Logo
Stampa questa pagina

Mutui verdi presto in Italia: cosa sono?

Presto, entro un anno nella migliore delle ipotesi, potrebbe esplodere il settore dei "mutui verdi", finalizzati ad aumentare la classe energetica degli immobili, sia nel caso di una ristrutturazione sia nella combinazione acquisto più ristrutturazione.


Si tratterebbe di finanziamenti con tassi e meccanismi di favore, un loan to value – la quota di valore dell’immobile finanziata –superiore alla media, convenienti per il cliente ma anche per le banche, a livello di gestione del rischio e di reperimento di capitale. 

 

È un terreno su cui stanno lavorando con forza gli istituti di credito in sede europea, di cui si è discusso nel recente incontro "Financing energy renovation of buildings" organizzato dalla Commissione Ue, in collaborazione con il ministero dello Sviluppo Economico, l’Enea, l’Abi e l’Un Environmental Finance Initiative.


"Finanziare il settore green è indispensabile oggi, sia per le spinte di mercato sia per gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni definiti con l’Agenda europea 2030", ha spiegato Romano Stasi, segretario generale di AbiLab, centro di ricerca e innovazione dell’Abi. Basti pensare che il 40% del consumo di energia, nel continente, è dovuto agli edifici e si stima che si potrebbero investire anche 100 miliardi l’anno per rinnovare quelli più vetusti e portarli all'efficienza. "Per sbloccare il mercato, però, è necessario formulare un sistema di valutazione di questo particolare tipo di credito, standard e condiviso dal sistema", aggiunge Stasi.


In effetti, l’offerta è, almeno in parte, già presente anche in Italia (vedi paragrafo in basso). Ma gli istituti corrono un po’ in ordine sparso: in alcuni casi si tratta di prestiti, quindi senza ipoteca, altre volte sono limitati all’installazione di pannelli fotovoltaici, oppure sono mutui per ristrutturazione generici. Ma tutti sono offerti a tassi di mercato e, soprattutto, le pratiche di istruttoria non seguono standard appositi per questo, perché misurare l’impatto diretto dell’efficienza energetica sul rischio-credito non è semplice. In altre parole, dimostrare con un modello standard come l’aumentare della classe energetica abbassi automaticamente il rischio per la banca ed elevi il valore patrimoniale dell’immobile.


Un primo tentativo del genere lo ha prodotto Crif. "Abbiamo analizzato 17mila casi passati di finanziamenti ipotecari. Ne è emerso che le valutazioni dei periti mediamente sottostimavano gli immobili in classe A e B anche del 10-12% rispetto al loro valore di mercato reale, mentre quelli nelle classe G ed F erano addirittura sovrastimati. Segno che la componente energetica incide, ma nelle pratiche di mutuo si fatica a darle il peso corretto" – ha spiegato Silvia Cappelli, direttore di Crif –.


"Anche rispetto alla classificazione del cliente, c’è una correlazione proporzionale tra classe dell’immobile e rating creditizio, che aumentano di pari passo, e lo stesso si verifica andando a guardare lo stato di salute dei mutui in corso: più la classe energetica è bassa e più sale l’incidenza del bad rate, con cui in gergo si registrano i casi di tre o più rate non pagate nel corso di un anno. Mentre i clienti il cui mutuo riguarda una classe A o B sono poco problematici. C'è una differenza addirittura del 108% tra la punta migliore e la peggiore".


Insomma, se la componente energetica riuscisse a entrare nei sistemi standard di valutazione del credito si potrebbero offrire mutui "verdi" con particolari condizioni: tasso più basso, Ltv aumentato o anche un tasso variabile che scende progressivamente, man mano che avanzano i lavori di efficientamento. E non solo.


"In futuro immaginiamo sportelli bancari in cui sia abituale avere un consulente energetico che consigli il cliente sui lavori da operare, nel momento stesso in cui valuta il mutuo – ha detto Luciano Chiarelli, direttore Mercati e investimenti bancari di Unicredit e membro di EeMAP (Energy efficient mortgages action plan), un’iniziativa europea cui partecipano diversi attori del mercato, tra cui le banche aderenti alla European Mortgage Federation, che spingono per la creazione di questo mercato.


Perché? L’aumento del valore patrimoniale degli immobili ipotecati è in realtà un aspetto secondario. Quel che interessa gli istituti è la bontà del loro stesso rating e l’appetibilità delle emissioni. Infatti, dal punto di vista finanziario, gran parte dei mutui in essere vengono "impacchettati" e messi sul mercato sotto forma di covered bond. E i titoli con mutui verdi come sottostante sarebbero più appetibili per i grandi investitori, se la loro bassa rischiosità fosse in qualche modo certificata. "La domanda potenziale è robusta", ha detto Chiarelli. L’EeMap, insieme a Università Ca’ Foscari, E.On e Rics ha appena pubblicato un libro bianco sul tema ed entro l’estate 2018 emanerà delle linee guida da sottoporre al vaglio del mercato. 


l’offerta attuale in italia
 
Più prestiti che mutui verdi.
Tanti prestiti, ma nessun mutuo veramente “green”. È questo lo scenario a oggi delle offerte di finanziamento presenti sul mercato italiano per i privati che desiderano migliorare l’efficienza energetica della propria casa. Sfogliando alcuni dei fogli informativi disponibili non abbiamo trovato mutui che facciano esplicitamente riferimento alla classe energetica. Tra i pochi esempi c’è il mutuo Natura di Mps, che specifica qualcosa in più a livello di finalità dell’erogazione: "per riqualificazione e ristrutturazione di immobile ad uso residenziale o per acquistare un’abitazione costruita secondo tecniche di bioarchitettura". Eroga fino al 60% del valore in caso di ristrutturazione e l’80% per acquisto, mentre il Taeg, su 100mila euro di importo, varia dal 3,28% a 3,59% con il tasso fisso e dal 4,10 al 5,31% con il variabile (interessi in linea con i mutui del gruppo).
Oppure c’è Banca Etica che propone il mutuo “Energia efficiente” a tasso variabile, ma è un mutuo riservato a imprese ed è di tipo chirografario, non ipotecario.

Per il resto, i mutui riguardano genericamente il caso della ristrutturazione.
La scelta, invece, si amplia a livello di prestiti personali, alcuni dei quali finanziano diversi tipi di intervento, altri invece si riferiscono soltanto al fotovoltaico. Sono della partita Cariparma-Credit Agricole (Energicamente gran prestito), Unicredit con CreditExpress risparmio energetico (tasso fisso al 6,5%, fino a 75mila euro se il cliente si impegna a utilizzare il finanziamento per lavori di riqualificazione energetica che rientrino nelle agevolazioni fiscali); Findomestic con il prestito per impianti solari e fotovoltaici; Ubi banca (prestito Forza sole, fisso all’8,50% o variabile Euribor 3 mesi più 5% di spread).

Il più generoso è il prestito Green Famiglie di Bnl-Bnp Paribas, con tasso fisso al 6,99%, che eroga fino a 100mila euro di interventi. Tra le altre possibilità per i privati ci sono finanziamenti erogati in virtù di convenzioni con gli enti locali. In Valle d’Aosta fino al 15 dicembre si possono richiedere mutui dedicati al miglioramento energetico al tasso fisso dell'1%. Il Comune di Parma, invece, ha stretto un accordo con Credit Agricole in cui vengono finanziati interventi a un tasso agevolato (Euribor 3 mesi +2,9%), con un plafond già definito di 20 milioni fino a tutto il 2020, previa verifica del progetto da parte dell'Agenzia territoriale energia e sostenibilità).


Fonte articolo: IlSole24ore.com, vetrina web



ICONACASA SPA Franchising Immobiliare © 2019 All Rights Reserved. P.IVA 03332911209