Meno mutui a novembre, ma importi in aumento

A novembre si evidenzia una crescita complessiva delle richieste di prestiti, in aumento dell’1,9%.


Rispetto allo stesso mese dello scorso anno, guadagnano terreno i prestiti personali (+11,8%), mentre diminuiscono le richieste di prestiti finalizzati (-4,8%).

 

  • Le richieste di mutui e surroghe, invece, registrano un’ulteriore battuta d’arresto, con una flessione del -20,4% rispetto a novembre 2016. Al contempo prosegue il percorso di crescita degli importi medi richiesti, sia per i mutui (+2,2%) che per i prestiti personali (+1,9%) e quelli finalizzati (+15,5%).
    Sono questi i dati emersi dall’ultimo aggiornamento del Barometro CRIF in merito all’andamento delle domande di credito contribuite in EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF.


  • Il mese di novembre segna una riduzione delle richieste di nuovi mutui e surroghe pari a -20,4% rispetto allo stesso periodo del 2016. La dinamica relativa a surroghe e sostituzioni, in costante ridimensionamento, sta distorcendo il dato relativo alle richieste di nuovi mutui d’acquisto, che stanno invece supportando la ripresa del mercato immobiliare, come evidenziato anche dagli ultimi dati presentati da Nomisma nel suo Osservatorio Immobiliare.


  • Prosegue, invece, il trend positivo dell’importo medio richiesto per un mutuo che si attesta a 128.351 euro (+2,2%) rappresentando il secondo valore più alto registrato negli ultimi 5 anni. Su tale valore ha in parte inciso positivamente anche il minor peso delle richieste relative alle surroghe, che tipicamente si caratterizzano per un importo più contenuto.
    Nell’ultimo mese di osservazione si riscontra anche il consolidamento delle preferenze verso piani di rimborso a medio-lungo termine: il 70,4% del totale delle richieste, infatti, si concentra nelle classi di durata superiori ai 15 anni, quota in aumento di +3,0 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2016.


  • Dopo una breve fase di rallentamento, a novembre riprende il trend positivo delle richieste di prestiti da parte delle famiglie, nell’aggregato di prestiti personali e finalizzati, con una crescita del +1,7% rispetto al corrispondente dato del 2016. La performance complessiva è frutto di un andamento disomogeneo che vede una contrazione sul versante dei prestiti finalizzati (-4,8%) ben compensata dall’incremento sul lato dei prestiti personali (+11,8%).
    Per quanto riguarda l’importo medio richiesto, il mese di novembre evidenzia ottime performance in entrambi i segmenti: il valore dei prestiti finalizzati si attesta a 6.020 euro, in forte crescita rispetto allo stesso periodo del 2016 (+15,5%), mentre i prestiti personali hanno fatto segnare una variazione del +1,9% con un importo medio richiesto pari a 13.344 euro.


  • Analizzando la durata dei prestiti richiesti da inizio anno, il 50,9% è coperto dai piani di rimborso superiori ai 3 anni (+3,0 punti percentuali rispetto allo stesso intervallo del 2016). Emergono tuttavia tendenze opposte se si scende nel dettaglio: le famiglie italiane preferiscono durate più brevi per i prestiti finalizzati, con il 68,4% che predilige piani di rimborso inferiori ai 3 anni, nettamente più consistente del 25,5% che opta per prestiti personali con tali durate.


  • Fonte articolo: Monitorimmobiliare.it

Il prestito vitalizio ipotecario in vigore da maggio

I proprietari di casa che hanno compiuto 60 anni e sono a corto di liquidità possono chiedere un finanziamento a una banca o a un altro intermediario finanziario autorizzato ipotecando i loro immobili, ma continuando ad abitarli. 
Lo strumento che rende cash la casa è il prestito vitalizio ipotecario, regolamentato con la legge n.44/2015 in vigore dal prossimo 6 maggio. Un’alternativa alla vendita della nuda proprietà.

Il prestito vitalizio è una forma di finanziamento già sperimentati in altri paesi (con il nome di mortgage reverselifetime mortgage) e già presente anche nel nostro ordinamento. Fu introdotto dall’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, con la legge finanziaria per il 2006 (legge 248/2005, articolo 11-quaterdecies comma 12). Da alllora non ha avuto molta fortuna, ma ora il Parlamento ci riprova, con una normativa più dettagliata e di maggior favore.

Diversamente da ciò che succede quando la banca concede un mutuo per acquistare una casa, con il prestito vitalizio l’istituto di credito mette un’ipoteca sulla casa per dare al beneficiario un finanziamento, che questi può usare come vuole. Il prestito non viene ammortizzato (come succede, invece, con il mutuo), ma il danaro che la banca ha sborsato lo rivuole indietro, naturalmente. Senza fretta, però. Il conto viene saldato, in un’unica soluzione, normalmente alla morte di chi ha ricevuto il prestito e la casa viene venduta dalla banca (o dagli eredi). A meno che il proprietario non cerchi di vendere, in tutto o in parte, l’immobile oppure su di esso conceda un usufrutto, un diritto di abitazione o di godimento oppure faccia qualsiasi altra cosa che possa ridurne parecchio il valore. In questo caso chi ha ricevuto il prestito deve saldare il suo debito entro 12 mesi dalla richiesta. Se non è in grado di farlo, la banca mette in vendita la casa a prezzo di mercato, stabilito da un perito di sua fiducia. 
La vendita scatta, appunto, anche alla morte del beneficiario. Se entro 12 mesi non si trova un compratore, l’immobile viene rimesso in vendita per un altro anno ad un prezzo ridotto del 15% e si va avanti così fino a che non si riesce a piazzarlo. 

Gli eredi
Chi succede deve sperare che la casa sia venduta al primo tentativo: quanto più il prezzo è superiore al debito, tanto maggiore è la somma che gli eredi possono incassare. Non devono però preoccuparsi se il prezzo non copre totalmente il debito, perché la legge ha introdotto a loro favore una clausola di salvaguardia: la banca deve accontentarsi della somma che si ricava dalla vendita dell’immobile. Possono stare tranquilli anche i compratori degli immobili: nei loro confronti non hanno effetto le domande giudiziali di contestazioni del contratto di acquisto o di qualche sua condizione trascritte dopo la registrazione del rogito nei registri immobiliari.

Vantaggi e svantaggi 
Con il contratto di concessione del prestito vitalizio, banca e beneficiario possono stabilire che gli interessi e le altre spese periodiche di gestione del finanziamento siano pagate al momento in cui maturano. È una decisione, questa, che va valutata bene, perché presenta vantaggi e rischi. Se si manca all’appuntamento del pagamento periodico per più di sette volte, la banca può chiedere la risoluzione del contratto di finanziamento e la immediata restituzione di tutto quanto le è dovuto. Chi avesse la certezza di non diventare moroso in questi pagamenti dovrebbe approfittare di questa opportunità offerta dalla legge. Bisogna ricordare, infatti, che per chi sceglie di (o, più realisticamente, è costretto a) pagare anche gli interessi e le spese alla fine, cioè quando viene estinto l’intero debito, il conto può diventare molto salato, anche nel caso la somma inizialmente ricevuta dalla banca sia relativamente modesta, ma viene restituita dopo molti anni. 
Le spese e gli interessi non pagati alla scadenza, sono, infatti, capitalizzati su base annua. In pratica sul prestito ipotecario le banche possono fare ciò che è ad esse vietato per gli altri tipi di finanziamento: praticare l’ anatocismo, cioè far pagare gli interessi sugli interessi.
Un decreto dello Sviluppo economico (da emanare entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge) regolamenterà gli aspetti pubblicistici della concessione del prestito vitalizio.

Fonte articolo: http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&edizione=LUNEDI&issue=20150427&startpage=1&displaypages=2

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