News dal franchising

News dal franchising (890)

Appoggio dell'Abi al Governo sulla detassazione immobiliare

Disco verde dall’Abi sull’impianto complessivo della manovra tracciata dal Governo. La valutazione positiva è stata espressa ieri sera, durante l’audizione di fronte alle commissioni bilancio di Senato e Camera, dal direttore generale dell’associazione di Palazzo Altieri, Giovanni Sabatini. In particolare, viene ritenuta "positiva" la scelta del Governo di eliminare le tasse sulla prima casa, un intervento che "potrebbe avere effetti congiunturali più ampi rispetto ad altre forme di stimolo" della domanda.


"Tra i fattori di maggiore discontinuità rispetto al passato", ha detto Sabatini, "si rinviene la scelta di puntare ad una generalizzata detassazione del settore abitativo. Anche questa scelta è da ritenere positiva". 

A questo proposito, ha rilevato il Direttore generale dell’associazione delle banche "è da considerare con attenzione l’effetto-fiducia che può scaturire dal provvedimento ed il fatto che interventi nel settore dell’edilizia sono destinati ad avere effetti positivi più intensi rispetto ad altri settori, sia per la capacità di attivazione produttiva, sia perché i beni immobili sono la principale garanzia per la concessione di finanziamenti". Per tali ragioni "l’intervento sul settore potrebbe avere effetti congiunturali più ampi, rispetto ad altre forme di stimolo dal lato della domanda". 


Un recupero quello della domanda di credito che appare in corso e suffragato secondo l’esponente dell’Abi dai dati relativi alle erogazioni di nuovi prestiti avvenute nei primi nove mesi dell’anno , che evidenziano un incremento del 92,1 per cento per quel che riguarda i prestiti alle famiglie per l’acquisto dell’abitazione (di cui il 30% dovuto a operazioni di surroga) e un incremento, sempre su base annua, del 16,2% per quel che riguarda i nuovi prestiti alle imprese.


Dalle aziende di credito è venuta anche la segnalazione del rischio di alcune difficoltà applicative connesse alla riscossione del canone Rai attraverso le bollette dell’energia elettrica. "Alla luce delle nuove disposizioni europee che dettagliano il set di informazioni dai inserire nei bonifici – ha affermato Sabatini – è necessario un confronto in sede tecnica sulla fattibilità dei bonifici stessi, dal momento che la cornice armonizzata dell’Area unica dei pagamenti in euro pone alcuni problemi in materia di addebiti in conto". 


Altri interventi.
Sul piano dei contenuti dall’Abi sono venuti peraltro alcuni suggerimenti al Governo. Il primo è la necessità di potenziare ulteriormente il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, riprendendo la logica della legge di stabilità del 2014 che lo pone al centro del sistema nazionale di garanzia. La proposta dell’Associazione bancaria è quella di favorire l’apporto di nuove risorse finanziarie al Fondo da parte di soggetti pubblici e privati (in particolare le amministrazioni regionali) anche per evitare la moltiplicazione sul territorio di fondi di garanzia che realizzano politiche agevolative non sempre coordinate tra loro.
Sarebbe invece opportuno, si sostiene da Palazzo Altieri, che, in funzione dell’ammontare delle risorse apportate, le Regioni potessero concordare con i ministeri competenti condizioni più favorevoli di accesso alla garanzia del Fondo per le imprese del proprio territorio, secondo la propria politica economica.
L’altro suggerimento rivolto al Governo è quello di una revisione dell’attuale governance del Fondo di garanzia, prevedendo che nel consiglio di gestione siedano anche i rappresentanti delle banche.


In campo fiscale, Sabatini ha inoltre segnalato che "nell’ambito degli interventi auspicati per assicurare una maggiore efficienza del nostro sistema tributario non ha ancora trovato soluzione il tema del regime dell’Iva di gruppo". Le transazioni infragruppo vengono tassate perché il nostro paese non ha ancora dato attuazione alla disposizione della direttiva Iva che accorda agli Stati la possibilità di considerare come un unico soggetto passivo ai fini dell’Iva le persone giuridiche stabilite nel territorio di quello stato. Ma in tal modo, per le banche le transazioni infragruppo comportano un aumento dei costi di produzione , ha rimarcato il direttore generale dell’Abi, lamentando che siano state disattese le aspettative che si erano create con la legge-delega per la riforma fiscale.


Fonte articolo: IlSole24Ore, vetrina web

Quanto conta l'inflazione sul costo reale dei mutui



I tassi mutui sono ai minimi storici. È questo che dice lo sportellista bancario quando ci si va a informare per chiedere un nuovo mutuo, per provare a rinegoziare il vecchio o (in alternativa) tentare la strada della surroga.


Ma è proprio vero? Se osserviamo l’ultimo dato Abi relativo al tasso medio applicato a Settembre sui prestiti per la casa non è che si possa dare torto a chi sostiene che i mutui sono ai minimi: il tasso medio è sceso al 2,66% (è una media tra le erogazioni a tasso variabile che viaggiano intorno all’1,5%-2% e il fisso tra il 2,2% e il 3,2%). Nel 2012 il tasso medio era del 3,98%, nel 2013 del 3,67%. Anche andando un po’ più indietro (nel 2011) eravamo in media oltre il 3%.

 

 

 

Le banche stanno riducendo gli spread (che oscillano tra l’1,2% e il 2,2% a seconda del loan to value, ovvero in base a quanto capitale si chiede in prestito in relazione al valore dell’immobile) e questo si riflette sul costo medio.
Un altro elemento che ha abbassato il costo medio dei mutui è rappresentato dalla caduta dell’altro elemento che concorre a formare il tasso finale: l’indice interbancario Euribor (per i mutui a tasso variabile) che viaggia addirittura sottozero e l’indice interbancario Eurirs (per i mutui a tasso fisso) che vola basso, complice la caduta dei rendimenti del Bund tedesco a cui è in un certo qual modo collegato.


Il discorso fila a pennello se ci si ferma qui, ovvero all’analisi dei tassi nominali applicati dalle banche sui mutui e a quel 2,66% medio calcolato dall’Abi. Tuttavia fermarsi semplicemente ai tassi nominali sarebbe un po’ grossolano. Sia quando si tratta di un debito (mutuo o prestito) che di un investimento attivo cartaceo (BoT, BTp, azioni, fondi, ecc.) è doveroso calcolare il tasso reale, quello che conta davvero. Il tasso reale si ottiene sottraendo al tasso nominale il livello di inflazione del periodo.


L’inflazione abbatte il costo reale del debito e riduce il guadagno in un investimento attivo. Quindi piace più ai debitori che ai creditori. Essendo i mutuatari dei debitori dovrebbero tenerne conto.


Bene, depurando il tasso medio applicato oggi dalle banche sui mutui (2,66%) per il tasso di inflazione (a ottobre in Italia i prezzi sono cresciuti dello 0,2% come indicato prorio questa mattina dall’Istat) otteniamo un tasso reale del 2,46%. È questo il costo effettivo, in termini di potere di acquisto finale del mutuatario. Confrontando il tasso reale di oggi con il tasso reale dei mutui stipulati durante la crisi del 2011-2012 (quando i tassi nominali erano molto più alti e vicino al 4%) c’è una sopresa. Il costo reale del mutuo negli anni della crisi era molto più basso perché in quegli anni l’inflazione ha abbattuto in modo più consistente il debito (nel 2011 era al 2,7% e nel 2012 al 3,3%). A conti fatti - come sintetizza questa tabella - nel 2011 un mutuo costava in termini reali per le tasche del mutuatario in media lo 0,52% annuo a fronte del 2,46% del 2015.


Questo ci dice, quindi, che non è vero che oggi i mutui sono ai minimi storici. Nel computo annuo costano 5-6 volte in più rispetto al periodo di crisi 2011-2012.


Va però detto che il mutuo è un prodotto di lungo periodo (la durata media è di 20-25 anni). Quindi non è detto che il tasso reale più caro di oggi resti così caro anche in futuro. Tutto dipende da come si muoverà nei prossimi anni il tasso di inflazione. Se questa dovesse salire e riportarsi intorno al 2% auspicato dalla Banca centrale europea il costo reale tornerebbe simile a quello del 2011 (ovvero lo 0,5%). Se invece questa dovesse restare bassa il costo reale è destinato a restare più caro. Pur di fronte a tassi nominali ai minimi.


Fonte articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-10-30/mutui-tassi-minimi-storici-non-e-vero-ecco-perche-oggi-costano-5-6-volte-piu-rispetto-passato-104254.shtml?uuid=ACsaeIQB

Senza aggiornamento l'amministratore può essere revocato

Il legislatore del 1942, nell'emanare la disciplina del condominio all'interno del codice civile, ha considerato l'amministratore quale mero contabile capace, soprattutto, di tenere la contabilità inerente alle spese che il condominio deve arffrontare per la corretta gestione e per l'essenziale manutenzione delle parti e dei servizi comuni, in relazione alla tipologia di immobili e alla realtà sociale di quell'epoca.


Entrambe le situazioni sono notevolmente mutate, tanto da cosigliare il legislatore, dal 1989 in avanti, di individuare, in particolare, nell'amministratore il responsabile della sicurezza statica e impiantistica dell'edificio condominiale.


Si è riconosciuta, pertanto, legislativamente all'amministratore una particolare competenza giuridica e tecnica, oltre a quella contabile, computate sia le materie di diritto fiscale e di diritto amministrativo sia le tecniche di comportamento con i condomini in assemblea e non solo.


Con le leggi n. 220 del dicembre 2012 e n. 4 del gennaio 2013 il legislatore ha riconosciuto la professionalità morale, intellettuale e tecnica dell'amministratore, prescrivendo che per esercitare la professione necessitano alcuni requisiti soggettivi e oggettivi, senza alcuni dei quali, previsti nelle lettere da a) a e) dell'art. 71 bis disp. Att. c.c., ciascun condomino può convocare l'assemblea per la nomina di un nuovo amministratore in sostituzione di quello cessato per legge; nel caso di mancata frequentazione di un corso di formazione e di uno di aggiornamento può essere richiesta la sua revoca, anche giudiziale.


È affidato, quindi, al cittadino consumatore, il condomino, il potere di vigilare che il proprio amministratore abbia i requisiti necessari per essere tale; tra questi in principalità, come sopra indicato, l'avere frequentato un corso di formazione iniziale e, ogni anno, un corso di aggiornamento.
Come è noto, le ore di corso, per quello iniziale, devono essere almeno 72 e, per quello di aggiornamento, almeno 15.


Il d. m. n. 140/2014, entrato in vigore il 9 ottobre 2014, ha stabilito quale sia il percorso formativo che chiunque voglia esercitare questa professione deve effettuare, specificandone le materie e prescrivendo per i formatori qualità morali e professionali,in particolare di conoscenza in materia condominiale.
Il mancato riferimento del decreto ministeriale alla legge n. 4/2013 lascia chiaramente intendere che tutti coloro, iscritti o no a Ordini e Collegi, che vogliano praticarla, devono adempiere a questo incombente.


Il giorno 8 ottobre 2015 è scaduto il primo anno di vigenza della nuova normativa e ciascun condomino, conseguentemente, può pretendere di ottenere copia dell'attestato con il quale il responsabile scientifico dell'ente formatore, dopo la prescritta segnalazione al Ministero, riconosce il superamento dell'esame obbligatorio di fine corso.


A questo scopo l'ANACI ha organizzato, in tutta Italia, numerosi corsi sia di formazione sia di aggiornamento, tra l'altro con un numero di ore superiori al minimo di legge, che, unitamente ai numerosi convegni tenuti, hanno consentito un miglioramento qualitativo dei propri associati.


Fonte articolo: Il Quotidiano del Condominio-Il Sole24Ore, vetrina web.

Confedilizia e Fiaip: tassa unica immobili e incentivi affitti

"Bene che il Governo abbia deciso di dare un segnale di fiducia al settore immobiliare attraverso la detassazione della prima casa, oltre che con la proroga delle detrazioni per gli interventi di ristrutturazione edilizia e per il risparmio energetico, ma ci sono almeno tre punti che meritano di essere rivisti". Così il Vice Presidente nazionale di Confedilizia, Michele Vigne, sulla Legge di stabilità firmata dal presidente Mattarella e ora al vaglio del Senato.


"Tre i punti che possono essere modificati", precisa Vigne:
"Per prima cosa chiediamo che la previsione di un utilizzo della maggiorazione Imu-Tasi dello 0,8 per mille soltanto in alcuni comuni venga tolta".

Confedilizia punta il dito anche sulla previsione di una tassazione elevatissima (aliquota Imu-Tasi che può giungere al 6.8 per mille) sugli immobili cosiddetti di lusso, tra cui rientrano anche quelli di interesse storico-artistico, soggetti a vincolo. "L’effetto, all’evidenza, è quello di una differenziazione oggettivamente esagerata per immobili che, pur accatastati diversamente, sono destinati in tutti i casi ad abitazione principale", sottolinea il Vice Presidente, che poi passa all’ultimo punto che andrebbe modificato: 

"Con meno di 100 milioni di euro è possibile iniziare a dare un segnale di attenzione a un comparto dell’immobiliare in particolare sofferenza, quello degli immobili affittati, rilanciando nello stesso tempo l’investimento immobiliare. Ci attendiamo che il Parlamento, che aveva chiesto interventi in questa direzione in sede di esame della nota di aggiornamento del Def, approvi le conseguenti integrazioni al disegno di legge governativo, agevolando anche quella mobilità del lavoro che è necessaria in questa fase".

 

Il Presidente della Fiaip, Paolo Righi in un'audizione presso la Commissione Finanze della Camera dei Deputati ha presentato la sua personale ricetta su service tax, permuta e locazione: Con la legge di stabilità 2016 il Governo ha dato un segnale di fiducia al settore immobiliare attraverso la detassazione della prima casa. Oggi è necessario ripristinare definitivamente il principio fondato sulla diretta relazione tra il tributo imposto e il reddito prodotto dal bene tassato, ponendolo alla base della riforma della fiscalità immobiliare. I mille tributi fiscali che gravano sugli immobili (Imu, Tasi, Irpef, addizionale regionale Irpef, addizionale comunale Irpef, cedolare secca, Ires, Irap, imposta di registro, Iva, imposte ipotecarie e catastali, imposta di bollo, imposta sulle successioni e sulle donazioni, tasse sui rifiuti, tributo provinciale per l’ambiente, contributi ai Consorzi di bonifica, tassa occupazione spazi pubblici) rendono impossibile, per un investitore, calcolare il proprio ritorno economico sull’investimento e continuano a costituire una zavorra pesantissima per la ripresa del mercato immobiliare”.


Si rende, dunque, necessario, secondo la Fiaip, prevedere una tassa unica sugli immobili (Service Tax), che includa tutti i tributi, auspicando che essa si fondi su un’effettiva correlazione con i servizi che l’ente locale fornisce all’immobile. In questo modo si rispetterebbe allo stesso tempo il principio di eliminazione dell’imposizione patrimoniale e si risponderebbe anche ai criteri propri del federalismo fiscale.

“Una riforma complessiva della tassazione immobiliare si dovrebbe fondare su una semplificazione del quadro tributario e su alcune misure imprescindibili:

- abbassamento generale a lungo termine della pressione fiscale sugli immobili;

- abolizione della tassa sulla prima abitazione per tutti;

- introduzione di una tassa unica sugli immobili.


Pressione fiscale
“Occorre assumere quale principio di fondo nell’ambito di una riforma complessiva della tassazione immobiliare (riforma anticipata da questo Governo) la soppressione di  qualsiasi forma di imposizione di tipo patrimoniale. Ciò si tradurrebbe, quindi, in una definitiva eliminazione di un’imposizione fiscale su di un bene che non produce alcun reddito, quale l’immobile adibito ad abitazione principale. 
Il mantenimento, tuttavia, della tassazione sugli immobili A/1, A/8, A/9, comporta per Fiaip, purtroppo, il permanere di una patrimoniale su alcuni immobili. Gli agenti immobiliari Fiaip chiedono una semplificazione della tassazione sugli immobili e l’introduzione di una vera “Service tax” , oltre all’eliminazione di qualunque imposizione  patrimoniale, anche per gli immobili non adibiti ad abitazione principale, che non  devono più essere gravati da una tassazione patrimoniale.


Incentivi in caso di cessione in permuta
Tra i numerosi punti proposti dalla Fiaip per il rilancio del mercato immobiliare anche gli incentivi fiscali in caso di cessione in permuta. “Una proposta - sottolinea Paolo Righi -  che consentirebbe di coniugare la ripresa del mercato immobiliare con gli obiettivi di efficientamento energetico degli edifici e che potrebbe anche esentare, per un tempo definito le imprese costruttrici dal pagamento delle imposte dirette ed indirette (IUC, Irpef, Ires, Irap) gravanti sugli immobili ricevuti in permuta - da qualunque soggetto - a fronte della cessione di immobili abitativi ed a condizione che le stesse imprese effettuino lavori di ristrutturazione sugli immobili ricevuti”. 


Misure per la locazione
Sul tema delle locazioni, inoltre, il presidente nazionale Fiaip, Paolo Righi ha affermato che per il rilancio: “E’ necessario rivedere la normativa vigente sulle locazione, sia in termini di tassazione, che di durata dei contratti: “liberalizzare” e incentivare il mercato delle locazioni significa non solo soddisfare un'esigenza sociale, ma anche ripristinare le condizioni per rilanciare l'investimento immobiliare da sempre bene-rifugio per gli italiani”.
Infine, nel corso dell’audizione Fiaip ha inoltre proposto la possibilità di rendere il contratto di locazione titolo esecutivo e di ridurre l’aliquota IMU a favore dei soggetti che concedono in locazione i propri immobili, con particolare riferimento ai contratti di locazione stipulati a canone calmierato. 

Nel pacchetto di proposte presentate dalla Fiaip anche l’estensione e l’aumento della misura della detrazione delle spese sostenute dal contribuente in campo immobiliare, in quanto è necessario intervenire anche sull’innalzamento dell’importo delle spese detraibili siano esse riferite all'acquisto dell'immobile che alla provvigione versata agli agenti.
In quest’ottica Fiaip auspica la rimodulazione dell’IVA nella fattura dell’agente immobiliare, poiché è più corretto rapportare l’ammontare della percentuale IVA contenuto nelle fatture degli agenti immobiliari all’ammontare della percentuale IVA/imposta di registro versato dall’acquirente dell’immobile.


Fonti articolo: http://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2015/10/27/news/vigne-tre-dubbi-sulla-legge-di-stabilita-1.12344448

 

http://www.idealista.it/news/immobiliare/residenziale/2015/10/28/118072-fiaip-service-tax-permuta-e-locazione-un-tris-dassi-per-rilanciare-il-mattone

Quanto incide l'efficienza energetica sull'acquisto casa?


Dal 1° ottobre
di quest’anno sono entrati in vigore i nuovi decreti del Ministero dello Sviluppo Economico che completano il quadro normativo in materia di prestazioni energetiche degli edifici.


Il Decreto Legge “Linee guida per la certificazione energetica degli edifici” contiene la nuova disciplina per l’Attestazione della Prestazione Energetica degli Edifici (APE 2015). Il nuovo APE sarà uguale per tutto il territorio nazionale e offrirà al cittadino, alle Amministrazioni e agli operatori maggiori informazioni riguardo all’efficienza degli edifici e degli impianti, consentendo un più facile confronto della qualità energeticadi unità immobiliari differenti e orientando il mercato verso strutture con migliore qualità energetica.



Le Classi Energetiche passano da sette a dieci, dalla A4 (la migliore) alla G (la peggiore).
Il certificatore incaricato di redigere l’APE dovrà effettuare almeno un sopralluogo presso l’edificio o l’unità immobiliare oggetto di attestazione. Inoltre, l’APE dovrà indicare le proposte per migliorare l’efficienza energetica dell’edificio, distinguendo le ristrutturazioni importanti dagli interventi di riqualificazione energetica e segnalando le informazioni su incentivi di carattere finanziario per realizzarli.
Infine, il Decreto Legge definisce uno schema di annuncio di vendita e di locazione che uniforma le informazioni sulla qualità energetica degli edifici e istituisce un database nazionale dei certificati energetici (SIAPE).


I fattori che influiscono sulla scelta di una casa.
A circa 4 anni dall’introduzione della normativa sulla certificazione energetica obbligatoria l’analisi effettuata da Casa.it dimostra l’impatto che la stessa sta avendo sui valori di vendita delle case e, soprattutto, se il fattore del risparmio energetico sta influenzando o meno le scelte dei potenziali acquirenti.
Sulla base delle specifiche richieste che giornalmente arrivano sul portale di Casa.it si nota che i fattori che influenzano significativamente la decisione di acquisto sono nell’ordine:

  • - la zona in cui si trova l’immobile
  • - il prezzo
  • - la presenza o meno di un box o di un posto auto.

La rilevanza della classe energetica relativa a un appartamento usato sopravanza solamente la presenza di doppi servizi nella casa.


In sintesi, a oggi la domanda sembra essere più sensibile al tema dell’efficienza energetica quando si tratta di acquistare una casa di nuova costruzione, mentre quando la ricerca si focalizza su appartamenti usati o da ristrutturare a incidere maggiormente sulla decisione d’acquisto è la “location” dell’unità immobiliare.


Il tema del risparmio energetico viene, così, spesso utilizzato come “leva di marketing” e il suo impatto positivo sui costi condominiali annui ha il suo peso nel persuadere l’acquirente all’acquisto di un immobile seppure non esattamente coincidente con quelle che erano le sue aspettative iniziali, soprattutto in termini di localizzazione.


Fonte articolo: http://blog.casa.it/2015/10/26/classificazione-energetica/

 

Mutui: le banche riducono lo spread



Ci sono due modi per far ripartire il mercato dei mutui.
La domanda (famiglie) deve avere più fiducia sul futuro e quindi tornare a giocare un ruolo pro-attivo (acquistare abitazioni). L’offerta (banche), valutati costi e benefici, deve avere le ragioni economiche per tornare ad erogare.


Nei primi 8 mesi del 2015 le erogazioni di mutui sono aumentate dell’86,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo è accaduto sia perché la domanda e l’offerta ci hanno messo lo zampino.



Le famiglie hanno un po’ più fiducia sul futuro (non si tratta di una fiducia piena però come dimostrano i dati sull’inflazione che non esiste) e le banche sono tornate a riconsiderare il prodotto mutui dopo che la caduta dei tassi sui titoli di Stato (i titoli italiani fino a 2 anni hanno un rendimento negativo e il BTp a 10 anni è sotto l’1,5%) rende meno appetibile utilizzare la liquidità a buon mercato della Bce per fare trading sui titoli di Stato.


Le banche, a loro volta, una volta che sono più propense ad erogare più mutui, hanno due modi per aumentare i volumi: 1) ridurre gli spread, ovvero i margini lordi che guadagnano sul prestare il denaro; 2) aumentare la disponibilità a strappare clienti alla concorrenza attraverso il meccanismo della surroga (con il “mutuo di surroga” un mutuatario lascia la vecchia banca per portare il debito ad un altro istituto che gli applica condizioni migliori).
Nel 2015 gli istituti di credito stanno spingendo su entrambe queste leve e i risultati si vedono. Spread meno cari rispetto allo scorso anno e boom di surroghe (circa un terzo del totale del mercato secondo l’Abi, l’Associazione bancaria italiana).


Non finisce qui. Da oggi alcuni istituti hanno deciso di ridurre ulteriormente gli spread, come dimostra la tabella che sintetizza le nuove offerte a questo link http://bit.ly/1OQVXkM. Una rapida occhiata ci dice che oggi si può stipulare un mutuo a tasso fisso di media durata (quindi 20 anni) e di medio importo (quindi 140mila euro) pagando un Tan fisso (Tasso annuo finale) del 2,2%. Essendo il tasso fisso dalla somma tra lo spread e il tasso interbancario Eurirs di periodo (che per 20 anni è all’1,4%) vuol dire che le banche oggi applicano uno spread sul fisso nella migliore delle ipotesi dello 0,8% (ma in media è dell’1,3%).
Il miglior spread a tasso variabile è dell’1,3% ma in media siamo all’1,5%. Anche in questo caso si tratta di un bel passo in avanti rispetto all’anno scorso quando gli spread medi erano di poco superiori al 2%. Quindi le banche stanno riducendo i margini perché vogliono erogare di più, facendo un passo in avanti nei confronti della domanda.


Il passo in avanti non è però sprovveduto. È un mezzo passo in avanti. La tabella delle nuove offerte elaborata da MutuiSupermarket.it ci dice anche che le banche sono molto più attente e selettive rispetto al passato. Quasi tutte (tranne Banca Carige) applicano il criterio del “pricing differenziato”. In cosa consiste? Applicano cioè spread diversi in relazione alla rischiosità del prestito. Questo vuol dire che su mutui non superiori al 50% del valore dell’immobile gli spread sono più bassi rispetto a quelli applicati su mutui che si spingono fino all’80% del valore dell’immobile o, ma questo vale solo per poche banche, vanno oltre l’80%.


Il costo del mutuo nella nuova era delle banche più disposte ad erogare ma in modo molto più selettivo lo decide in sostanza il loan to value, ovvero la percentuale del capitale chiesto in prestito in relazione al valore dell’immobile. Questo vuol dire che una stessa banca non applica più lo stesso spread per tutti i mutui, ma applica prezzi diversi in base alla tipologia di mutuo e di rischio annesso. 
Le banche italiane hanno in pancia un ammontare di crediti deteriorati (i cosiddetti non performing loans) di 200 miliardi di euro (ma nel conteggio ci sono anche i prestiti concessi alle imprese). Gli anni della crisi (dal 2008 l’Italia ha perso nove punti di Pil reale) si sono fatti sentire anche sui bilanci delle banche che quindi oggi, pur tornando a spingere sui prestiti, lo fanno in modo più selettivo.


Domanda e offerta sono più vicine che in passato, ma ancora lontane da una condizione di sana ripartenza. La prova del nove ce la da l’inflazione. Quando un’economia cresce in modo sano ed equilibrato, con la ricchezza equamente distribuita tra gli attori economici, l’inflazione dovrebbe attestarsi intorno al 2% (almeno questo dicono i manuali economici). Adesso siamo in deflazione (-0,1% i prezzi a settembre su base annua). E dato che l’inflazione la crea in particolare la fascia della popolazione con redditi medio-bassi (la coda lunga dei consumatori) se siamo in deflazione vuol dire che nell’ingranaggio qualcosa resta inceppata. Ma per ora guardiamo il bicchiere mezzo pieno: e cioè che gli spread sui mutui (e di conseguenza i tassi nominali, non quelli reali) da oggi sono un po’ più bassi.


Fonte articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-10-25/mutui-banche-tagliano-tassi--offerte--ecco-perche-il-qe2-draghi-tasso-fisso-e-variabile-potranno-scendere-ancora-173407.shtml?uuid=AC2ow8MB

Gli italiani scelgono l'Agenzia per comprare e vendere casa

Il Centro Studi sull’Economia Immobiliare di Tecnoborsa – Csei, torna ad analizzare per la terza volta, dal 2011 a oggi, il ricorso all’intermediazione e alla valutazione degli immobili compravenduti da parte delle famiglie italiane che vivono nelle sei maggiori città – Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Genova.


L’Indagine Tecnoborsa 2015 denota che più della metà degli acquirenti residenti nelle sei maggiori città italiane ha fatto ricorso a un intermediario per una transazione immobiliare e, inoltre, la percentuale è leggermente salita rispetto alle due rilevazioni precedenti. 

 

Come sempre l’Agenzia immobiliare rimane di gran lunga il canale di intermediazione più utilizzato e, per giunta, circa il 52% degli acquirenti ha affermato di essere venuto a conoscenza del bene comprato recandosi direttamente presso un’Agenzia o leggendo annunci pubblicati sempre da queste ultime sui diversi canali informativi. Invece, per coloro che non hanno usufruito delle Agenzie immobiliari la causa prevalente rimane il costo troppo elevato, motivazione in crescita rispetto all’Indagine precedente insieme alla scarsità dei sevizi; viceversa, è scesa la quota di chi ha indicato come causa del mancato ricorso la scarsità degli immobili offerti.


Andando ad analizzare attraverso quali canali informativi l’acquirente è venuto a conoscenza dell’abitazione comprata, è emerso che per il 30,9% è stato grazie al passaparola con conoscenti e custodi di stabili, etc.; per il 23,2% hanno funzionato gli annunci su Internet attraverso siti di offerte immobiliari; per il 15,6% hanno avuto successo gli annunci su Internet attraverso social network; per il 13,5% l’individuazione del bene è avvenuta recandosi fisicamente nelle agenzie immobiliari; per il 9,8% è valsa la consultazione di riviste specializzate e per il 7,1% la lettura di cartelli vendesi. A coloro che hanno affermato di aver individuato l’immobile acquistato attraverso annunci presenti su Internet, riviste specializzate/quotidiani e/o cartelli vendesi è stato chiesto da chi fossero stati pubblicati e il 17,4% ha risposto da proprietari o altri consulenti e il 38,3% da agenzie immobiliari; quindi, andando a sommare questa quota con il 13,5% di coloro che hanno dichiarato di essersi recati in un’Agenzia emerge che circa il 52% degli acquirenti è venuto a conoscenza del bene comprato attraverso questi professionisti del settore.


Il ricorso a un canale di intermediazione è molto più alto tra coloro che hanno venduto, con uno scarto di 10,3 punti percentuali. Anche in questo caso il canale preferito rimane l’Agenzia immobiliare ma va evidenziato che, a differenza di quanto rilevato per la domanda, c’è stato un calo di coloro che vi hanno fatto ricorso. Tuttavia, la motivazione prevalente del mancato ricorso è sempre la stessa, il costo troppo elevato, anche se la quota di chi ha indicato questa motivazione è scesa di circa 10 punti percentuali rispetto a quanto rilevato nel 2013; da segnalare che una discreta percentuale ha indicato espressamente la scarsità dei servizi offerti. 


Continua il trend decrescente del ricorso alla figura professionale di un valutatore da parte di chi ha acquistato, infatti è molto alta la quota di chi ha dichiarato di aver stimato l’immobile da solo o di non averlo valutato affatto; tuttavia, tra gli specialisti della valutazione l’agenzia immobiliare rimane la preferita rispetto ai liberi professionisti abilitati.


Dall’analisi dell’offerta,
diversamente da quanto riscontrato per la domanda, è emerso un lieve incremento di chi ha fatto valutare il bene prima di venderlo; inoltre, è molto alta la quota di chi si rivolge a un professionista, in modo particolare a un agenzia immobiliare, rispetto al fai da te . Infine, dal confronto tra domanda e offerta è emerso che il ricorso alla valutazione è molto più alto tra chi vende, infatti c’è un gap di quasi 34,1 punti percentuali.


Andando a studiare la tipologia di canale utilizzato per la valutazione è stato riscontrato che, a differenza di quanto emerso tra chi ha acquistato, è molto alto il ricorso a un professionista del settore per la valutazione del bene venduto (58,7%), rispetto al fai da te (35,6%); nello specifico: 49,4% è ricorso all’aiuto di un’agenzia immobiliare; il 9,3% a un libero professionista abilitato; il 20,2% ha fatto da solo sulla base di dati pubblicati da fonti varie.; infine, il 15,4% si è avvalso del supporto di programmi presenti su Internet.


Un fenomeno che dipende molto probabilmente dal fatto che una famiglia prima di vendere deve essere sicura del valore del bene che si accinge a immettere sul mercato; chi acquista, viceversa, conosce in partenza il budget che ha a disposizione e prima di acquistare una casa sicuramente ne ha visionate molte altre e, quindi, ha dei termini di confronto che gli permettono di stabilire se quella determinata casa è congrua alle proprie esigenze.


Fonte articolo: http://www.tecnoborsa.com/indagine-tecnoborsa-2015-famiglie-italiane-e-il-mercato-immobiliare-intermediazione-valutazione

Aliquota aggiuntiva dello 0,8 per mille sulla Tasi

Torna la super Tasi. L’addizionale dello 0,8 per mille che i Comuni possono applicare alle seconde case, facendo così arrivare la soglia massima di prelievo complessivo sugli immobili (Tasi+Imu) dal 10,6 all’11,4 per mille, sarà in vigore anche per il 2016.


Alla fine, dunque, hanno vinto i Sindaci che da questa quota aggiuntiva di Tasi l’anno scorso hanno incassato circa 350 milioni di euro e che hanno vincolato il premier Matteo Renzi alla promessa fatta prima del varo della legge di stabilità: i Comuni, aveva detto il premier, non avrebbero perso nemmeno un euro dall’abolizione delle tasse sulla prima casa. E così è stato. 


A farne le spese saranno come al solito i contribuenti per i quali il conto potrebbe essere molto più salato del gettito prodotto l’anno scorso dall’addizionale Tasi. Fino all’anno scorso, infatti, questa poteva essere applicata solo dai Comuni che avevano previsto e finanziato detrazioni a favore dei proprietari di prime case. Ora, eliminata la Tasi sulle abitazioni principali, viene meno questa condizione. E dunque l’addizionale potrà essere applicata senza vincoli. Tranne quello di non superare il tetto dell’11,4 per mille. Confedilizia stima che il conto per i proprietari immobiliari potrebbe aggirarsi intorno ai 2 miliardi di euro.


La bozza riveduta e corretta della manovra, dopo il dietrofront annunciato da Renzi, conferma il ritorno dell’Imu sulle prime case di lusso (categorie A1, A8, A9) che continueranno a pagare anche la Tasi, abolita invece per le abitazioni principali appartenenti alle altre categorie catastali.


La Tasi non sarà più pagata dagli inquilini ma solo se hanno destinato l’immobile ad abitazione principale. Diversamente dovranno pagarla. I proprietari che danno in affitto un’abitazione dovranno pagare la quota di Tasi stabilita dal Comune con regolamento (può variare dal 70 al 90%). Nei municipi che nel 2015 non hanno deliberato nulla, i locatori pagheranno il 90% del tributo.


Fonte articolo: http://www.italiaoggi.it/news/dettaglio_news.asp?id=201510212044538624&chkAgenzie=ITALIAOGGI&titolo=Torna%20la%20super%20Tasi 

Bonus mobili alle giovani coppie che acquistano casa?

Le giovani coppie che acquistano la prima casa potranno detrarre il 50% delle spese per l’acquisto di mobili destinati ad arredarla. La detrazione si applicherà alle spese, fino ad un massimo di 20.000 euro, sostenute dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2016 e sarà ripartita in dieci rate annuali.


La disposizione è contenuta in una bozza della Legge di Stabilità 2016 diffusa il 19 ottobre ed è nuova rispetto al testo del disegno di legge approvato in Consiglio dei Ministri il 15 ottobre scorso. La bozza del 19 è ancora incompleta; il testo definitivo dovrebbe essere pronto venerdì prossimo.

Stando a quanto riportato in questo testo provvisorio, il bonus mobili per le giovani coppie sarebbe dunque svincolato dalla ristrutturazione edilizia, ma legato all’acquisto della prima casa, e con un tetto di spesa doppio rispetto a quello vigente di 10.000 euro.


La misura, se confermata nel testo di legge definitivo, verrebbe incontro alle richieste di FederlegnoArredo di prorogare il bonus mobili e di “estenderlo anche ai casi in cui non viene fatta la ristrutturazione se ad investire nell’arredamento è una famiglia giovane”.


La bozza del 19 ottobre conferma la proroga fino a fine 2016 del Bonus Mobili "tradizionale" cioè la detrazione del 50%, su una spesa massima di 10.000 euro, sui mobili ed elettrodomestici di classe A destinati ad arredare un’abitazione sottoposta a ristrutturazione.


Fonte articolo: http://www.edilportale.com/news/2015/10/normativa/bonus-mobili-per-le-giovani-coppie-sar%C3%A0-svincolato-dalla-ristrutturazione_48439_15.html

Cosa cambia per l'edilizia con la Stabilità

Un miliardo di euro ai Comuni per fare investimenti (spesa 2016) e un altro anno di bonus fiscali a pieno regime (aliquote massime al 50% e 65%). E poi la possibilità per la Consip di gestire tramite aste telematiche anche le manutenzioni edili, insieme al raddoppio del regime dei minimi dei professionisti (tetto dei ricavi salito da 15mila 30mila euro).


Sono queste le norme del Ddl di Stabilità a maggior impatto per l'edilizia, anche se per ora non esiste un testo ufficiale "bollinato" dalla Ragioneria e depositato in Parlamento, e le bozze che circolano non hanno la parte "tabellare", importante per capire se salgono o scendono le risorse statali destinate a infrastrutture e edilizia.
Al netto di queste considerazioni, vediamo una per una le principali norme di interesse per le costruzioni e i professionisti della progettazione.

Addio tassa sulla prima casa. 
Dal 2016 vengono cancellate la Tasi e l'Imu sulle case utilizzate dal proprietario come abitazione principale.
 La cancellazione riguarda anche gli immobili classificati nelle categorie catastali A/1 (dimore signorili), A/8 (ville) e A/9 (castelli e palazzi di pregio). 
Il Ddl Stabilità mantiene inalterata la definizione di abitazione principale contenuta nel decreto salva-Italia (articolo 13, Dl 201/2011): è l'immobile nel quale il possessore e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente. 
Oltre all'auspicato - dal premier Renzi - effetto sui consumi, l'abolizione della Tasi potrebbe avere un effetto di stimolo sul mercato immobiliare, sulle compravendite di case, e di conseguenza sull'edilizia.


Incentivi al recupero. 
Le proroghe degli incentivi alle ristrutturazioni arrivano all'articolo 7 della bozza del Ddl Stabilità. Confermato l'allungamento fino al 31 dicembre 2016 sia dell'ecobonus 65% per il miglioramento energetico degli edifici che del 50% per le ristrutturazioni. La proroga riguarda anche il bonus raddoppiato a 96mila euro e il riconoscimento dell'aliquota più altra (65%) anche per gli interventi antisismici nelle zone a più alto rischio terremoto.

Un anno in più anche per il bonus sull'acquisto di abitazioni interamente ristrutturate dalle imprese (se vendute entro 18 mesi dalla conclusione dei lavori). Il bonus del 50% in questo caso si assume pari al 25% del prezzo di vendita sempre entro il tetto di 96mila euro. Confermata anche la proroga di un anno del bonus 65% per l'efficientamento energetico dei condomini. Mentre viene rinviato di un anno (entro il 31 dicembre 2016) il termine entro il quale il governo dovrà riordinare tutte le norme sugli incentivi, puntando a stabilizzarli. 


Bonus mobili. 
All'articolo 7 arriva anche la conferma del bonus mobili, con tetto di spesa raddoppiato da 10mila a 20mila euro per le coppie giovani che acquistano un'abitazione.


Appalti centralizzati. 
Anche i Comuni con meno di 10mila abitanti potranno eseguire in autonomia,
dunque senza passare da una centrale, da un'unione di Comuni o da un soggetto aggregatore, gli appalti di importo inferiore a 40mila euro. Passa dunque la misura richiesta a gran voce dai Comuni che giudicavano quest'obbligo come una camicia di forza suscettibile di ingessare l'attività dei piccoli enti.
A parte questa correzione di rotta, l'articolo 38 della Stabilità contiene una serie di misure pensate per rafforzare la scelta di centralizzare le attività di acquisto della pubblica amministrazione. La novità maggiore riguarda l'attività della Consip, che non sarà più relegata all'acquisto di beni e servizi. Il Ddl stabilisce infatti che le aste telematiche gestite dalla società controllata dal Mef "potranno avere ad oggetto anche attività di manutenzione qualificabili come lavori pubblici".


Comuni, addio al patto di stabilità. 
Il governo prevede l'abolizione del complesso meccanismo del Patto di stabilità interno, che negli anni passati ha penalizzato in particolare gli investimenti, anche nei casi in cui i Comuni avevano le risorse in cassa. Al suo posto i Comuni "devono conseguire un saldo (di bilancio) non negativo, in termini di competenza, tra le entrate fiscali e le spese finali".
Che significa tutto questo? Lo ha spiegato lo stesso ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, ex sindaco e presidente dell'Anci: "Il Patto di Stabilità era una vera camicia di forza che impediva anche ai Comuni virtuosi e con i soldi in cassa di spendere per ammodernare scuole, costruire strade, fare manutenzione al territorio, investire. Ora l'abbiamo cancellato. Si tratta di una misura attesa, di buon senso, che consentirà di avviare nuove opere pubbliche, spingendo l'acceleratore sul Pil". 
Ma quanto vale la misura? "Attiverà investimenti per circa un miliardo di euro, ma visto che si tratta di una regola assolutamente nuova bisognerà verificarne nel corso dell'anno la ricaduta. Chi ha soldi in cassa, avanzi di bilancio, e progetti concreti, potrà spendere".
Altri 500 milioni potrebbbero essere destinati all'edilizia scolastica se dall'Europa arriverà (ma sembra difficile) lo 0,2 per cento di flessibilità nel rapporto tra deficit e pil chiesto a fronte delle spese che sta sostenendo per l'accoglienza dei migranti.


Imu sull'invenduto, solo un mini-sconto. 
Il bicchiere delle tasse sulle case invendute dei costruttori è mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda del punto di vista. Il Ddl Stabilità stabilisce che l'aliquota Imu è ridotta all0 0,1% (cioè 1 per mille), aliquota che i Comuni possono azzerare o aumentare fino al 2,5%. 


Fondi per le piste ciclabili.
Arriva il fondo di 38 milioni
 annunciato nei giorni scorsi dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio per le piste ciclabili. Il fondo è previsto al comma 43 dell'articolo 44 della bozza di legge di Stabilità. "Per la progettazione e la realizzazione di ciclovie turistiche, di ciclostazioni nonché per la progettazione e la realizzazione di interventi concernenti la sicurezza della ciclabilità cittadina - recita la norma - , è autorizzata la spesa di 10 milioni di euro per l'anno 2016, 13 milioni di euro per l'anno 2017 e 15 milioni di euro per l'anno 2018".
Lo stesso comma specifica che i progetti e gli interventi da finanziare saranno individuati con apposito decreto del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e, per quanto concerne quelli relativi alle ciclovie turistiche, con decreto del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo.


Imu, 200 euro di sconto agli Iacp. 
Niente abolizione, più volte chiesta dagli Iacp o Ater-Aler, anche per l'Imu sulle case popolari, ma la Stabilità introduce una detrazione fissa di 200 euro per appartamento, che non è poco visti i bassi valori catastali delle case popolari.


Super-ammortamento per gli investimenti dei professionisti.
Ai fini delle imposte su redditi, imprese e professionisti che investono in "beni materiali strumentali" nuovi dal 15 ottobre 2015 al 31 dicembre 2016 possono portare in ammortamento, in un solo anno, un valore maggiorato del 40%. Oltre ad avere l'ammortamento immediato il primo anno, dunque, avranno anche una deduzione fiscale extra del 40%.
Nella misura rientrano anche i professionisti, che possono portare in ammortamento mobili, computer e altri macchinari. Per le imprese ci rientrano le macchine da cantiere, i computer, le auto aziendali. 
Non vi rientrano, in nessun caso, gli edifici (capannoni e sedi aziendali), né i sofware applicativi, ad esempio quelli per il Bim: niente sconto fiscale, dunque, per chi investe nel Bim.


Edilizia giudiziaria. 
Convertire i mutui richiesti dagli enti locali alla Cassa depositi e prestiti per aumentare gli spazi a disposizione dei Tribunali in finanziamenti utili a realizzare progetti diversi dall'edilizia giudiziaria, a condizione però che il riuso dei locali venga poi reso funzionale a fare spazio agli uffici giudiziari. La legge di stabilità (articolo 44, comma 19) prova a sbloccare la partita dei mutui richiesti dagli enti locali per l'edilizia giudiziaria, concessi ma non ancora erogati o utilizzati. Gli interventi riguardano immobili pubblici già esistenti, da ristrutturare, ampliare, sopraelevare o rifunzionalizzare "anche con finalità diverse dall'edilizia giudiziaria". A condizione che il "riuso", a seguito di intese con le amministrazioni interessate e il ministero della Giustizia, "sia funzionale a progetti di edilizia giudiziaria".


Università, tagli per 30 milioni ai trasferimenti per l'edilizia. 
Gli Atenei che hanno provveduto a definire gli interventi da realizzare entro la fine del 2014 ma che non si sono ancora mossi per spendere il denaro, subiranno un taglio. Le risorse non spese torneranno nel bilancio dello Stato. Sarà un decreto del Miur a definire l'ammontare di questa tosatura, fino a un massimo di 30 milioni di euro.


Art bonus. 
L'art-bonus diventa permanente. È questa la principale novità che il Ddl stabilità riserva al mondo della cultura e in particolare della tutela del patrimonio storico e architettonico. Lo sgravio del 65%, introdotto l'anno scorso, concesso a favore delle erogazioni liberali per recuperare complessi di pregio artistico viene stabilizzato. La misura consentirà di indirizzare maggiori risorse private nella cura e restauro del patrimonio diffuso dei beni culturali italiani. 


Fondi a Matera. 
Fondi a Matera, la città che ha vinto la selezione per essere la Capitale della Cultura 2019. Per la realizzazione del programma di interventi legato all'evento la legge di Stabilità mette a disposizione 28 milioni di fondi in quattro anni: 2016 (2 milioni), 2017 (6 milioni), 2018 (11) e 2019 (9 milioni). La lista degli interventi da finanziare sarà individuata con un decreto del Mibac.


Fonte articolo: http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/art/casa-fisco-immobiliare/2015-10-19/legge-stabilita-mini-sconto-imu-invenduto-tutte-misure-l-edilizia-185446.php?uuid=ACUcYLJB&refresh_ce=1

Istat: compravendite casa +6,2% e boom mutui

Mercato immobiliare in salute nel II trimestre: i dati diffusi dall'Istat segnalano un ritorno alla crescita delle compravendite e un boom dei mutui, che salgono di oltre il 23%. Nel dettaglio, le convenzioni notarili di compravendita per unità immobiliari complessivamente considerate (161.357) riprendono ad aumentare, segnando un +6,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, dopo il calo del 3,6% registrato nel I trimestre.


La ripresa delle compravendite immobiliari, spiega l'istituto di statistica, appare di carattere generale, interessando tutti i comparti immobiliari, le diverse ripartizioni territoriali e tipologie di centri urbani del Paese.

L'incremento rispetto all'anno precedente è pari a +6,6% per i trasferimenti di immobili ad uso abitazione ed accessori e +1,9% per i trasferimenti di proprietà immobiliari ad uso economico.
A livello territoriale la crescita coinvolge tutte le ripartizioni, sia per il complesso delle compravendite delle unità immobiliari che per i trasferimenti ad uso abitativo ed accessori. Per entrambe le tipologie si osservano valori sopra la media nazionale nel Nord-Est (rispettivamente +10,8% e +11,8%) e nelle Isole (+8,0% e +10,0%). Nel settore economico, le variazioni positive si riscontrano solo al Centro (+16,4%) e al Sud (+2,1%); ancora in affanno il Nord-est (-0,9%), Nord-ovest (-1,3%) e soprattutto le Isole (-11,8%).


Un vero e proprio boom segnano le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti ed altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare stipulati con banche o soggetti diversi dalle banche: nel II trimestre sono 88.173, con un balzo del +23,1%. In recupero tutte le ripartizioni geografiche, con variazioni sopra la media al Sud (+27,7%), nelle Isole (+27,4%) e nel Nord-Est (+23,3%).


Il I semestre 2015 si conclude, dunque, in positivo per le compravendite, i mutui, i finanziamenti ed altre obbligazioni. Le compravendite crescono per il settore immobiliare (+1,5%), grazie alla performance del settore abitativo (+1,8%) e nonostante la variazione negativa del comparto ad uso economico (-1,8%). I mutui registrano una variazione positiva del 16%, per un totale di 156.334 convenzioni.


Fonte articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-10-19/casa-compravendite-crescita-6percento-e-boom-mutui-23percento-101603.shtml?uuid=ACEjQwIB&refresh_ce=1

Rinnovati Bonus ed Ecobonus, anche per le case popolari

Dodici mesi in più per ristrutturare casa e renderla meno energivora con l’aiuto del Fisco. Dal Consiglio dei Ministri che ieri ha varato la manovra 2016 arriva la conferma per un altro anno degli sgravi fiscali sulle ristrutturazioni (bonus del 50%) e degli interventi per il miglioramento energetico degli edifici (bonus del 65%).


Arriva anche la notizia dell’estensione degli incentivi agli enti di gestione delle case di edilizia residenziale pubblica, che potranno così usufruire degli sgravi fiscali per rimettere mano a un patrimonio immobiliare in gran parte obsoleto.

Agli ex Iacp arriverà anche una dote di 170 milioni da usare per le manutenzioni. Un "intervento straordinario sulla case popolari", annunciato dallo stesso premier Matteo Renzi nella conferenza stampa seguita al varo della manovra, che potrà beneficiare anche degli sconti fiscali, ampliando così la mole degli investimenti possibili.


Confermato anche il bonus mobili, una misura che non era entrata nelle prime bozze della manovra, ma che è stata sostenuta in corso di riunione dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. 
La proroga decisa ieri scongiura la riduzione secca degli incentivi all’aliquota base del 36%, ormai stabilizzata. E mette benzina in un motore delle costruzioni inceppato da anni e che senza la conferma gli incentivi fiscali rischiava di perdere una stampella preziosa nel percorso di avvicinamento alla ripresa. 


Gli incentivi vengono confermati nella stessa formula usata l’anno scorso.
1. Per le ristrutturazioni senza miglioramento energetico viene riconosciuta una detrazione Irpef del 50% della spesa in dieci rate annuali, entro un tetto massimo di 96mila euro (che senza proroga sarebbe stato dimezzato a 48mila euro dal primo gennaio).

2. Per gli interventi mirati a migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni (inclusi sostituzione degli infissi e delle caldaie ad alta efficienza) il bonus è riconosciuto nella misura del 65%. Anche qui si tratta di una conferma piena delle misure in vigore l’anno scorso, che include dunque gli interventi antisismici (che altrimenti potrebbero usufruire al massimo del bonus 50% previsto per le ristrutturazioni), le schermature solari e i lavori di bonifica dell’amianto. 

3. Il bonus del 65% dovrebbe essere anche l’unica formula applicabile agli interventi di ristrutturazione promossi dagli ex Iacp sulle case popolari, per la prima volta ammessi a beneficiare degli incentivi. L’obiettivo è dunque ristrutturare, ma ottenendo un significativo miglioramento dell’efficienza energetica di questi edifici, che in molti casi non è difficile immaginare come veri colabrodi energetici. 

4. Confermato per un altro anno anche il bonus mobili, la cui applicazione potrebbe peraltro anche essere allargata. L’intenzione del Governo, ieri a dire il vero ancora in bilico, sarebbe quella di estendere la misura anche agli under 35 che decidono di metter su famiglia. In questo modo le giovani coppie potrebbero beneficiare degli incentivi fiscali anche senza l’obbligo di ristrutturare casa. Indipendentemente dall’importo delle spese sostenute per i lavori di ristrutturazione, l’incentivo consente di detrarre il 50% delle spese sostenute per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici (in classe A+, A solo per i forni) da calcolare su un importo massimo di diecimila euro. Anche in questo caso la spesa viene recuperata con detrazioni riconosciute in dieci rate annuali. 


Secondo le stime del Governo la conferma dei bonus edilizi ad aliquota massima per un altro anno vale una posta di circa 150 milioni nel bilancio dello Stato, al netto dell’estensione delle agevolazioni agli ex Iacp. Valori che in base agli studi sull’impatto dei bonus vengono comunque controbilanciati dalle maggiori entrate fiscali legate alla realizzazione degli interventi. 


In base ai dati del Cresme e del Servizio studi della Camera, nei primi otto mesi del 2015 gli interventi mossi dagli incentivi hanno sfiorato i 16 miliardi di euro, e si prevede che alla fine dell’anno l’investimento complessivo sarà di 23,5 miliardi. Quanto al numero degli interventi effettuati in quasi venti anni di applicazione dei bonus edilizia (dieci per l’ecobonus) i dati più aggiornati parlano di circa 12,5 milioni di domande presentate. 


Fonte articolo: Il Sole24Ore, vetrina, web.

Subscribe to this RSS feed

La invitiamo a lasciare il suo numero di telefono per essere ricontattato.

Cliccando invia dichiari di aver letto ed accettato l'informativa sulla privacy