Estesa la detrazione fiscale per gli affitti ai fuori sede

A passare in rassegna le (spesso) incomprensibili formulazioni degli emendamenti, si possono anche trovare buone notizie.


È il caso del correttivo al decreto fiscale approvato dalla commissione Bilancio del Senato che riguarda gli affitti degli studenti universitari fuori sede.

Già perché lo sconto fiscale (una detrazione dall’Irpef del 19%) potrà riguardare molti più contribuenti rispetto ai 249mila dell’ultimo monitoraggio disponibile (numero molto esiguo). In realtà in questo caso si tratta di un vantaggio fiscale soprattutto per le famiglie, che potranno sfruttare il bonus in dichiarazione (modello 730 e modello Redditi) e quindi avranno maggiore convenienza a stipulare contratti di affitto registrati.


Un esempio di quello che, tecnicamente, si chiama contrasto di interessi. In pratica l’emendamento approvato estendono la detrazione anche all’ipotesi in cui l’università sia ubicata in un Comune distante da quello di residenza almeno 50 chilometri e gli studenti fuori sede siano residenti in zone montane o disagiate.

Che cosa cambia 

Le regole attualmente in vigore prevedono che la detrazione spetti solo agli studenti iscritti a un corso di laurea presso un’università ubicata in un Comune distante da quello di residenza almeno 100 chilometri e comunque in una provincia diversa, per unità immobiliari situate nello stesso Comune in cui ha sede l’università o in Comuni limitrofi, per un importo non superiore a 2.633 euro. A conti fatti, quindi se si indica questo importo massimo il tetto della detrazione utilizzabile è di 500 euro (arrotondati per difetto).


Di fatto, viene eliminato il riferimento alla provincia diversa. Quindi la detrazione potrà essere concessa se il contratto di locazione regolare (quindi non deve essere in nero) riguarda anche un fuori sede nella stessa provincia purché distante dalla famiglia almeno 100 chilometri oppure 50 chilometri se residenti in zone montane o disagiate.

Agevolazione a tempo? 

Attenzione però. L’emendamento, infatti, aggiunge anche un periodo alla norma attualmente in vigore (l’articolo 5, comma 1, lettera i-sexies, del Testo unico delle imposte sui redditi) in base al quale "la disposizione di cui al periodo precedente si applica limitatamente ai periodi d’imposta in corso al 31 dicembre 2017 ed al 31 dicembre 2018". Quindi da un lato si tratterebbe di una detrazione retroattiva (questa volta a favore del contribuente) ma sembrerebbe chiudere le porte a un utilizzo successivo dopo il 2018 (dichiarazione dei redditi da presentare nel 2019). E gli oneri stimati come costo della detrazione ampliata sono 13,7 milioni per il 2018 e 7,8 milioni per il 2019.


Ci sarà poi da chiarire il parametro in base al quale si definiranno le "zone montane o disagiate". E quindi molto probabilmente bisognerà aspettare l’interpretazione dell’agenzia delle Entrate in una circolare.


Detrazione per 249mila contribuenti 

Stando alle ultime statistiche fiscali delle dichiarazioni dei redditi disponibili (anno d’imposta 2015), i contribuenti che hanno sfruttato questa agevolazione non sono tantissimi: 249mila. Al top ci sono Sicilia (34.560) e Puglia (34.465) seguite dal Veneto (18.937), dalla Calabria (17.696) e dalla Campania (15.951). Subito dopo c’è la Lombardia (14.619). Forse questo è il dato più sorprendente, se si immagina che la migrazione universitaria sia un fenomeno che tradizionalmente segue un flusso da Sud verso Nord.


Probabilmente però bisogna anche considerare la migrazione all’interno della stessa regione e il fatto che la detrazione vale anche per i canoni di locazione degli studenti iscritti a un corso di laurea presso un’università in uno Stato dell’Unione europea o aderente all’accordo sullo Spazio economico europeo.
Anche la spesa complessiva indicata nelle dichiarazioni è di poco superiore a 409mila euro con un importo medio di 1.640 euro.


Fonte articolo: IlSole24ore.com

Il sogno dei Millennials è la casa di proprietà

I giovani oggi affittano appartamenti in condivisione per non essere vincolati a un luogo fisso, ma quando pensano al futuro si immaginano di vivere in una casa di proprietà.


È quanto emerge dalle 2500 risposte degli studenti universitari intervistati da Uniplaces.

 

Per una generazione abituata a viaggiare e pronta a trasferirsi in un’altra città per cogliere potenziali opportunità lavorative, l’affitto risulta nell’immediato la soluzione più pratica. Il 35% evidenzia che vivere in affitto inoltre consente a un giovane di abitare in zone centrali della città che sarebbero altrimenti inavvicinabili.
Per gli studenti, un altro dei vantaggi dato dalla locazione è la possibilità di condividere l’esperienza con altre persone: il 78% dichiara infatti di essere felice di avere più coinquilini.


Per quanto riguarda i costi, il 46% afferma di essere disposto a spendere tra i 200 e i 300 euro per una stanza in appartamento condiviso, mentre il 29% si spinge fino a 400 euro; il 14% è pronto a spendere anche di più.


Se viene presa in considerazione la dimensione temporale, lo scenario cambia radicalmente. L’affitto in condivisione, visto come la scelta perfetta per studenti e giovani lavoratori, non è considerato una soluzione a lungo termine: il 79% degli intervistati prevede infatti di trovare una sistemazione diversa entro i 30 anni. Raggiunta quell’età, anche i Millennial ambiscono a trovare una maggiore stabilità che si traduce nel desiderio di comprare casa. Solo il 4% dichiara di non essere interessato ad avere una casa di proprietà.


Il 17% degli intervistati spera di riuscire a permettersi l’acquisto entro i 30 anni, mentre il 47% crede di poterlo fare tra i 31 e i 35 anni. Secondo il 31% il momento dell’acquisto non arriverà prima dei 36 anni.


I Millennial considerano il mattone un buon investimento per i propri risparmi (32%) e sono convinti che, nel lungo periodo, comprare casa si rivelerà più economico che affittare (32%). La maggioranza degli intervistati punta a finanziare l’acquisto con un mutuo (79%): il 16% si aspetta di poterlo estinguere in meno di 10 anni, il 25% pensa che ne serviranno fino a 15, mentre il 21% fissa il proprio orizzonte temporale a 20 anni. Il 32% crede invece che occorrerà ancora più tempo. Il canone mensile che i giovani si aspettano di dover pagare per il mutuo va dai 300 ai 400 euro secondo il 25% degli intervistati, mentre un altro 25% alza la stima a 500 euro. Il 31% prevede invece che la cifra sarà più alta.


Giampiero Marinò, country manager di Uniplaces per l’Italia: "Spesso si tende a credere che i ragazzi di oggi abbiano priorità totalmente diverse rispetto al passato, che siano concentrati sul presente e non si preoccupino a sufficienza di costruirsi un futuro stabile e solido. In realtà non è affatto così: come si può pensare che la generazione più istruita di sempre sia anche la più sprovveduta? Il fatto è che i Millennial non si fanno troppe illusioni: sanno che ci vorrà tempo per trovare un buon impiego e raggiungere la sicurezza economica. Però sono determinati a riuscirci, e l’intenzione pressoché universale a comprare casa è un forte segnale in questo senso. Certo è che un percorso tanto lungo deve per lo meno essere piacevole e stimolante: da qui la voglia di sfruttare al meglio gli anni dell’università e dell’ingresso del mondo nel lavoro, godendosi la libertà di spostarsi il più possibile e condividendo le proprie esperienze con coinquilini che, spesso e volentieri, diventano una seconda famiglia".


Fonte articolo: Monitorimmobiliare.it

Affitti, prezzi cresciuti del 4% in un anno; perchè?

L'anno accademico è in arrivo. Con una sorpresa sgradita per i fuori sede italiani: i canoni di affitto delle 14 città più popolate da universitari sono cresciuti del 4% nell'arco di un anno e del 9% su scala triennale, con una media di 416 euro per la stanza singola e 302 euro per le doppie in condivisione.


A rivelarlo è l'ufficio studi di Immobiliare.it dopo un'analisi che ha coinvolto i Comuni che attraggono più studenti dall'esterno. 

CITTÀ E PREZZI

Il podio del "caro affitto" vede in cima Milano con singole a 528 euro (+4% rispetto al 2016) e doppie a 388 euro (+12%), seguita da Roma (singole stabili a 439 euro ma doppie in crescita dell'11%, a 333 euro) e Firenze (singola a 401 euro e doppia a 284 euro, con un incremento del 13 e del 14%). In quarta posizione si ripresenta Bologna, anche se il risultato non è da incorniciare: prezzi in aumento a +8,5%, con 355 euro al mese per una singola e 260 per una doppia.


Crescono del 2% i canoni richiesti a Siena, dove per la singola si spendono 336 euro e per la doppia 245 euro a posto letto. Chi sceglie Venezia per studiare o lavorare deve metter in conto una spesa più alta dell’anno scorso: +6% per le singole (333 euro) e +10% per un posto in doppia (252 euro).
Superano di poco i 300 euro i costi per le singole a Napoli, Pisa e Pavia; ma nel capoluogo partenopeo si è assistito a un maggiore aumento dei prezzi delle doppie, cresciuti del 14% in un anno (240 euro al mese).


Le due città più economiche si rilevano essere Palermo (199 euro la singola e 160 la doppia, anche se i costi sono cresciuti del 10%) e Catania: 196 euro e 147 euro, in questo caso però in discesa del 2% rispetto a un anno fa.


Perché i prezzi crescono (soprattutto per le doppie)

Il quadro è anche parziale, perché in città come Milano e Roma si raggiungono costi di oltre 600 e 500 euro per le stanza singole. Ma la crescita più significativa è, in proporzione, quelle delle doppie: nella stessa Milano il rincaro anno su anno (+12%) è pari a tre volte quello delle stanze singole (+4%), mentre a Roma il gap si fa più evidente con prezzi stabili per le stanze "private" e in aumento dell'11% nel caso delle camere in condivisione.


Ma da cosa dipende la crescita dei canoni, con la sua impennata negli ultimi tre anni? A quanto spiegano da Immobiliare.it, l'aumento di prezzo degli alloggi per studenti deriva dalla "concorrenza" di una categoria vicina a livello anagrafico: i giovani lavoratori. Contratti a tempo, rapporti di lavoro freelance e redditi poco sopra i mille euro mensili hanno reso più conveniente optare per abitazioni condivise, piuttosto che puntare direttamente su un immobile privato. 


Per farsene un'idea basta dare un occhio alle retribuzioni medie di un target che dovrebbe essere privilegiato, almeno sulla carta: i laureati. Secondo i dati del consorzio interuniversitario AlmaLaura, un neo-dottore guadagna una media di 1.138 euro netti a un anno dal titolo. Nella sola Milano, basta l'affitto di una singola (528 euro) ad erodere quasi metà dello stipendio. Con un monolocale, affittato anche per 800 euro mensili, si rischierebbe di versare in affitto oltre il 70% delle proprie entrate.


Da qui il ripiego sull'home sharing e il rialzo, conseguente, sulla media dei costi. Come spiega Carlo Giordano, Amministratore delegato di Immobiliare.it, "il tasso di coabitazione dei lavoratori cresce a ritmo superiore di quello degli studenti – dice – Ed essendo i lavoratori più esigenti, è normale che ci sia un aumento dei costi». La logica, prosegue Giordano, è quella di un compromesso: "Insomma – dice – va bene accettare per una casa condivisa, ma "almeno" in stanze singole e pagando di più per alcuni servizi".


Dalle detrazioni alle strategie di ricerca, come si ammortizzano i costi 

Il prezzo intero può essere comunque ammortizzato, se si tengono in considerazione alcuni accorgimenti. Il primo sconto è di natura fiscale, con la detrazione del 19% che scatta per tutti gli affitti pagati dai genitori di studenti iscritti in atenei di città ad almeno 100 chilometri di distanza dal Comune di origine. La misura si applica fino a un tetto di 2.633 euro di spesa, per un risparmio effettivo massimo di circa 500 euro.


In chiave più strategica vale il fattore del tempismo e di un bilancio tra costo e ubicazione dell'alloggio: "Prima di tutto bisogna iniziare a cercare con almeno due-tre mesi di anticipo, per non trovarsi ad accettare costi eccessivi- dice – E comunque, valutare bene aspetti come la mobilità: vale davvero la pena escludere un alloggio per evitarsi 10 minuti di metro, in città come Milano? Se si accetta questo, si può arrivare a risparmiare anche 100 euro al mese".


Fonti articolo: IlSole24ore.com, Helpconsumatori.it

I Millennials preferiscono la casa di proprietà

La coppia Under 35 la casa preferisce comprarsela.


È questo il dato che emerge dalle statistiche presentate dal Consiglio nazionale del Notariato sugli atti di compravendita immobiliare nel 2016: sono stati venduti 746.300 e il 28% di questi (210.400) sono stati acquistati dai Millenials.

 

Il 50% delle compravendite del 2016 sono state accompagnate dalla richiesta di agevolazioni prima casa e a usufruirne maggiormente, il 37% dei casi, è stata la fascia di età 18‐35, giovani coppie alle prese con la loro prima abitazione di proprietà.

C’è voglia di crescita, invece, tra i 36 e i 45 anni e si cerca un nuovo nido; in questa fascia d’età si concentra il maggior numero di richieste, il 39% del totale, del credito di imposta per il riacquisto della prima casa.


In generale, le fasce d’età più giovani sono quelle che nel 2016 hanno ottenuto i finanziamenti maggiori, il 33,3% per i mutuatari tra i 18-35 anni e il 32,4% per gli acquirenti tra i 36-45 anni.

DOVE SI COPRA PIù CASA?

La ripartizione geografica predilige il Nord, dove è avvenuto il 56% degli acquisti in Italia, seguono il Sud e Isole con il 25,8% e, infine, il Centro con il 18,2%.
In Lombardia si è registrato il maggior numero di compravendite nel 2016, il 19,9% del totale; se si considera, però, la densità di vendite per 100 mila abitanti le regioni in cui si sono registrate più transazioni sono la Valle d’Aosta, la Liguria, il Friuli Venezia Giulia e il Piemonte.

DONAZIONI

Analizzando i dati relativi alle donazioni si evidenzia un divario regionale: al Nord i passaggi riguardano aziende e azioni, al Sud gli immobili. I beneficiari si trovano nella fascia d’età tra i 18 e i 45 anni (50% dei casi), i donatori hanno tra i 46 e i 65 anni. A dimostrazione di come la donazione venga usata, molto spesso, come anticipi sull’eredità.

Fonte articolo: Immobiliare.it

I Millennials e la casa: alla maggior parte interessa il bilocale

In Italia ci sono circa 11 milioni di Millennials, cioè i ragazzi intorno ai trent’anni: se chi si occupa di marketing si rivolge già da tempo a questa generazione, avendone compreso le potenzialità, lo stesso non si può dire del mattone.


Secondo uno studio di Immobiliare.it, il 67% del patrimonio immobiliare italiano, composto da appartamenti molto grandi, con quattro o più stanze, risulta inadeguato rispetto alle esigenze di questa generazione, che però è proprio quella che per la prima volta si affaccia al mondo della casa alla ricerca dell’indipendenza abitativa.

 

Primo problema: le dimensioni

Lo dice una ricerca di Immobiliare.it, uno dei siti più cliccati quando si cerca uno spazio da affittare o da acquistare. Se arredi e finiture si possono cambiare, il problema vero sta a monte: in genere gli appartamenti hanno quattro o più stanze.


Per un single o per una giovane coppia all’inizio della carriera sono troppo grandi, considerate le loro capacità economiche. Basterebbe un bilocale, ma lo studio, eseguito sugli annunci che compaiono su Immobiliare.it, denuncia che solamente il 10% delle case sul mercato è composto da due stanze e, appena il 2%, da monolocali. Al contrario, più del 30% degli immobili ha quattro camere e il 36% ne conta cinque o più.


Questione di gusto

Oggi, che come modello abbiamo gli appartamenti meravigliosi che vediamo su Instagram o nei cataloghi delle catene di arredamento, le nostre aspettative sono molto alte. D’altra parte, chi vivrebbe mai in una casa che non gli piace? Ma realizzare il nido dei sogni è impegnativo. "Metà delle residenze italiane, infatti, è di bassa qualità e necessita di lavori di ristrutturazione e manutenzione", spiega ancora la ricerca. Non è una sorpresa se si considera che il 40 per cento dei palazzi sono stati costruiti prima degli anni Sessanta e il 51 tra il 1960 e il 1990.

LE SOLUZIONI

“I millennials rappresentano il target ideale per il mercato degli affitti, a cui guardano con crescente interesse – riflette Carlo Giordano, Amministratore Delegato di Immobiliare.it. “È altrettanto vero che si tratta di un pubblico a cui anche il comparto delle compravendite può e dovrebbe puntare: mutui più accessibili e genitori ancora innamorati dell’idea di lasciare una casa ai figli, rendono questa generazione una importante platea di potenziali acquirenti. Adeguare gli immobili alle esigenze dei Millennials, soprattutto nelle grandi città che sono quelle in cui vive la maggior parte di loro, è una delle sfide che proprietari e operatori del settore potrebbero cogliere e vincere in tempi brevi”.

Fonti articolo: 1. IlSecoloXIX.it, 2. Soldiweb.com

Donazione ai figli: i problemi di natura fiscale

Accade spesso che un genitore decida di acquistare una casa al proprio figlio. Attenzione però. In questo caso, infatti, si possono presentare problemi di natura fiscale con l’Agenzia delle Entrate e con gli altri eventuali eredi.


Come sottolineato da La legge per tuttiquesti problemi possono emergere anche a distanza di diversi anni. E’ bene dunque che operazioni di questo tipo avvengano nel modo più trasparente possibile.

 

Nel caso della donazione della casa al figlio, l’atto può essere considerato “definitivo” solo dopo un anno. Nei primi 12 mesi, i creditori del genitore possono pignorare l’immobile nonostante esso sia stato già trasferito ed entrato nel patrimonio del figlio.
Per fare ciò, essi dovranno trascrivere il pignoramento nei registri immobiliari entro un anno dall’atto notarile di donazione. Una volta compiuto tale adempimento, il figlio, benché nuovo titolare della casa, può essere espropriato per i debiti del padre.


Per cinque anni ci può essere poi la revocatoria. Dopo il primo anno, infatti, ce ne sono altri quattro in cui la donazione può essere revocata.
Il creditore può intraprendere la cosiddetta azione revocatoria di tutte quelle donazioni o atti di vendita che abbiano leso i suoi interessi e che risultino essere stati compiuti in “malafede”, che è presunta tutte le volte in cui il debitore, all’esito della cessione, rimane senza beni tali da garantire ai suoi creditori un efficace pignoramento e una tutela delle proprie ragioni.
La donazione è revocabile anche se il creditore non ha ancora agito in causa per il recupero del credito o anche se il debitore ha proposto una formale contestazione contro la richiesta di pagamento.


Ma non finisce qui. Se il debito è di natura fiscale per Iva o Irpef e l’importo supera 50mila euro, e nello stesso tempo risulta che il donante non ha altri beni pignorabili, si verifica anche un illecito penale. In questo caso, scatta il reato di sottrazione fraudolenta alle imposte.


Fonte articolo: Idealista.it

 

I Millennials preferiscono l'affitto


I Millennials e l’abitazione, un rapporto difficile che raramente diventa definitivo.


Le nuove generazioni devono oggi fare i conti con una vita itinerante, spesso alla ricerca di un lavoro fisso, che li porta anche lontano dalla città d’origine. Non solo. 

Secondo un report elaborato da Doxa, i Millennials (o Generazione Y, coloro che sono nati tra il 1980 ed il 2000) si emancipano più tardi rispetto alle precedenti generazioni.

Meno della metà ha lasciato il tetto famigliare

Solo il 44% degli under 35 sono usciti di casa nel 2016. E appena il 26% di chi vive ancora con mamma e papà prevede di farlo nel 2017. Le ragazze sembrano più determinate a conquistare il proprio spazio rispetto ai ragazzi: il 51% di esse dichiara di essere uscita di casa rispetto a un 38% della popolazione maschile.
Il matrimonio costituisce sempre meno motivo di uscita dal tetto familiare, perchè aumentano le convivenze, lo studio e il lavoro.


Sotto il profilo immobiliare la differenza dalle generazioni precedente si riassume tutta nell’aumento dell’affitto rispetto all’acquisto. E’ questa la tendenza più rilevante, che ha spinto anche molti investitori immobiliari ad analizzare il fenomeno e a cercare di cavalcarlo. In Italia ancora senza effetti concreti. La stessa divisione immobiliare di Cassa depositivi e prestiti sta analizzando l’opportunità di convertire in appartamenti da affittare a studenti e giovani in generale alcuni degli immobili di proprietà.

I 2/3 degli intervistati che sono usciti di casa vanno ad abitare in case in affitto

Più della metà del campione (54%) che mette in cima ai criteri di scelta il prezzo di acquisto o il canone di affitto. Viaggiando con maggiore frequenza ed essendo più abituati a condividere (come il car sharing), i Millennials sono disponibili a vivere in affitto e a condividere l’appartamento, pronti a spostarsi in un’altra città se trovano un lavoro migliore.


Ma a decretare la preferenza per la locazione rispetto alla proprietà sono anche le condizioni economiche. “Nella scelta dell’abitazione prevale l’aspetto economico, perchè le condizioni delle famiglie sono peggiorate nell’ultimo decennio di crisi - dicono da Idealista -. I giovani italiani sembrano consapevoli dell’importanza di emanciparisi presto, ma la società non li agevola, dal momento che instabilità lavorativa da un lato e alti canoni di locazione dall’altro rendono quello della casa tutta per se un vero e proprio sogno”. E spesso per motivi economici non riescono ad approfittare dei tassi di interesse sui mutui, oggi ai minimi storici. Non avendo uno stipendio fisso su cui contare, pagare la rata ogni mesi sul mutuo diventa un’utopia.


Da qui nasce quindi l’esigenza di un’offerta di abitazioni in locazione a canone calmierato che permetta ai giovani di entrare con meno difficoltà nel mondo immobiliare. Di solito tra la decisione di andare via di casa e concretizzare la scelta trascorrono in media sei mesi. Solo il 6% dei giovani si sposta di poco e resta nello stesso stabile dove vivono i genitori.

La difficoltà della separazione

Nel 60% dei casi la stanza del figlio nella casa della famiglia d’origine resta cristallizzata anche quando questi se ne va. Per il resto viene destinanta a svariati utilizzi como stanza degli ospiti (10%), viene occupata da un’altra persona di famiglia (8%), viene utilizzata come studio/biblioteca/sala tv (6%), stanza degli hobby (5%) o cabina armadio (3%). 


Fonte articolo: IlSole24ore.com

Mutui 2017: più tutele e vantaggi giovani coppie

Volete chiedere un mutuo nel corso del nuovo anno e volete sapere se ci saranno delle novità o se tutto resterà invariato come nel 2016?


Ecco quali sono le nuove tutele a favore del cliente ed i nuovi tassi di interesse previsti. 

 

PROSPETTO INFORMATIVO EUROPEO STANDARDIZZATO

All’orizzonte sembrano esserci diverse novità per chi vorrà richiedere un mutuo nel corso del 2017, novità in termini di tutele riservate al consumatore; nello specifico, una novità contenuta nel decreto legislativo 72 del 2016 stabilisce che l’istituto di credito doveva fornire un modulo denominato prospetto informativo europeo standardizzato, il quale dovrà contenere tutte le informazioni relative all’offerta in modo che il consumatore possa fare dei confronti e scegliere così la soluzione migliore presente al momento sul mercato.


TASSI DI INTERESSE

Novità anche un campo di tassi di interesse e sembra che anche per buona parte del 2017 questi resteranno bassi, così come accaduto nell’anno corrente ( 2016) che ha visto i valori storicamente al minimo per i costi dei finanziamenti. Se da una parte rappresenta un vantaggio, bisogna anche mettere in conto che questi tassi di interesse essendo stati troppo al minimo, nel corso del 2017 potrebbero lievitare.


MUTUI PER LE GIOVANI COPPIE

Come trovare le offerte di mutui giovani più vantaggiose del momento? Sicuramente internet potrà essere molto utile in questo caso, perché grazie alle funzionalità dei comparatori online sarà possibile confrontare in pochi minuti le offerte proposte dalle varie banche e finanziarie presenti nel nostro Paese. Non bisognerà fare altro che quindi collegarsi con uno di questi portali e di inserire le caratteristiche del finanziamento che si va a richiedere nell’apposito form e nel giro di pochi minuti il sistema proporrà le offerte dei mutui che soddisfano le preferenze indicate dall’utente.

E' utile sapere che le giovani coppie che intenderanno richiedere un mutuo al momento in cui presenteranno la domanda per il finanziamento non dovranno essere proprietari di alcun immobile ad uso abitativo ed ancora l’immobile che si intenderà acquistare dovrà essere situato in territorio Nazionale e dovrà rientrare nelle categorie catastali A1 A8 e A9.

Richiesto un altro requisito al fine di poter chiedere un mutuo ovvero bisognerà dichiarare di essere un nucleo familiare da almeno tre anni e  la coppia dovrà essere costituita da membri che non superano i 35 anni di età. Nel caso in cui è i giovani siano in possesso dei requisiti sopraindicati, potranno richiedere un mutuo e godere così del bonus mobili giovani coppie che prevede la detrazione sulle spese dal 50% a prescindere dal fatto che l’immobile adibito ad abitazione principale devono essere ristrutturato.


Fonti articolo: Newsitaliane.it, Mutui.it

Subscribe to this RSS feed

La invitiamo a lasciare il suo numero di telefono per essere ricontattato.

Cliccando invia dichiari di aver letto ed accettato l'informativa sulla privacy