Dal 1° Giugno tassato l'affitto breve, la locazione più redditizia

Giacomo che affittava grazie a portali come Booking e Airbnb, in nero, la casa ereditata dalla nonna; Silvia che ha comperato un monolocale da mettere a reddito a Milano prima di Expo, e che con quello vive; Giovanni che pensava di trasferirsi al mare e ora quel bilocale rappresenta il suo unico reddito, sempre esentasse.


Dal 1° giugno tutti i proprietari che affittano casa con l'affitto breve tramite Airbnb e portali simili pagheranno il 21% di cedolare secca (opzionale) che verrà direttamente trattenuta dall'intermediario. 

 

Questa è la novità per una tassa che esisteva anche prima dell'ultimo provvedimento governativo dovuto alla Manovrina dell'11 aprile scorso, ma che pochi versavano.
La scelta di rendere Airbnb e i suoi cugini sostituti di imposta significa continuare nella lotta alle locazioni in nero iniziata proprio con l'introduzione della cedolare secca, ma che nel primo periodo aveva dato pochi riscontri positivi, o almeno non sufficienti in termini di emersione del nero.


Il settore degli affitti brevi, sul quale in moltissimi si sono buttati attirati da ricchi guadagni - ma non dimentichiamo che le spese di manutenzione e pulizia non sono esigue e la gestione dell'immobile è un lavoro vero e proprio - potrebbe diventare meno redditizio. Ma in questo modo si è in regola. O meglio lo Stato impone che giustamente la regola venga rispettata.


Oggi dalla cifra ricavata a notte - in genere i prezzi partono da 40-50 euro a posto letto per arrivare a cifre ben più alte a seconda del lusso della casa - bisognerà togliere la commissione dei portali (tra il 16 e il 20%) e il 21% di cedolare secca. In tasca al proprietario arriverà quindi poco più del 60% del prezzo a notte, dal quale dovrà togliere le spese di condominio, i servizi (luce gas etc) e le spese di pulizia, se non sceglie di farle in proprio.


"Lo scorso anno sono state circa 200mila le case affittate per brevi locazioni turistiche usando i canali informatici. Airnbn ha circa il 55% del mercato – dice Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari –. Il guadagno medio annuo per proprietario (al netto dei costi di vendita del servizio e della gestione) è stimato in 2.300 euro. Significa un totale di poco inferiore a mezzo miliardo di euro. La tassazione inciderà per circa cento milioni di euro l'anno".


L'affitto breve resta comunque più redditizio di un contratto classico 4+4 anni che in Italia rende intorno al 2% netto, se non si tratta di case per studenti nelle città universitarie che affittate a stanza rendono anche il 5-6%. 
Ecco che diventa quindi ancora più determinante la location, centrale in città e ben servita, ma è essenziale anche capire la stagionalità della meta dove si trova l'immobile. E questo vale soprattutto quando si sceglie di acquistare per mettere a reddito. A Roma la stagione dura 12 mesi, a Venezia dieci, a Milano solo otto, fa notare ancora Mario Breglia.


Fonte articolo: IlSole24ore.com



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