Piano di prevenzione terremoti: dal fascicolo di fabbricato alla certificazione sismica obbligatoria

Fascicolo di fabbricato a contenuto variabile, certificazione sismica obbligatoria, inserimento dei dati sul livello di sicurezza degli edifici nelle banche dati del Catasto e tecnici protagonisti nella definizione delle priorità di intervento.


Sono i contenuti principali del Piano di prevenzione del rischio sismico presentato al Governo dalla Rete delle Professioni tecniche (RPT) durante il giro di consultazioni che si è svolto a Palazzo Chigi.

 

Il piano prevede una serie di obiettivi di breve e medio periodo. Innanzitutto una norma. RPT pensa ad un decreto legge e a successivi decreti legislativi, da adottare entro 180 giorni dall’entrata in vigore del DL, per regolare le attività di monitoraggio, il fascicolo di fabbricato e il percorso verso la certificazione sismica obbligatoria.

Monitoraggio della pericolosità sismica

RPT propone di utilizzare una scheda sintetica specializzata per tipologia edilizia (edifici in muratura, edifici in calcestruzzo armato, edifici industriali, ecc.) che si basi sullo sviluppo della conoscenza (conoscenza visiva, conoscenza documentale, lettura delle caratteristiche della costruzione, valutazione delle condizioni geologiche e degli aspetti strutturali e geotecnici). Per supportare questa attività RPT immagina dei quaderni che possano fornire una guida per i tecnici.


Il monitoraggio dovrebbe dare priorità agli edifici pubblici (uffici, scuole, ospedali, infrastrutture), ed ai beni vincolati e di interesse storico artistico, partendo dalle zone a maggiore rischio sismico. La definizione delle priorità dovrebbe essere curata dai tecnici, che secondo RPT agirebbero secondo unprincipio di sussidiarietà rispetto alla Pubblica Amministrazione.
Nelle attività di monitoraggio è inoltre previsto il completamento della carta geologica d’Italia e la microzonazione sismica dei territori, fondamentale per definire gli effetti di sito dei luoghi.

Fascicolo di fabbricato

L’attività di monitoraggio pensata da RPT deve portare all’elaborazione, per ciascun edificio pubblico e privato, di un Fascicolo del fabbricato entro 24 mesi dalla emanazione di uno specifico decreto legislativo attuativo. Partendo dal livello e dagli elementi di vulnerabilità rilevati, il fascicolo di fabbricato dovrebbe consentire di definire con esattezza le modalità di risanamento necessarie per mitigare il rischio. Il grado di vulnerabilità sismica e le informazioni provenienti dal fascicolo del fabbricato potranno essere poi essere riportate nei dati catastali dei fabbricati, presso l’Agenzia del Territorio.


Secondo RPT, il fascicolo di fabbricato non deve essere un modello predeterminato. Si darebbe così ai tecnici incaricati la possibilità di implementare il documento tenendo conto delle singole situazioni affrontate. A livello normativo, più che uno schema dovrebbero quindi essere redatte delle linee guida. Al di là dei possibili adattamenti, ci sono degli elementi considerati imprescindibili: caratteristiche del suolo e sottosuolo; pericolosità geologiche, strutturali e geotecniche; rispondenza degli impianti con particolare riferimento al rischio incendio ed esplosione; caratteristiche ambientali ed infrastrutturali presenti nell’area che possano comportare aggravio di rischio; tipologie delle strutture di fondazione; tipologie delle strutture di elevazione;  presenza di lesioni o di modifiche alle originarie forature, ampliamenti non opportunamente “legati” con la struttura originaria; giudizio del livello di degrado;  valutazione sui materiali impiegati nella costruzione.

Certificazione sismica obbligatoria

Nel percorso tracciato da RPT, la redazione del fascicolo di fabbricato è propedeutica alla certificazione sismica obbligatoria, che in un primo momento dovrebbe essere applicata alle nuove costruzioni, alle compravendite immobiliari e alle locazioni. Successivamente (RPT ritiene entro 48 mesi dall’emanazione di un altro decreto ad-hoc) la certificazione sismica obbligatoria dovrebbe essere estesa a tutti gli immobili pubblici e privati, partendo dalle zone con priorità sismica 1.


Incentivi e controlli

Queste attività, sostiene RPT, dovrebbero progressivamente diventare obbligatorie, prevedendo controlli a campione per verificare il rispetto delle misure. RPT ipotizza un periodo massimo di 10 anni entro i quali gli immobili localizzati nelle zone soggette a rischio più elevato dovranno essere messi in sicurezza, un periodo di 15 anni per le zone a medio rischio, un periodo di 20 anni per le zone a basso rischio e così via.


A fare da contrappeso agli obblighi dovrebbero esserci, si legge nel documento, degli incentivi dello Stato. Ad esempio contributi pari almeno al 60% della spesa complessiva sostenuta, incentivi e sgravi fiscali così come previsto nel settore energetico.
 

Prevenzione più economica della ricostruzione

Nel piano di RPT non mancano le stime economiche. Occorre tenere presente, si legge nel documento, che attualmente lo Stato spende annualmente circa 3 miliardi di euro per opere di ricostruzione post-sisma. Se il piano di prevenzione fosse elaborato e poi messo in atto, gli esborsi attuali e futuri per le diverse ricostruzioni sarebbero destinate a ridursi progressivamente.


L’intero percorso di messa in sicurezza degli edifici potrebbe avere un orizzonte temporale di circa 20 o 30 anni, per un costo stimato non inferiore a 100 miliardi di euro.

Fonti articolo: Edilportale.com



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