Che fine ha fatto la Riforma del Catasto?

Il 12 marzo 2014 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge dello Stato numero 23: "Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita". Il governo aveva un anno di tempo per approvare i decreti attuativi della delega fiscale per la tanto attesa riforma del catasto. Invocata per anni, promessa dal governo e acclamata dalle folle la riforma del catasto sembrava davvero in dirittura d’arrivo.


Ma lo scorso giugno, la battuta d’arresto: la riforma del catasto comporta un’impennata della tassazione sulla casa tanto che il governo ha deciso di congelarla. Intanto i termini della delega fiscale sono scaduti e addio riforma del catasto. Ma mentre si discute di abolizione di IMU e TASI e di equità della tassazione sulla casa il tema torna, oggi più forte che mai, di attualità. E in tanti di chiedono: che fine ha fatto la riforma del catasto? Dopo essere uscita dalla porta, potrebbe rientrare dalla finestra della legge di stabilità?

 

Tutto è iniziato nel 2014 quando il governo Renzi, in nome dell’equità, ha rilanciato la riforma del catasto. Vecchio ormai di 70 anni, il sistema catastale non rispecchia più la realtà del mercato immobiliare italiano incidendo negativamente sul calcolo delle tasse sugli immobili che dipendono dalla loro rendita catastale. Così il Premier ha annunciato una rivoluzione del catasto e della tassazione sulla casa. L’obiettivo era di introdurre un sistema di calcolo della rendita catastale degli immobili più equo, più aderente alla realtà. Non più i vani, ma i metri quadrati delle abitazioni e le loro caratteristiche per determinare il valore degli immobili.


La Riforma del Catasto doveva servire per definire il valore patrimoniale degli immobili sulla base dei valori di mercato al metro quadrato, per tipologia immobiliare e tenendo conto delle sue caratteristiche edilizie: la presenza di scale, l’anno di costruzione, il piano, l’esposizione, la localizzazione. Il risultato doveva essere un algoritmo che, moltiplicato per i metri quadri dava il valore patrimoniale dell’immobile e di conseguenza determinava il valore delle tasse come IMU, TASI e TARI.


L’idea di riformare il Catasto è stata accolta positivamente anche dalla Commissione Europea che il 13 maggio 2015 lamentava la lentezza con cui il governo stava portando avanti la riforma. Nel documento con le raccomandazioni del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2015 dell'Italia si legge: “Quanto alla tassazione dei beni immobili, ci sono stati soltanto lenti progressi della riforma del catasto, nell'ambito della quale si rende particolarmente necessaria una revisione dei valori catastali obsoleti.”


Dai “lenti progressi” rilevati da Bruxelles, siamo arrivati nel giro di un mese allo stop completo. A fine giugno infatti, quando il Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto licenziare i decreti attuativi della delega fiscale il Governo invece ha annunciato il congelamento della riforma. Il rischio emerso nel corso delle prime simulazioni con il nuovo sistema catastale era di un forte rincaro delle tasse sulla casa. L’allarme stangata ha fatto saltare la riforma del catasto anche perchè il principio basilare della delega fiscale è l’invarianza di gettito.


Il CdM quindi ha disposto una proroga a data da destinarsi. In un primo momento si è pensato che la riforma del catasto potesse arrivare insieme all’introduzione della local tax in sede di legge di stabilità.Modificando insieme al sistema di calcolo della rendita catastale anche le aliquote delle tasse sulla casa, sarebbe stato più facile mantenere l’invarianza di gettito. La local tax è l’imposta unica che, dal 2016, avrebbe dovuto sostituire le tasse sulla casa IMU e TASI e forse anche TARI. Ma dall’agenda del Governo la local tax sembra essere scomparsa insieme alla riforma del catasto, sostituite entrambe da una soluzione molto più semplice e di forte impatto dal punto di vista elettorale:l’abolizione di IMU e TASI.


Sul cambio strada di Renzi, la Commissione europea ha già dimostrato di non essere entusiasta, spingendo il Governo verso il taglio del cuneo fiscale o della tassazione delle imprese piuttosto che l’abolizione di IMU e TASI su tutti gli immobili. Aliquote diverse, detrazioni e sconti infatti, hanno lo scopo di rendere la tassazione della casa il più equa possibile, alleggerendone il peso sulle famiglie con redditi bassi e figli minori. L’abolizione totale di IMU (che ricordiamo è valida sulle prime case soltanto per “castelli, palazzi di eminenti pregi artistici o storici” o “palazzi signorili”) e TASI è certamente una di quelle promesse che porta tanti voti al partito, ma non introduce maggior equità nel sistema fiscale.


Per cercare equità serve la Riforma del Catasto e magari un local tax ad essa collegata che faccia pagare di più a chi può permettersi più spese e meno (o anche niente) a chi ha problemi economici. Ma un’operazione del genere, complessa dal punto di vista tecnico, dispendiosa sul piano politico e meno interessante per la comunicazione non entusiasma affatto il premier intento a cercare gli applausi a scena aperta.


E così, meglio annunciare la rivoluzione copernicana delle tasse, con l’abolizione per tutti di IMU e TASI, poi se i comuni dovranno alzare altre tasse o tagliare altri servizi, sarà un problema dei sindaci. E dei cittadini.


Fonte articolo: http://it.ibtimes.com/imu-tasi-local-tax-lunica-riforma-che-conta-e-quella-del-catasto-ma-che-fine-ha-fatto-1416172

Confedilizia: all'Italia serve shock fiscale


Togliere le tasse col bilancino del farmacista (un po’ sì e un po’ no, un po’ qua e un po’ là) non serve a niente, come la storia del fiscalismo anche nostro, e dei nostri giorni, dimostra" inizia così il commento del Presidente del Centro studi di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani sulle manovre di revisione di carico fiscale annunciate e ribadite più volte dal Governo.   

 

"Sull’immobiliare nel suo complesso, e per gli affitti in particolare deve balzare evidente l’inversione di tendenza. L’Italia ha bisogno di uno shock fiscale e Renzi l’ha capito. L’immobiliare è fatto dalle sensazioni di milioni di uomini e donne che lavorano e risparmiano (in Italia, l’80 per cento della popolazione), che non hanno tempo o possibilità di studiare diagrammi, ma solo di cogliere messaggi chiari. La rinascita è, come nel secondo dopoguerra, una questione di fiducia, fiducia sì o fiducia no”.

 

 

Per il Presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti: "Insieme all'eliminazione dell'Imu sulla prima casa, bisognerebbe ridurre anche le tasse sugli immobili produttivi che hanno raggiunto un livello molto alto, 9,8 miliardi". Merletti ha inoltre aggiunto che un punto importante sarà anche la rivisitazione della local tax: "Eliminare Imu e Tasi è una cosa, ma servirebbe una riorganizzazione delle tasse locali che sono state la valvola di sfogo dei tagli agli enti locali negli ultimi anni". 


E' poi essenziale che i tagli alla spesa pubblica non ricadano sul sistema produttivo: "come l'intervento da 400 milioni sulle accise che non deve però ricadere sugli incentivi all'autotrasporto".


Fonti articolo: http://www.monitorimmobiliare.it/confedilizia-italia-ha-bisogno-di-choc-fiscale-e-renzi-l-ha-capito_201509081132

http://www.monitorimmobiliare.it/confartigianato-giu-tasse-anche-sugli-immobili-produttivi_201509071859

Tagli Tasi e Imu: quanto risparmierebbero gli italiani?

Secondo la Cgia, con l'addio alla Tasi, annunciato dal premier Renzi e inserito nella prossima legge di Stabilità, le famiglie italiane risparmieranno mediamente 204 euro. Per i ricchi, semprechè il Governo decida di abolire anche l'Imu su ville, castelli e abitazioni signorili, le cose andranno molto meglio: il risparmio si aggirerà attorno ai 2.000 euro.


Mentre l'Europa guarda con sospetto ai proclami in tema di taglio delle tasse (da 48 mld in tre anni) da parte del Premier Matteo Renzi, gli italiani pensano già al gruzzoletto che riusciranno a sottrarre dal Fisco nel 2016; che sommato al forte peso del cuneo fiscale per la maggior parte dei lavoratori (dipendenti) è una piccola boccata di ossigeno per la Tasi che, per quanto riguarda la prima rata, il contribuente deve sborsare prima di partire per le vacanze.

Secondo un calcolo della Cgia di Mestre, con l'addio alla tassa sui servizi indivisibili (come l'illuminazione pubblica), le famiglie italiane potrebbero mediamente risparmiare 204 euro e per i ricchi, semprechè il governo Renzi decida di abolire anche l'Imu su ville, castelli e abitazioni signorili, le cose andranno molto meglio: il risparmio si aggirerà attorno ai 2.000 euro. 


Ma quali sono i contribuenti che saranno interessati da questa sforbiciata che nel 2017, nelle intenzioni di Palazzo Chigi, si trasferirà alle aziende con un taglio del prelievo sui redditi d'impresa e nel 2018 di nuovo a tutti i contribuenti con una rimodulazione delle aliquote Irpef?
La Tasi grava sui proprietari di prime e di seconde case e l'idea di Palazzo Chigi è quella di eliminarle solo per le prime abitazioni. Per mettersi al riparo dai rischi di incostituzionalità, però, la Tasi sulla prima casapotrebbe portare a cancellare l'imposta anche per le seconde case.


Il Presidente del Consiglio dice di voler eliminare per tutti anche l’Imu, l’imposta sul possesso degli immobili, che adesso non si paga sulla prima casa ma (quasi) solo sulle seconde. L’Imu dovrebbe essere cancellata anche per altre due categorie: la prima è quella dei terreni agricoli, la seconda categoria è quella degli "imbullonati",  i macchinari industriali fissi: può sembrare strano, ma anche questi pagano l’Imu con un gettito intorno ai 500 milioni di euro.


Secondo la Cgia, le famiglie che potrebbero essere beneficiate dall'abolizione della tassazione sulla prima casa sono quasi 19 milioni. Per i possessori delle abitazioni di lusso, appartenenti alla categoria catastale A2 il "taglio" sarà di circa 227 euro all'anno, per quelle A3 di 120 euro, mentre i possessori di una abitazione di tipo signorile o di una villa beneficeranno di un "regalo" attorno ai 1.830 euro. I proprietari di castelli, infine, potranno godere di un risparmio che dovrebbe sfiorare i 2.280 euro.


Ma quanti soldi servono al Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan per far quadrare le strategie di Renzi? "In termini complessivi", segnala Paolo Zabeo della Cgia, "l'azzeramento della Tasi sulla prima casa ammonterà 3,4 miliardi di euro. Se a questo importo - prosegue l'esperto - aggiungiamo l'abolizione dell'Imu sulle abitazioni di lusso (91,2 milioni di euro), l'Imu sui fabbricati rurali (3,2 milioni di euro), quella sui terreni agricoli (897 milioni circa) e quella sugli imbullonati (250 milioni), verranno a mancare 4,6 miliardi di euro di gettito che, per il momento, non sappiamo ancora come saranno reperiti".


Fonte articolo: http://www.affaritaliani.it/economia/casa-via-la-tasi-risparmio-per-204-euro-senza-l-imu-in-tasca-ai-ricchi-altri-1-800-381392_pg_1.html

Il calendario con le scadenze dell'immobiliare

L’appuntamento da segnare con la matita rossa sul calendario è quello di mercoledì 16 dicembre, data entro la quale va pagato il saldo di Imu e Tasi. 


Certo, la local tax promette di esentare le prime case, i terreni agricoli e i macchinari “imbullunati” ai capannoni, ma se ne parlerà solo dall’anno prossimo ed è scontato che da qui al varo della legge di stabilità il tema sarà al centro delle cronache tributarie (e non solo). 

Nel frattempo, continuano a a valere le regole già collaudate l’anno scorso: dopo aver pagato l’acconto dello scorso 16 giugno in base alle delibere comunali approvate per il 2014, i contribuenti dovranno controllare sul sito ufficiale del dipartimento delle Finanze (www.finanze.it) le decisioni votate dai consigli comunali per quest’anno d’imposta e andare a conguaglio tenendo conto di eventuali rincari.


Dopo la corsa degli anni scorsi, molti Comuni hanno esaurito i margini per aumentare le aliquote, arrivando al limite del 3,3 per mille con la Tasi sull’abitazione principale o a quello dell’11,4 per mille con la somma di Imu e Tasi sugli altri immobili. Il riscontro con le delibere, comunque, è importante, per verificare innanzitutto se la Tasi va pagata solo sulla prima casa o anche sugli altri immobili, oltre che per controllare l’importo minimo al di sotto del quale non è dovuto il versamento: la normativa nazionale fissa l’asticella a 12 euro, ma molti Comuni l’hanno abbassata per poter riscuotere anche le quote della Tasi a carico degli inquilini o l’Imu sui piccoli terreni agricoli. 


Proprio per i terreni c’è un’altra scadenza intermedia da non perdere di vista: entro il 30 ottobre si può pagare l’acconto dell’Imu su questi immobili senza sanzioni né interessi. È una dilazione importante dopo il caos verificatosi tra la fine del 2014 e l’inizio di quest’anno, che potrebbe aver disorientato o messo in difficoltà alcuni contribuenti che hanno scoperto solo all’ultimo di dover pagare. Tra l’altro, la perdita dell’esenzione per i terreni agricoli va correttamente indicata anche in dichiarazione dei redditi, perché il cosiddetto effetto sostitutivo dell’Imu fa sì che l’imposta immobiliare escluda l’applicazione dell’Irpef sul reddito dominicale.


Un calendario variabile, infine, è quello della Tari sui rifiuti, che si paga secondo le scadenze decise a livello locale. La comodità, in questo caso, è che quasi tutti i Comuni inviano a domicilio i bollettini precompilati. Ma c’è anche chi, come Milano, sceglie di comunicare con i contribuenti solo via fax.


Fonte articolo: ilsole24ore, vetrina web.

Abolizione tasse prima casa per tutti, sì o no?

Un’abolizione della Tasi sulla prima casa "per tutti". Il premier dal Meeting di Cl a Rimini sembra voler spazzare via dal campo delle ipotesi l’opzione della selettività per il taglio della tassa sugli immobili cara a minoranza Pd e Cgil. Ma la partita non è ancora chiusa. Con Scelta civica che rilancia su un taglio parziale per finanziare lo stop dell’Imu sui capannoni. E tutto da sciogliere è anche il nodo delle coperture.


L’operazione per cancellare la Tasi sull’abitazione principale costa 3,4 miliardi che, con lo stop a Imu agricola e tassa sui cosiddetti “imbullonati”, confermato sempre dal premier, sale a non meno di 4,3 miliardi. Con i Comuni già in pressing per recuperare il gettito che verrà a mancare con lo stop al prelievo sulla prima casa.


Pressing che continua anche sul versante della selettività. Tra le richieste arrivate a Palazzo Chigi da minoranza Pd e Cgil quelle di mantenere l’imposta sulle abitazioni principali di fascia più elevata e non solo su ville e castelli su cui agisce ancora l’Imu oppure nei confronti di chi è possessore di più immobili.

 

A rilanciare con forza l’ipotesi di un taglio selettivo è il sottosegretario all’Economia e leader di Scelta civica, Enrico Zanetti: "Sì al taglio della Tasi sulla prima casa. Ma non per tutti. Deve restare per gli immobili di valore maggiore per finanziare, con 1,2 miliardi, la deducibilità al 100% per le imprese dell’Imu sui capannoni". Ma il messaggio di Matteo Renzi sembra non lasciare spazio a compromessi: dal 2016 il prelievo sarà azzerato su tutte le abitazioni principali. Un intervento da inserire nella prossima manovra all’interno del capitolo sulla nuova local tax (da cui dovrebbero restare però fuori la Tari e le tasse sull’occupazione delle aree pubbliche e sulle affissioni) insieme allo stop all’Imu agricola e alla tassa sugli “imbullonati” sale a non meno di 4,3 miliardi.


Ma una copertura certa non è stata ancora trovata dai tecnici del Governo. E la partita si annuncia tutt’altro che semplice. Sul tavolo ci sono diverse opzioni: dall’attribuzione ai sindaci di tutto il gettito dell’Imu sui capannoni industriali all’irrobustimento della quota di quello legato all’Imu sulla seconda casa garantita ai Comuni (oggi il 50% va allo Stato). Secondo i dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate, nel 2014 sul versante delle imposte di natura patrimoniale la Tasi ha pesato per 4,6 miliardi (di cui circa 3,4 miliardi riconducibili direttamente all’abitazione principale) mentre l’Imu ha prodotto un gettito di 19,3 miliardi, 17,7 dei quali dalla voce “altri fabbricati” in cui sono ricompresi anche gli immobili non adibiti ad abitazione principale.


L'eventuale passaggio integrale ai Comuni delle entrate relative all’Imu sui capannoni industriali (di cui però Scelta civica chiede lo stop) non consentirebbe di compensare la perdita di gettito per i Comuni dovuta alla cancellazione della Tasi sulla prima casa. Ecco allora che, a meno di azionare la leva dei maggiori trasferimenti agli enti locali con un’operazione che non appare però compatibile con la coperta corta delle risorse disponibili, una delle strade percorribili potrebbe essere quella dell’Imu.


Non a caso tra le opzioni prettamente tecniche sul tavolo c’è anche quella che prevede la possibilità di alzare le aliquote del prelievo sulle seconde case. Ma Palazzo Chigi punta a dare un messaggio chiaro sulla volontà del Governo di ridurre le tasse con il piano da quasi 50 miliardi in tre anni. E il ricorso a un aumento dell’Imu sulla seconda casa per coprire la cancellazione della Tasi sulla prima abitazione rischierebbe di non risultare in linea con la strategia dell’esecutivo.


La scrematura delle varie ipotesi di copertura si farà a settembre quando sarà aggiornato il quadro macroeconomico e si conoscerà l’ulteriore spazio di flessibilità che sarà concesso da Bruxelles. Renzi ha parlato di una margine di 16 miliardi. Ma, come ha detto la scorsa settimana il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio al Sole-24 Ore, per il Governo sarebbe già un buon risultato incassare l’ok della Ue all’utilizzazione di altri 5-6 miliardi (tra mini-aggiornamento della clausole riforme e attivazione di quella per gli investimenti). Che, sommandosi ai 6,4 miliardi già contabilizzati nel Def (e tutti destinati alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia da oltre 16 miliardi insieme ai 10 miliardi attesi dalla spending review), farebbero salire la dote aggiuntiva a 11-12,5 miliardi.
Ma non è da escludere che la dote aggiuntiva complessiva si fermi a 9-10 miliardi. Con un restringimento del perimetro della manovra e conseguente rischio di riduzione delle risorse per alcuni interventi: pensioni, decontribuzione, pubblico impiego e bonus edilizi.


Fonte articolo: quotidiano ilsole24ore.com, vetrina edicola24web

Tassazione immobili: "urgente intervenire per cambiare"

Il gettito fiscale derivante dalle principali imposte sul possesso, sulla locazione e sulla compravendita di immobili in Italia è stato nel 2014 di 42,1 miliardi di euro, contro 42,3 miliardi di euro del 2012. 


Il leggero aumento del gettito nel 2014 rispetto al 2013 (38,4 miliardi di euro) è dovuto principalmente all'introduzione della Tasi che ha determinato un incremento delle entrate di 4,6 miliardi di euro. 
I dati sono contenuti nel Rapporto Immobili Italia 2015 dell'Agenzia delle entrate. 

Tra il 2013 e il 2014 si segnala un leggero aumento delle imposte sui trasferimenti di immobili, che passano da 8,7 miliardi a 8,9 miliardi circa di euro. Merito della leggera ripresa del mercato immobiliare nel III trimestre 2014 che ha fatto registrare un aumento tendenziale riferito al totale delle compravendite pari a +3,6%. Nel complesso, in Italia, una quota significativa del prelievo immobiliare è costituita dalle imposte ricorrenti sul patrimonio e dalle imposte sulle transazioni e sui capitali. 


“I dati sulla tassazione degli immobili sono ancora più gravi di quelli indicati nel rapporto dell’Agenzia delle Entrate”.  A farlo notare è il Presidente Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, partendo dai numeri: “Nel 2014 la somma di Imu e Tasi ha prodotto circa 25 miliardi di euro di gettito, come si evince dalla consultazione di tutti i numeri ufficiali: un miliardo in più rispetto all’Imu del 2012 e 16 miliardi in più rispetto all’Ici del 2011.  


Quel che emerge in modo chiaro è che in Italia vi è un livello di tassazione patrimoniale sugli immobili ormai spropositato, essendo pari ad oltre il 60% dei tributi su questi beni. Ai 25 miliardi di Imu e Tasi, infatti, deve aggiungersi un altro miliardo proveniente dalla imposizione sostanzialmente patrimoniale dell’Irpef applicata sulle case che i proprietari non riescono ad affittare situate nella città di residenza (case che sono solo fonte di spese e che sono soggette ad altre 5 imposte: Imu, Tasi, Tari, addizionale comunale Irpef e addizionale regionale Irpef)”. 


E’ urgente intervenire per cambiare direzione – conclude il Presidente dell' associazione dei proprietari di immobili - . La tassazione patrimoniale è, per definizione, sostanzialmente espropriativa dei beni colpiti. Quando essa raggiunge i livelli di quella attualmente esistente in Italia sugli immobili, l’effetto di impoverimento sui cittadini interessati è macroscopico”. 


Quanto al confronto internazionale, “l’Italia ha una tassazione più che doppia sia rispetto alla media dei Paesi europei sia rispetto alla media dei Paesi Ocse – aggiunge Spaziani Testa. Inoltre, in altri Paesi vengono computate fra i tributi immobiliari anche forme di imposizione molto diverse da quelle italiane, come le (vere) service taxes". 


Fonti articolo: http://www.monitorimmobiliare.it/agenzia-delle-entrate-tasse-sulla-casa-a-quota-421-mld-nel-2014_201508051836

http://www.monitorimmobiliare.it/confedilizia-su-dati-delle-entrate-troppo-alta-base-patrimoniale-delle-tasse-sugli-immobili_201508051854

Dl Enti Locali: proroga IMU sui terreni

La prima rata dell’Imu terreni agricoli 2015 potrà essere tranquillamente pagata entro il prossimo 30 ottobre senza incorrere in sanzioni o multe: lo ha definitivamente deciso un emendamento al decreto enti locali (dl 78/2015) presentato martedì notte da Antonio Azzolini alla Commissione Bilancio del Senato.

Questa data di pagamento della rata Imu terreni agricoli è una vera manna dal cielo per i contribuenti, che dopo tutta la telenovela dell'anno scorso, conclusosi solo il 31 marzo con il termine ultimo per pagare tutta l’Imu terreni agricoli 2014 senza interessi e sanzioni (la scadenza in realtà  era il 10 febbraio), rischiavano di essere chiamati alla cassa meno di tre mesi dopo per versare l'acconto 2015 entro il 16 giugno.

Questo emendamento quindi riapre i termini per pagare la prima rata Imu terreni agricoli e da più tempo ai proprietari, chiamati ad applicare le novità previste dal dl 4/2015 per questo anno di imposta, tra cui la detrazione fino a 200 euro a favore dei comuni appartenenti alla cosiddetta "collina svantaggiata".


Le regole del gioco
L’Imu terreni agricoli si paga in base ai criteri di classificazione Istat che definiscono una divisione tra Comuni montani, parzialmente montani e non montani.


Chi paga e chi no
- nei Comuni classificati dall'Istat come montani l'Imu terreni agricoli non si paga;
- nei Comuni parzialmente montani sono esclusi dal pagamento solo i terreni posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali;
- nei Comuni non montani si ha un'applicazione generalizzata.


Il criterio ISTAT
Il testo ufficiale pubblicato in Gazzetta prevede che a decorrere dal 2015 l'esenzione dall'Imu terreni agricoli si applica:

- ai terreni agricoli, nonchè a quelli non coltivati, ubicati nei Comuni classificati come totalmente montani, come riportato dall'elenco dei Comuni italiani predisposto dall'Istat;

  • - ai terreni agricoli, nonchè a quelli non coltivati, posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali, di cui all'articolo 1 del decreto legislativo del 29 marzo 2004 n. 99, iscritti nella previdenza agricola, ubicati nei Comuni classificati come parzialmente montani, come riportato dall'elenco dei Comuni italiani predisposto dall'Istat.
  • In totale quindi sono 3456, i comuni italiani considerati montani e quindi esenti completamente dal pagamento, mentre 655 sono parzialmente montani ed esenti solo se di proprietà di coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali. Tutti gli altri, quindi, dovranno pagare. Qui trovate l'elenco excel dell'Istat che classifica tutti i comuni.

  • Fonte articolo: http://www.comuni.it/2015/07/imu-terreni-agricoli-approvato-pagamento-entro-30-ottobre-multe/#

Il piano fiscale del Governo sull'immobiliare

Il menù della rivoluzione fiscale che prospetta Matteo Renzi è certamente molto allettante e particolarmente ricco e per questo, però, anche alquanto oneroso. Ecco seguendo il cronoprogramma del premier le possibili novità che il governo intende mettere in cantiere di qui al 2018 prospettando un piano da almeno 35 miliardi di euro, che si aggiungo ai 15 di tagli già effettuati nel 2014 col bonus da 80 euro e l’anno scorso col taglio dell’Irap. 

Tassa sulla prima casa  
È la prima imposta che il governo intende abolire già a partire dal 2016. Più che azzerare l’Imu sulla prima casa, che dopo le riforme degli anni passati, interessa solamente i 76mila immobili accatastati A1, A8 e A9, ovvero case di lusso, ville e castelli, si tratta di cancellare la Tasi, la tassa sui servizi indivisibili che nelle entrate dei comuni ha sostituito l’Imu/Ici.  

 

Terreni agricoli  
Il governo l’anno prossimo intende fare dietro front anche su questo intervento dopo che nei mesi passati era stato prima congelato il versamento della prima rata e poi, sull’onda delle proteste delle associazioni di settore, erano stati ridefiniti i criteri per individuare le nuove aree soggette a tassazione. Costo 270 milioni di euro. 

 

Impianti imbullonati  
Anche gli impianti industriali che per funzionare devono essere fissati a terra, di qui la definizione di “imbullonati”, e che fino ad ora il Fisco aveva assimilato agli edifici contigui sottoponendoli a tassazione, verranno esentati dal pagamento dell’Imu. Si tratta di una tassa su cui viene applicata una aliquota del 7,6 per mille che in alcuni casi ha prodotto una esplosione del prelievo con un aumento dell’imposta sugli immobili superiore al 900% che ha indispettito non poco il mondo delle imprese, sia piccole che grandi. Sui “danni” prodotti da questa imposta esistono varie stime che arrivano anche a quantificare il gettito in un miliardo di euro. 

 

Incognita coperture  
Il nuovo piano Renzi, come detto, costa 35 miliardi. Che il governo conta di reperire da un lato contrattando con l’Unione Europea maggiori margini di flessibilità sul deficit e una riduzione più lenta del previsto, del calo del debito pubblico, che comunque verrebbe confermato; e dall’altro con un ulteriore aumento della spending review. Ma già ora tutti i futuri risparmi sulle spese hanno una destinazione ineludibile: disinnescare le clausole di salvaguardia che in assenza di interventi farebbero aumentare Iva e accise per 16 miliardi l’anno prossimo, oltre 26 nel 2017 e per 28,5 miliardi nel 2018. Tanto per capirci solo per il prossimo anno, senza mettere in conto il nuovo taglio delle tasse, il governo con la prossima legge di stabilità dovrebbe reperire all’incirca 20 miliardi (e a fatica la spending review arriverebbe a quota 10). 


Fonte articolo: http://www.lastampa.it/2015/07/19/economia/tasse-sulla-prima-casa-irap-irpef-e-pensioni-cosa-prevede-e-quanto-costa-il-piano-di-renzi-bh7CHvC3YMmQoxxLo4LobM/pagina.html

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