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È il momento giusto per ristrutturare casa

All'85% di detrazione fiscale non eravamo mai arrivati. Eppure, con la legge di Bilancio 2017, e sino a tutto il 2021, per gli interventi di prevenzione antisismica sulle parti comuni condominiali si può arrivare, a certe condizioni, a scontare dall'Irpef (in dieci anni) questa quota veramente incentivante della spesa sostenuta.


Allargato anche il vantaggio fiscale per la riqualificazione energetica, che può arrivare al 75%, sempre in condominio.

Confermate, poi, le detrazioni del 50% e del 65% (ma solo per le spese effettuate nel 2017) per il recupero edilizio, il risparmio energetico effettuati sulle singole unità immobiliari e il “bonus mobili”.


Insomma, sconti fiscali elevati, distribuiti dalla muratura agli impianti passando per la riqualificazione energetica e l'arredamento, pur di convincere gli italiani a ristrutturare casa. È il momento giusto per mettere in pista i lavori di recupero: ristrutturare, sostituire gli impianti, mettere in sicurezza la casa, realizzare gli interventi antisismici, spostare pareti e abbatterne altre.
O riqualificare l'appartamento o anche l'intero edificio condominiale in chiave ambientale, di risparmio energetico e di sicurezza sismica, migliorando la qualità della vita a costi ragionevoli.


Se poi aggiungiamo la possibilità offerta da alcune imprese e banche di finanziare le operazioni (soprattutto quelle per il risparmio energetico) a tasso zero e rateizzazione in linea con la scansione decennale dei pagamenti, ci si rende conto che le possibilità sono davvero tante. Senza dimenticare gli incentivi per gli acquisti previsti per case ristrutturate dall'impresa che ha effettuato i lavori, abitazioni in classe energetica A o B, compravendite con leasing immobiliare da parte di giovani e box pertinenziali di nuova costruzione.


Il tema della casa resta centrale in un Paese in cui la proprietà immobiliare, secondo i dati di Eurostat e agenzia delle entrate, poco meno dell'80% degli italiani vive in una casa di proprietà, contro una media Ue ferma intorno al 70 per cento. E la domanda immobiliare resta alta nonostante la crisi; e, anzi, dopo lo stop dovuto al necessario livellamento dei prezzi, ora le compravendite sono ripartite favorite proprio dalla “correzione” delle quotazioni.


Ma il mercato immobiliare è sostenuto anche dalle agevolazioni fiscali che continuano ad assistere chi compra casa e che sono oggetto di approfondimento nelle pagine che seguono dedicate proprio al complesso meccanismo dei bonus che assistono sia le opere edili straordinarie sia quelle legate all'antisismica così come l'acquisto di mobili e arredi.


Fonte articolo: IlSole24Ore

Con le pompe di calore il risparmio in bolletta è assicurato

Il 1° gennaio 2017 l’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico ha concluso il livellamento degli oneri di rete del sistema elettrico.


La riforma delle tariffe elettriche per gli utenti domestici è quindi entrata nel vivo e da quest’anno, per i servizi di rete, è stata eliminata ogni progressività e soppresso ogni sussidio incrociato tra clienti domestici.


Questo comporterà un sensibile risparmio per tutti gli utenti domestici con consumi elettrici superiori a 2.700 kWh annui.

“Come Associazione – dichiara Fernando Pettorossi, Capo Gruppo italiano Pompe di Calore di Assoclima – non possiamo che essere soddisfatti di questa riforma. L’impegno che abbiamo profuso in questi anni per eliminare la stortura delle tariffazioni a scaglioni crescenti ed evitare che il vettore energetico elettrico venisse penalizzato da un sistema tariffario risalente al 1973, che limitava fortemente l’utilizzo delle pompe di calore, ha finalmente portato a risultati concreti. Chi ha creduto nella tecnologia delle pompe di calore per il riscaldamento delle proprie abitazioni e ha fatto richiesta già dal 2014 della tariffa D1 è stato premiato, perché si è visto anticipare di un anno i vantaggi economici derivanti dalla riforma tariffaria che, ricordiamo, sarà a regime per tutti gli utenti domestici dal 1° gennaio 2018.

In ogni caso, già oggi le tariffe elettriche per la maggior parte dei clienti domestici sono più basse che in passato. Abbiamo calcolato che per un consumo medio di 6000 kWh annui e un impegno di potenza di 6 kW, il costo dell’energia elettrica è passato da 32 centesimi al kWh a 18 centesimi, comprensivi di IVA, per gli utenti che avevano fatto richiesta della D1 e a 22 centesimi per tutti gli altri. Abbiamo quindi raggiunto l’obiettivo dei 18 centesimi che ci eravamo prefissi all’inizio, e il processo di riforma non è ancora terminato. Come Assoclima proseguiremo la nostra attività di collaborazione con l’Autorità per l’energia nell’ottica di un ulteriore miglioramento”.


Per compensare gli eventuali aumenti della bolletta elettrica per gli utenti con consumi annui inferiori a 2.700 kWh, dal 1° gennaio 2017 è stato aumentato il bonus elettricità per le famiglie a basso reddito, un’agevolazione sulla bolletta annuale introdotta dal Governo e resa operativa dall’Autorità per l’energia con la collaborazione dei Comuni per assicurare un risparmio alle famiglie in condizione di disagio economico.


Il bonus passa dal 20% della spesa media netta al 30% della spesa media lorda annua, ovvero a un valore di sconto che va da 112 a 165 euro a seconda della composizione del nucleo familiare. La riduzione al netto delle tasse è mediamente del 32%.

A DICEMBRE 2016 CIRCA 16.000 GLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO A POMPA DI CALORE CHE USUFRUIVANO DELLA TARIFFA D1

“In base a dati recenti – conclude Pettorossi – risulta che a dicembre 2016 erano circa 16.000 gli impianti di riscaldamento a pompa di calore che usufruivano della tariffa D1, tre quarti dei quali installati proprio tra il 2014 e il 2016, durante la fase di sperimentazione. Dati considerati positivi non solo da Assoclima: abbiamo infatti saputo che a livello parlamentare è stato presentato un emendamento al decreto Milleproroghe che chiede un’ulteriore proroga della D1, sulla quale non avremmo nulla in contrario, in attesa che vada a regime la riforma delle tariffe elettriche.

Altro dato interessante è che circa il 60% di coloro che hanno installato pompe di calore e chiesto la D1 hanno contemporaneamente installato anche un sistema fotovoltaico. Da un’analisi è emerso che, nonostante non ci siano più incentivazioni, un impianto fotovoltaico con scambio sul posto e sistema di riscaldamento elettrico a pompa di calore si ammortizza in 4-5 anni. E intanto le rinnovabili termiche ed elettriche aumentano, con effetti positivi per la comunità e il Pianeta”.


Fonte articolo: Casaeclima.com

 

 

Quanto vale la "nuda proprietà" per usufruttuario ed acquirente


Con il mercato in risalita, riprende appeal anche la soluzione della nuda proprietà.


Quel contratto in cui si compra un immobile, lasciandone però l’usufrutto, ossia, semplificando, il diritto di abitarci, a chi già lo occupa. 



Un segmento di nicchia, che copre circa il 5% sul totale delle compravendite, ma con punte comprese fra il 7 e il 10% a Milano, Roma e Torino; e che può rivelarsi un investimento azzeccato ora che i valori immobiliari si sono sgonfiati rispetto al passato, soprattutto se si riesce a mettere le mani su appartamenti centrali e di buona qualità.


Da parte dei potenziali venditori ci sono ancora forti resistenze culturali all’idea di privarsi della proprietà dell’abitazione. "Ma in tanti decidono per quest’operazione, magari per pagare una badante senza problemi, per aiutare i i figli nell’acquisto della prima casa, o semplicemente perché senza eredi", spiega Omar Confalonieri, amministratore delegato dell’agenzia specializzata CasaNuda.it.


E il mercato degli acquirenti sembra esserci. "Negli ultimi tre anni la domanda è cresciuta in media del 35%, con picchi da regioni come Veneto (+45%), Liguria (+44%) e Toscana (+38%) – testimonia Luca Rossetto, amministratore delegato del portale Casa.it –. È un mercato praticamente inesistente in provincia, ma che funziona soprattutto nel centro delle principali città, per un mix di fattori demografici e immobiliari. Infatti, queste sono le zone con la maggior concentrazione di anziani che ormai vivono soli e che, in questo modo, possono ottenere liquidità. Allo stesso tempo, sono persone che spesso vivono in appartamenti ampi, con stanze grandi, che fanno gola sia all’investitore puro, che potrebbe anche decidere di frazionarli in futuro, sia a quello mosso dallo scopo abitativo, che vuole magari lasciare l’alloggio a disposizione per i figli".


Non a caso, da un report di Tecnocasa relativo al 2016, emerge che in cima alle preferenze dei pezzi acquistati con la nuda proprietà figura il quadrilocale, con una quota del 34 per cento. Soltanto un anno prima era il trilocale, con il 45 per cento.


Sul fronte dell’investitore, ad attirare sono soprattutto lo sconto rispetto al prezzo di mercato e i vantaggi fiscali. "Il primo aspetto da tenere a mente è che si tratta di un acquisto fatto ragionando sul lungo periodo. Ma uno dei benefici di questa operazione è che il valore sale costantemente anche se il mercato resta debole, perché man mano che l’usufruttuario invecchia il valore della nuda proprietà aumenta", aggiunge Confalonieri.


Il vantaggio fiscale è che la base imponibile su cui è calcolata l’imposta di registro è solo la quota di proprietà assegnata alla proprietà sulla base di apposite tabelle ministeriali, appena aggiornate con il nuovo anno. Questa varia in funzione delle durata: può esserci un termine stabilito dalle parti (soluzione meno usata) oppure la cosiddetta “riserva vitalizia”, cioè fino alla permanenza in vita di chi abita. Restando su quest’ultimo caso, oggi il valore della nuda proprietà è fissato al 65% per un venditore di 75 anni, che sale al 75% quando il venditore supera gli 80 anni e passa all’85% dopo gli 87 anni.


Queste proporzioni, in teoria, possono essere mutuate sul piano della trattativa commerciale, per stabilire ad esempio che un venditore 75enne debba concedere uno sconto del 35% rispetto all’ipotetico prezzo pieno commerciale. Ma la pratica è molto meno rigida. E ascoltando gli operatori, si comprende come in realtà si possano spuntare valori ancora più bassi.


"Intanto le tabelle non sono precise perché non fanno differenza tra uomini e donne, mentre invece il genere influisce sensibilmente sull’aspettativa di vita – precisa Roberto Trevisio, titolare dell’agenzia specializzata torinese Viager e autore di seminari sul tema per la Fimaa –. In ogni caso, chi vende deve essere consapevole che l’investitore ha diverse alternative. Se compra per abitare, c’è abbondanza di offerta su tutte le fasce di prezzo. Se investe, potrebbe acquistare un alloggio occupato e già in questo modo, in media, otterrebbe uno sconto del 30% rispetto al valore pieno. Pagherebbe più tasse e potrebbe esporsi al rischio morosità, ma avrebbe il ritorno dei canoni di affitto. Inoltre, va aggiunto che la nuda proprietà, essendo destinata a un godimento futuro, darà in mano al compratore un oggetto comunque più vetusto, benché tenuto bene. Quindi, se davvero si vuole concludere l’affare, l'offerente deve accettare uno sconto di almeno il 50%, che può arrivare anche al 70% se particolarmente giovane. Allo stesso tempo, anche i soggetti più anziani non dovrebbero pretendere più del 70% del valore commerciale, a prescindere da quale sia l’indicazione delle tabelle".


Fonte articolo: Ilsole24ore.com

 

Crescono ancora le compravendite, +19,9% terzo trimestre 2016

Anche l’Istat conferma la fase di ripresa delle compravendite immobiliari anche nel terzo trimestre del 2016, già certificata dai dati dell’Agenzia delle Entrate a dicembre.


L’istituto di statistica, sulla base dei dati di fonte notarile, ha infatti registrato complessivamente una crescita del 19,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (per un totale di 172.301 scambi).

 

 

Più nel dettaglio, "la crescita delle transazioni immobiliari – nota l’Istat – è pari al 17,7% per le unità ad uso abitativo e al 57,9% per i trasferimenti di immobili ad uso economico".
L’aumento delle compravendite immobiliari coinvolge tutte le aree del Paese, ma gli incrementi più marcati si registrano nel Nord-Est (+29,3%) e nel Nord-Ovest (+21,3%). Più contenuta la crescita nel Centro (+17,7%), nelle Isole (+12,8%) e al Sud (+12,0%).


Per quel che riguarda i mutui "con costituzione di ipoteca immobiliare stipulati con banche o soggetti diversi dalle banche (93.997)" si registra un + 9,8% rispetto allo stesso trimestre del 2015. In questo caso la crescita superiore alla media si ha anche e soprattutto nelle Isole (+12,9%). nei primi 9 mesi del 2016 i contrattis sono stati 291.589 con un aumento del 20,7%.


Fonte articolo: Ilsole24ore.com

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