Legge di bilancio: potenziati i bonus casa per il 2017


Sisma bonus fino all’85% per i lavori di messa in sicurezza degli appartamenti. Ecobonus fino al 75% esteso anche a condomini e alberghi.


Novità contenute nella manovra finanziaria 2017 licenziata sabato dal Consiglio dei Ministri che ha battezzato la nascita del pacchetto Casa Italia: 4,5 miliardi di finanziamenti sia per la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del 24 agosto in Centro Italia sia per le azioni legate alla messa in sicurezza sismica degli immobili italiani anche attraverso incentivi ad hoc. 



IL SISMA BONUS

Il sisma bonus parte dal 50%, ma potrà arrivare fino all’85% in caso di miglioramento di 2 classi di rischio. L’agevolazione, che viene stabilizzata per 5 anni fino al 2021, vale sia per i condomini sia per le abitazioni singole con una detrazione in 5 anni anziché in 10. Le percentuali di sconto aumentano al 70% e 80% per le case e al 75% e 85% dei condomini, in caso di miglioramento di una o due classi di rischio. Altra novità l’estensione dello sconto anche alle seconde case e alle attività produttive che si trovano nelle zone sismiche 1 e 2 (ad alta pericolosità), ma anche nella zona 3.



BONUS RISTRUTTURAZIONE

Confermati anche per il 2017 gli incentivi alle ristrutturazioni edilizie e per l’efficienza energetica. I bonus vengono estesi anche a condomini ed alberghi con una dotazione complessiva di 3 miliardi. Il bonus per le ristrutturazioni resta al 50%. Nelle intenzioni del Governo i bonus dovrebbero spingere il Pil. 


Possono fruire del bonus ristrutturazione:

  • - i proprietari dell’immobile su cui sono effettuati gli interventi;
    - i conduttori dell’immobile (inquilini);
  • - i nudi proprietari;
  • - gli usufruttuari;
  • - i comodatari;
  • - i familiari conviventi (purchè siano loro a sostenere le spese e risultino intestatari di bonifici e fatture).


Gli interventi agevolabili consistono in lavori interni effettuati su immobili esistenti; nel dettaglio, deve trattarsi di opere di:

- manutenzione ordinaria (solo perle  parti comuni dell’edificio);
- manutenzione straordinaria;
- ristrutturazione edilizia;
- recupero e risanamento conservativo.

Sono detraibili non solo le spese necessarie all’esecuzione dei lavori, ma anche i costi di progettazione, le prestazioni professionaliinerenti, le perizie ed i sopralluoghi.


Gli interventi detraibili devono poi riferirsi alle seguenti componenti dell’immobile:

- impianto idraulico ed elettrico;
- inferriate fisse;
- soppalco;
- pareti interne ed esterne;
- scale ed ascensore;
- cablatura;
- porta blindata;
- vetri antisfondamento;
- cassaforte a muro;
- impianto di allarme e sistemi anti-intrusione;
- allargamento porte e finestre;
- pavimentazione esterna;
- facciata ed intonaci esterni;
- canna fumaria;
- citofoni, videocitofoni e telecamere;
- caldaia, caloriferi e condizionatori;
- abbattimento delle barriere architettoniche e la realizzazione di ogni strumento che, attraverso la comunicazione, la robotica e ogni altro mezzo di tecnologia più avanzata, sia idoneo a favorire la mobilità interna ed esterna all’abitazione per le persone portatrici di handicap gravi;
- balconi e verande;
- box auto;
- contenimento dell’inquinamento acustico (isolamento).

L’Agenzia delle entrate, da tempo, ha chiarito che gli interventi di recupero del patrimonio edilizio che possono fruire del bonus ristrutturazione non sono limitati alla «ristrutturazione edilizia» in senso stretto, ma comprendono anche la manutenzione straordinaria, il restauro ed il risanamento conservativo  di singole unità immobiliari residenziali.


Per accedere al bonus sarà necessario, come per l’accesso al bonus 2016, munirsi dei seguenti documenti:

- fattura relativa alle spese sostenute;

- bonifico parlante, indicante la causale del versamento, il numero e la data della fattura, i dati del richiedente la detrazione (che può anche essere diverso dall’ordinante), il codice fiscale del beneficiario.

Per ottenere la detrazione è anche necessaria una dichiarazione di ristrutturazione da cui risulti una data di inizio lavori: può trattarsi di una comunicazione al comune in cui si trova l’immobile, o di un titolo abilitativo comunale. Nel caso in cui questi documenti non siano obbligatori, è sufficiente una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà.


ECOBONUS 

Quarantamila euro per appartamento, con una detrazione Irpef del 65% che può arrivare al 70% se riguarda l’involucro (il cappotto) dell’edificio e al 75% se viene comprovato con certificazione il miglioramento della prestazione energetica di un immobile. La detrazione, che prevede il recupero in 10 anni, viene stabilizzata fino al 2021. Sulle stesse cifre si sta ragionando anche per gli alberghi. L’ecobonus per i singoli appartamenti resta invece al 65% anche per tutto il prossimo anno.  

La detrazione deve essere ripartita in 10 quote annuali di pari importo, sino a un limite massimo di:

  • - 30.000 euro, per gli interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale;
  • - 60.000 euro, per le opere di riqualificazione dell’involucro di edifici esistenti, e per l’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda (solare termico);
  • - 100.000 euro, per gli interventi di riqualificazione energetica globale.


Dal 2017, se l’intervento interesserà l’intero involucro dell’edificio, il contribuente potrà ottenere delle detrazioni più alte, pari:

  • - al 70% dei costi, se gli interventi avranno un’incidenza superiore al 25% della superficie disperdente lorda dell’intero edificio;
  • - al 75% dei costi, se il lavoro sarà finalizzato a migliorare la prestazione energetica invernale ed estiva.

Per accedere all’Ecobonus è necessario essere in possesso dei seguenti documenti:

- fattura relativa alle spese sostenute;

- bonifico parlante, indicante la causale del versamento, il numero e la data della fattura, i dati del richiedente la detrazione(che può anche essere diverso dall’ordinante), il codice fiscale del beneficiario.

Per gli interventi più notevoli, come la riqualificazione globale, la coibentazione dell’ involucro e l’isolamento dell’edificio, deve essere trasmessa la seguente ulteriore documentazione all’Enea (Agenzia nazionale per l’efficienza energetica):

- Ape (attestato di prestazione energetica): deve essere redatto da un professionista abilitato e indipendente dalla ditta che esegue i lavori;

- asseverazione: è la certificazione dei produttori necessaria per caldaie, finestre e infissi;

- scheda informativa: è un documento che contiene i dati identificativi del soggetto, dell’immobile e la quantificazione del risparmio energetico conseguente all’intervento.
 

BONUS MOBILI

Prorogato a tutto il 2017 anche il bonus per l’acquisto di arredi e grandi elettrodomestici per le abitazioni da ristrutturare, mentre non è stato al momento confermato, per l’anno 2017, il bonus mobili spettante alle giovani coppie (in cui almeno un componente non abbia superato i 35 anni di età) per l’acquisto della prima casa. 
L’agevolazione consiste nella detrazione Irpef del 50% dei costi sostenuti per l’acquisto di arredi ed elettrodomestici, entro un limite massimo di spesa di 10.000 euro, da ripartire in 10 rate di pari importo; il bonus è cumulabile col bonus ristrutturazione.


Per ottenere il
 bonus mobili connesso alla ristrutturazione della casa è necessario, come per il bonus ristrutturazione, il possesso della fattura e del bonifico parlante, oltre alla dichiarazione di ristrutturazione da cui risulti una data di inizio lavori. Come già esposto, può trattarsi di una comunicazione al comune in cui si trova l’immobile, o di un titolo abilitativo comunale, o di una dichiarazione sostitutiva dell’ atto di notorietà, nel caso in cui questi documenti non siano obbligatori.

Sono inclusi nel bonus i seguenti mobili:

- grandi elettrodomestici (frigorifero, congelatore, lavastoviglie, forno, lavatrice, asciugatrice, tutti di classe non inferiore alla A+, tranne il forno, per il quale è sufficiente la classe A);
- arredi di uso quotidiano (armadi, letti, sedie, tavoli, mensole, cassettiere…);
- componenti della cucina (basi, credenze, etc.) e mobili contenitori per il bagno.


Fonti articolo: Quotidiano.netLaleggepertutti.it

Valvole termostatiche: come ripartire le quote?

Anche dopo l’integrazione del Dlgs 102/14 da parte del Dlgs 141/2016, resta invariata la scadenza del prossimo 31 dicembre per dotare di contabilizzatori del calore gli impianti di riscaldamento centralizzati. Sono stati confermati la precedenza alla contabilizzazione diretta rispetto a quella indiretta e l’obbligo accessorio di termoregolazione in caso di contabilizzazione indiretta.


È anche confermato che in caso di impossibilità tecnica o non convenienza economica l’obbligo non sussiste ma, per evitare la sanzione, queste condizioni devono essere dimostrate da una relazione asseverata di un tecnico.

 

La prima indicazione operativa è che non cambia nulla di sostanziale dal punto di vista dell’iter di installazione. In effetti, non c’è mai stato alcun motivo ragionevole per ritardare i lavori, e la data di scadenza è stata fissata dalla Commissione Ue quattro anni fa. Chi ha sospeso i lavori potrebbe trovarsi ora in serie difficoltà a rispettare il termine del 31 dicembre prossimo ed esposto al rischio concreto di sanzioni.


È sconsigliabile anche prendere con leggerezza la strada della non convenienza economica. La norme tecnica En 15459, fra l’altro, chiede di considerare il valore residuo degli impianti alla fine del periodo di calcolo. Nel caso classico di impianto a colonne montanti, se si esegue un calcolo su dieci anni (vita dei ripartitori) si dovrà tener conto che dopo quest’arco di tempo le valvole termostatiche hanno ancora metà del valore nominale perché hanno durata di vita di 20 anni.


Il riparto 

Circa il criterio di riparto, viene confermato il riferimento di base alla norma Uni 10200. Il decreto 141/2016 ha aggiunto la facoltà (non l’obbligo) da parte dell’assemblea di adottare un criterio semplificato definito dalla legge, purché ricorrano determinate condizioni che devono essere comprovate dalla relazione asseverata di un tecnico abilitato.

Le possibili condizioni di accesso al "semplificato" sono due:

1. la prima possibilità è che non sia applicabile la norma Uni 10200. Attualmente (con la norma Uni 10200:2013) ciò è vero solo per la contabilizzazione indiretta nelle case poco utilizzate (case vacanza e/o parzialmente occupate) in quanto non è determinata la quota di consumo involontario; ma la revisione della 10200 tratterà anche questo caso. A conti fatti, è una condizione che non sarà mai verificata e, tranne casi eccezionali, sarebbe legale ma irragionevole e iniquo applicare una quota a consumo di almeno il 70% in una casa poco abitata;

2. la seconda possibilità è che ci siano "differenze di almeno il 50% fra i fabbisogni delle unità immobiliari". A prescindere dall’indeterminazione del criterio (a cosa si riferisce la quota del 50%?) e dal servizio a cui si applica (solo per riscaldamento o anche per acqua calda sanitaria? Insieme o separatamente?), in pratica questa condizione è quasi sempre verificata per il riscaldamento, tranne forse quei pochi casi in cui il tetto e le altre strutture orizzontali esposte siano state coibentate.


Se ricorre almeno una di queste due condizioni, si può adottare il seguente criterio: almeno il 70% (cioè dal 70 al 100%) va ripartito in base agli effettivi consumi volontari, cioè in proporzione alle letture degli apparecchi di contabilizzazione (Ur, unità di ripartizione, o kwh) senza alcuna correzione, neanche, per situazioni sfavorite; mentre il restante (dal 30% fino allo 0) può essere ripartito come desidera l’assemblea.


Operativamente, dopo aver installato la contabilizzazione, l’assemblea deve anche adottare un nuovo criterio di riparto conforme a legge e si trova a un bivio. Può utilizzare la Uni 10200, e allora non cambia nulla rispetto al passato. Altrimenti, deve chiedere a un tecnico abilitato (presumibilmente il progettista della contabilizzazione) di sottoscrivere la relazione asseverata – in cui dichiara che sussistono le condizioni – e poi deliberare di adottare il metodo semplificato, la quota da ripartire in base ai consumi effettivi (dal 70 al 100%) e infine il criterio di riparto del resto.


L’adozione del criterio di riparto semplificato può essere sensata per i classici impianti di riscaldamento a colonne montanti in edifici normalmente abitati, dove il 70% ha un significato statistico valido. Ma porta a risultati iniqui e in contrasto col principio dei consumi effettivi in tutti i casi in cui la quota di consumo volontario scenda sotto il 70% (case poco occupate, acqua calda sanitaria, moltissime reti a zone).
L’effetto è infatti quello di far pagare solo ad alcuni (in base alle letture dei contatori) il consumo di tutti (dispersioni) della rete.


Le situazoni reali per cui si finisce in tribunale sono proprio così: conti astronomici ai pochi presenti nell’edificio, per eccesso di quota volontaria. Finora questi ultimi potevano difendersi, ora saranno salassati. Inoltre, nel caso della contabilizzazione diretta, che senso ha imporre una quota fissa per legge o delibera quando risulta dalle letture degli apparecchi?

Ad ogni modo, chi ha già installato i contatori e ripartito i costi secondo quanto previsto dal Dlgs 102/14 e dalla Uni 10200 nella stagione 2015/2016 non deve rifare nulla.


Fonti articolo: IlSole24Ore, vetrina web

Presente e futuro dell'immobiliare: più compravendite, ma il nemico è la tassazione



I segnali positivi colti sul mercato immobiliare nel corso del 2015, sembrano confermarsi anche in questa prima parte del 2016. Il mattone ritorna infatti ad interessare gli italiani che, negli ultimi anni, avevano rimandato il sogno della casa di proprietà in attesa dell’evoluzione del mercato.


I primi mesi dell’anno hanno visto un deciso ritorno all’acquisto anche se, con scenari macroeconomici ancora incerti, la prudenza è d’obbligo. 



Nel primo trimestre i bassi tassi di interesse sui mutui, i prezzi delle abitazioni ormai a livelli minimi ed una rinnovata fiducia hanno determinato un aumento delle compravendite. L’offerta sembra assottigliarsi, soprattutto sulle tipologie di qualità. I tempi di vendita sono in lieve diminuzione, in particolare, se l’immobile è correttamente valutato.

Le compravendite potrebbero attestarsi tra 480 e 500 mila

I prezzi immobiliari diminuiti ed i mutui convenienti potrebbero dare un’ulteriore spinta alle compravendite nei prossimi mesi, senza dimenticare però che la situazione economica ancora debole potrebbe incidere su una possibile ripresa che sembra ormai imminente.


Secondo Fabiana Megliola, responsabile Ufficio Studi Tecnocasa le compravendite potrebbero poi attestarsi tra 480 e 500 mila. Le grandi città, che già nel 2015 sono apparse più dinamiche, continueranno su questo trend che, nel 2016, potrebbe interessare anche i capoluoghi di provincia e l’hinterland delle grandi città.

Canoni di locazione in aumento nelle grandi città

Mentre sul versante delle locazioni Tecnocasa si aspetta una sostanziale stabilità dei canoni, con leggeri ritocchi al rialzo per le grandi città. L’andamento generale dell’economia e dell’occupazione e il comportamento degli istituti di credito, incidendo sulla fiducia dei potenziali acquirenti, contribuirà a confermare o meno questo scenario di mercato. Gli anni di contrazione dei valori e dei volumi hanno modificato l’atteggiamento di chi si avvicina al bene “casa” oggi è sempre più informato, attento.


Rispetto al secondo semestre 2015 nel primo semestre del 2016 i canoni di locazione delle grandi città sono risultati in crescita: +0,7% per i monolocali ed i bilocali e +0,8% per i trilocali. Su tutte le tipologie per la prima volta si vede un segnale positivo, attribuibile prevalentemente ad una diminuzione dell’offerta immobiliare e ad una migliore qualità della stessa.


Abbastanza invariata la distribuzione della motivazione della ricerca della casa in affitto: il 61,1% cerca la casa principale, il 35% lo fa per motivi legati al lavoro e il 3,9% per motivi legati allo studio. Quello che è cambiato sensibilmente col tempo è l’utilizzo del canone concordato che si è attestato intorno al 22,9%, riscuotendo sempre più consensi tra proprietari ed inquilini.

maggiore concentrazione sui trilocali

I tempi di vendita a registrati a luglio sono in leggera diminuzione rispetto ad un anno fa. L’analisi della domanda nelle grandi città registra una prevalenza di trilocali (40,6%), seguiti dai quattro locali con il 23,9%. Per i trilocali si registra un lieve aumento della concentrazione rispetto a gennaio. La disponibilità di spesa segnala un incremento sulle fasce più basse, fino a 169 mila €.
L’analisi dell’offerta sulle grandi città registra una maggiore concentrazione sui trilocali (34%), seguiti dai quattro locali (24,1%). Stesso risultato sui capoluoghi di regione e di provincia. La maggior parte delle compravendite ha interessato l’abitazione principale, il 16,7% la casa ad uso investimento ed il 6,8% la casa vacanza.

 
IL FORUM SCENARI IMMOBILIARI E LE PREVISIONI sul futuro

Il clima generale è di prudente ottimismo sulle prospettive dei mercati immobiliari. Il tema dell'innovazione che abbiamo messo al centro del Forum ha fornito molti spunti.
"Gli investitori esteri hanno dato fiducia al mercato italiano che, comunque presenta aspetti critici, nella tassazione e nelle normative", riassume Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, al termine della 24ma edizione del Forum di Scenari Immobiliari che ha radunato per due giorni a S. Margherita Ligure oltre 300 imprenditori e manager del real estate italiano e internazionale.


Per capire come l'innovazione abbia cambiato negli ultimi anni il real estate si sono alternate diverse testimonianze, sia italiane sia internazionali.


Architettura. L'archistar Carlo Ratti ha affrontato criticamente la tematica di come sensori e nuovi strumenti elettronici a nostra disposizione stiano modificando il modo di progettare e di dar forma alle nuove strutture, portando come esempi gli esami dei progetti della Senseable City Laboratory, ricerca sviluppata su iniziativa del Massachusetts Institute of Technology e dallo studio Carlo Ratti Associati. 


Coworking. L'innovazione nel comparto degli uffici si esprime oggi principalmente nell'ottimizzazione degli spazi e nella nuova frontiera del coworking, del quale ha portato un esempio di successo tutto italiano Davide Dattoli di Talent Garden, un operatore all'avanguardia che progetta soluzioni di condivisone fruibili secondo l'innovativo modello di business recentemente sviluppatosi negli Usa. La strategia messa in atto non prevede solo di creare ambienti accoglienti, ma anche di studiare programmi di condivisione e networking che aiutino le aziende a crescere, anche attraverso l'attenta e ponderata scelta della location. Partito da Brescia quattro anni fa, Talent Garden è oggi il più grande network europeo di coworking focalizzato sul digitale, con 16 sedi in Europa e più di 1300 membri ospitati nei vari spazi.


L'Italia. Cdp immobiliare ha il ruolo di stimolatore ed accompagnatore degli investimenti privati, nazionali ed internazionali, per attrarre e rendere più agevoli gli investimenti nella infrastruttura immobiliare italiana, in coerenza con la qualifica di Istituto di promozione nazionale (o Npi, National Promotional Institution) attribuita dalla legge di stabilità 2016. L'obiettivo primario, non esclusivo, assegnato a tali investimenti è il riuso e la dismissione di asset pubblici e del portafoglio del Gruppo Cdp (che ha strutturato dal 2009 ad oggi un consistente portafoglio immobiliare, superiore a 2 milioni di mq, che ne fa uno dei maggiori attori italiani nel real estate), così da contribuire anche alla riduzione del deficit e del debito pubblico, con interventi rivolti in via prioritaria all'ammodernamento dell'infrastruttura immobiliare.


Facendo leva su questi presupposti, il nuovo Piano Industriale 2016-2020 di Gruppo pone particolare attenzione al social e affordable housing e ai progetti innovativi in aree strategiche del Paese, mantenendo un focus importante sulla valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico: riqualificazione e sviluppo di poli per l'innovazione; spazi per l'apprendimento di arti e mestieri; edilizia carceraria e riqualificazione urbana.
“L'area real estate del Gruppo Cdp promuoverà, soprattutto attraverso veicoli di investimento, la rigenerazione urbana realizzando in linea di massima tre asset class - ha spiegato Mazzocco -. Residenziale moderno in locazione, a supporto della mobilità della popolazione, immobili in locazione per il turismo, uffici di ultima generazione in locazione alle pubbliche amministrazioni. I veicoli serviranno anche da piattaforme per l'attrazione di investitori istituzionali italiani ed esteri”.


“Il 60% dei lavori che si fanno oggi tra 30 anni non esisteranno più - ha poi sottolineato Linda Lanzillotta, vice presidente del Senato della Repubblica -. Questo cambia completamente le prospettive sia degli investimenti sia delle pianificazioni delle città. Il Paese non può fare a meno del settore immobiliare e delle costruzioni. Bisogna alleggerirne il carico fiscale e cominciare a riprogrammare le città”.


Fonti articolo: Corriere.itIlsole24ore.com

Presto la classificazione antisismica per mappare gli edifici

In arrivo sei classi, dalla A alla F, per mappare gli edifici esistenti. Con uno schema che ricorda molto quello che attualmente viene utilizzato per la certificazione energetica. Per fotografare in maniera immediata il livello di sicurezza di un edificio.


Questo, in estrema sintesi, il contenuto delle linee guida per la classificazione sismica che il Ministero delle Infrastrutture utilizzerà come base per due partite strategiche del prossimo futuro: la mappatura degli edifici esistenti e la nuova versione potenziata dei bonus fiscali per la messa in sicurezza dei fabbricati, da rifinire con la prossima legge di Stabilità.

L'ITER PARLAMENTARE

Il documento che contiene questa nuova classificazione, per la verità, è già in larga parte pronto da qualche mese. Alla sua definizione aveva lavorato, su mandato del Ministro, una commissione di esperti, guidata dal Provveditore alle Opere pubbliche di Lombardia ed Emilia-Romagna, Pietro Baratono. Dopo un periodo di rallentamento, adesso il dossier è stato messo su una corsia preferenziale, con l’obiettivo di completare il lavoro in vista della Stabilità. Per questo, la Commissione sta aggiornando il documento mentre, in contemporanea, il testo è stato inviato all’organo consultivo del Mit, il Consiglio superiore dei lavori pubblici, che avrà il compito di dare un suo parere. 


COME FUNZIONA LA CLASSIFICAZIONE ANTISISMICA

La classificazione è un prontuario tecnico che consentirà di operare una valutazione degli investimenti da fare. Quindi è uno strumento di pianificazione. Tutto ruota attorno a sei classi, dalla A alla F, che diranno quando un edificio ha un rischio sismico più elevato, in funzione della sua capacità di non danneggiarsi troppo nel corso di un terremoto. 
Il principio guida è il concetto di “expected annual loss”, il costo medio annuo da sostenere per riparare i danni e coprire le perdite causate da eventi sismici: in una struttura efficiente questo costo è trascurabile, nelle strutture più vecchie tende a salire, fino al momento in cui può essere più conveniente demolire e ricostruire. 


In attesa che il lavoro dei tecnici venga completato, resta da fare una valutazione politica. Le linee guida, infatti, si prestano a una mappatura del patrimonio esistente che possa dire su quali edifici è più urgente intervenire. E, allo stesso tempo, possono essere utilizzate da supporto ai nuovi bonus fiscali per la messa in sicurezza: ad esempio, sarebbe possibile concedere una premialità solo a chi riesce a guadagnare almeno una classe o fare uno sconto maggiore a chi ne guadagna due. Sul punto si concentrerà l’attenzione del Mit nei prossimi giorni. 


L'EMERGENZA NEI LUOGHI COLPITI DAL TERREMOTO

Sul fronte dell’emergenza, continua invece l’attività dei soccorsi nelle zone più colpite. La Protezione civile ha appena avviato il monitoraggio sulle scuole danneggiate e la prossima settimana partiranno le verifiche di agibilità per le case private. Ieri è stato individuato il luogo per la ricostruzione della scuola di Amatrice, affidata alla Provincia di Trento, che sarà composta di moduli prefabbricati e avrà una copertura in legno.
Il Ministero dell’Ambiente, intanto, sta lavorando al decreto per lo smaltimento delle macerie. "Mi sono dato quindici giorni di tempo ma potrebbe essere approvato anche prima. Prima rimuoviamo le macerie, meglio è", spiega Gian Luca Galletti. 


La Protezione Civile assicura che non ci sono ancora le condizioni per stilare un censimento della popolazione, un conteggio dei danni o una valutazione esatta del fabbisogno abitativo. Anche per questo non è stata ancora fatta alcuna gara per la fornitura di moduli abitativi. La conta dei danni è necessaria per attivare la richiesta a Bruxelles del fondo per le emergenze, il dossier deve essere inviato necessariamente entro 12 settimane dall’evento. 
Per l’approvvigionamento è già attiva l’apposita piattaforma Consip dedicata all’emergency procurement, con convenzioni tipo per container, bagni chimici, moduli abitativi e servizi di trasporto. 
Tra gli strumenti utili per le fasi post sisma c’è poi da ricordare anche il plafond "eventi calamitosi" per 1,5 miliardi istituito da Cdp a maggio (ma non ancora operativo) per prestiti agevolati a famiglie e imprese. 


IL MOTIVO DEI CROLLI ABITATIVI

Edoardo Cosenza, Professore Ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso l’Università di Napoli Federico II, e già Presidente del Consorzio ReLUIS, che sta seguendo da vicino le valutazioni dei danni del sisma, ha pubblicato su Facebook i primi risultati dei sopralluoghi:
 
Domanda: Perché ad Amatrice vi sono stati danni così estesi?
Risposta:  Perché vi sono state accelerazioni orizzontali e dunque azioni sismiche violentissime per strutture con periodo di vibrazione 0,2-0,3 secondi e quindi proprio per gli edifici bassi e in muratura di Amatrice. Certamente non progettati, tanti anni fa, con criteri sismici.

D: Perché l’edificio più alto di Amatrice è rimasto in piedi?
R: Perché era più alto e in cemento armato. Quindi più deformabile e con periodo proprio più alto. A cui sono corrisposte accelerazioni e forze sismiche molto più basse. Stessa identica cosa per il campanile di Amatrice. 
 
D: Perché a Norcia, anche essa vicina all’epicentro, non vi sono stati danni molto rilevanti?
R: È stato uno straordinario successo dell’ingegneria e delle tecniche di rinforzo usate dopo i danni del terremoto del 1997. Le accelerazioni le corrispondenti forze sono state sbalorditivamente alte per alcune strutture, forze orizzontali prossime a due volte il peso.


Fonti articolo: IlSole24Ore vetrina web, Edilportale.com

Perchè la ripresa nell'edilizia è inferiore alle aspettative?

Il 2016 è stato un’occasione mancata per la ripresa dell’edilizia. Sono questi i risultati dell’Osservatorio congiunturale Ance, presentati ieri a Roma.


L’indice di produzione, nei primi quattro mesi del 2016, è stato caratterizzato da un andamento altalenante.

Edilizia, ecco perché la ripresa non c’è stata

Le previsioni di un aumento degli investimenti nel settore, alla fine dello scorso anno, erano trainate da una stima di crescita dei lavori pubblici del 6%, grazie all’aumento delle risorse (+9,2%), alla cancellazione del Patto di stabilità interno e alla clausola europea per gli investimenti disposte dallaLegge di Stabilità 2016. Dato che non è stato facile utilizzare questi strumenti, si stima che gli investimenti in opere pubbliche cresceranno solo dello 0,4%.


MERCATO IMMOBILIARE E RIQUALIFICAZIONE EDILIZIA

Nel 2016, si legge nei dati diffusi dall’Ance, c’è stata una drastica riduzione dei permessi di costruire. Di conseguenza ci sarà una diminuzione degl iinvestimenti in nuove abitazioni del 3,4% rispetto al 2015.
Gli investimenti in riqualificazione degli immobili a fine anno dovrebbero aumentare di 1,3 miliardi, ossia l’1,9% in più rispetto al 2015. Merito degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni edilizie e per l’efficientamento energetico.
Nel mercato dell’usato le compravendite sono cresciute del 6,5% nel 2015 e nel primo trimestre 2016 il trend è stato confermato con una crescita del 20,6%. La ripresa è stata influenzata dalla diminuzione del prezzo delle case, dall’aumento delle famiglie e da un aumento dei mutui concessi del 70,6% nel 2015 e del 55% nel primo trimestre del 2016. 


Crisi edilizia e diminuzione dei bandi di gara

Nonostante gli aumenti di gennaio, nel primo trimestre del 2016 c’è stato un calo del 13,6% nel numero di bandi pubblicati e del 36,2% nell’importo posto in gara. Ad aprile c’è stata una momentanea inversione di tendenza. Prima dell’entrata in vigore del nuovo Codice Appalti (19 aprile 2016) c’è stata la corsa a pubblicare i bandi secondo il vecchio codice degli appalti. Con l’entrata in vigore delle nuove norme, si è assistito nel mese di maggio a una drastica flessione delle pubblicazioni: -26,7% in numero e del -75,1% in valore, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Giugnoconferma il trend negativo con un calo del 34,9% rispetto a giugno 2015.


A detta dell’Ance questi dati giustificano le preoccupazioni sul rallentamento della domanda pubblica per la mancanza di un periodo transitorio prima dell’applicazione del nuovo Codice Appalti. È considerato particolarmente allarmante il dato delle gare bandite dai comuni che segna a giugno un calo del 60,3%. 


Edilizia: accesso al credito e ritardo nei pagamenti

L’accesso al credito per le imprese continua ad essere problematico. Il primo trimestre 2016 ha visto una riduzione dei finanziamenti per investimenti dell’11,1%, che si va ad aggiungere al -10,6% del 2015. Complessivamente, si è passati dai 31,5 miliardi di euro erogati nel 2007 ad appena 8 miliardi erogati nel 2015, una diminuzione che supera il 70%.
Il 32% delle imprese aderenti all’indagine Ance ha registrato però una crescita del fabbisogno finanziario per sostenere gli investimenti.
La mancanza di liquidità colpisce soprattutto le imprese che lavorano con la Pubblica Amministrazione. Nei primi sei mesi del 2016, infatti, le imprese che realizzano lavori pubblici sono pagate mediamente dopo 168 giorni, contro i 60 giorni previsti dalla normativa. Si è interrotto un trend positivo iniziato nel 2014, quando le istituzioni si erano impegnate a ridurre i tempi per saldare le fatture.


Edilizia: proposte Ance per evitare il decimo anno di crisi

Basandosi su questa situazione l’Ance ritiene che nel 2017 ci sarà una nuova flessione dei livelli produttivi dell’1,2% in termini reali su base annua, con una riduzione del 3,6% delle opere pubbliche, del 3% della nuova edilizia residenziale e dello 0,2% nel comparto delle ristrutturazioni.
Per scongiurare questo rischio l’Ance propone un periodo transitorio per l’applicazione del nuovo Codice Appalti, la messa a regime e la rimodulazione degli incentivi per la ristrutturazione edilizia e per la riqualificazione energetica, l’adozione di norme per favorire gli interventi disostituzione edilizia e la proroga per altri tre anni della detrazione Irpef pari al 50% dell’IVA dovuta sull’acquisto di abitazioni in classe energetica A o B.


Con questi strumenti, conclude l’Ance, nel 2017 si registrerebbe una crescita dei livelli produttivi dell’1,1% in termini reali su base annua. Nel dettaglio dei singoli comparti si osserverebbe una crescita dello 0,5% rispetto al 2016 per gli investimenti in opere pubbliche, un ulteriore aumento dell’1,7% per gli investimenti in manutenzione straordinaria e un incremento per gli investimenti in nuove abitazioni dell’1,8%. 


Fonti articolo: Edilportale.com

Opportunità e rischi nel mercato delle costruzioni: indispensabile riqualificare

“Il 2016 doveva essere un anno importante di svolta. Nella Legge di Stabilità – spiega Flavio Monosilio del Centro Studi dell’ANCE – c’erano le premesse per una nuova stagione.


Il riferimento è all’incremento delle risorse stanziate per nuove infrastrutture (+9,2% nel 2016 dopo -43% nel periodo 2008-2015). Ancora si aggiunga la clausola europea per gli investimenti pubblici. Si è superato il Patto di stabilità interno. Si è registrata una maggiore stabilità finanziaria su un arco temporale di medio periodo per edilizia scolastica, rischio idrogeologico, grandi infrastrutture strategiche, reti ferroviarie e stradali”.

 

Fattori che avrebbero dovuto rilanciare gli investimenti pubblici ma “la difficoltà di un pieno utilizzo della clausola di flessibilità e l’entrata in vigore del nuovo codice – spiega l’ANCE hanno frenato bruscamente la ripresa”.
A fine 2015 le previsioni per l’anno in corso erano di un aumento dell’1% degli investimenti. “Oggi questo risultato non sembra raggiungibile e secondo le nuove stime gli investimenti in costruzione – fa sapere l’ANCE – segneranno un +0,3%, non trascurabile ma non sufficiente a creare le condizioni di un’effettiva ripresa”.


Proposta ANCE. Ecco che ANCE presenta la congiunturale dell’ultimo semestre rilanciando alcune proposte concrete che avanzano in primis “un periodo transitorio del nuovo codice degli appalti”, una rapida approvazione della modifica della legge sul pareggio di bilancio che attraverso la stabilizzazione del Patto di stabilità interno permetta agli enti locali di programmare i loro investimenti. Ancora, ANCE auspica in una messa a regime degli incentivi potenziati per la ristrutturazione edilizia e per la riqualificazione energetica, rimodulati in modo da premiare gli interventi che consentono di ottenere i migliori risultati in termini di risparmio energetico. I costruttori chiedono norme che favoriscano interventi di sostituzione edilizia che implicano demolizione e ricostruzione dell’esistente, anche con incrementi volumetrici.


Necessaria per la ripresa del settore è anche la permuta tra vecchi edifici e immobili con caratteristiche energetiche completamente rinnovate e ancora, sempre con un faro puntato sul tema energetico, ANCE chiede la proroga per un altro triennio della detrazione Irpef pari al 50% dell’Iva dovuta sull’acquisto di abitazioni in classe energetica A o B in scadenza al 31 dicembre 2016.

Il punto di vista CRESME. "Se consideriamo il settore delle costruzioni integrato con prodotto immobiliare, serve lettura più ampia dei due ambiti integrati - commenta Lorenzo Bellicini del Cresme -. Teniamo presente che ci sono tanti investitori stranieri che guardano con interesse al mercato italiano, soprattutto quello non residenziale".
Per studiare il mercato Cresme ha cercato di studiare il trend delle compravendite di macchine movimento terra, in forte crescita. Ancora, “il 72% del mercato delle costruzioni secondo il Cresme riguarda le manutenzioni, ordinarie e straordinarie”. Dato non trascurabile che deve orientare l’attività delle imprese, da affiancare al dato che “la componente di impianti è preponderante nel mercato delle opere pubbliche”.
"Non si parla di costruzioni ma di ambiente costruito: costruzioni, impianti e servizio. Le imprese aggiornino il loro mestiere coniugando l’innovazione con la digitalizzazione e le opportuntà offerte dall’industrializzazione".


Il punto di vista NOMISMA. "Non si può pensare che lo strumento incentivo sia sufficiente per promuovere la riqualificazione. Serve fare di più e non solo sul residenziale – ribadisce Luca Dondi, Nomisma – accelerando sul tema dell’energia. La riqualificazione come strategia. Le PA devono avere capacità di visione, saper immaginare funzioni e territori. A loro il compito strategico per attivare linee guida per progetti diversi. Gli incentivi devono essere commisurati con l’efficienza garantita, se si vogliono ricalibrare, come proposto dall’ANCE”.
Sui bilanci delle imprese grava il tema dell’invenduto e non può essere trascurata e, secondo Nomisma, non sarà l’immobiliare a far sollevare rapidamente il mercato delle costruzioni. 


Il punto di vista di CONFINDUSTRIA.
 "Non sono da trascurare gli altri rischi di instabilità politica, aggravati dall'incertezza post Brexit" spiega Luca Paolazzi del centro studi Confindustria. "La Brexit incide infatti sul canale commerciale, su quello della svalutazione della sterlina, su quello finanziario con un razionamento del credito e ancora su quello della fiducia delle famiglie e delle imprese che si ripercuote sulla propensione alla spesa". 


Fonte articolo: PPAN piattaforma di comunicazione e networking per il costruito

L'economia circolare per edifici smart e le proposte dell'Ance

Una casa circolare. Costruita (o recuperata) con strutture prefabbricate e riutilizzabili. Progettata con moduli a strati, intercambiabili, che permettono flessibilità nella disposizione delle pareti, dell’impiantistica degli arredi. Modificabile nel taglio degli spazi, nell’ottica di rendere possibile una nuova eventuale suddivisione delle stanze.


Efficiente e capace di riciclare e trattare le acque piovane. Domotica, smart e dotata di elettrodomestici intelligenti, che dialogano fra di loro. Abitata condividendo una parte degli spazi, in modo innovativo. In grado di produrre al suo interno il cibo, come una vertical farm.

È il risultato che potrebbe scaturire dall’applicazione dell’economia circolare all’edilizia. Un’opportunità che, tradotta in termini di mercato e dopo anni di pesante crisi del settore, potrebbe generare ricavi per 1.010 miliardi entro il 2030, secondo le stime di una ricerca sviluppata quest’anno da McKinsey, Ellen McArthur Foundation e Sun. Di questo valore, circa 90 miliardi potrebbero interessare il comparto immobiliare italiano: spalmato negli anni, significa circa 6 miliardi l’anno di risparmi traducibili in potenziali investimenti.


Che il recupero e la riqualificazione siano la strada maestra per il futuro del mattone è un dato ormai assodato. Che occorra spingere sull’efficienza è addirittura un diktat. Rispetto a questi orizzonti, però, l’economia circolare si spinge più in là. Applicata alla costruzione e riqualificazione degli immobili significa mettere a punto nuovi processi produttivi, che impiegano la tecnologia per garantire alti gradi di efficienza a costi sostenibili.


L'IDEA DELL'ECONOMIA CIRCOLARE APPLICATA ALL'EDILIZIA

"Oggi l’industria delle costruzioni spreca il 57% del proprio tempo produttivo mentre in media, in Europa, il 54% dei materiali che derivano dalla demolizione vengono conferiti in discarica", spiega Thomas Miorin, fondatore di REbuild, evento che si occupa di innovazione per la riqualificazione e gestione immobiliare e che nell’edizione in programma il 21 e 22 giugno prossimi a Riva del Garda metterà al centro della riflessione proprio il tema dell’economia circolare nell’edilizia e che avrà fra i suoi ospiti David Cheshire, autore della pubblicazione Building Revolutions.


"Riutilizzare i materiali già esistenti e progettare pensando all’edificio come fosse una banca di materiali e di componenti e immaginando già una flessibilità futura è uno dei grandi obiettivi da raggiungere – prosegue Miorin -. Così come pensare a nuovi modelli anche per la gestione degli spazi". Sempre secondo la ricerca realizzata da McKinsey, il 60% degli immobili utilizzati per ufficio e il 50% delle abitazioni sono ritenute, dalle persone che li occupano, spazi troppo grandi per l’uso effettivo che se ne fa.


Esistono già esempi concreti. La F87 (Efficiency house plus with electromobility), inaugurata un anno fa nel cuore di Berlino è il frutto di anni di ricerca di un team interdisciplinare di architetti, ingegneri e universitari, capeggiato dal professor Werner Sobek, direttore Ilek (Institut für Leichtbau Entwerfen und Konstruieren) ed è un esempio di immobile realizzato con un sistema costruttivo che ne permette lo smantellamento e il riciclaggio completo al termine del suo ciclo di vita.


LE PROPOSTE DELL'ANCE

Durante il convegno "Verso il futuro. Idee e strategie per governare il cambiamento", organizzato in occasione del Settantennale della fondazione dell'Ance, è emersa la necessità di una nuova politica urbana in Italia, per far recuperare competitività ai nostri territori e migliorare la qualità della vita dei cittadini. L'associazione ha colto l'occasione per illustrare una serie di proposte - da inviare al governo - per trasformare le città in motori di sviluppo.


L'Ance ha individuato alcune proposte per delineare strumenti utili all'avvio di una nuova politica urbana in Italia che punti alla riqualificazione del patrimonio esistente e alla trasformazione delle città.


Tre leve per la rigenerazione urbana

- Risorse: programmazione organica e efficace dei fondi pubblici disponibili;
- fisco: misure per garantire la convenienza economica degli interventi di riqualificazione;
- norme: semplificazione delle procedure urbanistiche e certezza dei tempi.


Un nuovo approccio per l’utilizzo dei fondi pubblici

- Cambiare approccio e ragionare in termini di veri fabbisogni e non di finanziamenti disponibili;
- evitare logiche di distribuzione a pioggia delle risorse;
- realizzare interventi in grado di migliorare la qualità della vita e far crescere l’attrattività delle città.


Fisco come motore della riqualificazione urbana

Si deve premiare la domanda di prodotti nuovi o riqualificati di elevata qualità energetica, strutturale e architettura:

- sostituzione edilizia. Occorre incentivare fiscalmente la sostituzione edilizia estendendo il bonus irpef per la riqualificazione agli interventi di demolizione e ricostruzione anche in presenza di aumenti volumetrici, purché comportino un miglioramento dell’efficienza energetica dell’edificio;

- rottamazione vecchi edifici. bisogna ridurre il carico fiscale (imposte di registro e ipo catastali fisse) nelle operazioni di permuta tra gli edifici vecchi e nuovi e nel trasferimento di immobili a imprese che si impegnino a realizzare o riqualificare edifici ad elevati standard energetici;

- case ad alta efficienza energetica. E’ necessario prorogare la detrazione irpef pari al 50% dell’iva sull’acquisto di abitazioni in classe a o b, per eliminare la disparità di trattamento fiscale tra abitazioni vecchie ed energivore e quelle nuove e più efficienti.Vanno stabilizzati e rimodulati gli incentivi sulla riqualificazione e gli ecobonus premiando gli interventi che consentono di ottenere i migliori risultati di risparmio energetico;

- capitali privati per la riqualificazione. Detassare i dividendi di chi investe nel capitale di rischio di imprese impegnate in operazioni di rigenerazione delle città.


Semplificazione delle procedure e certezza dei tempi

Per incentivare l’attività sulla città costruita è necessario rendere gli interventi di demolizione e ricostruzione agevoli, diffusi ed economicamente sostenibili e c​oncepire la sostituzione del patrimonio edilizio come strumento ordinario di intervento sul territorio, essenziale nella prospettiva di contenere il consumo di nuovo suolo attraverso:

​- demolizione e ricostruzione per rendere semplici e convenienti gli interventi di sostituzione edilizia bisogna superare la rigidità delle disposizioni in tema di altezze, distanze, densità edilizia e prevedere una riduzione degli oneri concessori da versare al comune;

- ristrutturazione edilizia: consentire che la modifica dei prospetti sia classificata come «ristrutturazione leggera» e determinare i costi di costruzione da versare al comune in proporzione al miglioramento dell’efficienza energetica degli immobili;

- cambi di destinazione d’uso: ripensare l’utilizzo degli immobili in linea con le nuove esigenze dei cittadini, rendendo più flessibili i cambi di destinazione d’uso o eliminando quelle prescrizioni che di fatto li rendono impossibili;

- frazionamenti/accorpamenti: superare le possibili esclusioni previste dalle regolamentazioni locali per l’esecuzione di interventi di frazionamento/accorpamento delle unità immobiliari.


Fonti articolo: Idealista.it, Casa24.ilsole24ore.com

Il 53% degli investimenti in efficienza energetica è per la casa


Nel 2015 gli investimenti in efficienza energetica hanno segnato un aumento considerevole trainato dal settore residenziale. È quanto emerge dall’Energy Efficiency Report redatto dall’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano e presentato ieri al convegno “L'efficienza energetica in Italia: il mercato, gli attori e il potenziale di crescita di fronte alla svolta del sistema di incentivazione”.


In totale sono stati investiti 5,6 miliardi di euro per il miglioramento dell’efficienza energetica, oltre il 10% in più rispetto all’anno precedente. Si conferma il trend positivo degli ultimi 4 anni, con una crescita annua del 14% rispetto ai 3,8 miliardi investiti nel 2012, anche se l’aumento più consistente si è registrato nel 2014, quando da 4 miliardi si è saliti a 5,2.

Efficienza energetica negli edifici residenziali

A guidare la classifica è il settore residenziale in cui sono stati investiti 3 miliardi, cioè il 53% del totale.
Gli interventi hanno riguardato quasi esclusivamente l’involucro edilizio e gli impianti di riscaldamento, raffrescamento e illuminazione. Il report ha rilevato un vero e proprio boom di installazioni di pompe di calore, il cui volume d’affari è aumentato di oltre il 50%, arrivando a toccare 1,1 miliardi di euro. Gli interventi sull’illuminazione hanno fatto registrare una crescita di 450 milioni di euro grazie al progressivo aumento di maturità della tecnologia LED.


La maggior parte degli interventi è stata realizzata in modalità “self made”. Questo significa che il committente si rivolge direttamente al tecnico o all’installatore.
Appare invece assolutamente marginale il ruolo delle ESCo (Energy Service Company,  società che effettuano interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica). La loro quota di mercato nel residenziale è stata limitata lall’1%.


Efficienza energetica negli altri settori

Nel comparto industriale sono stati investiti 1,8 miliardi di euro, cioè il 32% del totale. Gli interventi hanno riguardato prevalentemente l’efficientamento del sistema produttivo e l’illuminazione. Tra i settori che hanno mostrato una maggiore propensione agli investimenti in efficienza energetica c’è quello dei prodotti per l’edilizia, che però movimenta cifre limitate.


Negli uffici gli investimenti sono arrivati a 650 milioni e hanno riguardato l’illuminazione (279 milioni), l’installazione di superfici opache (156 milioni). È rilevante anche il peso delle installazioni di superfici opache, poco meno del 25% del mercato totale (156 milioni di investimento). Di questi 650 milioni, 105 sono legati a interventi su edifici della pubblica amministrazione, il 60% dei quali riguardanti le 43.000 scuole del territorio nazionale (64 milioni).
Per gli edifici della Pubblica Amministrazione sono stati spesi 105 milionidi cui 64 milioni per efficientare 43mila scuole.
Nel terziario, in particolare grande distribuzione e hotel, sono stati spesi 130 milioni di euro per l’efficientamento dell’illuminazione (64,5 milioni), i sistemi di refrigerazione (12,6 milioni), la cogenerazione (10,3 milioni) e i sistemi di building automation (4,2 milioni).
Le ESCo non sono riuscite ad affermarsi neanche in questi ambiti a causa della riluttanza degli operatori economici, che sono restii a coinvolgere società esterne nei propri processi aziendali e industriali.


Efficienza energetica e obiettivi 2020

La Strategia Energetica Nazionale stabilisce per l’Italia un consumo di energia primaria nel 2020 di 158 Mtep (unità di misura che rappresenta la quantità di energia rilasciata dalla combustione di una tonnellata di petrolio grezzo). Un po’ più permissivo il pacchetto 20-20-20 che impone un consumo di 167 Mtep.
Anche se l’Italia nel 2015 ha fatto registrare un consumo di energia primaria di circa 165 Mtep, il report ha messo in luce che il calo dei consumi è dovuto alla riduzione della produzione causata dalla crisi economica e non tanto al miglioramento dell’efficienza energetica.
Nello scenario di riferimento della SEN e del Pacchetto 20-20-02 infatti per il 2015 si prevedevano consumi energetici pari a 197,5 Mtep, quasi il 20% in più di quelli registrati.


"La crisi economica ha portato i consumi a un livello prossimo a quello target per il 2020 – commenta il Professor Vittorio Chiesa, direttore Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano –. Ma non è vera efficienza quella che si basa sul mancato consumo: è quindi necessario che gli operatori dell'efficienza energetica nel nostro Paese si diano dei nuovi obiettivi, concreti e raggiungibili".


Secondo le conclusioni tratte dal report, è necessario cambiare ottica e confrontare i risparmi con gli investimenti. “Se si considera uno scenario che procede al ritmo degli ultimi trend – si legge nel report - si vede che gli investimenti partono dai 5,99 miliardi di euro previsti per il 2016 e arrivano ai 7,85 miliardi del 2020, con un tasso di crescita annua del 5,5%: il totale nel quinquennio 2016-2020 si attesterà quindi a 34,46 miliardi di euro, con risparmi cumulati di energia primaria al termine dei cinque anni di 56,7 Mtep, contro i 52,5 previsti dal 20-20-20 e i 70 della SEN. Rispetto agli obiettivi di efficienza energetica per l’Italia il gap è ancora significativo se comparato al target previsto dalla SEN, che si raggiunge all’80%, mentre si è sostanzialmente in linea con quello meno sfidante del Pacchetto 20-20-20”.


Fonti articolo: Edilportale.com, Casa24.ilsole24ore.com

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