanziamento sono:
a) servizi, attività ed iniziative da realizzarsi nell’edificio e/o nell’area pubblica individuata in una o più delle aree di intervento sopra indicate, secondo le tipologie elencate;
b) interventi di messa a norma ed in sicurezza dell’edificio e/o dell’area rispetto alle normative vigenti in materia, ed interventi che possano garantire un pieno utilizzo e fruizione degli edifici e/o delle aree pubbliche per le quali si richiede il finanziamento da parte dei soggetti diversamente abili;
c) acquisto di beni e/o attrezzature strumentali finalizzati e circoscritti all’attivazione dei servizi, attività ed interventi.


BANDO ANCI: MODALITA' DI SELEZIONE

Il termine per la presentazione delle domande è stato fissato entro le ore 24:00 del 10 giugno 2016.
 
La documentazione trasmessa dai Comuni capofila sarà valutata da una Commissione Tecnica che procederà alla verifica della regolarità e completezza delle domande e della documentazione trasmessa.
 
La Commissione procederà poi alla valutazione delle domande ammesse sulla base dei seguenti criteri:
- Qualità del processo di progettazione partecipata (punteggio max 15);
- Efficacia ed estensione del partenariato (max 20);
- Qualità del progetto (max 25);
- Sostenibilità del progetto a medio/lungo termine (max 15);
- Efficacia del progetto in relazione all’esperienza progettuale del soggetto proponente (max 15);
- Incidenza del cofinanziamento locale (garantito dai Comuni capofila e dai partner) sul costo totale del progetto (max 10).
 
Indipendentemente dal costo complessivo di ogni singolo progetto il contributo richiesto dai Comuni proponenti non potrà essere superiore a 150 mila euro per i Comuni con popolazione fino ai 15.000 abitanti e 200 mila euro per quelli con popolazione uguale o superiore ai € 15.001 abitanti.


Fonte articolo: Edilportale.com

La rinascita del box come investimento in città

Il box auto potrebbe essere una buona scelta. A patto, però, di trovarlo nella zona giusta e a prezzi adeguati ai nuovi livelli di mercato. Senza cedere a facili entusiasmi, gli operatori confermano come il mercato dei garage sia in decisa ripresa, a causa soprattutto dell’appetibilità dei rendimenti.


I box hanno subìto uno stop della domanda ancora più marcato rispetto a quello delle abitazioni. Si calcola che dal 2007 i prezzi siano scesi di almeno il 30-35%, con una contrazione di qualche punto percentuale proseguita ancora per tutto il 2015.

A livello di interesse una dinamica positiva era invece già partita l’anno scorso quando quasi il 60% di chi aveva acquistato il box lo aveva fatto con finalità di investimento. "Dall'inizio del 2016 notiamo una domanda sempre crescente", conferma Guido Lodigiani, Responsabile dell’ufficio studi di Immobiliare.it, così che anche i prezzi nel corso del 2016 potrebbero ritrovare il segno positivo. A che cosa di deve questa rinascita? "Il box è un investimento abbastanza liquido, che si riesce ad affittare e rivendere con meno problemi di una casa. E soprattutto, permette di investire a una platea molto più ampia di persone rispetto alle abitazioni, che saranno anche deprezzate rispetto a dieci anni fa, ma richiedono pur sempre un impegno sostanzioso e hanno bisogno di più manutenzione e riservano spese di condominio ben più alte".


Il rendimento medio lordo nelle città italiane è compreso fra il 5,3% e il 6,4%, ma con punte che arrivano al 7-10%. Si tratta di una resa superiore al residenziale – che, secondo Lodigiani, oggi non offre più del 2-3% – ma anche migliore dei principali strumenti finanziari a rischio zero (o quasi), come i conti deposito. Certo, le cose cambiano quando dal lordo si passa a calcolare il rendimento netto. Il peso di spese e imposte finisce in media per dimezzarlo, e portarlo fra il 2,5% e il 3%, ma è una riduzione fisiologica anche negli investimenti immobiliari in abitazioni.


Su cosa puntare? "Meglio concentrarsi su quartieri in cui ci sia poca disponibilità di parcheggio e una bassa presenza di box rispetto alle abitazioni – suggerisce Fabiana Megliola Responsabile dell’ufficio studi del gruppo Tecnocasa –. Da valutare anche le zone ad alta presenza di uffici, soprattutto se non ben collegate con i mezzi pubblici".


Guardando al dettaglio delle principali città emergono dati interessanti. I rendimenti migliori si spuntano nelle zone di periferia, dove si riesce ad acquistare a buon mercato e affittare a canoni non troppo distanti da quelli del centro. Ecco perché, ad esempio, secondo Immobiliare.it i quartieri esterni di centri come Bari e Verona promettono una resa superiore a quelli di Milano e Roma.


A livello di prezzo, invece, più che il “blasone” della città è la scarsità dell’offerta a determinare i valori più alti, che si trovano quasi sempre nei centri storici. Roma è in testa e in alcune zone, come Campo dei Fiori, si incontrano annunci di vendita anche sui 100mila euro. Napoli e Firenze, invece, battono Milano. La media in pieno centro è sui 45-50mila euro, ma ci sono box in vendita al Vomero a 65mila euro e nel capoluogo toscano, attorno a Santa Croce, anche a 70mila. Mentre la particolarità di Genova – "tipica delle città di mare" secondo Lodigiani – è che molte zone esterne costino più di quelle interne alla città. È il caso ad esempio di Voltri o di Quinto, dove si rintracciano prezzi superiori ai 45mila euro. "


La fascia su cui concentrarsi, comunque, è quella compresa fra i 20 e i 30mila euro.
In questo range si ottiene il risultato migliore come rapporto spesa-rendimento – osserva Lodigiani –. E va sempre considerato che una cosa è la domanda iniziale del proprietario, un’altra il prezzo finale, scontato anche del 15-20 per cento".

 

Fonti articolo: Ilsole24ore.com, vetrina web

Dal Forum del Sud, il mercato immobiliare è trainato dal Mezzogiorno

Investire nel Sud per rilanciare il Paese. È questo il messaggio di Scenari Immobiliari e Cassa Depositi e Prestiti, che hanno promosso il Forum del Sud nelle città di Lecce e Matera (8-9 aprile 2016) mettendo in luce i segnali di forte ripresa del mercato immobiliare nel Mezzogiorno, con progetti e casi concreti.


"I dati dimostrano una situazione favorevole per il Sud – ha dichiarato Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari – dove il 2016 ha confermato il trend positivo dello scorso anno, sia per le compravendite che per la domanda degli investitori, sia privati che istituzionali. La Puglia – ha precisato Breglia – è stata la prima meta per gli acquirenti stranieri. Più in generale, negli ultimi dieci anni, il Mezzogiorno ha fatto meglio del resto del Paese".

Il Forum è stato impostato come un incontro tra domanda e offerta e una serie di investitori, da Fabrica Immobilare sgr a Idea Fimit sgr, da Mittel Advisory a Sorgente sgr, da Fondo Strategico Italiano a Cushman Wakefield, hanno evidenziato con numeri e operazioni in fase di valutazione come il Sud possa essere una risorsa per l'immobiliare. C'è chi ha acceso un faro sulla relazione tra turismo, export e attrazione dei capitali internazionali come Roberto Marsella di Fondo Strategico Italiano, chi invece come Giovanni Maria Benucci di Fabrica e Emanuele Caniggia di Idea Fimit hanno sottolineato l'urgenza e la fretta di trovare prodotti su cui investire, con una fattiva collaborazione da parte degli enti locali che devono essere in grado di snellire e facilitare i nuovi investimenti.


"Lavoriamo già da otto anni al Sud – ha commentato Giovanni Cerrone di Sorgente – e su 240 milioni investiti nel Mezzogiorno, più della 50% sono stati destinati alla Puglia. Soprattutto sul settore alberghiero, sempre con un'attenzione a progetti di rigenerazione urbana". L'idea condivisa è che gli investitori internazionali guardino al Sud cercando partner italiani capaci di assicurare rendimenti e che si debbano proporre modelli di sviluppo già conosciuti e sperimentati all'estero.


Attilio Monosi, assessore al bilancio e all'edilizia residenziale pubblica del Comune di Lecce, ha ricordato l'impegno dell'amministrazione della città ospitante nella realizzazione di un "fondo immobiliare che non punta a sviluppare un solo segmento dell'economia locale. Non solo scuole o uffici comunali – ha precisato Monosi – stiamo strutturando un fondo capace di raccogliere nove tipologie di destinazioni gestite da un'unica sgr. Pensiamo ad una soluzione virtuosa per l'imprenditore, ma anche per la città che avrà in dotazione un intervento urbanistico prezioso per le prossime generazioni".


Il Forum del Sud è stato aperto da Aldo Mazzocco che, a 60 giorni dal suo incarico alla guida di Cassa Depositi e Prestiti, è intervenuto pubblicamente per la prima volta nel suo nuovo ruolo, delineando le prospettive e la riorganizzazione del gruppo, anche con un’attenzione al Sud. "Entro l'estate Cdp riorganizzerà il settore immobiliare che diventerà uno dei 4 pilastri del gruppo che si sta distinguendo come per il suo impegno nel supplire realtà dove il mercato fatica a decollare, senza ovviamente perdere i soldi dei risparmiatori".


Da investitore paziente, Cdp ha dichiarato le tre priorità per il prossimo periodo:

- riusare i 2 miliardi di immobili di Cdp;

- valorizzare e riqualificare gli immobili delle Pa;

- dare priorità ai progetti che sono occasioni di rigenerazione urbana.

"Quando Cdp si impegna per iniziative di social housing o per la promozione di parchi tecnologici, il tema delle ricadute sociali, economiche e ambientali è centrale. Nostro obiettivo è creare ricchezza, non investire a fondo perduto” ha precisato Mazzocco che per il futuro del gruppo dichiara la priorità della "costruzione di infrastrutture immobiliari, necessarie per intercettare le risorse internazionali".


Cdp formalizzerà il suo piano di sviluppo sul settore immobiliare a breve, ma Mazzocco al pubblico del Forum del Sud ha già fatto un'anticipazione sintetizzando le cinque aree di azione:

1. il social housing con una seconda fase denominata ‘smart housing' allargando l'attenzione alla fascia di utenti che deve fare i conti con il tema della mobilità;

2. il filone del turismo sarà sostenuto da Cdp con iniziative ad hoc, ottimizzando e separando proprietà e gestione;

3. la realizzazione di parchi integrati dell'innovazione e dell'education, 5-6 in Italia dove si integrerà università, ricerca e direzionale;

4. infrastrutture per le piccole e medie imprese che necessitano di spazi flessibili;

5. infrastrutture immobiliari per le Pa intese come ambienti moderni per i dipendenti degli enti locali.

"Vogliamo tornare a realizzare una politica di co-investimento, anche al Sud, terra che ha dimostrato di aver voglia di crescere" ha concluso Mazzocco.


Fonte articolo: Casa24.ilsole24ore.com

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