Il mattone europeo cresce più del Pil




Un mattone che surclassa la crescita economica.
È quanto emerge dal consueto Outlook sul mercato immobiliare europeo di Scenari Immobiliari, presentato oggi. 


I mercati immobiliari stanno crescendo, infatti, a un ritmo superiore al Pil, in tutta Europa: mentre la crescita economica nei 28 Paesi dell’Unione dovrebbe essere dell'1,6% nel 2015, il fatturato immobiliare sta crescendo del 4,5 per cento. E le previsioni per il 2016 sono di ulteriore aumento.


E anche in Italia il fatturato è in fase di ripresa, con una crescita prevista intorno al 3,7% nel 2015 (la previsione è di un fatturato di 112 miliardi di euro a fine anno), mentre il 2016 dovrebbe segnare un altro incremento sino al 5,4% (con un fatturato a quota 118 miliardi), non lontano dalla media dei cinque maggiori Paesi europei (6,2 per cento). Il fatturato immobiliare di Francia, Spagna, Germania, Italia e Inghilterra (Scozia e Galles sono esclusi) sarà a fine 2015 pari a 659 miliardi di euro.


Secondo l'Outlook 2016 di Scenari Immobiliari, “la crisi immobiliare pare definitivamente terminata. Si apre un mercato con quotazioni stabili e una forte domanda di innovazione e qualità di prodotti”. Un punto, questo, dolente per l’Italia, dove la massa di liquidità in arrivo dall’estero fatica proprio a trovare prodotto nuovo di qualità a causa della crisi immobiliare che negli ultimi anni ha fermato i cantieri. 

Intanto il mercato residenziale italiano ha smesso di ridursi e per il prossimo anno si prevedono circa 500mila case scambiate, grazie alla maggiore facilità di accesso ai mutui e all'attesa ripresa dell’economia e dell’occupazione.


“Nello scorso decennio – ha detto Mario Breglia, presidente dell'Istituto di studi e ricerche – i lavoratori stranieri hanno comprato oltre un milione di case in Italia. Una corretta politica dell’accoglienza e del lavoro può aiutare l’inserimento sociale e questo rimette in moto anche il sistema immobiliare”. 


La ripresa economica globale è comunque discontinua. Il Fondo monetario e la Bce hanno abbassato le previsioni di crescita per il 2015 e 2016 a causa delle condizioni critiche di Brasile e Russia e per le turbolenze create dalla Cina. Lo scoppio della bolla finanziaria cinese sta comportando una brusca frenata della crescita economica globale. 


L’incertezza dello scenario economico globale dovrebbe avere comunque un impatto limitato sui mercati immobiliari, la cui ripresa ha preso forza nella maggior parte delle aree geografiche. “Il forte aumento della liquidità, accompagnato dai bassi tassi di interesse e dalla presenza di un ampio numero di opportunità di investimento a prezzi ribassati rispetto al passato, hanno garantito un'inversione di tendenza in molti mercati, con un'evoluzione positiva dei principali parametri. I segnali di ripresa dovrebbero rafforzarsi negli ultimi mesi del 2015 e, in misura ancora più decisa, nel 2016.


Anche se permane sempre "un'alea di incertezza data dal contesto politico-economico” recita il report. Nell'area euro il fatturato immobiliare ha chiuso il 2014 con un incremento inferiore all'1%, in linea con lo sviluppo economico, ma il ritmo di crescita è in aumento nel 2015, sostenuto dall'incremento degli scambi e delle quotazioni.


Fonti articolo: http://www.casa24.ilsole24ore.com/art/mondo-immobiliare/2015-09-09/il-mattone-europeo-surclassa-debole-crescita-pil-113402.php?uuid=ACUDkgu&refresh_ce=1

Gli investitori stranieri puntano sull'immobiliare italiano

Dopo la maxi-operazione del Qatar nel quartiere di Porta Nuova a Milano, con un investimento di circa 900 milioni per acquisire una quota dei nuovi grattacieli, i deal internazionali sul mattone italiano si sono succeduti arrivando a toccare quota 2,7 miliardi nei primi sei mesi del 2015. Tanto quanto, circa, investito in tutto il 2008, prima della crisi. 


I fondi di private equity americani, come Blackstone e Cerberus, hanno fatto incetta di immobili "in chiave opportunistica", sottolinea Daniela Percoco, research & development manager di Reag. Hanno rilevato asset vuoti, da riposizionare o valorizzare con un certo profilo di rischio, ma con la promessa di rendimenti elevati. 

Subito dopo sono arrivati anche gli investitori istituzionali e i REITs (come NorthStar Reality) in cerca di soluzioni più centrali e, magari, che offrono profitti sicuri. È il caso dei tedeschi Ivg e Ubs che puntano su uffici in classe A e immobili retail con tenant di lungo periodo. Infine c’è chi si è portato a casa interi pacchetti, ad esempio Prologis o Tristan Capital Partners, dimostrando interesse per la logistica. 


"Un numero crescente di investitori, che aveva abbandonato l’Italia dopo la crisi del 2009, sta tornando perché scommette sulla ripresa economica", afferma Raffaella Pinto, head of research and marketing di Cbre. Dietro questo risultato c’è un cocktail di ingredienti che hanno reso “appetibile” il mattone italiano: prezzi più competitivi, rendimenti maggiori, la svalutazione dell’euro, tassi d’interesse ai minimi storici e una maggiore liquidità, in circolazione grazie alle politiche espansive delle banche. Secondo Cbre, a parità di rendimento immobiliare sugli uffici tra il 2006 e il secondo trimestre 2015 (circa 4,75%), lo spread con il Btp decennale è passato da 103 punti a 245. "Oggi l’immobiliare - aggiunge Raffaella Pinto di Cbre - paga un premio maggiore".


A contribuire alla svolta sono state pure le scelte del legislatore per rendere il mercato più flessibile e competitivo: la “liberalizzazione” dei contratti di locazione per immobili commerciali con canoni superiori ai 250mila euro; la riforma delle SIIQ (in Spagna le Socimi nel 2014 hanno investito circa 3 miliardi); la riduzione a un anno del periodo per la deducibilità dei crediti svalutati dalle banche; e così via.
A fare la differenza, poi, oggi sono i numeri: a fronte di una scarsa attività degli investimenti domestici (scesa dal 70 al 30% rispetto al 2006), negli ultimi due anni sono cresciuti i capitali asiatici immessi sul mercato globale, spinti a diversificare i portafogli per evitare l’incertezza e il “rischio di bolle” nei loro Paesi. Ad esempio, in Italia si sono affacciati i cinesi con il loro primo investimento, completato a luglio da parte di Fosun, su un immobile iconico come Palazzo Broggi a Milano.


Il contesto europeo, infine, oggi favorisce il mattone italiano: rispetto alla Spagna, la ripresa è iniziata più tardi e il settore quindi è meno surriscaldato in termini di prezzi, meno “affollato” (c’è meno competizione); rispetto alla Francia, che continua a essere un target per gli investitori core, l’Italia offre rendimenti più appetibili. Restano lontani, invece, Regno Unito e Gran Bretagna i cui mercati immobiliari sono molto più maturi, sia da un punto di vista di regole e trasparenza sia in relazione all’offerta. "I prodotti appetibili per gli investitori internazionali sono scarsi - aggiunge Daniela Percoco di Reag - e concentrati su tipologie tradizionali, su Roma e Milano. Manca un’offerta alternativa e sono assenti i mercati secondari o regionali".  


Fonte articolo: quotidiano ilSole24Ore, vetrina web

Il Rapporto di Bankitalia su mercato immobiliare e mutui

 

Pubblicato da Bankitalia il Rapporto Annuale 2014: sul mercato immobiliare sono emersi i primi segnali di ripresa delle transazioni che si sono riflessi in un aumento dei nuovi mutui, dopo un triennio di marcata diminuzione. Ecco una sintesi.


Il mercato immobiliare e l'indebitamento.
Nel 2014 il mercato delle abitazioni è stato ancora caratterizzato da una debole domanda, pur con alcuni segni di miglioramento. Le compravendite sono aumentate del 3,6 per cento, in parte beneficiando della riduzione delle imposte di registro avvenuta all’inizio dell’anno; restano comunque inferiori di circa il 40 per cento rispetto ai livelli del 2008.
Come in altre fasi recessive la ripresa delle transazioni non si è rapidamente riflessa sulle quotazioni immobiliari, scese per il terzo anno consecutivo (-4,2 per cento).

 

Nel secondo semestre del 2014 si è attenuata la flessione dei prezzi, che alla fine dell’anno risultavano ancora inferiori del 14,8 per cento al picco raggiunto nell’estate del 2008. La dinamica dei fattori che normalmente più incidono sui prezzi delle case, quali il reddito disponibile e la disponibilità di mutui, è migliorata nel 2014, ma non al punto da impedirne il calo.
I prezzi risentono ancora dell’elevato stock di abitazioni invendute di nuova costruzione, pur se in lento riassorbimento. Nella rilevazione condotta dalle Filiali della Banca d’Italia nei primi mesi del 2015 su un campione di 566 imprese edili, la quota di aziende che segnalano giacenze di immobili residenziali superiori ai livelli ritenuti normali l’anno scorso è scesa al 74,3 per cento.

Lo squilibrio tra domanda e offerta ha smesso di crescere, ma rimane significativo. Secondo il sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia, lo sconto medio sui prezzi di vendita nel primo trimestre di quest’anno si è lievemente ridotto, dopo essere rimasto sostanzialmente stazionario su livelli elevati nel 2014.
Dalla fine dello scorso anno sono inoltre aumentate le famiglie che hanno visitato abitazioni con l’intenzione di acquistare. È proseguita invece la tendenza al rialzo dei tempi di vendita.

I prestiti per l'acquisto di abitazioni.
La flessione dei prestiti per l’acquisto di abitazioni, la componente più rilevante del debito delle famiglie, si è fortemente attenuata (-0,3 per cento a marzo 2015); nel complesso i prestiti alle famiglie consumatrici hanno smesso di scendere. Le erogazioni dei nuovi mutui, dopo tre anni di calo sostenuto, hanno registrato un aumento su base annua di oltre il 10 per cento, rimanendo tuttavia ancora inferiori ai rimborsi; la tendenza è proseguita nei primi mesi del 2015 (15 per cento in marzo).

Sebbene con minore intensità, anche i nuovi mutui alle persone con meno di 35 anni, che più hanno risentito della precedente fase di restrizione dell’offerta, hanno ricominciato a crescere. La ripresa delle erogazioni è stata sostenuta dalla domanda, sospinta a sua volta dalle prospettive meno sfavorevoli del mercato immobiliare, e dalle migliori condizioni di finanziamento, soprattutto di costo.

Dalla fine del 2013 i tassi sui nuovi contratti di mutuo (TAEG) si sono ridotti di quasi un punto percentuale (scendendo al 2,9 per cento nel marzo del 2015); ne hanno tratto beneficio anche le famiglie già in possesso di un mutuo, che nel 2014 hanno rinegoziato le condizioni applicate ai prestiti in un numero maggiore di casi rispetto all’anno precedente.

La riduzione dei tassi di interesse è stata più forte per i mutui a tasso fisso, diminuiti di oltre un punto, al 3,4 per cento in marzo; la riduzione del tasso variabile è stata di 0,8 punti, al 2,4 percento. Conseguentemente l’incidenza dei mutui a tasso fisso sulle erogazioni è aumentata, in modo marcato a partire dalla seconda metà del 2014, raggiungendo circa il 30 per cento lo scorso marzo.

I mutui a tasso variabile sono rimasti tuttavia prevalenti tra i nuovi contratti di prestito, anche per le aspettative di stabilità del tasso Euribor, cui questi contratti sono indicizzati. Secondo l’Indagine regionale sul credito bancario condotta dalle Filiali della Banca d’Italia, il rapporto tra prestito e valore dell’immobile (loan to value) ha smesso di diminuire; alla fine del 2014 era in media pari a circa il 59 per cento. La quota di mutui che permettono di estendere la durata o di sospendere temporaneamente i pagamenti senza costi addizionali è aumentata di circa un punto percentuale, a poco meno del 21 per cento (14,5 del valore complessivo dei mutui in essere).

In linea con le evidenze provenienti dagli intermediari, i risultati del sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni mostrano una maggiore facilità a ottenere
un mutuo da parte delle famiglie: la quota di agenti immobiliari che individua nella difficoltà a reperire un mutuo una delle cause prevalenti di mancata realizzazione della compravendita è diminuita in marzo al 30,9 per cento, il valore minimo dall’inizio della rilevazione nel 2008. Nello stesso mese la quota di compravendite finanziata con un mutuo è aumentata al 65,2 per cento, dal 60,9 del 2013.


Fonte articolo: http://news.attico.it/2015/05/26/bankitalia-ecco-i-segnali-di-ripresa-del-mercato-immobiliare/

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