Le migliori soluzioni per avere una casa antisismica

Mettere in sicurezza le case dal rischio sismico è possibile.


Salvando non solo le vite umane, ma anche evitando gravi danneggiamenti alle strutture. 

 

Con interventi relativamente poco invasivi, soprattutto se si ha già intenzione di eseguire una ristrutturazione: dall’inserimento di catene per migliorare il collegamento fra pareti, tetti e coperture al rinforzo delle fondamenta, anche con pali di consolidamento, che aiutino l’appoggio del fabbricato; dalla stabilizzazione della muratura con iniezioni di miscele specifiche all’applicazione di fibre innovative per consolidare le volte.


O  con opere molto profonde, eseguite a fronte di ristrutturazioni complete e – in particolare nel caso di edifici in cemento armato – che prevedono ad esempio l’inserimento di molle o di gomme a livello delle fondamenta,così da creare un cuscinetto che attenua l’impatto dell’onda d’urto del sisma.

Storia dell’edificio e diagnosi 

Il primo passo per valutare quando occorre intervenire è ricostruire la storia dell’edificio: mettendo a confronto l’anno di costruzione con il territorio in cui è ubicato, è possibile capire se vigevano norme vincolanti in materia antisismica. Allo stesso modo, la presenza di tetti cosiddetti “spingenti” (cioè che scaricano il peso sui muri portanti) o di forme architettoniche irregolari – caratterizzate magari da restringimenti nelle parti superiori dell’edificio o con aperture interne o esterne eseguite in epoche successive alla realizzazione o in modo disordinato – può essere sintomo di fragilità da verificare.


"Quando in un muro appare un’apertura, dopo un terremoto o dove non era mai esistita prima, è bene non sottovalutarla – spiega Adalgisa Donatelli, ricercatore in restauro dell’architettura presso l’Università Sapienza di Roma –. Tanto più se si tratta di un fabbricato storico, che alle spalle ha una storia complessa e che, nel corso della sua esistenza, ha subito rimaneggiamenti e modifiche, ritenute necessarie per ragioni funzionali, ma che magari si sono rivelate incongrue alle sue caratteristiche strutturali e possono aver finito per svincolare elementi in origine agganciati".


Scegliere bene a chi affidarsi è fondamentale: la figura di riferimento è, in genere, un ingegnere strutturista, con esperienza nella progettazione antisismica affiancato da un esperto in restauro architettonico, se la casa è d’epoca. "Il paragone più immediato è quello medico – nota Paolo Morandi, ingegnere membro del gruppo di ricerca del professor Guido Magenes, ordinario di tecnica delle costruzioni all’Università di Pavia –. Nessuno si rivolgerebbe a un ortopedico se teme di avere un problema di cuore".
A seconda dell’età della casa così come del materiale con cui è realizzata può cambiare il tipo di opere da eseguire. Se le case in legno richiedono attenzione soprattutto nel dimensionamento e nelle fondamenta, per il cemento la verifica della qualità del calcestruzzo è imprescindibile.


Gli interventi strutturali 

Individuato il problema, le soluzioni ci sono. A seconda dei casi, gli interventi possono essere più o meno invasivi (e costosi): un conto è un miglioramento sismico, altro un adeguamento profondo, che porta le performance di un fabbricato esistente al pari di quello di una struttura nuova e che può incidere anche fra il 35 o 50% sui costi dell’intervento. Consultando i capitolati predisposti per la ricostruzione dell’Aquila, per il miglioramento invece si va da poche centinaia di euro al mq per l’inserimento di vincoli e collegamenti a cifre che superano il migliaio di euro nel caso di rinforzi e rifacimenti di muri e pareti. Per un condominio, si tratta di lavori che impattano così come cambiare un tetto o rifare una facciata.


"Uno degli interventi più diffusi ed efficaci – prosegue Donatelli – è inserire connessioni per vincolare bene tutti gli elementi costruttivi, in corrispondenza di solai e coperture, di muri portanti e tramezzi. La casa, a fronte di una scossa, deve comportarsi il più possibile come una scatola ben assemblata". I collegamenti ovviamente funzionano se i muri si presentano in buono stato di coesione e se solai e coperture sono ben realizzate, con un peso adeguato ai carichi.


Alcune scelte possono poi incidere in modo positivo, come applicare coperture di legno, materiale leggero e utilizzato nella tradizione. "Si possono poi migliorare le proprietà meccaniche della muratura - prosegue Morandi –. I sistemi sono tanti, come l’inserimento di intonaci armati (non necessariamente armature metalliche, ma anche in fibra di materiale composito) o la stilatura dei giunti di malta, riempiti con altre malte cementizie o a base di calce, per aumentarne la resistenza".
Altre volte, per collegare gli strati di cui può essere composta una parete in muratura, è possibile introdurre barre in acciaio o in fibra. Fondamentale è la compatibilità, cioè che il materiale scelto si sposi bene con quello d’origine.


Tecnologie all’avanguardia 

A far scuola, nel mondo, è il Giappone. Un Paese dove il rischio sismico ha imposto, da tempo, lo sviluppo di tecnologie all’avanguardia. "Al punto – spiega Lorena Alessio, ricercatrice del Politecnico di Torino e docente alla Hosei University – che non è infrequente vedere costruzioni in legno, in genere di alto valore architettonico, che vengono spostate per permettere il consolidamento delle fondamenta, anche con l’inserimento di molle o di supporti di gomma, e poi ricollocate nella posizione originaria".


Anche in Italia, la ricerca comunque avanza. Con proposte innovative. L’ultima è quella che arriva dal da un gruppo di ricerca del dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e dei materiali dell’Università di Bologna, in collaborazione con ricercatori del California Institute of Technology e del Politecnico di Zurigo. Il team ha studiato una “metabarriera” sotterranea, costituita da materiali in grado di assorbire le vibrazioni. La struttura, posizionata nel terreno antistante a un’abitazione o un’infrastruttura, in caso di terremoto riesce ad attrarre, ridirezionare e assorbire l’energia delle onde sismiche di superficie: frequenze che possono, al contrario, distruggere un fabbricato.


Un team di ricerca dell’Università di Pavia, insieme all’Andil e all’impresa Ruredil, ha invece ottenuto da poco il brevetto europeo per una soluzione che si inserisce nel più ampio progetto europeo Insysme e che punta alla messa in sicurezza delle murature non strutturali della casa, come le tamponature o i tramezzi. In pratica, vengono inseriti fra i pannelli del muro giunti di scorrimento in materiale polimerico: inserzioni che servono a smorzare l’azione sismica della tamponatura. Inoltre, è previsto l’inserimento di una speciale malta deformabile fra i telai di cemento armato portanti e i pannelli della muratura che aumenta in caso di scossa la dissipazione dell’energia.


Fonte articolo: Ilsole24ore.com

Terremoto e sicurezza: serve piano antisismico nazionale

La frequenza del terremoto che si ripete nel Centro Italia, facendosi sentire sempre di più anche nella Capitale, impone alle istituzioni un ripensamento generale del rapporto con il territorio”, dichiara il Presidente della Confederazione sindacale delle professioni tecniche, Calogero Lo Castro.


“La priorità deve essere data alle infrastrutture delle zone maggiormente colpite, ma da subito bisogna mettere mano ad un piano di intervento nazionale per la manutenzione edile, pubblica e privata. Vanno ricostruiti interi centri, ma più in generale – sottolinea il presidente di Confedertecnica - va messa in sicurezza una parte enorme del Paese, Roma inclusa”.

“L’Italia deve ripensare alla propria edilizia in chiave antisismica, perché è evidente a tutti che lo spostamento delle faglie non è un fatto isolato, ma un fenomeno purtroppo destinato a durare a lungo”. “Confedertecnica c’è ed è pronta a fare la sua parte”, conclude Lo Castro.


Per la geologa abruzzese, Tania Campea, Guida Ambientale Escursionistica dell’AIGAE "In Italia ben 24 milioni di persone vivono in aree potenzialmente ad elevato rischio sismico e le scuole e gli ospedali sono “fortemente esposti”, anche perché il patrimonio edilizio scolastico è decisamente vetusto, con un 60% costruito prima delle norme sismiche, che porta a quasi 29.000 le scuole a rischio.
Sarebbe necessario rimettere al centro del discorso pubblico l’attivazione del “Fascicolo del Fabbricato”, spiega la geologa, che aggiunge: “I geologi devono essere coinvolti anche nelle scuole per la divulgazione della prevenzione. L’unica possibilità che abbiamo è la prevenzione”.


Ricordiamo che da quest'anno è possibile usufruire del Sisma Bonus fino al 2021 per le zone a rischio (1, 2 e 3).


Fonti articolo: Casaeclima.comGreenews.info

Il Ministero decreta il credito d'imposta per la videorveglianza

Il credito di imposta per gli impianti di videosorveglianza andrà prenotato a inizio 2017 e poi inserito nelle dichiarazioni dei redditi dell'anno appena iniziato.


È la novità più importante del decreto del ministero dell'Economia, datato 6 dicembre 2016, che con circa nove mesi di ritardo dà finalmente attuazione a una norma inserita nell'ultima legge di Stabilità, molto attesa da imprese artigiane e condomini. 


Anche se, per completare il quadro del bonus, manca ancora un provvedimento dell'Agenzia delle Entrate, che fisserà il livello di sconto fiscale che sarà possibile richiedere.

 

Il decreto prende le mosse dal comma 982 dell'articolo unico della legge di Stabilità 2016 (legge n. 208 del 2015). Con quella norma veniva introdotto un nuovo bonus per gli impianti di videosorveglianza. In particolare, si leggeva nella manovra, "per le spese sostenute da persone fisiche non nell'esercizio di attività di lavoro autonomo o di impresa ai fini dell'installazione di sistemi di videosorveglianza digitale, nonché per quelle connesse ai contratti stipulati con istituti di vigilanza, dirette alla prevenzione di attività criminali, è riconosciuto un credito d'imposta ai fini dell'imposta sul reddito, nel limite massimo complessivo di 15 milioni di euro per l'anno 2016".


L'implementazione pratica di questo bonus veniva affidata a un decreto del Ministero dell'Economia, da approvare entro tre mesi, per fissare i criteri e le procedure per l'accesso al bonus e per il suo recupero in caso di utilizzo illegittimo. Con circa nove mesi di ritardo il decreto, datato 6 dicembre 2016, è stato finalmente pubblicato.


L'agevolazione sarà ammessa con un limite fondamentale. Spetterà, infatti, "a condizione che le spese siano sostenute in relazione a immobili non utilizzati nell'esercizio dell'attività d'impresa o di lavoro autonomo". Per le spese sostenute per immobili adibiti in parte ad attività di lavoro autonomo, il credito di imposta sarà ridotto nella misura del 50 per cento.


La richiesta andrà effettuata secondo i criteri fissati dall'Agenzia delle Entrate e dovrà, comunque, indicare l'importo delle spese agevolabili. L'amministrazione fiscale dovrà definire il livello massimo di credito di imposta spettante a ciascun soggetto. Il termine massimo per licenziare questo ulteriore provvedimento è il 31 marzo del 2017. «Il credito d'imposta di cui al presente decreto – spiega il Mef - non è cumulabile con altre agevolazioni di natura fiscale aventi ad oggetto le medesime spese».


All'orizzonte, comunque, c'è un meccanismo dai tempi piuttosto lunghi. Il credito d'imposta, infatti, andrà indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d'imposta 2016. Quindi, per completare tutti gli adempimenti ci sarà tempo fino alle dichiarazioni dei redditi del 2017. Quindi il bonus andrà prenotato a inizio 2017 e poi inserito nelle dichiarazioni dei redditi dell'anno appena iniziato. 


L'Agenzia delle Entrate avrà, poi, il potere di effettuare verifiche. Nel caso in cui accerti che una parte dello sconto non è dovuto, potrà ordinare il recupero delle somme indebitamente scontate.


Fonte articolo: IlSole24Ore, vetrina web

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