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Alloggi popolari: serve un Piano Casa dello Stato

L'edilizia popolare gestita dalle Regioni? Meglio quando la gestiva lo Stato. L'housing sociale con il sistema dei fondi immobiliari? Una goccia nel mare: ad oggi il programma cofinanziato dal maxi fondo di Cassa depositi e prestiti ha realizzato 3.480 case su circa 22mila in progetto.


La risposta attuale al fabbisogno di alloggi popolari? Largamente insufficiente: nel 1997 c'erano 650mila famiglie in disagio abitativo, oggi sono oltre 1,7 milioni. 

 

La soluzione? Riportare indietro le lancette al 1998, anno del decentramento regionale dell'Erp, riconsegnando la piena competenza allo Stato. Poi serve un "piano casa" da 1,3-1,4 miliardi per realizzare 200mila alloggi su un orizzonte di 15-20 anni. Risorse da trovare attraverso un meccanismo fisso e centralizzato, per garantire la programmazione sul lungo periodo. L'esempio storico è quello della "Gescal", il prelievo sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti che ha sostenuto la produzione delle case popolari fino a l 1999. L'esempio più recente che viene in mente è la soluzione del canone in bolletta trovata per sostenere la Rai. Nulla è ancora uscito dal cappello, ma il tema - e il problema - c'è tutto.


A ricordarlo - facendo anche un bilancio di quasi 20 anni della gestione "decentrata" dell'edilizia residenziale pubblica - è Luca Talluri, giovane presidente degli ex-Iacp italiani riuniti in Federcasa. 
Talluri si è fatto interprete del revival statalista che circola tra gli ex-Iacp, che muove dalla consapevolezza che il rubinetto delle Regioni resterà chiuso: "Noi pensiamo che la soluzione migliore sia restituire la delega dalle Regioni al Governo centrale, perché le Regioni ci stanno facendo capire che il sistema deve rimanere cristallizzato agli anni '90 e tale deve rimanere". Detto in altri termini: non vogliono mettere soldi sulle case popolari. Risorse che Federcasa chiede ora allo Stato: "servirebbero almeno 1,3-1,4 miliardi di euro per aumentare il numero di alloggi di 150-200mila unità", dice.


Come trovare i soldi? "Qualche idea ce l'abbiamo", risponde. Intanto, ricorda il presidente di Federcasa, "è importante che il Governo abbia messo risorse consistenti per attuare il piano di recupero degli alloggi inagibili, ma pensiamo che occorra cominciare a pianificare una risposta strutturale".
Secondo lo studio realizzato da Nomisma per Federcasa, il disagio abitativo dilaga: sono almeno 3 milioni le famiglie che, nel 2014, hanno mancato il pagamento di una rata di affitto o di mutuo. Restringendo il campo alle sole famiglie in affitto, ci sono 1,708 milioni di famiglie (pari al 41% delle famiglie in affitto) con un affitto oltre il 30% del reddito. Negli anni '80, ricorda Nomisma, c'erano solo 3 famiglie su cento che pagavano un affitto superiore al 30% del reddito, oggi sono 34 su cento. Intorno a questa fascia ci sono poi le 600mila famiglie circa in attesa di un alloggio popolare; ma ci sono anche 690mila famiglie che andrebbero in crisi se il loro canone superasse la soglia delle 450 euro.


A fronte di questa situazione, si ridimensiona molto anche la risposta del social housing, cioè l'affitto a un canone intermedio tra quello di mercato e quello popolare: "Chi sosteneva che la risposta definitiva al disagio abitativo fosse l'housing sociale, perché creava case levando dalle case popolari i più ricchi dalle case popolari, ha sbagliato. Le famiglie che potrebbero uscire superano il reddito minimo sono rappresentano l'1,2% del totale. Così non si risolve il problema. La soluzione è aumentare pesamentemente il numero di case popolari".


Fonte articolo: Ediliziaeterritorio.IlSole24ore.com, vetrina web



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