Il mercato delle donazioni è florido: i consigli del notaio

Le donazioni rappresentano una fetta significativa (ma spesso trascurata) degli scambi immobiliari.


A fare luce sul fenomeno sono i dati statistici diffusi per la prima volta dal Notariato. 

Infatti, alle 630mila compravendite di fabbricati registrate nel 2016 – comprese pertinenze e immobili strumentali e di cui il 3% trasferiti in nuda proprietà e l’1,4% per il solo usufrutto – vanno infatti aggiunte 72.403 donazioni, 24.501 donazioni di nuda proprietà e 10.621 donazioni di usufrutto (sempre di soli fabbricati, quindi esclusi i terreni, le servitù, i diritti di superficie eccetera). Per un totale di 107.525 atti: vale a dire che ogni 100 transazioni 15 sono donazioni.

 
Per la legge (e il Fisco) è già successione 

"Si tratta di una quota pressoché costante nel tempo – commenta Giampaolo Marcoz, consigliere nazionale del Notariato – soggetta a picchi ogni volta che ci sono ipotesi o semplici rumors su eventuali modifiche alla tassazione su donazioni o successioni".
Le due fattispecie sono infatti soggette alla stessa imposizione fiscale, che in questo momento si può considerare abbastanza vantaggiosa, dato che è più bassa di quella applicata alle compravendite: limitandosi alla cerchia dei parenti più prossimi, entro la franchigia di un milione di euro per ciascun beneficiario si applicano solo le imposte di trascrizione e catastale pari rispettivamente al 2% e all’1% del valore (o 400 euro in tutto in misura fissa se si opta per i benefici prima casa).


Il timore che spinge a donare è in sostanza che in futuro possa diventare più costoso il passaggio dei beni in termini di tasse di successione. Inoltre, la scelta è fatta anche per pagare meno Imu: tipicamente ci si libera infatti di una seconda casa per intestarla come abitazione principale (su cui non grava l’imposta) a un figlio o a un nipote.


Testamento, questo sconosciuto 

In genere la donazione della casa è quindi un anticipo di eredità: le analisi comparative del Notariato confermano del resto come «dove si dona meno si utilizza maggiormente lo strumento del testamento per le pianificazioni familiari e viceversa». Bisogna però anche tener conto che la divisione che può sembrare equa in un certo momento della vita, può non esserlo al momento della successione per i più vari motivi: dal cambiamento della composizione e della ricchezza familiare alla variazione del valore dei beni. E mentre un testamento si può sempre cambiare, è più difficile “correggere” strategie basate sulla donazione. «La preferenza accordata alla donazione – aggiunge Marcoz – dipende però anche da una motivazione psicologica: i genitori hanno il desiderio di vedere gli eredi “sistemati” quando sono ancora in vita. Gli stessi obiettivi di assegnazione di “che cosa a chi” si potrebbero raggiungere con un testamento, ma è uno strumento poco utilizzato in Italia».

 

Beneficiari giovani, anzi no 

Se si guarda alla distribuzione per classe anagrafica  si trova conferma del fatto che l’età del donante di fabbricati è sempre elevata (il 78% ha più di 56 anni). L’età di chi riceve il bene, invece (donatario) è meno sbilanciata verso il basso di quanto ci si possa attendere (il 55,5% ha meno di 45 anni).
"Questo con ogni probabilità è dovuto al fatto che le nuove generazioni si stabilizzano più tardi a livello familiare e professionale e quindi c’è un differimento nel tempo del passaggio, che avviene solo nel momento in cui c’è una ragionevole sicurezza sulla stabilità della situazione familiare e lavorativa del donatario. Il consiglio che in genere dà il notaio – continua Marcoz – a chi è intenzionato a un atto di liberalità verso i parenti più affini, è di valutare se il bene è destinato a rimanere a lungo nella disponibilità del patrimonio del beneficiario, per evitare i problemi che potrebbero derivare alla futura circolazione dell’immobile".


RivendibiLItà a rischio 

Occorre tenere conto cioè che una casa donata è difficilmente rivendibile. Questo perché – in caso di morte del donatore e dell’apertura di una successione – gli eredi potrebbero agire in giudizio per vedersi riconosciuta la parte di eredità cosiddetta legittima – la quota di cui non si può disporre liberamente nel definire la destinazione dei propri beni – erosa dalla donazione. La massa ereditaria oggetto di successione, infatti, non è solo quella “censita” al momento del decesso, ma comprende anche le donazioni fatte in vita (a valori aggiornati). Quindi acquistare una casa che è stata in precedenza donata espone al rischio di rivendicazione da parte degli eredi dell’originario proprietario, fatto che ovviamente ne limita la commerciabilità.


"In realtà – chiosa il notaio – in giurisprudenza non si trovano casi concreti al riguardo. Anche perché prima di poter pretendere di aggredire la casa donata, l’erede che ritiene di essere stato svantaggiato dalla donazione in sede successoria, deve prima rivalersi sul donatario che ha poi rivenduto il bene e solo in caso di insufficiente capienza di quest’ultimo, arrivare a chiedere al giudice la restituzione del bene o di parte del suo valore".

 
Mutuo "impossibile" e verifiche patrimoniali 

Sono però soprattutto le banche a non voler correre rischi, seppur remoti, e quindi a bloccare i mutui legati agli acquisti di immobili donati: il diritto dell’erede ha infatti precedenza rispetto a quello stabilito dell’ipoteca. Se l’acquisto si fa “in contanti” non è però sempre sconsigliabile: l’importante è verificare bene la situazione patrimoniale del venditore e, nel caso, del donante originario. Tenendo presente che la possibilità di agire in giudizio si estingue in 20 anni per la donazione e in 10 per la successione.

Liberatorie e finte compravendite 

Mettendosi invece nei panni di chi il bene lo ha ricevuto in donazione, è bene ricordare che per “liberarlo” da vincoli è sufficiente che gli altri eredi dichiarino di rinunciare all’azione di riduzione. Per evitare la limitata circolazione del bene, in passato si ricorreva anche a finte compravendite. Oltre al falso che si metterebbe in atto, compromettendo anche la trasparenza della successione, oggi questa operazione non viene più praticata a causa delle norme antiriciclaggio più severe sulla trasparenza dei passaggi di denaro.


Fonte articolo: IlSole24ore.com

 

Reddito delle famiglie e crediti deteriorati pesano sul rilancio dell'immobiliare

I prezzi del mattone vanno verso la stabilità ma nel 2017 la crescita delle compravendite è più contenuta.


A pesare sono le limitate disponibilità delle famiglie italiane e l’arrivo sul mercato di nuovi immobili legati agli Npl (crediti deteriorati): è quanto emerge dall’ultimo Osservatorio sul mercato immobiliare di Nomisma.  

 

Gli eccessi del passato sono – per Nomisma – il principale ostacolo all’innesco di spinte inflattive. Tra i fattori contenitivi c’è una domanda che tradisce "una diffusa debolezza reddituale": quasi il 40% delle famiglie che intende chiedere un mutuo presenta un reddito familiare netto inferiore a 1.800 euro al mese. Ne viene, per Nomisma, "l’impossibilità di concretizzazione di una quota significativa del mercato potenziale". 


Nomisma ricorda inoltre come i crediti deteriorati rappresentino un elemento di criticità nella tenuta complessiva del Paese. Il processo di dismissione degli Npl non sarà privo di conseguenze rispetto alla percezione di ricchezza dei proprietari. Infatti l’arrivo sul mercato al dettaglio di un’ingente mole di cespiti rivenenti da contenzioso deprimerebbe le prospettive di risalita dei valori immobiliari.

Sul fronte del mercato della proprietà, nel 2016 si è registrata un’impennata delle transazioni del 18,8%, che va così a rafforzare la crescita dei due anni precedenti (+5,9% nel 2015 e +3,5% nel 2014); nel 2016 le compravendite sono state 516.294 per le abitazioni (escluse le pertinenze) e 51.919 per gli immobili destinati alle attività terziarie, commerciali e produttive.
Se si osservano le performance delle sole compravendite residenziali, i mercati urbani più dinamici, a consuntivo del 2016 e del successivo primo trimestre dell’anno in corso, sono Genova e Milano. Sul fronte commerciale si conferma la vivacità di Genova e Milano mentre Bologna manifesta una "lenta ripresa". 


A seguito di un’indagine condotta da Nomisma su un campione rappresentativo di famiglie italiane, si evidenzia un sostanziale livellamento delle intenzioni d’acquisto di abitazioni ai numeri dello scorso anno. L’Istituto bolognese stima per il 2017 un tasso di crescita delle compravendite del +6,2%.


Fonte articolo: LaStampa.it

La casa è il bene più sicuro da regalare ai figli

Il bene più prezioso su cui investire in caso di figli? La casa, senza dubbio, così da poterla lasciare in eredità.


La pensa così la maggioranza degli italiani, precisamente il 51,7%, stando a un sondaggio di Immobiliare.it.

 

Carlo Giordano, Amministratore Delegato di Immobiliare.it, commentando i dati, ha affermato: "Se i dati mostrano come gli italiani siano ancora molto legati alla proprietà immobiliare, ben più di quanto accada nei Paesi del Nord Europa, rispetto agli anni della bolla questa convinzione comincia a vacillare. Nel 2006, infatti, oltre il 60% degli intervistati nel nostro stesso sondaggio dichiarava che avrebbe scelto una casa come bene da tramandare ai propri figli, considerando il momento storico in cui i valori immobiliari continuavano a salire e la domanda si manteneva su livelli molto sostenuti".


Analizzando le 10mila risposte del sondaggio, inoltre, si è evidenziato che non ci sono grosse differenze fra le diverse fasce d’età e le aree geografiche: le percentuali di chi investirebbe in una casa per i figli sono poco più elevate della media nazionale al Sud (54,38%) e fra gli over 60 (58,23%).


LE MOTIVAZIONI DELL’ACQUISTO

Il 41,65% degli intervistati ha affermato di volere lasciare una casa ai propri eredi perché ritiene che sia l’unico bene durevole; il 29%, inoltre, lo farebbe perché ha poca fiducia che le nuove generazioni possano fare altrettanto in modo autonomo. Il 18%, poi, ha dichiarato che comprerebbe un immobile ai figli affinché possano evitare di sprecare denaro in affitto.

Oltre il 48% di chi ha risposto al sondaggio di Immobiliare.it ha anche manifestato la volontà di comprare una casa prima per sé per poi lasciarla in eredità ai figli, mentre il 37,81% ne acquisterebbe un’altra direttamente per loro. Solo il 13,93% investirebbe in una casa vacanza.


E LA FUGA DEI CERVELLI?

Si sa, quello che stiamo vivendo è un periodo dove molti giovani devono spostarsi per trovare un posto di lavoro degno di questo nome, soprattutto dal Sud verso il Centro – Nord e dall’Italia verso il Nord Europa. Nonostante ciò, però, il 61,36% dei genitori acquisterebbe una casa nella propria città; il 19,20% punterebbe a uno dei grandi centri italiani; il 13,34% opterebbe per una località di villeggiatura; solo il 6,10% investirebbe in un Paese estero.


Fonte articolo: Quifinanza.it

L'asilo in casa: le norme per poterlo aprire

Non è facile trovare posto in un asilo nido, lo sanno bene i neo genitori che devono tornare al lavoro e sono alle prese con liste d’attesa e spese impreviste.


Una soluzione può essere rivolgersi a qualche «collega genitore» che apre un asilo in casa, Tagesmutter (madre di giorno), come lo chiamano in Germania dove lo hanno inventato.

Non a caso in italia si è diffuso proprio dal Trentino Alto Adige. Immobiliare.it traccia le linee guida per disegnare la casa perfetta per avviare un nido in famiglia, a prova di bambino e a norma di legge: consigli utili sia per chi intende iniziare l’attività nel proprio immobile, sia per chi si appresta a cercarne uno sul mercato. 

1. La normativa sui nidi in casa viene stabilita da ogni singola Regione italiana, anche se esistono delle regole comuni e valide in tutto il Paese. Il primo suggerimento, prima di approcciarsi alla ricerca di un immobile ex novo, è quella di consultare bandi e norme della propria Regione di appartenenza. Questo anche in virtù della possibilità di accedere a speciali bandi, sovvenzionati da fondi europei, per la ristrutturazione e la riorganizzazione degli spazi di un immobile da adibire a nido in casa. 

2. Non esistono restrizioni sulla forma contrattuale in cui la Tagesmutter occupa l’appartamento. Per definizione il nido in casa viene aperto nell’appartamento in cui si vive stabilmente, sia che si tratti di un immobile di proprietà sia che lo si abbia in locazione o comodato d’uso. Previ accordi e scritture private è possibile iniziare un’attività anche nei locali condominiali comuni, purché siano conformi alle regole regionali.  

3. Il numero di bambini ammessi presso un asilo in casa varia a seconda delle Regioni: mediamente a ogni educatrice possono essere affidati dai 4 ai 5 bambini, che arrivano, ad esempio, a 10 in Abruzzo. La cosa fondamentale, nell’ottica di una casa a norma, è quella che ad ogni bambino corrispondano 4 metri quadrati in un ambiente lontano dagli spazi abitativi e ben separato dalla cucina. Ai piccoli deve essere garantita la massima libertà di gattonare o camminare senza incorrere in pericoli. In alcune regioni è previsto anche l’obbligo di disporre di spazi esterni. 

4. Gli ambienti interni devono essere sempre puliti, areati e luminosi. Per fare un esempio, in Trentino Alto Adige non è possibile avviare un nido in casa nei seminterrati. 

5. È necessario possedere la dichiarazione di abitabilità dell’immobile e avere degli impianti elettrici, idrici e del gas a norma, certificati e la cui manutenzione ordinaria sia dimostrabile e documentata. Tutte le prese di corrente negli ambienti riservati ai bambini devono essere coperte con gli appositi dispositivi presenti sul mercato.  

6. Prima di avviare qualsiasi tipo di procedura finalizzata all’apertura di un nido in casa, è necessario verificare il proprio regolamento condominiale, qualora si viva in un palazzo. In alcuni casi infatti è vietato il passaggio di persone in quantità superiori alla norma per non disturbare gli altri inquilini. 

7. L’arredamento va pensato in maniera funzionale ai più piccoli: tavoli, mensole e altri complementi devono essere dotati di paraspigoli. Bando a mobilio riciclato per risparmiare, meglio investire in nuovi elementi che siano idonei alla sicurezza degli infanti. Sarebbe consigliabile rivestire le pareti dell’area bambini con pannelli morbidi che attutiscano gli urti. Si deve disporre di una cucina in cui preparare le pappe, ma che rimanga ben lontana dall’area gioco. 

8. La casa necessita di uno spazio adibito a zona riposo con lettini: questa può essere realizzata sia all’interno dell’area gioco, sia in un ambiente separato. Nell’ottica del benessere dei bambini la seconda opzione è la migliore, permettendo loro di riposare anche mentre gli altri giocano. 

9. Nascendo come attività da svolgere in casa propria, non è necessario che un nido in casa abbia un bagno separato da quello che si utilizza regolarmente in famiglia. È però importante che sia dotato di un fasciatoio.  

10. Capitolo tasse: le imposte previste per la casa, sia essa di proprietà o in locazione, vengono calcolate come un’abitazione comune, non essendo quella delle Tagesmutter valutata come attività commerciale fonte di reddito. 


Fonte articolo: LaStampa.it

Crescita dei mutui del +13,3% nel 2016; fiducia famiglie in aumento


La domanda di credito, come molti osservatori dichiarano da più parti, è in ripresa: a fare il punto in maniera esaustiva sull’anno appena trascorso è il consueto Barometro CRIF, che monitora l’andamento delle richieste di nuovi mutui, di surroghe e di prestiti. In buona sostanza, vengono confermati i segnali positivi del 2015 e, grazie al miglioramento della congiuntura economica, l’accesso al credito si è fatto più semplice.


Se le banche si mostrano più benevole e guardano con rinnovata attenzione la sottoscrizione di nuovi finanziamenti anche da parte delle famiglie italiane l’ottimismo è cresciuto. E, con esso, la voglia di comprare beni durevoli, casa in primis.

 

La domanda di mutui nel 2016

Secondo i dati del Barometro, dicembre 2016 ha visto un incremento del 21,3% del numero di interrogazioni relative a richieste effettive (non semplici preventivi) di nuovi mutui e surroghe rispetto allo stesso mese dell’anno scorso: è la crescita più alta degli ultimi sei mesi. Considerando l’anno nel suo complesso, siamo ad un notevole +13,3% rispetto a tutto il 2015. Un numero molto elevato, questo, che conferma una crescita continua della domanda negli ultimi anni, anche se non siamo ancora ai livelli del biennio 2009-2010, l’ultimo periodo prima che la crisi togliesse la voglia di comprare casa agli italiani. ovvero prima che la crisi economica raffreddasse l’interesse delle famiglie nei confronti dell’investimento sulla casa.

Importo medio in crescita

Se la domanda cresce, anche il mutuo si fa più “importante”: l’importo medio delle richieste di nuovi mutui e surroghe nel mese di dicembre è stato pari a 125.360 euro, +2,5% rispetto a quello di dicembre 2015. Il trend annuale, in linea di massima, è positivo: se dal 2010 ad oggi abbiamo assistito ad una progressiva contrazione dell’importo che si punta ad ottenere in fase di richiesta, dal 2015 ad oggi questo continuo calo sembra essersi arrestato: considerando le domande arrivate in tutto il 2016, siamo ad un confortante  +0,9% rispetto al 2015. Siamo, chiaramente, tanto lontani dal periodo pre crisi, ma i segni positivi ci sono.

È il mutuo compreso tra i 100.000 e 150.000 euro quello più richiesto dagli italiani (è scelto dal 29,5% del totale) e solo il 22,4% delle domande punta a una cifra superiore ai 150mila euro. La durata più comune del finanziamento è compresa tra i 16 e i 20 anni (24,3% del totale), seguita dalla fascia tra i 21 e i 25 (20,9%).

In aumento prestiti personali e prestiti finalizzati

Anche per ciò che concerne i finanziamenti, il 2016 è stato un anno contraddistinto da un trend crescente della domanda: a dicembre il numero richieste di prestiti (personali e finalizzati) è cresciuto dell’8,1% rispetto allo stesso mese del 2015. Considerando il 2016 nel complesso, la variazione annua vede un +7,4% rispetto al 2015, laddove lo stesso 2015 per i prestiti aveva fatto registrare +5,9% rispetto al 2014. Siamo, in buona sostanza, tornati ai livelli del 2011: segno che i tassi vantaggiosi hanno reso nuovamente appetibili i prodotti di finanziamento presentati alle famiglie italiane, anche se la soglia “pre-crisi” è lontana. L’importo medio dei prestiti richiesti (personali e finalizzati) è stato di 7.655 euro (+5,5% rispetto a dicembre 2015).


Nel dettaglio, sono cresciute dell’8,2% in un anno le richieste di prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi (auto e moto,  arredamento, elettronica ed elettrodomestici, ma anche viaggi e spese mediche). I prestiti personali, invece – che di solito implicano importi più elevati e conseguentemente tempi più lunghi dei finalizzati (4.639 euro contro 10.749 euro) – sono cresciuti del 6,2%.


Fonte articolo: Immobiliare.it

Grande attesa per bonus edilizia e famiglia nella prossima Stabilità

Bonus casa al rialzo se i lavori porteranno consistenti miglioramenti per risparmio energetico e prevenzione antisismica. Se poi questi miglioramenti riguarderanno interi edifici condominiali, il credito d’imposta Irpef potrà raggiungere il 75-80 per cento.


È l’ultima ipotesi allo studio dei tecnici del Mef e di quelli della Ragioneria in termini di fattibilità economica per prorogare e rilanciare il bonus ristrutturazioni e l’Ecobonus. Un rilancio in grande stile che dovrebbe toccare anche la durata degli incentivi estesi per la prima volta oltre l’orizzonte annuale, per 2-3 anni. 

Questo darebbe modo di dare certezza del beneficio anche per lavori più complessi anche se non passa la proposta di associazione di categoria e imprese di stabilizzare definitivamente l’agevolazione.


Per i bonus casa del 2017 più che di proroga si può dunque parlare di un vero e proprio restyling con novità di rilievo soprattutto per l’Ecobonus e il sismabonus. Mentre per il credito del 50% per le ristrutturazioni semplici si pensa solo a una proroga secca di un anno, per questi due strumenti le novità sono molto più articolate. In primo luogo è prevista l’estensione dell’attuale incentivo ai lavori di prevenzione antisismica anche alle zone 3 (oggi è limitato alle zone 1 e 2 più esposte al rischio sismico). In secondo luogo, è prevista l’introduzione di un meccanismo “premiale” a crescere ispirato al nuovo credito d’imposta per gli interventi di ristrutturazione legati al sisma dell’agosto scorso. Il cosiddetto “sisma bonus” nelle intenzioni dell’Esecutivo dovrebbe riconoscere ai contribuenti un credito d’imposta Irpef “base” del 50% che potrà salire al 70% nel caso in cui i lavori di ristrutturazione facciano salire l’immobile di almeno un livello nella classificazione antisismica. Se poi i livelli “scalati” fossero due, il bonus Irpef salirebbe al 75% e potrebbe toccare l’80% nei casi in cui l’adeguamento antisismico riguardasse tutto l’edificio.


Con questa stessa progressione potrebbe essere riscritto il bonus per la riqualificazione energetica.
Il condizionale sulle percentuali al momento resta d’obbligo in quanto legato alle risorse disponibili che potranno essere recuperate con la legge di bilancio, ma il potenziamento e il sistema progressivo sono basi solide su cui Mit e Mef stanno lavorando. Se fosse tutto confermato, l’attuale agevolazione del 65% scenderebbe al 50% per i lavori con basso impatto e crescerebbe fino all’80%, invece, se i lavori di riqualificazione energetica fossero ad alto impatto e coinvolgessero l’intero condominio.


L’altra novità di rilievo e particolarmente attesa soprattutto per stimolare e far crescere ulteriormente l’appeal dei crediti d’imposta per la casa riguarda la durata di recupero dell’agevolazione da parte del contribuente. Gli attuali 10 anni in cui va spalmato il credito d’imposta e il suo recupero nella dichiarazione dei redditi verrebbe dimezzato e portato dunque a soli 5 anni. La tenuta economica della proposta in questo caso è certamente più a rischio visto l’ampio utilizzo di queste agevolazioni. Dagli ultimi dati contenuti nel Rapporto dedicato all’impatto degli incentivi fiscali da Servizio studi della Camera e Cresme emerge che i due sconti Irpef per chi effettua lavori in casa, quello del 50% per le ristrutturazioni e quello del 65% per il risparmio energetico, continuano a correre senza perdere appeal. Nei primi sette mesi dell’anno il Fisco ha effettuato ritenute per 1,060 miliardi che corrispondono a un investimento agevolato di oltre 16 miliardi che in termini percentuali rappresentano un più 23,8% del ricorso ai bonus casa nel 2015.

IN MANOVRA BONUS FAMIGLIA, RISORSE PER 400 MILIONI 

Un bonus per i nuclei familiari con almeno due figli che vivono in condizioni economiche difficili. Sarebbe questa l’ultima ipotesi allo studio del Governo per sostenere le famiglie. La misura sarebbe legata all’Isee, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, che già consente ai contribuenti a basso reddito di accedere a prestazioni sociali e servizi di pubblica utilità a condizioni agevolate, come per esempio il già sperimentato bonus bebè o la gratuità della mensa scolastica.


Per il primo anno, le risorse a disposizione ammonterebbero ad almeno 400 milioni e proprio in base all’ammontare delle coperture si deciderà la soglia di reddito, ancora in via di definizione, entro cui garantire il bonus. Al momento, l’idea è quella di distribuire un assegno per le famiglie non proprio sotto la soglia della povertà (per le quali esistono già specifici interventi di welfare) ma in condizioni di precarietà economica. Ad essere fautori di un intervento pro-famiglia è in particolare l’ala del governo di Area Popolare, capitanata da Beatrice Lorenzin e Enrico Costa. Non a caso anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi è tornato oggi a parlare a grandi linee di un “segnale” sul quoziente familiare. Un intervento più sistematico è rimandato al 2018, quando si affronterà il tema Irpef, ma già dall’anno prossimo il premier non ha escluso un primo assaggio che si potrebbe appunto concretizzare in una sorta di bonus.

Fonti articolo: 1. IlSole24Ore, 2. IlSole24Ore

Scuola: quanto pesano i libri sulle famiglie? Consigli per risparmiare

Ogni anno l’acquisto dei libri di scuola e del materiale scolastico può diventare un vero salasso per le famiglie.


Per i licei, per esempio, con l’acquisto dei dizionari e del resto del materiale scolastico, la spesa per i libri può arrivare attorno ai mille euro, o anche oltre. Al punto che molti iniziano a fare ricerche sui prezzi con largo anticipo, per riuscire a spuntare le offerte migliori.

 

 

Secondo Trovaprezzi.it, sito di comparazione di prezzi e di prodotti di svariate categorie merceologiche, già a partire dal trimestre aprile-giugno 2016 gli italiani hanno effettuato circa 300mila ricerche nel comparto scolastico. Gli esperti del motore di comparazione sottolineano che "fare una lista di quello che serve, confrontare i prezzi e la qualità dei prodotti, oltre a monitorare le promozioni può essere utile a spendere fino al 40% in meno".
In tema di libri scolastici, nella ricetta per risparmiare compaiono anche altri ingredienti: la scelta di comprare testi usati, oppure quella di fare gli acquisti online o attraverso la grande distribuzione.


L'USATO

Ricorrendo all’usato – sui mercatini, nei negozi o su siti specializzati come quello del Libraccio o sullo stesso sito di Amazon – si abbatte enormemente la spesa, perché si possono trovare testi alla metà del prezzo di copertina. Il vantaggio economico può essere massimizzato, inoltre, vendendo i libri che non vengono più utilizzati. Comprando dal Libraccio, sia online sia nei negozi, si ottiene una garanzia sulla scolastica usata: se si cambia scuola, se la propria classe viene sciolta, il professore cambia testo o vuole l’edizione aggiornata, ma anche se c’è un errore nella lista, si può ottenere il cambio del volume gratuitamente. E sull’acquisto del nuovo libro si ha diritto a un buono sconto pari al 15% del valore dell’acquisto effettuato, spendibile su prodotti di cartoleria o libri non scolastici.


GLI SCONTI ONLINE

Se invece si preferisce comprare libri nuovi, si può provare con l’acquisto online. Amazon per esempio anche quest’anno ha lanciato l’operazione Amazon 15 e lode, con cui si possono ottenere tutti i libri direttamente a casa con uno sconto del 15% del prezzo di copertina. Collegandosi a www.amazon.it/15elode e selezionando scuola e classe dei propri figli si ottiene con un click l’intera lista dei libri adottati da quella classe, che può essere direttamente aggiunta al carrello di Amazon, senza dover fare ricerche per ogni singolo testo. E la spedizione è gratuita oltre i 19 euro di spesa.


Inoltre, se non si è ancora provveduto a comprare zaino, astuccio o altro, dal 5 all’11 settembre su Amazon ci sono una serie di offerte scontate anche per i prodotti scolastici. Anche sul sito del Libraccio si possono interrogare direttamente i dati delle anagrafiche e delle adozioni scolastiche forniti dall’Associazione Italiana Editori con la collaborazione del ministero della Pubblica istruzione per ottenere la lista dei libri.


GLI SCONTI IN LIBRERIA E NELLa grande distribuzione

Lo sconto non è un’esclusiva dei siti, tuttavia: anche in molte librerie fisiche è possibile trovare testi scontati fino al 15%, che è il tetto massimo di riduzione sul prezzo di copertina consentito dalla legge per i libri nuovi. Ma se si vuole spuntare qualcosa in più è possibile tentare la ricerca dei libri necessari per la dotazione scolastica nella grande distribuzione. Anche se per legge non si possono applicare sconti superiori al 15%, molti supermercati offrono una percentuale di riduzione maggiore, perché lo sconto non viene fatto sul costo del libro ma tramite buoni per l’acquisto di altri prodotti del punto vendita.


Conad, per esempio, offre ai possessori di carte fedeltà la possibilità di ordinare i libri online e di ottenere all’acquisto buoni sconto del valore del 25% del costo dei libri. Ordinando la lista dei libri a Esselunga si ottiene lo sconto diretto del 15% sull’acquisto ma anche i buoni Amici di Scuola 2016. I buoni vengono consegnati alla propria scuola, che poi potrà chiedere gratuitamente attrezzature informatiche e materiale didattico presenti nel catalogo. Prenotando da Carrefour negli ipermercati aderenti si ottiene la restituzione del 20% del costo di copertina in buoni acquisto. Anche nella catena Simply (gruppo Auchan) si possono ordinare le liste dei libri scolastici ottenendo buoni acquisto pari al 20% del loro valore. E coupon dello stesso importo sono offerti sull’acquisto dei libri anche nei supermercati Despar (anche Eurospar e Interspar). Alla Coop, nei supermercati in cui è valida l’iniziativa si ottiene uno sconto sul prezzo di copertina del 15%, ma per i soci Coop Alleanza 3.0, è previsto un ulteriore buono sconto del 5%, calcolato sull’importo pagato al momento del ritiro.


IL LIBRO DIGITALE

L’usato è la strada più ricercata per risparmiare sui libri scolastici. Gli “sconti” rispetto al nuovo arrivano fino al 50%. Ma c’è un’altra via che può essere presa in considerazione: il libro digitale. "Tutti i libri ormai escono nella versione sia cartacea sia digitale – commenta Edoardo Scioscia, fondatore di Libraccio –. E con la versione digitale si arriva mediamente a risparmiare intorno al 30%", un po’ meno, quindi, rispetto allo “sconto” che si ottiene con l’usato. Con il supporto digitale, però, si ha a disposizione uno strumento interattivo, arricchito di contenuti multimediali, che cambia completamente il modo di studiare. Purtroppo, l’Italia è molto indietro nel processo di digitalizzazione delle scuole. Gli istituti che hanno dotato le classi di tablet o e-reader per una didattica 2.0 sono davvero pochi, anche se negli ultimi anni sta crescendo la sensibilità verso l’innovazione digitale. 


Fonte articolo: IlSole24Ore, vetrina web

Mercato immobiliare e capacità d'acquisto delle famiglie

Un tempo dicevano: con il "mattone" non si sbaglia mai. Eppure, ai tempi della crisi, alle famiglie italiane qualche dubbio inizia a sorgere.


Anche perché il mutuo da pagare è una spesa importante, che non tutti riescono ad affrontare. Soprattutto tra i giovani. 

Una famiglia su quattro fatica a pagare il mutuo per l’acquisto della casa 

Se l’anno scorso a dichiarare grosse difficoltà sulle spese era il 14,4% delle famiglie, oggi la percentuale è salita al 22,8% con il rischio che i casi di sofferenze bancarie possano aumentare ancora. È quanto emerge da uno studio realizzato dall’istituto di ricerca Nomisma sulla situazione delle famiglie italiane nel 2016. 


CreScono le seconde case ad uso familiare 

Perché, se i giovani non possono dare garanzie alla banche, a comprare loro casa – quando possibile – sono mamma e papà. Quella che appare è la "fotografia di un processo di polarizzazione in cui si rafforza in maniera preoccupante la dipendenza tra il background familiare e la capacità reddituale delle giovani generazioni”. Insomma, nel nostro paese sono sempre di più i ragazzi che, non guadagnando abbastanza, dipendono ancora - nei fatti - dalle entrate dei genitori.


Tra i paesi Ocse l’Italia è uno dei paesi in cui maggiormente i redditi dei figli sono correlati a quelli delle loro famiglie. Anche per questo è altissima la percentuale di studenti delle scuole secondarie che sognano di vivere all'estero: a voler migrare oltre confine è quasi la metà di loro, con percentuali che si aggirano intorno al 40 per cento


La ripresa c'è, ma non si vede 

Pur confermando "i modesti miglioramenti delle condizioni economiche delle famiglie osservati da Istat – spiega Nomisma - nella prima parte dell’anno sembra essere aumentata la consapevolezza delle fragilità del sistema Paese e della transitorietà di alcuni innegabili segnali positivi registrati nell'ultimo anno". E se l'anno scorso il clima di fiducia aveva fatto impennare le richieste di prestiti alla banche, ora le famiglie si trovano in difficoltà a restituire le somme agli istituti di credito.   


Se si guarda quindi all'intenzione delle famiglie di fare investimenti a lungo termine, come acquistare una casa, il clima che si rileva è di sostanziale congelamento: cresce il numero di famiglie che non riesce a risparmiare e, quel poco che ha, lo spende. Quel piccolo aumento dei redditi insomma finisce per alimentare i consumi a scapito di investimenti a lungo termine. A farne le coseguenze proprio il mercato immobiliare: l’anno scorso gli acquisti di abitazioni hanno riguardato l'1,8% delle famiglie (464.000) mentre quello di chi è interessato a comprare casa si è ridotto addiritura di 500 mila unità.


Fonte articolo: Rainews.it

 

Subscribe to this RSS feed

La invitiamo a lasciare il suo numero di telefono per essere ricontattato.

Cliccando invia dichiari di aver letto ed accettato l'informativa sulla privacy