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Confermata la ripresa immobiliare: compravendite +10,8%

A dispetto del fatto che il terzo trimestre è nell'anno sempre il più debole per via della larga fetta di tempo riservata alle vacanze e alla chiusura estiva, sul fronte compravendite residenziali il terzo quarter nel 2015 conferma il trend di ripresa del settore anticipato dai numeri del periodo aprile-giugno.


Gli italiani tornano ad avere, seppur con le opportune cautele, fiducia nel mattone. 

E se, secondo l'Osservatorio dell'Agenzia delle Entrate pubblicato oggi, nel secondo trimestre 2015 l'aumento delle compravendite di case si attestava a quota +8,2%, con poco meno di 9mila case vendute in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, da luglio a settembre 2015 le transazioni sono aumentate del 10,8% con oltre 10mila case vendute in più rispetto al terzo trimestre 2014. Per una quota complessiva di 105mila unità sul territorio nazionale.


Il residenziale è il comparto più attivo, pertinenze comprese (+9%), segue il commerciale con un rialzo degli scambi del 7% mentre produttivo (+2,2%) e terziario (+0,9%) languono.
Il maggior interesse a investire nel mattone è dettato anche da una serie di variabili legate alla forte liquidità in giro che non trova rendimenti interessanti in asset class alternative, dalle azioni in Borsa ai titoli di Stato, ma anche dal forte ridimensionamento dei valori immobiliari, che rendono l'acquisto più appetibile e più abbordabile. 


L'andamento per aree geografiche. 
Particolarmente attivi nell'acquisto di una nuova casa sono stati gli abitanti di Napoli città, i milanesi e i torinesi.


Nel capoluogo campano il rialzo degli scambi ha superato di poco il 21%, mentre in provincia si è fermato al 7%. I due trimestri precedenti erano stati abbastanza fermi, mentre nel 2014 si erano registrate compravendite in calo del 3,7%, unica delle otto grandi città in terreno negativo. A Milano si sono vendute il 18,2% di case in più rispetto a un anno fa (4.108 case contro le 3.475 passate di mano nel terzo trimestre 2014), +9% l'aumento del trimestre precedente. Nel primo quarter l'aumento si era fermato al 2%, ma quel periodo era ancora influenzato dai cambiamenti a livello fiscale per l'introduzione di un nuovo regime delle imposte di registro, ipotecaria e catastale che ha reso vantaggioso posticipare gli atti dall'ultimo trimestre 2013 al primo 2014, influenzando quindi a cascata anche la rilevazione. 


La nota appena pubblicata rileva anche rialzi del 14,1% a Firenze, poi si scende al +9,2% di Palermo, mentre gli incrementi a Roma, Genova e Bologna si fermano tra il 4,6% e il 6,1%.
Nelle province il primato della crescita del mercato residenziale in questo trimestre è di Bologna (+14,4%) seguita a breve distanza da Genova (+14%). Si mettono in evidenza anche i comuni minori delle province di Torino, Palermo e Milano con un rialzo superiore al 10%.


Capoluoghi e centri minori.
La nota conferma il trend di ripresa del mercato, guidato dai capoluoghi che registrano un rialzo pari al 12,2% a fronte di una crescita del 10% per i comuni minori. A fare la differenza è il Centro, dove lo scarto è a favore dei centri più piccoli (+12,4% contro il +8,8%).
A partire dal secondo trimestre 2015 è il Nord a guidare la crescita. Nelle regioni settentrionali, con quasi 54 mila abitazioni compravendute, il tasso tendenziale di crescita è quasi doppio rispetto alle regioni del Sud, +13% contro +7%.


Fonte articolo: http://www.casa24.ilsole24ore.com/art/mercato-immobiliare/2015-12-01/vendite-case-italia-salita-10percento-terzo-trimestre-114949.php?uuid=ACFr4nkB&refresh_ce=1

Imu e Tasi: quando pagare e quando no



In vista dell’esenzione totale, in arrivo con la legge di Stabilità 2016, la disciplina dell’abitazione principale è rimasta sostanzialmente invariata rispetto all’anno scorso. Significa che, a parte gli immobili di lusso, la prima casa è di regola esente da Imu e soggetta a Tasi. Le regole per definire tale tipologia immobiliare sono le stesse per entrambe le imposte.


In particolare, si considera abitazione principale l’unità immobiliare nella quale il possessore e i suoi familiari risiedono anagraficamente e dimorano abitualmente. Occorre la presenza congiunta della residenza anagrafica e della dimora abituale.

 

In linea di principio, deve trattarsi di una unica unità immobiliare. In caso di due abitazioni autonomamente accatastate, unitariamente adibite ad abitazione principale, solo una delle due può essere ritenuta esente da Imu, salvo che non si proceda alla fusione catastale dei due immobili. Fa eccezione il caso in cui la fusione catastale sia impedita dalla distinta titolarità delle due case.
Si pensi all’ipotesi in cui le due unità contigue siano in proprietà l’una di un coniuge l’altra dell’altro. In tale eventualità, si è dell’avviso che la norma agevolativa dell’Imu non può tradursi nell’onere di effettuare donazioni reciproche tra i coniugi. Ne consegue che il beneficio compete se si procede all’accatastamento unitario ai soli fini catastali.


In presenza di residenze distinte, si ritiene che, nel caso in cui le residenze separate siano nello stesso Comune, solo una delle due è considerata abitazione principale. In presenza di residenze separate in Comuni diversi, fermi restando gli altri requisiti di legge, i benefici si raddoppiano. Il trattamento fiscale dell’abitazione principale si estende alle pertinenze. Sono considerate tali al massimo una unità immobiliare per ciascuna categoria catastale C2, C6 e C7. Ne consegue che al più potranno esservi tre unità pertinenziali, purchè ciascuna appartenente ad una categoria distinta. 


L’affitto di alcune stanze dell’abitazione principale non comporta perdita dei benefici di legge. Perché la nozione dipende esclusivamente dalla presenza dei requisiti sopra ricordati, non ha alcuna rilevanza la locazione parziale della casa. Non è chiaro se in questo caso l’inquilino debba versare la Tasi del detentore. L’opinione prevalente è per la risposta negativa, poiché si ritiene che la Tasi pagata dal possessore/utilizzatore assorba il tributo del detentore. Per la nuova imposta comunale, la legge non prevede alcuna agevolazione di base. Qualsiasi decisione è rimessa alla discrezionalità dei Comuni.


L’aliquota massima della nuova imposta è pari al 2,5 per mille. I Comuni possono superare tale limite, sino al 3,3 per mille, a condizione che siano previste agevolazioni per l’abitazione principale. Non è necessaria alcuna correlazione tra la detrazione base Imu di 200 euro, applicabile alla generalità delle abitazioni principali nel 2012, e gli sconti Tasi. Il Comune, anche laddove si avvalga di tale potere di elevazione dell’aliquota massima, è sostanzialmente libero di determinare le riduzioni Tasi. 


In presenza di una abitazione in possesso di due soggetti, dei quali solo uno la adibisce ad abitazione principale, la disciplina Tasi riferibile alla fattispecie troverà applicazione solo per la quota di possesso di questi. Le altre quote sconteranno la Tasi relativa agli immobili diversi dall’abitazione principale. Qualora il Comune abbia deciso di applicare la Tasi solo sull’abitazione principale, il comproprietario non residente non potrà neppure essere considerato condebitore solidale per il pagamento dell’imposta. 


Un caso particolare si verifica quando l’immobile è pervenuto in eredità. Se cade in successione la casa che costituiva la dimora coniugale, in favore del coniuge superstite sorge il diritto di abitazione sull’immobile (articolo 540 Cc). Si tratta di un legato ope legis, al quale occorre rinunciare espressamente, non essendo sufficiente la mera rinuncia all’eredità da parte del coniuge stesso. In tale eventualità, tutti i tributi patrimoniali sull’ immobile sono dovuti per intero dal titolare del diritto di abitazione, nulla è dovuto dagli eredi. Gli immobili accatastati nelle categorie A1, A8 e A9 sono soggetti sia a Imu che a Tasi. La somma delle due aliquote non può superare il 6 per mille.


Fattispecie di esonero. 
Le fattispecie di esonero dall’Imu derivano dalla disciplina Ici (immobili pubblici, fabbricati ad uso culturale, religioso, immobili degli enti non commerciali) e sono sostanzialmente identiche alla Tasi, ad eccezione dei rifugi alpini non custoditi e dei bivacchi.
Nel complesso, il perimetro di esonero dalla Tasi appare però più ampio, poichè i Comuni possono aver azzerato l’aliquota per gli altri fabbricati (caso piuttosto diffuso) e hanno la facoltà (non prevista per l’Imu) di introdurre riduzioni ed esenzioni per abitazioni, con unico occupante, ad uso stagionale, di soggetti residenti all’estero (anche se non iscritti all’Aire e quindi non rientranti nella previsione agevolativa introdotta dalla legge 80/2014) e per i fabbricati rurali ad uso abitativo.


Fonte articolo: il Sole24Ore, vetrina web

Riqualificare per valorizzare il real estate italiano

La filiera integrata del real estate oggi rappresenta il 20% del Pil italiano e circa due milioni di posti di lavoro, ma ha un enorme potenziale di crescita.


Il lavoro da fare è tanto. Pensiamo, a esempio, al consumo di suolo, passato dal 2,9% degli anni 50 al 7,3% del 2012, che oggi richiede razionalità e salvaguardia ambientale; pensiamo al degrado fisico e sociale delle aree urbane storiche e periferiche: 2,6 milioni di edifici in mediocre o pessimo stato di conservazione (ricerca Cresme); per finire consideriamo il patrimonio costruito prima del 1971 – cioè 7,2 milioni di edifici – che non risponde a criteri antisismici. 


Per comprendere il valore di tali azioni da compiere, si consideri che nel 2014 gli investimenti nelle costruzioni sono arrivati a 170 miliardi e che lo sviluppo nel campo dei servizi in genere coinvolge il maggior numero di occupati, pari al 64% degli occupati totali, di cui oltre 12 milioni nel solo settore privato. 
In altre parole, riqualificazione urbana e gestione dei servizi rappresentano un giro d’affari colossale che, se ben indirizzato e coordinato, può largamente superare ogni aspettativa economica e proiezione di crescita.


Parliamo anche di un settore tra i più penalizzati dalla crisi economica, e che non ha margini di recupero se non interviene una strategia politica di lungo respiro che ridia vigore al mercato reale. Il comparto immobiliare oggi è a una sorta di anno zero, ancora alle prese con una crisi lunga e grave (da cui solo alcune aree del Paese cominciano a emergere), in un contesto in cui la carenza di risorse pubbliche si aggiunge alla paralisi amministrativa e all’ostinazione del popolo dei "No".


"Insomma, l’economia italiana ha una grande risorsa inutilizzata, o mal interpretata, e che invece può essere, con nuove regole e nuovi modelli gestionali, il più straordinario volano di sviluppo per tutto il Paese", dice Alfredo Romeo, Presidente di Osservatorio Risorsa Patrimonio-Italia (promosso da Romeo gestioni, Nomisma e Cresme consulting). Questa risorsa, precisa Romeo, è "il territorio nel suo complesso che, con poche iniziative destinate alla valorizzazione, può essere il motore di una ripresa generale sopratutto se si ferma quella distorsione del mercato provocata dai fondi immobiliari che fanno gli amministratori di condominio invece di valorizzare i beni gestiti". 


Con quali risorse intervenire in tempi di drastici tagli alla spesa? Ci sono modelli tecnici e amministrativi che possono esse adottati. E in più ci sono norme attuative che prefigurano in modo concreto le opportunità di intervento coinvolgendo, oltre alle Amministrazioni, anche cittadini e imprese. Una formula che offre promettenti orizzonti di investimento e di ritorno economico è l’articolo 24 del Decreto “Sblocca Italia” (Dl 133/2014) che promuove un modello bottom-up. "Questa norma – insiste Romeo – può rappresentare il detonatore capace di far esplodere il vero cambiamento sul tema delle valorizzazioni, perchè concilia tre elementi cruciali: la responsabilità sull’attuazione del progetto della pubblica amministrazione, la condivisione e la partecipazione dei cittadini e sopratutto l’interesse dei privati a investire". 


Conclusioni, sintesi e riflessioni, su tutto questo corpus di studio sono al centro del seminario in corso di organizzazione dal titolo "Gestire le città – La risorsa Territorio per un New Deal italiano". L’incontro, che si tiene oggi a Roma (Auditorium Ara Pacis) e che viene moderato dal direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, presenta un programma articolato.
All’introduzione di Alfredo Romeo, il quale si intrattiene sul tema "Cultura e qualità dei servizi: il New Deal necessario", segue la relazione di base, curata da Roberto Mostacci, del Comitato Scientifico Orp-Italia.


In una seconda fase del seminario si succedono altri autorevoli interventi: Luigi Nicolais, Presidente del Cnr si occupa di "Territori della ricerca"; Roberto Reggi, dg dell’Agenzia del Demanio interviene su "La ricchezza delle valorizzazioni – I modelli innovativi"; Paolo Crisafi, dg di Assoimmobiliare parla di "Oltre l’immobiliare: nuove proposte contro la crisi del mercato"; Veronica Nicotra, segretario generale dell’Anci parla della "Sfida del cambiamento nella Pa e negli Enti Locali". A Dario Nardella, sindaco di Firenze, va il compito di raccontare un’esperienza diretta di "Partecipazione dei cittadini nella gestione della città". Infine, Raffaele Cantone, Presidente di Anac (Autorità nazionale anticorruzione) si occupa di "Rispetto delle regole o regole da cambiare? Il diritto come motore o freno dell’Economia" ed Ermete Realacci, "residente della Commissione Ambiente e Territorio della Camera, chiude su "Qualità delle città, qualità della vita". 


Fonte articolo: Il Sole24Ore, vetrina web.

Mutui: +8% di erogazioni dal 2014

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Continua il buon momento dei mutui in Italia e a determinare questa situazione sono principalmente i tassi d’interesse ai minimi e i prezzi del mattone in calo in tutto il Paese; secondo l’Osservatorio sui mutui dei portali Mutui.it e Facile.it nello scorso semestre il finanziamento medio concesso è stato pari a circa 123.000 euro, il 2,4% in più rispetto alla rilevazione di sei mesi fa e l’8% in più rispetto ad un anno fa.


Mutui.it e Facile.it hanno analizzato le domande di mutuo e le erogazioni registrate nel periodo compreso tra maggio e ottobre 2015: i risultati rivelano un sostanziale livellamento tra la cifra che si richiede e quella che poi si riesce effettivamente ad ottenere dalle banche

Complice una maggiore maturità degli italiani alle prese con i finanziamenti – si richiedono somme in linea con i propri livelli di reddito e proporzionali al valore dell’immobile – e una maggiore disponibilità delle banche a concedere i prestiti, per la prima volta si è colmato questo divario.


Come conseguenza di ciò il loan to value medio, vale a dire la percentuale erogata in rapporto al valore dell’immobile da comprare, è salito ancora: tornato oltre la soglia “psicologica” del 50% sei mesi fa, è ora al 56,4%.
Stabili rispetto maggio scorso sia l’età media del mutuatario (40 anni) sia la durata del mutuo erogato (21 anni). Si rafforza, rispetto al semestre precedente, la predilezione per i mutui a tasso fisso: le domande di finanziamento di questo tipo salgono al 64,3%, mentre il variabile raccoglie circa il 32% di tutte le domande.


"I segnali di risveglio del comparto sono evidenti – spiega Mauro Giacobbe, Amministratore Delegato di Facile.it – e anche Bankitalia ha parlato recentemente di un aumento complessivo dei flussi delle erogazioni. Da più parti vi è la percezione che il calo generalizzato dei prezzi del mattone stia ormai esaurendo la sua corsa: chi vuole investire sa che deve farlo adesso, per garantirsi indici e spread davvero vantaggiosi. Discorso molto simile, questo, per lo strumento della surroga: attualmente registriamo numerose domande soprattutto da cittadini che hanno sottoscritto mutui poco tempo fa, a tassi ben più onerosi. Non mancano, addirittura, “surroghe di surroghe”, richieste di sostituire finanziamenti già rinegoziati in passato: è un fenomeno di nicchia, ma che comunque comincia ad emergere in modo chiaro".


Ma come si divide la torta delle erogazioni? La finalità più ricorrente è ancora la surroga: in aumento esponenziale già nel semestre precedente, erogazioni di questo tipo sono raddoppiate rispetto alla rilevazione del maggio scorso (+96%). Complessivamente, le surroghe rappresentano il 59% di tutte le erogazioni del semestre. A seguire, i mutui prima casa (finalità relativa al 29% delle erogazioni).


Il mutuo prima casa.
Il quadro di richieste ed erogazioni di finanziamenti prima casa differisce parzialmente dalla situazione generale: la domanda è in crescita, e anche le banche stanno concedendo crediti; nel dettaglio, il numero delle erogazioni è cresciuto dell’11% in sei mesi, mentre è rimasto stabile l’importo medio erogato (circa 125.000 euro, come sei mesi fa). Si registra ancora un leggero divario tra richiesta ed erogazione (i due numeri adesso divergono del 1,4%), mentre è aumentata la percentuale finanziata: il LTV è del 66%.
Di seguito gli schemi riassuntivi relativi ai mutui casa (domanda ed erogazioni) e, in dettaglio, ai mutui prima casa:

 

Richiesto

Erogato

Importo medio

123.000 €

123.000 €

Loan to value

56%

56%

Durata

22 anni

21 anni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                 Prima casa

 

Richiesto

Erogato

Importo medio

127.000 €

125.000 €

Loan to value

67%

66%

Durata

24 anni

 

24 anni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Fonte articolo: http://www.facile.it/mutui/news/mutui-cresce-dell-8-erogato-medio-parita-tra-importo-richiesto-e-concesso.html

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