News dal franchising

News dal franchising (890)

“Trucchi low cost” per aumentare il valore della propria casa

Tempi per la vendita degli immobili si allungano, ma ci sono dei “trucchetti low cost” che permettono di aumentare il valore della propria casa e di renderla più attraente per i potenziali acquirenti, senza spendere cifre esorbitanti e senza dover ristrutturare radicalmente l’appartamento. A dare qualche suggerimento è un portale immobiliare americano che ha stilato una sorta di vademecum per chi si appresta a mettere in vendita la propria casa.

Sgomberare, ordinare e lucidare

Molto spesso nelle immagini a corredo di un annuncio si vedono oggetti personali sparsi per l’immobile, dai vestiti alle scarpe, dagli accessori dei propri animali agli attrezzi da giardinaggio: ebbene, chi vuole vendere il proprio immobile e vuole farlo con il ritorno economico migliore, deve pensare a riordinare tutto e a sgomberare dalla casa e dall’esterno i propri oggetti personali.

Prima di cominciare ad aprire le porte agli agenti immobiliari e ai loro clienti, è bene lucidare tutti i mobili e pulire gli specchi; ordinare gli armadi, sistemare il giardino e i balconi e rendere l’aria che circola nella casa pulita e, possibilmente, profumata. Esistono perfino delle scuole di pensiero, fra gli agenti, che raccomandano di far trovare la cucina inondata dal profumo di un caffè appena fatto che dia subito la sensazione di famiglia e di quotidianità. Questi accorgimenti, presi ancor prima della visita di un agente che aiuti a stabilire il prezzo di vendita, incrementerebbero il valore dell’immobile garantendo una possibilità di guadagno maggiore. Se si vive ancora nella casa da vendere, bisognerà fare qualche sacrificio cercando di renderla il più impersonale e ordinata possibile (pazienza se per qualche mese si dovrà rinunciare alle proprie foto o al proprio disordine!).

Rendere la casa scenografica

La casa da vendere è come una vetrina: lo stesso abito inserito in un contesto più o meno studiato e più o meno “scenografico” fa sicuramente un effetto diverso su chi lo guarda. Anche per gli immobili vale il concetto di scenografia e questa va assolutamente studiata nei minimi dettagli. Abbellire il balcone o il giardino, perfino il pianerottolo, con fiori freschi e colorati rende tutto più piacevole e contribuisce a far impennare l’umore di chi viene a visitare l’immobile. Se ci sono degli angoli di casa un po’ tristi o vuoti, non sarebbe una cattiva idea cercare di riempirli con mobili o semplici suppellettili. E se non si ha intenzione di spendere dei soldi per nuovi elementi, allora si potrebbe pensare a cambiare la sistemazione di quelli già presenti. In questo caso il consiglio è quello di far vedere gli ambienti a un amico, se non si vuole ricorrere a un esperto: serve una persona che guardi e commenti tutto con obiettività, caratteristica che di certo manca a chi è il proprietario della casa e ci vive abitualmente.

Attenzione a bagno e cucina

Secondo le ultime ricerche la cucina e il bagno sono le stanze che, se ristrutturate, contribuiscono maggiormente ad aumentare il valore dell’immobile. Bisogna renderli prima di tutto “impersonali”, come il resto degli ambienti, in modo che diano l’impressione di essere già pronti ad accogliere i nuovi proprietari con le loro cose e le loro abitudini. L’ultimo consiglio per queste due stanze, valido in ogni caso per l’intero immobile, è quello di dare una rinfrescata alle pareti: ridipingerle, possibilmente con colori neutri, rende gli ambienti più puliti, più freschi e quindi più invitanti.

Fonte articolo: http://news.immobiliare.it/trucchi-low-cost-per-aumentare-il-valore-della-propria-casa-21537

Immobiliare, fimaa-confcommercio: "mercato finalmente in ripresa. Ma per la svolta positiva servono meno tasse"

"Il quadro già delineato dagli operatori fimaa-confcommercio sul mercato immobiliare è in perfetta sintonia con il trend tracciato dai dati dell'agenzia delle entrate. Dopo una lunga serie di segni negativi, l'andamento del mercato sembra finalmente essersi invertito". A dirlo Valerio Angeletti, presidente nazionale fimaa-confcommercio.

Angeletti ha quindi affermato: "scorgiamo, infatti, dei veri segnali di crescita delle compravendite immobiliari, favorite dal calo dei prezzi e da una leggera ripresa delle erogazioni dei mutui per acquistare casa. Ci auguriamo che la ripresa delle compravendite che sta interessando soprattutto le grandi città del nord e del centro del paese contagi anche il mezzogiorno".

 

Il presidente nazionale fimaa-confcommercio ha poi concluso spiegando che i presupposti della ripresa ci sono tutti, ma per la vera svolta positiva del settore dell'intermediazione immobiliare va diminuita la pressione fiscale sul mattone: "non è possibile, infatti, che negli ultimi quattro anni le tasse sulla casa non solo hanno cambiato nome, disorientando i cittadini, ma sono più che raddoppiate aumentando del 115%. Continuando di questo passo non si va da nessuna parte".

Fonte articolo: http://www.idealista.it/news/immobiliare/residenziale/2015/03/06/114545-immobiliare-fimaa-confcommercio-mercato-finalmente-in-ripresa-anche-se-lenta-ma

 

Mutui: l'80% delle richieste è per l'acquisto della prima casa, c'è parità tra tasso variabile e fisso e la durata media è di 24,5 anni

L'80% del totale delle richieste di un mutuo avviene per l'acquisto della prima casa, c'è una sostanziale parità tra tasso variabile e fisso, a livello nazionale la durata media è di circa 24 anni e mezzo e nel secondo semestre 2014 l'importo medio è stato pari a circa 109.400 euro. Questo è quanto emerso dall'analisi del prodotto elaborata sugli ultimi sei mesi dello scorso anno.

L'analisi ha preso in esame parametri quali finalità dell'operazione, tipologia, durata e importo medio di mutuo di tutti coloro i quali hanno sottoscritto un finanziamento ipotecario attraverso le agenzie a marchio kìron ed Epicas.

Finalità dell'operazione - l'acquisto della prima casa è la motivazione principale per la quale si sottoscrive un mutuo e rappresenta l'80% del totale delle richieste, mentre l'acquisto della seconda casa incide solo per l'1,8%.

In entrambi i casi si registra un calo rispetto al secondo semestre 2013: la variazione è contenuta per la seconda casa (che rappresentava il 2,5% del totale) e più marcata per la prima casa, che prima raccoglieva l'84,7% delle richieste. Risulta in aumento la percentuale delle operazioni di sostituzione e surroga, che un anno fa erano l'1,7% del campione e ora ne rappresentano il 3,8%, mentre quelle relative all'ottenimento di maggiore liquidità sono l'1,6% (in leggera discesa rispetto al 2%).

Tipologia di tasso - in un contesto in cui le dinamiche degli indici di riferimento evidenziano tassi che hanno raggiunto nuovamente valori storicamente minimi e un costo del prodotto (spread) medio più contenuto rispetto agli anni passati, si registra una sostanziale parità nella distribuzione delle richieste di mutuo a tasso variabile e fisso. Poco più del 41% dei mutuatari ha scelto un tasso variabile puro, mentre il 39,1% ha optato per una programmazione certa e sicura dell'impegno economico, scegliendo la stabilità del tasso fisso.

Rispetto a un anno fa il tasso variabile puro raccoglie sempre la maggioranza delle preferenze, ma ora è in fortissimo calo la percentuale di chi sceglie il tasso variabile con Cap (passato dal 14,3% del secondo semestre 2013 all'1,5%); Dalla parte opposta continua ad aumentare la concentrazione del tasso fisso, che l'anno scorso rappresentava il 27,5% e oggi è il 39,1%.

Durata del mutuo - a livello nazionale la durata media del mutuo è stata di circa 24 anni e mezzo. Il 70% dei mutui ha una durata compresa tra 21 e 30 anni e poco meno di un terzo si colloca nella fascia 10-20 anni, mentre i prestiti ipotecari di durata inferiore a 10 anni rappresentano solamente lo 0,2% del totale a causa dei costi elevati della rata mensile. Le operazioni con durata superiore a 30 anni hanno rate più economiche e sono più accessibili alla clientela ma, poiché vengono giudicate eccessivamente rischiose da parte delle banche, sono poco praticate.

Nelle regioni del nord Italia prevalgono duration più elevate, anche se solo in queste macro aree sono concentrati i pochi mutui di breve durata; nelle regioni meridionali e insulari si effettuano maggiormente mutui di durata compresa tra 21 e 30 anni; l’Italia centrale segue sostanzialmente la media generale.

Importo del mutuo - nel secondo semestre 2014 l'importo medio di mutuo erogato sul territorio nazionale è stato pari a circa 109.400 euro. Nel nord-est e nel centro Italia si eroga mediamente più che a livello nazionale; nel mezzogiorno e nelle isole, invece, il ticket medio risulta inferiore al dato complessivo, mentre il nord-ovest si mantiene sostanzialmente in linea. In generale, i valori sono più alti nelle regioni del nord Italia (poco più di 110.000  euro nel nord-ovest e quasi 113.000 euro nel nord-est) e più bassi nel sud (103.100 euro) e ancor di più nelle isole (98.900 euro). la macro area dove il mutuo è risultato più elevato è quella dell’Italia centrale, con un ticket medio pari a 113.900 euro.

Il 41,2% dei mutui erogati ha un importo compreso tra 50 e 100.000 euro, mentre il 39,7% si colloca nella fascia successiva (100-150.000 euro). Circa il 17% dei mutuatari, invece, ha ottenuto un finanziamento superiore a 150.000 euro.

Fonte articolo: http://www.idealista.it/news/finanza-personale/mutui/2015/03/04/114479-mutui-casa-tutto-su-richieste-tassi-e-durata

Detrazioni per il 2015: ristrutturazione della casa e assicurazioni, tutte le novità

Il nuovo anno ha appena preso avvio e già si inizia a parlare di dichiarazioni dei redditi. E già, le scadenze si avvicinano più velocemente di quel che si pensa e allora è bene iniziare a prepararsi a quel che ci aspetta, tanto più che l’anno 2015 viene presentato come un anno di svolta nel sistema di contribuzione fiscale del nostro paese.

2015: le novità
Il governo capitanato dal fiorentino Matteo Renzi, ha da tempo annunciato l’avvento di importanti novità in materia fiscale. La prima e più importante con cui fare i conti, dato che probabilmente non sarà esente da complicazioni, è quella del regime definito “precompilato”. Significa che la traccia del nostro modello 730 ci arriverà già pronta.
Questo non significa che sarà lo Stato a definire quanto prelevarci, infatti sarà possibile andare a modificare il modello, soprattutto per introdurre le tanto amate detrazioni.
Ecco, allora che puntuale sorge la domanda: cosa e quanto posso portare in detrazione?

Tutto quello che si può detrarre
Iniziamo parlando di una voce di spesa spesso onerosa e altrettanto antipatica all’interno del budget familiare: quella delle assicurazioni. Polizze vita, assicurazioni per auto, scooter e quant’altro, saranno tra le voci detraibili (e non solo per la parte sanitaria, come avveniva fino ad oggi). Considerate che potrete detrarre le polizze a nome vostro, ma anche quelle a carico dei vostri familiari (dato che è probabile che siate sempre voi a dover provvedere).
Inoltre, se avete da poco messo mano a importanti lavori di casa, considerate che quella è un’altra voce di spesa che comporta detrazioni importanti.
Se avete operato il recupero del patrimonio edilizio della vostra città (avete capito bene, per il fisco la vostra casa è definita proprio così) avete diritto ad una detrazione pari al 36%, che potrebbe salire al 55% se nel corso dei vostri lavori siete stati particolarmente rispettosi dell’ambiente, mediante l’uso di materiali dedicati al risparmio energetico.
Fate attenzione alle modalità di pagamento a favore di ditte e/o fornitori, per aver diritto alle detrazioni, dovrete seguire procedure e modulistiche apposite. Considerate ad esempio che, generalmente non sono validi i bonifici effettuati in home banking. Quindi chiedete bene alla vostra filiale prima di procedere.

Procedendo ancora, vediamo quale altre voci possiamo detrarre:

– Spese di istruzione, asilo nido, scuole superiori, università (anche nel caso di corsi di laurea on line nelle Università telematiche , es. Unicusano). Fino ad un massimo di 632 euro per ogni figlio.
– spese mediche, nella misura del 19% per tutti i familiari a carico, entro il limite di 6.197,48 euro
– Interessi passivi del mutuo, entro il limite di 4.000 euro a testa per ciascun coniuge.
– Eventuali spese di agenzia immobiliare.
– Spese veterinarie, entro il 19%.
– Il riscatto della laurea (per la parte previdenziale).
– Spese funebri.
– Attività sportive, anche quelle dilettantistica dei vostri figli, entro il limite di 210 euro.
– Spese per adozioni internazionali.
– Contribuzioni di previdenza e assistenza.
– Donazioni a favore di enti, onlus, scuole e (sempre che ci sia qualcuno che lo faccia ancora) partiti politici.
– Spese per personale domestico e badanti, compresi i contributi di previdenza che versate a loro favore.
– Abbonamento ai servizi di mobilità pubblica, entro i 250 euro l’anno.
– Spese per le attività di formazione.

Fonte articolo: http://www.quotidianomutui.it/2015/02/11/detrazioni-per-il-2015-ristrutturazione-della-casa-e-assicurazioni-tutte-le-novita.html



Fiaip, perché per far ripartire l'economia è necessario rilanciare il settore immobiliare

La ripresa economica del nostro paese è condizionata dal rilancio del settore immobiliare, interessato negli ultimi anni da un crollo delle compravendite e da un aumento esponenziale delle tasse. Non a caso il 54% dell'investimento in edilizia va a finire nelle casse dello stato. E’ stato questo il leit motiv della manifestazione organizzata da fiaip a Roma, durante la quale è stata avanzata, tra le altre, la proposta di un'imposta unica per la casa.

Durante la manifestazione "se riparte l'immobiliare, riparte l’Italia!" - alla quale erano presenti anche il presidente di Confedilizia Corrado Sforza Fogliani, il presidente dell'Ance Paolo Buzzetti e il sottosegretario  alla giustizia Cosimo Maria Ferri-  è arrivato un invito esplicito al governo a rilanciare il settore immobiliare. un settore che - secondo gli organizzatori - dal 2008 ha registrato 800mila posti di lavoro e una tassazione passata dai 9,5 miliardi del 2011 ai quasi 30 del 2014, con il valore complessivo del patrimonio diminuito di circa 2mila miliardi.

Prelievo fiscale su investimento edilizio
Secondo i dati fiaip, il prelievo fisale totale medio su un investimento in edilizia di 1,76 milioni di euro per costruire case è del 54%.I dati si riferiscono all'esempio di una costruzione-tipo di un condominio di 12 appartamenti, 800 m2 circa, in una città di provincia del sud. nel caso di studio l'investimento totale è di 1,76 milioni, compreso l'acquisto del suolo e la costruzione, il ricavo totale una volta conclusa la vendita di circa due milioni e il prelievo fiscale totale di 954 mila euro. Al costruttore rimane un utile, ultimata la vendita dopo diciotto mesi, di 243mila euro lorde, circa 100mila nette.

"La casa - ha sottolineato il presidente della fiaip paolo righi- diventa un investimento se si vuol affrontare un periodo di medio-lungo termine. L'economia del nostro paese fa fatica proprio perché non c'è una cura sull'immobiliare che prende il 20% del pil". Tra le soluzioni o proposte da fiaip, c'è quella di "una tassa unica come noi proponiamo da vari anni, che sia chiara: in Francia ad esempio c'è una tassa per l'abitazione e una per chi detiene la proprietà, quindi inquilini e proprietari, chi detiene la proprietà nella tassa unica paga anche il canone tv. Questa è chiarezza, poter misurare quanto lo stato preleva di tasse al contribuente. Ma questo, vista l'alta tassazione, la politica si guarda bene dal farlo, altrimenti molte persone si spaventerebbero davvero. Il nostro è un paese che non ha un progetto sulla casa, lo si vede tutti i giorni, sia sull'edilizia popolare che su quella privata".

Fonte articolo: http://www.idealista.it/news/immobiliare/residenziale/2015/03/02/114415-fiaip-rilanciare-limmobiliare-per-far-ripartire-litalia-primo-step-una-tassa

Plafond casa, cdp rende più facile e conveniente l'accesso ai mutui

L'accesso ai mutui del plafond casa 2015 diventa più facile e conveniente. la cdp che gestisce il fondo ha infatti deciso di riconoscere agli istituti bancari condizioni di provvista maggiormente favorevoli a quelle attuali, beneficio che verrà trasferito ai contraenti privati.

Plafond 2015
Nel corso del consiglio di amministrazioni della cassa depositi e prestiti sono infatti state approvate delle nuove misure per rendere ancora più conveniente l'accesso ai mutui per l'acquisto della prima casa. Il planfond sarà infatti collegato al  "fondo per la concessione di garanzie sui mutui ipotecari o sui portafogli di mutui ipotecari", in questo modo verrà tagliato ulteriormente il costo degli interessi sui mutui casa delle famiglie.

Plafond casa, requisiti
il plafond casa è uno strumento da due miliardi di euro finalizzato all'erogazione di mutui alle persone fisiche per l'acquisto di immobili ad uso abitativo, preferibilmente di classe energetica A/B/E/C o  per interventi di ristrutturazione con accrescimento dell'efficienza energetica. si tratta di finanziamenti tanto a tasso variabile che fisso e i finanziamenti potranno arrivare fino al 100% del valore dell'immobile.

Avranno priorità di accesso al credito le giovani coppie, nuclei famigliari mono genitoriali con figli minori, conduttori di alloggi di proprietà degli istituti, conduttori di alloggi di proprietà degli istituti autonomi per le case popolari e giovani di età inferiore al trentacinque anni, titolari di un rapporto di lavoro atipico.

Fonte articolo: http://www.idealista.it/news/finanza-personale/mutui/2015/02/27/114385-plafond-casa-cdp-rende-piu-facile-e-conveniente-laccesso-ai-mutui

Ora è il momento giusto per comprare casa...ma attenzione a non commettere questi 8 errori

Tassi sui mutui ai minimi e prezzi degli immobili ancora in calo potrebbero essere la combinazione perfetta per chi vuol acquistare una casa. trattandosi di una delle scelte più importanti che si compiono nel corso di una vita, è fondamentale, però, non lasciarsi prendere da facili entusiasmi e fare attenzione a non commettere otto errori che potrebbero costare caro:

1. La tempistica è tutto- è vero che i tassi sui mutui sono oggi ai minimi, il variabile sotto al 2% e il fisso intorno al 3%. ma è anche vero che potrebbero abbassarsi ulteriormente, quindi bisogna vedere se sia il caso o meno di aspettare.

2. Attenzione alle spese accessorie- spesso la compravendita è un'azione di tal portata che si perdono di vista particolari importanti, come appunto le spese accessorie, che invece possono avere un peso anche considerevole. Nel caso, ad esempio, che si compri un appartamento in un condominio, l'assemblea potrebbe aver approvato delle spese che il nuovo acquirente dovrà affrontare.

3. Peso delle imposte- al costo finale bisogna aggiungere sempre un 10% di costi aggiuntivi legati alle imposte catastali, di registro o all'iva. Anche in questo caso, è meglio eccedere nei calcoli.

4. Eventuali ristrutturazioni- comprare un immobile di seconda mano, anche se implica un risparmio anche notevole rispetto ad una casa nuova, può nascondere insidie legati allo stato di usura degli impianti. Il sistema elettrico, l'idraulico o l'impianto di riscaldamento potrebbero avere bisogno di lavori di ristrutturazione che contribuiscono a gonfiare le spese del compratore. E’ quindi importante verificare bene lo stato dell'immobile.

5. Non rincorrere sconti eccessivi- la trattativa sul prezzo può portare a sconti importanti, nell'ordine del 10-15% rispetto al prezzo iniziale. Non bisogna però tirare troppo la corda per evitare di perdere l'affare, soprattutto nel caso in cui la casa sia stata appena messa sul mercato e ci siano altri potenziali acquirenti interessati.

6. Attenzione al peso del mutuo- se per comprare casa è necessario acquistare un mutuo è importante valutare bene la scelta più opportuna tra fisso e variabile. Non solo, bisogna comunque considerare quali potrebbero essere gli scenari futuri ed avere sempre a disposizione delle risorse finanziarie nel caso di improvvisi rialzi dei tassi di interesse o di periodi di difficoltà economiche.

7. Le polizze sui finanziamenti- accanto alla rata del mutuo, spesso vengono proposte delle polizze. Attenzione perché queste non sono obbligatorie, il loro costo può ascendere anche a diverse migliaia di euro e nel caso di rottamazione del mutuo vanno restipulate e pagate da capo.

8. Non considerare gli sgravi- se si acquista una casa da adibire ad abitazione principale si potrà usufruire di agevolazioni fiscali. Detrazioni IRPEF sono previste anche sugli interessi passivi dei mutui, specialmente nei primi anni quando la quota interessi è più alta rispetto alla quota capitale.

Fonte articolo: http://www.idealista.it/news/immobiliare/residenziale/2015/02/10/114015-e-il-momento-giusto-per-comprare-casa-ma-attenzione-a-non-commettere-questi-8



Il mattone piace ancora ma solo con ritorni certi

 E’ un amore che non muore mai quello degli italiani per il mattone. Con dei profondi distinguo rispetto a ieri. Il real estate è un’asset class che sta tornano nei portafogli in cui sono investiti i grandi patrimoni dei privati, quelli che in gergo si chiamano high net worth individual (Hnwi). Con un’attenzione particolare a uffici e retail, ma ultimamente anche agli hotel.

In Italia oggi, secondo una recente ricerca di Ubs, ci sono 2.295 “ultra-ricchi” (su 61.820 a livello europeo), in crescita del 10,6% sull’anno precedente e che detengono il 2,5% della ricchezza del Paese. Secondo la società di revisione e consulenza PwC, la crescita delle masse nel 2014 è stata pari a poco più di 170 miliardi (+16,7%). PwC stima che i capitali in rientro in Italia per effetto della voluntary disclosure saranno circa 75 miliardi, portando la ricchezza degli Hnwi a 1.275 miliardi.

Nel mondo, nel 2014, oltre il 7% del patrimonio dei “paperoni” - dice una ricerca Wealth-X e Sotheby’s Re - è nel mattone (+5% sul 2013). Più in generale, secondo il rapporto 2013 dell’agenzia del Territorio e dipartimento delle Finanza, il valore del patrimonio residenziale degli italiani supera quota 5.500 miliardi di euro, con tre famiglie su quattro proprietarie della casa in cui abitano.
Ma chi investe nel mattone che cosa cerca? «Oggi si vuole avere in primis la certezza del conduttore - spiega Gianandrea Perco, partner di PwC -, yield di un certo livello e ci si focalizza sulle location come Roma e Milano. Alcuni investitori iniziano a guardare anche a centri secondari, se l’immobile da acquistare presenta buoni tenant e rendimenti elevati». Una deroga si può fare solo se l’immobile è un trophy asset e garantisce quindi il mantenimento del valore nel tempo. Oggi l’interesse si concentra su uffici, retail e sempre più sugli hotel, un settore difficile nel quale la proprietà immobiliare si confronta con una gestione complessa dell’asset. In Italia tra i nomi noti che hanno investito nel mattone, e che oggi tornano a farlo (in alcuni casi dopo un temporaneo allontanamento), ci sono famiglie come Malacalza, Natuzzi, Seragnoli, Roveda.

Il cambiamento che si registra in maniera sempre più evidente è una virata verso la gestione professionale dell’asset class costituita dal mattone. Soprattutto per chi si è scottato non riuscendo a lasciare in tempo l’investimento quando è iniziata la crisi. Mentre in passato i privati che avevano consistenti patrimoni immobiliari sceglievano il fai-da-te o affidavano la gestione a una persona di fiducia ma non esperta, oggi la scelta ricade su team di professionisti, che possano garantire una gestione con buone performance e operazioni di valorizzazione del patrimonio. È il caso di un proprietario immobiliare a Milano con un investimento consistente in box e garage. Oggi che questa tipologia rende poco, il team che lo assiste sta cercando di effettuare una rotazione del patrimonio. «I family office diventano interlocutori degli esperti immobiliari con maggiore frequenza che in passato - sottolinea Ugo De Bernardi, amministratore delegato di Finanziaria Internazionale -. E oggi questa categoria di investitori guarda con interesse anche agli investimenti indiretti e non solo diretti. Il real estate presenta un rischio moderato con prospettive di crescita dei valori nei prossimi anni. In alcuni casi i fondi immobiliari si prestano a soddisfare le richieste degli investitori. In altri casi si prediligono asset singoli, nonostante la fiscalità appesantita negli ultimi tempi». PierAlberto Furno, ceo di Nemesis Elite, società di real estate basata a Londra, ha una clientela in parte anche italiana. «Che guarda anche all’estero - dice -. In genere cercano investimenti da 2-3 milioni di dollari fino ai 10-20 milioni di dollari. La nostra particolarità è quella di concepire il portafoglio di un cliente come portafoglio finanziario, che quindi viene gestito in modo attivo. Il cliente può scegliere di detenere immobili in maniera diretta o partecipare all’investimento con delle quote o partecipazioni in sviluppi immobiliari». Quali i settori più ambiti? «Dipende dal cliente - continua -. C’è attenzione sul residenziale, ma anche sul retail e sulle riqualificazioni. Anche l’euro debole risveglia l’interesse sull’Europa e sull’Italia da parte di clienti dagli Stati Uniti e dal Sud America, spesso dal Brasile». La società, da quando ha iniziato l’attività 18 mesi fa, è arrivata a gestire oggi un patrimonio real estate di 150-180 milioni. E l’intento adesso è sviluppare la presenza sul mercato italiano, «che la clientela ci chiede con sempre maggiore insistenza - dice ancora Furno - sia per via delle occasioni che si presentano sul mercato dopo tanti anni di crisi sia per l’euro debole».

Fonte articolo: http://www.casaeterritorio.ilsole24ore.com/art/real-estate/2015-02-24/mattone-piace-ancora-solo-104728.php?uuid=AbtZO3HL



Magazzini e box sotto i 100mila euro, acquisti senza passare dal notaio

Magazzini, garage, depositi e, in generale, tutti i piccoli immobili ad uso non abitativo. Il disegno di legge in materia di concorrenza, approvato dal Consiglio dei ministri di venerdì, punta a semplificare notevolmente le transazioni per questi beni. Acquirente e venditore, infatti, non dovranno passare più dal notaio, ma potranno rivolgersi a un avvocato abilitato al patrocinio. A condizione che il valore dell'operazione non superi i 100mila euro. La norma, va precisato, non è definitiva. Il Ddl, infatti, dovrà compiere il suo iter parlamentare prima di tradursi in realtà.
Un capitolo molto ampio del disegno di legge viene dedicato alla semplificazione delle professioni: si parla di accesso al notariato e di concorrenza nella professione forense. E, all'articolo 29, si affronta la questione del passaggio di proprietà di beni immobili ad uso non abitativo. Il testo qui si occupa degli «atti e le dichiarazioni aventi ad oggetto la cessione o la donazione di beni immobili adibiti ad uso non abitativo» o «la modificazione di diritti sui medesimi beni». La semplificazione non riguarda tutti i casi, ma solo gli immobili di «valore catastale non superiore a 100mila euro». Quando è necessaria «l'autenticazione della relativa sottoscrizione», essa non dovrà passare per forza dal notaio.

Si tratta di un cambiamento importante, perché acquirenti e venditori, nelle transazioni che riguardano questi beni, potranno rivolgersi anche ad un'altra tipologia di professionista: gli avvocati abilitati al patrocinio, purché siano muniti di polizza assicurativa pari almeno al valore del bene dichiarato nell'atto. Quindi, per piccoli magazzini e depositi, garage e altri immobili ad uso non abitativo si abbassano notevolmente i costi e si velocizzano i tempi. Il Ddl precisa anche che le visure ipotecarie e catastali per la redazione di questi atti sono a carico «della parte acquirente, donataria o mutuataria».

La novità non è piaciuta ai notai. Il Consiglio nazionale del notariato, in una nota, spiega che con queste norme «il sistema Paese, e in particolare le fasce più deboli dei cittadini, saranno esposte a forti rischi di criminalità, abusi e frodi con un grave danno economico e sociale». Con le nuove competenze degli avvocati ci sarà «una inevitabile rarefazione delle verifiche in materia di antiriciclaggio (oggi il 91% delle segnalazioni delle professioni provengono da notai), minando l'affidabilità dei pubblici registri».

In Italia «il settore è caratterizzato da un sistema di governo pubblico che assicura trasparenza alle transazioni immobiliari e tutela le parti da eventuali vizi che possono inficiare il mercato. Ciò è possibile attraverso una sinergia virtuosa tra agenzie pubbliche e un numero programmato, e dunque controllabile, di "concessionari" (notai-pubblici ufficiali) all'avanguardia mondiale nella trasmissione digitale in sicurezza degli atti». Con il Ddl concorrenza questo sistema potrebbe crollare.

Fonte articolo: http://www.casaeterritorio.ilsole24ore.com/art/edilizia-privata/2015-02-23/magazzini-sotto-100mila-euro-130054.php?uuid=AbpeaVHL

Nuovo catasto costruito su più dati. Riforma a invarianza di gettito in ogni Comune - Al via le commissioni censuarie

Un catasto più conforme alla delega fiscale, con invarianza di gettito a livello comunale e una base dati più ampia. È quanto emerso ieri al termine degli incontri che il vice ministro Luigi Casero, che segue la vicenda della riforma del catasto (il cui tracciato è indicato all’articolo 4 della legge 23/2014), ha avuto con i membri della mini bicamerale che deve vagliare i contenuti dei decreti legislativi prima che inizino l’iter ufficiale Governo-Parlamento.
Alla bicamerale (Casero ha incontrato separatamente i membri di Camera e Senato, a causa dell’incalzare dei lavori parlamentari) è stato presentato un sunto dei contenuti del decreto legislativo, che solo venerdì vedrà la luce al Consiglio dei ministri. A quanto risulta al Sole 24 Ore, rispetto alle versioni che circolavano sino a pochi giorni fa, salvo l’impianto generale basato sulle funzioni statistiche, sarebbero state recepite due importanti modifiche, proposte da Confedilizia e sostenute anche dal presidente della commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone.

La prima riguarda la base di dati a disposizione: mentre all’inizio si parlava di lavorare solo sulle compravendite rogitate nel triennio 2012-2014, con la conseguenza che le zone in cui elaborare gli immobili campione avrebbero dovuto essere molto larghe a causa della scarsità di acquisti nei singoli Comuni, ora si dovrebbero considerare quanto meno anche le vendite giudiziarie. Una scelta che avrà parecchie conseguenze: non solo, infatti, le zone almeno in alcuni casi, potrebbero restare di dimensioni umane, ma i valori medi da cui partire sarebbero sensibilmente più bassi, dato che il peso delle case vendute all’incanto influirebbe sulla media generale per categoria: in media alle vendite giudiziarie si realizza dalla metà a un terzo del valore di mercato. La seconda è sull’invarianza di gettito: nelle versioni di dicembre del decreto si accennava solo a un’invarianza a livello nazionale, e sui Comuni si accettava l’idea di sacrificare l’invarianza per evitare che dove lo scarto tra vecchi e nuovi valori fosse troppo elevato, complice il passaggio da vani ai metri quadrati, si creassero nuove sperequazioni. Con la rassicurazione che è stata data su un’inversione di rotta che riporterebbe al centro i singoli Comuni occorrerà poi vedere come risolvere questo problema. Va sottolineato che il dettato della delega è nel senso di un’invarianza strettamente comunale, come sottolinea Capezzone, che con Mauro Marino presiede la mini bicamerale: «Ma vedremo i testi definitivi», aggiunge Capezzone. Per Marino la scelta è positiva, «anche se rimane la sperequazione territoriale. Ma soprattutto si è ripreso si è ripreso uno spirito di collaborazione tra Governo e Parlamento».
La grande attenzione del mondo professionale sulla riforma è attestata anche dall’iniziativa, annunciata ieri, di Agefis (geometri fiscalisti) e Ifel: costituire un osservatorio per il monitoraggio dell’impatto che la revisione del Catasto avrà nell’ambito della normativa tributaria locale.
Sul fronte dell’unico decreto già approvato per la riforma del Catasto, quello sulle commissioni censuarie, che hanno una funzione chiave perché devono validare le funzioni statistiche catastali indispensabili per attribuire i nuovi valori, l’agenzia delle Entrate ha diffuso ieri la circolare 3/E che ricorda le procedure di attivazione e sollecita i direttori regionali per i necessari adempimenti.
Mentre nella prima parte vengono riassunte le competenze delle commissioni censuarie, in parte dettate dal nuovo Dlgs in aggiunta a quelle già definite dal titolo III del Dpr 650/73 (modificato dal Dpr 138/98), nella seconda si riprendono le fila dell’iter procedurale per la formazione.
Il primo passo deve essere fatto proprio dai direttori regionali dell’Agenzia, che devono richiedere tramite Pec ai dipendenti uffici provinciali dell’ex Territorio, ai prefetti, all’Anci e alle Province autonome di Trento e Bolzano di designare i candidati a occupare le poltrone nelle commissioni locali. Richiesta che andrà indirizzata per conoscenza anche al presidente del Tribunale competente. Gli uffici provinciali del Territorio dovranno, entro 60 giorni, inviare al presidente del Tribunale l’elenco dei nomi proposti in numero almeno doppio rispetto alle necessità. Tra questi il presidente del Tribunale farà la sua scelta nei 30 giorni successivi. In mancanza di designazioni, provvederà attingendo dall’albo dei consulenti tecnici d’ufficio del Tribunale. A questo punto il presidente del Tribunale invierà i nomi scelti al direttore regionale delle Entrate, cui spetta l’ultimo atto della procedura con un «decreto di nomina». Per la commissione censuaria centrale l’iter è identico ma parte dall’Agenzia a livello centrale.

Fonte articolo: http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&issue=20150219&edizione=SOLE&startpage=1&displaypages=2

La dismissione dell'impianto centralizzato va fatta all'unanimità

Deliberare di dismettere l'impianto centralizzato di riscaldamento senza il consenso unanime dei partecipanti al condominio può costare caro al condominio.
Quest'ultimo, infatti, può essere citato in giudizio dal condomino dissenziente per ottenere il risarcimento dei danni subiti a seguito di tale soppressione (procedimento giudiziario da parte dei conduttori perché non potevano fruire del servizio di riscaldamento, a seguito della dismissione dello stesso, e di cui ne rivendicavano il diritto previsto nel contratto per l'intero periodo della locazione).
Nella fattispecie la Corte di Cassazione (sent. n. 862/2015), preso atto della nullità della delibera di dismissione dichiarata dalla Corte di Appello, rinviava nuovamente alla corte di merito in diversa composizione, affinché valutasse la richiesta di risarcimento del danno cagionato, al condomino attore, dall'illegittimo comportamento dei condomini che lo avevano privato dell'impianto.

Pur essendo la fattispecie riconducibile a due delibere, una del 1987 (ante L. 10/1991, quando i condomini decisero di non eseguire il lavori di sostituzione della caldaia perché troppo onerosi) e l'altra del 1992 (post 10/91, nella quale gli stessi rinunciavano ad ogni ipotesi di ripristino dell'impianto senza che nessun progetto era stato presentato ex art. 28 della legge 10/91), volendola analizzare alla luce della normativa attuale, si potrebbe dire che, in linea di principio, non è più possibile la trasformazione degli impianti centralizzati in impianti unifamiliari a gas senza il consenso unanime, proprio come richiesto prima dell'entrata in vigore della legge 10/91 (Trib. di Roma n.19966/2010).
Ed invero, l'art. 26, comma 2 della legge 10/1991 nota come "Legge sul risparmio energetico" disponeva che "per gli interventi in parti comuni di edifici volti al contenimento del consumo energetico……, compresi quelli di cui all'art. 8" (trasformazione di impianti centralizzati di riscaldamento in impianti unifamiliari a gas….), sono valide le relative decisioni "prese a maggioranza delle quote millesimali ".
Solo successivamente, a seguito di numerose modifiche subite dall'art. 26 cit. - non prive di disquisizioni interpretative dottrinarie – scomparve il richiamo all'art. 8 ( D. Lgs n. 311/2006) per cui, conseguentemente, l'intervento finalizzato alla trasformazione degli impianti centralizzati di riscaldamento in impianti unifamiliari a gas necessitava del consenso unanime dei partecipanti al condominio.

Tuttavia, le possibilità di poter eseguire oggi tale trasformazione sono molto scarse perché il DPR n. 59/2009 ha disposto che in tutti gli edifici già esistenti con un numero di unità abitative superiore a 4 (o con una particolare potenza nominale del generatore di calore) è preferibile il mantenimento di impianti termici centralizzati laddove esistenti e, in caso di ristrutturazione o di installazione dell'impianto termico, è obbligatorio, ove tecnicamente possibile, l'adozione dei sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del calore ( salvo impedimenti tecnici da evidenziarsi nella relazione tecnica) da deliberarsi ex art. 1120 comma 2 c.c.; l'adozione di tali sistemi è divenuta obbligatoria, poi, negli edifici di nuova costruzione la cui concessione edilizia sia stata rilasciata dopo il 2006 (Dlgs 311/2006) e lo sarà per tutti gli edifici con riscaldamento centralizzato entro il 31 dicembre 2016 (D. Lgs. n. 102/2014). L'adeguamento è obbligatorio per tutti i condomini, per cui il rischio che il conduttore rimanga privo di riscaldamento, sembrerebbe scongiurato.

Fonte articolo: http://www.casaeterritorio.ilsole24ore.com/art/condominio/2015-02-16/dismissione-impianto-centralizzato-fatta-193832.php?uuid=AbPJwgDL

Gli operatori iniziano a credere in una ripresa del mattone

Sarà finalmente il 2015 l’anno in cui il settore immobiliare italiano uscirà dalla crisi? Tutti se lo augurano e molti iniziano a crederci, complice l’arrivo degli investitori internazionali, la debolezza dell’euro e occasioni sul mercato. Una ulteriore speranza arriva oggi dalle rilevazioni dell’indice Fiups, che rappresenta graficamente il sentiment degli operatori, e che passa da 18 (nella prima rilevazione del 2011) a 19,5 nel quarto quadrimestre 2014. Il valore si era attestato a 17,98 nel secondo quadrimestre 2014.

L’indice elaborato dall`Università degli Studi di Parma in collaborazione con Sorgente Group Spa e Federimmobiliare sottolinea come stiano aumentando gli investimenti sul mattone, in particolare quelli degli investitori istituzionali, come si accorcino i tempi di vendita degli immobili e le banche stiano riaprendo le linee di credito. Su quest’ultimo punto qualche esperto però non è concorde.

Secondo l’osservatorio in questione, gli operatori del settore immobiliare scommettono sull'uscita del Paese dalla crisi quest'anno e sulla ripresa dell'attività del comparto. «Incidono molto - sottolinea la ricerca - le aspettative del panel degli operatori e dei professionisti, secondo i quali la propria attività migliorerà nei prossimi mesi: lo sostiene il 50,7% degli intervistati contro il 36,7 dello scorso quadrimestre. Solo il 7% pensa invece ad un ridimensionamento, contro il 21,11% dell`anno scorso. Interessante il dato di chi pensa di assumere nuovo personale (32,79%) contro lo scarso 4,92% degli operatori che intende invece effettuare licenziamenti».

Sulla scia di Expo 2015, le interviste evidenziano come si stimi una crescita dei prezzi o almeno una stabilità, superando la caduta degli anni precedenti, soprattutto per alberghi e negozi. Rilevante è la stima di una riduzione dei tempi di compravendita.

Nel panorama italiano è l’area del Nord Est a brillare per attrattività, sia nel residenziale che nell'industriale e alberghiero, al Sud solo Roma desta l'interesse per le residenze secondo il 47% degli intervistati. Va leggermente meglio il Sud per il 17,65% degli operatori, che considerano redditizio soprattutto il settore degli hotel. Cambia poco nei principali mercati immobiliari italiani rispetto agli anni scorsi: Roma è al primo posto per le opportunità di business nel residenziale, nel commerciale e nell'alberghiero, mentre Milano vince su uffici e nel settore industriale. Tra le novità Bologna che conquista posizioni per le offerte immobiliari sugli uffici e sui negozi, e compare anche Padova, new entry nella classifica.
Tra le località di vacanza, Portofino è ai primi posti per il residenziale mentre Capri ha una vocazione piuttosto commerciale.

Fonte articolo: http://www.casaeterritorio.ilsole24ore.com/art/real-estate/2015-02-18/operatori-iniziano-credere-ripresa-155529.php?uuid=Abb90vEL 

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