Edifici in legno sicuri, efficienti, economici


"Ormai possiamo dirlo: non siamo più una nicchia, ma un segmento di mercato a tutti gli effetti". Per il Presidente di Assolegno, Emanuele Orsini, le ragioni della crescita delle costruzioni in legno in Italia non possono più essere circoscritte all’incremento fisiologico di un settore che muove i primi passi.


Certo, i numeri in Italia sono ancora minoritari se confrontati a quelli dell’edilizia tradizionale, ma di tutto rispetto in termini assoluti, come emerge dal Rapporto Case ed edifici in legno 2015 realizzato dal centro studi di FederlegnoArredo Eventi, che sarà diffuso oggi. 

 

 

Lo scorso anno sono state ultimate nel nostro Paese 3.025 costruzioni in questo materiale, per un fatturato complessivo di 658 milioni. Il dato più interessante è che – confermando una tendenza in atto ormai da alcuni anni – questo settore ha continuato a crescere proprio nel periodo in cui, viceversa, l’industria italiana delle costruzioni registrava perdite anche pesanti. 


Tra il 2010 e il 2014 il numero di abitazioni in nuovi fabbricati a uso residenziale (esclusi ampliamenti) è diminuito del 60%, mentre gli investimenti complessivi nel comparto edilizia sono crollati di quasi il 35% dal 2008 a oggi (stime Ance). Viceversa, la produzione di edifici prefabbricati in legno (anche a uso non residenziale) è cresciuta del 7,7% dal 2010 al 2014, passando da 559 milioni a 602,5 milioni di euro. Dei 54mila permessi di costruire rilasciati nel 2014 (stime Ance), le abitazioni in legno rappresentano il 6,4%. Una quota importante, se si considera che, fino a una decina di anni fa, tale percentuale si aggirava attorno al 2% del costruito.


Ma, al di là dei numeri, sono alcuni fattori qualitativi che decretano, secondo le parole di Orsini, "il successo del legno nell’edilizia". Il suo utilizzo, infatti, va ormai ben oltre il settore residenziale, a cui fino a pochi anni fa era limitato. Questo ampliamento delle sue applicazioni è insieme il risultato sia dell’impiego di nuove tecnologie (come i pannelli in legno massiccio a strati incrociati X-lam), sia di un cambio di mentalità nei consumatori, che hanno diffuso un po’ in tutta la Penisola questo genere di edifici. 
La maggior parte è concentrata al Nord (Trentino-Alto Adige, Lombardia e Veneto sul podio), ma sempre più progetti interessano anche le regioni del Centro e del Sud dove, secondo il vicepresidente del gruppo altoatesino Rubner Holzbau (tra le aziende leader del settore), si aprono importanti potenzialità per i prossimi anni.
L’Italia sta inoltre recuperando rapidamente il ritardo rispetto ai Paesi del Centro e Nord Europa e oggi è al quarto posto in Europa per produzione di edifici in legno, con una quota del mercato dell’8,4%, preceduta da Germania (25,4%), Regno Unito (19,2%) e Svezia (15,6%).


Nonostante il 90% delle nuove costruzioni in legno realizzate in Italia sia a uso residenziale, "sempre più spesso anche imprese, catene della grande distribuzione ed enti pubblici scelgono il legno per realizzare stabilimenti, centri commerciali, impianti sportivi ed edifici scolastici", spiega il presidente di Assolegno. Le ragioni sono le più diverse: la possibilità di ottenere in tempi rapidi strutture ad alto risparmio energetico (circa il 40%) di classe energetica A; ma anche la maggiore sicurezza sul fronte antisisimico e in caso di incendi. Tanto che, spiega Stefan Rubner, rispetto al passato sono molto cambiati anche i clienti: non più soltanto una nicchia di consumatori con alta disponibilità economica e alto grado di istruzione, ma un mix di consumatori di ogni fascia sociale e reddituale.


E la tendenza alla crescita non sembra fermarsi, osserva Emanuele Orsini, sebbene il fatturato si sia stabilizzato (anche in conseguenza della stagnazione generale del settore immobiliare): "il dinamismo del mercato delle costruzioni in legno che appare nella ricerca è confermato dall’ottimo andamento degli ordinativi: numerose aziende del settore hanno già ordini vicini al 60% della produzione programmata nel 2016.


Fonte articolo: http://www.casa24.ilsole24ore.com/art/mercato-immobiliare/2015-12-01/risparmio-e-sicurezza-spingono-case-legno--134844.php?uuid=ACHXVDkB

Appoggio dell'Abi al Governo sulla detassazione immobiliare

Disco verde dall’Abi sull’impianto complessivo della manovra tracciata dal Governo. La valutazione positiva è stata espressa ieri sera, durante l’audizione di fronte alle commissioni bilancio di Senato e Camera, dal direttore generale dell’associazione di Palazzo Altieri, Giovanni Sabatini. In particolare, viene ritenuta "positiva" la scelta del Governo di eliminare le tasse sulla prima casa, un intervento che "potrebbe avere effetti congiunturali più ampi rispetto ad altre forme di stimolo" della domanda.


"Tra i fattori di maggiore discontinuità rispetto al passato", ha detto Sabatini, "si rinviene la scelta di puntare ad una generalizzata detassazione del settore abitativo. Anche questa scelta è da ritenere positiva". 

A questo proposito, ha rilevato il Direttore generale dell’associazione delle banche "è da considerare con attenzione l’effetto-fiducia che può scaturire dal provvedimento ed il fatto che interventi nel settore dell’edilizia sono destinati ad avere effetti positivi più intensi rispetto ad altri settori, sia per la capacità di attivazione produttiva, sia perché i beni immobili sono la principale garanzia per la concessione di finanziamenti". Per tali ragioni "l’intervento sul settore potrebbe avere effetti congiunturali più ampi, rispetto ad altre forme di stimolo dal lato della domanda". 


Un recupero quello della domanda di credito che appare in corso e suffragato secondo l’esponente dell’Abi dai dati relativi alle erogazioni di nuovi prestiti avvenute nei primi nove mesi dell’anno , che evidenziano un incremento del 92,1 per cento per quel che riguarda i prestiti alle famiglie per l’acquisto dell’abitazione (di cui il 30% dovuto a operazioni di surroga) e un incremento, sempre su base annua, del 16,2% per quel che riguarda i nuovi prestiti alle imprese.


Dalle aziende di credito è venuta anche la segnalazione del rischio di alcune difficoltà applicative connesse alla riscossione del canone Rai attraverso le bollette dell’energia elettrica. "Alla luce delle nuove disposizioni europee che dettagliano il set di informazioni dai inserire nei bonifici – ha affermato Sabatini – è necessario un confronto in sede tecnica sulla fattibilità dei bonifici stessi, dal momento che la cornice armonizzata dell’Area unica dei pagamenti in euro pone alcuni problemi in materia di addebiti in conto". 


Altri interventi.
Sul piano dei contenuti dall’Abi sono venuti peraltro alcuni suggerimenti al Governo. Il primo è la necessità di potenziare ulteriormente il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, riprendendo la logica della legge di stabilità del 2014 che lo pone al centro del sistema nazionale di garanzia. La proposta dell’Associazione bancaria è quella di favorire l’apporto di nuove risorse finanziarie al Fondo da parte di soggetti pubblici e privati (in particolare le amministrazioni regionali) anche per evitare la moltiplicazione sul territorio di fondi di garanzia che realizzano politiche agevolative non sempre coordinate tra loro.
Sarebbe invece opportuno, si sostiene da Palazzo Altieri, che, in funzione dell’ammontare delle risorse apportate, le Regioni potessero concordare con i ministeri competenti condizioni più favorevoli di accesso alla garanzia del Fondo per le imprese del proprio territorio, secondo la propria politica economica.
L’altro suggerimento rivolto al Governo è quello di una revisione dell’attuale governance del Fondo di garanzia, prevedendo che nel consiglio di gestione siedano anche i rappresentanti delle banche.


In campo fiscale, Sabatini ha inoltre segnalato che "nell’ambito degli interventi auspicati per assicurare una maggiore efficienza del nostro sistema tributario non ha ancora trovato soluzione il tema del regime dell’Iva di gruppo". Le transazioni infragruppo vengono tassate perché il nostro paese non ha ancora dato attuazione alla disposizione della direttiva Iva che accorda agli Stati la possibilità di considerare come un unico soggetto passivo ai fini dell’Iva le persone giuridiche stabilite nel territorio di quello stato. Ma in tal modo, per le banche le transazioni infragruppo comportano un aumento dei costi di produzione , ha rimarcato il direttore generale dell’Abi, lamentando che siano state disattese le aspettative che si erano create con la legge-delega per la riforma fiscale.


Fonte articolo: IlSole24Ore, vetrina web

Incentivare la riqualificazione per far ripartire l'edilizia

La ripresa si rafforza nell'industria italiana, ma non nell'edilizia. Parte da qui il documento "Rilancio delle Costruzioni: politica industriale, efficienza energetica e sostenibilità ambientale - Prime proposte di Confindustria e Ance per il ddl Stabilità 2016" che le due associazioni hanno definito e inviato al Governo al fine di rimettere in marcia il settore. 


"Il Governo - sottolinea il documento - ha annunciato un importante programma di riduzione del carico fiscale, in linea con le esigenze dell'economia, al quale Confindustria ed Ance guardano con grande attenzione. Lungo questa direttrice dovrebbero muoversi anche interventi rivolti al settore delle costruzioni, che rappresenta un volano per l'intera economia".

 

Tra il 2007 e il 2014 c'è stato un calo del 34% degli investimenti. Drammatica la perdita di occupati: 470mila unità tra il 208 e il 2014 (-30,5%). Anche nel secondo trimestre di quest'anno è proseguito il calo degli investimenti in costruzioni (0,8% rispetto ai tre mesi precedenti e -1,9% su base tendenziale). 
Di fronte a questi numeri, serve una politica industriale che faccia leva sugli incentivi e che guidi l'imprese verso l'innovazione di prodotto e processo. Non c'è dubbio che la strada maestra della ripresa, segnala il documento, passi per le misure di incentivazione delle ristrutturazioni edilizie e – più recentemente e marcatamente – degli interventi per l'efficienza energetica degli edifici: il cosiddetto bonus del 65% su Ires/Irpef.


Efficienza energetica
Per questo, si chiede che, già nella Legge di Stabilità, vanno stabilizzati gli incentivi sulle ristrutturazioni edili e l'efficienza energetica. Di più: "gli incentivi all'efficienza energetica potrebbero essere riorientati e rimodulati anche in modo più efficace, sfruttandone appieno le potenzialità in termini di sostenibilità". 
Tra le altre cose le associazioni chiedono di anticipare di almeno un anno la scadenza fissata al 2019 per i cosiddetti "edifici a energia quasi zero" per la Pa, previsti dalle nuove norme tecniche sull'efficienza energetica in vigore dal prossimo primo ottobre. "Nell'ambito degli interventi sulla fiscalità immobiliare vanno sfruttati tutti i margini per non penalizzare le costruzioni nuove o ristrutturate che abbiano standard di efficienza energetica elevata rispetto al patrimonio esistente ed a bassa o bassissima qualificazione energetica", chiedono inoltre Ance e Confindustria. 


Fiscalità immobiliare 
"Non si può prescindere da un alleggerimento e da una razionalizzazione della pressione fiscale sugli immobili utilizzati nell'attività di impresa", si sottolinea inoltre nel documento. Le misure suggerite occupano un vasto spettro di possibilità, a cominciare dall'esenzione Imu e Tasi abbinato a una detrazione del 50% dell'Iva.
Andrebbe poi sbloccato il cosiddetto rent to buy, come misura alternativa all'acquisto. Tra le proposte, anche l'ampliamento della deducibilità dell'Imu dalle imposte sui redditi Irap e l'esenzione di Imu e Tasi esteso alle aree fabbricabili e agli immobili invenduti o locati dalle imprese. 


Riqualificazione urbana 
Per innescare un meccanismo di rinnovo urbanistico, Ance e Confindustria propongono agire sempre sulla leva dell'incentivo fiscale, introducendo "forme di parziale detassazione degli acquisti di abitazioni nuove in classe energetica elevata effettuati fino al 2018, anche in un'ottica di equiparazione fiscale dell'acquisto del "nuovo" (soggetto ad Iva applicata sull'effettivo prezzo di vendita) all'acquisto dell'"usato" (che, invece, sconta l'imposta registro, ad aliquote inferiori applicate sul valore catastale).
A tal fine, si potrebbe riconoscere all'acquirente un credito d'imposta pari al 50% dell'Iva pagata sull'acquisto. A questo potrebbe aggiungersi, sempre sugli acquisti effettuati fino al 2018, l'esenzione triennale da Imu e Imu e Tasi o dalla futura Local tax.


Fonte articolo: quotidiano Edilizia e Territorio ilSole24Ore, vetrina edicola web

Tax day sulla casa: cosa è cambiato in questi anni

 


Imu e Tasi da pagare entro martedì. Entro il 16 giugno, infatti, proprietari e inquilini dovranno versare la prima rata di Tasi e Imu, portando nelle casse dei Comuni entrate che la Cgia di Mestre calcola in 2,3 miliardi di euro.

CGIA: "TASSE RADOPPIATE PER NEGOZI E UFFICI" 
A seguito dell'introduzione dell'Imu e successivamente della Tasi, rileva la Cgia, «tra il 2011 e il 2014 la tassazione sugli immobili strumentali ha subito una vera e propria impennata. Se nell'ultimo anno in cui abbiamo pagato l'Ici il gettito complessivo sulle attività produttive ha portato nelle casse dei Comuni quasi 5 miliardi, l'anno scorso il prelievo ha superato i 10 miliardi di euro».

Nella valutazione della Cgia (Associazioni Artigiani e Piccole Imprese), nello specifico gli aumenti sono stati pari a + 142 % per uffici e studi privati; + 137 % per negozi e botteghe; + 107 % per laboratori di arti e mestieri; + 101 % per gli istituti di credito; + 94 % per gli immobili a uso produttivo. I calcoli, eseguiti dall'Ufficio studi della Cgia, hanno preso come riferimento iniziale il 2011, ultimo anno in cui abbiamo pagato l'Ici. In questa analisi, spiega l'associazione, «non si è tenuto conto del risparmio fiscale concesso dalla legge. Così come avvenuto nel 2014, anche per quest'anno la Tasi per le aziende è completamente deducibile dal reddito di impresa, mentre l'Imu lo è solo per una quota pari al 20 per cento».


"Tendenzialmente -segnala il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi- i Sindaci hanno mantenuto relativamente basso il livello di tassazione sulle prime case, innalzando, invece, quello sugli immobili ad uso produttivo e sulle abitazioni diverse dalla principale. Insomma, hanno fatto cassa sulle spalle degli imprenditori, sfruttando le situazioni più surreali che la legge ha dato origine, come, ad esempio, l'applicazione dell'Imu su alcune tipologie di macchinari. Una vera e propria follia".


In termini assoluti sono stati i capannoni (categoria D) a 'produrrè il gettito più importante: se nel 2011 il prelievo era stato di 3,17 miliardi, nel 2014 è salito a 6,15 miliardi di euro (variazione + 94%). Sui negozi e sulle botteghe artigiane si è passati da un prelievo di 809 milioni a 1,9 miliardi di euro (+ 137%). Per gli uffici e gli studi professionali, con l'Ici il carico fiscale era di 545 milioni che con l'avvento dell'Imu e della Tasi è aumentato fino a toccare 1,32 miliardi di euro (+142%).


Sui laboratori, infine, dai 228 milioni versati nel 2011 si è passati ai 473 milioni di euro pagati l'anno scorso (+ 107%). Da un punto di vista metodologico, segnala la Cgia, "per ciascuna tipologia di imposta è stata utilizzata l'aliquota media risultante dall'analisi delle delibere dei Comuni capoluogo di provincia. Per ogni tipologia immobiliare, invece, la rendita catastale media è stata ricavata dalla banca dati dell'Agenzia delle Entrate".


Fonte articolo: http://www.ilmattino.it/ECONOMIA/imu-tasi-casa-tax-day-tasse-raddoppiate-uffici-negozi-tabella/notizie/1410583.shtml

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